LA RIVISTA PER I PROFESSIONISTI DEGLI IMPIANTI HVAC&R
REQUISITI MINIMI E CT 3.0: LE NOVITÀ LEGISLATIVE
LINEE GUIDA PER GLI OSPEDALI DEL FUTURO
SALE OPERATORIE IBRIDE, COME PROGETTARLE E REALIZZARLE
ISO 14644-16: CLEAN ROOM E AMBIENTI A CONTAMINAZIONE CONTROLLATA
COMFORT E QUALITÀ DELL’ARIA
NELLE STRUTTURE SANITARIE
ANNO16 - OTTOBRE 2025
SISTEMI DI VENTILAZIONE DELLE METROPOLITANE IN AREE SISMICHE
ANDAMENTO TERMICO DEI PCM IN STRUTTURE TRIDIMENSIONALI PERIODICHE
COMFORT E QUALITÀ DEGLI AMBIENTI SANITARI
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Periodico
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PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
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EDIFICI E DECARBONIZZAZIONE: ASPETTI ENERGETICI, ECONOMICI E SOCIALI
Mentre scrivo questo editoriale, mi viene spontaneo pensare alla recentissima pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Conto Termico 3.0, che segna la conclusione di un iter particolarmente lungo e atteso da tutto il settore: una sorta di novello Godot la cui attesa ha accompagnato molti degli incontri e delle discussioni che ho avuto nell’ultimo biennio con numerosi Soci AiCARR sensibili a tematiche legate all’efficienza energetica e alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Finalmente abbiamo uno strumento aggiornato che può contribuire in modo concreto a sostenere la riqualificazione energetica e la transizione verso edifici più efficienti e sostenibili. È senza dubbio un passo avanti importante per il settore. Certo, si poteva essere più ambiziosi: questa era un’occasione preziosa per imprimere un’accelerazione ancora più decisa verso la decarbonizzazione e l’innovazione tecnologica. Ora la sfida sarà tradurre le misure approvate in risultati reali, con l’auspicio che le prossime tappe siano caratterizzate da maggiore rapidità e visione strategica.
Le incentivazioni come il Conto Termico rappresentano una piccola, anche se importante, tessera nel piano di iniziative globali che pongono la decarbonizzazione in primo piano, alla luce dell’urgente necessità di combattere il cambiamento climatico. Gli edifici “intelligenti” e digitalizzati e “energeticamente consapevoli” rivestono un ruolo cruciale in questo sforzo, offrendo benefici multiformi nei settori energetico, economico e sociale.
Allargando la prospettiva a livello europeo, le azioni a livello nazionale devono tradurre il nuovo quadro normativo, si pensi ad esempio alla EPBD-IV, in strumenti pratici per progettisti e operatori, ponendo il focus sulle metodologie di ottimizzazione dei costi e sugli indicatori di prestazione.
Se poi si considera che una larga percentuale dei consumi di energia del settore degli edifici è legato al riscaldamento invernale ed alla climatizzazione estiva, appare evidente che è necessaria
la decarbonizzazione degli impianti HVAC attraverso l’elettrificazione, l’impiego di sistemi ibridi e l’integrazione delle rinnovabili, includendo il recupero energetico, l’utilizzo del calore di scarto e il collegamento di edifici alle reti di teleriscaldamento e teleraffreddamento.
L’estensione di queste tecnologie ai data center appare un’opzione non più procrastinabile per garantire la sostenibilità, vista la sempre più pervasiva diffusione di applicazioni supportate dall’intelligenza artificiale in moltissimi campi. Proprio l’uso dell’intelligenza artificiale sembra avere potenzialità enormi e in larga misura inesplorate per l’ottimizzazione delle prestazioni degli edifici, la manutenzione predittiva e l’interazione intelligente tra impianti e edifici.
Secondo l’ormai consolidato principio “energy efficiency first”, di primaria importanza diventa anche la produzione di pompe di calore e macchine frigorifere che devono essere basate su fluidi operatori a basso-GWP, raggiungendo però valori di efficienza sempre più elevati: ancora oggi a livello mondiale solo un terzo delle emissioni di gas serra dal settore del condizionamento, refrigerazione e pompe di calore è dovuto al rilascio diretto di gas serra.
È indispensabile promuovere un approccio olistico alla progettazione che unisca architettura, impiantistica e gestione con focus su metodologie BIM/BEM, sul commissioning, sulle strategie di comfort-by-design per edifici sostenibili, salubri e a basse emissioni.
Affronteremo tutti questi temi durante il 54º Congresso Internazionale AiCARR che si svolgerà presso Milano-Rho Fiera durante Mostra Convegno Expocomfort il 25 e il 26 marzo 2026. Tema del Congresso sarà “Decarbonising our future: energy, economic and social aspects of smarter and digitalized buildings and cities”.
Dopo il grande successo di Clima 2025 ancora un’occasione importante di incontro e di confronto sulle principali tematiche di ricerca e sviluppo tecnologico nei settori di interesse di AiCARR.
Claudio Zilio, Presidente AiCARR
L’unico fan coil dal pannello completamente personalizzabile
Grazie al suo pannello personalizzabile, è possibile scegliere qualsiasi colore, immagine o grafica. ART-U Canvas diventa parte integrante dello stile dell’ambiente, riflettendo le emozioni e la personalità di chi lo abita.
Il nostro percorso verso il futuro è guidato da un innovativo approccio di Advanced Design che ha l’obiettivo di individuare oggi quelle che potrebbero essere le tendenze del settore HVAC di domani. Lo facciamo ogni giorno collaborando con esperti di settori diversi, attingendo da tutto ciò che ci circonda e da cui possiamo
trarre ispirazione, coinvolgendo il cliente come partner attivo nel processo di progettazione, per sviluppare soluzioni realmente orientate al futuro. ART-U Canvas rappresenta uno degli esempi di successo lungo questo percorso, una soluzione che combina alte prestazioni, design unico e completa personalizzazione
NORMATIVA
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Requisiti minimi e CT 3.0: le novità legislative
Il nuovo assetto normativo rappresenta un passo decisivo verso l’attuazione della EPBD IV e della transizione energetica nazionale
L.A. Piterà
SCENARI
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Ospedali del futuro: architetture resilienti, sostenibili e inclusive per la salute
A partire dal rapporto “Hospitals of the Future” pubblicato dall’OMS si sta delineando un nuovo modello di ospedale, una struttura complessa in grado di rispondere alle sfide di decarbonizzazione, integrazione nei territori e attenzione al benessere delle persone
C. Zilio, L. A. Piterà
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SALE OPERATORIE IBRIDE
Come progettare e realizzare sale operatorie ibride a contaminazione controllata
Una corretta progettazione e realizzazione deve tener conto di molteplici aspetti che impattano fortemente sia sulle dotazioni della sala sia sugli impianti di ventilazione e climatizzazione a contaminazione controllata
G. Romano, S. Cappelletti, N. Libero, A. Lebosi
CAMERE BIANCHE
40
ISO 14644-16: una guida per la riduzione dei consumi energetici nelle cleanroom e negli ambienti a contaminazione controllata
Lo standard offre una metodologia strutturata per ottimizzare l’efficienza energetica dei sistemi
HVAC in tutte le fasi, dalla progettazione alla gestione operativa
P. A. Galligani
VENTILAZIONE
46
Comfort e qualità dell’aria nelle strutture sanitarie
Impianti ben progettati e realizzati, con la corretta attenzione alla ventilazione con aria di qualità, permettono di ottenere condizioni di benessere e con costi sostenibili
S. La Mura
AREE SISMICHE
54
Sistemi di ventilazione delle metropolitane in aree sismiche (Parte 2)
Un articolo che tratta della valutazione sismica dei componenti non strutturali rispetto ad alcuni codici sismici internazionali e focus su Eurocodice e norme tecniche per le Costruzioni NTC 2018
R. Borchiellini, D. Papurello, C. Barbetta
PREMIO TESI DI LAUREA
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Studio della solidificazione e liquefazione di materiali a cambiamento di fase in strutture tridimensionali periodiche
Per stimare l’andamento termico dei PCM in strutture complesse il modello RC rappresenta un’alternativa efficiente, in termini di tempi e costi, rispetto alle tradizionali simulazioni CFD
L. Ruzza
Novità Prodotti
LA POMPA DI CALORE DALLE PRESTAZIONI PROFESSIONALI
Con la pompa di calore HP_OWER ONE R Aria-Acqua, in classe energetica A+++, Unical amplia la proposta di pompe di calore elettriche monoblocco. La pompa di calore sfrutta la tecnologia "full inverter" per raggiungere alte prestazioni (COP fino a 4,85 - EER fino a 5,40) a garantire un'ottima climatizzazione ambientale, vale a dire, riscaldamento e raffrescamento di tutti i locali, oltre che la produzione di acqua calda sanitaria. Ultracompatta e ad alta efficienza, è disponibile in sette modelli. HP_OWER ONE R è dotata di compressore DC Inverter Twin Rotary che permette di ridurre i consumi, di erogare in modo ottimizzato la potenza necessaria per la climatizzazione e ridurre le vibrazioni ed emissioni sonore. Ecco le caratteristiche in dettaglio:
• motori Brushless alta efficienza a modulazione progressiva continua DC Inverter
• modulazione portata aria per maggiore precisione erogazione temperatura allo scambiatore
• riduzione cicli di sbrinamento agendo sulla modulazione della portata d'aria
Il regolatore digitale integrato facilita le operazioni di regolazione, manutenzione e messa in funzione della macchina e comprende il configuratore di sistema e controllo di:
• produzione di acqua calda sanitaria tramite bollitore/accumulo dedicato
• doppio set point: regolazione di due temperature differenziate sia in riscaldamento che raffrescamento
• gestione integrazione del generatore ausiliario
• set point dinamico con curva climatica impostabile e lavoro con temperatura di mandata impianto modulante www.unical.eu
PDC PER ACQUA CALDA SANITARIA
Panasonic Heating & Ventilation Air Conditioning amplia la propria gamma di soluzioni per il riscaldamento residenziale con la nuova pompa di calore Aquarea DHW. Aquarea DHW è un sistema completo progettato per la produzione di acqua calda sanitaria, che integra un serbatoio fino a 260 litri con un sistema di controllo evoluto, per garantire un riscaldamento efficiente ad alta temperatura grazie anche all’utilizzo di refrigerante naturale R290. La nuova soluzione è disponibile sia
nella versione a parete, da 100 o 150 litri oppure in quella da pavimento, da 200 o 260 litri, con o senza serpentina aggiuntiva. Aquarea DHW è in grado di riscaldare l’acqua fino a 65 °C in modalità autonoma, arrivando fino a 75 °C con l’integrazione della resistenza elettrica, offrendo al contempo prestazioni elevate in classe energetica A+. Aquarea DHW è inoltre in grado di garantire il proprio funzionamento efficiente in un ampio range di temperature da -7 °C a 43 °C per la versione da pavimento, da -5ºC a +43 ºC per la versione a parete.
L’unità è progettata per integrarsi con facilità in qualsiasi ambiente domestico grazie alle diverse opzioni di installazione e ad un esiguo contenuto di refrigerante, soli 150 grammi, che consente di non aver restrizioni installative. Anche la manutenzione risulta semplificata: il design innovativo consente l’ispezione a secco delle componenti, mentre il serbatoio smaltato è dotato di un anodo in magnesio sostituibile che protegge dalla corrosione, contribuendo a prolungare la durata nel tempo del sistema.
L’intuitivo comando touch, semplice da utilizzare, offre sei diverse modalità operative e cinque funzioni consentendo agli utenti di gestire in modo pratico e personalizzato il comfort domestico, in ogni momento della giornata. Aquarea DHW è predisposta per il collegamento con impianti fotovoltaici ed è compatibile con pompe di ricircolo esterne. I modelli con serpentina aggiuntiva consentono di realizzare impianti integrati con altri tipi di generatori, tra cui i collettori solari termici. www.aircon.panasonic.eu
Novità Prodotti
SCALDACQUA IN POMPA DI CALORE
Clivet lancia AQUA F: un sistema efficiente e sostenibile per la produzione di acqua calda sanitaria, adattabile a nuclei familiari di varie dimensioni. Disponibile in tre capacità (100, 190 e 300 litri)
AQUA F si adatta perfettamente alle più differenti esigenze, dalle coppie, alle seconde case, agli uffici, fino a nuclei famigliari di 4-5 persone, palestre, piccoli esercizi commerciali come pettinatrici, con necessità di maggiori quantità di acqua calda.
Richiedendo solo l’allacciamento alla rete elettrica e idrica e offrendo la possibilità di canalizzare i flussi dell’aria, AQUA F risulta particolarmente adatto anche in fase di ristrutturazione di edifici e abitazioni, anche laddove ad esempio non è possibile installare le caldaie a gas a condensazione per mancanza delle canne fumarie adatte. AQUA F può lavorare in un range di temperatura dell’aria da -20 °C a +46 °C in funzionamento combinato (pompa di calore + resistenza elettrica) e addirittura da -7 °C a + 43 °C in sola pompa di calore. Inoltre. è possibile raggiungere temperature dell’acqua sanitaria superiori ai 65 °C grazie all’utilizzo della sola pompa di calore. Grazie alla tecnologia che recupera il calore dall’aria ambiente, il sistema riscalda l’acqua contenuta nel serbatoio consumando fino a tre volte meno energia rispetto ai boiler elettrici tradizionali, raggiungendo la classe energetica A+ secondo la direttiva europea ErP. I modelli da 190 e 300 litri sono inoltre compatibili con l’integrazione di pannelli fotovoltaici e solari termici, offrendo così la possibilità di aumentare ulteriormente l’efficienza energetica e la sostenibilità del sistema in ottica di risparmio e riduzione di emissioni. Un aspetto molto importante e distintivo di AQUA F è rappresentato dall’anodo elettronico attivo che assicura un’elevata protezione contro la corrosione riducendo la necessità di manutenzione e rendendo la vita dell’apparato praticamente eterna. www.clivet.com
CONTROLLER PER GESTIRE SIMULTANEAMENTE DUE VALVOLE DI ESPANSIONE ELETTRONICHE
Sanhua lancia eDual (SECD04), un controller avanzato per gestire fino a 2 valvole di espansione elettroniche, progettato per ottimizzare le prestazioni e l’efficienza nei sistemi HVAC&R.
Il driver della serie Sanhua SECD04 è dotato di un algoritmo per la regolazione del surriscaldamento in grado di gestire due valvole di espansione indipendenti nello stesso circuito. La logica di controllo implementata nel Driver eDual garantisce una regolazione automatica precisa del surriscaldamento, ottenendo il massimo rendimento degli evaporatori. Con il suo design compatto, un’interfaccia intuitiva e solide funzionalità, il SECD04 rappresenta un importante passo avanti nella gestione termica intelligente, offrendo un controllo preciso e una compatibilità avanzata. Caratteristiche principali del Driver eDual (SECD04):
• Controllo di due valvole stepper EEV
• Algoritmo PID avanzato per una regolazione automatica e precisa del surriscaldamento
• Protezione Quick-Safe che garantisce una protezione del surriscaldamento accettabile dal sistema con limiti inferiori e superiori definiti e non superabili; funzione che garantisce il corretto funzionamento del sistema in qualsiasi condizione
• Dimensioni ridotte, design ottimizzato per montaggio su guida DIN, facile da installare
• Alta efficienza energetica, garantisce massima efficienza dell’evaporatore www.sanhuaeurope.com
ALL’AVANGUARDIA E MINIMO IMPATTO AMBIENTALE
POMPE DI CALORE ACQUA-ACQUA REVERSIBILI
CON REFRIGERANTE ECOLOGICO R32
NGW è la più recente soluzione per interni, con alta efficienza energetica e impatto ambientale ridotto (GWP = 675). Produce acqua refrigerata o riscaldata, rispondendo così alle diverse esigenze di climatizzazione, sia in ambito residenziale che commerciale, e di raffreddamento di processo nei contesti industriali.
Disponibile nella versione H, con reversibilità interna al circuito frigorifero, e nella versione con reversibilità lato idraulico, la serie copre un’ampia gamma di potenze, da 107 kW a 788 kW frigoriferi. Le unità NGW sono dotate di leak detector integrato, un quadro elettrico completamente separato dal vano compressori e valvole di sicurezza doppie con rubinetto di scambio. Grazie alla cofanatura di serie, sono particolarmente silenziose e adatte all’installazione all’interno di machinery rooms conformi alla norma EN 378-3. NGW offre una vasta flessibilità operativa, consentendo la produzione di acqua refrigerata a temperature fino a -10°C e acqua calda fino a 60°C. Inoltre, vanta un’elevata efficienza sia in termini puntuali che stagionali, combinata con un design estremamente compatto.
Aermec S.p.A. via Roma, 996 - 37040 Bevilacqua (VR) T. +39 0442 633111 www.aermec.com
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BELIMO: MISURAZIONE SEMPLICE E AFFIDABILE DELLA PRESSIONE DIFFERENZIALE CON IL SENSORE 22PDP
La misurazione precisa della pressione differenziale è essenziale per il monitoraggio e l’ottimizzazione energetica dei sistemi HVAC. Con il nuovo sensore 22PDP, Belimo propone una soluzione all’avanguardia, semplice da installare e altamente affidabile. Grazie ai trasmettitori di pressione remoti, il sensore non necessita di una linea di impulso per il collegamento al sistema, riducendo notevolmente i tempi e la complessità dell’installazione. Elementi come la piastra di montaggio separata e la clip di fissaggio rimovibile contribuiscono ulteriormente a semplificare il montaggio.
Il sensore 22PDP offre numerose opzioni di configurazione direttamente in campo: è possibile selezionare il tipo di segnale in uscita, il campo di misura, la scalatura e il punto di zero. Il display LCD integrato consente una programmazione intuitiva e la visualizzazione immediata dei dati di misura. Inoltre, il cavo trasmettitore da tre metri rende il dispositivo adatto anche a installazioni complesse o in spazi difficili da raggiungere.
Ma l’innovazione Belimo non si ferma qui. L’azienda offre una gamma completa di sensori HVAC e contatori di energia termica progettati per garantire affidabilità superiore, installazione semplificata e integrazione perfetta con i principali sistemi di building automation. Il design intelligente dei sensori consente un montaggio rapido senza attrezzi, un commissioning agevole e una protezione IP65 / NEMA 4X, ideale per ambienti interni ed esterni.
Il Gruppo Belimo è leader mondiale nello sviluppo, nella produzione e nella vendita di dispositivi di regolazione per il controllo dell’efficienza energetica degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento. Gli attuatori per serrande, le valvole di regolazione, i sensori e i contatori costituiscono il core business dell’azienda. L’azienda ha registrato un fatturato di 765 milioni di franchi svizzeri nel 2021 e conta circa 2000 dipendenti. Informazioni sull’azienda e sui suoi prodotti sono disponibili su Internet all’indirizzo www.belimo.com.
Le azioni di BELIMO Holding AG sono quotate alla SIX Swiss Exchange dal 1995 (BEAN).
La gamma Belimo include:
• Pannelli ambiente
• Termostati antigelo
• Sensori di pressione differenziale
• Sensori di CO₂, umidità e temperatura
• Sensori di condensa
• Sensori di portata
• Contatori di energia termica
I contatori di energia termica Belimo, inclusa la Energy Valve™, combinano misurazione, controllo e fatturazione dell’energia in un unico dispositivo. Sono certificati secondo la normativa EN 1434/MID e abilitati per la fatturazione remota basata su IoT. Inoltre, il monitoraggio automatico del glicole con compensazione brevettata garantisce una misurazione precisa anche in presenza di variazioni nella concentrazione del fluido.
Questi dispositivi rappresentano una soluzione ideale per chi cerca efficienza energetica, comfort ambientale e affidabilità nel tempo. Tutti i sensori e contatori Belimo sono coperti da una garanzia di 5 anni, a testimonianza dell’impegno dell’azienda verso la qualità e la durata dei propri prodotti.
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Il nuovo sensore di pressione differenziale Belimo
Novità Prodotti
NUOVI COMPRESSORI SCROLL
In un settore, quello della climatizzazione e della refrigerazione, sempre più al centro della transizione energetica globale, BITZER annuncia il lancio ufficiale delle nuove serie di compressori scroll ORBIT+ e ORBIT
PRO. La serie ORBIT+ si distingue per l’integrazione di motori sincroni a magneti permanenti (LSPM), una tecnologia che consente un rendimento energetico superiore rispetto ai motori asincroni tradizionali, senza necessità di inverter per l’avviamento. Il risultato è un compressore capace di garantire elevata efficienza a carichi parziali, silenziosità operativa e un’ottima affidabilità, particolarmente indicato per sistemi chiller e pompe di calore ad alta efficienza. Compatibile con una vasta gamma di refrigeranti a medio e basso GWP — tra cui R410A, R452B, R454B e R32 — ORBIT+ è stato progettato per offrire flessibilità anche nelle configurazioni multiple. La possibilità di funzionare in tandem o trio tramite la tecnologia BAHT (BITZER Advanced Header Technology) consente inoltre una modulazione efficiente della capacità e una gestione ottimizzata dell’olio, elementi chiave per migliorare le performance. Il tutto si traduce in una maggiore durata degli impianti, efficienze stagionali più elevate e costi operativi ridotti. Se ORBIT+ si rivolge a chi cerca massima efficienza con refrigeranti HFC/
HFO a basso GWP, la nuova linea ORBIT PRO è stata invece specifica mente progettata per il funzionamento con R290 (propano), refrigerante naturale con GWP estremamente basso e una sempre maggiore diffu sione nel mercato europeo. Una scelta non solo tecnologica, ma anche strategica: con l’inasprirsi delle normative ambientali e la crescente attenzione verso la sicurezza e la sostenibilità, il propano si impone come uno dei protagonisti della nuova generazione di impianti HVAC&R. ORBIT PRO nasce per rispondere a questa esigenza, offrendo una solu zione robusta, affidabile e adatta alle applicazioni reversibili in pompa di calore, sia in ambito residenziale che commerciale. Le caratteristi che tecniche sono pensate per garantire ampia copertura operativa: temperature di evaporazione comprese tra –30 °C e +30 °C, conden sazione tra +10 °C e +80 °C, e capacità frigorifere che vanno da 16 a 64 kW, con capacità termiche da 21 a 82 kW. Il design meccanico è stato ottimizzato per gestire in sicurezza un refrigerante infiammabile come il R290, senza compromessi sulle performance. Gli spostamenti volumetrici variano da 19,8 a 77,2 m³/h a 50 Hz, confermando la versa tilità della gamma anche in impianti di medio-grandi dimensioni. www.bitzer.de
Belimo dispone di una gamma completa di sensori per tutte le tue applicazioni.
I sensori e i contatori di energia termica Belimo offrono un’affidabilità superiore, una facile installazione e una perfetta integrazione con i sistemi di building automation. L’innovativo design consente un’installazione rapida senza attrezzi, un facile commissioning e un grado di protezione IP65/NEMA4X.
La gamma di sensori Belimo copre tutte le tue esigenze applicative, con una garanzia di 5 anni:
• PANNELLI AMBIENTE
• TERMOSTATI ANTIGELO
• SENSORI DI PRESSIONE DIFFERENZIALE
• SENSORI DI CO2 / UMIDITÀ / TEMPERATURA
• SENSORI DI CONDENSA
• SENSORI DI PORTATA
• CONTATORI DI ENERGIA TERMICA
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UN NUOVO PROGETTO RESIDENZIALE DI
LUSSO TRA ARCHITETTURA, TECNOLOGIA
E QUALITÀ DELLA VITA
Nel cuore dell’EUR, il progetto abitativo 126Martini ridefinisce il concetto di residenza urbana coniugando rigore architettonico, innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale
Un nuovo paradigma dell’abitare prende forma a Roma, nel quartiere EUR. Si chiama 126Martini e fonde design architettonico, tecnologia ed efficienza energetica per offrire nuovi standard di comfort e qualità della vita. Un’iniziativa che rappresenta una visione evoluta dell’appartamento urbano, dove luce naturale, benessere psicofisico e attenzione all’ambiente si incontrano in un equilibrio progettuale misurato e funzionale.
Sviluppato e promosso da CAM Group, il progetto 126Martini si distingue per la forte identità architettonica: grandi pareti vetrate, prospetti trasparenti e l’integrazione di ampie serre bioclimatiche ne permettono l’inserimento armonioso con il contesto circostante, simbolo riconosciuto di modernità e razionalismo.
Lusso sostenibile per un abitare consapevole
Ogni unità abitativa è concepita per offrire un’esperienza residenziale di alto profilo, dove materiali pregiati e tecnologie all’avanguardia creano ambienti eleganti, salubri e performanti. La classe energetica A è ottenuta grazie all’impiego di soluzioni tecniche e impiantistiche studiate con attenzione per massimizzare l’efficienza e la sostenibilità dell’edificio, riducendo al minimo gli sprechi, contenendo i costi e ottimizzando il consumo di risorse.
“Le serre bioclimatiche collocate all’interno delle logge consentono di captare l’irraggiamento solare durante le ore diurne e di rilasciare progressivamente il calore accumulato – spiega l’Ing. Andrea Marinelli di CAM Group – riducendo così l’utilizzo di altre fonti di energia per il riscaldamento degli ambienti. Anche la gestione dell’acqua è oggetto di un’attenta progettazione: un sistema centralizzato di decalcificazione è affiancato da una tecnologia di filtraggio e mineralizzazione dell’acqua potabile. Inoltre, all’interno di ogni unità abitativa, miscelatori aria-acqua di ultima generazione favoriscono un utilizzo idrico più efficiente e responsabile”.
Per garantire un microclima salubre e la massima qualità abitativa, negli appartamenti sono state installate delle unità di ventilazione meccanica controllata decentralizzata, che consentono non solo il ricambio costante dell’aria, ma anche il filtraggio di pollini, batteri, agenti inquinanti e polveri sottili. In ogni abitazione sono stati installati i sistemi Helty Flow40, progettati per essere inseriti all’interno della muratura e lasciare a vista solo l’elegante cover del pannello comandi, da cui l’utente può regolare le prestazioni e gestire le funzionalità della VMC.
“Abbiamo optato per la ventilazione decentralizzata – commenta l’Ing. Andrea Marinelli di CAM Group – per evitare canalizzazioni invasive e controso tti che avrebbero compromesso la qualità architettonica degli ambienti, imponendo
di rinunciare a una parte importante dello spazio abitabile. Il sistema Flow40 di Helty, infatti, scompare nella parete, non necessita di tubazioni e combina eccellenti prestazioni con un ingombro pari a zero. Il nostro obiettivo è garantire un’esperienza abitativa d’eccellenza non solo in termini di salubrità, ma anche dal punto di vista estetico, in modo che ogni residente possa vivere felicemente, senza rinunce e secondo il proprio stile”.
Efficiente e performante, ogni unità di VMC Helty Flow40 integra di serie un sensore igrometrico che monitora i livelli di umidità, un filtro F7 - ePM2,5 65% in grado di abbattere oltre il 65% del particolato PM2,5 e uno scambiatore di calore entalpico a flussi incrociati, che consente di recuperare fino al 91% del calore contenuto nel flusso d’aria in uscita e di utilizzarlo per pre-temperare quello in entrata, migliorando il bilancio termico complessivo dell’involucro edilizio.
Per le tecnologie adottate, 126Martini non è solo un luogo di abitare, ma spazio di rigenerazione quotidiana, costruito attorno ai bisogni reali delle persone: luce, aria pulita, relazione con l’ambiente esterno. Un progetto pensato per chi desidera vivere Roma da una nuova prospettiva, tra design, comfort, innovazione e natura.
Novità Prodotti
REGOLATORE PER RISCALDAMENTO A PAVIMENTO A 8 CANALI
A partire da ottobre, il collaudato Regolatore per riscaldamento a pavimento Homematic IP, dotato di attuatori motorizzati per le valvole, sarà disponibile anche in un nuovo formato compatto: eQ-3 proporrà la versione compatta a 8 canali – che si affianca alla già esistente versione a 12 canali - ideale per spazi abitativi più piccoli e quindi adatta alla maggior parte degli appartamenti e abitazioni indipendenti. Sulla base della temperatura ambiente desiderata, il Regolatore regola automaticamente il flusso dell’acqua nei circuiti di riscaldamento. È possibile configurare fino a sei programmi di riscaldamento/raffrescamento con profili di temperatura personalizzati per adattarsi alla routine quotidiana. Algoritmi intelligenti compensano in automatico le variazioni nella richiesta termica delle stanze e nelle condizioni idrauliche – realizzando così un bilanciamento idraulico automatico a livello di circuito. Rispetto alle valvole tradizionali, l’uso di attuatori motorizzati consente un notevole risparmio di energia elettrica e permette una regolazione praticamente continua del flusso termico. Inoltre il flusso uniforme protegge il generatore di calore, ne prolunga la vita utile e migliora l’efficienza dell’impianto, riducendo i cicli di accensione: una combinazione ideale, soprattutto in abbinamento alle pompe di calore. Grazie al design compatto e alle molteplici opzioni di montaggio – su guida DIN, guida C o a vite – il dispositivo può essere installato facilmente all’interno del collettore dell’impianto. Anche il collegamento degli attuatori motorizzati è semplificato, grazie ai connettori preassemblati e il display retroilluminato mostra chiaramente lo stato delle valvole, facilitando l’installazione e la verifica del funzionamento. Il Regolatore a 8 canali può operare in modalità
Nuova Linea Flow-R
VMC per la mitigazione del rischio radon
stand-alone, in combinazione con un massimo di otto termostati a parete compatibili Homematic IP, oppure integrarsi nel sistema domotico Homematic IP. Tutte le impostazioni sono configurabili comodamente tramite l’app Homematic IP. Il dispositivo è inoltre compatibile con oltre 150 altri prodotti smart del catalogo Homematic IP. homematic-ip.com/
I prodotti della Linea R sono progettati per fornire una soluzione efficace e poco invasiva nella gestione del rischio radon. Le unità VMC possono essere programmate a distanza, impostando scenari di funzionamento personalizzati; oppure tarate in loco, in funzione della concentrazione di gas radon rilevata nell’ambiente.
MICROFLEX®: TUBAZIONI PREISOLATE
FLESSIBILI PER IL TRASPORTO DI FLUIDI CALDI E FREDDI
Microflex® di Watts è il sistema di tubazioni flessibili preisolate per il trasporto di fluidi negli impianti di riscaldamento, raffrescamento centralizzato e per l’acqua sanitaria e potabile. Progettato per soddisfare le esigenze di molteplici applicazioni, sia in singole strutture residenziali che in grandi impianti di teleriscaldamento, Microflex® permette il trasporto interrato di fluidi freddi (acqua potabile, alimentazione impianti industriali) e di fluidi caldi, in impianti centralizzati di riscaldamento con temperatura di picco fino a 95 °C. Inoltre, può anche essere utilizzato per gli impianti di climatizzazione.
Grazie al peso contenuto e all’elevata flessibilità, le tubazioni Microflex® sono facilmente installabili; in particolare, consentono all’installatore di realizzare lunghe tratte e superare con agilità eventuali ostacoli, creando curve e cambi di direzione senza utilizzare raccordi o giunti. Progettata per essere interrata, la flessibilità e le dimensioni compatte della gamma Microflex® riducono lo spazio di scavo a vantaggio di tempi e costi di installazione.
Le tubazioni preisolate Microflex® sono costituite da tubi in PEX-a reticolato conformi alle norme DIN 16892/16893 e ISO 15875. L’ampio strato di isolamento in espanso di polietilene reticolato a cellule chiuse mantiene nel tempo il grado iniziale di isolamento termico, mentre la guaina esterna – in corrugato di polietilene ad alta densità – ha la doppia funzione di assicurare una protezione da agenti esterni e garantire un’ottima flessibilità.
Microflex® HP: la soluzione all-in-one per le pompe di calore
Il nuovo Microflex ® HP è la soluzione ideale per il collegamento di pompe di calore quali, ad esempio, quelle aria-acqua monoblocco. Il design intelligente
di Microflex® HP riunisce i tubi di mandata e ritorno per il riscaldamento e/o il raffrescamento con due tubi corrugati per i cavi di alimentazione e di rete all’interno della stessa guaina esterna. I tubi corrugati vuoti consentono il passaggio sicuro dei cavi In ragione del peso contenuto, dell’estrema flessibilità e solidità, questa soluzione consente una posa facile e rapida, anche in presenza di ostacoli o di condizioni disagevoli.
Il sistema di tubazioni preisolate Microflex® è composto da un tubo di servizio isolato termicamente e rivestito da una guaina protettiva a doppia parete in polietilene ad alta densità (HDPE) e realizzata secondo il principio della “camera chiusa” per proteggere dagli urti il tubo interno e il materiale isolante. Le nervature della guaina esterna corrugata, inoltre, sono completamente chiuse rendendo così impossibile l’ingresso dell’acqua in caso di danneggiamento della parete esterna. Il materiale isolante è in polietilene espanso reticolato. La struttura a cellule chiuse del materiale assicura un assorbimento di acqua ridotto al minimo. Il materiale è esente da CFC.
Gamma Microflex®: la scelta ideale per i progettisti
La gamma Microflex® è particolarmente apprezzata dai progettisti grazie alla combinazione di flessibilità, affidabilità e prestazioni superiori. Le tubazioni pre-isolate Microflex® facilitano la progettazione di sistemi termoidraulici efficienti e duraturi, riducendo i tempi e i costi di installazione. Grazie alla loro versatilità e alla qualità dei materiali, le tubazioni Microflex® permettono di creare soluzioni su misura per ogni progetto, sia esso residenziale, commerciale o industriale. Inoltre, l’ampia gamma di accessori e raccordi disponibili consente ai progettisti di personalizzare e ottimizzare ogni impianto. Scegliere Microflex® significa optare per soluzioni di trasporto complete e flessibili con caratteristiche di isolamento di alta qualità, capace di garantire performance eccezionali, durabilità e risparmio energetico in ogni applicazione.
Novità Prodotti
SOLUZIONE COMPATTA E INTEGRATA PER LA GESTIONE DI
DUE CIRCUITI IDRAULICI
TacoFlow3 DUO e DUO Hybrid rappresentano la soluzione compatta e integrata sviluppata dai ricercatori Taconova per la gestione simultanea di due circuiti idraulici. Pensati per impianti ibridi, bifamiliari o con fonti di calore differenziate, i nuovi circolatori TacoFlow3 rispondono alle esigenze di flessibilità e risparmio energetico dei moderni sistemi di climatizzazione centralizzata. In particolare TacoFlow3 Duo è una pompa di circolazione progettata per controllare due circuiti indipendenti, ad esempio gestire separatamente due zone termiche o due abitazioni all’interno dello stesso edificio. TacoFlow3 Duo Hybrid è invece specificamente sviluppata per applicazioni che combinano una pompa di calore con una caldaia o con un impianto solare termico, gestendo in parallelo la produzione di calore da fonti diverse. Negli impianti solari termici, TacoFlow3 DUO Hybrid consente di ottimizzare la resa del collettore solare coordinando l’apporto solare con la fonte ausiliaria.
In una configurazione tipica, la prima pompa gestisce il
circuito primario del collettore, trasferendo calore all’accumulo, mentre la seconda regola la distribuzione verso il circuito di riscaldamento o acqua sanitaria. La regolazione elettronica indipendente dei due circuiti permette di evitare surriscaldamenti, migliorare il bilanciamento e ridurre al minimo le perdite di energia.
I motori ECM a regolazione elettronica garantiscono un’elevata efficienza energetica, adattando il funzionamento delle pompe in base alle variazioni del carico. Il controllo digitale separato, le protezioni integrate contro funzionamento a secco, blocchi e surriscaldamento, e la funzione anti-stallo automatica assicurano affidabilità anche in condizioni operative variabili. Il sistema plug-and-play e le opzioni di cablaggio TacoSmart semplificano l’installazione, anche in spazi ristretti o in retrofit su impianti esistenti. La classe di protezione IP44 e i cavi preassemblati rendono il dispositivo adatto a diverse configurazioni tecniche. www.taconova.com
Powered by Viessmann: la qualità si riconosce
Più comfort oggi, più valore domani. Con un sistema integrato per riscaldare, raffrescare e produrre energia pulita, installato da un Partner qualificato consigliato da Viessmann, l’edificio guadagna efficienza e valore nel tempo.
viessmann.it
SIME INVESTE NEL FUTURO E RINNOVA IL LABORATORIO R&D
Un passo importante per sostenere l’innovazione green, dalle pompe di calore elettriche ai gas rinnovabili, confermando la volontà di mantenere competenze e manifattura in Italia
SIME, azienda veronese con oltre cinquant’anni di storia nel settore del riscaldamento e del comfort domestico, annuncia l’inaugurazione del nuovo Laboratorio di Ricerca e Sviluppo presso la sede principale di Legnago. L’investimento, di quasi 2 milioni di euro, rappresenta una scelta strategica in linea con le politiche europee orientate alla decarbonizzazione ed alla sostenibilità ambientale e rientra in un piano industriale più ampio che mira a rafforzare la presenza manifatturiera in Italia.
Un laboratorio all’avanguardia per le energie rinnovabili
I nuovi investimenti realizzati nel laboratorio R&D consentono a SIME di posizionarsi ai vertici del settore per capacità di sviluppo e certificazione dei prodotti green: dal full-electric delle pompe di calore ai gas rinnovabili come idrogeno e biometano, con un approccio multitecnologico che risponde alle diverse esigenze degli impianti europei.
Tra le principali novità:
• Due nuove camere climatiche per certificare pompe di calore elettriche o ibride, secondo le più stringenti normative europee, in condizioni climatiche estreme di temperatura e umidità. Si tratta di strutture di ultima generazione, compatibili con gas refrigeranti a basso impatto ambientale e dotate di tutte le sicurezze per test con idrogeno e gas rinnovabili.
• Aggiornamento delle postazioni di test per caldaie e sistemi ibridi con l’inserimento di strumentazione e sicurezze per idrogeno e altri gas rinnovabili.
• Una nuova sala per prove di rumore per sviluppare prodotti sempre più performanti e silenziosi.
• Una nuova sala per test di compatibilità elettromagnetica (EMC) a garanzia della massima affidabilità dei prodotti.
• Un nuovo sistema di raccolta dati totalmente digitalizzato per ridurre i tempi di prova e ottimizzare il processo di sviluppo.
Il laboratorio SIME, il primo in Italia ad aver ottenuto nel 2001 l’accreditamento per prove CE su caldaie, comprende inoltre:
• Nove postazioni per la certificazione di caldaie a gas, gasolio, pellet e legna con potenze fino a 1.200 kW.
• Una sala di simulazione impiantistica per la messa a punto di termoregolazioni.
• Un reparto affidabilità con 12 postazioni di test vita accelerata.
• Un’officina di prototipazione interna. Queste strutture, nel loro insieme, rafforzeranno la capacità di SIME di sviluppare nuovi prodotti affidabili e innovativi e saranno al tempo stesso un prezioso supporto per la formazione dei centri assistenza e dei principali clienti.
Un approccio pragmatico con vantaggi per tutta la filiera
Il mercato delle pompe di calore in Europa incontra ancora barriere tecniche ed economiche, soprattutto negli edifici esistenti. SIME propone un approccio pragmatico con soluzioni innovative capaci di generare vantaggi per tutta la filiera.
• Per gli installatori e centri assistenza: prodotti più facili da installare, tempi e complessità ridotti, formazione continua e mirata sulle nuove tecnologie.
• Per gli utenti finali: soluzioni innovative per il risparmio energetico grazie a prodotti compatti, silenziosi e con minimo impatto nella sostituzione dei vecchi apparecchi.
• Per distributori e rivenditori: prodotti costantemente adeguati alle normative e alle richieste del mercato, con tempi di risposta più rapidi.
Visione industriale e legame con il territorio
Questo investimento si inserisce in un piano industriale più ampio che porterà, nei prossimi anni, all’introduzione e alla riconversione di linee produttive dello stabilimento di Legnago che saranno dedicate alle pompe di calore e andranno ad aggiungersi a quelle già attive per i sistemi ibridi e per i generatori a combustibili green. L’obiettivo è rafforzare il ruolo di SIME come punto di riferimento manifatturiero nella produzione di soluzioni energetiche rinnovabili a livello europeo.
Tutti gli stabilimenti produttivi del gruppo SIME sono situati in provincia di Verona, confermando lo stretto legame con il territorio e la volontà di mantenere progettazione, produzione e servizi in Italia. Ciò garantisce non solo la salvaguardia dell’occupazione, ma anche lo sviluppo di nuove professionalità qualificate.
INGEGNERIA INDUSTRIALE CENTUM
SISTEMA DI FISSAGGIO PER CARICHI PESANTI
Profili in 4 sezioni diverse*, asolati sui 4 lati
Montaggio con bullone dentato CENTUM® T-Lock Plus e T-Lock
Carico massimo per bullone 16kN
Ottima resistenza alla torsione
Installazione rapida e versatile
Scopri di più
Novità Prodotti
SISTEMA IBRIDO INTELLIGENTE PER LA CASA DEL FUTURO
Riello annuncia l'uscita di ADAPTO HYBRID, il nuovo sistema ibrido residenziale multi-energia che rappresenta il perfetto equilibrio tra un sistema a gas ed uno elettrico, pensato per rispondere in modo concreto alla crescente domanda di prodotti ad alta efficienza energetica da parte degli utenti. ADAPTO HYBRID consente di integrare la tecnologia della pompa di calore e quella della caldaia a condensazione attivando il funzionamento di una o entrambe le fonti energetiche, in base alle preferenze dell’utente e alle condizioni climatiche. Questo sistema offre riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria in un’unica soluzione, offrendo un’elevata efficienza nella gestione energetica domestica, tenendo sotto controllo le bollette e migliorando l’impatto ambientale. Come suggerisce il suo stesso nome, ADAPTO HYBRID è stato progettato per adattarsi a diverse tipologie di impianti di riscaldamento: impianti già esistenti o inseriti in contesti più complessi di riqualificazione. Compatto, versatile e silenzioso, ADAPTO HYBRID si distingue in particolare per la facilità d’installazione: questa vera e propria soluzione factory made, costituita da caldaia a condensazione e pompa di calore ibrida compatta, consente infatti di realizzare
un unico impianto in grado di offrire riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria, per un elevato efficientamento energetico e un perfetto comfort termico, in molteplici tipologie di abitazione. L’intelligenza di sistema, grazie ad uno speciale algoritmo proprietario, permette di ottimizzare l'utilizzo delle due fonti energetiche del sistema ibrido in base alle preferenze dell'utente, che può privilegiare l’ottimizzazione del costo economico oppure la riduzione dell'impatto ambientale: un grande passo avanti rispetto ai tradizionali sistemi ibridi residenziali, con funzionamento simultaneo della pompa di calore e della caldaia, volto al raggiungimento del costo minimo di esercizio. Inoltre, la presenza di due generatori aiuta ad assicurare la continuità del servizio offrendo stabilità e solidità al sistema. ADAPTO HYBRID combina insieme quattro componenti principali: l’unità esterna della pompa di calore split residenziale Riello Adapto da 3,5 kW in
R32, la sua unità interna Kit Idraulico Hybrid, la caldaia a condensazione Start in versione combinata e il System Manager avanzato Hi, Comfort T300-Hy, che consente di gestire le funzioni anche da remoto, per avere sempre una panoramica completa e aggiornata del funzionamento del proprio sistema. www.riello.it
SOLUZIONE CAD INTELLIGENTE
Nel lavoro quotidiano dei progettisti e dei tecnici, poter contare su un software CAD performante e compatibile con gli standard di settore è una condizione necessaria per collaborare in modo fluido e gestire progetti complessi in tempi rapidi. In un mercato sempre più orientato all’efficienza e alla sostenibilità economica, cresce la domanda di soluzioni CAD alternative che garantiscano prestazioni elevate, facilità d’uso e flessibilità nelle licenze. ZWCAD 2026 di Wetech System si sta affermando come una delle soluzioni più intelligenti in questo scenario. Perché scegliere ZWCAD 2026?
• Compatibilità nativa DWG/DXF: ZWCAD supporta nativamente i formati DWG e DXF, garantendo piena interoperabilità con AutoCAD® dalla versione R12 in poi senza necessità di conversione.
• Interfaccia familiare, apprendimento immediato: L’interfaccia è altamente personalizzabile e disponibile in modalità classica o Ribbon. I comandi, inclusi quelli legacy, sono pressoché identici a quelli di AutoCAD®, assicurando continuità operativa ai progettisti senza curva di apprendimento.
• Prestazioni elevate e gestione fluida dei progetti: ZWCAD è progettato per offrire un ambiente stabile, veloce e reattivo
anche su disegni complessi. Grazie al suo motore grafico ottimizzato, riduce i tempi di apertura, modifica e salvataggio, massimizzando la produttività del team tecnico.
• Licensing flessibile: massima libertà con licenze perpetue o in abbonamento, utilizzabili in modalità Standalone o Network (multi-utente), ideali per studi e aziende di tutte le dimensioni.
• IFC Import/Export: collaborazione ottimizzata tra i diversi ambiti progettuali grazie al miglioramento della compatibilità con il formato IFC. Ora puoi filtrare i componenti durante l'importazione, esportare attributi personalizzati, recuperare oggetti in modo intelligente tramite l'albero della struttura e allegare riferimenti per un riutilizzo più efficace del modello.
• Assistenza tecnica in lingua italiana: Con l’acquisto di una licenza ZWCAD 2026 è incluso un anno di assistenza tecnica gratuita fornita dal team specializzato di Wetech System, Gold Reseller di ZWSOFT, che garantisce un supporto tempestivo e qualificato per risolvere qualsiasi problema tecnico o esigenza operativa.
Novità ZWCAD 2026: funzionalità
smart con supporto AI
ZWCAD 2026 integra una serie di strumenti smart basati su
intelligenza artificiale che semplificano la progettazione e riducono drasticamente il tempo dedicato a operazioni ripetitive:
• Smart Match: riconosce automaticamente elementi simili e consente modifiche in batch, evitando ripetizioni manuali;
• Similar Search: cerca blocchi simili nei file locali in base a una grafica specifica, facilitando il riutilizzo di oggetti e dettagli già modellati;
• Smart Plot potenziato: ZWCAD consente di stampare in batch più file in modo automatico, adattando i formati e ottimizzando le impostazioni. L’interfaccia è stata semplificata per ridurre errori e rendere l’output rapido, intuitivo e senza interruzioni. www.zwcaditalia.it
Requisiti minimi e CT 3.0: le novità legislative
Il nuovo assetto normativo rappresenta un passo decisivo verso l’attuazione della EPBD IV e della transizione energetica nazionale
L.A. Piterà*
Afine giugno di quest’anno, la Commissione europea ha pubblicato le linee guida per l’attuazione della EPBD IV (Unione Europea, 2024), che l’Italia dovrà recepire entro marzo 2026. Nel frattempo, nell’ambito del recepimento nazionale della EPBD III (Governo Italiano, 2020a; Unione Europea, 2018), il quadro legislativo italiano è in corso di aggiornamento con la bozza di revisione del D.M. “Requisiti Minimi” (Governo Italiano, 2015), approvata dalla Conferenza Unificata a fine luglio, che ha carattere prevalentemente “manutentivo” su decreto vigente, in attesa del salto metodologico e prestazionale richiesto dalla EPBD IV al fine di conseguire gli
obiettivi di decarbonizzazione previsti al 2030 e al 2050.
Sul fronte incentivi, il 26 settembre è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (MASE, 2025) il CT 3.0, che sostituirà dal 26 dicembre 2025 il CT 2.0 (Governo Italiano, 2016a) e che riorienterà platea, interventi e criteri di incentivazione per accelerare elettrificazione, ridurre le emissioni di gas clima alteranti e uso delle rinnovabili, allineando questo strumento con l’art. 7, c.4 del D.Lgs. 102 (Governo Italiano, 2014).
D.M. “Requisiti Minimi” – la bozza di fine luglio
Finalità e tempistiche Nella bozza sono stati aggiornati i riferimenti legislativi e quelli normativi, con particolare riferimento alle UNI/TS 11300 parti 5 e 6 (UNI, 2016a, 2016b) e alla UNI 10339, ritirata senza sostituzione a luglio 2024. Inoltre, sono state integrate le FAQ ministeriali di competenza, inserendo quelle relative agli anni 2015, 2016 e 2018,
e sono stati previsti periodi transitori più ampi sia per le norme tecniche, da 90 a 180 giorni, sia per l’entrata in vigore del decreto in questione, posticipata a 180 giorni dalla pubblicazione in GU.
Criteri generali e definizioni
La bozza di revisione del Decreto introduce alcune modifiche rilevanti in materia di allocazione dei fattori energetici e di classificazione degli edifici.
Un primo cambiamento riguarda la cogenerazione: i fattori di allocazione dell’energia elettrica e termica non saranno più determinati in base ai rendimenti dell’unità cogenerativa e ai valori di riferimento, ma in funzione media annuale della temperatura esterna e di quella del fluido termovettore a valle dell’impianto.
Sarà inoltre ampliato il perimetro di applicazione delle fonti rinnovabili con la possibilità di impiegare in situ l’energia elettrica da queste prodotta anche per coprire i consumi legati al trasporto di persone negli edifici non residenziali, ad esempio per ascensori e scale mobili Resteranno invece invariati, per il momento, i fattori di conversione in energia primaria dei diversi vettori energetici, rinnovabili e non.
Per quanto riguarda la classificazione degli edifici, si dovrà tener conto della destinazione d’uso prevalente in termini di volume climatizzato. In particolare, viene confermato che:
• l’edificio di nuova costruzione è quello con titolo abilitativo richiesto dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto:
• Sono assimilati agli edifici di nuova costruzione quelli soggetti a:
• demolizione e ricostruzione, indipendentemente dal titolo abilitativo;
• ampliamenti intesi come recupero di volumi non climatizzati o cambio di destinazione d’uso, quali sottotetti
e depositi, oppure nuove porzioni di volume superiore al 15% di quello lordo climatizzato esistente o comunque oltre i 500 m³. Gli ampliamenti sono a loro volta distinti in:
⚬ connessione funzionale con il volume preesistente o con una nuova unità immobiliare: in questo caso, i requisiti si applicano solo alla porzione ampliata;
⚬ estensione di sistemi tecnici comuni: in questo caso la prestazione energetica si calcola sui dati tecnici degli impianti collettivi; e viene specificato che, nel caso di ristrutturazione importante o di riqualificazione energetica contestuale all’ampliamento, la parte ampliata è assimilata a un edificio di nuova costruzione e quindi i requisiti devono essere rispettati sia per la parte esistente sia per quella nuova, salvo che il volume lordo climatizzato dell’ampliamento sia inferiore al 15% di quello esistente o a 500 m³, nel qual caso valgono le regole per le ristrutturazioni o le riqualificazioni.
La valutazione del volume dell’ampliamento dipenderà dal sistema di riscaldamento esistente, considerando l’intero edificio nel caso di impianto centralizzato e la singola unità immobiliare nel caso di impianto autonomo.
Infine, il cambio di destinazione d’uso non sarà assimilabile a una nuova costruzione, ma, qualora siano previsti interventi ricadenti nel decreto, si applicheranno i requisiti corrispondenti al tipo di opera eseguita.
Edifici a energia quasi zero e prescrizioni aggiornate
La bozza di revisione prevede che gli NZEB-Nearly Zero Energy Buildings dovranno non solo rispettare i requisiti di efficienza energetica, ma anche integrare fonti rinnovabili secondo i
criteri dell’Allegato 3 del D.Lgs. 199 (Governo Italiano, 2021)
Nella valutazione delle fonti rinnovabili sarà considerata la natura dei servizi energetici comuni o esclusivi delle singole unità, mentre la potenza elettrica è sempre riferita all’intero edificio.
Prescrizioni e verifiche
La bozza di revisione prevede per questi aspetti alcune modifiche come illustrato di seguito:
Coefficiente medio globale di scambio termico, H’T
Nella bozza restano invariati i valori di riferimento di H’T per nuove costruzioni e demolizioni con ricostruzione, mentre per le ristrutturazioni di primo livello il limite dipenderà dalla zona climatica e dal rapporto iniziale tra superfici vetrate e totali. Per le ristrutturazioni di secondo livello la verifica della H’ T sarà eliminata e sostituita dal controllo delle trasmittanze limite comprensive dei ponti termici.
Verifiche termoigrometriche
Saranno effettuate sia sulle sezioni correnti sia sui ponti termici. Nella bozza di revisione è citata anche in maniera generica la necessità di coniugare il contenimento dei consumi di energia non rinnovabile e totale con il benessere termoigrometrico e la qualità dell’aria; in particolare, il riferimento al benessere termoigrometrico appare non chiaro nel momento in cui si considerano le di classi di concentrazione, che invece riguardano la qualità dell’aria.
Chiusure trasparenti
Per le chiusure trasparenti, tranne che per quelle degli edifici ricadenti nella categoria E.8, viene confermata la soglia del fattore di trasmissione solare totale ggl+sh pari a 0,35, con metodologie di calcolo aggiornate alle norme UNI EN 13363-1/2 (UNI, 2008, 2006) e UNI EN 14501 (UNI, 2021), che consentono di includere schermature fisse, mobili o dispositivi oscuranti.
Ristrutturazione degli impianti termici
La ristrutturazione dell’impianto termico sarà definita in maniera più dettagliata rispetta al Decreto in vigore, distinguendo tra modifiche sostanziali e trasformazioni da sistemi centralizzati a individuali. Inoltre, sarà previsto che all’entrata in vigore del decreto, 180 giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, negli edifici non residenziali con Pn > 290 kW diventerà obbligatoria l’installazione
di sistemi di automazione e controllo di classe B secondo la norma UNI EN 52120-1 (UNI, 2022).
Requisiti impiantistici
Per le pompe di calore elettriche e a gas e per i gruppi frigoriferi negli interventi di nuova costruzione, ristrutturazione o riqualificazione il riferimento ai requisiti minimi di COP, GUE ed EER verrà sostituito con i requisiti stabiliti dai regolamenti Ecodesign europei.
Interventi mirati
La bozza di revisione introduce semplificazioni per interventi mirati, come la sostituzione di serramenti e l’installazione di chiusure oscuranti: la relazione tecnica potrà essere parzialmente compilata e sarà sufficiente una dichiarazione dell’impresa esecutrice che attesti la trasmittanza dei serramenti sostituiti e la documentazione attestante la marcatura CE dei nuovi serramenti, così, come prevista dal decreto.
Edificio di riferimento
Il modello di edificio di riferimento dovrà essere definito in base alle misure esterne lorde, in linea con pratiche già adottate da alcune Regioni. Restano confermati i valori di trasmittanza delle strutture opache e trasparenti, mentre verrà inserita una gamma di ponti termici di riferimento, tra cui balconi, serramenti con architrave e cassonetto. La parte impiantistica non subirà variazioni rispetto al testo del DM Requisiti minimi vigente.
Ambito di applicazione dell’Appendice B
L’Appendice B si applicherà anche alle ristrutturazioni di secondo livello, con l’obbligo di verificare la trasmittanza comprensiva di ponti termici. Saranno introdotti coefficienti lineici di trasmissione per diverse configurazioni costruttive (pilastri, solai interpiano, balconi, angoli, coperture, serramenti con architravi e cassonetti), consentendo un approccio più accurato alla valutazione delle dispersioni.
ed edifici esistenti, tranne che agli edifici di piccole e medie imprese, a quelli i cui permessi edilizi sono stati richiesti entro il 10 marzo 2021, ai microsistemi isolati con criticità per la rete, nel caso di costi superiori al 7% del valore della ristrutturazione e agli edifici pubblici già conformi al D.Lgs. 257/2016 (Governo Italiano, 2016b)
Edifici non residenziali
Le prescrizioni previste distinguono tra parcheggi ad accesso pubblico e ad accesso privato, prevedendo un numero minimo di punti di ricarica in funzione della dimensione del parcheggio e della tipologia di sistema. Le soglie di obbligatorietà crescono progressivamente al crescere del numero di posti auto, con prescrizioni più stringenti per gli edifici di nuova costruzione e riduzioni temporanee per gli edifici esistenti: 50% dei valori entro il 2025, 100% entro il 2030.
Il decreto prevede criteri di flessibilità per quanto riguarda le colonnine, che sono classificate in:
• tipologia A: punti in corrente alternata ≥ 7,4 kW e ≥ 32 A per fase;
• tipologia B: punti in corrente continua ≥ 50 kW.
Ad esempio, 10 punti di Tipo A possono essere sostituiti da 1 di Tipo B e 2 punti di Tipo B possono essere sostituiti da 1 sistema ultraveloce ≥ 150 kW.
Edifici residenziali
Negli edifici residenziali, in presenza di più di 10 posti auto, è previsto l’obbligo di predisporre le canalizzazioni per l’impianto elettrico, d ≥ 25 mm per quelle interne alle murature e d ≥ 90 mm per quelle interrate, in caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni importanti che riguardino anche i parcheggi o le relative infrastrutture elettriche.
Recepimenti regionali
Alcune Regioni hanno già anticipato questi obblighi: in particolare l’Emilia-Romagna con la deliberazione GPG/2020/1368 (Emilia Romagna, 2020), ha integrato nei propri strumenti normativi le prescrizioni della EPBD III sulla mobilità elettrica.
Conto Termico 3.0
Le novità introdotte dalla bozza di revisione del CT 2.0 a valle della consultazione pubblica conclusa a maggio 2024 sono state oggetto di un articolo pubblicato nelle pagine dell’AiCARR Journal n. 91, del quale alcuni punti saranno qui nuovamente riportati, per chiarezza di esposizione.
Integrazione della ricarica dei veicoli elettrici negli edifici Una delle principali novità introdotte dalla bozza di revisione, in realtà già realizzata in alcune Regioni, riguarda l’integrazione delle tecnologie per la ricarica dei veicoli elettrici negli edifici dotati di posti auto. Le disposizioni si applicheranno a nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti
Tutte le infrastrutture dovranno supportare funzioni di smart charging (V1G) e, ove applicabile, vehicle-to-grid (V2G) e devono rispettare i requisiti di sicurezza antincendio della circolare n. 2/2018 dei Vigili del Fuoco.
Per le infrastrutture ad accesso pubblico, i gestori avranno l’obbligo di trasmettere i dati alla Piattaforma Unica Nazionale del PNIRE, come previsto dalla legge 55 del 2019 (Governo Italiano, 2019).
Il CT 3.0 rappresenta un’evoluzione sostanziale dello strumento di incentivazione introdotto nel 2016, in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine, con il PNIEC aggiornato e con la revisione della EPBD IV. Il decreto allinea in modo più netto le politiche di sostegno economico agli obiettivi ambientali, introducendo criteri più rigorosi per la qualità dell’aria e per l’efficienza dei sistemi energetici negli edifici. Un segnale chiaro in questa direzione è l’inasprimento dei requisiti ambientali per i generatori a biomassa: nelle zone soggette a criticità emissive, l’accesso agli incentivi è consentito solo a generatori con certificazione ambientale almeno a 4 stelle, conformemente al D.M. 186/2017
e successive modifiche. In tal modo, Qui di seguito sono esposti alcuni dei punti salienti del CT 3.0.
Soggetti Ammessi
Un primo elemento di rilievo riguarda la definizione dei soggetti ammessi. Il CT 3.0 specifica che tra gli Enti del Terzo Settore (ETS) sono assimilati alle Amministrazioni Pubbliche solo quelli che non svolgono attività di carattere economico, restringendo l’ampia assimilazione prevista nel CT 2.0. La distinzione mira a indirizzare le risorse pubbliche verso soggetti con finalità esclusivamente sociali o istituzionali, evitando sovrapposizioni con operatori economici privati.
Sistemi ibridi e soluzioni “add on”
Una particolare attenzione è riservata ai sistemi ibridi bivalenti e alle pompe di calore “add on”, definite dal decreto come un sistema costituito da un generatore a pompa di calore installato a integrazione di una caldaia a condensazione alimentata a gas, preesistente, e combinato con questa al fine di costituire un sistema bivalente. Per le pompe di calore “add on”, il decreto introduce un requisito temporale: la caldaia a condensazione preesistente deve avere un’età non superiore a cinque anni. È inoltre stata affinata la metodologia di calcolo dell’incentivo, introducendo una più precisa articolazione del coefficiente di utilizzo della pompa di calore, k:
• k = 1,25 per i sistemi ibridi “factory made”, indipendentemente dalla potenza della caldaia;
• k = 1,10 per i sistemi bivalenti con caldaia di potenza superiore a 35 kW;
• k = 1,00 per quelli con caldaia di potenza inferiore o uguale a 35 kW. Questa specificazione uniforma le condizioni di accesso e garantisce un calcolo dell’incentivo più aderente all’effettivo contributo rinnovabile del sistema.
Tempistiche e procedure di accesso
Il CT3.0 aggiorna le tempistiche di realizzazione degli interventi: per quelli di riqualificazione profonda, finalizzati alla trasformazione degli edifici pubblici in NZEB, il limite massimo è portato a 36 mesi, riconoscendo la maggiore complessità tecnico-amministrativa di tali opere. Restano invece invariati i 48 mesi per gli interventi coordinati dagli Uffici Speciali per la Ricostruzione.
Per quanto riguarda i soggetti privati, la quota minima dell’ultima rata di pagamento per poter accedere alla procedura di accesso diretto è ridotta dal 30% al 10% della spesa complessiva, favorendo una più ampia partecipazione al meccanismo.
Il GSE entro il 23 febbraio 2026 dovrà aggiornare la piattaforma informatica per la gestione delle richieste, introducendo moduli digitali unificati, controlli automatici dei documenti e una tracciabilità completa dell’iter istruttorio, in linea con gli obiettivi di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Requisiti tecnici e modalità di verifica
Per le caldaie a biomassa con potenza termica superiore a 500 kW, il CT 3.0 consente di verificare i requisiti emissivi tramite estratto del Test Report o Certificato Ambientale rilasciato da organismo notificato, eliminando l’obbligo di prova in opera del generatore.
La semplificazione mira a ridurre tempi e costi per gli operatori, mantenendo al contempo un elevato livello di garanzia tecnica.
Diagnosi energetiche e qualificazione dei tecnici
Il decreto rafforza la qualità delle analisi preliminari, stabilendo che, per assicurare un livello professionale adeguato a supportare investimenti efficaci e coerenti con i principi di efficienza e
sostenibilità, le diagnosi energetiche debbano essere redatte esclusivamente da EGE-Esperti in Gestione dell’Energia certificati secondo la norma UNI CEI 11339:2023, oppure da ESCo certificate secondo la norma UNI CEI 11352:2014.
Massimali di spesa e percentuali
Il CT 3.0 conferma che la possibilità di coprire fino al 100% delle spese ammissibili è riservata esclusivamente agli edifici pubblici adibiti a uso scolastico o ospedaliero e chiarisce che il riferimento normativo è l’art. 48-ter del D.L. 104 (Governo Italiano, 2020b), ponendo c osì fine alle interpretazioni estensive da parte di alcuni enti, che allargavano il campo di ammissibilità ad altri edifici pubblici, quali edifici universitari, residenze sanitarie non convenzionate o strutture di assistenza sociale non sanitarie.
L’incentivazione congiunta di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo abbinata alla sostituzione di generatori con pompe di calore elettriche rappresenta una novità introdotta dal CT 3.0; i massimali di costo applicabili restano allineati ai valori unitari già previsti per singole tecnologie nel CT 2.0, così come i valori relativi a diagnosi e certificazione energetica preliminare
Permane inoltre il principio di non cumulabilità con altri incentivi statali in conto capitale o in conto energia, salvo le detrazioni fiscali non eccedenti il 100% della spesa. È invece ammesso il cumulo con contributi regionali o locali, entro i limiti stabiliti dal decreto.
Erogazione e durata dell’incentivo
La durata dell’incentivo è stabilita in due o cinque anni, in funzione della tipologia e della potenza o superficie dell’impianto, e dettagliato negli Allegati I e II del CT3.0. L’erogazione continua ad avvenire in rate annuali costanti. Per i soggetti privati (incluso chi accede tramite ESCO), è prevista la possibilità di erogazione in un’unica soluzione se l’ammontare totale dell’incentivo è inferiore o uguale a € 15.000 (prima il tetto era 5.000€). Per le Amministrazioni pubbliche che optano per la procedura di accesso diretto, l’erogazione avviene in un’unica rata, indipendentemente dall’importo.
Conclusioni
Il Decreto di agosto del Conto Termico 3.0 consolida e chiarisce le disposizioni già introdotte a fine 2024, rafforzando la coerenza tra normativa tecnica e strumenti di incentivazione. Inoltre, chiarisce alcuni aspetti tecnica dei requisiti, come nel caso dei sistemi ibridi e delle diagnosi
energetiche, e introduce semplificazioni procedurali e la digitalizzazione a beneficio degli operatori, oltre a estendere i tempi per interventi complessi come quelli NZEB,e rendendo meno onerose le condizioni per i privati.
Il nuovo assetto normativo, insieme alla revisione del Decreto Requisiti Minimi, rappresenta un passo decisivo verso l’attuazione della EPBD IV e della transizione energetica nazionale: riduzione dei consumi, incremento delle rinnovabili, elettrificazione dei sistemi, digitalizzazione e attenzione crescente alla qualità dell’ambiente interno ed esterno.
Per i progettisti e gli operatori del settore, le implicazioni sono immediate: aggiornare criteri e strumenti di calcolo, pianificare con maggiore consapevolezza gli interventi, integrare le nuove prescrizioni e sfruttare le opportunità offerte dal CT 3.0.
Per le istituzioni, resta la sfida di accompagnare questo percorso con misure di semplificazione, formazione e monitoraggio, affinché la transizione energetica sia realmente efficace, inclusiva e misurabile. n
* Luca A. Piterà, Segretario Tecnico di AiCARR
Dal seguente QR è possibile scaricare il testo coordinato del DM requisiti minimi (solo per i soci AiCARR).
Dal seguente QR è possibile scaricare il testo del CT 3.0 - un’analisi di dettaglio delle modifiche apportate dal CT3.0 al CT2.0 è presente al seguente link: https://tinyurl.com/FocusCT30 per i Soci AiCARR.
BIBLIOGRAFIA
∙ MASE. 2025. Incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Decreto 7 agosto 2025. Gazzetta Ufficiale n. 224 del 26.9.2025. Roma: Poligrafico dello stato.
∙ Unione Europea. 2018. Direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Bruxelles: Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
∙ Unione Europea. 2024. Direttiva (UE) 2024/1275 del parlamento europeo e del consiglio del 24 aprile 2024 sulla prestazione energetica nell’edilizia. Bruxelles: Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
∙ Governo Italiano. 2014. Attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE. Decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102. Roma: Poligrafico dello Stato.
∙ Governo Italiano. 2015. Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici. Decreto interministeriale 26 giugno 2015. Roma: Poligrafico dello stato.
∙ Governo Italiano. 2016a. Aggiornamento della disciplina per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Decreto 16 febbraio 2016. Roma: Poligrafico dello Stato.
∙ Governo Italiano. 2016b. Disciplina di attuazione della direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, sulla realizzazione di una infrastruttura per i combustibili alternativi. Decreto Legislativo 16 dicembre 2016, n.257. Roma: Poligrafico dello Stato.
∙ Governo Italiano, 2019. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici. Legge 14 giugno 2019, n. 55. Roma: Poligrafico dello Stato.
∙ Governo Italiano. 2020a. Attuazione della direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Decreto Legislativo 10 giugno 2020, n. 48. Roma: Poligrafico dello Stato.
∙ Governo Italiano. 2020b. Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia. Decreto Legge 14 agosto 2020, n. 104. Roma; Poligrafico dello Stato.
∙ Governo Italiano. 2021. Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 199. Roma: Poligrafico dello Stato.
∙ Emilia Romagna. 2020. GPG/2020/1368. Oggetto: Modifiche all’atto di coordinamento tecnico regionale per la definizione dei requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici di cui alle deliberazioni di giunta regionale n. 967 del 20 luglio 2015 e 1715 del 24 ottobre 2016. Bollettino ufficiale regionale. Bologna
∙ UNI. 2006. Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate - Calcolo della trasmittanza solare e luminosa - Parte 2: Metodo di calcolo dettagliato. Norma UNI EN 13363-2 (Sostituita dalla UNI EN ISO 52022-3:2018). Milano: Ente Italiano di Normazione..
∙ UNI. 2008. Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate - Calcolo della trasmittanza solare e luminosa - Parte 1: Metodo semplificato. Norma UNI EN 13363-1 (Sostituita dalla UNI EN ISO 520221:2018). Milano: Ente Italiano di Normazione.
∙ UNI. 2014. Gestione dell’energia - Società che forniscono servizi energetici (ESCO) - Requisiti generali, liste di controllo per la verifica dei requisiti dell’organizzazione e dei contenuti dell’offerta di servizio. Norma UNI CEI 11352. Milano: Ente Italiano di Normazione.
∙ UNI. 2016a. Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 5: Calcolo dell’energia primaria e della quota di energia da fonti rinnovabili. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-5. Milano: Ente Italiano di Normazione.
∙ UNI. 2016b. Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 6: Determinazione del fabbisogno di energia per ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili. Specifica Tecnica UNI/TS 11300-6. Milano: Ente Italiano di Normazione.
∙ UNI. 2021. Tende e chiusure oscuranti - Benessere termico e visivo - Caratteristiche prestazionali e classificazione. Norma UNI EN 14501. Milano: Ente Italiano di Normazione.
∙ UNI. 2022. Prestazione energetica degli edifici - Contributo dell’automazione, del controllo e della gestione tecnica degli edifici - Parte 1: Quadro generale e procedure. Norma UNI EN ISO 52120-1. Milano: Ente Italiano di Normazione.
∙ UNI. 2023. Attività professionali non regolamentate - Esperto in gestione dell’energia - Requisiti di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità. Norma UNI CEI 11339. Milano: Ente Italiano di Normazione.
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Ospedali del futuro: architetturesostenibiliresilienti, e inclusive per la salute
A partire dal rapporto “Hospitals of the Future” pubblicato dall’OMS si sta delineando un nuovo modello di ospedale, una struttura complessa in grado di rispondere alle sfide di decarbonizzazione, integrazione nei territori e attenzione al benessere delle persone
C. Zilio, L. A. Piterà*
Introduzione
L’ospedale è sempre stato percepito come il luogo per eccellenza della cura e della protezione della salute collettiva. Tuttavia, la pandemia ha evidenziato quanto questa visione sia incompleta: gli ospedali non possono più essere concepiti soltanto come contenitori di servizi clinici, ma devono diventare infrastrutture resilienti, sostenibili e integrate con la comunità. La crisi sanitaria ha reso evidenti limiti strutturali e organizzativi: spazi troppo rigidi, percorsi non facilmente riconfigurabili, impianti incapaci
di assorbire shock improvvisi. Inoltre, le problematiche ambientali degli ultimi anni hanno messo in evidenza un’impronta energetica e ambientale eccessiva delle strutture ospedaliere.
La pubblicazione dell’OMS “Hospitals of the Future” (2023) ha segnato una svolta culturale. Per la prima volta, un documento di livello internazionale ha delineato linee guida che non si
limitano agli aspetti clinici o gestionali, ma che affrontano l’ospedale come un sistema integrato. A partire da queste indicazioni, la letteratura scientifica successiva ha approfondito sei grandi aree tematiche: flessibilità e resilienza, sostenibilità ambientale e carbon neutrality, digitalizzazione e smart hospitals, integrazione territoriale, healing environments e qualità dell’aria interna. A
queste, si aggiungono oggi analisi specifiche sui reparti più energivori e impattanti, come la radiologia interventistica, che rappresentano un banco di prova per l’innovazione.
Flessibilità e resilienza ospedaliera
La pandemia ha insegnato che l’ospedale deve essere concepito come un organismo “vivo”, capace di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. L’OMS sottolinea la necessità di prevedere “spazi polmone” facilmente convertibili, percorsi separati per ridurre il rischio di contaminazioni e modelli organizzativi flessibili.
In letteratura si è sviluppata una riflessione più ampia sul superamento dell’ospedale monolitico, che concentra tutte le funzioni in un unico edificio di grandi dimensioni. Sebire et al. (2025) propongono di adottare modelli distribuiti, basati su reti di ospedali e presidi più piccoli, connessi digitalmente e logisticamente, in grado di garantire ridondanza e maggiore resilienza. Un sistema diffuso consente infatti di ridurre la vulnerabilità a eventi estremi e di avvicinare i servizi alle comunità.
Un altro fronte di ricerca riguarda le architetture modulari. Iftimie (2024) ha mostrato che l’Hybrid Modular Architecture (HMA) permette di costruire reparti in tempi dimezzati e di riconfigurare spazi in base alle necessità, senza compromettere qualità e sicurezza. Questa logica modulare non riguarda solo le strutture, ma anche gli impianti: sistemi HVAC e reti elettriche progettati in moduli indipendenti possono essere isolati, espansi o riconfigurati rapidamente.
L’innovazione più recente arriva dagli studi di Aghili et al. (2025), che hanno proposto un framework per
rendere resilienti gli impianti HVAC ospedalieri tramite l’uso di intelligenza artificiale e modelli predittivi. Grazie a sofisticati metodi di Deep Learning (facendo uso ad esempio di reti neurali basate su strutture Long Short-Term Memory (LSTM) e a indicatori di comfort psicrometrico, è possibile anticipare guasti, ottimizzare i consumi e garantire continuità operativa anche in condizioni di stress climatico o di sovraccarico. In questo modo, la resilienza diventa un concetto data-driven: non solo la capacità di resistere, ma anche quella di prevedere e adattarsi.
Sostenibilità ambientale, NZEB e carbon neutrality
La dimensione ambientale è ormai inseparabile da quella sanitaria. Gli ospedali consumano enormi quantità di energia, utilizzano materiali monouso in grandi volumi e generano rifiuti speciali. L’OMS ha chiarito che l’ospedale del futuro deve essere “climate-resilient” e contribuire agli obiettivi di neutralità climatica.
Con la Direttiva (UE) 2024/1275, l’Europa ha fissato obiettivi vincolanti: dal 2028 i nuovi edifici pubblici, compresi gli ospedali, dovranno essere a emissioni zero; dal 2030 il requisito sarà esteso a tutte le nuove costruzioni, compresi gli ospedali privati.
Le evidenze raccolte in Italia da Dolcini et al. (2025) mostrano che la maggior parte delle Direzioni Sanitarie e Tecniche degli ospedali riconosce la priorità della sostenibilità, ma incontra ostacoli finanziari e organizzativi. Pascale e Achour (2024) propongono un approccio integrato, in cui la resilienza climatica e la riduzione dei consumi vadano di pari passo con la continuità operativa durante eventi estremi.
Un contributo rilevante arriva da Olawade et al. (2025), che hanno
analizzato percorsi concreti verso la decarbonizzazione del settore sanitario. Lo studio evidenzia quattro aree decisive: design ospedaliero energeticamente efficiente, forniture mediche ecocompatibili, gestione sostenibile dei rifiuti e produzione farmaceutica a basse emissioni. È stato stimato che circa il 70% delle emissioni del settore provenga dalle catene di fornitura e dai dispositivi medici, segnalando la necessità di politiche di acquisto di prodotti a basso impatto ambientale e di materiali biodegradabili. Per la progettazione impiantistica, la sfida è duplice: ridurre i consumi con soluzioni avanzate (trigenerazione con rinnovabili, microgrid, accumuli termici ed elettrici, sistemi di recupero energetico) e garantire continuità anche in scenari di crisi, adottando logiche di ridondanza e di gestione predittiva.
Digitalizzazione e smart hospitals
La digitalizzazione è la spina dorsale dell’ospedale del futuro. Non si tratta solo di introdurre tecnologie ICT, ma di costruire un ecosistema digitale capace di estendere i confini della cura, di integrare dati clinici e gestionali, e di trasformare il facility management.
Iftimie (2024) descrive ospedali connessi tramite 5G, dove la telemedicina è pratica quotidiana, i pazienti sono monitorati da remoto e i reparti dialogano con la rete territoriale in tempo reale. Questo approccio consente di alleggerire i carichi interni, migliorare l’accessibilità e ottimizzare le risorse.
Gli studi di Aghili et al. (2025) mostrano come l’intelligenza artificiale possa essere applicata agli impianti: grazie a modelli predittivi e digital twin, è possibile monitorare in tempo reale lo stato dei sistemi HVAC, anticipare guasti, programmare la manutenzione e ridurre sprechi energetici. In questo senso, la digitalizzazione non è solo strumento clinico, ma anche leva strategica per la sostenibilità. Il concetto di smart hospital implica dunque un’integrazione profonda: sistemi BIM per la gestione del ciclo di vita, sensori IoT per il monitoraggio della qualità dell’aria e dei consumi, piattaforme di manutenzione predittiva e robusti sistemi di cybersecurity. L’ospedale diventa un’infrastruttura cognitiva, capace di imparare e adattarsi.
Integrazione territoriale e urbana
L’ospedale del futuro non può più essere pensato come un’“isola” separata, ma come un nodo di un sistema territoriale complesso. Il documento OMS del 2023 lo definisce
chiaramente: gli ospedali devono agire come anchor institutions, ovvero istituzioni radicate nelle comunità, capaci di generare valore sociale ed economico oltre che sanitario. La letteratura più recente ha confermato e ampliato questa visione. Sebire et al. (2025) sottolineano che la transizione verso modelli distribuiti è indispensabile per garantire equità nell’accesso alle cure. Strutture di prossimità connesse digitalmente all’hub ospedaliero centrale consentono di ridurre i tempi di risposta, migliorare la capillarità dei servizi e alleggerire la pressione sui grandi poli. Pascale e Achour (2024) suggeriscono modelli organizzativi hub & spoke, in cui le funzioni ad alta complessità restano centralizzate mentre attività diagnostiche, follow-up e servizi di prevenzione si distribuiscono sul territorio.
Un ulteriore contributo deriva dalle analisi di Olawade et al. (2025), che legano la sostenibilità degli ospedali anche alle catene di approvvigionamento: ospedali integrati con il tessuto produttivo locale possono ridurre l’impatto ambientale dei trasporti, rafforzare economie circolari e migliorare la resilienza dei sistemi sanitari. Dal punto di vista urbanistico, l’ospedale deve essere localizzato in aree accessibili con il trasporto pubblico, connesse con infrastrutture energetiche e digitali resilienti, inserite in progetti di rigenerazione urbana che lo trasformino in un vero “civic center” multifunzionale. Il futuro non è solo un ospedale che cura, ma un ospedale che produce benessere diffuso, con spazi verdi aperti alla comunità, servizi culturali e funzioni educative.
Healing environments e benessere
Il concetto di “healing environment” (che in italiano potrebbe essere tradotto come “ambienti di guarigione” o “ambienti salutogenici”, perdendo forse alcune delle sfumature più ampie che questo concetto ha assunto nella letteratura scientifica) si è progressivamente affermato negli ultimi vent’anni, ma la pandemia ne ha rilanciato l’urgenza.
L’OMS nel 2023 ha sottolineato l’importanza di progettare spazi ospedalieri capaci non solo di garantire efficaci cure cliniche, ma di contribuire attivamente al benessere psicologico di pazienti, operatori e visitatori.
Zhang et al. (2024), attraverso un’analisi bibliografica, hanno individuato tre cluster principali di ricerca: l’ambiente fisico come supporto alla salute mentale, la qualità della vita dei pazienti e il benessere degli operatori sanitari. Un esempio emblematico è il New Herlev Hospital in Danimarca, completato nel 2024: giardini interni, tetti verdi, ampie corti luminose e l’uso diffuso di materiali naturali hanno reso l’ambiente non solo più piacevole, ma anche funzionale
a ridurre stress e tempi di degenza.
Dolcini et al. (2024) hanno tradotto questi principi in linee guida italiane, proponendo delle checklist per valutare i reparti in base a parametri di comfort ambientale, qualità acustica, illuminazione naturale e accessibilità.
Interessante è anche il contributo di Lojo-Lendoiro et al. (2025), che hanno studiato reparti ad alta tecnologia come la radiologia interventistica, mostrando come anche ambienti tipicamente percepiti come freddi e tecnologici possano essere ripensati in chiave umanizzata. L’uso di illuminazione LED dinamica, la definizione di spazi più ergonomici e l’implementazione di percorsi organizzati per ridurre i tempi di attesa contribuiscono a migliorare il comfort dei pazienti e a ridurre la fatica del personale.
Per i progettisti impiantisti, questo si traduce in sfide concrete: garantire illuminazione artificiale che supporti i ritmi circadiani, ventilazione silenziosa e confortevole, impianti di climatizzazione flessibili che permettano regolazioni individuali. La tecnologia, se ben progettata, diventa alleata della qualità della vita, non un ostacolo.
Prevenzione delle infezioni e qualità dell’aria interna
La pandemia ha posto la qualità dell’aria interna (IAQ) al centro della discussione. Già il rapporto OMS (2023) raccomandava di considerare la ventilazione e la compartimentazione degli spazi come elementi chiave per la prevenzione delle infezioni.
Gola et al. (2024) hanno confermato l’importanza di progettare e installare sistemi HVAC ad alte prestazioni, in grado di garantire portate d’aria adeguate e filtrazione efficiente. Stiller et
al. (2024) hanno documentato come la transizione alle stanze singole riduca sensibilmente le infezioni nosocomiali, rendendo questa scelta progettuale una misura di prevenzione al pari dei protocolli clinici.
Il contributo più innovativo proviene però dagli studi di Aghili et al. (2025), che hanno proposto un modello data-driven per monitorare e migliorare la resilienza dei sistemi HVAC. Grazie all’intelligenza artificiale, è possibile prevedere in anticipo malfunzionamenti o condizioni di rischio, intervenendo prima che si verifichino criticità. Questo significa passare da un approccio reattivo a uno proattivo nella gestione della qualità dell’aria.
In prospettiva, si va verso ospedali in cui la qualità dell’aria è monitorata in tempo reale da sensori diffusi, con sistemi di ventilazione capaci di adattarsi dinamicamente all’occupazione e al rischio epidemiologico. La qualità dell’aria diventa così non solo un requisito tecnico, ma parte integrante della terapia, uno strumento di prevenzione che lavora in silenzio a tutela della salute di pazienti e operatori.
BIBLIOGRAFIA
Focus: radiologia interventistica come reparto energivoro
Tra i reparti ospedalieri, la radiologia interventistica (IR) rappresenta uno degli ambiti più energivori e ad alta impronta ambientale. Lojo-Lendoiro et al. (2025) hanno stimato che un singolo intervento di IR può generare fino a 243 kg di CO₂ equivalente, contro meno di 1 kg per una radiografia standard. Questa sproporzione evidenzia la necessità di strategie mirate per ridurre l’impatto ambientale dei reparti ad alta intensità tecnologica.
Le principali leve di intervento identificate riguardano gli impianti HVAC, responsabili di circa metà delle emissioni in un reparto IR. La regolazione dinamica dei flussi d’aria in funzione dell’occupazione e l’adozione di sistemi di spegnimento intelligente nelle fasi di inattività consentono riduzioni significative. Anche la gestione delle apparecchiature è cruciale: modalità di risparmio energetico (Eco Power Mode) applicate a TAC e risonanze magnetiche riducono i consumi senza compromettere la qualità diagnostica.
Non meno importante è la dimen-
1. WHO. Hospitals of the Future. Copenhagen: WHO Regional Office for Europe; 2023.
2. Sebire N, Badrick T, O’Kelly S, et al. The Hospital of the Future: Strategic Insights for Emerging Health Systems. Front Public Health. 2025.
3. Iftimie S. Hybrid Modular Architecture: Accelerating Resilient Hospital Construction. Int J Environ Res Public Health. 2024.
4. Aghili SA, et al. A data-driven framework for resilience of hospital HVAC systems. J Build Eng. 2025.
5. Dolcini M, et al. Environmental Sustainability in Next-Generation Hospitals. Identifying Needs and Requirements from Healthcare Organizations and Industry Stakeholders. Annali di Igiene: Medicina Preventiva e di Comunità. 2025.
6. Pascale F, Achour N. Towards Climate-Resilient Hospitals. Int J Disaster Risk Reduct. 2024.
7. Olawade DB, et al. Sustainable healthcare practices: Pathways to a carbon-neutral future for the medical industry. Sustainable Futures. 2025.
8. Zhang Y, et al. Bibliometric Analysis of Therapeutic Hospital Design. Front Public Health. 2024.
9. Gola M, Settimo G, Capolongo S. Design and Indoor Air Quality in Healthcare Facilities. Ann Ig. 2024.
10. Stiller A, O’Neil J, Van der Schoor R, et al. Single-Patient Rooms and Infection Prevention. Healthcare Infection Journal. 2024.
11. Lojo-Lendoiro S, et al. A Greener Path for Interventional Radiology. J Med Imag Rad Oncol. 2025.
sione dei materiali: la radiologia interventistica utilizza grandi quantità di dispositivi monouso, spesso in plastica o metalli non riciclabili. Lojo-Lendoiro e colleghi propongono di avviare programmi di procurement sostenibile, privilegiando fornitori che offrano dispositivi biodegradabili o riutilizzabili, e sistemi di raccolta e smaltimento a basso impatto.
Questo caso studio dimostra che la sostenibilità non è un concetto astratto, ma una sfida concreta che riguarda la pratica clinica quotidiana. I reparti ad alta intensità possono diventare laboratori di innovazione, dove soluzioni tecnologiche, organizzative e impiantistiche convergono per ridurre l’impronta ambientale.
Conclusioni
Gli ospedali del futuro, come delineati dal documento OMS e dalle ricerche successive, sono infrastrutture adattive e intelligenti, capaci di rispondere a sfide sempre più complesse. Non si tratta di introdurre qualche innovazione tecnologica, ma di ripensare in profondità il modello stesso di ospedale.
La resilienza si costruisce attraverso architetture modulari e impianti data-driven; la sostenibilità richiede ospedali a emissioni zero e catene di fornitura ecocompatibili; la digitalizzazione trasforma i dati in uno strumento di governo degli edifici e dei processi; gli healing environments pongono il benessere umano al centro della progettazione; la qualità dell’aria e la prevenzione delle infezioni diventano parte integrante della sicurezza clinica; i reparti ad alta intensità come la radiologia interventistica aprono la strada a nuove pratiche di decarbonizzazione.
Per l’Italia, la sfida sarà duplice: da un lato, recepire e tradurre in requisiti minimi operativi gli obiettivi europei (EPBD IV, CAM edilizia, decarbonizzazione o neutralità climatica al 2050); dall’altro, favorire una cultura progettuale integrata che sappia unire architettura, ingegneria impiantistica e organizzazione sanitaria. In questa prospettiva, l’ospedale del futuro non è più soltanto il “luogo della cura”, ma un attore strategico di salute pubblica, innovazione e sostenibilità, capace di contribuire alla transizione ecologica e alla resilienza delle comunità. n
* Claudio Zilio, Presidente AiCARR – Università degli Studi di Padova
Luca A. Piterà, Segretario Tecnico AiCARR
Come progettare e realizzare sale operatorie ibride a contaminazione controllata
Una corretta progettazione e realizzazione deve tener conto di molteplici aspetti che impattano fortemente sia sulle dotazioni della sala sia sugli impianti di ventilazione e climatizzazione a contaminazione controllata
G. Romano, S. Cappelletti, N. Libero, A. Lebosi*
Premessa La sale operatorie ibride, nate dall’esigenza di integrare interventi chirurgici e tecnologie di imaging avanzato, hanno rappresentato un’evoluzione significativa nella
storia della chirurgia e del quadro esigenziale sanitario nazionale.
Fino agli anni ’80, chirurgia e diagnostica per immagini erano ambiti
cui venivano dedicati momenti sanitari distinti all’interno del percorso di cura, destinando pertanto a ciascuno anche ambienti e strumenti distinti.
A partire dagli anni ’90, la diffusione della chirurgia mininvasiva e la necessità di una visualizzazione più precisa delle aree da trattare chirurgicamente durante gli interventi, portarono all’introduzione graduale di tecnologie di imaging intraoperatorio. Tuttavia, queste erano ancora utilizzate in modo parziale e spesso non integrate pienamente nell’ambiente operatorio. Si trattò del primo approccio combinato tra l’ambito diagnostico e quello operatorio tradizionale.
Tra gli anni 2000 e il 2010 sono finalmente nate le prime vere e proprie sale operatorie ibride, inizialmente dedicate solo all’ambito cardiochirurgico e vascolare. Questi ambienti hanno consentito di effettuare procedure combinate, alternando o unendo tecniche mininvasive e chirurgiche tradizionali, con notevoli vantaggi in termini di sicurezza, precisione e rapidità d’intervento. Dal punto di vista realizzativo e funzionale, con questa evoluzione della sala operatoria iniziarono ad essere attenzionati ulteriori aspetti architettonici ed impiantistici che da prima non erano contemplati, come la difficoltà di controllare l’effetto della contaminazione in una sala operatoria decisamente più ampia del normale o lo studio organizzativo interno delle strumentazioni della sala al fine di ottimizzarne e sincronizzarne la funzionalità.
Negli ultimi anni, l’uso delle sale ibride si è esteso a molte altre specializzazioni mediche, come neurochirurgia, ortopedia, oncologia e ginecologia, grazie all’adozione di nuove tecnologie digitali. Parallelamente, fatta eccezione per le linee guida AiCARR, ai primi esiti della realizzazione di sale operatorie ibride e la successiva analisi delle criticità in fase di progettazione e di applicazione sul campo non è
purtroppo seguito lo sviluppo di apposite normative.
Oggi le sale operatorie ibride rappresentano un modello avanzato di chirurgia integrata alla diagnostica per immagini, la cui necessità è ritenuta imprescindibile in quanto consentono procedure chirurgiche estremamente più accurate rispetto ai tradizionali sistemi mobili che possono essere introdotti in sala. Al contempo permettono di “vedere” e, quindi, risolvere immediatamente una eventuale emergenza, riducendo rischi e complicazioni a carico del paziente; consentono di effettuare procedure diagnostiche e di verifica dell’esito della procedura appena eseguita a paziente ancora sedato e senza la necessità di trasferimento nell’area radiologica tradizionale che richiede il risveglio e, in caso di esito negativo, una nuova procedura di anestesia. Esempio tipico si verifica nel caso del politraumatizzato grave, per il quale la possibilità di eseguire una diagnostica di immagine intraoperatoria permette di risparmiare tempo prezioso e di trattare in sicurezza altre lesioni evidenziate. Le immagini e le procedure successive, essendo eseguite nella stessa sede, sono immediatamente gestibili dalle differenti squadre specialistiche che possono decidere, insieme, le priorità di approccio senza movimentare il paziente verso sale di radiologia tradizionali.
Analizzeremo di seguito le peculiarità caratterizzanti le sale operatorie ibride, indagando il tema delle dotazioni diagnostiche tipiche e della loro influenza sulle condizioni ambientali minime da garantire. Approfondiremo quindi le nuove esigenze e criticità correlate alla progettazione e realizzazione di sale operatorie ibride, riportando qualche esempio dettato dall’esperienza sul campo.
Peculiarità della sala operatoria ibrida
Una sala operatoria ibrida può essere composta da una zona di preparazione del paziente, una zona chirurgica centrale, un’area di imaging avanzato integrato di tipo mobile, una sala di controllo con visiva sul teatro operatorio, un locale tecnico di supporto e una eventuale zona di decontaminazione e smaltimento per la separazione del flusso di materiale sporco e pulito.
In generale le sale operatorie ibride risultano essere di dimensioni molto superiori rispetto alle sale ordinarie - nell’ordine degli 80 – 120 m2 - in quanto, dal punto di vista logistico, è necessario maggiore spazio per la collocazione e la movimentazione dei dispositivi di imaging e del sistema video per la proiezione e la gestione delle informazioni e, dal punto di vista operativo, per la presenza di un team molto più numeroso - variabile da 8 a 20 persone – costituito da quello di una sala tradizionale a cui si aggiungono i tecnici di radiologia/interventistica, ingegneri clinici o tecnici biomedicali (per supporto tecnologico), personale di supporto per la gestione delle apparecchiature (es. software di navigazione, workstation di imaging) e medici specialisti multidisciplinari (es. cardiochirurgo & emodinamista, oppure neurochirurgo & neuroradiologo).
È evidente si tratti di un ambiente decisamente molto complesso, in cui l’efficacia e la rapidità delle attività possono essere garantite solo da un sapiente posizionamento delle attrezzature, per semplificarne la fruizione e scongiurare interferenze con persone e altre strumentazioni di sala, e dalla capacità delle figure coinvolte di sincronizzare perfettamente i tempi operatori e l’acquisizione delle informazioni diagnostiche.
Dal punto di vista impiantistico, la complessità e sensibilità di tali ambienti si traduce in precise necessità per i locali del blocco operatorio e nello specifico per la sala operatoria ibrida. Si richiede, in particolare, un controllo preciso e costante del ricambio d’aria, della temperatura e umidità ambientali, della condizione pressoria tra ambienti limitrofi, del livello di contaminazione ambientale e della tipologia di flusso d’aria generato. Una completa disamina di tali aspetti caratterizzanti i blocchi operatori e alcuni suggerimenti specifici per le sale operatorie ibride sono riportati nella Guida AiCARR – Edifici Ospedalieri, di cui riportiamo in Tabella A un estratto. In particolare, si evidenzia che in ragione dell’apparecchiatura diagnostica installata nella sala operatoria ibrida è possibile
determinare in modo preciso le attività di sala e ricondurle quindi, tramite le prescrizioni della norma UNI 11425:2011, alla classe ambientale minima necessaria.
Dotazione
diagnostica della sala opertoria ibrida
L’installazione di una o più apparecchiature di imaging è uno degli aspetti fondamentali che caratterizzano le sale operatorie ibride. L’attrezzatura diagnostica di sala è sempre di tipo mobile all’interno della sala operatoria in modo che possa essere allontanata dal teatro operatorio, quando non viene utilizzata, verso una zona di parcheggio possibilmente lontano dal paziente permettendo la massima libertà di azione all’equipe medica.
Vista la complessità delle sale operatorie ibride, che deriva dal numero delle attrezzature che devono essere contemporaneamente presenti, l’interazione tra persone, macchine e accessori deve essere valutata attentamente in fase di progettazione. È inoltre necessario considerare che ogni Azienda produttrice ha soluzioni proprie per quanto riguarda le attrezzature diagnostiche, sia in termini di prestazioni sia in termini di movimentazione all’interno della sala. Esistono, inoltre, limitazioni nell’utilizzo di piatti operatori che devono essere quelli indicati e omologati dalle Aziende (per le necessarie caratteristiche di radio trasparenza) e solitamente di tipo a colonna fissa in quanto la posizione del paziente deve combinarsi con la movimentazione predeterminata delle apparecchiature di imaging.
Le attrezzature diagnostiche che vengono usualmente
Area Funzionale
Classificazione ambientale
SALA OPERATORIA IBRIDA E SALA INTEGRATA
Liv.1 (Macro Aree Omogenee)
Liv.2 (Aree Funzionali Omogenee)
Blocchi Operatori Sale Operatorie Ibride
ISO 7 (2)
ISO 5 (At Rest) [UNI EN ISO 14644-1]
Pressione differenziale rispetto a locali limitrofi / esterno Non precisato + 15 Pa
Portata aria esterna
Ricircolo locale
≥ 15 vol/h (1) ≥ 15 vol/h (3)
Non precisato Necessario
Temperatura dell’aria interna 20-24 °C (1) Confermati 20 – 24 °C tutto l’anno
Umidità relativa 40-60% (1) Da 40% a 50% Inv; da 50% a 60% Est
Filtrazione terminale ambiente
99,97% (1); H14 (2) H14 [UNI EN 1822-1]
Filtrazione in estrazione Non precisato Non Necessario o H13 [UNI EN 1822-1]
Flusso dell’aria
Gravità di rischio
Non precisato Unidirezionale
Non precisata I (I max; IV min)
(1) D.P.R. 14 gennaio 1997 - “Decreto Bindi” (2) UNI 11425:2011 – Impianto di ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata (VCCC) per il blocco operatorio. Progettazione, installazione, messa in marcia, qualifica, gestione e manutenzione. (3) Considerando anche altri standard internazionali (es. ANSI/ASHRAE/ASHE Std.170) sembra possibile, a seguito di una valutazione del rischio specifico, proporre portate di aria esterna inferiori a quelle di legge, salvaguardando i valori totali di aria in circolazione.
integrate nelle sale operatorie ibride sono gli angiografi e le TAC, anche combinati assieme nella stessa sala. Ogni Azienda produttrice prevede specifiche modalità di montaggio e utilizzo della sala che implicano, anche,
differenti modalità di approccio al paziente da parte dell’equipe chirurgica. Ad esempio:
• Angiografi montati in un angolo della stanza e dotati di un braccio mobile che interviene nel campo operatorio
TABELLA A Tabella A.1.11 della linea guida AiCARR
FIGURA
quando necessario; angiografi robotici montati su ruote, in grado di spostarsi all’interno della sala muovendosi da una posizione di parcheggio al campo operatorio quando necessario; angiografi a soffitto montati su binari, da integrare nei plafoni a filtro assoluto.
• Tomografi computerizzati TAC, montati su binari che si muovono da una posizione di parcheggio fino al campo operatorio, quando richiesto, “abbracciando” il tavolo del paziente. Alcuni produttori permettono di “parcheggiare” l’attrezzatura TAC in un locale di servizio apribile, appositamente realizzato, in comune con due sale operatorie consentendo, in questo modo, di condividere l’attrezzatura anche tra due sale adiacenti.
In Figura 1 si riporta un esempio di due sale operatorie ibride accoppiate con una attrezzatura diagnostica TAC
in condivisione, collocata in un locale “parcheggio”. In questo caso, ciascuna sala, è dotata anche di un angiografo fisso a pavimento con braccio mobile.
Molto rara è l’installazione della RM (Risonanza Magnetica) in quanto adatta ad un più ristretto ambito medico chirurgico, richiede grande attenzione ad una serie di aspetti tecnici molto specifici tra cui quelli di schermatura del campo magnetico, del posizionamento del tubo per un eventuale quench e, non ultimo, presenta costi decisamente maggiori per una attrezzatura che, in ultima analisi, rimane confinata e dedicata all’interno del blocco operatorio. Una RM richiede di costruire un ambiente dedicato e schermato ed effettuare un controllo rigoroso delle interferenze magnetiche in cui anche gli strumenti di sala è necessario siano compatibili con il campo magnetico. La soluzione ottimale, nel caso sia
richiesta una RM a servizio di una sala operatoria è, probabilmente, quella di realizzarla in un locale attiguo a cui sarà collegata tramite un’apertura realizzata nella sala stessa come nell’esempio riportato in Figura 2.
Dal punto di vista economico, una RM può costare tra i 4 e i 10 milioni di euro, cui si aggiungono costi accessori per schermature, opere edili ed altri aspetti. Una TAC intraoperatoria costa invece indicativamente tra 1 e 3 milioni di euro, rendendo il costo complessivo ammortizzabile molto più facilmente. Inoltre, la RM intraoperatoria è usata soprattutto in neurochirurgia. Al contrario, la TAC è utile in moltissimi campi: chirurgia toracica, vascolare, traumatologia, ortopedia, addominale, endovascolare, ecc. Pertanto, in termini di versatilità d’uso, la TAC permette di giustificare meglio l’investimento.
Si riassumono in Tabella 1 gli aspetti di compatibilità tra ambiente operatorio e le due tipologie di dotazione impiantistiche analizzate, ovvero RM e TAC.
Nel caso della presenza di una TAC collocata in un locale parcheggio esterno alla sala, l’esperienza sul campo evidenzia come le porte scorrevoli ed il binario siano punti in cui non si riesce ad ottenere una buona tenuta della condizione pressoria della sala.
FIGURA 2 Esempio di due sale operatorie ibride accoppiate di cui una, a destra) dotata di locale per RM (Siemens, studio per il nuovo Ospedale di Treviso)
Per gli angiografi è necessario tenere presente che i sistemi a pavimento semplificano l’installazione dei flussi laminari e delle attrezzature sospese a controsoffitto, mentre i sistemi a soffitto permettono una maggiore facilità di pulizia della sala.
Ulteriore aspetto che incide in maniera importante soprattutto sull’impiantistica al servizio del blocco operatorio è la generazione di importanti carichi endogeni da parte delle apparecchiature installate. In particolare, nel confronto tra RM e TAC quest’ultima risulta essere una apparecchiatura che impatta molto più sulle condizioni termiche del locale in cui viene impiegata. In termini di potenza si ha che una TAC con dissipazione in ambiente può arrivare a dissipare fino a 20 kW termici, contro i tipici 6 kW termici della RM. In temini di durata della dissipazione termica, la TAC opera con picchi brevi ma intensi mentre la RM ha un ciclo più costante e distribuito. Più in generale, il problema della generazione del calore nella sala operatoria riguarda sia il mantenimento delle condizioni termoigrometriche interne necessarie e richieste dalla legislazione e dalle normative, sia il mantenimento del flusso d’aria unidirezionale nell’area critica del teatro operatorio (rif. UNI 11425:2011 e Guida AiCARR – Edifici Ospedalieri: Ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata), per cui risulta essenziale posizionare le attrezzature e studiare plafoni di distribuzione dell’aria tali che il flusso d’aria generato possa essere perturbato il meno possibile dal calore emesso dai dispositivi e dal corrispondente plume termico generato.
Locale Tecnico di Supporto
Tra gli ambienti di supporto della sala operatoria ibrida vi è il necessario locale tecnico che ha una importanza strategica per la completa e sicura funzionalità della sala in quanto ospita le attrezzature richieste dai sistemi angiografici o dai sistemi radiologici digitali quali workstation di elaborazione di immagini, armadi rack per server, sistemi di gestione video, luci, audio, documentazione e comunicazione remota, quadri elettrici e UPS (Uninterruptible Power Supply).
Quando possibile, l’accesso al locale tecnico di supporto non avviene direttamente dalla sala operatoria, bensì passando attraverso la sala di controllo o, meglio, con accesso dal corridoio “sporco” in modo da evitare che il locale tecnico rappresenti un ulteriore punto critico per l’esfiltrazione d’aria che rende più complicato il
Aspetti di compatibilità ambientale con la SO ibrida
Versatilità della SO ibrida
Tempo di esecuzione
esame diagnostico
Difficoltà installazione
Rischi e sicurezza
Alto Medio
Critici Minimi
Bassa Alta
Lungo Breve
Alta Media
Elevati Contenuti
mantenimento della pressurizzazione degli ambienti.
La presenza nel locale tecnico di apparecchiature strategiche per l’attività delle sale operatorie cui sono correlate può suggerire l’installazione di un sistema di raffreddamento d’emergenza ai fini di limitare costosi guasti che possano compromettere la continuità di servizio sanitario. La generazione del calore da parte delle strumentazioni, se non adeguatamente gestita, potrebbe perturbare indirettamente anche i restanti ambiti operatori o bloccare il funzionamento delle stesse apparecchiature diagnostiche, solitamente collegate ad un sensore di temperatura di sicurezza presente in sala tecnica.
Inoltre, la presenza di UPS (necessari in caso di angiografi), qualora alimentati da batterie al piombo, comporta l’installazione di un sistema di aspirazione in continuo per rischio di formazione di idrogeno durante la fase di carica.
Macro-aspetti impiantistici
Le sale operatorie ibride, come visto in precedenza, sono ambienti in cui si concentra un grande quantitativo di dispositivi medici tecnologici ed in cui si devono garantire rigide condizioni di benessere e di controllo della
contaminazione per coloro che occupano la sala. Tali aspetti incidono in maniera importante sull’impianto di climatizzazione e ventilazione che serve ciascuna sala. In Figura 3 si riporta un esempio di distribuzione impiantistica aeraulica al servizio di una sala operatoria ibrida in cui è possibile osservare che rispetto alle sale tradizionali, vista la maggiore dimensione della sala ibrida, l’impianto ha in aggiunta due coppie di riprese al centro dei lati lunghi della sala e il plafone centrale ha dimensioni maggiori, così come maggiore è l’area critica del teatro operatorio.
Unità di Trattamento Aria e VAV
Rispetto alle sale operatorie tradizionali, le sale ibride risultano essere di dimensioni sensibilmente più grandi. Vista la necessità di garantire un ricambio d’aria minimo molto elevato e pari a 15 vol/h (D.P.R. 14 gennaio 1997 – “Decreto Bindi”) si rende evidente che le Unità di Trattamento Aria al servizio di tali ambienti avranno dimensioni sensibilmente maggiori rispetto a sale operatorie tradizionali. Tale aspetto incide non solo sugli spazi tecnici di installazione e manutenzione delle apparecchiature e delle canalizzazioni, ma anche sulla struttura stessa dell’impianto scelto. La tendenza è infatti quella di dedicare
TABELLA 1 Raffronto tecnico tra RM e TAC
FIGURA 3 Esempio di distribuzione impianto VCCC
FIGURA 4 Schema tipico di impianto al servizio di un blocco operatorio
apposite Unità di Trattamento Aria per ciascuno di questi ambienti, seguendo la tipologia n.1 di schema di impianto proposta dalla norma UNI 11425:2011 e riproposto in maniera più approfondita in Figura 4. Si tratta di una modalità di gestione economicamente più onerosa rispetto ad altre soluzioni tradizionali con cui si possono gestire con la stessa macchina più ambienti, ma che allo stesso tempo garantisce più flessibilità nella gestione degli ambienti serviti.
Facendo riferimento alla Figura 4, in cui una U.T.A. gestisce sia la sala operatoria sia i relativi locali di supporto, si evidenzia una particolare criticità d’impianto legata alla gestione delle portate d’aria. La promiscuità degli ambienti gestiti comporta l’installazione sui rami di mandata e ripresa di specifiche VAV per il controllo della portata dell’aria. Tuttavia, la dimensione della sala operatoria ibrida e il relativo ricambio d’aria necessario possono essere tali da richiedere portate d’aria difficilmente gestibili tramite una sola VAV, richiedendo così l’installazione in parallelo di più VAV e inducendo delle criticità legate alla regolazione impiantistica.
Terminali Interni
La scelta dei terminali aeraulici interni alla sala operatoria ibrida dipende essenzialmente dalla tipologia di flusso usato per gli ambienti a contaminazione controllata.
Appurato che la tipologia di flusso consigliata e più efficiente per gli scopi a cui una sala operatoria ibrida è destinata è il flusso unidirezionale (rif. Guida AiCARR – Edifici Ospedalieri: Ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata), risulta necessario, in accordo con la UNI 11425:2011 installare appositi diffusori a plafone a soffitto che “devono avere un’area sufficiente a coprire e proteggere tutta l’area critica interna alla sala operatoria”. In una sala operatoria ibrida l’area critica interna è anch’essa di dimensioni molto superiori rispetto al caso tradizionale e comporta l’installazione di un plafone uniforme e continuo a protezione di una superficie non trascurabile. Non potendo il flusso d’aria essere perturbato dall’installazione della scialitica, dei pensili ed eventualmente di binari di spostamento di dispositivi diagnostici, esso rappresenta un vincolo nell’allestimento della sala, che deve essere studiato con particolare attenzione.
Allo stesso modo le griglie di ripresa dell’aria devono essere posizionate in modalità tale da garantire un buon lavaggio di tutto l’ambiente ed in particolare, date le dimensioni della sala ibrida, si dimostra non sufficiente
la tradizionale ripresa a coppie di griglie, una bassa e una alta, posizionate ai quattro angoli della sala operatoria. Un buon lavaggio può essere garantito aggiungendo due ulteriori coppie di griglie di ripresa mediane posizionate lungo i lati lunghi della sala. L’esperienza sulla progettazione di questi ambiti ha mostrato che, in particolare su uno dei due lati lunghi della sala, la presenza delle visive rappresenta spesso un ostacolo per l’ordinata collocazione di una di queste due coppie di riprese.
Ricircolo dell’aria
L’utilizzo del ricircolo dell’aria è ammesso e consigliato, viste le grandi portate d’aria in gioco, al fine di ridurre il più possibile le dimensioni della U.T.A. e delle canalizzazioni, oltre che ridurre il consumo energetico complessivo. Effettuando il ricircolo direttamente in sala e non a bordo U.T.A. si riducono sensibilmente i costi di investimento per le macchine e per i sistemi di distribuzione dell’aria e i costi energetici di ventilazione – consumo elettrico – e di trattamento aria – energia frigorifera, incidendo positivamente anche sui sistemi di produzione di energia. Allo stesso tempo la soluzione riduce gli ingombri tecnici dalla U.T.A. all’ingresso in sala e per contro aumenta lo spazio tecnico necessario nel controsoffitto della sala operatoria, vista la presenza dei ventilatori di ricircolo e dei relativi silenziatori. La presenza dei ricircolatori in sala introduce infine un aspetto riguardante le
attività di manutenzione, da effettuarsi in ambienti con un alto grado di igiene e da programmare per assicurare la continuità del processo operatorio. Questi aspetti sono ancora più marcati per le sale operatorie ibride in quanto la maggiore dimensione della sala stessa comporta la movimentazione di portate d’aria molto maggiori di quelle abitualmente gestite per le sale tradizionali.
Conclusioni
Le sale operatorie ibride rappresentano una concreta esigenza per ambienti ospedalieri all’avanguardia. Come per ogni ambito che unisce più funzioni e più esigenze tecniche e sanitarie, anche in questo caso una corretta progettazione e realizzazione deve tener conto di molteplici aspetti che impattano fortemente sia sulle dotazioni della sala, sia sugli impianti di ventilazione e climatizzazione a contaminazione controllata. L’impatto delle sale operatorie ibride sulla progettazione del reparto operatorio è notevole e come abbiamo visto caratterizzato da una serie di particolarità che meritano una attenta valutazione. n
* Giuseppe Romano, Manens S.p.A. –Consiglio Direttivo AiCARR
Simone Cappelletti, Manens S.p.A. –Socio AiCARR
Nicola Libero, Manens S.p.A. – Socio AiCARR
Andrea Lebosi,Manens S.p.A.
Bibliografia
• Guida AiCARR – Edifici Ospedalieri: Ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata.
• UNI 11425:2011 – Impianto di ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata (VCCC) per il blocco operatorio. Progettazione, installazione, messa in marcia, qualifica, gestione e manutenzione.
• D.P.R. 14 gennaio 1997 – “Decreto Bindi”.
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ISO 14644-16: una guida per la riduzione dei consumi energetici nelle cleanroom e negli ambienti a contaminazione controllata
Lo standard offre una metodologia strutturata per ottimizzare l’efficienza energetica dei sistemi HVAC in tutte le fasi, dalla progettazione alla gestione operativa
P. A. Galligani*
Introduzione
Lo standard ISO 14644-16: Energy Efficiency in cleanrooms and separative devices è uscito ufficialmente nel maggio 2019 [1]. La decisione da parte dell’ISO di dare vita a un nuovo standard finalizzato a ridurre i consumi energetici nelle cleanroom (camere bianche) si inserisce in una stagione che ha visto la nascita di standard analoghi a carattere nazionale; in particolare si segnalano:
• lo standard tedesco VDI 2083 - Cleanroom technology - Energy efficiency (2011);
• lo standard britannico BS 8568 - Cleanroom energy –Code of practice for improving energy efficiency in cleanrooms and clean air devices (2013);
• lo standard russo GOST R 56190 – Cleanrooms Energy efficiency (2014);
e anche lo standard statunitense IEST
RP-ncc 012.3 – Considerations in Cleanroom Design, che pur essendo un documento generale sul tema della progettazione delle cleanroom, contiene un capitolo specifico dedicato alla riduzione dei consumi energetici.
Una nazione che ha fortemente sostenuto la nascita di uno standard globale sull’argomento è stata senz’altro la Cina, paese nel quale negli ultimi anni si sono proliferate cleanroom di grandi dimensioni e particolarmente energivore nel campo dell’elettronica e segnatamente nella produzione di schermi TFT di grande formato.
Cleanroom e consumi energetici
Sebbene possano variare molto in tipologia e dimensioni, le cleanroom sono considerate installazioni particolarmente energivore. A titolo di esempio si può riportare che una cleanroom può consumare dieci volte l’energia di un edificio ad uffici di pari dimensioni. Al fine di mantenere i livelli di pulizia richiesti, nelle cleanroom si movimentano infatti grandi quantitativi di aria trattata e filtrata con filtri ad alta efficienza, che assorbono da soli dal 35% al 50% dell’energia totale consumata dai sistemi HVAC ad esse asserviti; questi ultimi possono inoltre arrivare a consumare fino
all’80% dell’energia totale consumata dallo stabilimento produttivo in cui la cleanroom è localizzata.
Genesi e caratteristiche del nuovo standard
La storia della ISO 14644-16 nasce nell’Ottobre 2013, quando il comitato ISO/TC 209 approva di cooperare con il comitato europeo CEN/TC 243 per lo sviluppo di un nuovo documento per la gestione dei consumi energetici nelle cleanroom, sotto la guida dell’ISO (in accordo al cosiddetto “Vienna agreement”).
Venne creato al proposito il nuovo gruppo di lavoro: ISO/TC 209 - WG13, comprendente delegati provenienti da dodici diverse nazioni. l’Italia ha partecipato attraverso l’UNI (Comitato Tecnico CT 044/SC 01/GL 01: camere a contaminazione controllata). Il delegato nazionale (lo scrivente) è stato nominato da ASCCA (Associazione per lo Studio e il Controllo della Contaminazione Ambientale).
La gestazione del nuovo standard, dalla prima riunione del gruppo di lavoro fino all’emissione finale, è stata relativamente breve (quattro anni e mezzo, dall’ottobre 2014 al giugno 2019). Il recepimento in Italia è avvenuto nell’ottobre del 2019, come UNI EN ISO 14644-16, con il titolo: “Camere bianche ed ambienti controllati associati – Parte 16: Efficienza energetica in camere bianche e dispositivi di separazione”.
La premessa alla versione nazionale specifica che lo standard è stato elaborato sotto la competenza della commissione UNI “Tecnologie biomediche e diagnostiche”.
La versione italiana dello standard è stata inoltre mantenuta in lingua inglese; per questo motivo, nel seguito, si affiancherà la traduzione in Italiano ad alcuni termini e definizioni importanti o ricorrenti.
Campo di applicazione
Lo standard è una guida per l’ottimizzazione dell’uso dell’energia e il mantenimento dell’efficienza energetica nelle cleanroom di nuova costruzione o esistenti e nei cosiddetti “dispositivi di separazione” (isolatori, RABS, ecc.). Si applica alla progettazione, alla costruzione, al commissioning e alla gestione operativa delle cleanroom al fine di ottimizzare l’uso dell’energia, nei campi di applicazione dell’industria elettronica, aerospaziale, nucleare, alimentare, farmaceutica, dei dispositivi medici e delle strutture sanitario/ospedaliere.
Struttura del documento
Il nuovo standard comprende nella parte normativa N. 15 capitoli, che trattano i seguenti argomenti principali:
• Campo di applicazione, riferimenti normativi, termini e definizioni;
• Valutazione e implementazione delle modalità di riduzione dei consumi energetici;
• Impatto delle User Requirement Specifications (specifiche dei requisiti dell’utente) sui consumi energetici;
• Calcolo della portata d’aria di mandata e fattori di correzione;
• Power management (gestione della potenza assorbita): turn-down, turnoff and recovery (riduzione della portata, spengimento dell’impianto, tempo di recupero), adaptive control (controllo adattivo della cleanroom);
• Calcolo dei carichi termici e frigoriferi, scelta dei ventilatori e dei filtri, livelli di illuminazione;
• Formazione del personale, gestione e manutenzione, decommissioning. Nella parte informativa sono previste N. 6 appendici che trattano e approfondiscono i seguenti argomenti principali:
• Valutazione della source strenght (sorgenti di contaminazione) ed esempio
di calcolo della portata di mandata;
• Opportunity matrix (valutazione delle opportunità di risparmio energetico);
• Impact assessment (valutazione di impatto);
• Benchmarking (valutazione di indicatori di prestazione energetica specifici per le cleanroom).
Nella trattazione che segue saranno richiamati i temi ritenuti più significativi, presenti sia nella parte normativa che nelle appendici.
Processo di riduzione dei consumi energetici
Il processo di riduzione dei consumi energetici si basa, come per la BS 8568, sullo standard ISO 50001 (Gestione dell’energia) e si applica sia alle cleanroom esistenti che a quelle di nuova realizzazione. Un diagramma a blocchi (vedi Figura 1) ripercorre i passi procedurali suggeriti e rimanda a una specifica matrice di supporto delle opportunità di risparmio energetico.
Impatto delle URS sui consumi energetici
La revisione delle URS (User Requirements Specifications) è posta alla base del processo di valutazione dei consumi energetici. In particolare, si enfatizzano gli aspetti delle specifiche che possono influenzare sensibilmente l’efficienza energetica della cleanroom. Ci si focalizza sulle ricadute energetiche causate da situazioni di overspecification (sovra-specifica) e/o oversizing (sovradimensionamento), che sono da evitare nel quadro dell’ottimizzazione dei consumi. Nella scrittura delle URS particolare attenzione deve essere prestata alla corretta definizione dei seguenti requisiti e parametri di progetto:
1. Livello di pulizia;
2. Temperatura, umidità relativa e pressione differenziale;
3. Superficie in pianta;
4. Sorgenti di contaminazione e carichi termici in ambiente. Tutti i suddetti parametri e segnatarmente quelli riportati ai precedenti punti 1, 3 e 4, hanno una grande influenza sul dimensionamento dell’impiantistica asservita alla cleanroom e al relativo fabbisogno energetico.
Matrice delle opportunità di riduzione dei consumi (Energy saving opportunities checklist)
Si riportano (vedi Figure 2 e 3) due esempi della già citata matrice delle opportunità di riduzione dei consumi, rielaborata graficamente dallo scrivente.
La matrice riprende alcuni concetti presenti nel BS
8568, con due fondamentali differenze:
• sono stati qui evidenziati differenti fasi di implementazione delle opportunità di risparmio, così da seguire tutto il ciclo-vita della cleanroom (dalla definizione dei requisiti al decommissioning);
• la matrice include una colonna che riporta possibili strategie di mitigazione del rischio, posta accanto a quella dei possibili eventi avversi riconducibili alle strategie adottate.
Più in dettaglio, sono state prese in esame le seguenti fasi di implementazione:
• valutazione delle sorgenti di contaminazione;
• definizione delle URS e delle specifiche di progettazione;
• messa fuori servizio e decommissioning della cleanroom.
Calcolo della portata d’aria di mandata –cleanroom a flusso turbolento
La valutazione della portata di mandata in una cleanroom a flusso turbolento è certamente uno degli argomenti più importanti dello standard oltre che uno dei più dibattuti all’interno del gruppo di lavoro. Lo standard propone tre distinte fasi per completarla, corrispondenti ad altrettante fasi del ciclo vita della cleanroom.
Prima fase: Progettazione
Nella prima fase si procede al calcolo della portata minima necessaria attraverso l’uso di formule, ricavate dalle equazioni della diluizione degli inquinanti, recentemente perfezionate e modificate da diversi autori (Bill Whyte, [2], [3], e altri). In particolare (vedi equazione (1)):
Q = D ε × C (1)
dove:
Q = portata aria di mandata [m3/s];
D = dispersione di particolato in ambiente (source strenght) [1/s];
ε = efficienza di ventilazione (ventilation effectiveness) [-];
C = concentrazione di particolato aeroportato in ambiente [1/m3].
Si evidenzia che nell’equzione (1) si introduce il coefficiente della efficienza di ventilazione, per tener conto della maggiore/minore capacità dell’aria immessa di diluire gli inquinanti rispetto al caso ideale, in cui si avrebbe ε = 1.
Lo standard suggerisce due diversi modi di calcolare
l’efficienza di ventilazione, attraverso i coefficienti ACE (Air Change Effectiveness – Uniformità del numero di ricambi d’aria in ambiente) e CRE (Contamination Removal Effectiveness – Efficienza di rimozione della contaminazione), che sono definiti come segue:
ACE = ACRm
ACRtot (2)
dove:
ACRm = ricambi d’aria nello spazio intorno al punto di misura [-];
ACRtot = ricambi d’aria totali in ambiente [-].
CRE = C Cavg (3)
dove:
C = conc. particellare in prossimità delle griglie di ripresa [1/m3]
Cavg = concentrazione ;particellare media in ambiente. [1/m3].
Nelle precedenti espressioni, il numero di ricambi d’aria (ACR) è definito come il rapporto tra la portata d’aria immessa in ambiente e il volume dell’ambiente stesso [1/s].
Per cleanroom a flusso turbolento con buona uniformità di distribuzione
FIGURA 1 Schema a blocchi del processo di riduzione dei consumi energetici
d’aria il termine ACE può variare da 0,7 a 1,3 (valori guida) 1. A sua volta il termine CRE può variare da 0,3 a 1.2
La norma specifica che al calcolo della portata minima derivato dall’equazione (1) debbono essere associati dei fattori di compensazione per tener conto delle incertezze legate alla valutazione dell’efficienza di ventilazione e a quella della source strenght, questa dovuta prevalentemente alla presenza del personale e, in parte minore, alle apparecchiature eventualmente presenti in cleanroom.
La norma evidenzia inoltre che i fattori di compensazione sono da considerarsi del tutto arbitrari e che si utilizzano per introdurre una ridondanza nel calcolo della minima portata d’aria effettuato in fase di progettazione. I fattori di compensazione possono inoltre essere esplicitati come un margine sul limite di allerta fissato sulla concentrazione particellare in ambiente o come fattore correttivo dei parametri ACE o CRE e quindi dell’efficienza di ventilazione ε
Seconda fase: Testing
Nella seconda fase, quella di testing, si provvede a verificare che il valore di
1 In alternativa all’utilizzo di questi valori empirici, suffragati comunque da numerosi casi applicativi, oggi si può utilizzare la tecnica CFD, che consente di anticipare in fase progettuale il valore di ACE in ogni punto della cleanroom in correlazione con il parametro “Age of Air” e quindi del numero di ricambi orari locale [4], [5]. Nel caso di una cleanroom esistente, il valore del coefficiente ACE in ogni punto della cleanroom può anche essere ricavato sperimentalmente, attraverso la misura del recovery rate nello stesso punto [6].
2 La definizione dell’efficienza di ventilazione attraverso due diversi coefficienti rispecchia in parte il mancato raggiungimento di un consenso all’interno del gruppo di lavoro che ha sviluppato lo standard. Questa doppia definizione è stata successivamente mantenuta nella versione revisionata dello standard ISO 14644-4 [7], nella quale si osserva tuttavia che il termine ACE, essendo dipendente dalla locazione, può essere preferito al termine CRE nei casi in cui si debba controllare la concentrazione particellare di punti ritenuti critici.
portata calcolato in fase di progetto possa essere ulteriormente ridotto pur rimanendo sotto i limiti di contaminazione richiesti. Il metodo utilizzato è di tipo empirico e si basa sulla seguente procedura:
1. calcolo della portata di mandata Q1 mediante il valore teorico Q ricavato dalla (1), maggiorato da un fattore di compensazione;
2. esecuzione di test e misure strumentali in condizioni operative per valutare la possibilità di ridurre la portata di mandata a partire dal valore prefissato Q1 fino ad un
valore Q 2 < Q 1, mantenendo le prestazioni richieste alla cleanroom.
Terza fase: Operatività
In questa fase si provvede a verificare che il valore di portata Q2 determinato in fase di testing possa essere mantenuto in fase operativa, rispettando le prestazioni richieste in termini di classe di contaminazione, pressione, temperatura e umidità relativa ambientali. Il metodo utilizzato prevede la riduzione di portata (Q2 < Q1), il testing e successiva attuazione di una fase di monitoraggio del livello di contaminazione ambientale e degli altri parametri di controllo per confermare la possibilità di mantenere la riduzione della portata. Lo standard specifica inoltre che l’adozione di questo metodo, definito “flessibile”, deve
FIGURA2 Matrice delle opportunità di riduzione dei consumi – esempio 1
FIGURA 3 Matrice delle opportunità di riduzione dei consumi – esempio 2
tener conto di quanto specificato nella parte normativa ai capitoli 12÷14, relativamente alle attività di training, operatività e manutenzione.
Il procedimento in tre fasi appena descritto è schematizzato in Figura 4.
Calcolo della portata d’aria di mandata –cleanroom a flusso unidirezionale
Il meccanismo di funzionamento delle cleanroom a flusso unidirezionale (UDAF) non dipende dalla portata d’aria immessa ma dalla velocità dell’aria; il modo più diretto per ridurre l’energia consumata in questo caso è quello di verificare se il livello di contaminazione massimo richiesto in queste aree e/o il campo di applicazione della cleanroom rendano necessaria l’adozione di aree UDAF. Nel caso positivo, si può ridurre il consumo energetico limitando la grandezza delle aree soggette. Lo standard riporta casi in cui riduzione della velocià dell’aria rispetto al valore di progetto può consentire di mantenere ugualmente il controllo della contaminazione; questo vale soprattutto nei periodi di scarsa attività della cleanroom.
Valutazione della sorgente di contaminazione (Source
strenght)
L’emissione di particolato da parte del personale operante in cleanroom è generalmente la sorgente di contaminazione più rilevante e deve essere sommata a quella proveniente dalle apparecchiature eventualmente presenti.
La valutazione del quantitativo di particolato emesso dalle persone e dalle apparecchiature viene effettuata sperimentalmente effettuando misure all’interno di minicleanroom appositameente strumentate (le cosiddette “body-boxes” – vedi Figure 6 e 7); tanto maggiore è l’attendibilità dei risultati ottenuti, tanto maggiore sarà la possibilità di ridurre i consumi energetici in cleanroom ottimizzandone la portata di mandata.
Esistono tuttavia differenze ancora rilevanti tra i valori proposti dai più titolati ricercatori. Come già accennato, per ovviare a questo inconveniente la ISO14644-16 suggerisce l’utilizzo dei fattori di compensazione. Questi fattori incorporano l’esperienza del progettista nel selezionare parametri fondamentali quali l’efficienza di ventilazione o informazioni acquisite tramite la modellazione (es.: simulazione CFD, vedi Figura 7). In sostanza si tratta di rilevare un coefficiente che rapporta la portata reale
con quella teorica necessarie a controllare la contaminazione generata da una o più sorgenti.
Indicatori di prestazione energetica (Benchmarking)
Scopo di questa parte dello standard è individuare indicatori di prestazione energetica (EnPI) atti a comparare l’efficienza energetica di diversi tipi di cleanroom. La definizione di questi indicatori è un passo relativamente importante perché ad oggi non ci risulta ehe esistano in letteratura molti riferimenti a carattere strutturato, se non in casi estremamente limitati. Lo standard propone tre tipi di EnPI:
• POWER INTENSITY FOR CONTAMINATION REMOVAL (PICR) = consumo energetico istantaneo per metro quadro di superficie in pianta necessario per rimuovere la contaminazione tramite sistemi HVAC [kW/m2];
• ENERGY INTENSITY FOR CONTAMINATION REMOVAL (EICR) = consumo energetico annuo per metro quadro di superficie in pianta necessario per rimuovere la contaminazione tramite sistemi HVAC [kWh/m2];
• ENERGY INTENSITY OF THE FACILITY (EI) = consumo energetico annuo per
metro quadro di superficie in pianta necessario per rimuovere la contaminazione e per le funzioni di riscaldamento, raffreddamento, umidificazione, deumidificazione, ecc., [kWh/m2].
Gestione dell’energia in fase operativa
Turn-down e Turn-off
Una delle tecniche suggerite per ridurre i consumi energetici è quella cosiddetta del “Turn-down”, che prevede la riduzione della portata di mandata con possibilità di allargare il campo di variabilità della temperatura e dell’umidità relativa interna in condizioni “at rest” (a riposo) e in assenza di personale (condizioni “unmanned”). L’adozione di questa pratica viene suggerita per tutte le nuove realizzazioni; la possibilità di adottarla deve essere valutata accuratamente, testata e validata. La tecnica del “turn-off”, ovvero lo spegnimento degli impianti HVAC a servizio della cleanroom, può essere considerata come parte di un programma concordato di gestione dell’energia. L’eventuale ricorso al “turn-off” deve essere preceduto da un impact assessment dettagliato, documentato e preventivamente approvato.
FIGURA 4 Schema a blocchi del metodo “flessibile” per il calcolo della portata di mandata in cleanroom
Conclusioni e considerazioni finali
Quanto descritto è necessariamente una sintesi dello standard al quale si rimanda per le parti qui omesse, a nostro giudizio meno rilevanti.
Adaptive control
La tecnica dell’”adaptive control” (controllo adattivo) viene definita come la capacità del sistema di modificare automaticamente i suoi parametri operativi al fine di ottenere le migliori prestazioni in modalità operative variabili e durante tutto il corso dell’anno. Con l’”adaptive control” la portata d’aria di mandata
BIBLIOGRAFIA
viene regolata proporzionalmente al valore di concentrazione particellare misurato in tempo reale in ambiente.
Questa tecnica è a tutt’oggi di difficile applicazione nel campo delle life sciences, perché in questo settore assume un’importanza fondamentale il controllo della concentrazione di particelle microbiologicamente attive.
[1] ISO 14644-16:2019 - Energy Efficiency in cleanrooms and separative devices – May 2019
[2] The application of the ventilation equations to cleanrooms Part 1: The equations - W. Whyte, W.M. Whyte, and T. Eaton - CleanAir and Containment Review, Issue 12, October 2012
[3] Calculation of air supply rates for non-unidirectional airflow cleanrooms. W. Whyte, W.M.Whyte, T. Eaton and N. Lenegan - European Journal of Parenteral & Pharmaceutical Sciences 2014; 19(4): 121-129 - 2014 Pharmaceutical and Healthcare Sciences Society
[4] Building Information Modeling (BIM) and CFD applicati ad una cleanroom – Casi di studio - P.A. Galligani - ASCCA Cleantech 2016 – Milano, novembre 2016
[5] Use of CFD Simulation to optimize ventilation effectiveness in cleanrooms – case study. L. Galligani, T. Valente, Vincenzo Montalto, A. Zangrillo – ISCC2024 (ICCCS - International Symposium of Contamination Control) – Milano, ottobre 2024
[6] Decay of Airborne Contamination and Ventilation Effectiveness - W. Whyte, S. Ward, W.M.Whyte and T. Eaton - International Journal of Ventilation ISSN 1473-3315 Volume 13 No 3 December 2014
[7] ISO 14644-4:2022 – Cleanroom design, construction and start-up – November 2022
È importante citare che lo standard è passato recentemente attraverso lo stadio di revisione periodica quinquennale prevista dalla ISO; la maggioranza dei rappresentanti del gruppo di lavoro internazionale si è espressa in favore del mantenimento dello standard invariato per il prossimo quinquennio.
Lo scrivente in fase di voto si era invece espresso in favore di una revisione, adducendo come motivazione i seguenti aspetti:
• la necessità chiarire la definizione dell’efficienza di ventilazione, che rimane legata a due diversi indici e può ingenerare confusione;
• l’opportunità di ampliare lo scopo della norma ai sistemi di produzione e distribuzione utilities e ai temi di decarbonizzazione per meglio accogliere i principi di sostenibilità ambientale;
• l’eventuale aggiornamento della sezione dei benchmark a seguito di possibili nuovi contributi.
Si ritiene comunque che lo standard, anche nella versione originale e nella sua universalità, possa essere una valida fonte di metodi e informazioni per ridurre l’impatto energetico delle cleanroom e di tutte le applicazioni civili e industriali a contaminazione controllata. n
* Pier Angelo Galligani, Presidente di TECHNICONSULT Group, past-president ASCCA, membro italiano del gruppo di lavoro ISO/TC 209 – WG13: Energy Efficiency in Cleanrooms e Separative Devices
FIGURA 5 Rilevazione del particolato emesso dal personale in differenti condizioni operative (Fonte: White Box – Politecnico di Milano)
FIGURA 6 Rilevazione del particolato emesso da apparecchiature presenti in cleanroom (Fonte: White Box – Politecnico di Milano)
FIGURA 7 Simulazione CFD dei flussi d’aria in una cleanroom a flusso turbolento (Fonte: Techniconsult – Firenze)
Comfort e qualità dell’aria nelle strutture sanitarie
Impianti ben progettati e realizzati, con la corretta attenzione alla ventilazione con aria di qualità, permettono di ottenere condizioni di benessere e con costi sostenibili
S. La Mura*
Il comitato scientifico AiCARR mi ha dato incarico di redigere questo articolo in qualità di Coordinatore del Comitato Tecnico Sanità da oltre un decennio. Il tema è estremamente importante e parte dai concetti fondamentali su cui si basa la mission di AiCARR:
• COMFORT: l’obiettivo è quello di cercare di seguire quasi l’essenza dei desideri dell’uomo e ancor più estremamente naturale e comune per la grande maggioranza
degli esseri viventi. Dal punto di vista AiCARR e quindi per gli aspetti Impiantistici, significa assecondare le esigenze percepite dai nostri recettori umani, primari – caldo/freddo – secco/ umido, in quanto il corpo umano è in primis un sistema con un numero infinito di sonde sulla pelle – e non solo
– che monitorano e valutano quasi istantaneamente questi elementi. Giusto quindi che AiCARR non dimentichi mai questo primo obiettivo universalmente richiesto da tutti – ovviamente spesso non addetti ai lavori –che sono la maggioranza;
• QUALITÀ: appare evidente la richiesta
di qualità anch’essa declinabile in molte sfaccettature, ambizione di tutti, senza praticamente limiti numerici, ma che necessariamente deve avere un tetto di costi, tante volte attualmente declinabili in una “spesa sostenibile”;
• AMBIENTI SANITARI: anche questa è una definizione molto ampia, specie nel livello inferiore (RSA – studi medici – primo soccorso …), quale una sorta di motivazione/giustificazione di maggiori esigenze, di poter andare oltre ai classici requisiti di accettabilità e di contenimento di spesa, ma dove –senza false ipocrisie – anche in questo settore, esiste ampiamente. Questo articolo ha quindi l’obiettivo di declinare in maggior dettaglio queste tematiche verificando le esigenze e la fattibilità negli ambienti – specie sanitari.
Entriamo nel dettaglio
COMFORT: nel dizionario Devoto-Oli, il termine “comfort” significa “comodità, agio, e l’insieme di cose che assicurano tale stato. Si riferisce a tutti gli impianti, arredi, accessori e servizi che rendono più piacevole, facile e organizzata la vita quotidiana, in contesti come un’abitazione o un veicolo”.
Più specifico è quindi il Comfort Termico, quale “sensazione di benessere fisico e mentale che si prova in un ambiente quando non si avverte né troppo caldo né troppo freddo, e il corpo è in equilibrio con le condizioni ambientali. Per ottenerlo, è necessario bilanciare fattori come la temperatura dell’aria e delle superfici, l’umidità e la velocità dell’aria, in modo da favorire il giusto scambio di calore tra il corpo e l’ambiente circostante”
Questo fatto di “sensazione” e “bilanciamento di vari fattori” non è poi una condizione molto facile da raggiungere perché l’individualità ha molto peso
su il giudizio globale. Ben sappiamo di profondi studi del settore: ricordiamo quelli di Ole Fanger (profondo scienziato e amico AiCARR, con cui ho condiviso piacevoli cene di Gala AiCARR), poi riversati in normative mondiali fra cui la UNI EN ISO 7730 dove il ragionamento sul comfort è gestito come “Condizione mentale di soddisfazione relativa all’ambiente termico”. Non legato ad aspetti fisici, ma ad aspetti culturali di percezione poi declinati con gli indici PMV (Predicted mean Vote) e PPD (Predicted Percentage Dissatisfied).
Quali fattori che influenzano il comfort termico ricordiamo la temperatura dell’aria, la temperatura media radiante, l’umidità relativa, la velocità dell’aria.
Gli impianti termomeccanici adempiono a queste richieste per arrivare a condizioni termo-igrometriche ottimali, ma devono sempre garantire una qualità dell’aria elevata (o almeno migliore rispetto a quella in assenza degli stessi).
Queste necessità e richieste sono anch’esse rivolte a tutto il mondo del condizionamento dell’aria ovvero a tutti gli ambienti che si vanno a trattare (chi onestamente vorrebbe vivere in ambienti – peraltro trattati – con qualità dell’aria scarsa?). Subentrano sempre questioni di costi, di sostenibilità che determinano una graduatoria umanamente comprensibile, ma non sempre ben accettata dagli utenti e, in caso di contenzioso, anche dalla magistratura giudicante, che spesso domanda se è stato usato il criterio del “massimo tecnicamente possibile”.
Situazioni nel tempo di solo qualche anno fa hanno posto in luce esigenze anche piuttosto estreme di richiesta di qualità dell’aria non più legata agli ambienti, ma – ovviamente – legata agli utenti diventati istantaneamente
tutti da “piuttosto” a “fortemente fragili”. Il periodo Covid sembra passato da tanto, ma abbiamo l’obbligo di non dimenticarlo e di raccoglierne qualche insegnamento, fra cui quello che la salute è un bene comune, va garantita a tutti e gli impianti devono sempre in ogni caso migliorare (e mai degradare) questo livello di qualità.
Da qualche tempo – ASHRAE DOCET – si è passato dal concetto di Comfort a quello di Health, da comfort che appare un po’ come un lusso, alla salute / salubrità che appare come una necessità e obbligo.
Questi concetti di Health /salubrità sono esaltati in ambiente sanitario, ma sempre cercando di vedere la centralità dell’uomo, dalla comunità di tutti gli esseri viventi alla parte degli stessi più fragili, con già delle patologie, o in uno stato di fragilità tale da necessitare di maggiori attenzioni, in quanto difformità potrebbero per questi degradare ancor più la loro critica situazione. Genericamente queste persone sono ospitate in ambienti così detti sanitari, ma spesso sono in quegli ambienti perché hanno superato una soglia di malessere negli ambienti in cui vivono (da studi medici a ospedali con varie intensità). Difficile dirsi –in alcuni casi – se la loro situazione di degrado non fosse dovuta al vivere in ambienti un po’ malsani.
Tutto ciò premettendo, la seconda parte del tema affidatomi: “focus su ventilazione, filtrazione” verrà trattata nell’ ”impiantistica ospedaliera” ma ricordando con forza che la ventilazione ovvero l’esigenza di IAQ (Qualità di Aria Interna) è da perseguirsi in ogni luogo, e che i problemi di EAQ (Qualità dell’Aria Esterna) sempre peggiore – specie nelle aree fortemente industriali/urbane – possono essere compensati essenzialmente con una pulizia della stessa e che il metodo consolidato più semplice ed efficace è la filtrazione.
Quando si parla di ospedali possiamo ricordare che in tali ambienti, come specificato nella IX Guida AiCARR [1], c’è necessita di:
• proteggere pazienti, personale e visitatori da contaminanti e agenti patogeni che possano generare danni alla salute;
• contribuire a generare un ambiente indoor percepito dalle persone come confortevole;
• garantire condizioni di processo idonee per lo svolgimento delle attività e per il funzionamento degli apparati diagnostici e terapeutici;
• salvaguardare l’ambiente esterno da possibili contaminazioni.
Le esigenze sanitarie
Bisogna sempre ricordare che da un punto di vista tecnico la missione è progettare e realizzare opere finalizzate a perseguire un risultato: in questo caso quando si tratta di reparti ospedalieri – e ancor più per i “reparti speciali” –l’obiettivo è migliorare la salute dei degenti e migliorare e preservare quella di tutti gli operatori coinvolti, nel rispetto delle apparecchiature spesso assai sofisticate e preziose.
Bisogna quindi distinguere bene gli ambienti sanitari (di cui gli ospedalieri sono una parte) dalla popolazione che viene accolta in detti ambienti. Si consideri che in un ospedale, rispetto ai degenti, i frequentanti sono da tre a quatto volte. Negli ambienti sanitari vi sono enormi spazi non frequentati da degenti – includendo in detta categoria anche i “malati” che non fanno degenza, ma che vengono in ospedale per essere curati.
Interessante in questa non facile distinzione proprio un disposto legislativo vicino alle tematiche AiCARR: le disposizioni del DPR n. 74/2013 – Dm 383 /2022 del 6 ottobre 2022, quando specifica che le condizioni di temperatura non limitate (i 20 °C in inverno – che in questo DPR erano state portate a 19 °C). non si applicano …agli edifici adibiti a ospedali, (NB: limitatamente alle zone riservate alla permanenza e al trattamento medico dei degenti o degli ospiti) cliniche o case di cura e assimilabili…
Questo significa che non tutti gli ambienti sanitari hanno esigenze così particolari, ovvero che negli ambienti sanitari bisogna concentrarsi sulle zone riservate alla permanenza e al trattamento medico dei degenti o degli ospiti.
È evidente che questo non sia molto semplice, anche ingegneristicamente, ma soprattutto per personale che – in certi casi, non sempre – passi da detti ambienti (con
degenti) ad altri; ma non è possibile assoggettarsi sempre all’ ”inviluppo dei massimi” ovvero a fare impianti sofisticati e costosi per essere omogenei, standardizzando le massime esigenze con quelle comuni.
Se tutto ciò avviene partendo dal semplice indicatore temperatura, questo concetto è genericamente estendibile agli altri indicatori del benessere e dell’IAQ. Purtroppo mi dispiace constatare che questa differenziazione è poco/ pochissimo realizzata, sia a livello progettuale/realizzativo, sia a livello gestionale/ovvero di come sono eserciti gli impianti.
Già in altre occasioni si evidenziò che i seppur rari casi in cui gli impianti – dopo la crisi Covid – sono stati concepiti secondo i criteri emergenziali di maggior asepsi, e quindi maggior condizioni termoigrometriche e di IAQ, questi raramente sono eserciti secondo i più sostenibili riferimenti ordinari – attuabili senza emergenze infettive in corso.
Ventilazione – Aria Esterna
Parlando – forse finalmente! – di ventilazione e di numeri dobbiamo quindi far riferimento alle reali necessità di ventilazione che in primis è il ricambio igienico, per compensare il degrado dell’aria
dovuto alle persone e agli ambienti/ apparecchiature.
Nel settore vi sono varie leggi/ norme nazionali/internazionali. Non volendo entrare nel dettaglio e nella scelta delle stesse interessante è citare – per tipologia, ripeto, non per scelta –l’ANSI/ASHRAE Standard 62.xx (Ventilation for Acceptable Air Quality) nelle varie edizioni frequentemente emendate. La formula base parte da due fattori:
Vbz = R p × P z + Ra × AZ con
Vbz: (Ventilazione nella Breathing Zone – ovvero la zona in cui le persone respirano)
R p: Ventilazione per ogni persona
P z: Numero persone presenti
Ra: Ventilazione per unità di spazio (in questo caso superficie)
A z: Spazio (in questo caso superficie) I concetti che si ritengono basilari sono:
• “acceptable” ci dà un senso di moderazione e di necessità
• si ventila per le persone – e per quelle presenti e dove sono presenti
• si deve ventilare anche in relazione agli spazi – per le esigenze degli stessi dovuti essenzialmente a finiture interne, apparecchiature, infiltrazioni
MEDICINA NUCLEARE
ATTIVITA'
DAY HOSPITAL
DAY-SURGEY
GESTIONE
Impianto di condizionamento con adeguato ricambio d’aria e gradienti di pressione. Filtri assoluti in uscita
sala operatoria come "REPARTO OPERATORIO"
TABELLA 1 Ambienti con maggiore intensità di cure (da DPR 14 gen. 1997) requisiti minimi impiantistici
etc., ovviamente differenti ambiente per ambiente.
In tutto il mondo della climatizzazione, VMC, si parla ancora – un po’ troppo banalmente – di impianti con:
• Aria primaria: circa 1,5-2 Vol/ora di aria esterna
• Tutt’aria: circa 6 Vol/h aria esterna Augurandosi che qualcuno non confonda ancora la Portata Aria Totale (ACT) con la Portata Aria Esterna (EAC).
Nel mondo sanitario, a detta ventilazione va aggiunta una ulteriore “famiglia”, quella con Aria esterna da 15 Vol/h in su. Questi concetti, direi obsoleti, contrari alle regole “Ventilation for Acceptable Air Quality”, sono frequentemente ancora usati.
Se facciamo un escursus legislativo sulla ventilazione in ambienti sanitari dobbiamo partire da una pseudo assenza di leggi per gli ambienti più ordinari e comuni – degenze ordinarie ne è un esempio – dove è però bene ricordare un’assai vetusta, ma mai emendata, Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n° 13011 del 22/11/1974 che indica: i valori minimi del fattore di ricambio:
• degenze in genere: fattore di ricambio 2
• degenza bambini: fattore di ricambio 3
Mentre per gli ambienti con maggiore intensità di cure si usa tutt’ora come minimo il riferimento al DPR 14 gen. 1997, così detto “Decreto Bindi”, del quale si riportano solo gli ambienti per cui c’è una indicazione, come si vede in Tabella 1.
Sebbene ci sono, o meglio in parte c’erano nel caso della UNI 10339-95 ritirata, indicazioni (normative e non legislative) più in linea con le esigenze del “processo sanitario” (esempio la 10339 diceva: la portata minima di aria esterna richiesta nelle camere di degenza è di 11 l/s – corrispondente a 40 m³/h – per persona), ancora oggi il DPR 14 gen. 1997 è da ritenersi il livello minimo da seguire.
Poco valgono le evidenze scientifiche e il rapporto obsoleto ventilazione / volumi, ancor più quando i volumi sono molto grandi (quali le moderne sale operatorie ibride grandi oltre 3 volte le precedenti): a oggi detto valore è considerato il minimo sotto il quale non andare.
Nelle more delle prescrizioni sopra indicate si può comunque arrivare ad alcune considerazioni, cercando di partire da una definizione dell’ambiente sanitario tipicamente ospedaliero – con estensioni di queste prescrizioni anche ad ambienti più semplici, quali gli studi medici.
All’interno di una non facile classificazione degli ambienti ospedalieri è invalsa la prima macro distinzione
1. zone ordinarie, dove non essendoci “zone riservate alla permanenza e al trattamento medico dei degenti o degli ospiti”, non vi sono prescrizioni sanitarie che possono generare richieste di particolare ventilazione. Valgono le normali prescrizioni di igiene e pulizia, e deve esserci una particolare buona attenzione a quando persone o materiali potessero uscire da dette zone ed entrare in ambienti più puliti sotto elencati; Poi da un punto di vista organizzativo-funzionale in relazione al livello di intensità di cura che le caratterizza, si distinguono:
2. degenza diurna (day hospital): destinata a prestazioni prevalentemente diagnostiche, non effettuabili in regime ambulatoriale, che si risolvono nell’arco di una giornata; 3. degenze a basso grado di assistenza (low care) : con valenza medica e infermieristica attenuata rispetto alle precedenti, rappresentano la collocazione del paziente ormai stabilizzato, fino
alla dimissione;
4. degenze ad alto grado di assistenza (high care): generalmente di breve durata, accolgono pazienti che necessitano di un’assistenza e una sorveglianza sanitaria elevata;
5. terapie intensive (intensive care): accolgono pazienti ad altissimo rischio e necessitano di un alto grado di assistenza e sorveglianza; all’interno di queste si possono trovare esigenze specifiche di condizioni igienico-ambientale (centri ustionati, centri trapianti, ecc…);
6. pronto soccorso / triage, con un differente uso / fortissimo utilizzo, – negli ultimi anni / decenni – che ha un po’ snaturato l’ambiente con pazienti indistinti, permanenze di decine di ore o uso in spazi non idonei per giorni. Il periodo Covid aveva previsto una preclassificazione a ora praticamente inesistente;
7. blocchi operatori con le varie esigenze vecchie e nuove e con richieste di ventilazione e termoigrometriche assai impegnative.
Sulla base di questa sommaria suddivisione, da un punto di vista della ventilazione si può quindi riassumere:
1. zone ordinarie: valgono le normali prescrizioni di igiene e pulizia – non vi sono esigenze così particolari, potrebbe bastare una ventilazione anche naturale – nel rispetto di rapporti aeroilluminanti. Attenzione va posta quando in questi ci siano, ad esempio nei locali ai piani interrati o spogliatoi o servizi igienici dove essenzialmente si richiede ventilazione in estrazione (anche 6 vol/h o più), con conseguente obbligatoria immissione (troppo spesso si vedono estrazioni senza la valutazione della possibilità che l’aria entri, inibendo la “virtuale estrazione”);
2. degenza diurna (day hospital): anche qui il Decreto Bindi non dà indicazioni – da un certo punto di vista possono essere quasi considerate degenze ordinarie – vedi paragrafi sotto. Attualmente ci sono due linee di tendenza:
༸ o una più “leggera” – quale quella indicata nella recente classificazione nel DPR 18/22 degli “edifici prioritari” che vede dette zone come di “categoria B” – e non “A”, in relazione alla permanenza inferiore alle 24 h;
༸ o una più “pesante” che tiene conto della forte rotazione dei pazienti/utenti, durante il giorno, del fatto che questi hanno patologie spesso varie e non classificate e del fatto che le “pulizie/sanificazioni” diurne fra paziente e paziente sono molto veloci e sommarie.
In relazione a ciò sarà bene indirizzarci o verso i sottodescritti caso 3 o prudenzialmente caso 4 – ancor più se non vi fossero DH differenziati e già di per sé attribuibili a dette zone;
3. degenze a basso grado di assistenza (low care): in queste la necessità di base è il ricambio igienico, in teoria in relazione al numero di persone, tuttavia è consigliabile, in via prudenziale, avere qualche persona in più rispetto ai Posto Letto (PL) per il personale medico/sanitario, i parenti etc… È buona la “vecchia indicazione” di 40 m3/h per persona – con la precedente valutazione, ovvero bisogna attenersi alle indicazioni della sopra citata Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n° 13011 (da 2 Vol/h per ordinarie e 3 per bambini) – dove facendo i conti si arriva poi a simili numeri attenendosi strettamente ai PL, mentre aumentando le persone diversamente aumenterebbe come indicato in Tabella 2.
Queste ventilazioni in immissione compensano correttamente le esigenze di ventilazione in espulsione, come indicato in Tabella 3, lasciando un piccolo margine di sovrapressione per gli infissi o i locali contigui.
Con l’occasione si anticipa (rimandando poi i dettagli al successivo paragrafo sulla filtrazione) che l’ulteriore necessità di apporto – prettamente termico – potrà essere effettuato con un impianto misto (ad esempio ad acqua) ma se fosse ad aria con ricircolo bisognerà ottemperare alla necessità di filtrazione, chiaramente indicata dalla Normativa tedesca DIN 1946-4:2018-09 –
Ventilation and air conditioning – Part 4: Ventilation in buildings and rooms of health care [2]: L’uso di dispositivi di climatizzazione dell’aria è consentito quando l’aria viene prelevata da una stanza e quindi reintrodotta nella stessa stanza, purché siano soddisfatti i requisiti di questo standard. I dispositivi di climatizzazione dell’aria secondari devono avere sempre una filtrazione a due stadi, con un filtro PM1 / ≥ 50 all’ingresso e un filtro PM1 / ≥ 80 all’uscita; 4. degenze ad alto grado di assistenza (high care): per quanto riguarda la ventilazione la prima indicazione legislativa è il riferimento del “Decreto Bindi 14 gen. 1997” (vedi Tabella 1) che molto genericamente per detti ambienti indica 6 Vol/h. Questo è considerato il livello minimo, sicuramente altri requisiti ne possono evidenziare le esigenze, ma va valutata con precisione la necessità e la possibilità di modulazione / riduzione quanto le necessità non vi fossero;
port
ma assai superiore se si considerassero persone aggiuntive
port
se poi si considera il servizio sanitario - spesso dedicato e con accesso dalla camera
4 Ventilazione/portata aria esterna per reparto secondo indicazione legislativa / normativa o valore consigliato da autori/revisori della IX Guida AiCARR. Fonte: IX Guida AiCARR
SEZIONI OSPEDALIERE
A.1.1 - Degenza per Infettivi
A.1.2 - Degenza per ematologia e pazienti Immunodepressi
A.1.20.2- Pronto Soccorso / Triage / DEA - SALA OPERATORIA D'URGENZA
A.1.20.3- Pronto Soccorso / Triage / DEA - SALA ATTESA - TRIAGE
A.1.21 - Farmacia (deposito farmaci)
A.1.22 - Servizi mortuari
TABELLA 2 Esempio con raffronto portata di ventilazione camera di degenza a 2 letti
TABELLA 3 Esempio di esigenza di ventilazione in espulsione da bagno dedicato alla degenza di cui Tab.2
TABELLA
5. terapie intensive (intensive care): da un punto di vista di ventilazione sono zone intermedie che possono essere asservite da impianti con 6 V/h o 15 V/h (Bindi indica questo valore per sterilizzazione – disinfezione – mortuario). Si consiglia sempre una certa prudenza e parcatezza, soprattutto se gli ambienti fossero grandi – e conseguentemente le portate importanti. Bisognerebbe valutare caso per caso le necessità – che potrebbero essere di apparecchiature con proprie extra
ventilazioni dedicate (es. cappe). La regola della modularità, della possibilità di modulazione è ancor più sentita;
6. Pronto soccorso /triage, come indicato nella Guida IX AiCARR, è bene superare il concetto di ambiente semplice e suddividerlo in più sub ambienti – come poi tabellato alla riga A.1.20.1, 2, 3 della Tab.4.
Si ricordi poi che spesso si aumenta la ventilazione con aria esterna in relazione a un’importante esigenza – tipica, ma non unica, del modo sanitario – la
Degenze 13_Degenze High Care A.1.1 - Degenza per Infettivi / / N
Degenze 13_Degenze High Care A.1.2 - Degenza per ematologia e pazienti Immunodepressi / / N
Blocchi operatori
Servizi Speciali di diagnosi e cura
Servizi speciali di diagnosi e cura
18_Sale operatorie
05_Endoscopia
A.1.3 - Emodinamica (applicazione stent etc.) / / N
23_Sterilizzazione A.1.15.1 - Centrale di sterilizzazione ZONA STERILE / / N
23_Sterilizzazione A.1.15.2 - Centrale di sterilizzazione ZONA PULITA / / N
23_Sterilizzazione A.1.15.3 - Centrale di sterilizzazione ZONA SPORCA / / N
Servizi speciali di diagnosi e cura 02_Medicina nucleare A.1.16 - Medicina nucleare, laboratorio preparazione radiofarmaci (Ambiente) / / DV
non previsto non previsto A.1.17 - Procreazione medicalmente assistita (PMA) / / C
Servizi generali 22_Farmacia A.1.18 - UMACA, Unità di Manipolazione Chemioterapici Antiblastici / / N ( il locale
i
necessità di avere sovrapressioni negli ambienti per confinarli (in generale da impurezze nei locali limitrofi). Questo è genericamente realizzato aumentando – anche molto –detta ventilazione. Difficile sempre per gli impiantisti rincorrere le difficoltà realizzative degli ambienti / locali, ma solo una corretta progettazione integrata, materiali e finiture di qualità dell’intero progetto, permette di avere corrette spese realizzative e costi gestionali contenuti. Per gli ambienti sopraindicati, specie i 4 e 5, il Comitato Tecnico Sanità AiCARR ha redatto una Guida, poi pubblicata a giugno 2022: Guida IX – Edifici Ospedalieri Ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata. Fra i vari temi, per quanto riguarda la ventilazione / portata aria esterna si dà, reparto per reparto, l’indicazione legislativa / normativa e, quando non fossero prescrizioni così precise, si dà sempre l’indicazione del valore consigliato dagli autori /revisori (Tabella 4).
7. Blocchi operatori: per quanto riguarda questi ambienti, che molti considerano come i più critici nel mondo sanità, ma cosa non sempre equiparabile nel mondo della IAQ (se non altro ad esempio per i trapiantati di midollo osseo, fortissimamente immunodepressi che passano anche oltre un mese nelle degenze) vi sono molti documenti. In primis sempre il Decreto 14 gen. 1997 che indica 15 Vol/h. Poi seguendo detto DPR, vi sono norme italiane, la UNI 11425 – 2011, che partendo dai 15 Vol/h di aria esterna, permette definitivamente la possibilità di una ventilazione aggiuntiva con ricircolo, estremamente più economica specialmente a livello gestionale. Altro importante documento sono poi le LG ISPELS [3] che permettono esplicitatamene il ricircolo. Il ricircolo, ovviamente locale per locale e opportunamente filtrato, è la reale possibilità di ottenere il grado di pulizia richiesto con consumi energeticamente contenuti.
Ventilazione – Ricircolo – ovvero Aria Totale
Non si vuole aggiungere molto a quanto già indicato, si tenga presente che
Degenze 13_Degenze High Care A.1.19- Sala di traumatologia
A.1.20.2- Pronto Soccorso / Triage / DEA - SALA OPERATORIA D'URGENZA / / N
Emergenza-urgenza 21_Dipartimento emergenza-urgenza A.1.20.3- Pronto Soccorso / Triage / DEA - SALA ATTESA - TRIAGE / / DV
Servizi generali 22_Farmacia A.1.21
• È applicabile all’interno dello stesso ambiente (o per ambienti ritenuti omologhi da chi ha competenze sanitarie) per questo la precedente norma DIN 1946-4:200502 scriveva:
༸ “L’aria di ricircolo può essere utilizzata se sussistono i seguenti presupposti: utilizzare solo aria d’estrazione dello stesso locale o dello stesso gruppo di locali. L’aria
TABELLA 5 Ricircolo locale per reparto secondo indicazione legislativa / normativa o valore consigliato da autori/ revisori della IX Guida AiCARR. Fonte: IX Guida AiCARR
di ricircolo deve essere condotta separatamente oppure insieme all’aria esterna attraverso gli stessi stadi filtranti dotati delle classi filtranti di volta in volta prescritte come per l’aria esterna…”;
• È particolarmente vantaggiosa specie gestionalmente, per ridotti consumi energetici rispetto all’aria esterna, per più razionale uso dei filtri;
• Permette con semplicità l’utilizzo a carichi ridotti, per minori necessità o utilizzi degli ambienti.
Per le Degenze ordinarie abbiamo sopra già detto e per i Blocchi Operatori valgono per analogia le regole riportate in Tabella 5. Anche per questa tematica la già citata Guida IX AiCARR ne evidenzia la possibilità / il consiglio ove – frequentemente – non c’era menzione al possibile utilizzo.
La Guida IX non dà esplicitamente prescrizioni sull’aria Totale, perché dipende dal livello di pulizia che si vuole ottenere, tramite filtrazione e quantità di ricircolo.
Filtrazione
Il tema è molto ampio, diamo per scontata la classificazione: Coarse, ePMx, HEPA, è bene, sempre nel modo della climatizzazione e ancor più nel mondo sanitario, partire da due assunti presenti nella Guida IX:
• Ai fini del benessere e della salute delle persone il grado minimo di filtrazione dell’aria esterna deve essere pari a ePM1 85% secondo la ISO 16890, (ex F9 UNI EN 779 UNI, 2012 superata),
• Gradi di efficienza superiore devono essere presi in considerazione in funzione della qualità dell’aria trattata e dell’obiettivo prefissato nell’aria ambiente. Sebbene poi nei testi legislativi (DPR 14 gen. 1997) vi siano scarsissime indicazioni sulla filtrazione, ne è assodata la necessità e quando si parla di filtrazione assoluta EPA –HEPA o ULPA, detti filtri è bene – ai sensi della UNI 11425 e altri – che siano (anche) installati più vicino possibile all’utilizzo – con terminali filtranti o plafoni.
I filtri nelle UTA vanno poi installati correttamente e manutenuti, come si vede in Figura 1. Interessante è inoltre citare uno stralcio adattato dalla UNI EN 16798-3 [4] che evidenzia che, per avere ambienti interni similmente puliti, bisogna usare diversi livelli di filtrazione in relazione a quanto è sporco l’ambiente esterno, e quindi la soluzione unica in ogni luogo non esiste.
Quando si parla di filtrazione spesso si è propensi a pensare a una filtrazione sulla mandata ma, ancor più per proteggere persone o oggetti, in parecchi casi è bene
Coarse- ePM 10 ePM 1
Tab 6 tratta da UNI EN 16798-3 - Minima efficienza di filtrazione pasara sulla EAQ
Classificazione aria di mandata
ODA (P) 1 88% 80% 80% 80% Not specified
ODA (P) 2 96% 88% 80% 80% 60%
ODA (P) 3 99% 96% 92% 80% 80%
Qualità aria esterna efficienza complessiva in relazione alla classificazione EN 779
prevedere filtrazioni sulle riprese e/o espulsioni (periodo Covid DOCET –anche se poi successivamente è bene spesso ritornare alle situazioni pregresse, senza filtrazione in espulsione)
Come poi già citato, in caso di ricircoli, l’aria di ricircolo deve essere condotta separatamente oppure insieme all’aria esterna attraverso gli stessi stadi filtranti dotati delle classi filtranti di volta in volta prescritte come per l’aria esterna…”
Conclusioni
Riteniamo che le strutture sanitarie rappresentino un eccellente esempio di necessità di comfort, ma ancor più di Controllare la Contaminazione – in particolare quella più grave: l’aerotrasportata. Impianti ben progettati e realizzati,
BIBLIOGRAFIA
con la corretta attenzione alla ventilazione con aria di qualità (quasi sempre fortemente filtrata) permettono di ottenere condizioni di benessere con una “Acceptable Air Quality” e con costi sostenibili.
Questi concetti molto più diffusi negli ambienti ospedalieri sono caso per caso espandibili in tutti gli ambienti sanitari fino a tutti gli ambienti, perché anche ai sensi del “testo unico sulla sicurezza” (D.Lgs. 81/08) i lavoratori, ma anche tutti gli utenti, hanno diritto ad avere ambienti sani e puliti con condizioni di Comfort sostenibili. n
* Sergio La Mura, Studio Ingegneria La Mura, Milano
[1] IX guida AiCARR - edifici ospedalieri: ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata, giugno 2022;
[2 DIN 1946-4:2018-09 Ventilation and air conditioning - Part 4: Ventilation in buildings and rooms of health care, 2018-09;
[3] Linee guida per la definizione degli standard di sicurezza e di igiene ambientale dei reparti operatori, ISPESL - Dipartimento Igiene del Lavoro, 1999;
[4] UNI EN 16798-3 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 3: Per gli edifici non residenziali - Requisiti prestazionali per i sistemi di ventilazione e di condizionamento degli ambienti (Moduli M5-1, M5-4), marzo 2018.
FIGURA 1 Modalità di corretta installazione dei filtri nelle UTA. Da: corso AiCARR SASP
TABELLA 6 Minima efficienza di filtrazione pasara sulla EAQ – tratta da UNI EN 16798-3
ARIOSAV E ARIOSAV COMPACT: LA NUOVA FRONTIERA DELLA VMC RESIDENZIALE
Con le nuove unità AriosaV e AriosaV Compact, Valsir firma un’evoluzione strategica nel segmento della ventilazione meccanica controllata residenziale. Dopo il successo di AriosaHV per le installazioni a controsoffitto, la nuova gamma amplia l’offerta con soluzioni verticali versatili, efficienti e pronte a rispondere a tutte le esigenze del costruito e del nuovo.
Disponibili in un range di portate da 150 a 600 m³/h, le nuove unità coprono applicazioni che vanno dall’appartamento, all’abitazione indipendente fino ai piccoli spazi commerciali.
Ma il vero punto di forza delle nuove macchine Ariosa è l’integrazione intelligente con l’involucro edilizio. AriosaV Compact, con una larghezza di soli 56 cm, si inserisce facilmente all’interno di moduli armadio o pensili cucina: una risposta concreta alla sfida degli spazi ridotti delle ristrutturazioni. AriosaV è invece pensata per locali tecnici dedicati, sempre più presenti nelle abitazioni di nuova generazione.
Dal punto di vista tecnico, la nuova gamma eredita l’elettronica avanzata di AriosaHV: quattro sensori integrati di temperatura e umidità, connettività Wi-Fi nativa per aggiornamenti firmware e gestione remota tramite app mobile. E poi, un sistema che abilita la regolazione automatica della portata in base alla qualità dell’aria e alle fasce orarie, notifiche intelligenti e un’interfaccia intuitiva anche per utenti non esperti.
Le macchine Ariosa puntano con decisione anche sulla facilità di installazione e manutenzione: dima di montaggio inclusa, materiali
leggeri come il polipropilene espanso, accesso semplificato ai componenti interni. Il layout interno è stato progettato per favorire interventi rapidi e intuitivi, e permette il cambio filtri in autonomia da parte dell’utente finale. Per l’installatore, meno complessità significa più rapidità e meno imprevisti in cantiere.
Non mancano le certificazioni energetiche di rilievo: Passivhaus, EPBD e SAP confermano le elevate performance in termini di risparmio e sostenibilità, aspetti oggi fondamentali alla luce della crescente attenzione normativa verso gli edifici “a energia quasi zero” (nZEB) e le ristrutturazioni in classe A. AriosaV e AriosaV Compact beneficiano anche di un design curato, in linea con la filosofia già espressa da AriosaDOT, la VMC per singoli ambienti che ha conquistato il Red Dot Design Award. L’estetica non è solo un fattore visivo, ma funzionale: maniglie ergonomiche, marcature intuitive e struttura compatta rendono l’unità un elemento discreto ma completo, perfettamente integrabile in tutti i contesti domestici.
A supporto della rete commerciale e tecnica, Valsir mette a disposizione risorse come brochure, manuali, QR code per accesso immediato alla documentazione tecnica, video tutorial e assistenza distribuita su tutto il territorio nazionale. È inoltre disponibile un servizio di primo avvio che estende la garanzia fino a cinque anni con manutenzione programmata.
Il futuro? Sempre più smart. In via di sviluppo ci sono nuove integrazioni con i sistemi domotici e sensori ambientali aggiuntivi, per fare della VMC un sistema intelligente e proattivo nella gestione della qualità dell’aria indoor.
Con AriosaV e AriosaV Compact, Valsir non si limita ad aggiungere due nuovi codici a catalogo: propone un’evoluzione coerente, tecnologica e orientata al comfort, dove design, semplicità e performance si fondono in una soluzione integrata per il benessere abitativo di oggi e di domani.
SECONDA PARTE
Sistemi di ventilazione delle metropolitane in aree sismi che
Un articolo che tratta della valutazione sismica dei componenti non strutturali rispetto ad alcuni codici sismici internazionali e focus su Eurocodice e norme tecniche per le Costruzioni NTC
2018
R. Borchiellini, D. Papurello, C. Barbetta*
Nella prima parte dell’articolo pubblicato sul fascicolo xx di AiCARR Journal (xx 2025) si sono descritte le aree a maggior rischio sismico e le principali caratteristiche degli impianti di ventilazione. Nella seconda parte vengono forniti i dati caratteristici dei sismi e i protocolli di prova cui devono essere soggetti i componenti degli impianti stessi.
Accelerazione sismica nel sottosuolo
Uno dei dati caratteristici del sisma è il PGA orizzontale (Peak Ground Acceleration) che, in caso di costruzione epigee (edifici), tende ad aumentare con l’altezza della costruzione arrivando anche fino a tre volte rispetto a
quella del suolo. Con costruzione ipogee, nel nostro caso metropolitane, ma anche in tunnel stradali o parcheggi sotterranei invece tende a diminuire, il PGA è un indice che influenza lo scuotimento orizzontale del terreno per cui vi è una correlazione fra movimento orizzontale e accelerazione [37]. In generale si è osservato che le strutture sotterranee durante un terremoto tendono a subire meno danneggiamenti rispetto alle strutture fuori terra come edifici e ponti, e per questo sono state
considerate meno vulnerabili. Le motivazioni di questa minore vulnerabilità sono legate a diversi aspetti, in aggiunta al fatto che le opere in sotterraneo non risentono dell’effetto della superficie libera e che le caratteristiche del terreno tendono a migliorare al crescere della profondità. Recentemente durante un Congresso del PIARC è stata presentata una memoria che per la prima volta, a quanto ci risulta, ha affrontato la problematica del sisma nei tunnel stradali nel nostro settore [38]; in precedenza
anche altri Autori avevano affrontato tale problematica per la costruzione sismica di gallerie profonde [39]. La Tabella 6 mostra la riduzione dell’effetto sismico. Nel caso di metropolitane ci si può aspettare un effetto simile; è da considerare che i valori mostrati nella tabella variano in funzione del tipo di suolo che è presente; poiché ci troviamo in zone urbane è possibile avere dei terreni di tipo agglomerato per cui i valori possono variare in modo sensibile rispetto a terreni rocciosi. Alcuni lavori sviluppati in precedenza hanno prodotto dei data base che possono risultare utili per la definizione della riduzione delle accelerazioni sismiche [37, 40, 41]. In mancanza di dati certi si può procedere, come suggerito da [37] con un’analisi dinamica in situ; un’analisi in 1D è sufficiente a determinare i coefficienti di riduzione rispetto alla profondità. Pur non rientrando nello scopo di
questo articolo, si ritiene interessante anche dare alcune informazioni elementari della parte di opere civili dei tunnel. Se un tunnel è soggetto a un forte scuotimento, causato ad esempio dalla vicinanza a una faglia sismica, esiste un’alta probabilità che l’opera possa danneggiarsi. Le parti strutturali del tunnel subiscono tipicamente tre modalità differenti di deformazione, che consistono in compressione assiale ed estensione, inflessione longitudinale e ovalizzazione o distorsione della sezione trasversale per effetto delle onde di taglio (vedi Figura 7). Alcuni collassi di opere sotterranee sono avvenuti a seguito di terremoti passati. Oltre ai danni strutturali, si sono verificati anche danneggiamenti agli elementi non strutturali, come condotti/canalizzazioni, impianti di ventilazione e impianti elettrici, causando enormi perdite economiche e interruzioni del servizio.
Protocolli di prova per elementi non strutturali
Tra le prove sismiche più comuni, si possono citare le prove quasi-statiche e quelle dinamiche. I test quasi-statici sono solitamente eseguiti per testare elementi non strutturali sensibili allo spostamento o alle deformazioni come, ad esempio, tamponamenti, partizioni, impianti e altri sistemi collegati in più punti all’edificio, che potrebbero quindi subire spostamenti relativi sotto azioni sismiche. Le prove dinamiche vengono tipicamente eseguite tramite tavole vibranti, che consentono di simulare il moto sismico imposto a strutture o elementi non strutturali. Esistono diverse linee guide adottate come riferimento per effettuare test dinamici su elementi non strutturali sensibili alle accelerazioni. Uno dei riferimenti normativi spesso utilizzato per la qualificazione/certificazione sismica di elementi non strutturali è l’ICC ES AC-156 (2020) dell’International Code Council. Esso prevede un criterio di accettazione applicabile a sistemi, componenti ed elementi architettonici, meccanici, elettrici o altri sistemi ancorati alle strutture. Un altro riferimento normativo spesso utilizzato per la qualificazione sismica degli elementi non strutturali è IEEE 693 (2018).
Al termine del test la normativa richiede che non siano pervenuti danni significativi e che il componente funzioni completamente prima e dopo i test.
Profondità del tunnel (m)
Rapporto tra il moto del terreno alla profondità della galleria e il moto alla superficie del terreno
A livello europeo, linee guida che indirizzino la progettazione e definiscano requisiti minimi e prestazioni attese sono presenti solo per pochis sime tipologie di elementi non strutturali (es. scaffalature, ascensori), ma a livello generale esistono scarse indicazioni che, in molti casi, non sono cogenti.
Da quanto esposto nei paragrafi precedenti l’aderenza alle norme NTC impone un’attenzione agli elementi non strutturali che di conseguenza, in funzione alla loro complessità e allo Stato Limite richiesto, dovranno essere
TABELLA 6 Attenuazione del moto del suolo con la profondità [37]
FIGURA 7 Modalità di deformazione longitudinale e trasversale di gallerie in presenza di sisma [42] (Owen e Scholl 1981)
FIGURA 8 Danni agli elementi non strutturali, instabilità del sistema ancoraggio/supporto [43]
validati sismica-mente in modi differenti. Precedentemente sono state analizzate le varie soluzioni a partire dall’analisi statica per poi passare alla modellazione FEM e, come ultima soluzione, il test sismico. Il test sismico viene condotto all’interno di Laboratori in cui è possibile testare strutture, materiali ed elementi non strutturali in condizioni molto realistiche; si cita ad esempio la Fondazione Eucentre che opera, come Ente certificatore, nel settore sismico, e ha anche un’esperienza specifica per i componenti non strutturali. Eucentre ha a disposizione vari tipi di Laboratori come, ad esempio, un sistema a 9 gradi di libertà, ottenuto dall’utilizzo combinato della tavola multi-assiale a 6 gradi di libertà con una nuova tavola, sospesa a circa 5 metri di altezza, a 3 gradi di libertà. Questo sistema è unico al mondo in quanto riproduce gli spostamenti interpiano che si possono verificare durante un terremoto. Risulta adatto anche per la valutazione degli elementi non strutturali collegati a diversi piani di un edificio (vedi Figura 9).
Quello che interessa l’argomento trattato è il 6DLab: simulatore di terremoti multi-assiali appositamente progettato per lo studio delle prestazioni di elementi non strutturali, componenti di impianti, macchine elettriche e meccaniche, arredi ecc. La tavola vibrante ha 6 gradi di libertà. La Figura 10 mostra una UTA (Unità Trattamento Aria) durante un test sismico.
Conclusioni
In Italia, le NTC 2018 nel cui ambito di applicazione rientrano le opere pubbliche o di pubblica utilità (Art.2) e più specificatamente le metropolitane, rappresentano uno strumento tecnico-legislativo di notevole spessore che fornisce specifiche indicazioni progettuali. Analizzando gli impianti di ventilazione delle metropolitane, l’analisi dei vari componenti ha portato a considerare sia la valutazione statica o legata alla modellazione per alcuni componenti, sia l’eventuale test sismico per la valutazione dinamica. Riprendendo quanto
Ringraziamenti
specificato ai paragrafi 7.2.3 e 7.2.4 della Norma citata in precedenza (NTC 2018), le tre figure presenti che operano nella realizzazione dell’opera – Progettista, Installatore, Fornitore di componenti –devono sinergicamente valutare, definire e trovare quale sia il miglior percorso per la validazione sismica dei componenti e dell’impianto; in caso di test sarà il Laboratorio di certificazione ad adottare il protocollo sismico più adatto per arrivare alla qualificazione sismica finale. n
* Romano Borchiellini, Davide Papurello, Energy Center, Politecnico di Torino –Dipartimento Energia, Galileo Ferraris, Politecnico di Torino Carlo Barbetta, Systemair GmbH, Germania/Systemair Srl. Italia
L’articolo è tratto dalla rivista le Strade (n. 1598/6 giugno 2024, pp. 54-67, Casa Editrice La Fiaccola), ed è stato diviso in due parti. La prima parte è stata pubblicata nel fascicolo precedente
Un ringraziamento particolare alla Fondazione Eucentre per il materiale gentilmente concesso relativo alla sperimentazione sismica su elementi non strutturali e ai dettagli dei suoi Laboratori.
BIBLIOGRAFIA
[37] C.J. Hung, J. Wisniewski, J. Monsees, N. Munfah, National Highway Institute (U.S.), Technical Manual for Design and Construction of Road Tunnels - Civil Elements, 2009. https://rosap.ntl.bts.gov/view/dot/50019 (accessed October 19, 2023).
[38] B. Khaleghi, Lecture: “Seismic And Tsunami Resilience Assessment of Roadway Tunnels In Earthquake Prone Regions”. PIARC 2nd International Conference and Safety & VIII Spanish Tunnel Symposium., in: Granada, Spain, 2022.
[39] M. Corigliano, C.G. Lai, G. Barla, Approcci semplificati nella progettazione sismica di gallerie profonde, Progettazione sismica N1, pag 105-133., (2009). https://iris.unipv.it/handle/11571/207973 (accessed January 23, 2024).
[40] J.E. Luco, H.L. Wong, C.-Y. Chang, M.S. Power, I.M. Idriss, Engineering characterization of ground motion. Task II: Soil structure interaction effects on structural response, (1986). https://www.osti.gov/etdeweb/biblio/20479139 (accessed October 19, 2023).
[41] D.W. Sykora, Y. Moriwaki, J.A. Barneich, Measured Variation of Peaks Acceleration and Peak Particle Velocity with Depth at Soil Sites, Elsevier, Eleventh World Conference on Earthquake Engineering (1996).
[42] G.N. Owen, R.E. Scholl, Earthquake engineering of large underground structures. Report No. FHWA/RD-80/195, Federal Highway Administration and National Science Foundation, 279 p., 1981.
[43] Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, 2022. Linee Guida per la Classificazione e Gestione del Rischio, la Valutazione della sicurezza ed il Monitoraggio delle Gallerie Esistenti, Roma, Italia., (2022).
[44] UTA, prova sismica secondo ICC ES AC-156; progetto per Nuova Zelanda. Euroclima S.p.A (accessed March 24, 2024)
FIGURA 9 Sistema di prova 9D presente nel laboratorio 6DLab, presso la Fondazione Eucentre (Pavia)
FIGURA 10 UTA – per gentile concessione di Fondazione Eucentre e Euroclima [44]
GREE ITALIA INTRODUCE VERSATI V CON R290: SOSTENIBILITÀ E PRESTAZIONI IN PRIMO PIANO
Si amplia la gamma di pompe di calore di GREE Italia con Versati V in R290, la nuova soluzione che rappresenta un passo significativo nella direzione dell’efficienza energetica, dell’innovazione tecnologica e della tutela ambientale. Questo nuovo modello è stato progettato per rispondere in maniera concreta e completa alle esigenze di comfort residenziale e commerciale, combinando affidabilità, sostenibilità e facilità di utilizzo.
Dotata di tecnologia DC inverter di ultima generazione, Versati V garantisce un funzionamento estremamente efficiente in ogni condizione climatica, assicurando riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria con una capacità che varia da 6 kW a 16 kW. Questa gamma di potenze consente al sistema di adattarsi con flessibilità a diversi contesti, dalle abitazioni unifamiliari agli spazi più ampi, fino a piccole strutture ricettive o commerciali. La possibilità di erogare acqua fino a 80 °C di mandata amplia ulteriormente il campo di applicazione, rendendo Versati V compatibile sia con impianti a pavimento radiante e ventilconvettori, sia con sistemi più tradizionali come i radiatori.
Un elemento distintivo è l’impiego del refrigerante naturale R290, che con un GWP pari a 0,02 riduce drasticamente l’impatto ambientale. L’attenzione di GREE alla sostenibilità si traduce così in un contributo concreto alla lotta contro l’effetto serra e al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Parallelamente, la sicurezza non viene mai trascurata: l’unità è infatti equipaggiata con un separatore gas-liquido, studiato per impedire qualsiasi contaminazione tra acqua e refrigerante, assicurando un funzionamento affidabile e sicuro nel tempo.
Il comfort acustico è un ulteriore punto di forza. Grazie a un design ottimizzato per la riduzione del rumore, Versati V raggiunge in
modalità silent un livello sonoro di soli 40 dB(A), un valore che consente l’installazione anche in contesti particolarmente sensibili come aree residenziali, piccoli condomini o ambienti di lavoro dove la silenziosità rappresenta un valore aggiunto.
Dal punto di vista della modularità, la funzione cascata permette di collegare fino a 6 unità in parallelo, consentendo di soddisfare esigenze applicative più complesse, ottimizzare i consumi e massimizzare l’efficienza complessiva del sistema. Questo approccio modulare consente inoltre di garantire la continuità di funzionamento anche in caso di manutenzione su una delle unità, migliorando l’affidabilità complessiva dell’impianto.
Grande attenzione è stata posta anche alla semplicità d’uso e al controllo intelligente. Versati V è equipaggiata con un display LCD da 5”, dotato di interfaccia user-friendly che rende immediata la gestione di tutte le funzioni. La connettività è un altro punto distintivo: grazie al modulo Wi-Fi integrato e alla compatibilità con il protocollo Modbus, il sistema può essere facilmente integrato in logiche di domotica o in sistemi di gestione centralizzata, offrendo una gestione remota semplice ed efficiente.
Con Versati V, GREE Italia mette a disposizione del mercato una pompa di calore versatile, sicura e sostenibile, capace di unire alte prestazioni e rispetto per l’ambiente. Una soluzione ideale per chi desidera coniugare risparmio energetico, comfort abitativo e sostenibilità, con la garanzia di un marchio leader a livello mondiale nella climatizzazione.
Studio della solidificazione e liquefazione di materiali a cambiamento di fase in strutture tridimensionali periodiche
Per stimare l’andamento termico dei PCM in strutture complesse il modello RC rappresenta un’alternativa efficiente, in termini di tempi e costi, rispetto alle tradizionali simulazioni CFD
L. Ruzza*
Imateriali a cambiamento di fase (PCM, Phase Change Materials) stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante in applicazioni dove è necessaria una gestione efficiente dell’energia termica. Grazie all’elevato calore latente di fusione, i PCM consentono di realizzare sistemi di accumulo termico latente (LHTES, Latent Heat Thermal Energy Storage), capaci di immagazzinare o rilasciare grandi quantità di energia con variazioni minime di temperatura.
Questa tecnologia è già impiegata in numerosi ambiti, tra cui l’elettronica per il controllo termico di componenti sensibili e l’edilizia, dove l’integrazione di PCM nei materiali da costruzione consente di aumentare l’inerzia termica degli edifici migliorandone l’efficienza energetica. I PCM vengono inoltre utilizzati anche in abbinamento a impianti a energia rinnovabile oppure nel campo del trasporto refrigerato.
Il presente studio analizza il comportamento termico di PCM organici all’interno di strutture tridimensionali
periodiche, verificando l’efficacia di un modello numerico di tipo RC (resistenze-condensatori). Tale modello, inizialmente proposto da Alam et al. [1] per PCM a bassa temperatura, è stato qui modificato per estenderne la validità a materiali con temperatura di fusione fino a 150 °C. L’obiettivo è fornire uno strumento rapido e sufficientemente accurato per la simulazione del comportamento termico di sistemi LHTES, riducendo tempi e costi rispetto alle tradizionali simulazioni CFD.
PCM e strutture
tridimensionali periodiche
Un PCM è un materiale caratterizzato da un elevato calore latente di fusione:
è in grado, cioè, di assorbire una considerevole quantità di energia durante il passaggio dalla fase solida a quella liquida (fusione) e viceversa rilasciarla nel passaggio inverso (solidificazione). I PCM possono essere di natura organica, inorganica e miscele delle precedenti. In Figura 1 vengono riportati temperatura e calore latente di fusione per i principali gruppi di PCM, quelli utilizzati in questa tesi appartengono al gruppo delle paraffine.
Per ogni gruppo viene indicata la temperatura di fusione perché accumulare l’energia sotto forma di calore sfruttando il passaggio di stato solido-liquido, invece che liquido-gassoso, ha il vantaggio che il materiale non subisce
un drastico cambio di volume tra uno stato e l’altro riducendo il volume dell’accumulo stesso. Lo sfruttamento del calore latente permette inoltre di lavorare, durante il passaggio di stato, a una temperatura pressoché costante e, in confronto a un sistema che sfrutta il solo calore sensibile, permette di immagazzinare la medesima quantità di energia generalmente lavorando a temperature più basse. Nella scelta del PCM adatto all’applicazione in esame, è utile tener conto di vari aspetti, tra i quali:
• la temperatura di fusione, che deve essere compatibile con il sistema, così come le sue caratteristiche chimico-fisiche;
• il costo del materiale e la sua stabilità nel tempo;
• la conducibilità termica del PCM.
Per molti PCM di natura organica la conducibilità termica risulta particolarmente bassa. Per quanto riguarda il gruppo delle paraffine questa è attorno agli 0,2-0,3 W/ (m K), paragonabile quindi a un materiale isolante,
per avere un metro di paragone si consideri che il cartongesso ha una conducibilità di circa 0,21 W/ (m K). La bassa conducibilità termica genera forti gradienti di temperatura all’interno del materiale durante le fasi di carica e scarica. Ciò comporta la presenza di zone disomogenee durante le fasi, con conseguente allungamento dei tempi di transizione di fase e mancato utilizzo di parte della capacità di stoccaggio. In applicazioni dinamiche, come il raffreddamento di componenti elettronici, questi gradienti possono inoltre provocare picchi locali di temperatura (hot spot) che compromettono l’affidabilità del sistema. Per poter ovviare al problema sono state sperimentate diverse soluzioni: superfici estese, schiume metalliche [3][4], micro e nano PCM [5] e heat pipes [6]. Il gruppo di ricerca TEI dell’Università degli Studi di Padova ha realizzato tramite additive manufacturing dei provini in lega d’alluminio. I provini sono di 4 tipi: uno vuoto e gli altri 3 contenenti una struttura tridimensionale periodica 3D di uguale porosità (rapporto tra volume vuoto e volume totale interno al provino). Nello specifico, la porosità di queste strutture è di 0,95. Ciò indica che solo il 5% del volume viene occupato dalla struttura e il 95% resta disponibile per l’alloggiamento del PCM. Il fatto che i provini siano stati realizzati tramite additive manufacturing permette inoltre una facile riproduzione degli stessi e quindi degli esperimenti. In Figura 2 si possono osservare i 4 diversi provini aventi ciascuno una struttura via via più fitta. Nel lavoro di Righetti et al. [7] viene dimostrato come la struttura, all’aumentare dei PPI (pori per pollice, densità di pori presenti in un pollice lineare), contribuisca a rendere sempre più omogenea la temperatura del PCM al suo interno e a ridurre la temperatura di giunzione. Ciò migliora le prestazioni riducendo i tempi della fase di carica e scarica.
Setup campagna sperimentale
Per la validazione del modello proposto in questa tesi, di seguito illustrato, sono state svolte presso il laboratorio del gruppo di ricerca TEI dell’Università degli Studi di Padova delle prove sperimentali. Sono stati selezionati dei PCM che fondono a temperature medio-alte: l’RT55, RT70, P130 e l’acido adipico. Questi fondono a temperature rispettivamente di 55 °C, 70 °C, 130 °C e 150 °C. Ognuno di questi è stato inserito in ciascun provino a sua volta posizionato all’interno del setup sperimentale in Figura 3. Il setup è composto da un heater (un sistema di resistenze elettriche),
FIGURA 1 Temperatura e calore latente di fusione di diversi gruppi di PCM [2]
FIGURA 2 Disegno quotato (a) e fotografia (b) dei provini realizzati da Righetti et al. [7]
una base, un materiale isolante (in questo caso PEEK) e un coperchio predisposto per l’inserimento delle termocoppie. Ciascuna termocoppia è stata collegata a un acquisitore dotato di riferimento fisico e sono state piazzate in diverse posizioni all’interno e all’esterno del setup sperimentale. Ogni prova consisteva nel portare alla completa fusione l’intero volume di PCM mantenendo all’heater una potenza costante (fase di carica) e di attendere la completa solidificazione del materiale (fase di scarica). Le prove sono state ripetute per ogni PCM variando i provini e le potenze all’heater. Tutte le prove sono avvenute all’interno di una camera a temperatura e umidità controllata.
Il modello RC (resistenze-condensatori) proposto da Alam et al. [1] rappresenta un’alternativa estremamente efficiente, rispetto alle tradizionali simulazioni CFD, per stimare l’andamento termico dei PCM in strutture complesse. Grazie all’analogia tra grandezze termodinamiche ed elettriche, dove la temperatura viene assimilata alla caduta di tensione, il flusso termico all’intensità di corrente, e la resistenza termica alla resistenza elettrica.
L’intero dominio (heater, base, PCM con o senza struttura) viene suddiviso in una griglia di celle rettangolari (Figura 4), a ciascuna delle quali si associano:
• una resistenza verticale e una orizzontale, che modellano la conduzione termica lungo le due direzioni;
• un condensatore, che ne rappresenta l’inerzia termica. Ogni cella del PCM ove presente la struttura periodica può presentare una diversa porosità, per cui si definiscono una conduttività termica equivalente e una capacità termica equivalente come medie pesate tra le proprietà della lega d’alluminio e quelle del PCM, in modo da considerare l’influenza della geometria interna.
Il modello di partenza calcola in ogni istante la temperatura media del PCM come media aritmetica di tutte le celle, risolvendo un circuito elettrico equivalente a ogni passo temporale. Oltre alla temperatura, è possibile stimare la frazione di liquido e l’energia accumulata mediante relazioni analitiche che dipendono dalla temperatura media e dalle proprietà dei materiali.
Il modello RC è stato scelto perché presenta diversi vantaggi, tra cui:
• Rapidità di calcolo: rispetto alle simulazioni CFD, il modello RC richiede risorse computazionali minime e restituisce i risultati in pochi secondi;
• Flessibilità: basta ridefinire la griglia di celle e la porosità locale per adattarlo a diverse strutture interne;
• Accuratezza adeguata: il modello proposto semplifica i fenomeni termodinamici che influenzano il sistema, tuttavia riesce a stimare con sufficiente approssimazione il comportamento del PCM e a verificare quali tipologie
di strutture sono più efficaci di altre. Per estenderne l’applicabilità ai PCM con temperatura di fusione fino a 150 °C, sono state introdotte due modifiche al modello di partenza. Sono state modellate le pareti del contenitore ed è stato introdotto il calcolo del coefficiente di scambio convettivo tra le pareti e l’ambiente esterno, per tener conto delle
Modello RC
FIGURA 3 Setup sperimentale con disposizione delle termocoppie con quote in [mm]
FIGURA 4 Rappresentazione del modello proposto da Alam et al. [1]
FIGURA 5 Confronto tra: dati sperimentali, modello di partenza, modello con aggiunta della modellizzazione delle pareti e modello con l’aggiunta delle pareti e della convezione naturale interna al PCM (completo). Caso PCM P130 con riscaldamento a potenza costante 70 W (fase di carica)
FIGURA 6 Rappresentazione della temperatura nelle varie celle del provino in un determinato istante di tempo. Fase di carica, provino senza struttura interna. A sinistra non sono state considerate le pareti, a destra sono state introdotte
Il presente lavoro, frutto di adattamento successivo, è fra i vincitori del Premio Tesi di Laurea 2024 assegnato da AiCARR per le migliori tesi focalizzate su tematiche inerenti l’efficienza energetica e il benessere sostenibile.
BIBLIOGRAFIA
[1] T. Alam, G. Righetti, D. Bacellar, V. Aute, and S. Mancin, ‘Development and Validation Of Resistance-Capacitance Model (RCM) For Phase Change Material (PCM) Embedded In 3D Periodic Structures’, 2022.
[2] M. Imran Khan, F. Asfand, and S. G. Al-Ghamdi, ‘Progress in research and development of phase change materials for thermal energy storage in concentrated solar power’, Applied Thermal Engineering, vol. 219, p. 119546, Jan. 2023, doi: 10.1016/j.applthermaleng.2022.119546.
[3] G. Righetti, R. Lazzarin, M. Noro, and S. Mancin, ‘Phase change materials embedded in porous matrices for hybrid thermal energy storages: Experimental results and modeling’, International Journal of Refrigeration, vol. 106, pp. 266–277, Oct. 2019, doi: 10.1016/j.ijrefrig.2019.06.018.
[4] R. M. Lazzarin, S. Mancin, M. Noro, and G. Righetti, ‘Hybrid PCM—aluminium foams’ thermal storages: an experimental study’, International Journal of Low-Carbon Technologies, vol. 13, no. 3, pp. 286–291, Sept. 2018, doi: 10.1093/ijlct/cty030.
[5] H. Fatahi, ‘Developing a new nano-enhanced phase change material (NEPCM) for medium grade thermal energy storage’, 2023, Accessed: July 29, 2025. [Online]. Available: http://hdl.handle. net/11143/20685
[6] J. Zhao, P. Lv, and Z. Rao, ‘Experimental study on the thermal management performance of phase change material coupled with heat pipe for cylindrical power battery pack’, Experimental Thermal and Fluid Science, vol. 82, pp. 182–188, Apr. 2017, doi: 10.1016/j.expthermflusci.2016.11.017.
[7] G. Righetti, G. Savio, R. Meneghello, L. Doretti, and S. Mancin, ‘Experimental study of phase change material (PCM) embedded in 3D periodic structures realized via additive manufacturing’, International Journal of Thermal Sciences, vol. 153, p. 106376, July 2020, doi: 10.1016/j.ijthermalsci.2020.106376.
dispersioni verso l’ambiente. Le pareti sono state modellate con un approccio differente rispetto al resto del provino in modo tale da prevenire possibili instabilità numeriche all’aumentare del time step o al diminuire delle dimensioni delle celle. È stato inoltre aggiunto il calcolo della convezione naturale interna al PCM rappresentata come una riduzione della resistenza verticale in funzione della frazione di liquido nella singola cella.
In questo lavoro è stato dimostrato che queste modifiche migliorano l’accuratezza soprattutto nelle fasi di solidificazione di PCM ad alta temperatura, riducendo l’errore MAPE di circa 1–2 punti percentuali rispetto al modello di partenza. A titolo d’esempio, in Figura 5 viene riportato un grafico che confronta le prestazioni dei vari modelli per uno specifico caso.
La più realistica modellizzazione dello scambio termico per conduzione, nel caso venga modellato anche lo scambio termico attraverso le parteti del provino, viene rappresentato in Figura 6. Queste due immagini sono tratte da due simulazioni di una fase di carica di un provino vuoto (senza struttura interna). Nell’immagine a sinistra, le pareti non sono state incluse nella simulazione a differenza di quella a destra. L’intensità del colore identifica una maggiore temperatura e nell’immagine a destra le temperature simulate risultano più simili a quelle ottenute in laboratorio.
Il modello è stato validato confrontando le curve di temperatura media ottenute sperimentalmente per i quattro PCM. In tutti i casi il modello completo ha riprodotto con buona approssimazione il comportamento del materiale, confermando la robustezza dell’approccio RC anche a temperature elevate.
Grazie a questo approccio è possibile sperimentare l’efficacia di diverse tipologie di strutture e scambiatori di calore in breve tempo. Inoltre, visto le scarse risorse computazionali richieste dal modello per essere eseguito, questo sistema può essere inserito all’interno di un algoritmo per la ricerca automatica della struttura ottimale.
Conclusioni
In conclusione, il modello RC rappresenta uno strumento rapido e modulare per la progettazione preliminare di accumuli termici latenti basati su PCM, riducendo tempi e costi delle simulazioni rispetto ai metodi CFD. n
* Lorenzo Ruzza, Università degli Studi di Padova
Acque potabili e legionellosi: il corso per comprendere le novità del D.Lgs 102/2025
AiCARR Formazione propone il 24 ottobre un nuovo corso per approfondire le implicazioni operative del Decreto Legislativo 102/2025, in vigore dallo scorso 19 luglio. Il Decreto apporta importanti modifiche al D.Lgs 18/2023 in materia di qualità delle acque destinate al consumo umano, introducendo misure più severe su parametri chimici e biologici dell’acqua potabile al fine di rafforzare la tutela della salute pubblica, anche attraverso un miglioramento della vigilanza e maggiori responsabilità di tutti gli attori della filiera idrica. Il corso, particolarmente consigliato a progettisti, tecnici, gestori idrici e operatori del settore sanitario e impiantistico, analizza le novità normative, gli obblighi per i gestori degli edifici “prioritari” (come ospedali, scuole, centri commerciali) e un offre un focus mirato sulla prevenzione della legionellosi, oggi considerata uno dei principali rischi da gestire nelle reti idriche interne Attraverso una lettura ragionata del testo aggiornato del decreto e dei riferimenti al Rapporto ISTISAN 25/4, la lezione offre gli strumenti per affrontare con consapevolezza le nuove responsabilità legate alla gestione del rischio e alla redazione del documento di valutazione. Gli argomenti del corso in sintesi: Acque potabili: Dlgs 102/2025 e disposizioni integrative al D.Lgs 18/2023; Gestione del rischio legionella/legionellosi; Analisi del testo integrato e degli emendamenti validi ad oggi; Rapporto ISTISAN 25/4: commenti e osservazioni.
CFP: per ingegneri.
Contratti EPC nel partenariato pubblico-privato, il nuovo corso tecnico-normativo
È in calendario il 17 novembre un nuovo appuntamento di AiCARR Formazione, dedicato al ruolo dei contratti EPC (Energy Performance Contract) nel partenariato pubblico-privato. Il corso è un’importante occasione di aggiornamento tecnico e normativo alla luce delle recenti evoluzioni legislative, tra cui il contratto tipo ANAC per i contratti EPC, approvato dal MEF ed ENEA, e il Decreto CAM EPC, in vigore dallo scorso dicembre, che introduce i Criteri Ambientali Minimi per l’affidamento integrato dei servizi energetici per edifici e impianti, con specifico riferimento anche agli impianti elettrici. Attraverso un innovativo approccio interdisciplinare, il corso fornisce una lettura completa del quadro tecnico e giuridico dei contratti EPC, abbinando l’esperienza di un esperto legale in contrattualistica a quella di un professionista tecnico specializzato nella redazione e gestione di bandi e gare pubbliche nel settore dell’efficienza energetica. In particolare, il corso chiarisce il quadro normativo e l’importanza dei CAM nei contratti EPC, illustra i CAM specifici per i servizi elettrici, termici e combinati, insegna ad applicare i CAM nelle diverse fasi di un contratto EPC, illustra la struttura del contratto tipo ANAC, evidenzia le clausole contrattuali più critiche. CFP: per ingegneri.
Nuovi iscritti AiCARR ed estensione validità della quota a tutto il 2026
Buone notizie per chi è in procinto di unirsi a AiCARR. I soci che hanno pagato la propria quota a partire dal 15 settembre 2025 risulteranno in regola anche per l’intero 2026.
In questo modo sarà possibile godere dei servizi offerti dall’associazione per un periodo esteso, coprendo sia i mesi finali di quest’anno sia tutto il 2026.
Durante questo periodo i soci avranno accesso completo a tutte le iniziative organizzate da AiCARR: dai corsi di formazione specifici agli
eventi di networking.
Non sarà pertanto necessario procedere a una nuova iscrizione il 1° gennaio 2026: l’adesione effettuata a partire dal 15 settembre rimarrà automaticamente valida fino alla fine dell’anno successivo, garantendo pieno accesso a tutte le attività.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di iscrizione e sui vantaggi riservati ai soci, è possibile consultare il sito ufficiale o contattare la Segreteria associativa.
Più tempo per il Premio Tesi di Laurea 2025
AiCARR ha deciso di ampliare le opportunità per i giovani laureati estendendo i tempi di ammissibilità per il Premio Tesi di Laurea 2025.
La novità principale riguarda il periodo di riferimento: ora potranno candidarsi anche coloro che hanno discusso la propria tesi a partire da
AiCARR informa www.aicarr.org
settembre 2024, mentre inizialmente era previsto che fossero ammesse solo le tesi discusse da gennaio 2025 in poi. Il termine finale rimane invece invariato (dicembre 2025), come specificato nel bando originale.
L’iniziativa, che mette in palio quattro premi del valore di 2.500 euro ciascuno, è rivolta specificatamente a studenti con tesi di laurea legate a tematiche quali l’efficienza energetica e il benessere sostenibile, settori sempre più cruciali nel
a cura della Segreteria
panorama contemporaneo. Uno dei premiati avrà, inoltre, la possibilità di essere selezionato per partecipare alla REHVA Student Competition in rappresentanza di AiCARR.
La domanda di partecipazione deve essere redatta secondo il modulo da richiedere alla segreteria AiCARR o scaricabile dal sito e deve essere inviata via e-mail a chiaraviazzi@aicarr. org e info@aicarr.org entro il 20 gennaio 2026.
Transizione energetica, il discorso di Ursula von der Leyen
Nonostante le crescenti tensioni geopolitiche e le difficoltà economiche che l’Europa sta attraversando, il continente non arretrerà sulla strada della transizione energetica e del Green Deal europeo. È questo il succo del discorso tenuto da Ursula von der Leyen sullo Stato dell’Unione 2025. L’obiettivo principale resta “mantenere la rotta verso i nostri obiettivi climatici e ambientali”, proteggendo al contempo la competitività dell’industria europea delle tecnologie net-zero. Per questo motivo, prosegue la von der Leyen, si continuerà a investire nelle tecnologie digitali e pulite. Per dare maggiore concretezza alle azioni, la presidente della Commissione europea ha annunciato il raddoppio della dotazione di bilancio del programma Horizon Europa e l’eliminazione dei principali vincoli identificati dal discorso di Draghi.
Un simile cambiamento si basa su quattro pilastri fondamentali: Intelligenza Artificiale, sistemi di accumulo, reti energetiche e mobilità elettrica. Un altro tema chiave sul quale Ursula von der Leyen intende accelerare riguarda l’indipendenza energetica, vero ago della bilancia per la competitività dell’intero continente europeo.
Rinnovo degli Organi Associativi, presto disponibili i profili dei candidati
Ha preso il via il processo per il rinnovo degli Organi Associativi di AiCARR. Le candidature per il Consiglio Direttivo e per il Collegio dei Revisori dei Conti sono state regolarmente presentate e si sta procedendo con le successive fasi.
A partire da metà ottobre verranno pubblicati sul sito AiCARR i profili dei diversi candidati: l’Associazione invita tutti i soci a prenderne visione al fine di conoscere nel dettaglio le diverse proposte di
Tecniche di taratura e bilanciamento, l’edizione 2025 con una nuova proposta
La serie di corsi pratici dedicati alla taratura e al bilanciamento delle reti idroniche e aerauliche si arricchisce nell’edizione 2025 di un modulo inedito dedicato al DALT – Duct Air Leakage Test, che offre competenze concrete e consapevolezza tecnica per l’utilizzo operativo delle misure finalizzate alla stima delle perdite d’aria nelle reti in esercizio. L’esercitazione su un impianto reale evidenzia criticità e potenzialità di un test condotto in condizioni effettive. Tutti questi moduli, ideali per i professionisti del settore impiantistico che desiderano confrontarsi con applicazioni sul campo, sono progettati per affiancare alla teoria un apprendimento operativo: ogni modulo si svolge all’interno di un laboratorio attrezzato di Belimo che offre la possibilità di esercitarsi su circuiti appositamente realizzati. I posti in laboratorio sono limitati, per garantire a ciascun partecipante un’esperienza formativa altamente efficace e personalizzata.
CFP: per ingegneri.
Il calendario
11 novembre: Taratura e bilanciamento delle reti idroniche 12 novembre: Regolazione dei sistemi d’utenza idronici 18 novembre: Taratura e bilanciamento delle reti aerauliche 19 novembre: DALT – Duct Air Leakage Test
Nuova sessione di esame di certificazione per EGE
Certificarsi come Esperto in Gestione dell’Energia significa non solo aggiornare la propria qualifica professionale, ma anche rispondere alle esigenze del mercato energetico. La certificazione è infatti obbligatoria per chi realizza diagnosi energetiche per grandi imprese e settori energivori ed è indispensabile per effettuare diagnosi energetiche all’interno dei bandi pubblici per l’efficientamento energetico finanziati dal PNRR, come previsto dal DL 104/2014. Per i professionisti che non si sono ancora certificati, AiCARR Formazione organizza a novembre una nuova sessione di esame in collaborazione con ICMQ. L’esame si tiene in diretta web e prevede due prove scritte, una a risposta multipla e una di analisi di casi pratici, il cui superamento consente l’accesso alla prova orale. Il programma si basa sulla norma UNI CEI 11339:2023, i requisiti professionali per la partecipazione sono indicati sul sito di AiCARR Formazione. Il calendario 21 e 24 novembre
rappresentanza. L’accesso a questi materiali sarà riservato esclusivamente ai soci in regola con la quota associativa, previo log-in al sito attraverso le proprie credenziali di Socio. Le operazioni di voto si svolgeranno dal 5 al 19 dicembre 2025: le istruzioni e le modalità verranno fornite per tempo a tutti gli aventi diritto al voto.
AiCARR ricorda quanto sia importante la
Prosegue a novembre il percorso sulla gestione dell’energia nell’industria
Il percorso dedicato alla gestione dell’energia nell’industria è un’importante opportunità per approfondire il tema delle tecnologie e delle strategie di risparmio energetico in un ambito altamente energivoro. Il percorso nasce dall’idea che in uno stabilimento industriale è necessario tenere conto che, accanto ai costi energetici dei processi
specifici, esistono i costi dei cosiddetti servizi di stabilimento, quali produzione di calore e freddo, di vapore tecnologico o di aria compressa. Scelte appropriate nella gestione, manutenzione e, in alcuni casi, nell’ammodernamento in questi servizi possono portare notevoli vantaggi economici. In quest’ottica, il programma prosegue a novembre con i moduli che analizzano pompe di calore, ancora poco utilizzate nell’industria, pompe e ventilatori, e impianti frigoriferi non solo nel settore industriale, ma anche nel terziario. CFP: per ingegneri Il calendario
6 e 14 novembre: Le pompe di calore nell’industria 19 novembre: Pompe e ventilatori nelle applicazioni industriali
24 e 25 novembre: Impianti frigoriferi industriali e nel terziario
Recupero di calore dall’aria espulsa per massimizzare il risparmio energetico
AiCARR Formazione propone a novembre un corso per approfondire tecnologie e criteri di scelta dei sistemi di recupero di calore dall’aria espulsa. Il corso esamina tipologie di recuperatori, efficienze, normative (UNI EN 308 e ASHRAE), analisi prestazionale ed economica e impatto delle condizioni climatiche. Più nel particolare, le due lezioni: chiariscono il concetto di efficienza di un recuperatore, forniscono ai partecipanti utili conoscenze per la scelta del recuperatore di calore più adatto alle esigenze dell’impianto in cui è inserito, presentano un quadro esaustivo sui più importanti fattori da prendere in considerazione quando sia necessario operare una valutazione sull’impiego di un recuperatore di calore.
CFP: per ingegneri Il calendario
5 e 7 novembre
Travi fredde e sistemi radianti, due soluzioni impiantistiche da conoscere a regola d’arte I sistemi a travi fredde e i sistemi radianti, soprattutto installati a soffitto, rappresentano una alternativa ai classici impianti di climatizzazione, con interessanti prestazioni energetiche. Conoscere e progettare correttamente queste due tipologie di sistemi è quindi fondamentale per il professionista di settore. Il corso dedicato a travi fredde e sistemi radianti analizza, in due sessioni in diretta web, il comfort termico, le prestazioni energetiche, invernali ed estive, l’integrazione con il trattamento dell’aria e alcuni casi applicativi in ambito residenziale, terziario e ospedaliero. Sono inclusi strumenti di calcolo e il confronto tra le due tecnologie.
CFP: per ingegneri
Il calendario
20 e 21 novembre
partecipazione di tutti i soci a questo appuntamento elettorale: non si tratta solo di un adempimento formale, ma di un’occasione preziosa
per esercitare il diritto di soci e per contribuire attivamente alla definizione del futuro dell’associazione.
Qualità delle acque potabili: le disposizioni del D.Lgs 102/2025
Il 19 luglio scorso è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 102/2025 che fornisce disposizioni integrative e correttive al D.lgs. n.18 del 2023 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano.
A due anni dalla pubblicazione del Decreto Legislativo n.18 del 2023, di recepimento della Direttiva Europea inerente alla qualità delle acque potabili, è stato necessario ridefinire alcuni indici e parametri di riferimento rendendoli più severi, con l’obiettivo di una maggior tutela della salute pubblica.
Le modifiche più sostanziali introdotte dal nuovo Decreto riguardano l’Art.10 (Valutazione della conformità dei prodotti che vengono a contatto con le acque), l’Art. 11 (Requisiti minimi per i reagenti chimici e i materiali filtranti) e la maggiore attenzione riservata 4 PFAS (composti per- e polifluoroalchilici) più pericolosi.
Vale anche la pena ricordare che il D.Lgs 18/2023
UNI 11973:2025
attribuisce particolare rilevanza alla prevenzione della legionellosi, ponendola tra i principali rischi da gestire nelle acque destinate al consumo umano soprattutto nei cosiddetti “edifici a rischio”. A tal proposito, lo stesso Decreto ridefinisce il ruolo delle autorità sanitarie cui sono attribuiti compiti di controllo, sorveglianza epidemiologica e indirizzo tecnico, senza trascurare il riferimento a sanzioni amministrative in caso di mancati adempimenti.
– Il ruolo degli edifici nella sostenibilità urbana
Il prossimo 21 novembre, in diretta streaming, si svolgerà il webinar dal titolo “UNI 11973:2025
Città, comunità e infrastrutture sostenibili – Il contributo degli edifici alla sostenibilità. Modello metodologico per l’integrazione e l’interconnessione degli edifici sostenibili nelle città”.
L’incontro sarà dedicato alla presentazione della nuova norma UNI 11973:2025, che introduce un approccio metodologico innovativo per la progettazione e la gestione del ciclo di vita degli edifici – dalla progettazione alla realizzazione, fino all’uso e alla dismissione – con l’obiettivo di favorire il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità urbana.
La norma si rivolge a progettisti, imprese e amministrazioni pubbliche:
• i professionisti potranno adottare strumenti concreti per progettare edifici sostenibili, attenti a decarbonizzazione, digitalizzazione, resilienza, connessione con la natura e qualità dell’ambiente interno;
consumi energetici alla gestione da remoto degli impianti, fino alle soluzioni nature-based per il benessere indoor);
• la pubblica amministrazione potrà integrare i requisiti della norma in provvedimenti legislativi, bandi e regolamenti edilizi, contribuendo a garantire edifici sostenibili e di qualità e svolgendo un ruolo esemplare nella transizione ecologica.
Il webinar si rivolge a progettisti, ingegneri, energy manager e a tutti i professionisti coinvolti nella progettazione, gestione e riqualificazione di edifici e impianti.
Tutte le informazioni relative ai corsi sono pubblicate sul sito www.aicarrformazione.org
• le imprese di costruzione e impiantistiche avranno la possibilità di proporre realizzazioni di valore, grazie all’attenzione alle esigenze delle persone (dal monitoraggio in tempo reale dei
Un appuntamento che rappresenta un momento formativo e di aggiornamento essenziale per chi vuole contribuire attivamente alla costruzione di città più sostenibili, digitali e resilienti.
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Pompa di calore in R290 durevole per natura
La nuova pompa di calore di GREE in R290 amplia la gamma migliorando l’efficienza energetica e garantendo un minor impatto sul pianeta. In GREE crediamo che la sostenibilità si realizzi attraverso soluzioni progettate per durare, con qualità, efficienza e rispetto per l’ambiente, pensate per accompagnarci verso un futuro più responsabile.