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Malattie del rene. »
chard, che negl’individui abitualmente stitici si raccol¬ gono nell’intestino quantità enormi di ptomaine, è fa¬ cile il comprendere come queste possano venire ra¬ pidamente assorbite e produrre la morte. Il Sarazin, nelle sue « Mèmoires de mèdecine militaire » così poco lette eppure così interessanti, riporta un’osservazione relativa a un soldato che morì aH’improvviso in piena salute apparente, colla circostanza aggravante per i medici, che egli era uscito il giorno innanzi dall’o¬ spedale in cui non gli si era diagnosticata altra forma morbosa fuorché una cheratite molto sospetta e un imbarazzo gastrico leggiero. Alla necroscopia, si tro¬ varono tracce di peritiMite antica, che aveva condotto alla formazione di briglie cicatriziali e ad un restrin¬ gimento intestinale notevole con dilatazione del tenue in alto, contenente cinque litri di liquido e due fram¬ menti d’osso abbastanza voluminosi. Ai giorni nostri, un tale errore di diagnosi non -sarebbe di certo più possibile ; ma è utile leggere e sentire ripetere di quando in quando la storia degli errori commessi, perchè essa non è meno istruttiva di quella delle diagnosi cliniche più fortunate e straordinarie. 5° Malattie del rene. — Le nefriti—massime l’in¬ terstiziale — sono malattie latenti per eccellenza; e il Brouardel riferisce che, su ottanta perizie da lui com¬ piute per ricercare la causa d’un supposto avvelena¬ mento, non trovò che in dieci casi la sostanza vene¬ fica, mentre negli altri settanta trattavasi di malattie renali. Ecco, del resto, un caso tipico citato dal Pitres e riportato anche dal Duponchel. Un cittadino di Londra, di buona salute apparente, si sentì d’un tratto prostrato di forze mentre andava attorno per la città : entrato in una farmacia, gli fu somministrato un cor¬ diale dei più innocui ; ma appena lo ebbe bevuto, cadde a terra come fulminato. Ora, siccome le persone che
avevano assistito a quella morte singolare asserirono che l’individuo era spirato in un accesso convulsivo, così il farmacista fu accusato d’avergli dato a bere una pozione contenente stricnina; e se non venne condannato ai lavori forzati, fu tutto merito dell’au¬ topsia che pose in rilievo una degenerazione cistica d’entrambi i reni.
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Pensiamo un poco — dirò anch’io a questo propo¬ sito col Duponchel — a ciò che avverrebbe nella truppa, e alla grave responsabilità che, in casi simili, si rovescia addosso al medico militare con una leg¬ gerezza non mai disgiunta da cattiveria, per la deplo¬ revole tendenza della folla a trovare in ogni caso di morte improvvisa un capro espiatorio che paghi il fio delle colpe degli altri, non escluse neppure quelle della natura. Un soldato, che abbia avuto qualche vo¬ mito, una leggera epistassi e un po’ di cefalea, può presentarsi alla visita-medica sotto la minaccia d’una uremia senza che nè egli nè il medico siano in grado di rendersi conto del pericolo imminente e senza che si pensi subito a far l’esame delle orine, il quale, del resto, nella nefrite interstiziale non è sempre positivo. Orbene, il soldato muore improvvisamente poche ore dopo la visita, e con tutta probabilità il medico è posto sotto processo. Mi si dirà che l’autopsia verrà in buon punto per fare la luce e che il medico, contro il quale s’era levato un coro di voci urlanti il crucifige, se 11’andrà puro d’ogni colpa ; ma io rispondo che nessun verdetto assolutorio varrà a compensarlo dei dolori sofferti, e che, anche quando vien proclamata la sua piena innocenza, gli si fa un gran vuoto d’intorno, perchè non soltanto i maligni, ma gli stessi indifferenti non possono sottrarsi al dubbio che egli debba la sua salvezza alla pietosa complicità dei colleghi.
Data la possibilità, purtroppo non rarissima, d’uno
