IGOR EBULI POLETTI

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Tedjo Edizioni Inutili
il Giappone è diventato di moda, andare a Tokio comporta lo stesso sforzo necessario per pagare la spesa a una cassa rapida dell’esselunga, sempre che non si abbia esagerato con le fette Wasa che mettono sempre in imbarazzo le cassiere, ed è quindi necessario mettere alcuni punti fermi; pochi, perché gli altri saranno tutti mobili. in Giappone parlano solo il giapponese. Banale? risaputo? ovvio? Per niente. Tutti i turisti, tutti, a parte alcune sparute e clandestine coppie di turisti francesi, aspiranti registi della propria vita di cui non frega assolutamente nulla a nessuno (si voleva scrivere un cazzo a nessuno ma pareva brutto, proprio all’inizio) e 5 tedeschi che sono arrivati in Giappone verso la fine degli anni ’90 e di cui non si hanno più notizie da allora, sono fermamente convinti che i giapponesi moderni, cavalieri con gli occhi a mandorla della tecnologia più azzardata e pervasiva, parlino un - 3-
inglese perfetto, fluido, potente: e inVeCe no. i giapponesi non sanno l’inglese, lo ignorano, lo detestano inconsciamente ma ogni tanto il loro inconscio affiora e si vede chiaramente, che lo odiano.
È evidentemente possibile rivolgersi in inglese a un giapponese, ed è altrettanto possibile ricevere come risposta un allungarsi del collo verso destra, una dilatazione del bulbo oculare, una espressione indefinibile che però sa di sorpresa, stupore e doloroso rimpianto di non essere scappati prima di ricevere la domanda nel barbaro idioma. Un inchino frettoloso e un rumore di ossa, perché i giapponesi quando si inchinano fanno fisioterapia, è gente che non ama perdere tempo, sancisce in modo irrevocabile la fine di ogni altra possibile comunicazione. a quel punto il turista capisce, la saetta della verità gli trapasssa il corpo, di solito sudato, e pensa: questi non sanno l’inglese e io non so il giapponese, sono appena arrivato e pare brutto tornare subito a casa, dovrò usare le mani. in Giappone le mani sono importanti, soprattutto quelle dei turisti. in Giappone le mani ti salvano la vita o te la complicano, dipende da come le usi: questo vale anche in - 4-
altre parti del mondo ma in Giappone le mani sono pura semantica, bisogna usarle con attenzione. anche i piedi lo sarebbero, ma quello è un altro discorso. non che i piedi non siano semantica, ma è meglio muoverli il meno possibile.
in Giappone è tutto molto piccolo, a cominciare dai giapponesi che non hanno nella statura una delle loro eccellenze, a parte alcuni rari, eccezionali casi, e la quintessenza della piccolezza, del piccolo è bello, della miniaturizzazione coattiva dell’esistenza è il bagno, in Giappone spesso misurabile in centimetri.
La parola che definisce il bagno in giapponese è Basurumu, lunga e strana, e mentre un non giapponese la pronuncia sa benissimo di non essere in grado di arrivare alla seconda u in condizioni normali, sa che il suo intestino si attorciglierà su se stesso, sa che tutto il suo corpo verrà scosso da tremori e dovrà spiegarsi a segni, capirà con terrore che i suoi segni non sono i segni dei giapponesi, che il linguaggio dei segni è un linguaggio che funziona in tutto il mondo ma non in Giappone, ebbene questo non giapponese ci proverà lo stesso, e dopo aver partorito un poliedro di - 5-
insensatezza semantica che lo farà capitare per puro caso in un bagno del Sol levante, avrà finalmente capito una cosa: che non ci sta dentro tutto.
Dovrà necessariamente lasciare fuori una gamba e un braccio, non appartenenti alla stessa sezione mediana del suo corpo ma a quella opposta, e si produrrà in un esercizio di equilibrismo che vedrà il suo braccio destro penzolare inerte nel corridoio mentre quello sinistro cercherà di essere di aiuto nell’espletamento di non meglio precisate e non più rinviabili funzioni fisiologiche, mentre la gamba sinistra, incastrata sotto un lavello alto 4 cm. dal suolo, servirà da leva imperfetta, rendendo la posizione ancor più instabile. La gamba destra sarà rimasta in albergo, per prudenza.
il lavello dei bagni giapponesi, oltre ad essere collocato a un ’altezza ridicolmente bassa dal suolo, è modellato secondo stili e morfologie di costruzione che a noi occidentali sfuggono: i modelli più diffusi ricalcano la vetta del monte fuji, che è però un vulcano e come tutti i vulcani non ha una punta ma un cratere, piuttosto profondo nel suo caso: il costruttore giapponese di lavelli ha quindi pensato - 6-
che ispirarsi alla forma del cratere di un vulcano potesse essere una cosa bella e saggia e intelligente, dimenticando però il fatto che lavarsi in un cratere di marmo non è il massimo della comodità, e chiunque non sia giapponese avverte una sensazione di lieve sgomento quando vede la saponetta a forma di pagoda scivolare dentro il cratere buio del suo lavandino, temendo che questa caduta possa scatenare una eruzione da un momento all’altro. Gli autoctoni risolvono lavandosi sempre fuori casa, nei bagni pubblici, lasciando agli ardimentosi turisti occidentali il confronto con il vulcano. ecco quindi il motivo che ci ha spinto a tentare, forse vanamente, di mettere ordine nel caos, enunciando 100 tesi (98+2) sul Giappone, nella speranza che esse siano tutte completamente inutili e inservibili, che sono le caratteristiche principali delle cose che contano sul serio. - 7-
Se siete in Giappone e volevate andare in Carinzia avete sbagliato qualcosa. evitate di farlo sapere ai giapponesi, popolo orgoglioso e fortemente autoreferenziale, e mentre girate per Tokio coltivate la vostra Carinzia interiore, in silenzio. ogni tanto soffiatevi il naso, è un gesto che si fa spesso in Carinzia.
in Giappone ci sono molti semafori che hanno un quarto colore, oltre ai classici rosso, verde e giallo: si tratta di un colore azzurro intenso, che viene riservato agli occidentali che pensano di poter attraversare una strada giapponese non essendo giapponesi o tonni. in Giappone il tonno è molto considerato. Qualora vi trovaste a un semaforo e apparisse una luce azzurra, tornate indietro affettando indifferenza prima che una Toyota rossa affetti voi. il pesce palla è un pesce molto sopravvalutato in Giappone. Se possibile, evitatelo. Se proprio non riuscite ad evitarlo, mangiatelo con molta attenzione cercando di non fissarlo mai negli occhi. È pur vero che se lo state - 11
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mangiando probabilmente è morto ma poiché in Giappone il verosimile è quasi sempre più vero del vero guardate il vostro commensale, che supponiamo essere vivo. Come ultimo consiglio pratico, aggiustate di sale e di pepe, la carne del pesce palla è leggermente stopposa (questa tesi è stata scritta ascoltando CADICE con Andrea Baronchelli al trombone e Gianluca Di Ienno al pianoforte elettrico, nessuno dei due è giapponese).
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Se dovete mangiare qualcosa di caldo a Sapporo dopo le 5 del pomeriggio potreste incontrare qualche problema. Poiché il problema non scomparirebbe nel caso di qualcosa di freddo, vi conviene puntare sul caldo: esiste la possibilità che la vostra mente vi faccia optare per qualcosa di tiepido ma il tiepido, in Giappone, non esiste. in Giappone il sole è un Dio, così come è un Dio un gatto di legno che muove la zampa destra o una posata rotta, preferibilmente un cucchiaio, riparata con una sottile lamina in finto oro, applicazione tipica del concetto
giapponese del kintsugi, che significa letteralmente unire o riparare con l’oro: la frattura dell’oggetto, di ogni oggetto, non va nascosta ma riparata nel modo più appariscente possibile, abbracciando il danno come uno stato di grazio, da ciò discende il fatto che i dentisti giapponesi, 6 in tutto il paese, guadagnano pochissimo e arrotondando riparando cucchiai, perché i giapponesi adorano andare in giro con denti arancioni.
Kimono vuol dire abito, si sa i giapponesi sono pragmatici, per indicare qualcosa da indossare la chiamano “qualcosa da indossare”. resta il senso di colpa, che assale molti giapponesi, quando il kimono giace abbandonato in un armadio per un periodo superiore al mese. Senso di colpa in giapponese si dice senso di colpa come in tutte le altre lingue del mondo.
il kimono è totalmente privo di praticità e si danno numerosi casi di giapponesi morti per noia o per incauto strangolamento durante la vestizione. Le donne nubili indossano un ki- 13(6 (7
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mono particolarmente lungo e avvolgente, quelle sposate li hanno bruciati tutti. Su quelle divorziate non abbiamo informazioni il ramen è quella cosa che tutti pensano di sapere cos’è ma che nessuno ha mai il coraggio di dire cosa sia. Più o meno come l’arte contemporanea. nel caso del ramen è consigliato soffiare con forza sul piatto, essendo spesso bollente; per l’arte contemporanea non è necessario, soffiare sulle tele non altererebbe in modo significativo il risultato in tutti i ramen è presente almeno un uovo, tagliato a metà, con l’albume grigiastro e il tuorlo che occhieggia come un terzo occhio che non sa dove sono finiti gli altri due. in alcuni tipi di ramen è previsto un quarto occhio ma è spesso affetto da congiuntivite. il ramen è molto indicato per abbattere il colesterolo, perché dopo che ne hai assaggiato uno non mangi per tre mesi.
i locali tipici che offrono il ramen sono di solito bui, lunghi, molto affollati e con i bagni sempre occupati da gente impegnata a ordinare una pizza doppia mozzarella, alici piccanti e pera a fette. Sulla pera a fette si potrebbero dire molte cose, mediamente inurbane, ma preferiamo evitarlo.
i giapponesi soffrono molto quando qualcuno gli ricorda che il ramen è un piatto di origine cinese, quindi sarebbe meglio non ricordarglielo.
Uno degli ingredienti principali del ramen è il kamaboko, pesce frullato e pressato in piccoli panetti di colori squillanti. Questo spiega perché la gente si chiude in bagno a ordinare una pizza margherita, che in Giappone viene servita a forma di pagoda. Le fettine di pera di cui sopra vengono utilizzate per creare il tetto della pagoda.
Dopo che si è chiusa in bagno la gente di cui sopra, la stessa che ha ordinato una pizza margherita, è solita esultare lanciando con- 15 -
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tro le pareti del bagno alcune piccole pizzette di plastica, che porta sempre con sé come piccoli dei portatili. ad oggi sfugge il motivo che spinge queste persone a lanciare queste piccole divinità portatili contro la parete del bagno, ma è solo una delle tante cose che ci sfuggono.
in Giappone quando piove la gente, pur avendo un ombrello, non lo apre. aprire un ombrello in pubblico viene ritenuto sconveniente, quindi in una giornata di pioggia il salary man giapponese esce con l’ombrello chiuso, va in ufficio tenendo sempre l’ombrello chiuso, lo deposita nel portaombrelli, si siede alla sua scrivania, lavora, si alza, prende l’ombrello, non lo apre, esce dall’ufficio, ritorna a casa e una volta arrivato a casa, nel suo salotto, apre l’ombrello e resta così per circa 10 minuti. Dopo sviene. Dopo essersi riavuto, il tutto nella totale indifferenza della sua famiglia che continua a fare quello che stava facendo prima, si alza, si cambia d’abito e asciuga l’ombrello con il fiato, antica pratica che affonda le sue radici nella dinastia zhou. Gli ombrelli erano appena stati inventati. - 16 -
Se ti trovi in un parco pubblico giapponese e vedi che le altalene sono finte non dirlo a nessuno perché è normale che sia così, la costituzione giapponese vieta l’utilizzo di altalene vere in pubblico, sono ammesse solo quelle di soia. È ammesso l’utiizzo di scarpe da golf, quelle dotate di almeno 16 punte acuminate sotto la suola, per camminare con agio e sfarzo nei numerosissimi parchi giapponesi.
Le porte giapponesi si aprono sempre al contrario rispetto a quelle occidentali, e di solito viene richiesto di non toccare la maniglia, che viene azionata da un comando a raggi infrarossi contenuto nel cellulare. Se non funziona è tuttavia ammessa l’apertura a calci. i calci devono essere in numero pari e lanciati contro la porta riottosa effettuando un lungo movimento a semicerchio noto come “Hokkaido no u-eda ga boru o kowashita” o “il trampoliere di Hokkaido si è rotto i coglioni”. i trampolieri di Hokkaido non risultano essere mai stati avvisati (questa tesi è stata scritta mangiando una banana verdognola, cercando di essere vicino in spirito a un trampoliere di Hokkaido che si vede coinvolto in una cosa simile). - 17 -
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Solo in Giappone esiste il color bianco Toyota, che viene spesso associato a una dimensione del soprasensibile, fatta di purezza e silenzio.
ogni tanto lo usano anche per i taxi, che di solito rimangono vuoti perché il bianco Toyota mette soggezione. il bianco Toyota non è un bianco come tutti gli altri ma un bianco che ha fatto della negazione del suo essere bianco un elemento distintivo. rimane il problema dei taxi vuoti (questa tesi è stata scritta ascoltando Giochi di nuvole di Emanuele Cisi, cosa che consiglio di fare a tutto, anche se non siete giapponesi).
Le toilettes dei treni superveloci sono sempre dotate di comodi maniglioni antipanico per cercare, vanamente, di contenere l’ansia di chi sta cagando a 300 km orari. Tali maniglioni antipanico sono di colore verde, il che considerando che la percentuale di daltonici in Giappone supera il 68 per cento, risulta essere un fatto del tutto irrilevante. Se una primordiale spinta peristaltica assale un viaggiatore su una linea Shinkansen, che vuol dire nuovo tronco ferrovario, e non una di quelle fantasiose definizioni che si ritiene necessa- 18 -
rio cucirgli addosso, la sola soluzione possibile è quella di comprimere l’addome il più possibile e sperare che passi. in caso contrario ci sono i maniglioni di cui abbiamo parlato prima.
il famoso water autopulente giapponese è famoso perché è un water autopulente, se fosse stata la cassetta dei bisogni del gatto ad essere autopulente la cosa non sarebbe stata di nessun interesse per chiunque, anche perché i gatti giapponesi si lavano ai bagni pubblici e disprezzano le cassettine casalinghe.
in ogni casa giapponese c’è una lavatrice, che però non funziona. Di forma irregolare, a volte è un parallelepipedo, anche se i giapponesi non sanno cosa sia un parallelepipedo, in altri casi assomiglia a una enorme caffettiera rotta. Viene messa dietro a uno di quei godibilissimi pannelli a scomparsa delle casa giapponesi riccamente illustrati con scene di caccia alla trota, una delle attività più inutili dell’universo, e accade che venga scambiata - 19 -
con regolarità che ha dello stupefacente per una televisione a schermo piatto, con interi nuclei familiari giapponesi che passano ore a guardare il ciclo dei delicati pensando che si tratti di un telefilm poliziesco, di cui tutti hanno individuato il colpevole, esprimendo la gioia per la scoperta con piccoli saltelli composti, accompagnati da piccoli urletti di gioia prestamente abortiti: si tratta pur sempre di giapponesi.
in ogni casa giapponese c’è una piccola cucina di colore tenue, tenuissimo, quasi invisibile, che getta nella disperazione più profonda il suo proprietario che la voleva rossa, ma in Giappone le cucine rosse sono riservate ai daltonici, definiti tali previo accurato esame della vista. il daltonismo simulato è punito pesantemente con l’applicazione di lenti a contatto azzurre.
in Giappone esiste in cioccolato venduto in comode confezioni a forma di ramen con un uovo finto realizzato con crema di riso, solitamente scaduto, se non lo fosse non lo use- 2022) 23)
rebbero per farci una crema. Questo cioccolato costa circa 100 yen e viene venduto a ogni angolo di strada. Se non riuscite a trovare l’angolo giusto di strada nel quale viene venduto non dovete sentirvi in colpa, tanto è lo stesso.
Le geishe non escono mai prima delle 18 perché prima devono pettinarsi e capire dove hanno messo il pettine la sera prima. Questo del pettine scomparso è uno dei principali problemi che affliggono le geishe del Giappone moderno, oltre alla ricarica del cellulare e a una vistosa ricrescita bluastra nelle parti intime, derivante da un uso smodato di olio di colza nel tè. il pettine di solito è sotto il bollitore del tè (questa tesi è stata scritta dopo aver bevuto un caffè d’orzo in tazza piccola; le tazze, soprattutto se piccole, sono importanti).
il pesce palla ha il sapore di una sogliola scotta ma ai giapponesi piace tanto. La sogliola è intimamente felice di questa cosa anche se non lo dice. - 21 -
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in una casa di 18 metri quadrati ci sarà sempre il posto per una teiera a forma di gatto, ma se si rompe è meglio.
Le piastrelle giapponesi hanno due caratteristiche principali, la prima è quella di rompersi, la seconda è quella di rompersi. La rottura è profonda, la piastrella si rompe perfettamente in 18 parti diseguali, tutte dello stesso colore; in alcune zone di Tokyo si trovano alcuni piccoli negozi a conduzione unifamiliare, di proprietà dei tecnici delle piastrelle, artigiani di quinta generazione che sono in grado di aggiustare una piastrella buttandola via e invitando il suo possessore a comprarne una nuova, che viene abilmente incrinata dal venditore mentre la porge con delicatezza estrema all’acquirente: nel breve volgere di sei mesi anche quella piastrella si romperà, e al fiorire dei ciliegi alla porta del negozio si presenterà nuovamente la stessa persona, con la piastrella rotta tra le mani e un molare cariato. il molare cariato non ha alcun rilievo in questa storia ma serve a dare il potente senso di scorrere del tempo che è alla base della dottrina confuciana della piastrella rotta. - 22 -
in Giappone sono molto diffusi i fiori di plastica, di solito gialli. Quelli rossi sono riservati ai dignitari di corte, ai commercialisti e a quelli che arrivano in ritardo in stazione, per consolarli della mancata partenza. Per passare il tempo prima dell’arrivo del convoglio successivo, spesso li mangiano.
il ramen viene spesso servito in piatti con un buco nel fondo, per farlo raffreddare prima, purtroppo dal buco esce anche il ramen ormai freddo e non rimane più niente da mangiare.
Ci si arrangia con alcune caramelle al rabarbaro della dinastia Han, che però era cinese.
Le pizze giapponesi sono tutte quadrate. Le poche triangolari vengono servite fredde e con il cornicione a forma di monte fuji. La neve è abilmente realizzata con della finta mozzarella di bufala. in alcune via giapponesi il nome è sbagliato, in altre non c’è, in altre è scritto così piccolo che non si legge niente. - 23(28 (29 (30 (31
in Giappone a volte la neve è verde, soprattutto intorno a Sapporo a Marzo. Quando succede una cosa di questo tipo, ossia che la neve sia verde, non è necessario agitarsi, non bisogna pensare a nulla di particolare, né credere che sia un segno inequivocabile della fine del mondo o che si sia esagerato col cibo la sera precedente, bisogna seguire l’esempio degli autoctoni, fare finta di niente e aspettare che sbocci il fiore del ciliegio. il porto di Hokkaido è bello ma è pieno di navi che stanno spesso ferme in mezzo al bagnato. i giapponesi hanno serie difficoltà a pensare che una nave possa galleggiare, ma si sono, col tempo, arresi all’evidenza. i bar di Sapporo sono tanti, sempre aperti, sempre vuoti. i bar di Sapporo sono vuoti perché la graziosa cittadina ospita un imponente museo della birra, che offre frequenti e affollatissime degustazioni gratuite. Perché spendere in un bar quando si può bere gratis in un museo? a Sapporo studiò anche nitobe inazo, scrittore, diplomatico, uomo politico e aman- 24 -
te della birra; una notizia del tutto irrilevante ma le notizie irrilevanti sono le migliori, perché fanno aumentare l’importanza delle altre. Se ti trovi per strada e vedi davanti a te una persona ferma che a sua volta ha davanti a sé un ’altra persona ferma dietro a una terza persona ferma devi fermarti anche tu e aspettare che la prima persona ferma che sta davanti a tutte le altre persone ferme decida di muoversi. non puoi superarle, per nessun motivo. i postini giapponesi sono vestiti di blu per confondersi meglio col cielo, in Giappone si pensa che la posta arrivi direttamente dalle nuvole. Quando piove è un problema.
in Giappone oltre ai bar normali, guardati sempre con sospetto perché troppo occidentali e troppo pieni di sedie, esistono alcuni locali tipici che se fossero stati inventati apposta non sarebbero diventati quello che sono, in alcuni di essi puoi mangiare e bere stando seduti, in alcuni stando in piedi, in altri non ti fanno entrare. Una delle tipologie più
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diffuse nei grandi centri urbani sono gli izakaya, una parola giapponese composta da tre lemmi, rispettivamente i che vuol dire sedersi, saka che vuol dire sakè e ya che vuol dire negozio, letteralmente negozio nel quale puoi bere il sakè, e mangiare cibo presumibilmente scaduto. all’ingresso di ogni izakaya puoi trovare una tipica lampada giapponese, una cochin, complicata struttura da illuminazione costruita con dei pezzi di bambù sui quali viene steso un lenzuolo di seta o un foglio di carta di riso che, in teoria, dovrebbe proteggere la fiamma dal vento. in pratica prende fuoco ogni 5 minuti, trasformando la lampada in un dardo fiammeggiante che cade in testa a chiunque stia entrando nell’izakaya. Bere i sakè prima di entrare può dare quella sensazione di leggero stordimento che ti fa scottare meno.
esistono vari tipi di lampada, c’è una tassonomia della illuminazione artificiale da fare invidia a Linneo, ma Linneo era svedese e i giapponesi fanno finta di niente. Soprattutto con gli svedesi, affettano indifferenza con la stessa intensa attenzione che usano quando - 26 -
affettano il tonno in fette dello spessore di un micron, tutte perfettamente esagonali. La lampada più diffusa in tutte le prefetture giapponesi è la Mono Yoda, a forma di bonsai, dalle dimensioni di un bonsai, dalla capacità illuminativa di un bonsai. non è necessario tagliarle le foglie perché cadono da sole.
in Giappone se sei in coda sei in coda, non devi fingere di non essere in coda ma apprezzare intimamente quello che sta succedendo, ossia il fatto che sei in coda. Tra le molte cose da fare quando sei in coda puoi, ad esempio, collegarti al sito delle previsioni del tempo nazionale e scoprire che ad Hokkaido c’è neve, cosa piuttosto comune, invero. Dopo che hai appreso questa cosa, che ha il potere di alterare anche il tuo ritmo respiratorio basale, potrai notare che sei ancora in coda, che le persone davanti a te sono ancora tutte davanti a te e che la persona dietro di te è, anche lei, in coda.
il pesce palla, anche se non sembra, è un pesce. anche da vicino non sembra un pesce, - 27 -
ma è un pesce. Ha anche le squame. in giapponese il pesce palla si chiama fugu.
il pesce palla che sembra tutto fuor che essere un pesce è un pesce che ha passato una buona parte della sua vita a fingere di sapere nuotare.
nell’approcciare il pesce palla il giapponese medio è uguale al giapponese non medio e molto simile al giapponese ricco che si è dimenticato di essere giapponese e si pensa come un viennese di terza generazione; lo guarda con attenzione, ne soppesa la carne delicata e traslucida, accarezza le spine del corpo solo dopo aver indossato dei guanti di carta di riso pressata, osserva gli occhio dell’animale che sono oscenamente protrusi verso i suoi, rimane in silenzio per alcuni secondi e chiede con voce appena avvertibile del tonno in scatola, pinna gialla. La vera anima del Giappone moderno è tutta nel tonno in scatola.
Tokio ha un quartiere a luci rosse che sono tutte gialle perché bisogna fare finta che non - 2841) 43) 42)
ci sia nessun quartiere a luci rosse, per una questione di moralità. il nome del quartiere è molto evocativo, anche se non si di cosa, Kabukicho, e oltre al commercio delle carni e al soddisfacimento verso pagamento di denaro di un vasto numero di perversioni e parafilie offre una enorme testa di Godzilla all’ottavo piano dell’hotel Gracery, testa di Godzilla che erutta fuoco a intervalli regolari, mettendo a rischio i perinei sudati dei frequentanti, e una quantità imbarazzante di soap land, dove uomini d’affari provati e turisti meno provati si fanno lavare prima di fare tutto il resto. Le vie sono tranquille, ci sono relativamente poche macchine, e in fondo alla via c’è sempre il fuji imbiancato.
Le auto giapponesi si muovono da sole ma se c’è qualcuno sopra è meglio, non fosse altro che per il parcheggio. Parcheggiano anche da sole ma la presenza di una persona a bordo è auspicabile. in molte, anche se non in tutte, si trova un gatto di plastica di colore giallo che muove la zampetta destra in modo aritmico, componendo nell’aria piccoli haiku che esortano a una guida sicura e controllata. Uno dei - 29(44
più gettonati è l’haiku del burro, che recita così: incrocio trafficato / l’auto scivola in esso come un coltello nel burro / ma l’auto non è un coltello e va a sbattere.
Molti giapponesi si addormentano sognando il ramen e quando si svegliano hanno fame di qualcosa di dolce, risolvendo il problema succhiando le foglie pressate di una ortensia giapponese; l’ortensia giapponese è famosa in tutto il mondo per avere tre enormi foglie lanceolate, le cui estremità appuntite terminano con alcuni vezzosi ciuffi ocra. Questi ciuffi non sono commestibili ma i giapponesi li mangiano egualmente, anzi in questo caso li succhiano. in Giappone il culto dell’ ortensia è nato sul finire del Xiii secolo, quando tutti gli altri culti erano già stati presi e non restava praticamente più nulla da adorare a parte qualche insetto, ma quelli era meglio mangiarli. La Grande ortensia viene oggi adorata in tutto il Giappone meridionale e in buona parte di quello settentrionale. il fiore viene adorato come una deità dei boschi e le foglie vengono mangiate dopo essere state passate in pastella, è tutto estremamente dietetico. - 30 -
Le statue giapponesi sono tutte in prossimità dei templi, scelta estremamente sagace perché così tutti sanno esattamente dove andare a sbattere. Di solito sono in numero dispari, ma non è sempre così. Di alcune di esse esiste una versione tascabile, non commestibile ma se non si ha proprio fame ma si avverte un certo languorino si può tranquillamente sbocconcellarne un pezzo (questa tesi è stata scritta ascoltando Pocahontas, dal disco di Achille Succi Shiva’s Dance). in Giappone il panino non è un panino ma una forma d’arte destinata a essere digerita. Se non vi infastidisce il fatto che un oggetto d’arte possa essere destinato al vostro intestino tenue è possibile parlare dei nikuman, piccoli, deliziosi panini al vapore ripieni di carne, che sarebbe una ricetta cinese ma i giapponesi, come è noto, copiano tutto spesso migliorandolo. i nikuman sono dolci nuvolette ripiene di maiale morto, gustosissime e deliziose anche da vedere, che hanno un solo gigantesco problema, hanno le dimensioni di una cavalletta schiacciata al suolo e per avvertire solo un inizio di sapore, la consistenza - 31 -
di un qualcosa che non sappia di aria, bisogna consumarne almeno 56 contemporaneamente, per poi ruttare in modo fragoroso dopo la loro ingestione. Giova ricordare come una reboante eruttazione del cavo orale sia considerata un cosa del tutto normale in Giappone, con la sola, preziosa avvertenza di non farlo a favore di aria condizionata o direttamente in faccia al vostro commensale.
Come ricordato più sopra, il pesce palla è spesso morto. i pesci palla vivi sono riluttanti a essere utilizzati come cena.
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in molte regioni del Giappone esiste il detto “ti massaggerei come massaggerei la schiena di un manzo di Kobe”. non è un complimento. i manzi di Kobe stessi non amano essere massaggiati in vita.
i manzi di Kobe non amano i massaggi perché sanno che dopo il massaggio arriva qualcuno, - 32 -
di solito un uomo piccolo con le gambe storte, che decide che il massaggio è finito e che la carne è pronta, e tutto ciò crea un certo fastidio nel manzo di Kobe perché la carne di cui si parla è la sua.
Una vera raffinatezza giapponese forse non è stata ancor inventata ma una gelatina di caffè al centro della quale galleggia una pallina, ancorchè non perfettamente rotonda, di gelato alla crema può essere considerato un avvicinamento giudizioso al concetto di raffinatezza, al senren nipponico. in mancanza di gelatina di caffè si può riparare sull’anguilla, non in gelatina.
La visita al tempio giapponese viene spesso effettuata in giornate caldissime, caratterizzate dal tipico cirro a forma ovoidale della troposfera giapponese: in Giappone l’aria è molto diversa da quella degli altri Paesi, tende a cristallizzarsi in piccoli addensamenti a forma di pagoda, uno per ogni giapponese maggiorenne, e tende a collocarsi proprio dietro al cranio dell’interessato. La nuvoletta
a forma di pagoda non interessa il turista medio, ma in alcuni rari casi, trasportata dal vento che tende a fare confusione tra le teste, si attacca al cranio di qualche belga o di qualche inglese, e da lì non si stacca più. il vento giapponese ha una sua divinità, tutto in Giappone ha una divinità di riferimento, e quella del vento si chiama fujn, che difende i cieli dalle intemperanze del fratello raijin, dio dei fulmini e dei tuoni. Se capiti in mezzo a una delle loro liti quotidiane ti conviene avere un ombrello: quando non litigano il cielo è abitato da una calma totale, assoluta, onniavvolgente, che fa salire la temperatura a gradazioni adatte agli echinodermi ma non agli esseri umani, che sono soliti strisciare lungo le pareti dei templi lasciando vistose scie di sudire verdognolo accanto alle statue degli dèi che essendo però statue non dicono niente. anche in Giappone le statue non parlano, soprattutto con i turisti. in molti templi vengono distribuiti pesci palla fritti, di solito bollenti. Serviti in comode scodelle di legno, possono essere consumati in piedi ma non seduti, essendo la scodella col- 34 -
legata al collo di chi se ne sta servendo da una corda di seta, che tende a rompersi prima che si finisca di mangiare il contenuto. Quando la corda di seta si rompe tutto cade a terra e un addetto al recupero delle scodelle, dopo un inchino, la prende e la butta in una enorme autoclave, all’interno della quale trovano posto 8 persone; tre di esse creano ampie volute di fumo finto triturando a mano alcune lastre di ghiaccio secco, le altre cinque lavano ogni singola scodella con spazzole di crine di cavallo nero. i cavalli bianchi apprezzano molto questa scelta.
in molti templi le scale di legno sono in finto legno, gli scricchiolii sono diffusi da piccoli altoparlanti collocati sotto i gradini. Per i giapponesi la birra è essenziale.
a Hokkaido, dove il sole appare 6 giorni nel corso dell’anno, non consecutivi, uno dei passatempi preferiti è quello di lanciarsi addosso palle di neve congelate, perfettamente sferi- 35(55 (56 (57
che. esiste un campionato, detto campionato delle palle di neve congelate, ci sono dei campioni, dei campi di gioco, delle classifiche. in Giappone il definitivo è spesso provvisorio. il provvisorio definitivo. alla fine non si capisce più niente.
Tornando al pesce palla, ci rendiamo subito conto che non era necessario tornare al pesce palla, che resta un pesce palla in ogni condizione. in ogni caso la carne del pesce palla è sempre inesorabilmente fibrosa.
Una volta in Giappone si trovavano anche delle torte di mele, la produzione è cessata quando i giapponesi hanno capito che la mela va pelata. nessuno pela mai niente in Giappone perché è tutto pronto nelle buste. esistono, ma sono casi che devono essere annoverati nella categoria delle rarità, torte di mele fatte con mele ancora in buste di plastica alimentare, dal gradevole aroma di kiwi.
in Giappone il costo medio di una banana corrisponde allo stipendio medio di un impiegato medio, che tende a mangiare poche banane.
La banana non è un frutto medio.
La battaglia di palle di neve di Hokkaido, spesso vista dai turisti occidentali come un innocuo passatempo, non è innocuo e non è un passatempo, essendo DeCine i giapponesi che recano indelebilmente impresso sul loro corpo il ricordo di questi scontri sanguinosi, condotti all’ultima palla di neve che essendo una palla di neve giapponese sarà perfettamente sferica con alla base una piccola targhetta che indicherà dimesioni, portata e anno di produzione, solitamente il 1985, anno aureo nella produzione di palle di neve sintetiche realizzate con neve vera.
in Giappone è un fatto ordinario, diremmo meglio pura prassi incontrare lungo la strada un migliaio di piccoli banchi rotondi sui quali cuociono a qualunque ora del giorno e in qualche ben selezionata ora della notte granchi presumibilmente morti poi ricomposti in - 37(61 (62 (63
piccoli ghiaccioli di granchio fritto, ma ciò che è assai meno ordinario è il fatto che questo cibo da strada non può essere consumato in movimento ma solo stando fermi, non muovendo alcun muscolo che non sia quello direttamente coinvolto nel processo di masticazione e, cosa ancor più importante, senza sporcare per terra. il marciapiede deve essere lasciato come lo si è trovato, cioè perfettamente pulito e intonso, inamidato se un marciapiede potesse essere inamidato, luccicante.
La sanzione prevista non è economica ma si declina, in relazione alle zone e alle prefetture, in un forte biasimo sociale che può arrivare al disprezzo. il biasimo sociale si avvarrà di un sopracciglio alzato, di solito il destro, mentre il disprezzo assumerà la forma di un gomito alzato improvvisamente impegnato a scrivere nell’aria il seguente haiku:
Hai ManGiaTo MUoVenDoTi afrore Di aSCeLLe PerCHÈ
QUanDo Ti MUoVi SUDi
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il granchio è commestibile come è commestibile il pesce palla, solo che i tipi di cottura - 38 -
sono leggermente diversi e se dovesse accadere che un granchio abbia il sapore di un pesce palla e un pesce palla il sapore di un granchio è perché c ’ era una sola teglia pulita. in Giappone le teglie sono molto rare. in Giappone esistono più di 100 tipi di carpa, che non si conoscono tra di loro, realizzando la nota incomunicabilità intraspecifica della carpa che tanto caratterizza la cultura giapponese. Una delle specie più famose è la carpa koi, solitamente di colore brillante, rosso, celeste, in alcuni casi giallo limone fluorescente. Viene allevata per scopi eminentemente decorativi, non viene ma mai mangiata e viene lasciata morire serenamente di vecchiaia, per quanto possa essere serena la vecchiaiai di una carpa. alcune carpe anziane tentano il suicidio tentando di travestirsi da pesce palla, non riuscendoci quasi mai perché l’accortissimo cuoco giapponese sa riconoscere immediatamente una carpa da un pesce palla, e la rigetta in acqua con un ampio, aggraziato gesto della mano.
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i tombini giapponesi non sono solo tombini, pur essendo anche tombini: in Giappone molte, se non tutte le cose, sono spesso qualcosa che non sembrano essere, perché giacciono nello spazio ideale del ma: ma è una particella della lingua giapponese che significa una tale quantità di cose che i giapponesi stessi tendono a dimenticarsele, anche se possiamo elencarne almeno 3, vuoto, silenzio e pausa. Le altre 117 le lasciamo agli abitanti di Hokkaido che hanno tutto il tempo di metterle in colonna, a Hokkaido non c’è quasi mai niente da fare. Sui tombini i giapponesi disegnano molte cose, le già ricordate carpe, dei samurai, alcune cose che dovrebbero essere commestibii, e un topo rosa che viene consiederato una specie di deità; questa cosa del topo rosa considerato un dio è appannaggio anche del giapponese medio astemio. il giapponese medio non esiste. forse non esiste neanche il giapponese non medio.
Se un giapponese deve fumare per strada, di solito non esce e fuma in casa, chiuso in bagno.
i bagni giapponesi hanno alcune rientranze, pensate con attenzione strategica, sempre che esista una attenzione strategica, pensate per i fumatori che hanno bisogno di nascondersi anche da sé stessi quando fumano. il giapponese medio, che non sappiamo se esiste, oltre a non sapere egli stesso se esiste si vergogna di quasi tutto quello che fa, e cerca sempre delle rientranze in cui nascondersi. i bagni, non tutti ma molti, prevedono queste rientranze di consapevolezza (questa tesi è stata scritta ascoltando Enrico Pieranunzi in Je ne sais quoi con Pieranunzi stesso, chi altri se no, al pianoforte, Billy Higgins alla batteria e Charlie Haden al contrabbasso. Nessuno di loro è giapponese). in Giappone le autostrade sono molto efficienti, spesso a 4 corsie, con una velocità minima per accedervi di 50 km all’ora, indipendentemente dal mezzo utilizzato, carretto, auto, moto, bicicletta, o piedi. Una caratteristica dello shintoi-
smo è quella di non accentuare le differenze, quando esistono, e se un carretto riesce a procedere a una velocità di almeno 50 km all’ora ha lo stesso diritto di accedere a una autostrada giapponese di quello che ha una Toyota Corolla giallo zucca, pagando lo stesso pedaggio.
a Tokio esiste una autostrada sopraelevata, si chiama Shuto e sotto di essa si mangia un ramen ottimo. ogni tanto cade qualche pneumatico, ma non direttamente nel ramen, quindi nessuno se ne preoccupa.
La difficile e complessa arte della cottura del pesce palla. essa è di esclusivo dominio di alcuni cuochi addestrati fin dalla più tenera età a giocare con piccoli pesci palla di gomma, riempiti di aria, che vengono lanciati in aria e afferrati dai cuochi in pectore, imberbi e ingenui, con delle bacchette. Chi riesce a farlo viene ammesso alla scuola di specializzazione per cuochi di pesce palla, gli altri di solito diventano radiologi.
il parcheggio in Giappone è operazione complessa, effettuata in modo affatto diverso da quello che avviene in occidente. il parcheggio è una cerimonia laica di accostamento e successivo scostamento seguito da un altro accostamento del veicolo allo spazio a ciò deputato, e in tutto il Giappone esistono solo 5 parcheggiatori, tutti di nome Hector, di altezze digradanti, dal metro e 68 fino al metro e 63. nessuno parcheggia una macchina senza di loro. il fiore di loto muore quasi subito.
Le rane giapponesi non saltano perché ritengono la cosa inutile. nessuno ha mai visto una rana giapponese sentirsi discriminata per questa sua mancanza, si tratta di rane fortemente emancipate. in Giappone i rubinetti non perdono mai.
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il monte fuji è alto 3776 ed è una delle tre montagne sacre del Giappone, le altre due sono il monte Tate e il monte Haku. alle pendici di tutti e tre si mangia un ramen noto come il ramen del monte sacro, con tre uova anziché una sola. avendo la cima sempre innevata ogni anno alcuni turisti tentano di sciare sulle sue pendici, ma essendo un vulcano in molti casi ci cadono dentro.
il monte fuji all’alba è uguale al monte fuji al tramonto.
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il monte fuji al tramonto è uguale al monte fuji all’alba. i cavalli in Giappone hanno tutti un nome proprio. i taxi in Giappone sono molto diversi dai taxi di città che non si trovano in Giappone, questo perché per esserci un taxi deve esserci una città, i taxi campestri sono molto rari, e anche perché esistono molte città che non hanno la - 44 -
fortuna di trovarsi in Giappone. i tassisti giapponesi indossano sempre guanti bianchi e guidano, senza togliersi i guanti, delle Toyota Crown gialle o nere. alcune di quelle nere una volta erano bianche, quelle gialle lo sono sempre state. Molto importante, per un occidentale o per chiunque non sia daltonico, il diverso uso del colore; quando il segnale luminoso sul parabrezza è rosso il taxi non è occupato bensì libero (kusha) mentre è occupato (chinsò) quando è verde. Titolo preferenziale per il cliente è quello di presentarsi con un pesce palla in tessuto in mano. Le porte sono comandate automaticamente dall’autista, è quindi meglio evitare di farle sbattere quando si esce dalla vettura: qualora ci si dimentichi del pesce palla nella vettura si potrà reclamarlo al centro pesci palla smarriti, che ha sede in ogni prefettura del Giappone. il jogging in Giappone non è vietato anche se in alcuni casi si potrebbero disturbare le carpe. Una delle zone più gettonate di tutto il Giappone sono i giardini intorno al palazzo dell’imperatore, che di solito non è mai nel palazzo perché detesta vedere questa marea - 45 -
brulicante di corridori che infestano il suo parco. Lungo il percorso sono collocate molte cabine doccia, che permettono ai corridori di entrare, fare una doccia e scoprire che la porta è bloccata e quindi è virtualmente impossibile uscirne, Per i pochi, fortunati corridori che riescono a riguadagnare la libertà il premio è la possibilità di immergersi nella fonte di acqua bollente oedo onsen Monogatari dopo lo sforzo. Solo che non lo fa nessuno. okamase è una espressione giapponese che significa “ come vi pare ” : vale per il sesso, per il jogging, per cucinare la famosa cotoletta di maiale, il tonkatsu, per decidere quanto ramen mangiare e quanto darne al gatto, per capire quanta giapponesità c’è in una bacchetta rotta, per decidere se Tokio è un inferno o un paradiso. Tipicamente, un giapponese non risponderebbe a nessuna di queste domande. Domo. La particella polisemica più complessa di tutta la lingua giapponese, Virtualmente potrebbe voler dire grazie, ma solo virtualmente, perché il suo vero significato non lo - 46 -
sanno neanche i giapponesi: la loro lingua è così arcanamente intricata da sfidare anche quelli che la parlano tutti i giorni. Dōmo arigatō gozaimasu, questa è l’espressione completa, vuol dire “in qualsiasi modo tu la veda (dōmo) è difficile per me esistere (arigatō gozaimasu) (di fronte a una simile gentilezza da parte tua).” La gentilezza che il giapponese, quello medio, riceve è talmente forte, talmente potente, che la sua stessa esistenza viene messa in discussione, indebolita da un atto che appare quasi ingiustificato nella sua completezza. Per questo motivo molti giapponesi si inchinano, non hanno voglia né tempo di perdere l’anima, che poi dovrebbe essere in qualche modo recuperata, e risolvono chinando la testa. Meglio un po ’ di artrosi che una messa in discussione della propria esistenza.
in Giappone il coltello da pollo non esiste perché mangiano pochi polli.
in Giapppone non esiste neanche il coltello da maiale, usano il primo che trovano.
i gatti giapponesi hanno spesso una coda molto lunga, che sbattono in faccia a chiun- 47(86 (87 (88
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que gli si avvicini. in questo sono molto simili ai gatti occidentali.
in Giappone esistono macchine così piccole che possono contenere al massimo le sagome in cartone degli occupanti, ma non gli occupanti stessi. i giapponesi non sono piccoli, sono solo concentrati.
in Giappone ci si sveglia alle 5.30 per essere in ufficio alle 9 per poi tornare a casa alle 17. nel mentre si mangia molto ramen.
Uno dei divertimenti preferiti dei giovani giapponesi è quello di non avere un divertimento preferito, così divagano.
La metropolitana di Tokio è spesso piena ma in alcune giornate è semivuota, soprattutto quando piove, perché il giapponese ama camminare sotto la pioggia.
in Giappone non esiste il mandato celeste ma per fortuna ci sono anche pochi commercialisti.
Lo shogun era un personaggio piuttosto importante che indossava spesso calze dai colori sgargianti.
Kimono vuol dire cosa da indossare, quindi abito. Poi dite che i giapponesi non sono pragmatici.
Un grande musicista e compositore giapponese disse che una delle cose più difficili da suonare è il silenzio. non parla dal settembre del 1979.
La cetra giapponese è una cetra suonata da un giapponese.
La capitale del Giappone è Tokio.
MoLTi GiaPPoneSi non Lo Sanno. - 49(94 (95 (96 (97 (98 (99 (100
edizione fortunatamente fuori commercio.
Molti dei concetti contenuti non sono concetti.
Se in alcuni di essi è contenuto qualcosa di vero, si è trattato di un errore di cui ci scusiamo.
Copia n. di 30