Meeting News ottobre/novembre 2025

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meeting

OTTOBRE/NOVEMBRE 2025

Un Meeting in movimento

Il bilancio del Meeting appena concluso e l’annuncio del tema per la nuova edizione

Un premio per le scuole

L’occasione per gli studenti di mettersi in gioco con idee su digitale e sostenibilità

Il racconto per immagini

Una narrazione visiva che restituisce il senso profondo dell’ultima edizione

Ripartire insieme

Il momento di lavoro e condivisione che rilancia il cammino verso il 2026

L’Umbria e i suoi santi

Il sostegno alle mostre su Francesco e Acutis, cuore spirituale della regione

Le mostre in viaggio

Un’occasione per portare nelle città il dialogo e la bellezza delle mostre

Due testimoni per oggi

Il pensatore e il medico, due esempi dell’armonia tra fede, ragione e carità

Ricordo di Mimmo Jodice

L’omaggio al maestro della fotografia, protagonista della mostra sul sacro

A cura di: Direzione Commerciale e Dipartimento Comunicazione FONDAZIONE MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI ETS via Flaminia 18/20, 47923 Rimini RN meeting@meetingrimini.org

Progetto Grafico Bruno Monaco comunicazione non convenzionale Rimini

OTTOBRE/NOVEMBRE 2025

Questo numero è stato chiuso in redazione il 30/11/2025

Dalla gratitudine alla nuova sfida

Il presidente Scholz traccia un bilancio del 2025 e presenta il tema del prossimo Meeting

Anche quest’anno il sentimento prevalente dopo il Meeting è la gratitudine. Gratitudine per la partecipazione così intensa e numerosa di centinaia di migliaia di visitatori. Gratitudine per i volontari che hanno nuovamente reso questo Meeting bello e accogliente. Gratitudine per tutti i curatori, relatori, artisti e collaboratori che hanno realizzato mostre, convegni e spettacoli, suscitando un interesse al di là delle nostre aspettative. Gratitudine per i giornalisti e operatori dei vari media che hanno reso presente questo Meeting, nella varietà delle sue proposte, a un pubblico più ampio che mai.

Sulla traccia del titolo “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi” abbiamo potuto partecipare insieme a tante esperienze, iniziative e progetti che si sono dimostrati veramente “mattoni nuovi” nei deserti del nostro tempo. La testimonianza delle madri della Palestina e di Israele è stata non solo l’inaugurazione di questo Meeting, ma un momento che ne ha

segnato la storia ed un augurio per le prossime edizioni. Pieni di questa gratitudine e incoraggiati da tante esperienze così positive, abbiamo cominciato a preparare il Meeting 2026, anche nella consapevolezza sfidante che nulla è scontato e che tutto può

essere sempre migliorato. In queste settimane stiamo lavorando sulle mostre, che per la loro natura richiedono un tempo lungo per l’ideazione, l’approfondimento dei contenuti e delle modalità di esposizione, la progettazione e, infine, la realizzazione. Anche la scelta degli spettacoli deve essere fatta entro la fine dell’anno, almeno per quelli principali. Al contempo, stiamo definendo i temi salienti per i convegni, individuando anche i relatori che hanno bisogno di un invito con largo anticipo. In tutto questo, ci conduce il titolo della nuova edizione: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, l’ultimo versetto della Divina Commedia.

Sarà la stessa preparazione del Meeting che ci chiederà e ci porterà a scoprire tutta la profondità che questo versetto contiene e l’immenso orizzonte che ci apre. Già la domanda: “Che cosa muove oggi le varie correnti culturali e sociali e che cosa muove le

nostre esistenze?” è un’introduzione decisiva per poterci avvicinare al contenuto di questo titolo in modo autentico e per poterci lasciare sorprendere dalla verità e dalla bellezza nella quale ci vuole coinvolgere. Come tutti gli anni, ci hanno raggiunto e ci raggiungono tante proposte, idee e disponibilità di collaborazione che cerchiamo di valorizzare nel modo migliore possibile per rendere anche questo nuovo Meeting un luogo di dialogo e di incontro che comunica una speranza certa in un momento storico pieno di incognite.

Bernhard Scholz

DOVE NASCE L’INNOVAZIONE, CRESCE IL FUTURO

Ogni nuova tecnologia, ogni soluzione sostenibile, ogni esperimento di ricerca è un seme. Noi lo coltiviamo con cura per far germogliare territori sempre più produttivi, più vivi e più solidali.

confagricoltura.it

Top of the PID la sfida per le scuole

Un’occasione per i giovani talenti che sanno unire tecnologia, creatività e sostenibilità

Il Premio “Top of the PID – School Edition” è un’occasione importante per gli studenti per mettersi in gioco con idee innovative e progetti che uniscono tecnologia digitale e sostenibilità ambientale. Questo premio è parte di un’iniziativa promossa dal Sistema delle Camere di Commercio italiane attraverso i Punti Impresa Digitale (PID), che supportano i sistemi economici territoriali nel percorso verso la digitalizzazione e la green economy.

testo più ampio di iniziative rivolte ai giovani, promuovendo l’educazione digitale e la consapevolezza ambientale. È una porta d’accesso verso nuove conoscenze e strumenti che aiuteranno i giovani a preparare il futuro con capacità e responsabilità.

Per chi desidera fare la differenza e mostrare il proprio talento, parteci-

L’obiettivo principale è valorizzare i progetti realizzati dagli studenti che sviluppano soluzioni originali e sostenibili, capaci di rispondere ai bisogni attuali del mondo, utilizzando strumenti digitali e rispettando l’ambiente. È una sfida per chi ha voglia di innovare e di portare avanti idee che possono fare la differenza nel futuro.

Partecipare vuol dire non solo competere per ricevere un riconoscimento importante, ma anche avere la possibilità di far conoscere il proprio lavoro, imparare a collaborare con esperti e professionisti, con imprese, e acquisire competenze fondamentali per il percorso scolastico e lavorativo. Il premio mette infatti al centro la creatività, la capacità di problem solving e l’attenzione verso temi di grande attualità come la sostenibilità ambientale.

Le categorie di partecipazione sono pensate per premiare progetti in vari ambiti, come l’impiego di nuove tecnologie digitali, soluzioni per il risparmio energetico, progetti di economia circolare e iniziative volte a migliorare l’efficienza delle risorse. Ogni progetto sarà valutato da una giuria esperta che considererà l’originalità, la fattibi-

lità e l’impatto positivo che l’idea può avere nella società.

Per partecipare, è importante curare la presentazione del progetto, che potrà essere accompagnata da materiali digitali, prototipi o dimostrazioni pratiche. Il processo è un’opportunità per confrontarsi, sviluppare capacità comunicative e acquisire un’esperienza che vi sarà utile anche dopo la scuola.

Inoltre, il Premio “Top of the PID –School Edition” si inserisce in un con-

pare a questo premio è un’occasione da non perdere. Dare spazio alla creatività, proporre idee e contribuire a costruire un mondo più digitale e sostenibile: questa è la sfida!

Per maggiori informazioni: https://certificazionecompetenze.camcom. it/index.html https://www.puntoimpresadigitale. camcom.it/ certificacompetenze@unioncamere.it

L’anima del Meeting in mille scatti

Il fotoreportage annuale racconta l’evento attraverso i volti, le storie e le emozioni

gine, che caratterizza il Meeting almeno da 15 anni e che descrive per immagini un’edizione del Meeting in tutti i suoi aspetti: convegni, arene, mostre, spettacoli, vita Meeting, volontari, fundraising, ristorazione, villaggio ragazzi, istituzioni, aziende partner, cifre sintetiche.

La pubblicazione si apre con la visione alta delle istituzioni. Le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che definiscono il titolo “una sfida” e richiamano il bisogno di “costruttori di comunità”, trovano un’eco spirituale nel messaggio di papa Leone XIV, che invita a non cedere al “sogno delirante di Babele” ma a riscoprire la “pazienza dell’incontro”. Queste parole trovano la loro incarnazione visiva nelle pagine che seguono, in un viaggio immersivo nei padiglioni della Fiera di Rimini.

Sfogliarlo è come rivivere l’esperienza del Meeting in tutte le sue sfaccetta-

C’è un modo per raccontare un evento che va oltre i comunicati e i numeri. È il racconto che passa attraverso i volti, i gesti, l’atmosfera catturata in un istante.

Il fotoreportage del Meeting 2025 è precisamente questo: non una semplice cronaca, ma una narrazione visiva che dischiude l’anima della 46ª edizione e ne restituisce il senso profondo. Il titolo, “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”, smette di essere una citazione per diventare la trama di un’intensa settimana, un’energia palpabile che si sprigiona da ogni pagina.

Ma diciamo anzitutto di cosa si tratta: il fotoreportage è una pubblicazione annuale di circa un centinaio di pa-

ture. Si passa dalla concentrazione silenziosa delle platee che ascoltano figure di caratura internazionale come

Mario Draghi e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, alla curiosità riflessiva dei visitatori che percorrono i corridoi delle mostre, veri e propri percorsi culturali capaci di aprire nuove prospettive. Poi, d’un tratto, l’atmosfera cambia: l’energia degli spettacoli serali esplode nelle immagini, trasmettendo l’emozione della musica e del teatro condivisi. Ma è forse negli scatti della “Vita Meeting” che si coglie il cuore pulsante dell’evento: i dialoghi spontanei, gli incontri nei viali, i sorrisi scambiati davanti a un caffè.

Le fotografie dedicate ai volontari sono un inno alla gratuità e alla dedizione, mostrando la spina dorsale di un evento complesso e articolato. Accanto alla loro passione, emerge con chiarezza il ruolo cruciale dei partner istituzionali e aziendali, la cui fiducia e collaborazione rappresentano le fondamenta su cui il Meeting costruisce ogni anno la sua proposta. Gli stand, le arene tematiche, gli spazi di dialogo B2B raccontano di un evento che è anche una piattaforma di relazione unica nel suo genere.

E l’impatto di questa straordinaria mobilitazione di persone e idee si traduce, nelle pagine finali, in cifre. I 550 relatori da 24 paesi, i 3.000 volontari, i 120.000 metri quadrati di spazi allestiti, le varie centinaia di milioni di utenti raggiunti attraverso i media

non sono solo numeri, ma la misura concreta della vitalità di un popolo e della sua capacità di generare cultura e bellezza. Il fotoreportage 2025 diventa così più di un ricordo: è un documento che testimonia una costruzione avvenuta, uno strumento potente per comprendere il valore del Meeting e un invito a partecipare, insieme, alla prossima edizione.

PROGRAMMA | VENERDÌ 22 AGOSTO

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Ripartire insieme La Convention d’autunno

Collaboratori e responsabili a confronto per fare il punto e lanciare il lavoro del 2026

Una giornata intensa e corale, segnata dal desiderio di condividere esperienze e di far crescere, anche attraverso il confronto, quella unità di intenti e di sguardo che da sempre rende possibile il Meeting.

Parliamo della Convention del Meeting, che si è svolta venerdì 3 ottobre nella consueta cornice della Cantina Ottaviani di Sant’Andrea in Casale, un momento di lavoro e di condivisione che ogni autunno riunisce il gruppo dei responsabili e dei collaboratori per guardare insieme al cammino compiuto e ai passi futuri.

La giornata si è aperta con un’introduzione di Emmanuele Forlani e Bernhard Scholz, che hanno proposto una riflessione sui risultati e sull’esperienza del Meeting 2025, invitando tutti a interrogarsi su due domande centrali: quale contributo ha dato il Meeting di quest’anno e quale può offrire nel tempo storico che stiamo vivendo e quale cambiamento chie-

anni. La parte assembleare, che ha occupato gran parte della giornata, è stata l’occasione per un confronto libero e appassionato tra i responsabili dei diversi settori: mostre, convegni, volontari, comunicazione, progettazione, spettacoli, villaggio ragazzi.

Nel dialogo sono emersi, in un clima

de, anche dal punto di vista organizzativo, questo contributo.

Nel corso della mattinata sono stati presentati alcuni dati significativi sull’edizione 2025 — una delle più partecipate e seguite degli ultimi

di grande ascolto e partecipazione, molti spunti di riflessione sull’esperienza di quest’anno, sull’impatto culturale e sociale del Meeting e sulle sfide che attendono l’organizzazione nei prossimi mesi. Il pomeriggio si è chiuso con un intervento conclusivo

del presidente Bernhard Scholz, che ha riassunto i principali punti emersi e rilanciato il lavoro comune verso il Meeting 2026, intitolato «L’amor che move il sole e l’altre stelle».

Tra cultura e istituzioni La Regione Umbria al Meeting

L’intervento

della presidente Stefania Proietti e la partnership alle mostre su San Francesco

Una presenza a tutto campo quella della Regione Umbria al Meeting di Rimini 2025, che ha scelto di partecipare non con uno stand, ma attraverso il sostegno a due grandi mostre che hanno conquistato il pubblico per profondità e bellezza: “Carlo Acutis. Una semplicità straordinaria” e “Io, frate Francesco. 800 anni di una grande avventura”. Due percorsi espositivi che raccontano, con linguaggi diversi, il cuore spirituale e umano di una terra che continua a parlare al mondo.

«La Regione Umbria è presente al Meeting con il supporto a due straordinarie mostre su San Francesco nell’ottavo centenario del Cantico delle Creature e su Carlo Acutis nell’anno della sua canonizzazione» – ha dichiarato la presidente Stefania Proietti. – «Due mostre che hanno fatto registrare il tutto esaurito con decine di migliaia di visitatori e che, accanto all’esposizione dell’opera del Perugino realizzata dal Ministero della Cultura, valorizzano l’Umbria

come mai prima d’ora. Anziché essere presenti con uno stand, abbiamo preferito sostenere due grandi progetti capaci di trasmettere la nostra arte, la nostra storia e la nostra identità spirituale». L’iniziativa rientra in una più ampia strategia di valorizzazione della Regione che – come riportato nella delibera di adesione – punta ad aumentare la visibilità istituzio-

e Carlo Acutis

nale dell’Umbria su scala nazionale, promuovere il patrimonio spirituale, culturale e sociale della regione, coinvolgere un pubblico giovane, professionale e qualificato in un contesto di dialogo e confronto.

La mostra su Carlo Acutis, giovane santo legato ad Assisi, propone un itinerario di fede semplice e profon-

da, vissuta nel mondo digitale; quella su Francesco d’Assisi, nell’anno dell’ottavo centenario francescano, culmina con l’esposizione della pala di Cimabue, definita da molti “il ritratto più verosimile del Santo”. Il progetto, curato da studiosi e istituzioni umbre

– tra cui la Società Internazionale di Studi Francescani e l’Università di Perugia – è stato realizzato in collaborazione con la Regione e ha ricevuto un grande consenso di pubblico, con file interminabili di visitatori, soprattutto giovani. «Quest’anno le mostre del Meeting hanno messo al centro l’Umbria, dando lustro al nostro territorio e alla nostra identità culturale e spirituale» – ha aggiunto la presidente Proietti. – «L’Umbria non è mai stata così presente al Meeting, e il messaggio che lancia guarda già al 2026, ottavo centenario francescano».

Oltre al contributo culturale, la Regione Umbria ha portato al Meeting anche una riflessione di carattere istituzionale: la presidente Proietti è intervenuta al panel “Quale autonomia serve al territorio?”, insieme ai presidenti Francesco Rocca (Lazio), Roberto Occhiuto (Calabria), Gaetano Manfredi (ANCI, Napoli) e al sot-

tosegretario Federico Freni, moderati da Lorenza Violini, costituzionalista dell’Università di Milano. Nel suo intervento, Proietti ha sottolineato l’importanza di un’autonomia fondata sulla responsabilità verso i cittadini e sulla leale collaborazione tra i diver-

solidale, dove ogni ingranaggio funzioni perché tutti i cittadini possano vivere pienamente i propri diritti».

Tra spiritualità, arte e riflessione civica, la partecipazione dell’Umbria al Meeting di Rimini 2025 si è così af-

si livelli istituzionali: «Il nostro faro sono le persone. Dobbiamo garantire a tutti i diritti essenziali, in ogni parte del Paese, dalle aree metropolitane ai borghi montani. La Repubblica è una e indivisibile, ma valorizza la forza e la cultura dei territori, le identità locali che sono la nostra ricchezza».

La presidente ha poi ricordato alcune esperienze significative di collaborazione interistituzionale portate avanti dalla Regione Umbria: il modello Giubileo, che ha permesso di accogliere migliaia di giovani nei luoghi di Carlo Acutis; la ricostruzione post-sisma del 2016, orientata a sicurezza e sostenibilità; e il recente accordo con la Toscana per affrontare insieme la crisi idrica del lago Trasimeno. «Dobbiamo discutere di autonomia tenendo fermo il principio dell’equità: nessun territorio può essere lasciato indietro. La Costituzione ci chiede di far crescere insieme un Paese uno e

fermata come un segno concreto di come una Regione possa farsi protagonista non solo della propria promozione, ma anche del dialogo nazionale sui valori che uniscono e costruiscono la comunità.

PERSONE PER INFRASTRUTTURE SOSTENIBILI

Da oltre 115 anni sempre accanto a voi

ACQUA - ENERGIA - AMBIENTE

Il Meeting continua tutto l’anno, ovunque

Le mostre itineranti portano i temi e la bellezza dell’evento nelle città e nelle scuole

E se l’esperienza del Meeting non finisse ad agosto? Se il dialogo, la bellezza e le domande nate a Rimini potessero continuare a vivere per tutto l’anno, proprio dove sei tu? Questa non è solo un’ipotesi, ma una possibilità concreta grazie alle mostre itineranti, che ripartono con le nuove proposte nate dall’edizione 2025 del Meeting. Un invito a trasformare una scuola, una biblioteca o un centro parrocchiale in un luogo dove l’incontro del Meeting continua.

Organizzare una mostra itinerante significa creare un’occasione per la propria comunità, un punto di partenza per dialogare su temi che toccano

la vita di tutti: dalla storia alla scienza, dall’arte alla testimonianza di grandi figure. Meeting Mostre accompagna chiunque voglia lanciarsi in questa avventura, offrendo un supporto completo che va dalla logistica alla formazione delle guide, perché ogni

mostra diventi un vero evento culturale, capace di generare domande e nuovi rapporti.

Le proposte legate all’edizione 2025 sono un vero e proprio viaggio attraverso la ricchezza dell’umano. Tra i

titoli di quest’anno troviamo: Portare una di queste mostre nella tua città è più semplice di quanto pensi. È un’opportunità per coinvolgere associazioni, scuole, parrocchie e istituzioni, creando qualcosa di significativo per tutti. Hai un’idea o vuoi semplicemente saperne di più?

Contattaci per parlarne insieme e scoprire tutti i dettagli. E non dimenticare infine che sono centinaia i titoli delle mostre anche degli anni precedenti!

Sito web www.meetingmostre.com

Email info@meetingmostre.com Telefono 0541 728565

Io, frate Francesco.

800 anni di una grande avventura. Un percorso per riscoprire l’attualità del Poverello d’Assisi e del suo rapporto con Dio, con gli uomini e con il Creato.

Luce da Luce.

Nicea 1700 anni dopo.

Un viaggio affascinante nella storia e nella teologia del Concilio che ha definito il cuore della fede cristiana, interrogando la nostra speranza oggi.

Chiamati due volte.

I martiri di Algeria.

La memoria commovente dei religiosi uccisi durante il “decennio nero” del terrorismo, segno di un dialogo possibile anche nelle circostanze più drammatiche.

Un tesoro in vasi di creta. Ermanno ‘lo storpio’ chiamato a guardare in alto.

Una riflessione sul mistero della fragilità umana, del dolore e della dignità della vita attraverso la figura di un monaco del XI secolo.

Carlo Acutis.

Una semplicità straordinaria.

Un ritratto del giovane beato, testimone di una fede vissuta nell’era digitale.

Profezie per la pace.

Un racconto di storie di riconciliazione e di “paci impossibili”, fiorite in contesti segnati da guerre e conflitti.

Non si può morire per un dollaro. La rivoluzione di Amadeo Peter Giannini.

La storia del fondatore della Bank of America, un pioniere che ha messo la persona e i suoi bisogni al centro dell’economia.

Vasilij Grossman.

La forza dell’umano nell’uomo.

A tu per tu con il grande scrittore russo e il suo sguardo lucido sulla libertà e sulla dignità dell’uomo di fronte ai totalitarismi.

Pietre viventi.

L’Europa romanica si veste di bellezza. Viaggio nell’Europa dell’anno Mille, quando la fede si fece arte e architettura, dando vita a un “bianco manto di chiese”.

Homo Faber.

Invenzioni e scoperte di nuovi materiali.

Esplorando la genialità umana e la sua capacità di creare e innovare a partire dalla conoscenza delle leggi della natura.

Ogni uomo al suo lavoro.

Una mostra promossa da Compagnia delle Opere che, a partire dal Manifesto del Buon Lavoro, mette a tema domande ed esperienze concrete sul significato e il valore del lavoro oggi.

Storie di gente che vive.

Raccontate per te.

Tutti i giorni.

Guardando indietro a questo 2025 che si avvia alla conclusione, lo si ricorderà come un anno in cui la Chiesa ha offerto al mondo due figure luminose, due testimoni che, pur provenendo da storie e continenti diversi, hanno parlato al nostro tempo con una voce profetica e straordinariamente unitaria. Quest’anno, infatti, abbiamo assistito alla proclamazione a Dottore della Chiesa del Cardinale John Henry Newman e alla canonizzazione di José Gregorio Hernández. Eventi che, visti insieme, hanno tracciato una traiettoria potente, mostrando la feconda e possibile armonia tra fede e ragione, tra la più alta ricerca intellettuale e la più concreta carità scientifica.

La storia di John Henry Newman, la cui dottrina ha ricevuto il sigillo più alto, è stata quella di un’incessante e coraggiosa ricerca della verità. La sua intera esistenza, mirabilmente riassunta nel motto ex umbris et imaginibus in veritatem – dalle ombre

Fede e ragione: due nuovi testimoni

Newman Dottore della Chiesa e Hernández santo: due figure che uniscono carità e pensiero

e dalle immagini alla verità –, è stata un pellegrinaggio dell’anima e dell’intelletto. Il suo passaggio dall’anglicanesimo alla Chiesa Cattolica non fu un comodo approdo, ma l’esito di una fedeltà irremovibile alla propria coscienza. Una coscienza che, come ci ha insegnato, non è un tribunale soggettivo dove l’io è l’ultima misura, ma quella finestra interiore in cui l’uomo si scopre in dialogo con la voce di Dio.

Già nel 1990, in un memorabile intervento al Meeting di Rimini, l’allora cardinale Joseph Ratzinger ne sottolineava la profonda attualità, descrivendolo come un maestro capace di difendere la ragione dalla sua auto-limitazione positivista. La decisione di elevarlo a Dottore della Chiesa con la solenne celebrazione in piazza san Pietro del primo novembre presieduta da papa Leone XIV, ha significato, dunque, proporre al mondo un antidoto potente al relativismo, un pensatore che non ha mai temuto il confronto con la modernità, ma che

ha saputo abitarla con l’audacia della fede e la profondità del pensiero.

Dalle aule universitarie di Oxford e dalle riflessioni teologiche di Birmingham, la stessa luce ha brillato, in forme diverse, tra le strade polverose di Caracas. Il 19 ottobre infatti, sempre in piazza San Pietro, è salito agli onori

degli altari José Gregorio Hernández, conosciuto e amato da tutto il popolo venezuelano come “il medico dei poveri”.

La sua figura ha incarnato una sintesi che ancora oggi appare rivoluzionaria: quella tra una competenza scientifica di altissimo livello e una carità vissuta fino alle estreme conseguenze. Per Hernández, la medicina non era solo una professione da esercitare con perizia, ma il luogo concreto dove la sua fede diventava servizio, cura e compassione. In un’epoca segnata dal positivismo, che spesso creava un’ar-

tificiale contrapposizione tra scienza e fede, la sua vita dimostrava il contrario: la sua intelligenza scientifica, la sua passione per la ricerca e l’innovazione erano animate e potenziate dall’amore per l’uomo sofferente, nel quale vedeva il volto di Cristo. Curava gratuitamente i poveri, acquistava per loro le medicine, e la sua stessa vita divenne un farmaco per un’intera nazione. La sua canonizzazione, suggellata da un miracolo che ha restituito la vita a una bambina, è stata molto più del riconoscimento di una vita eccezionale; è diventata un faro di speranza e un modello di integrità per il popolo venezuelano, che continua a vederlo come un simbolo di onestà e di dedizione al bene comune.

Newman e Hernández, il pensatore e il medico, il convertito in cerca della verità e il missionario della carità scientifica. Il 2025 ce li ha donati come due compagni di viaggio

monianza rimane una provocazione e una compagnia per ciascuno di noi, un invito a non accontentarsi di vivere in un mondo frammentato, ma a cercare costantemente quella sintesi umana e cristiana che sola può rendere la vita piena e feconda.

due percorsi espositivi itineranti che permettono di approfondire il cammino di questi due giganti. Da un lato, la mostra “Cor ad cor loquitur. La certezza di Newman, coscienza e realtà” ripercorre il suo cammino di conversione, mostrando come la coscien-

inseparabili. Le loro vite, così diverse eppure così profondamente unite, ci hanno ricordato che non esiste frattura tra amare Dio e amare la verità, tra la preghiera e la ricerca, tra la profondità della coscienza e l’azione a fianco di chi soffre. La loro testi-

E questa fecondità non è rimasta un’eco lontana. Il Meeting di Rimini, da sempre attento a intercettare figure capaci di illuminare il presente, continua a offrire la possibilità di rendere questo incontro ancora più personale e vicino. Lo fa attraverso

za sia stata la forza motrice del suo viaggio verso la verità e come la fede, per lui, non sia mai stata un’esperienza intimistica, ma una vera e propria intelligenza della realtà. Dall’altro, il percorso “Il medico del popolo. Vita e opera di José Gregorio Hernández” ci permette di incontrare l’uomo prima ancora del santo, facendoci toccare con mano come una vita spesa per gli altri, fondata su una fede rocciosa e una competenza scientifica impeccabile, possa diventare un faro per un’intera comunità. Attraverso queste mostre, il viaggio di Newman e Hernández non si è concluso, ma continua nelle nostre città, nelle scuole e nelle piazze, a testimoniare che è possibile, oggi come allora, costruire ponti laddove il mondo vede solo fratture.

L’ultimo scatto di Mimmo Jodice

Un ricordo del grande fotografo, protagonista della mostra “I Sentieri del Sacro”

Il 28 ottobre a Napoli è morto Mimmo Jodice, all’età di 91 anni. Con lui se ne va uno degli ultimi grandi maestri della fotografia italiana, un artista che aveva fatto del bianco e nero la sua lingua madre e del silenzio la sua voce più potente. Quest’estate aveva partecipato con le sue opere alla mostra del Meeting “I Sentieri del Sacro”, quella che sarebbe stata una delle sue ultime testimonianze pubbliche.

Nato il 29 marzo 1934 nel rione Sanità, Mimmo non aveva mai reciso il cordone ombelicale con Napoli. La città non era solo il suo soggetto preferito: era il suo modo di guardare il mondo, la lente attraverso cui interpretava la luce mediterranea e i misteri del quotidiano.

Aveva iniziato come tanti ragazzi napoletani degli anni ’50: disegnando, frequentando il teatro, ascoltando musica. La fotografia arrivò quasi per caso all’inizio degli anni ’60, ma fu amore immediato. Non gli bastava documentare: voleva reinventare la

realtà, smontarla e ricomporla nella sua camera oscura, che chiamava il suo “laboratorio d’alchimia visiva”.

Gli anni ’60 e ’70 furono straordinari per l’arte napoletana. La città era una tappa obbligata per le avanguardie internazionali e Jodice si trovò al centro di quella rivoluzione. Andy Warhol, Joseph Beuys, Sol LeWitt,

Jannis Kounellis passavano dal suo studio. Lui li fotografava, ci parlava, imparava. Ma soprattutto restava se stesso: un napoletano che guardava il mondo con gli occhi di chi conosce il peso della storia e la leggerezza dell’improvvisazione.

La sua serie “Chi è devoto” del 1974 aveva documentato le feste religiose

popolari con uno sguardo antropologico ma mai distaccato. Conosceva quei riti dall’interno, li aveva vissuti da bambino. Sapeva che dietro ogni processione, ogni ex voto, ogni preghiera sussurrata c’era una storia che valeva la pena raccontare.

Lo scorso agosto, dal 22 al 27, alcune delle sue fotografie più intense sono state esposte nella mostra “I Sentieri del Sacro - Gesti e rituali di fede nella fotografia contemporanea” al Meeting di Rimini. Un’esposizione che, nell’anno del Giubileo della Speranza, ha raccolto il lavoro dei grandi maestri della fotografia italiana e internazionale sul tema del sacro. «Mimmo Jodice», dice la curatrice della mostra Micol Forti, «è stato un grande artista, un uomo di rara sensibilità umana e intellettuale. La sua ricerca fotografica ha educato il nostro sguardo a leggere e a osservare il mondo nelle sue molteplici espressioni in modo nuovo e autentico, alla ricerca di una bellezza rinchiusa non solo nella forma, ma nell’essenza spirituale e umana delle persone e dei luoghi».

Chi ha visitato la mostra ricorda le sue immagini come momenti di pura poesia visiva. Accanto ai lavori di Gianni Berengo Gardin, Antonio Biasiucci, Giorgia Fiorio, Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna e giganti internazionali come Sebastião Salgado, le fotografie di Jodice raccontavano quella dimensione del sacro che lui conosceva così intimamente: non quella solenne e distante, ma quella quotidiana, fatta di piccoli gesti, di si-

lenzi carichi di significato, di luce che si fa preghiera.

Le curatrici Micol Forti e Alessandra Mauro avevano scelto proprio quelle sue immagini dove il sacro si manifesta nell’ordinario: processioni che

sembrano danze antiche, ex voto che diventano poemi muti, volti di devoti in cui si legge una fede che viene da lontano. Jodice aveva questa capacità unica: fotografare non solo quello che si vede, ma anche quello che si sente con l’anima.

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