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Malattie del cuore e dei grossi vasi . »
topsia si trovò un ascesso cerebrale incistato e carie della rocca.
Caso del Brouardel. — Si trattava d’una prostituta alcoolista, che morì d’un tratto nella camera d’una locanda, dove, sotto le apparenze d’una perfetta salute, s’era data più volte alle pratiche del suo mestiere. All’autopsia si rilevò una meningite purulenta di vec¬ chia data.
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Caso del Verse. — Si trattava d’un uomo creduto malato di stomaco e curato come tale, il quale morì improvvisamente senza agonia. Alla necroscopia si trovò cervello idrocefalico; il che fece nascere il so¬ spetto che potesse trattarsi d’un cisticerco cerebrale. Perciò il cervello non fu sezionato subito, ma venne posto a indurire. Allora se ne fecero parecchi tagli, e si vide trattarsi d’un cisticerco del quarto ventricolo, calcificato e inglobato da vegetazione ependimale : oc¬ clusione del forame del Magendie. (Un caso analogo è pure descritto da Hennebeg).
Anche le malattie del midollo spinale possono ri¬ manere a lungo latenti e produrre all’improvviso dei fenomeni gravissimi. Basterà citare la paralisi ascen¬ dente acuta o malattia del Landry, in cui, dopo alcuni sintomi premonitori di lieve importanza, sopravviene bene spesso la morte per paralisi del diaframma e dei muscoli intercostali. 20 Malattie del cuore e dei grossi vasi. — Son da ricordare in primo luogo le pericarditi, e in specie le adesive, che, decorrendo talora inavvertite agli stessi pazienti, non possono naturalmente richiamare l’atten¬ zione del medico. Molto istruttivo è, a questo propo¬ sito, il caso riferito dal Duponchel. Un soldato del 570 reggimento di fanteria, entrato nell’ospedale militare di Bordeaux per un versamento pericardico, vi moriva dopo dieci giorni: orbene, quarantottiore prima del
suo ingresso nell'ospedale, egliprestava ancora rego¬ lare servizio presso il reggimento, nè aveva mai chiesto la visita medica. Gli antecedenti anamnestici avevano assodato che V affezione morbosa datava da molto tempo; e infatti all’autopsia si trovò una sinfisi della orecchietta destra, che era fortemente adesa al dia¬ framma: il cuore appariva come trasformato in una massa bianchiccia e informe, a superficie scabrosa e vegetante.
Delle malattie di cuore, che — salvo il caso di gravi fenomeni di scompenso o di complicazioni — decor¬ rono a lungo inavvertite dai pazienti, basterà accennare alle endocarditi, le quali si svolgono lentamente du¬ rante il reumatismo articolare e danno luogo più tardi a rapido esito letale ; alle degenerazioni del miocardio, in ispecie la fibrosa, attribuita a occlusione parziale delle arterie coronarie, aH’alcoolismo, alla sifilide, e che è pure causa frequente di morte improvvisa; agli aneurismi del cuore, dovuti sovente alla degenerazione fibrosa or accennata; e alle cisti idatidee che, dalle pareti del viscere, pervengono talvolta nella cavità dell’endocardio o in quella del pericardio.
Tra le affezioni dei vasi sanguigni, oltre agli aneu¬ rismi dell’aorta, a quelli miliari, alle trombosi, eec., ricorderò ancora Vangustia congenita dell’aorta, di cui un caso veramente tipico fu illustrato dal tenente-co¬ lonnello medico Mangianti. Trattavasi d’un soldato del 130 reggimento di fanteria, il quale, senza cause apprezzabili e senza precedenti morbosi prossimi o re¬ moti, cadde come fulminato nella piazza d’armi di Torino durante le esercitazioni militari, e venne por¬ tato cadavere all’ospedale. La necroscopia mise in ri¬ lievo l’integrità perfetta d’ogni organo e d’ogni vi¬ scere, per rapporto ad eventuali alterazioni acquisite che avessero potuto produrre una morte violenta: ma

già alla sezione dell’aorta ascendente, estratta insieme col cuore (che presentavasi normale per volume e per sviluppo delle coronarie), il Mangianti rilevò un’an¬ gustia di calibro non corrispondente affatto all’età nè alla costituzione dell’individuo; e, procedendo allo scoprimento di tutta l’arteria e del suo sistema, egli trovò in complesso un’aorta così uniformemente ri¬ stretta, quale si sarebbe potuta attendere in un fan¬ ciullo: in altri termini, un’aorta di calibro regolar¬ mente decrescente, ma inferiore di circa un terzo alla normale. L’autore espresse il parere che la morte im¬ provvisa fosse dipesa essenzialmente da un subitaneo arresto nei centri o nei plessi cardiomotori della ri¬ spettiva circolazione, già ristretta, ostacolata e com¬ promessa alle origini centrali, e compromettente a sua volta e da lungo tempo, le forze disponibili del mio¬ cardio.
Non così gravi come i casi precedenti, ma non meno interessanti dal lato medico-legale militare, sono i casi di varici profonde degli arti inferiori, che per lo più sono diagnosticati come nevralgie sciatiche o crurali, quando non vengano messi in conto di simulazioni. Richiamo l’attenzione del lettore sul seguente caso ri¬ ferito dal Duponchel. Un brigadiere d’artiglieria, che era entrato all’ospedale-scuola del Val-de-Gràce colla diagnosi di sciatica, presentava in tutto il decorso della safena interna di sinistra un cordone sensibile alla palpazione e indicante un’ obliterazione molto estesa di questo vaso. Quel sottufficiale, ch’era co¬ stretto dal suo servizio a passare lunghe ore a cavallo, accusava sofferenze intollerabili in tutto l’arto, e (ciò sia detto a parziale discolpa dei medici che lo visita¬ rono per i primi) accennava pure a un dolore ben lo¬ calizzato lungo il tragitto dei nervi sciatico e crurale. Fatto esaminare dal Duponchel a parecchi allievi-uf-
