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Ansia, panico e paure: le regole per attivare l’autoguarigione


PERCHÉ SOFFRIAMO
In ogni disagio emotivo c’è un lato nascosto di te che vuole nascere


L’EDITORIALE DI MORELLI


La mente incantata è la vera cura ai tormenti dell’anima
MEDICINA NATURALE

Mal di schiena: tutti i rimedi per superarlo





Riza psicosomatica è in edicola anche con:











di Andrea Nervetti, psicologo e psicoterapeuta
andrea.nervetti@riza.it
Altri lati di sé, diversi modi di stare in campo, nuovi territori della psiche: ognuno di noi ha bisogno di sperimentare tutto questo. Puntare solo su un obiettivo invece è una forzatura che inaridisce e prima o poi “chiama” una crisi salutare
“Ho fallito nel nuovo lavoro e ora non so più chi sono”
«Sono Aldo, single di 46 anni e sono, o meglio, credevo di essere un uomo di successo. Ho fatto carriera velocemente, al lavoro ho dedicato tutto me stesso, era l’unica cosa che contava. L’anno scorso arriva quella che credevo la grande occasione, il salto definitivo: la direzione di una sede importante nella mia città. Le cose non sono andate affatto come pensavo: ho incontrato un ambiente ostile, tante difficoltà impreviste, andare in ufficio ogni mattina è diventato una tortura sempre più insopportabile. Dopo qualche mese ho gettato la spugna e ho concordato con la casa madre una buonuscita che mi permetterà almeno un paio d’anni di tranquillità. Io però mi sento un fallito. Passo il tempo a cercare di capire dove ho sbagliato, dormo male, dovrei cercare un altro impiego ma non mando nemmeno un curriculum… Sono sereno solo quando, raramente, vado a fare lunghe passeggiate mattutine senza meta nella campagna vicino casa, come facevo da bambino con mio nonno. Sto buttando via il tempo ma non riesco a fare altrimenti. Cosa mi succede?». Aldo
Avolte, nella vita, accadono eventi imprevisti e dolorosi che rimettono in gioco tutto il nostro percorso. Eravamo sicuri di noi stessi, le nostre certezze erano solide, tutto sembrava scorrere come una freccia verso il bersaglio. Invece, di colpo, la prospettiva cambia e ci ritroviamo smarriti. Quando accadono cose simili il nostro io cosciente, la mente razionale nella quale spesso ci identi chiamo totalmente, va in crisi e questa crisi è tanto più grande quanto più le nostre convinzioni erano rigide.
Tu pensavi di conoscerti bene, Aldo, ma in realtà spesso di noi conosciamo solo un lato, il personaggio che mettiamo in scena ogni giorno sul palcoscenico della vita perché lo riteniamo il migliore, il più efcace per raggiungere gli scopi che ci siamo pre ssi. Senza accorgercene, diventiamo quel personaggio e mettendo ogni nostra energia al suo servizio, ci trasformiamo in esseri unilaterali, senza sfumature. Se rileggi le prime righe della tua e-mail, dovresti accorgerti che non hai descritto una persona, ma una specie di automa dedito solo al successo e al lavoro, “la sola cosa che conta”…
Ogni fallimento è un’occasione Guarda caso, proprio nel momento in cui i tuoi sforzi titanici dovevano essere premiati, ecco un muro insuperabile e ogni certezza svanisce. Contrariamente a quello
che tu pensi, io credo che quel che ti è capitato può essere visto non solo come un inciampo da cui prima o poi ti riprenderai, ma come una grande occasione di evoluzione. Proprio così: ogni crisi, anche quelle lavorative, sono opportunità per maturare e superare il personaggio statico e immutabile che siamo diventati. Nessuno ha un solo volto, ciascuno possiede tante caratteristiche e tratti di personalità che spesso vengono sacri cati sull’altare di quel che vogliamo raggiungere a tutti i costi, nel tuo caso il successo. Il fatto che tu oggi non ti affanni a cercare un nuovo impiego, non va letto come il pericoloso segnale di una fase apatica da combattere e superare velocemente, ma piuttosto come il tentativo della tua anima, del tuo nucleo interiore, di farti allargare lo sguardo, di farti incontrare lati di te che hai dimenticato e che oggi ti sarebbero utili.
Perdersi per ritrovarsi Ri etti: più rimugini su quel che ti è capitato, più ragioni sul fallimento del tuo ultimo incarico lavorativo, peggio stai. Non troverai alcuna risposta continuando così, anzi nirai in un limbo dove un giorno penserai che la colpa è tua e il giorno dopo degli altri: in entrambi i casi, il risultato sarà la frustrazione. Quando invece dici di stare bene? Quando fai una cosa che non ha alcuno scopo apparente: quelle lunghe passeggiate mattutine, da solo, che ti portano anche dolci ricordi dell’infanzia. Sai perché lì trovi benessere? Perché senza volerlo il tuo sguardo si allarga, contempla il panorama, si perde nella campagna, il pensiero sfuma, senza saperlo entri in un altro regno, inauguri un diverso modo di stare in campo. È la tua anima a portarti in quei luoghi, perché solo recuperando una visione panoramica delle cose e di te stesso potrai trovare le risorse e le energie che ti servono per rinascere e ripartire. Se dovessi darti un consiglio, ti direi di trasformare quelle camminate in un rituale da fare ogni volta che ti sarà possibile. In quell’azione c’è il perdersi che serve a ritrovarsi, l’uscire dai territori conosciuti, l’abbandonare i soliti ragionamenti. Non cercare soluzioni immediate, ma af dati a queste passeggiate rituali: saranno loro, prima di quanto pensi, a inviarti le sensazioni e le intuizioni che ti servono per comprendere davvero cosa vuoi ora dalla tua vita e a fartelo incontrare.
Con la fantasia puoi dissodare e rendere fertile il terreno dei ricordi
ti accorgi di essere prigioniero da tanto tempo dentro schemi di pensiero e di comportamento sempre uguali, isolati per un po’, chiudi gli occhi, respira profondamente e affidati alla fantasia. Lascia che si formi piano piano l’immagine di te bambino mentre passeggi nel bosco, in compagnia del nonno che più amavi. Perditi in quelle scene immaginarie come fossero un film, vaga senza meta in quei luoghi, contempla il paesaggio circostante. Accogli ogni emozione che verrà a trovarti, percepisci il benessere che provi e la sicurezza che ti dona la presenza protettiva del nonno. Stai così fino a che sentirai l’ansia sfumare e una pace profonda riempire il tuo essere. Ripeti l’esercizio ogni volta che ne sentirai il bisogno e pian piano acquisirai una sicurezza nuova, dalle radici antiche.
Se una situazione di vita provoca solo malessere occorre cogliere alcuni segnali prima che arrivino i disagi. Per uscirne non serve “lasciare tutto”: inizia cambiando sguardo
Spesso si immagina il cambiamento come un evento dirompente, innescato da un evento esterno: un licenziamento improvviso, una rottura sentimentale, un trasferimento forzato. Ma la verità è che, per molti, la necessità di cambiare si presenta con una voce bassa, che a malapena
si distingue dal rumore di fondo della quotidianità. È una sensazione sottile ma costante: ci si sveglia stanchi, anche dopo aver dormito; si torna a casa la sera con la sensazione di non aver “vissuto davvero”; si fatica a trovare entusiasmo anche per le piccole cose. Si comincia a notare che ciò che prima dava
gioia ora sembra insipido, eppure si va avanti, per abitudine, per paura, per dovere. O per inerzia. Si razionalizza: «Va bene così”»; «Non è il momento»; «Potrebbe andare peggio». Ma il corpo e la psiche non mentono. Le prime avvisaglie arrivano sotto forma di irritabilità, disattenzione, difficoltà a concentrarsi. Poi si trasformano in malesseri sici, in una sensazione cronica di insoddisfazione, in un desiderio di fuggire da qualcosa che non si riesce a de nire. Raramente il punto di rottura è un improvviso “crash”: più spesso è una lenta erosione. E quando nalmente si cede, si ha la sensazione di aver perso tempo, di essere arrivati tardi. In realtà, riconoscere che qualcosa non funziona più è già l’inizio della svolta.
L’idea che hai di te Siamo in continua trasformazione. Cresciamo, facciamo esperienze, attraversiamo dolori e successi, e tutto questo ci cambia. La personalità non è statica: evolve, si adatta, a volte si
reinventa. Ma noi spesso continuiamo a vivere secondo un modello che ci siamo dati - o che ci è stato dato - molto tempo fa. «Io sono quello che aiuta sempre»; «Io non mollo mai»; «Io non amo rischiare». Questo tipo di frasi sembra innocuo, ma può diventare una gabbia. Capita allora di sentirsi estranei a se stessi, di non riconoscersi più nelle scelte che si fanno ogni giorno, pur continuando a farle. A questo si aggiunge spesso il peso delle aspettative altrui: «Tu sei sempre stato così»; «Ti ho sempre visto fare

questo». Ma ignorare l’evoluzione della propria identità genera una frattura interiore profonda. Il punto è che cambiare idea su se stessi non è incoerenza: è crescita. Ad esempio: chi, dopo anni passati a costruirsi una carriera di successo, scopre che il successo non basta più (o non interessa più) non è confuso, è onesto. Chi sente che l’amore non è più quello di prima, e si interroga, non è instabile, è autentico. La vera fedeltà non è verso un’immagine statica di sé, ma verso la propria verità in divenire.

Marco, 35 anni, è una persona apparentemente serena, che vive una relazione stabile da anni; ma da qualche tempo ha cominciato a soffrire di apnee notturne e bruxismo. Dopo aver escluso cause cliniche, ha iniziato un percorso di ascolto profondo. È emerso che quella relazione, apparentemente sicura, era in realtà diventata una prigione affettiva. Il corpo, notte dopo notte, tentava di comunicarglielo. Il corpo è sempre onesto ed è spesso il primo a “parlare” quando la mente non vuole ancora ascoltare. Prima che arrivi una decisione consapevole, comincia a inviare segnali: affaticamento cronico, tensioni persistenti (soprattutto alla cervicale, alla schiena, al diaframma), disturbi gastrointestinali, tachicardia immotivata, mancanza di respiro senza cause organiche. Anche una serie di piccoli sintomi apparentemente “normali” può essere il linguaggio corporeo con cui si esprime un disagio più profondo. Molti di questi segnali vengono archiviati sotto la voce stress, ma quando si impara a decifrarli come campanelli d’allarme, il corpo diventa un alleato fondamentale nella scelta del cambiamento.



Quando si pensa alla parola “svolta”, si immagina un gesto radicale, una frattura netta: cambiare città, lasciare tutto, stravolgere la propria esistenza. In realtà, i cambiamenti più efficaci e duraturi spesso nascono da piccoli spostamenti di rotta, silenziosi ma profondi. Non sempre serve rivoluzionare la propria vita: a volte basta cambiare una direzione, un’abitudine, una scelta. Inizia da qualcosa di concreto. Se il lavoro ti prosciuga, potresti cominciare a dedicare del tempo ogni giorno a qualcosa che ti nutre, anche solo mezz’ora per studiare, scrivere, creare, muoverti. Se una relazione ti logora, potresti iniziare col ridefinire i confini, dire qualche “no”, riprenderti spazi che hai perso. Se ti senti svuotato, forse puoi cominciare con lo smettere di fare ciò che non ti rappresenta più, anche in modo graduale. Un piccolo cambio di rotta oggi può portarti, nel tempo, a un orizzonte completamente diverso da quello che stai guardando ora. Ad esempio una persona insoddisfatta del proprio lavoro ha iniziato a frequentare un corso serale di cucina naturale. Dopo un anno, ha lasciato l’impiego e aperto un piccolo laboratorio. La sua “svolta” non è nata da un gesto impulsivo, ma da un seme coltivato con pazienza.
In ogni dolore emotivo c’è un lato nascosto di te che vuole nascere

Stai male? Cerca il tuo “lato opposto” e inizia a fargli spazio
IL TEST Quanto sei coerente con te stesso?

Così l’anima trova le soluzioni giuste
Le 3 regole.

Quando accettiamo di essere doppi - amorevoli e aggressivi, generosi e avidi, dolci e gelidi - il Sé ci regala i tesori legati alla nostra unicità.
R AHNER

«Ho 32 anni e fi n da ragazzina ho un ciclo irregolare che mi provoca dermatiti, soprattutto sul décolleté. I controlli ormonali non hanno evidenziato niente di anomalo. Sono arrivata a saltare il ciclo anche per 5 o 6 mesi nei periodi peggiori. Mi è stato detto che un ruolo importante potrebbe essere giocato dal nervosismo. Ho provato anche con la pillola ma, dopo una settimana, ho dovuto sospenderla, perché il mio corpo ha reagito come se fosse un veleno: sono peggiorati gli sfoghi e il malessere. La medicina naturale può aiutarmi?»





Lostress può effettivamente alterare le secrezioni ormonali, che hanno bisogno, per così dire, di “partenze, arresti e risalite” e che mal si accordano a una modalità di risposta lineare e costante come quella che lo stress impone all’organismo. Vi sono casi in cui lo stress non determina modi cazioni nei valori assoluti degli ormoni quanto piuttosto squilibri dei delicati rapporti che si hanno durante le varie fasi del ciclo tra i due gruppi ormonali principali: gli estrogeni e i progestinici. Basta questo squilibrio per determinare molti dei disturbi che ci segnala la nostra lettrice. Il consiglio è di provare una cura con Vitex agnus-castus. La principale attività di questa pianta, infatti, non è tanto quella di aumentare estrogeni o progesterone, quanto piuttosto di equilibrare il rapporto tra i due gruppi ormonali e in questo modo regolare i mestrui, l’ovulazione, ma anche la siologia della pelle e, nel contempo, rilassare la persona.





Vitex agnus-castus in estratto secco, 150 mg, 2 volte al dì, prima di colazione e cena per cicli di 21 giorni al mese per più mesi.




«Sono in menopausa da due anni e ho fatto l’esame per valutare la carenza di calcio e per la prevenzione dell’osteoporosi. Per ora il medico mi ha detto che sono nella norma ma di tenermi controllata. Sono stata, perciò, tutta l’estate all’aria aperta per avere la maggior esposizione possibile al sole, fare scorta di vitamina D e fi ssare più calcio nelle ossa. E ora? Sarebbe opportuno affiancare una cura naturale o dei cibi specifici?». Graziella
suo caso, cara Graziella, il consiglio è di continuare l’esposizione alla luce del sole anche d’inverno, per almeno 40 minuti al giorno perché, nonostante la stagione non sia calda, è comunque ef cace. Può essere sicuramente utile adottare un regime alimentare di tipo alcalinizzante, da valutare con lo specialista di fiducia. La dieta alcalina, che privilegia l’assunzione di alimenti come verdure e radici, frutta fresca, legumi, limitando il sale e i cibi acidi come cereali, carne e formaggio, aiuta a non alterare il bilancio acido-base dell’organismo, in modo da non
Abete bianco, macerato glicerico, 30 gocce, 3 volte al dì pdr 3 settimane a ogni cambio di stagione. Erba medica TM, 40 gocce la mattina a digiuno, per 3 settimane.
peggiorare la perdita di minerali essenziali, come il calcio ed il magnesio contenuti nelle ossa. Per favorire la ssazione del calcio nelle ossa è utile il macerato glicerico ricavato dalle gemme dell’abete bianco (Abies pectinata). All’abete si associa la tintura madre di erba medica (Medicago sativa), oligolelementi, vitamine (A, C, D, E, K) e toestrogeni, indispensabili per mantenere in salute il sistema scheletrico.












«Ho













60 anni e soffro di ipoacusia, cioè un forte ronzio all’orecchio. Sono stato da vari specialisti ma non ho risolto niente, anzi: il ronzio aumenta di giorno in giorno. Potreste consigliarmi un prodotto in grado di alleviare questo disturbo?». Antonio
I poacusia e ronzio in realtà sono due cose diverse: la prima consiste in un abbassamento dell’udito, il secondo è noto anche come acufene e consiste nella percezione di rumori ( schi, fruscii ecc.) non dovuti a stimoli esterni. Una condizione in cui i due sintomi sono presenti simultaneamente è rappresentata dalla cosiddetta sindrome di Ménière, in cui talvolta è presente anche un terzo sintomo, ossia attacchi di vertigine. Essa è dovuta all’aumento della pressione del liquido endolinfatico contenuto nell’orecchio interno. La causa è sconosciuta, ma per prima cosa si consiglia di evitare alcol e fumo, perché possono scatenare le crisi. I farmaci servono ad abbassare la pressione endolinfatica: a tale scopo possono essere utilizzati anche dei rimedi naturali, soprattutto nelle forme lievi, come per esempio il ribes nero. A esso andrebbero associati rimedi ad azione diuretica come la linfa di betulla, sotto supervisione medica.













muscolo-





I rimedi
Ribes nero TM, 30-50 gocce al giorno. Linfa di betulla TM, 30-50 gocce 3 volte al dì per 2-3 mesi.

di Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta
Le immagini sono un linguaggio simbolico a diretto contatto con il mondo interno e con i suoi contenuti: energie, emozioni, tendenze innate... Prendono la forma di immagini e af orano nella coscienza, portando con sé messaggi preziosi. Con una meditazione guidata possiamo utilizzare le immagini anche come farmaco, in grado di attivare stati interiori e così di risolvere con itti e disagi. Nel silenzio possiamo contattare i lati di noi in ombra e imparare a riconciliarci con noi stessi.
La meditazione Vai in un luogo tranquillo, lontano da fonti di distrazione e assumi una posizione comoda. Chiudi gli occhi, fai qualche respiro e poi inizia a immaginare… Ti trovi in una stanza silenziosa, lontana da tutto, in un luogo senza tempo... Davanti a te c’è un baule. Forse è quello che avevi da bambino, pieno di giochi, o forse lo vedi per la prima volta... È chiuso, ma senti che al suo interno qualcosa ti appartiene da sempre. Avvicinati, passa le dita sul legno, osserva i segni del tempo. Sul coperchio c’è una chiave. Prendila e apri lentamente... Dentro ci sono oggetti, giochi, ricordi. Lasciali apparire… Forse c’è un peluche, una macchinina, una bambola, una matita colorata, un piccolo libro. Ogni oggetto ti parla: ascoltalo in silenzio. Chiedigli: «Cosa vuoi ricordar-

mi di me?». Come risposta ti può apparire un’immagine, un’emozione, un calore nel petto... Lascia da parte i giudizi e i pensieri che ti vengono a trovare... Non serve capire, basta sentire... E lascia che tutte le sensazioni provate possano circolare liberamente dentro di te... Ad ogni immagine lascia che si associ spontaneamente un’altra immagine, un colore, una canzone, un profumo... E crea un’atmosfera interiore nella quale potrai sostare per tutto il tempo che desideri. Quando ti senti pronto, lascia sfumare l’immagine del baule. Sai che potrai riaprirlo ogni volta che avrai bisogno di leggerezza, di ispirazione… Resta ancora un attimo in ascolto... Poi riapri lentamente gli occhi, portando con te la sensazione di aver ritrovato qualcosa di prezioso, un frammento di te, che voleva solo essere portato alla luce.

Gira pagina per scoprire gli aspetti simbolici di questa immagine

Il mondo interno parla con le immagini: farsi guidare da loro permette di attivare specifiche aree del cervello che ci avvicinano alla soluzione dei problemi







