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Chiodi di garofono

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Salvia

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Sembra che furono gli Arabi nel IV sec. ad introdurre questa spezia in Occidente, esaltandone il valore e la provenienza mitologica. È del VI sec. la prima testimonianza archeologica, rinvenuta in Alsazia (FR), in una tomba contenete una piccola scatola d'oro che racchiudeva due chiodi di garofano. Pochi però sanno l’origine precisa di questa spezia: si tratta di un bocciolo fiorale, che viene raccolto prima della schiusura e fatto essiccare. Guardandolo con attenzione possiamo ancora distinguere il lungo calice, i quattro sepali che formano la corolla e i petali che ancora si devono schiudere. La pianta che li genera è un albero sempreverde che raggiunge l’altezza di circa 15 metri, con foglie di colore rosato da giovani, ma che con il passare del tempo tendono a diventare verde scuro. I boccioli appaiono dopo la stagione delle piogge, riuniti in pannocchie presenti all’apice del ramo. Si raccolgono quando dal colore verde tendono a virare verso il rosa, e si fanno essiccare. Ogni pianta riesce a produrre al massimo 3-4 kg di boccioli, che danno origine a circa 1 kg di chiodi di garofano pronti per la vendita. Questa scarsa produzione è uno dei motivi del costo elevato di questa spezia. Oggi la sua coltivazione è ampiamente diffusa a Zanzibar, in Madagascar e Indonesia. I chiodi di garofano sono da sempre utilizzati nella medicina popolare per le loro innumerevoli proprietà: sono antisettici, antinfiammatori, riscaldanti, lenitivi, stimolanti e chi più ne ha più ne metta. Utilizzati da secoli per il mal di denti, il loro olio essenziale finisce spesso nella composizione dei dentifrici. L’importante è non esagerare ed evitare l’assunzione durante il periodo di gravidanza.

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