

OperaFestival Cent’anni di
Lirica
Oltre
l’impatto diretto e indiretto dell’Arena sul territorio veronese
400 milioni di euro 1443
le persone che lavorano in Arena per la realizzazione del Festival
10.800 ore
di trucco e parrucco per il Festival 2023
6 euro
il valore generato da ogni euro speso in cultura
10 mila metri quadri
per i laboratori di scenografia più grandi d’Europa
50 metri di larghezza e 35 di profondità
le misure del palcoscenico
57,7%
spettatori da Il Oltre 426 mila Oltre 120 artisti 114 Paesi nel 2022 del pubblico arriva dall’estero
30 serate sold out su 43
per il Festival del 2022 + di 20 Paesi da nel 2021, durante la pandemia
anno XIII | 72 maggio — giugno 2023
Supplemento n. 3
SUPPLEMENTO A CURA DI Livia Montagnoli
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PROGETTO GRAFICO
Alessandro Naldi
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CSQ – Centro Stampa Quotidiani via dell’Industria 52 –Erbusco (BS)
PROGETTO EDITORIALE in collaborazione con The Round Table progetti di comunicazione
COPERTINA
Progetto grafico Heads Collective da una fotografia dello Studio Ennevi
PAGINA CENTRALE
L’Arena di Verona –100 volte la prima volta. Fotografia di Massimo Listri (2022) esposta a Palazzo Maffei Casa Museo, Verona
Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 184/2011 del 17/6/ 2011 Chiuso in redazione il 10/5/2023
HANNO COLLABORATO: Comin&Partners
Alberto Mattioli
Francesco Moneta

Icent’anni, in genere, si compiono una volta sola. L’Arena di Verona, invece, ha compiuto cent’anni molte volte dalla sua costruzione, nel I secolo. Quest’anno, però, c’è un anniversario in particolare da celebrare, le 100 edizioni dell’Opera Festival, nato su iniziativa del tenore Giovanni Zenatello che, a sue spese, nel 1913 mise in scena in Arena per la prima volta Aida
Da quell’anno, fino a oggi, arte, storia e futuro saranno destinate a intrecciarsi innumerevoli volte nell’anfiteatro veronese, fino a fondersi nel concetto stesso di Arena, topos dal nome fortunatamente poliglotto e collocato in una location ambita, la città di Verona. Una storia longeva, quella dell’Opera areniana, basata su un solido modello artistico ed economico che le ha consentito di dominare negli anni la scena teatrale nazionale e internazionale. Una stabilità che non può non nascere, innanzitutto, dalla sostenibilità dei suoi bilanci, sapientemente gestiti in particolare negli ultimi anni dall’attuale Sovrintendenza Gasdia. Una tensione artistica che grazie a passione e ingegno tecnico non ha conosciuto pause, nemmeno durante il periodo pandemico, facendo dell’Arena l’unico teatro al mondo a non aver fermato le sue attività.
Nessuna grande operazione è però possibile senza un forte radicamento sul territorio, se non altro perché investire sull’Arena significa investire su Verona. Ne è un esempio il fundraising legato al progetto “67 Colonne”, in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis, che ha visto impegnati i founder Pastificio Rana e Gruppo Calzedonia e numerose imprese del territorio in un sostegno finanziario continuativo alle attività legate al mondo areniano.
Senza dimenticare, inoltre, l’irrinunciabile vocazione internazionale, altro fattore di successo: dal tour recentemente organizzato dalla Fondazione Arena di Verona, che ha portato l’Opera in tutta Europa e oltreoceano, fino alla ricchezza culturale delle oltre venti nazionalità degli interpreti e una presenza di pubblico marcatamente globale. Una triade perfetta e magistralmente costruita - composta da sostenibilità, amore per il territorio e vocazione internazionale - rende il modello Fondazione Arena di Verona vincente e destinato, con ogni probabilità, a compiere, per altre cento volte, cent’anni.
Turandot, Arena di Verona 2022 ©HeadsProduction
VIAGGIO DENTRO L’ARENA

Tra il pubblico e dietro le quinte del tempio della lirica che ha reso celebre Verona in tutto il mondo. Per scoprire come si lavora nei laboratori di scenografia più grandi d’Europa e dove inizia ogni nuova produzione.
Montaggio scenografie, Arena di Verona 2022 - ©HeadsProduction
L’Arena è universalmente conosciuta come il simbolo di Verona nel mondo (condivide il primato con gli sfortunati eroi romantici Romeo e Giulietta), e nei secoli ha sempre conservato la sua vocazione di luogo di spettacolo: dalle naumachie dell’antica Roma, alle giostre medievali, alla messa in scena di una cantata di Rossini nel 1822. Ma la storia dell’Arena di Verona come tempio della lirica ha inizio il 10 agosto 1913, quando un gruppo di amici, un’intuizione geniale, un anniversario importante, la magia dell’Arena e l’incanto dell’opera si uniscono e danno vita al primo Festival all’Arena di Verona; prima di allora l’opera non era mai stata rappresentata sistematicamente in un teatro all’aperto.
Basta citare qualche dato per comprendere la grandezza dell’Arena e la sua unicità al mondo: è alta 31 metri con un ovale di 152x123 metri e si componeva di tre livelli ciascuno con 72 arcate. Il palcoscenico è largo 50 metri e profondo 35; ecco perché è fondamentale calcolare bene i tempi di ingresso e uscita di tutti coloro che sono in scena. Le 44 gradinate concentriche che si sviluppano per 10 chilometri oggi possono ospitare oltre 12.000 spettatori, 10 volte la capienza media di un qualsiasi altro teatro d’opera. Tuttavia, la differenza sostanziale è che in Arena il cielo stellato fa da sfondo alle scene e ad un certo punto della serata la luna fa capolino dai gradoni e diventa parte integrante dello spettacolo.
L’Arena può essere definita senza dubbio il luogo più italiano sulla terra® perché chi vi si accosta vive un’esperienza che racconta tanti aspetti caratteristici del gusto, della tradizione e del vivere italiano; i dati dimostrano come anche grazie alla sua forte vocazione internazionale, con il 57,7% del suo pubblico proveniente da ben 114 diversi Paesi del mondo, sia un luogo potentissimo di inclusività dell’arte. Non solo il pubblico, ma anche gli artisti del Festival confluiscono a Verona da ogni parte del mondo: l’edizione 2022 ha visto oltre 120 interpreti provenienti da Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Albania, USA, Armenia, Cuba, Mongolia, Corea, Russia, Ucraina, Uruguay, Messico, Georgia, Turchia, Polonia, Grecia, Austria, solo per citare alcuni dei paesi di origine.
L'ESPERIENZA ARENA
Chi entra in Arena per la prima volta, magari dopo aver gustato un aperitivo in uno dei locali del liston disegnato da Franco Zeffirelli, spesso vive la commozione di trovarsi in un luogo così grande e nel quale si respira ancora la storia delle pietre millenarie; ci si sente parte di qualcosa di più grande. Ma l’Opera parla italiano e anche per il pubblico straniero è facile intuire la storia, gli intrecci, le passioni dei personaggi, mentre l’occhio si perde cercando di imprimere nella mente i mille elementi della scena, dei costumi, magari cercando di contare quante siano le persone in scena (un’impresa spesso impossibile). Anche dalla gradinata cosiddetta semplice si può intuire come tutto è curato nel minimo dettaglio e questa eccellenza tutta italiana è una delle ragioni che rende sempre attuale questo tipo di spettacolo che compie ben 110 anni. Chi assiste ad uno spettacolo in Arena vive un’esperienza unica perché ciascuna recita, nella magica alchimia di tutte le sue componenti, sarà sempre diversa dalla precedente e quindi irripetibile. Ogni sera, al termine dell’opera, i 12.000 gli spettatori (uno spettacolo dentro lo spettacolo) che hanno applaudito, hanno trattenuto il fiato, si sono commossi ed emozionati, usciranno seguendo pazienti le indicazioni del personale di sala e popoleranno i locali della piazza per una cena o uno spuntino prima di raggiungere l’hotel o, per chi arriva da più vicino, rientrare a casa.
Ma come si arriva a costruire ciò che rende l’Arena unica e diversa da ogni altro teatro d’opera al mondo?
I LABORATORI DI
SCENOGRAFIA
Tutto ha inizio nei laboratori di scenografia di Fondazione Arena dove si respira l’arte (oltre al profumo di pasticceria di un biscottificio adiacente) del creare le immense strutture che rendono unico in tutto il mondo lo spettacolo in Arena.

I laboratori sono i più grandi d’Europa e occupano una superficie di 10.000 metri quadrati; si compongono di 5 capannoni, lungo ciascuno 90 metri e largo 20. In questa imponente struttura, un tempo adibita a deposito del materiale dei seggi elettorali, vedono la luce i nuovi allestimenti dell’Arena e del Teatro Filarmonico e si opera la manutenzione delle scene danneggiate dall’usura o dalle intemperie. Le grandi scenografie affollano i capannoni: ci si trova a viaggiare nell’antico Egitto di Aida, o in una piazza di Siviglia, o ci si affaccia a Pechino nella reggia di Turandot. C’è il rischio di perdersi, specialmente visto che a tutto questo si sommano le decine di elementi di attrezzeria di scena: gioielli, armi, sedie, tappeti, carretti – sembra un gran bazar.
L’Arena può essere definita senza dubbio il luogo più italiano sulla terra® perché chi vi si accosta vive un’esperienza che racconta tanti aspetti caratteristici del gusto, della tradizione e del vivere italiano
Il primo capannone ospita il reparto falegnameria e carpenteria, il secondo è dedicato alla lavorazione dei metalli, mentre il terzo è sede della scenografia vera e propria, con la cucina dei colori e le sue 24 madie per le terre, oltre alla sala dove si lavora la vetroresina. Il quarto padiglione è dedicato alla scultura, perlopiù in polistirolo (materiale leggero, resistente e agile da lavorare), creta e plastilina; qui è possibile anche vedere gli stampi in gesso e la lavorazione del lattice, oltre alle macchine termoformatrici. Grazie a questi passaggi le scenografie acquisiscono un aspetto davvero realistico che ricrea il pensiero dello scenografo e ben riproduce l’effetto di pietra, legno, metallo. Il quinto capannone è dedicato principalmente alla sartoria e al reparto costumi, con un’area dedicata a cucito, stireria, lavanderia e tintoria. Nei laboratori lavorano circa 40 scenografi, sarti e tecnici specializzati dall’incomparabile artigianalità; non esiste nessun altro luogo in cui creatività e saper fare convivono in maniera così perfetta.
È qui che per ogni nuova produzione inizia il
Nei laboratori di via Gelmetto. © Heads Collective
processo creativo, partendo dai bozzetti frutto del pensiero creativo di regista e scenografo; dai primi disegni esecutivi si passa alla realizzazione di un plastico in scala e contestualmente si valutano metodologia costruttiva e fattibilità tecnica tenendo conto di diversi fattori, tra cui i vincoli legati alla conservazione dell’Arena che, ad esempio, non consente di porre sulle gradinate strutture in ferro pesante.
Poi si stabilisce se e come sezionare gli elementi scenici in funzione del trasporto e del peso, e della possibilità di far passare ciascuna porzione dal cancello 37, porta di accesso al palcoscenico: infatti, solo alcuni elementi particolarmente grandi vengono introdotti in Arena con la gru, mentre la maggior parte viene fatta passare sotto l’arcovolo centrale che collega il cuore dell’Arena al vallo esterno retrostante. Tutto è fatto per essere al tempo stesso leggero, agevolando il trasporto e il montaggio, ma solido, per resistere alle intemperie, all’usura, ai piccoli intoppi in fase di montaggio. Qualche anno fa, a poche ore dall’inizio dello spettacolo, una tromba d’aria violenta ha distrutto parte delle scenografie già montate ed è stato solamente grazie alla straordinaria abilità e al lavoro di squadra di scenografi e costruttori che è stato compiuto il miracolo che ha permesso di ripristinare gli elementi e portare in scena lo spettacolo.
LE MAESTRANZE DELL’ARENA
Un’altra caratteristica che rende l’Arena unica al mondo è l’alternarsi di uno spettacolo diverso ogni sera, e questo è possibile grazie al lavoro di centinaia di persone che fanno sì che la macchina non si fermi mai. Da giugno a settembre, circa 60 macchinisti e addetti di palcoscenico lavorano in turni quasi 24 ore al giorno: all’una di notte circa termina lo spettacolo e una squadra di tecnici smonta le scenografie fino all’alba, perché alle otto del mattino comincia l’allestimento dello spettacolo successivo che prosegue tutto il giorno successivo. La temperatura delle gradinate spesso sfiora i 40 gradi; quella percepita in palcoscenico è veramente indescrivibile; i lavori vengono condizionati dalla pioggia o dal forte vento. Tutto questo lavoro, ancora oggi, è per la maggior parte affidato alla fatica, alla precisione e all’esperienza di tecnici e maestranze. Durante una serata d’opera, capita spesso che lo sguardo si perda nella moltitudine di persone che affollano la scena: artisti del coro, ballerini, comparse, mimi, voci bianche…è facile vedere insieme quasi 500 persone, ciascuna perfettamente al proprio posto. I preparativi iniziano ogni sera intorno alle 19.30, quando gli arcovoli iniziano a popolarsi e in backstage il fermento è alle stelle: si devono preparare in media 150 coristi, 60 balle-
Laboratori scenografia
Fondazione Arena 2022
©HeadsProduction
rini e mimi, 20 figuranti minori, 30 voci bianche, 200 comparse, addirittura gli addetti agli animali, perché alcune produzioni hanno in scena asini e cavalli. Le cronache del 1954 raccontano che gli spettatori della Bra hanno visto sfilare tre elefanti, un dromedario e un cammello, tutti in scena per il trionfo di Aida! Sarte, truccatori, addetti alla vestizione: tutti sono impegnati affinché ogni dettaglio sia curato alla perfezione. Gli imprevisti non spaventano: se una scarpa perde il tacco o è troppo stretta entrano in azione i calzolai perché, come disse un famoso baritono, per cantare bene servono buona voce e scarpe comode. Se una cucitura si allenta o un bottone salta, le sarte sono pronte con ago e filo…se il tempo non c’è e si deve entrare in scena andrà benissimo anche una spilla da balia. I cambi si alternano per tutta la durata dell’opera, ma tutto è organizzato in modo impeccabile. Per il festival 2023 serviranno oltre 5.000 costumi e si stimano circa 10.800 ore per trucco e parrucco del personale e degli artisti.

Mentre in retropalco fervono i preparativi, le quasi 200 maschere sono impegnate a sorvegliare gli accessi, far entrare gli spettatori, fornire loro l’assistenza in caso di necessità (ovviamente la domanda ricorrente, in tutte le lingue, è dove si trova la toilette).
L’intera macchina areniana si compone di oltre 1.200 lavoratori, una vera e propria città dentro la città, e quasi ogni veronese ha vissuto l’esperienza dell’Arena, spesso per pagarsi gli studi.
Le grandi scenografie
affollano
i capannoni: ci si trova a viaggiare nell’antico Egitto di Aida, o in una piazza di Siviglia, o ci si affaccia
a Pechino nella reggia di Turandot.
L’Arena crea rapporti umani che durano nel tempo, perché “fare la stagione in Arena” significa vivere un concentrato di esperienze destinato a restare impresso per sempre, e anche chi vi ritorna a distanza di anni non dimentica le emozioni e i ricordi ad essa legati. Cecilia Gasdia, il So-
vrintendente della Fondazione Arena, racconta spesso che il suo legame con l’Arena ha inizio quando, ancora giovanissima, ha fatto il suo esordio come figurante per due anni, quindi tre anni nel Coro, per poi tornarvi in veste di straordinaria interprete nel corso della brillante carriera. Un sentimento che accomuna i lavoratori, anche dopo anni di anzianità, è proprio l’emozione che rende speciale ogni singolo festival, perché davvero ogni volta è emozionante come la prima.
L’Arena, come saggiamente scoprì Giovanni Zenatello nel 1913, è dotata di un’acustica straordinaria; si sente spesso dire che voce e suono corrono e raggiungono come un abbraccio tutto l’anfiteatro, fino alla gradinata più alta. Gli spazi però sono molto ampi, basti pensare che la sola platea è lunga 75 metri e larga 45 per un totale di 3.370 metri quadrati, e sembra impossibile come suoni e voci riescano a fondersi alla perfezione.
Il pubblico attende trattenendo il fiato il silenzio che segue l’esecuzione del celebre

Tecnici Fondazione Arena 2022 ©HeadsProduction
coro del Va’ pensiero, prima di far esplodere l’applauso e reclamare il bis che puntualmente, con grande generosità, viene concesso. La straordinaria esperienza dei quasi 160 artisti del coro e dei 150 professori d’orchestra fa superare i limiti derivanti dalle distanze: sono frazioni di secondo, ma questi tempi sono fondamentali per la buona riuscita dello spettacolo e fondamentali anche per i solisti. Spesso il caldo è torrido, oppure l’umidità e la temperatura più rigida possono non giovare agli strumenti; solo in Arena tutto questo è possibile. E mentre l’orchestra accorda gli strumenti, le luci si abbassano e tra gli arcovoli si sente pronunciare il famoso richiamo piazzato di scena, il pubblico fa silenzio e si prepara a vivere lo spettacolo accendendo le tradizionali candeline. Le migliaia di occhi si sgranano all’unisono e in quel brevissimo attimo di sospensione che precede l’entrata del direttore d’orchestra, si concentra tutto. E lo spettacolo ha inizio.


Nei laboratori di via Gelmetto. © Heads Collective

Valorizzazione delle maestranze locali ma anche attrattività turistica, vitalità commerciale, promozione dell’ospitalità e della enogastronomia del territorio. In quanti modi si misura il beneficio che l’Arena porta al territorio?
Carmen , Arena di Verona 2022
Che la cultura rappresenti una rilevante leva economica e un fattore di coesione sociale è ormai assodato. Il valore di una istituzione culturale non può che essere misurato oggi sulla base dell’interesse che questa è in grado di generare a livello artistico e culturale. Al contempo però occorre prendere in considerazione la sua capacità di creare benessere per il territorio che la ospita, non solo per chi è impegnato nel settore ma anche per categorie sociali e attività che non riguardano direttamente la produzione culturale. Valorizzazione delle maestranze locali ma anche attrattività turistica, vitalità commerciale, promozione dell’ospitalità e della enogastronomia del territorio, sono solo alcune delle voci che vanno a comporre il beneficio complessivo che una realtà culturale è in grado di dare al proprio territorio, una positività difficilmente riducibile ad un semplice resoconto numerico.
La musica, in tutte le sue forme, non fa eccezione, confermandosi sempre più nel corso degli ultimi anni come un volano di sviluppo e un elemento qualificante dell’offerta culturale e turistica dei territori. Che si tratti del concerto di una popstar o di un’opera lirica, non vi è dubbio sul fatto che chi assiste ad uno spettacolo di alto livello risulti essere ben disposto verso un soggiorno più lungo e sia più predisposto ad investire tempo e risorse nella città in cui si trova, fino ad essere testimonial soddisfatto – al ritorno – in un passaparola virtuoso che genera nuove visite e presenze.
supera i
400
50
milioni di euro
l’impatto, diretto e indiretto, dell’Arena sul territorio veronese
6
milioni di euro euro
il valore della produzione
OPERA FESTIVAL E INDOTTO ECONOMICO
il valore generato da ogni euro speso in cultura
In Italia, in particolare, i benefici economici del sistema produttivo culturale e creativo possono contare su una densità e una pervasività della cultura sul territorio e nel tessuto sociale impareggiabili. Come testimoniano i dati recenti raccolti e analizzati dalla Fondazione Symbola, se prendiamo in considerazione fattori quali il valore aggiunto generato e il numero di occupati, il sistema culturale italiano è in grado di incidere rispettivamente per il 5,6% e il 5,8% rispetto a quanto complessivamente espresso dall’intera economia italiana, con 88,6 miliardi di valore aggiunto generato e 1.460 milioni di occupati. Guardando in particolare alla realtà veronese, una ricerca effettuata dal Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Verona e attualizzata ai giorni nostri ha stimato che l’indotto complessivo dell’Arena sul territorio, derivante da effetti diretti e indiretti, supera i 400 milioni di euro. Effetti diretti sono quelli percepiti, per esempio, da fornitori di beni e servizi che entrano in contatto diretto con i flussi turistici generati dall’Arena, ovvero hotel, negozi, ristoranti. Gli effetti indiretti riguardano invece i loro fornitori, appartenenti ai settori agroalimentari, bancari, assicurativi, e molto altro ancora. Vi è dunque una ricchezza generata che si distribuisce sull’intera comunità cittadina secondo una logica di centri concentrici. Cerchi che, naturalmente, in misura minore, superano ampiamente i confini cittadini e persino i confini nazionali. Per misurare l’impatto delle attività dell’Arena si prenda in considerazione, ancora più nello specifico, la più recente edizione dell’Opera
1.4 43 14 4
è il numero, indicativo, delle persone che lavorano in Arena per la realizzazione del Festival (dati 2023)
Artisti scritturati 14 4 Orchestra 162 Coro 34
Maestri collaboratori 62 Ballo 10
Coro voci bianche 14
Tecnici palcoscenico
Elettricisti
Portastrumenti 10 69 34
Compagnia di Ballo Spagnolo ospite 64 Mimi 80 24 12 55 Figuranti minori 250 Comparse
Addetti alla Manutenzione
Sarte / Addette alla Vestizione Personale dei laboratori di scenografia 200 75 Maschere
Staff
Amministrativo

Festival. Una edizione, la novantanovesima, che ha fatto registrare un incasso effettivo di oltre 26 milioni di euro e un numero totale di spettatori di oltre 426 mila persone (7.439 spettatori medi per recita), provenienti da 114 Paesi. Numeri che testimoniano ampiamente l’apporto fondamentale dell’Arena in termini di awareness internazionale della città e che si traducono concretamente in un impatto economico stimato, secondo i calcoli di Federculture e Fondazione Symbola, in un impatto del Festival sulla città di circa 270 milioni di euro l’anno.
IL CAPITALE UMANO
Una cifra particolarmente importante e un’opportunità per la città che ogni anno, da ormai cent’anni, si ripete. Ma dall’opportu-

nità alla sua realizzazione c’è un percorso da compiere, fatto di professionalità, dedizione, lavoro, creatività. Dal soprano di fama internazionale alla più giovane delle maschere, passando per i tecnici di palcoscenico, sarti, figuranti… Una cittadella, un insieme caleidoscopico di circa 1.443 professionisti impegnati ogni anno per la realizzazione dell’Opera Festival. Una comunità che ha mantenuto un legame particolarmente forte con la città, accogliendo negli anni migliaia di giovani veronesi, professionisti esperti, artisti provenienti da tutta Italia e stranieri. Migliaia di ore di lavoro che trovano plastica realizzazione, per fare solo alcuni esempi, nei 5.000 costumi per le 8 produzioni e il gala di quest’anno, oltre ai 30 truccatori e parrucchieri.
IL MODELLO ARENA DI VERONA
Perché dunque e in che termini, alla luce di quanto detto sin qui, è possibile parlare di un “modello Arena di Verona”? Certamente in quanto più grande teatro lirico del mondo, per produzione, pubblico e occupazione generata. Ma non solamente. Sotto il profilo della sostenibilità economica infatti l’Arena ha intrapreso a partire dal 2018, con la nomina dell’attuale Sovrintendenza Gasdia, un percorso virtuoso di risanamento dei conti che ha consentito alla Fondazione Arena di Verona di chiudere nel 2021 il bilancio in attivo per il terzo anno consecutivo, con 2,1 milioni di euro di utili netti. Un risultato ancora frenato dagli strascichi dell’emergenza pandemica ma che rappresenta il più evidente contraltare al momento di forte difficoltà vissuto
La Carmen all'Arena di Verona © Heads Production

dalla Fondazione Arena di Verona nel 2014, quando i conti dell’Arena raggiunsero il picco negativo di 6 milioni di euro di perdita di esercizio. Una vera e propria rinascita dunque che ha avuto tra i suoi elementi portanti in particolare nuove politiche di ticketing e le importanti iniziative di fundraising, tra cui spicca il pluripremiato progetto “67 Colonne” in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis, in grado di contribuire rispettivamente al Festival 2022 con 26.674.454 milioni di euro di fatturato provenienti dalla vendita dei biglietti e oltre 1,7 milioni di euro accolti dalle realtà del territorio veronese a sostegno dell’Arena e dei suoi lavoratori.
L’Arena di Verona è il più grande teatro lirico del mondo, per produzione, pubblico e occupazione generata
“Quando il sipario si alza sappiamo di aver dato il massimo, come ogni volta, perché tutto venga rappresentato al meglio. Ma sappiamo anche che quello è solo uno dei momenti del nostro lavoro, fatto di incontri, prove, scelte, rischi. E se a tutto questo aggiungiamo l’onore di portare il nome di Verona ai livelli più alti, anche la fatica diventa più leggera. Perché saranno tutti a goderne, gli spettatori così come i cittadini”. Queste parole della Sovrintendente Gasdia ben riassumono la missione della Fondazione, con il suo dualismo, tra cultura e benefici al territorio, tra eccellenze artistiche e maestranze artigiane, internazionalità e prossimità alla comunità veronese. Un teatro mondiale da sempre conosciuto per la sua unicità e bellezza, in grado oggi di proporsi anche come un modello economico e sociale di successo.

Arena Opera Festival
Experience 2022,
Cena stellata Star Roof
©HeadsProduction
2018
Utile netto: 2,7 mln
Anno di insediamento dell’attuale Sovrintendenza. Da questa data, Fondazione Arena di Verona ha sempre chiuso i bilanci in attivo
2019 2020
2021
Utile netto: 2,9 mln
Pandemia di Covid-19
Utile netto: 2,1 mln
Anno da record nonostante il covid
sold out 30 serate su 43
193.904 biglietti venduti oltre 15 milioni di euro di incasso

1,6 milioni di euro raccolti nella prima edizione del Progetto 67 Colonne in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis
2022
26.674.454 di euro il fatturato di biglietteria a piena capienza 523.028 di euro media di incasso a serata

1,7 milioni di euro raccolti nella seconda edizione del Progetto 67 Colonne in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis

“E se a tutto questo aggiungiamo l’onore di portare il nome di Verona ai livelli più alti, anche la fatica diventa più leggera. Perché saranno tutti a goderne, gli spettatori così come i cittadini”
Cecilia Gasdia
Sovrintendente Fondazione
Arena di Verona
Cecilia Gasdia ©Ennevi

L’ARENA DI VERONA: QUANDO LA CULTURA È (ANCHE) IMPRESA
di Francesco Moneta – Presidente Comitato CULTURA + IMPRESA
Didascalia immagine
©Ennevi
L’Art Bonus, attraverso la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale e artistico, costituisce una fondamentale chiave di rilancio economico per il territorio veronese

Come Presidente del Comitato CULTURA + IMPRESA mi è stato chiesto di valutare il rapporto tra Fondazione Arena di Verona e il mondo delle Imprese.
Si afferma ormai convintamente che la Cultura è uno dei driver sociali, economici e occupazionali del nostro Paese: per questo motivo sono assegnati contributi pubblici alle Istituzioni culturali italiane, e per lo stesso motivo anche il sostegno di Sponsor e Partner privati è spesso ricondotto alla sfera della ‘Responsabilità Sociale d’Impresa’: le aziende che si affiancano alla cultura e la sostengono non solo ne traggono beneficio in immagine, comunicazione e reputazione, ma fanno una cosa ‘buona e giusta’ per via del valore economico e sociale che contribuiscono a creare.
Il ‘caso’ Arena di Verona è speciale: la Fondazione Arena di Verona è l’unica tra le 14 Fondazioni lirico-sinfoniche italiane a creare a favore del sistema pubblico benefici maggiori dei sostegni ricevuti. Un tempo c’erano gli ‘Sponsor della Cultura’, che spesso rispondevano alle richieste delle Istituzioni culturali concedendo il proprio sostegno a fronte di un riconoscimento visivo - il logo sui materiali istituzionali e di comunicazione – per periodi di tempo limitati, interrompendo la collaborazione dopo periodi variabili tra i 3 e i 5 anni. Oggi si parla di ‘Partner della Cultura’, dove il rapporto tra l’Istituzione culturale e l’Azienda è (o dovrebbe essere) fondato sulla coprogettazione, su un percorso strategico di lunga durata dove la reciproca conoscenza genera nuovi stimoli per raggiungere traguardi comuni.
L’ART BONUS ALL’ARENA DI VERONA:
I SEGRETI DI UN SUCCESSO
L’Art Bonus è la nuova frontiera del finanziamento dei privati – imprese e cittadini - alla Cultura: istituito nel 2014 su iniziativa dell’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini, assicura una importante agevolazione fiscale – sotto forma di credito fiscale - a chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della Cultura e dello Spettacolo. Con l’Art Bonus è infatti fiscalmente detraibile il 65% degli importi delle donazioni che le singole persone e le imprese erogano in favore del patrimonio culturale di appartenenza pubblica. Dalla sua nascita sono stati raccolti oltre 760 milioni di euro.
Avviato nel 2021, il progetto 67 COLONNE PER L’ARENA DI VERONA in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis, si inserisce nell’ambito della grande campagna di fundraising in Art Bonus #iosonolarena, e si propone l’obiettivo di rafforzare il rapporto economico tra Fondazione Arena e Verona con il suo territorio, in un appello che si rivolge a privati e aziende, uniti dall’obiettivo comune di sostenere Fondazione Arena in virtù del suo ruolo centrale nella storia, nella cultura e nell’economia del territorio. L’Art Bonus, attraverso la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale e artistico, costituisce una fondamentale chiave di rilancio economico per il territorio veronese.
Il nome del Progetto prende spunto dalla cinta più esterna delle arcate areniane distrutta da un terremoto nel 1117: da quell’evento infatti è stata risparmiata la struttura incorniciata da quattro colonne conosciuta come “Ala” e che è forse l’immagine più identificativa dell’Arena nel mondo. Per completare la cinta esterna oltre l’Ala mancano appunto 67 colonne: l’iniziativa vuole quindi ricostruire idealmente l’abbraccio di quelle colonne intorno all’Arena, come teatro e luogo simbolo di musica, arte, storia e civiltà, attraverso una rete di imprenditori uniti dall’obiettivo di rilanciare l’economia culturale italiana e internazionale.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis, ha preso il via nel pieno della pandemia grazie ai founder Pastificio Rana e Gruppo Calzedonia che per primi, affiancandosi agli sponsor storici, hanno creduto nel valore sociale ed economico della Fondazione Arena di Verona portando in appena un mese e mezzo all’ingresso di 67 Imprese, degli Ordini Professionali e delle Associazioni di Categoria.
GLI SPONSOR DELLA FONDAZIONE ARENA: PRESENZE RECORD, LONGEVITÀ E NUOVI INGRESSI
Fondazione Arena si caratterizza per avere un gruppo di Aziende Partner di lunghissima data, con una presenza media di 14 anni, dato molto raro in Italia.
Tra tutte, si distingue la fedeltà del Major Partner Unicredit, a fianco dell’Arena di Verona dal 1994 per un totale di 29 anni, seguito da Gruppo Calzedonia e il Gruppo Volkswagen, rispettivamente Official Sponsor e Automotive Partner, entrambi sostenitori del Festival dal 2006. Seguono DB BAHN (Mobility Partner da 10 anni) ed RTL (Media Partner da 5 anni) e l’Official Sponsor Pastificio Rana, che ha avviato la collaborazione nel 2021.
Anche l’elenco degli Official Partner annovera compagni di viaggio di lungo corso: Air Dolomiti (20 anni), Casa Vinicola Sartori e A4Holding (18 anni), Verona Fiere (15 anni), SABA Italia (13 anni), SDG e Metinvest (4 anni).
Il Festival 2023 segna un incremento delle sponsorizzazioni di oltre mezzo milione di euro rispetto al 2022 e vede entrare nuovi sostenitori a partire da Forno Bonomi, realtà veronese conosciuta in tutto il mondo, insieme all’iconico brand di moda Genny
Andrea Compagnucci, Direttore Marketing della Fondazione Arena di Verona, spiega: “Primi fra tutti i teatri italiani abbiamo pensato di creare una membership corporate intorno a quello che è un valore collettivo: l’Arena di Verona intesa non solo nella sua accezione culturale, ma soprattutto come patrimonio di identità e di lavoro. Il tema è quindi non solo raccogliere fondi, ma instaurare un nuovo rapporto fra la Fondazione e il mondo delle imprese da cui io provengo. Un rapporto che non si basa solo su una relazione semplificata di do ut des, ma su una condivisione di obiettivi e di informazioni. Non è un caso che fra i quattro livelli di adesione alla membership uno si chiami proprio Advisor, perché noi come azienda abbiamo il bisogno di confrontarci con le strategie di chi è sul mercato quotidianamente.
Tra i nuovi ingressi si annovera anche Müller, protagonista di un importante progetto legato ad accessibilità e inclusione, mentre torna BPM, sostenitore per molti anni dell’attività al Teatro Filarmonico. Completano l’elenco dei nuovi sponsor Dolomia, Sanagol e il fashion district Mantova Village. Per finire, Palazzo Maffei Casa Museo è a fianco del Festival come Partner Culturale con il progetto di mecenatismo artistico con protagonista il fotografo Massimo Listri. L’attività della Stagione Artistica 2023 al Teatro Filarmonico è invece sostenuta da BCC - Banca di Credito Cooperativo di Verona e Vicenza, anch’essa per la prima volta a sostegno di Fondazione Arena.
I profili delle Aziende che sostengono Fondazione Arena appartengono sostanzialmente a due categorie: Aziende con un’anima italiana e un respiro internazionale, rappresentanti dell’eccellenza del Made in Italy che scelgono di legarsi all’Arena per affinità; Aziende internazionali che nel mettere le proprie basi in Italia scelgono di legarsi ad una delle istituzioni culturali più rappresentative del nostro Paese.
La Fondazione Arena di Verona è l’unica tra le 14 Fondazioni lirico-sinfoniche italiane a creare a favore del sistema pubblico benefici maggiori dei sostegni ricevuti
Questa Membership l’abbiamo costruita grazie a quella che in Italia è una delle poche leggi di stampo anglosassone, l’Art Bonus, che non rappresenta solo un vantaggio fiscale, ma è un grande gesto di attenzione alla comunità, perché attraverso la propria adesione l’azienda lancia un messaggio chiaro al Governo: voglio riportare sul mio territorio il 65% delle mie tasse.”
Sandro Veronesi, Cecilia Gasdia e Gian Luca Rana ©Ennevi

67 COLONNE PER L’ARENA DI VERONA: IL PROGETTO DI FUNDRAISING PIÙ PREMIATO D’ITALIA
Nato nel 2021 nel pieno della pandemia, in due anni il progetto 67 Colonne per l’Arena di Verona ha consentito di raccogliere 1,5 milioni di euro il primo anno e 1,6 milioni di euro il secondo anno, e per la terza edizione si appresta a raggiungere i 2 milioni di euro.
Ad aprile 2022, dopo un’avvincente staffetta che ha unito Istituzioni, personalità del mondo dello spettacolo, influencer e artisti, le 67 Colonne per l’Arena di Verona in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis, hanno vinto la VI edizione del concorso Art Bonus 2021 promosso dal Ministero della Cultura.
Per la prima volta il Concorso Art Bonus, ideato nel 2016 ha visto vincitore un progetto collettivo che ha stretto attorno a sé 67 imprese, trainate dall’entusiasmo e dall’autorevolezza dei suoi ambasciatori e fondatori, in primis Sandro Veronesi, Presidente del Gruppo Calzedonia, e Gian Luca Rana, CEO del Pastificio Giovanni Rana. Il concorso ha schierato 365 progetti, 158 dei quali hanno raggiunto la parte finale grazie ad un coinvolgimento senza precedenti.
A luglio 2022 il progetto ha ricevuto il Primo Premio ART BONUS del Premio CULTURA + IMPRESA, ora alla X edizione, promosso dal Comitato CULTURA + IMPRESA, creato da Federculture e da The Round Table progetti di comunicazione.
“Le 67 Colonne per l’Arena di Verona sono nate nel periodo più incerto e difficile per il mondo dello spettacolo e anche del nostro teatro; – ricorda Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena – la loro risposta è stata di calore e portata inattesi, giustamente riconosciuti a livello nazionale. L’iniziativa da allora è cresciuta in risultati e prestigio e abbiamo raggiunto questi traguardi in primis grazie alla fiducia che i founder Gianluca Rana del Pastificio Rana e Sandro Veronesi del Gruppo Calzedonia hanno riposto in noi. A nome di tutti i lavoratori della Fondazione esprimo la massima gratitudine per l’eccellenza e la lungimiranza di tutte le 67 Colonne che si stringono in questo abbraccio all’Arena nel suo 100° Festival”. A sottolineare il valore dell’operazione è anche Sandro Veronesi, Presidente del Gruppo Calzedonia: “Il Gruppo Calzedonia ha proseguito i suoi impegni per uno sviluppo equilibrato e rispettoso dell’ambiente in cui opera, nell’ottica di lungo periodo che da sempre ci caratterizza. Da questo, infatti, il legame del nostro Gruppo con la Fondazione Arena che continua ormai da oltre 15 anni: L’Arena è l’anfiteatro per eccellenza, con tutto ciò che rappresenta a livello culturale e storico per Verona, l’Italia e nel mondo; ha contribuito a rendere famosa la nostra città, rendendola capitale d’arte, di cultura e romantica per eccellenza. L’iniziativa Le 67 Colonne diventa un messaggio in questo senso anche verso gli altri imprenditori: essere capaci di valorizzare la cultura e contribuire al mantenimento di questa straordinaria opera, dà valore all’intera comunità. Investire in progetti che valorizzino il patrimonio italiano, diventa un ponte per il futuro”. E come lui Gian Luca Rana, CEO del Pastificio Giovanni Rana: “Sono particolarmente felice di sostenere e promuovere la Fondazione Arena, per il terzo anno consecutivo, grazie all’innovativo progetto di crowdfunding 67 Colonne. Continua così il nostro percorso di supporto del territorio attraverso la valorizzazione di uno dei suoi più iconici luoghi, l’Arena: essa ammalia, stupisce e, da secoli, ispira generazioni dopo generazioni. Credo fortemente nella collaborazione virtuosa tra pubblico e privato, perché sono convinto che l’impresa ricopra un ruolo chiave e vitale per conservare e mettere in luce il patrimonio artistico e culturale italiano. Come imprenditore, sono molto orgoglioso di contribuire attivamente a progetti di questa natura, perché vivo una forte responsabilità nei confronti di questo territorio, le cui tradizioni ci danno l’ispirazione e la forza per affrontare le grandi sfide internazionali”


L’Arena di Verona – 100 volte la prima volta. Fotografia di Massimo Listri (2022) esposta a Palazzo Maffei Casa Museo, Verona

INTERVISTA AL SINDACO DI VERONA DAMIANO TOMMASI
Da più di cento anni l’Arena, con i suoi spettacoli, è una presenza che identifica Verona nel mondo. Qual è il suo ruolo nel sistema turistico cittadino?
L’Arena ha una sua riconoscibilità immediata come elemento architettonico all’interno della piazza più importante della città, il che ne fa un sito iconico, immortalato innumerevoli volte in immagini diffuse ovunque. Dal 1913 l’Anfiteatro veronese è il teatro lirico all’aperto più grande del mondo, e ospita uno dei maggiori festival lirici a livello nazionale e internazionale. È quindi l’elemento – Monumento – che insieme alla Casa di Giulietta connota l’immagine e l’identità di Verona a livello locale e globale. I veronesi hanno un profondo legame con il loro anfiteatro, che è anche un luogo di socializzazione in diversi momenti dell’anno. Va da sé che la piazza sorta accanto all’Arena diventa anch’essa uno dei luoghi di passaggio maggiormente vissuti da residenti e turisti. Il Festival Lirico costituisce il principale motivo di attrattiva per i turisti in estate, quando le città d’arte subiscono invece una flessione della domanda: l’indotto veronese, invece, trae giovamento da un flusso turistico che si protrae per un periodo molto più ampio. Mentre le visite all’interno dell’Arena, che si svolgono nell’arco di tutto l’anno, registrano il momento di massima affluenza nei mesi di marzo/aprile, nel periodo delle gite scolastiche. A Verona ci sono circa 2,5 milioni di presenze turistiche in un anno, in maggioranza visitatori stranieri. Togliendo le presenze legate alle fiere, la principale attrazione è senza dubbio l’Anfiteatro romano, elemento forte e centrale.
Le attività della Fondazione Arena di Verona sono finalizzate in primis alla promozione del patrimonio musicale, ma a beneficiarne è l’intero sistema culturale territoriale. Qual è il valore dell’Arena come impresa culturale?
Innanzitutto bisogna tenere conto del contenuto culturale che viene offerto: la programmazione del Festival Lirico areniano rappresenta un’occasione per far conoscere al mondo il nostro patrimonio musicale, storico e culturale. Giuseppe Verdi non sarebbe così popolare senza la programmazione dell’Arena. Ma anche Franco Zeffirelli ha avuto come regista areniano la possibilità di esprimere la sua creatività in modi originali. Le scelte artistiche delineano un cartellone ampio che comprende ogni anno circa 50 serate di spettacolo, in cui sono chiamati a dare
il meglio di sé non solo i cantanti lirici, ma un intero corpo artistico di musicisti, ballerini, comparse che assieme alle maestranze tecniche è impegnato per la realizzazione di questo impegnativo programma. Il festival richiede inoltre la collaborazione, per le numerose attività connesse alle scene, ai costumi, alla gestione del palcoscenico, di di-
DAMIANO TOMMASI
Sindaco di Verona e Presidente della Fondazione Arena di Verona

Nato a Negrar (provincia di Verona) nel 1974, è Sindaco di Verona dal 29 giugno 2022, dopo la vittoria al ballottaggio contro il sindaco uscente, con il sostegno della coalizione di centro-sinistra. La sua Giunta è composta da 5 assessore e 5 assessori. È stato un calciatore di serie A, tra i centrocampisti di riferimento della Roma tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila; con i Giallorossi vinse uno Scudetto e una Supercoppa italiana. Nel 2001 ha ricevuto il premio nazionale “Altropallone” per il suo impegno sociale. Nel luglio 2015 è stato inserito nella hall of fame della Roma. Nel 2011, ha assunto la guida dell’Associazione Italiana Calciatori, prendendo il posto dello storico fondatore Sergio Campana. Il 29 giugno 2020, in scadenza di mandato, si è dimesso dall’incarico. È il co-fondatore e direttore di una scuola paritaria dedicata a Don Lorenzo Milani, la Don Milani Bilingual School, che ospita gli ordini scolastici fino alla scuola media. Ha prestato la voce a Stephen Chow nel ruolo di Sing “gamba d’acciaio” nel film Shaolin Soccer. Nel 2021 ha pubblicato il libro Ti racconto i campioni della Roma. I fuoriclasse che hanno fatto la storia del club giallorosso. Sposato dal 1996, Damiano Tommasi e moglie hanno sei figli.
verse realtà artigianali del territorio e coinvolge a vario titolo la città. Non vanno trascurate le attività che si svolgono d’inverno negli spazi meno imponenti ma assolutamente di pregio del Teatro Filarmonico. A ciò si affianca l’attività divulgativa musicale che offre a bambini e bambine, studentesse e studenti occasioni interessanti per scoprire il mondo dell’opera e non solo.
Come si concilia la tutela del monumento storico con la sua valorizzazione in quanto luogo aperto alla città e al mondo? È un tema complesso e delicato perché oggi sull’anfiteatro Arena insistono usi che sono diversi e concorrenti. Innanzitutto, il suo essere, assieme al vallo, sito archeologico, luogo dove sono ben leggibili le tracce dell’attività umana del passato. Il sito viene valorizzato quando la cavea è priva di qualsiasi allestimento scenico. L’imponente e complessa architettura dell’Arena merita di essere esplorata in ogni sua parte: come amministrazione stiamo lavorando per arrivare a offrire un percorso guidato che possa valorizzare al massimo il Monumento e la sua storia. Vi è poi l’uso della cavea per gli spettacoli lirici ed extra lirici, con imponenti scenografie e l’ampio allestimento fatto di sedute e palcoscenico. Una complessità d’arredo del sito che deve essere gestita nel pieno rispetto del monumento. Per questo vi è la necessita di effettuare una selezione della programmazione, perché stiamo parlando di un luogo dal valore incommensurabile, un’attrazione del turismo musicale dotata anche di un valore simbolico che è nostro dovere tutelare con grande intelligenza. In questa direzione è importante il lavoro di squadra tra i soggetti coinvolti nella sua gestione: il Comune che è proprietario dell’Anfiteatro e del suo valore simbolico, il Ministero della Cultura tramite la Sovrintendenza Architettura Belle Arti e Paesaggio che vigila sulle attività che potrebbero mettere in pericolo il monumento, Fondazione Arena che si occupa della gestione dello spettacolo lirico e Arena di Verona srl che ha la responsabilità della cosiddetta extra lirica. È fondamentale che vi sia un dialogo aperto e costruttivo tra le diverse realtà. Perché, ad esempio, non viene raccontata la magnificenza del sito archeologico a tutti coloro che acquistano un biglietto per uno spettacolo? Noi crediamo convintamente nelle armonie che possono scaturire dal dialogo e ci adopereremo in questa direzione.
Insieme alla Casa di Giulietta, l'Arena connota l’immagine e l’identità di Verona a livello locale e globale. I veronesi hanno un profondo legame con il loro anfiteatro
L’Arena di Verona, che ospita il Festival dell’Opera dal 1913, può rappresentare un modello per la valorizzazione e la fruizione a fini spettacolari di teatri e anfiteatri romani?
Nell’essere sia un luogo di visita che di spettacolo, il monumento deve poter essere fruibile da tutti senza limitazioni. Il problema dell’accessibilità è quindi un tema importante che non è stato ancora risolto e che come amministrazione stiamo affrontando, anche in previsione della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali e di quella di apertura delle Paralimpiadi 2026. Per sua conformazione l’Arena presenta non pochi problemi da risolvere al fine di renderla il più possibile accessibile, l’obiettivo è di dotarla di tutti quei servizi di base necessari per poter ospitare senza discriminazioni. Non siamo ancora un modello, bisogna lavorare ulteriormente. Dovremmo risolvere anche il problema delle maestose scenografie, che necessitano di uno spazio adeguato per essere ricoverate tra una rappresentazione e l’altra. Mancando questo spazio, da anni vengono dislocate nel vallo dell’Arena, impedendo durante l’estate ai turisti e agli stessi veronesi, la completa visione d’insieme dell’anfiteatro. Se per un verso la magnificenza delle scene desta curiosità e fascinazione, sicuramente non rappresenta la soluzione più adeguata per la valorizzazione del sito archeologico. Come amministrazione stiamo cercando, in concerto con Fondazione Arena, di proporre un nuovo sistema di arredo di piazza Bra. Ma vogliamo anche spingerci oltre, portando la musica lirica nei quartieri e usando le parole del mondo dell’opera come chiave di esplorazione del territorio urbano.
È stato importante il traino dell’Arena nel processo di ripartenza turistica ed economica del territorio in uscita dalla pandemia? Certamente sì. Purtroppo lo studio che ha quantificato l’impatto economico dell’attività del Festival Lirico sulla città di Verona risale ai primi anni 2000, quindi non è per nulla aggiornato. A quell’epoca, si quantificava in 500 milioni di euro l’entità del valore economico portato dal Festival sull’indotto territoriale. Fatte le dovute proporzioni il valore è senza dubbio aumentato ai giorni nostri, visto che sono cresciuti sul territorio anche i servizi offerti, sia in qualità che in quantità. Sicuramente l’Arena è uno dei motori della ripartenza. Per questo è stato un bene che nel ’21 si sia comunque programmata, anche se in modo più contenuto, l’attività del Festival. Come è stato importante che nell’estate del 2020 l’Arena abbia ospitato il momento di ringraziamento ai sanitari impegnati nella lotta al Covid, assieme a concerti ed eventi speciali. Un segno di speranza e vitalità tra gradoni e arcovoli che ha contribuito a risollevare la nostra città.
INTERVISTA AL SOVRINTENDENTE
CECILIA GASDIA
CECILIA GASDIA
Sovrintendente della Fondazione Arena di Verona

Dopo gli studi di canto e pianoforte, inizia la carriera vincendo il Concorso Internazionale RAI “Maria Callas” nel 1980 e debuttando come Luisa Miller di Verdi. Il lancio internazionale avviene nel 1982, quando sostituisce Montserrat Caballé alla Scala in Anna Bolena di Donizetti. Nel 1983 debutta come Liù in Turandot di Puccini all’Arena di Verona dove, ancora studente, era stata per alcuni anni figurante e artista del coro. Nel 1984 è scelta da Kleiber e Zeffirelli come protagonista de La Traviata a Firenze e partecipa alla prima esecuzione de Il Viaggio a Reims di Rossini diretta da Abbado con regia di Ronconi. Interpreta sulla scena più di 90 ruoli collaborando con artisti quali Muti, Chailly, Prêtre, Gelmetti, Scimone, Russell, Pizzi, Ramey, Kraus, Pavarotti, Domingo, Bocelli, dedicandosi in particolare ai ruoli scritti da Rossini per la moglie Isabella Colbran, anche incisi in disco e premiati, e continuando contemporaneamente l’attività concertistica in oltre 2000 recital, spesso in collaborazione con I Solisti Veneti. Contaminando generi musicali diversi, collabora con artisti pop ed è ospite e giurata in varie competizioni canore e trasmissioni televisive nazionali, tra cui Ti lascio una canzone. Dal 2015 al 2020 è Direttore, quindi Presidente, del Polo Nazionale Artistico Verona Accademia per l’Opera. Dal 2018 è Direttore Artistico e Sovrintendente all’Arena di Verona, prima donna in tale ruolo, con il quale dal 2022 è vicepresidente dell’Associazione Nazionale delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. È Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana.
Qual è la missione della Fondazione e come si traduce in termini di impatto sociale e turistico sul territorio?
Fondazione Arena ha una missione chiara già da Statuto: diffonde, promuove e sviluppa lo spettacolo musicale, educa il pubblico e forma il suo personale artistico e tecnico. Siamo attivi tutto l’anno con questa missione al Teatro Filarmonico con una stagione lirica e sinfonica e il programma per giovani e scuole ma ovviamente tutto cambia e va oltre i confini della città durante il Festival estivo, punto di riferimento dell’Opera mondiale dal 1913. Un teatro grande e unico come il nostro è una complessa macchina, che crea spettacoli accessibili a tutti, ma è insieme arte, storia, cultura, fonte di lavoro e un indotto sul territorio di centinaia di milioni di euro. Per ogni decisione dobbiamo essere guidati da un grande senso di responsabilità: ad ogni alzata di sipario sappiamo di rappresentare non solo la città e la Regione ma l’Italia e tutto il suo patrimonio davanti ad un pubblico internazionale.
Uno degli asset di riferimento per lo sviluppo della produzione artistica dell’Arena è l’innovazione. In che modo avete perseguito l’obiettivo in questi anni? Con quali risultati?
Ogni decisione innovativa va ponderata con estrema attenzione: dobbiamo tenere presente che il nostro palcoscenico principale è in un Anfiteatro romano bimillenario e che il pubblico è composto in gran parte da neofiti, non specialisti. Nel 2020, con le eccezionali limitazioni dettate dalla pandemia, abbiamo tenuto 11 concerti diversi con repertorio inedito in Arena e con un palcoscenico al centro della nuda platea (assetto fino ad allora impensabile). Nel 2021, sotto il patrocinio del MiC, abbiamo riunito 12 fra le più prestigiose istituzioni museali e archeologiche italiane e vaticane per creare, a partire dalle immagini del loro patrimonio, scenografie digitali su 400 metri quadrati di ledwall integranti le scenografie costruite nei laboratori. Dal 2022 siamo tornati agli allestimenti “tradizionali” per cui l’Arena di Verona è nota nel mondo: l’innovazione produttiva ci ha permesso di realizzare al meglio non solo i progetti nuovi (come i due diversi allestimenti del 100° Festival) ma anche quelli passati al meglio delle nostre possibilità, come la Carmen con cui Franco Zeffirelli esordì in Arena da regista e scenografo nel 1995, ricostruita come nei disegni originari e comprensiva di parti sol-
tanto progettate per la prima e mai realizzate. Devo dire che, in ognuna di queste fasi, comprese quelle forse più delicate nella storia del Festival, il calore del pubblico non è mai mancato. L’innovazione infine è cresciuta enormemente anche in tutto quello che non vediamo in scena: dietro le quinte, nei laboratori, nelle collaborazioni, nei servizi per il pubblico, nella comunicazione web e social in cui l’Arena è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, attestandosi fra i cinque teatri più seguiti al mondo. Senza dimenticare un elemento fondamentale, che nessuna innovazione tecnologica può cambiare: l’attenzione costante agli artisti, tutti i grandi interpreti di oggi e i migliori giovani di talento, per comporre una programmazione di qualità all’altezza dei più prestigiosi palcoscenici del mondo.
La Fondazione Arena è uno dei pochissimi enti culturali non onerosi per il Paese, perché restituisce allo Stato cifre superiori a quelle erogate. Come si raggiunge questo risultato?
Bisogna partire dalla vendita dei biglietti, che incide moltissimo sul bilancio di Fondazione Arena, costituendone l’entrata più rilevante (senza per questo dimenticare che spettacoli così grandi hanno anche grandi costi) soprattutto rapportata alle altre fondazioni italiane. Per esempio, prendendo come anno campione il 2019 (i cui dati sono stati pressoché ripetuti nel 2022), con la sola IVA dei biglietti venduti, Fondazione Arena ha versato alla Stato oltre 2,4 milioni di euro. Se aggiungiamo l’occupazione creata e i numeri evinti dall’indotto, ipotizzando al ribasso un’aliquota media del 15% nella varietà dei beni generati e scambiati, (sempre per il solo periodo del Festival estivo), possiamo stimare 75 milioni di euro di gettito IVA. In totale circa 8 volte il prezioso contributo ricevuto. Questi numeri per noi significano, se ci fosse bisogno di ribadirlo, quanto valga in realtà l’impresa della cultura in Italia e che ogni euro investito in questo settore ne restituisce molti di più ai singoli imprenditori, allo Stato, all’offerta per i singoli membri della civitas, per cui il teatro occupa a tutti gli effetti una posizione centrale.
attività dell’Arena possono stimolare il circuito museale cittadino e la produzione artistica?
Un teatro grande e unico come il nostro è una macchina complessa, che è insieme arte, storia, cultura, fonte di lavoro
A ogni alzata di sipario sappiamo di rappresentare non solo la città e la Regione, ma l’Italia e tutto il suo patrimonio davanti a un pubblico internazionale
Assolutamente sì. Lo è sempre stato ma le difficoltà sorte in tutto il mondo nel 2020 hanno stimolato una nuova consapevolezza e grande slancio al ruolo dell’Arena nel suo contesto cittadino (e non solo): il primo risultato è stato la vicinanza di imprese e ordini professionali come parte fondante delle 67 colonne (tante quante quelle mancanti alla cinta esterna dell’Anfiteatro, esclusa l’iconica “ala”) iniziativa che ha riscosso grande successo e vinto i due maggiori riconoscimenti nazionali e che riproponiamo per il terzo anno. Una nuova onda di mecenatismo che, grazie all’Art Bonus, prende parte attiva alla vita del Teatro come agorà della propria polis. L’iniziativa ha stimolato nuovi sviluppi e fra questi c’è l’opera di Massimo Listri commissionata da Palazzo Maffei Casa Museo: sguardo elegante puntato sullo spazio destinato al vero grande protagonista dell’Arena, il pubblico. Fra le iniziative corporate segnalo le cene stellate sull’ala, una parte del ricavato delle quali è destinata alla conservazione del monumento Arena e al progetto di museo accessibile a tutti in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Infine, anche l’Opera in scena (spettacolo multidisciplinare per eccellenza) aprirà lo sguardo sulle altre arti: per esempio, la nuova Aida inaugurale leggerà il capolavoro di Verdi anche con i linguaggi delle installazioni contemporanee e il nuovo Rigoletto sarà un omaggio alla grande stagione del cinema neorealista italiano, sempre nel rispetto della drammaturgia originale ma con qualche soluzione originale che proprio l’unicità dell’Arena e del suo pubblico sa stimolare.
Si è recentemente concretizzata anche una partnership culturale tra la Fondazione e Palazzo Maffei Casa Museo, che assume i contorni del mecenatismo artistico, attraverso il coinvolgimento del fotografo Massimo Listri. Dunque la presenza e le
La centesima edizione del Festival areniano è stata anticipata da un tour internazionale che si è protratto fino al maggio 2023. Qual è stata l’accoglienza all’estero? Bucarest, New York, Roma, Parigi, Madrid, Milano, Londra, Monaco, Vienna, Zagabria, Dubai, Marsiglia, Tel Aviv, Bruxelles, Berlino… In quindici tappe in tutto il mondo (senza contare le numerose fiere e convention) abbiamo riscontrato grande attenzione e curiosità per questo Festival storico: quello che non ci aspettavamo è stato l’affetto delle persone incontrate, di un pubblico che fa letteralmente il tifo per l’Arena e per ciò che rappresenta. L’energia che erompe dal palcoscenico viene da lì, da quella invisibile ma percepibilissima che offre il pubblico, con occhi, orecchie ed emozioni.

CHE LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO
di ALBERTO MATTIOLI
Presidio di italianità e concentratore di internazionalità insieme, l’Arena di Verona dà spettacolo da oltre cento anni, celebrando un rito nazionalpopolare che strega i turisti stranieri

La Traviata , Arena di Verona 2022
©Ennevi
AVerona d’estate lo spettacolo inizia prima dello spettacolo, quando il sole del tramonto incendia le pietre dell’Arena, che hanno più o meno la stessa età di Cristo, e le rendono rosa come le Dolomiti, del resto poco lontane. Il Listón, animatissimo e allegrissimo, è pieno di gente che si attovaglia per l’aperitivo aspettando di entrare: lo struscio, i gelati, gli incontri, mentre i turisti stranieri scoprono come tanti Levi-Strauss in infradito uno strano uso italiano, l’opera all’aperto, e in generale restano ammaliati da questa dolcezza di vivere, da questa grazia indolente e un po’ sfatta, una disinvoltura, una bellezza, un’eleganza così “nostre”. E poi, all’uscita dopo la recita, quando finalmente l’afa dà tregua, la folla sciama dagli arcovoli commentando e ridendo, fra i ristoranti tutti aperti e affollati, la passeggiata splendida, il cazzeggio infinito fino all’alba, davanti allo spaghettino e al Soave, ripetendo o inventando aneddoti memorabili. L’opera, la piazza, la festa: l’Italia, insomma, nell’ultimo vero grande rito nazionalpopolare, e tuttavia così inclusivo e accogliente e “glocal”.
L’opera, la piazza, la festa: l’Italia, insomma, nell’ultimo vero grande rito nazionalpopolare, e tuttavia così inclusivo e accogliente e “glocal”
L’ARENA, LA CITTÀ, LA MUSICA
All’Arena mancava davvero soltanto l’opera. Prima di quella fatidica serata del 10 agosto 1913, la prima Aida da cui tutto è cominciato, l’anfiteatro aveva ospitato molte altre e non meno elette attività: giochi di gladiatori, martirii di cristiani, roghi di eretici, prostituzione (nel 1276 il signore di Verona, Alberto I della Scala, ordinò che tutte le professioniste cittadine dovessero vivere lì e soltanto lì), tornei cavallereschi, cacce ai tori (anche per Napoleone, nel 1805). E ancora: gare di equitazione e di velocipedi, ascensioni di aerostati, tombole benefiche (nel 1857 davanti a Francesco Giuseppe, ancora – per poco – Re del Lombardo-Veneto), alberi della cuccagna, spettacoli pirotecnici, mentre nel 1751 fece sensazione l’ostensione di un rinoceronte, che a Verona nessuno aveva mai visto. E spettacoli, certo. Il primo dovrebbe essere nel 1713 la Merope, una tragedia di Scipione Maffei, mentre vent’anni dopo andò a teatro all’Arena, ma da spettatore, anche Carlo Goldoni, lasciandone una succosa testimonianza. Nel 1822, in occasione del congresso veronese della Santa Alleanza, davanti a un parterre di
celebrità reazionarie come Metternich, Wellington e Chateaubriand (non in veste di sommo scrittore, ma di ambasciatore) più un po’ di teste coronate dallo Zar in giù, all’Arena fu eseguita una cantata celebrativa appositamente scritta da Rossini, appunto La Santa Alleanza. Qui debuttò come Giulietta, nel 1873, una giovanissima Eleonora Duse. Le prime opere liriche furono rappresentate nel 1856, e due balletti del grande coreografo Luigi Manzotti (quello del Ballo Excelsior) nell’estate del 1900: Pietro Micca e Sieba.
L’ANFITEATRO E L’OPERA
Ma è appunto dal 1913 che l’Arena è diventata stabilmente il più grande teatro d’opera del mondo. L’idea venne a Giovanni Zenatello, che era veronese e tenore, e pure di livello: fu Pinkerton alla disastrosa prima assoluta di Madama Butterfly di Puccini alla Scala, nel 1904. Zenatello ci mise l’idea e i soldi; convinse a salire su un podio all’aperto un grande direttore come Tullio Serafin; e trovò un collaboratore di genio in un altro veronese, l’architetto Ettore Fagiuoli, che della prima Aida fu scenografo e “direttore degli allestimenti scenici”: la figura del regista come la intendiamo oggi ancora non esisteva. Al debutto assistettero Boito, Puccini, Mascagni e anche Franz Kafka, di passaggio a Verona, i primi degli innumerevoli illustrissimi ospiti a venire. Fu subito successo clamoroso, replicato per un secolo tondo (finora): se nel 2023 si celebra la centesima edizione del festival operistico e non la centodecima, la colpa è delle due guerre mondiali, durante le quali gli spettacoli furono sospesi. Fare la storia di queste cento edizioni sarebbe come fare la storia dell’ultimo secolo d’opera. Visto che in questo 2023 si festeggia anche il centenario di Maria Callas, si può forse ricordare che la Greca proprio all’Arena fece il suo debutto italiano, il 2 agosto 1947 nella Gioconda di Ponchielli (sul podio ancora Serafin) e, si sa, a Verona trovò anche il marito e l’inconfondibile cantilena veneta del suo italiano “parlato”. Non c’è cantante celebre che non sia passato per l’Anfiteatro; meno noto che l’abbiano frequentato anche i registi cinematografici che non t’aspetti, come George Pabst nel ‘53 per Aida, Trovatore e un altro titolo verdiano che nomar non oso perché porta notoriamente sfortuna (di solito si usano perifrasi tipo “l’opera di Pietroburgo” o “la potenza del fato”), Roberto Rossellini nel ‘55 per Otello, Mauro Bolognini nel ‘79 per Traviata e Turandot, Carlo Lizzani nell’81 per Rigoletto. E anche Franco Zeffirelli, il più areniano dei registi e tuttora il più ripreso, con il cinema di dimestichezza ne aveva molta. Quanto al repertorio, vincono, ovviamente, i titoli che a torto o a ragione (vale più spesso il primo della seconda) offrono l’occasione per allestimenti colossali e pieni di color locale.
Così, la top ten delle presenze areniane vede di gran lunga in testa Aida, rappresentata in 62 stagioni dal 1913 al 2022; a seguire, Carmen (27 stagioni), Nabucco (25), Turandot (22), La traviata e Tosca (18), Rigoletto (16), Il trovatore (15), Madama Butterfly (13) e Cavalleria rusticana (12). Riassumendo, nei primi dieci ci sono cinque sempreVerdi, tre Puccini, un Mascagni e un Bizet: anche nel repertorio, l’Arena è un presidio di italianità.
ALLE ORIGINI DEL MELODRAMMA
E qui si deve allora aprire un capitolo sul carattere “nazionalpopolare”, proprio in senso gramsciano, che l’opera in musica ha avuto nella cultura italiana e che è, in fondo, una delle sue glorie maggiori. È uno spettacolo che nasce dalla sperimentazione di un gruppo di raffinatissimi intellettuali della Firenze post rinascimentale, dunque elitario e cortigiano, basato su una convenzione del tutto assurda, perché noi per comunicare parliamo e non cantiamo, su forme musicali spesso complesse e su libretti scritti in un italiano letterario e artificiale, incomprensibile ai più. Però, misteriosamente, questo “genere” quasi esoterico si fa passione e patrimonio di tutti e per tutti, sfondando ogni barriera culturale, sociale, linguistica. L’opera diventa il principale fenomeno non solo spettacolare, ma sociale del Paese, mette gli italiani a contatto con i grandi capolavori della letteratura universale, li trasforma in comunità, dà loro l’idea di appartenere alla stessa Patria. “Durante la recita il nostro cuore di credenti palpita appeso alle icone dei padri”, come scrive Bruno Barilli nel Paese del melodramma. Di questo carattere insieme aristocratico e popolare, raffinato e baraccone, intellettuale e passionale e sì, diciamo, sublime e ridicolo che il melodramma assume in Italia, l’Arena è l’inveramento, in qualche modo il simbolo. Già la geografia aiuta. Verona è una città comodissima da raggiungere, al centro di quel triangolo ideale i cui vertici sono Milano, Venezia e Bologna, proprio in mezzo a quell’“enorme zanzariera che è la valle del Po” (sempre Barilli) in cui ribolle più sfrenata e insensata la passione melodrammatica. E allo sbocco della valle dell’Adige, naturale collegamento con il Nord: cosa sarebbe l’Arena senza le falangi di tedeschi abbronzati da bardolino e dal Gardasee, costretti ma consenzienti ad abbandonarsi all’ebbrezza melodrammatica quanto (e più) degli autoctoni?
L’ARENA MITO E RITO
Così l’Arena diventava da subito la meta obbligata di folli folle “liriche”. Prima della motorizzazione generalizzata, e anche dell’epoca gloriosa dei torpedoni degli Amici della lirica o dei Club dell’opera intitolati ai tenori e alle primedonne più idolatrati, era normale
perfino andarci in bicicletta. Sentite come racconta simili spedizioni neorealiste quello che poi sarebbe diventato a sua volta un famoso cantante, il basso buffo mantovano Enzo Dara, in un suo delizioso libro di memorie, Anche il buffo nel suo piccolo. Dovremmo essere negli anni Cinquanta non troppo inoltrati: “Scorribande sudatissime, è proprio il caso di dire, da Mantova a Verona, in bicicletta, lungo un colante budello d’asfalto, per andare a vedere l’opera in Arena. Si partiva alle nove del mattino tutti pieni di fiato, panini e voglia di musica. Prima tappa Ponterosso, un chilometro circa dalla città, a sgarofolare il primo panino di salame casalingo e a dire le prime puttanate […]. Seconda tappa
Non c’è cantante celebre che non sia passato per l’Anfiteatro; meno noto che l’abbiano frequentato anche i registi cinematografici che non t’aspetti
Roverbella, al chilometro quattordici, con volatona generale nella piazza sotto al monumento ai Caduti (il traffico, allora, non era così caotico), con ripresa di panini, gazzose, barzellette, vino bianco, come alle successive tappe di Mozzecane, Villafranca e Santa Lucia, alle porte di Verona, e infine ingresso nella piazza Bra della città di Giulietta, sulle note della marcia trionfale dell’Aida; un po’ stonati, a dire il vero, ché la fatica e il vinello ci avevano fatto venire il fiatone e la lingua grossa. Cercavamo allora di rimetterci in forma con gigantesche granite alla menta, sgranolate in coro, prima di metterci in coda (in coda si mettevano gli altri, a dire il vero, poiché noi eravamo sempre i primi ad arrivare) ai cancelli dell’anfiteatro […]. Finalmente si aprivano i cigolanti cancelli dell’Arena e la fiumana sudata e alticcia correva a riempire le gradinate bollenti di sole […], in una babele di dialetti piacentini e modenesi, reggiani e mantovani, cremonesi e ferraresi, bolognesi e parmensi: la crème della passionaccia per il melodramma”. Poi lo spettacolo, la ripartenza “con le gambe doloranti, lo stomaco ribollente di salame e bardolino, la testa rombante di note e di acuti” e il rientro all’alba, non prima di un’ultima sosta per l’anguria ristoratrice. Sembrano cronache marziane; di certo, di un’altra civiltà, dove Rossini e Verdi e Puccini erano l’aria che si respirava, la carne e il sangue di tutti. Di quell’Italia sì bella e forse non del tutto perduta l’Arena è l’ultima testimonianza ancora vitale. Con i suoi rituali delicati, i “moc-

Aida , Arena di Verona ©Ennevi

coletti” che si accendono come lucciole quando finalmente cala il sole (e altri meno lievi, come l’usanza – per fortuna oggi estirpata – di lanciare a fine spettacolo dalle gradinate in platea i cuscini che erano serviti per rendere meno duro l’impatto delle pietre romane sulla parte meno nobile dell’anatomia degli spettatori) o le immancabili fortissime urla di “bravo maestro!” o “bravo Pinco!” o “brava Pallina!” di uno spettatore dai pol-
L’opera diventa il principale fenomeno non solo spettacolare, ma sociale del Paese, trasforma gli italiani in comunità, dà loro l’idea di appartenere alla stessa Patria
moni formidabili, sempre lui e che apparentemente è lì a ogni recita, a meno che non siano più d’uno a darsi il cambio. Poi tutti con il cuore in gola e talvolta la lagrima nemmeno tanto furtiva ad assistere all’immancabile brutta fine degli eroi del melodramma, consapevoli o meno che, come insegnava Aristotele perfino prima che l’Arena fosse edificata, l’orrore e la pietà della tragedia ci purificano, dunque ci rendono migliori. L’Arena è un mito e un rito, irrinunciabile come tutte le tradizioni che si amano a prescindere, senza nemmeno doverle decodificare, sapendo che ogni estate si tornerà lì, nell’abbraccio di quelle vecchie pietre, a farci raccontare le stesse storie, per sempre.
L’Arena è l’unico teatro al mondo a non interrompere le sue attività grazie alla collocazione del palco al centro dell’anfiteatro.
Capienza media
2000 spettatori

Capienza media
6000 spettatori (piena capienza: 12.000)
30 serate su 43
Il percorso intrapreso negli ultimi anni dalla Fondazione
Arena punta a esaltare i valori che hanno ispirato l’inizio di una storia di successi fondata sul dialogo con il pubblico e la città. Oggi anche con nuovi linguaggi creativi.
Negli ultimi anni, la Fondazione Arena di Verona ha avviato un percorso che la portasse a conoscere il proprio futuro, partendo da una vocazione consolidata all’inclusione e alla democratizzazione dell’opera per confermare la centralità del dialogo con il pubblico per la vita e le attività dell’Arena. Nel mentre, l’emergenza sanitaria che tanto duramente ha colpito il mondo dello spettacolo ha accelerato i tempi di un’evoluzione che senza tradire una storia ultracentenaria ha portato a diversificare gli strumenti e le opportunità di contatto e relazione con una platea sempre più numerosa ed eterogenea, grazie alla tecnologia digitale e agli sforzi profusi in termini di risorse umane e intelligenza creativa.
DA LOCKDOWN A OPPORTUNITÀ.
L’ARENA APERTA IN PANDEMIA Durante la pandemia, la solidità del sistema Arena di Verona si è tradotta nella capacità di resistere al più paralizzante ostacolo affrontato dal comparto culturale negli ultimi decenni. L’impossibilità di riunire le persone e la necessità di ripensare le proprie attività in funzione dell’emergenza sanitaria hanno rappresentato una sfida che in Arena è stata colta come opportunità, con la propensione a rischiare strade mai percorse prima, però sempre mantenendo centrale l’obiettivo di lavorare in sicurezza, per il pubblico e per le maestranze all’opera. Così, anche nell’estate 2020, la programmazione di Fondazione
Arena non si è fermata, e in pochi mesi Fondazione Arena ha creato in massima sicurezza un Festival di 11 serate con una media di 2.000 spettatori che ha saputo unire princìpi etici e sociali, supporto al territorio, creatività e innovazione artistica. Il cartellone si è poi articolato per tutto il mese d’agosto, in un contesto ripensato a capienza ridotta, con il palco ricollocato per la prima volta al centro dell’anfiteatro. L’Arena di Verona, dunque, nel 2020 è stato l’unico luogo nel mondo a ospitare eventi e il primo in Italia a far ripartire la musica, senza mai interrompere le sue attività, e concertando un grande sforzo organizzativo per riposizionare gli spazi e per perfezionare modalità inedite di lavoro.
L’impossibilità di riunire le persone e la necessità di ripensare le proprie attività in funzione dell’emergenza sanitaria hanno rappresentato una sfida che in Arena è stata colta come opportunità.
Anche nel 2021, una deroga speciale ha consentito di ospitare nell’anfiteatro fino a 6mila spettatori (in luogo dei 12.000 raggiunti a piena capienza), riducendo ai minimi termini la cassa integrazione durante tutto il periodo della pandemia. Ma si è anche scelto di condividere l’opportunità di aprire, portando avanti un messaggio di speranza attraverso l’arte, con le istituzioni culturali italiane costrette invece a fermarsi. Così, la stagione estiva 2021, con il 98esimo Festival
a sinistra:
L’immagine dall’alto raffigura il palco ricollocato al centro dell’anfiteatro per garantire capienza e distanziamento sociale: una soluzione che ha consentito all’Arena di essere, nel 2020, l’unico teatro al mondo a non avere mai interrotto la sua attività.
in basso:
Percorsi Tattili MOF ©Luna Simoncini
che ha fatto registrare oltre 30 sold out, ha visto il coinvolgimento di 12 grandi musei e parchi archeologici italiani. L’iniziativa, patrocinata dal Ministero della Cultura, ha portato le più prestigiose collezioni d’arte del Paese a incontrare la musica, inserendosi come una finestra aperta sulla bellezza tra le storie di Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini e Giuseppe Mascagni: i 400 metri quadri di ledwall pensati per dare forma alla scenografia immersiva che ha caratterizzato la stagione 2021 – sopperendo ai limiti dell’emergenza sanitaria con tecnologie d’avanguardia, sviluppate dall’industria dell’entertainment e del video design per i grandi eventi sportivi – hanno proiettato video e immagini del patrimonio degli Uffizi, del Museo Egizio di Torino, del sito archeologico di Paestum… In coerenza con le opere rappresentate. Così chine e gouache del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma hanno trasportato il pubblico nella Pechino di Turandot, mentre il Parco Archeologico e paesaggistico Valle dei Templi insieme ai Musei Vaticani e alle Collezioni della Biblioteca Apostolica Vaticana hanno fatto da cornice alla Cavalleria Rusticana di Leoncavallo. E ancora, per i Pagliacci di Mascagni, si è scelto di evocare suggestioni felliniane in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino. Mentre sulle note della IX Sinfonia di Beethoven sono sfilate le foto d’epoca di piazze affollate concesse in “prestito digitale” dalla Fondazione Alinari per la fotografia a Firenze.

L’OPERA PER TUTTI, TRA LETTERATURA E MUSICA
In concomitanza con il covid, la Fondazione Arena di Verona ha implementato anche le sue strategie di audience development, con l’obiettivo di migliorare e diversificare il rapporto con il pubblico, mettendo in campo capacità di ricerca, programmazione, educazione, mediazione e marketing. Una riflessione sui temi dell’accessibilità e dell’inclusione scaturita in vista del centesimo anniversario della stagione operistica, con l’intenzione di profilare il futuro di un format longevo proprio perché lungimirante, sin dall’inizio della sua storia.
Si è puntato, dunque, a demolire l’idea che l’opera sia qualcosa di poco comprensibile e distante, riservata a pochi: in Arena, oggi, il pubblico percepisce l’esclusività di partecipare a un rito collettivo, ma non escludente. E tutti sono invitati a prendervi parte. Nata alla fine del 2020 per compensare le limitazioni, garantendo attraverso lo streaming una forma alternativa di fruizione dei concerti, per esempio, la web tv dell’Arena di Verona – inaugurata dai Carmina Burana diretti nel 2019 da Ezio Bosso – si è rivelata uno strumento di grande potenziale attrattivo. Oltre a consentire la visione on demand dei palinsesti che hanno fatto la storia del Teatro Filarmonico, nel 2021 ha sommato contenuti extra utili a “entrare” nell’universo dell’Arena, come retroscena, interviste con gli artisti, regie operistiche uniche nel loro genere, come l’avveniristica Aida verdiana nella versione di Carlus Padrissa e Àlex Ollé (il team catalano La Fura dels Baus), che ha inaugurato nel 2013 il Festival del Centenario.
Per scoprire i contenuti
della Web Tv dell’Arena di Verona, inquadra il QR Code
Si è puntato a demolire l’idea che l’opera sia qualcosa di poco comprensibile e
distante,
riservata a pochi: in Arena, oggi, tutti sono invitati a partecipare.
E sull’online, nel 2021, si è investito anche con il restyling del sito web di Fondazione Arena (www.arena.it), visitato ogni anno da oltre 2 milioni e 600mila utenti da tutto il mondo. Grafiche accattivanti e funzionalità sono state le parole chiave di un rinnovamento user friendly, fondato su una navigazione più interattiva e contenuti immediati, disponibili in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) e arricchiti da immagini emozionali degli eventi e video di spettacoli e curiosità di backstage. Così il sito è diventato piattaforma di atterraggio di un percorso di contaminazione che, attraverso linguaggi creativi nuovi, permettesse di valorizzare la grande storia del melodramma, di cui l’Arena vuole essere custode. Storytelling e social network hanno indicato la strada per sviluppare contenuti inaspettati e coinvolgenti per una platea ete-
rogenea. Come il ciclo È tutta scena e ve la racconto..., serie firmata dal giallista Marco Malvaldi – autore, tra gli altri, de I delitti del Barlume, ma anche grande appassionato d’opera – per Fondazione Arena, in collaborazione con il Corriere della Sera, che svela segreti e sottotrame delle opere più amate: dalla Carmen di Bizet, tra Verismo e rock’n’roll nella Spagna di sigaraie e contrabbandieri, alla Traviata di Verdi, per scoprire che fu il romanzo La signora della camelie di Alexandre Dumas a ispirare il libretto. Perché nell’opera, come in teatro, “tutto è finto, ma niente è falso”, parafrasando Gigi Proietti. E per restituire all’opera la sua natura popolare – sempre memori della tradizione settecentesca, che prevedeva all’interno della rappresentazione le cosiddette “arie del sorbetto”, che allietavano il pubblico durante le pause; o, tornando al 1913, dei panini consumati sugli spalti dell’Arena dagli spettatori –la Fondazione ha confezionato di recente anche una web serie culinaria, Assaggi d’opera, prodotta in collaborazione con RCS Studio. Un incontro tra opera e cucina per raccontare i capolavori della lirica da dietro i fornelli, sotto la guida di Ambrogio Maestri, tra i più importanti baritoni lirici al mondo, e dello chef veronese Diego Rossi, tra una pasta con le sarde che sposa il sapore mediterraneo della Cavalleria Rusticana, e un risotto allo zafferano dedicato al Nabucco, che alla Scala di Milano debuttò nel 1842.
SPETTACOLI E DATE 2023
Sono riportati qui gli spettacoli per cui Fondazione Arena mette a disposizione servizi dedicati all’accessibilità: sottotitoli, audio descrizioni, percorsi tematici e altri materiali inclusivi, per un totale di 1000 posti a disposizione per 10 serate.
Per informazioni scrivere a biglietteria@arenadiverona.it oppure telefonare al numero: 045 596517
LUGLIO
20 / Rigoletto
21 / Aida
27 / Traviata
28 / Nabucco
30 / Aida
AGOSTO
2 / Aida
3 / Nabucco
4 / Verdi
10 / Tosca
11 / Carmen
12 / Madama Butterfly

L’ARENA DI VERONA COME LUOGO
INCLUSIVO E ACCESSIBILE
Nel corso del Festival 2023, inoltre, l’Arena sperimenterà un innovativo progetto di accessibilità, sommando applicazioni e iniziative già validate altrove, ma per la prima volta riunite nel teatro all’aperto più grande del mondo. Il programma si rivolge a persone cieche o ipovedenti, sorde o ipoudenti, bambini e ragazzi con diverse abilità sensoriali, persone con deficit cognitivo lieve, e prevede, per alcuni degli spettacoli operistici in cartellone tra luglio e agosto (da Aida a Carmen, a Madama Butterfly), la possibilità di fruire su mobile di sottotitoli, audio descrizioni,
Maestri e Diego Rossi in Assaggi d'Opera
percorsi tematici per sordi e ciechi, oltre alle audio introduzioni consultabili in anticipo online o tramite QrCode. Inoltre, prima delle rappresentazioni, saranno predisposti laboratori e percorsi multisensoriali a tema, con attività tattili per ciechi per esplorare gli accessori di scena, o di avvicinamento alla musica attraverso la percezione delle onde sonore per sordi. Tra le iniziative, anche le introduzioni alle professioni del teatro per i più giovani. Tutto questo con il coinvolgimento di associazioni che operano con persone con disabilità, e prevedendo la creazione di pacchetti turistici accessibili.
Ambrogio
ARENA DI VERONA.
STORIA DI UN SUCCESSO
INTERNAZIONALE

Gli spettacoli in Arena hanno da sempre raccolto un pubblico numerosissimo, come testimonia la foto del 1913: una lunga coda di spettatori si accalca ai cancelli per accedere ad une delle prime rappresentazione di Aida in Anfiteatro
Èla capacità di proporsi come player internazionale d’eccellenza, scommettendo sull’esaltazione di un’italianità che si esprime a tutto tondo – dal belcanto alla sapienza artigianale delle maestranze al lavoro sulle scenografia, alla creatività di pensiero – ad aver determinato la fortuna dell’Arena in oltre un secolo di attività, e a spalancare le porte sul futuro che seguirà. Il merito si deve innanzitutto a un grande tenore veronese, Giovanni Zenatello, che per l’occasione – con il desiderio di portare lustro alla sua città e l’intelligenza di riproporre quanto di buono aveva captato oltreoceano – sfoderò un’efficace visione da impresario restituendo un luogo antico alla sua vocazione, che di internazionale ha perfino il nome: arena è infatti un toponimo che non necessita di traduzione e concettualmente riconoscibile in tutto il mondo.
ZENATELLO, DA VERONA
ALL’AMERICA. E RITORNO
Nato nel 1876, in un famiglia di otto fratelli, Zenatello aveva l’ambizione di cantare, nonostante suo padre possedesse una panetteria ben avviata: “Partì con la valigia di cartone, in giro per l’Italia cercando fortuna, e trovò i primi ingaggi a Napoli, in teatri di seconda e terza categoria”, racconta oggi il suo pronipote Giovanni, custode della storia dell’omonimo prozio. “Faceva la fame, scriveva a casa telegrammi dicendo che avrebbe presto rinunciato. Un giorno, però, sostituendo un tenore ammalato, riscontrò un successo notevole”. Così iniziava la storia della sua fortuna prima in Italia – a Milano scritturato da un famoso agente, e al Comunale di Brescia, al cospetto di Toscanini, che subito ne intuì la grandezza - poi in America, dove si stabilì a New York. Diventò una star, ma restò sempre molto legato a Verona, verso cui indirizzò il suo mecenatismo.
LA NASCITA DEL FESTIVAL LIRICO
Nel giugno del 1913, in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi, Zenatello fece il suo ritorno a Verona dopo una serie di trionfi ottenuti al Metropolitan di New York con Otello e Aida e, seduto al tavolino di un bar con alcuni amici, ebbe l’intuizione di usare il grande spazio dell’Arena per rendere omaggio al musicista. “Erano in piazza Bra, lo zio con Ferruccio Cusinati, Ottone Rovato, Ettore Fagiuoli, Tullio Serafin e Maria Gay, sua compagna e cantante. ‘Cosa possiamo fare per la città?’, si chiedevano”. “A un tratto mio padre additò l’Arena - racconta Nina Zenatello Consolaro, figlia del tenore - e con accento di trionfo disse: ‘Ecco, questo è il teatro che io cerco. Qui si potrebbero fare delle rappresentazioni uniche al mondo. Il problema è quello dell’acustica. Si sentirà l’orchestra? E la voce non si perderà in tanto spazio? Tutto il resto c’è e quello che manca si costruisce”. Il
MADRID SPETTACOLARE
BUCAREST
GENIO PARIGI
VIENNA
LIRICA
LEGGENDARIA
MUSICA
VERDI
1913
MONACO
IMMORTALE
BRUXELLES MARSIGLIA
NEW YORK OPERA
VERONA LONDRA ZENATELLO ARENA TEL AVIV
ZAGABRIA
BERLINO
DUBAI
Nel giugno del 1913, in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi, Zenatello fece il suo ritorno a Verona e, seduto al tavolino di un bar con alcuni amici, ebbe l’intuizione di usare il grande spazio dell’Arena per rendere omaggio al musicista
Da sempre gli spettacoli in Arena sono stati un evento molto ambito. Nella foto, datata 1913, una folta colonna di persone ai cancelli dell’Anfiteatro.
gruppo decise allora di provare l’acustica dell’Arena: “Zenatello salì i gradini fino al podio che guarda l’ingresso verso la Bra e che ora sovrasta il palcoscenico. Dalla parte opposta si sistemarono gli altri, apprestandosi alla grande prova. Zenatello alzò gli occhi al cielo stellato e, così, per inconscia vocazione, lanciò in aria il primo dei mille ‘celeste Aida’ che trafiggeranno in seguito i cieli azzurri areniani. Sull’ultima nota, risuonarono gli applausi dei giudici dell’acustica e il “bravo” di Tullio Serafin. Si sente. Si può fare, si può fare. Cosa siamo adesso? Giugno? In agosto andiamo in scena con Aida”. Fino a quel momento l’Arena era stata sede di fiere dell’agricoltura e per il bestiame, meno di due mesi dopo, a spese di Zenatello, con le scenografie di Ettore Fagiuoli (gli enormi obelischi posti al boccascena, i grandi bracieri che spandevano fumi profumati di incenso, sfingi, troni, trofei, idoli, arbusti, pelli, carri di guerra, vasi sacri ad arricchire un vero e proprio set cinematografico) e le voci di Ester Mazzoleni e dello stesso tenore veronese (nel ruolo di Radames), andava in scena la prima dell’Aida. Fra gli ospiti più illustri, oltre alla migliore aristocrazia italiana, si ri-
IL TOUR INTERNAZIONALE
Fondazione Arena di Verona ha organizzato, tra la fine del 2022 e la prima metà di quest’anno, un tour internazionale iniziato a Bucarest per un totale di tredici eventi in tutto il mondo. Pensati per promuovere il Festival e portare la cultura italiana nel mondo, gli incontri-concerto sono stati ospitati in Ambasciata o presso gli Istituti italiani di Cultura della città di riferimento, alla presenza di istituzioni, stampa e operatori del settore.
L’Arena di Verona è oggi un “regno” ricco non solo d’arte ma anche di diversità culturale. Sin dalla prima Aida del 1913, il Festival ogni anno richiama una platea di spettatori provenienti da ogni parte del mondo: circa il 57,7% proviene infatti da 114 Paesi. E la provenienza geografica dei cast degli spettacoli non è da meno: sono oltre 20 le nazionalità di origine degli interpreti.
cordano anche Boito, Puccini, Mascagni, Pizzetti e Zandonai, Massimo Gorki e Franz Kafka. Zenatello, insomma, fu il primo a operare una sintesi tra la tradizione d’opera squisitamente italiana e la visione più imponente e maestosa dello spettacolo d’oltreoceano, il tutto nella cornice perfetta dell’Arena.
MARIA CALLAS
ALL’ARENA DI VERONA
Quando la sera del 2 agosto 1947 apparve sul palcoscenico areniano una giovane cantante greca nelle vesti di Gioconda, nell’omonima opera di Ponchielli, nessuno avrebbe pensato di trovarsi di fronte a una delle più grandi interpreti vocali di tutti i tempi, l’astro nascente Maria Callas, che sarà presente nei cartelloni areniani fino al 1954 e che solcherà tutti i più prestigiosi palcoscenici del mondo.
LE INVENZIONI ALLA REGIA
DI FRANCO ZEFFIRELLI
Un’innovazione che tuttora è oggetto di studio e ammirazione, proprio come le invenzioni di Franco Zeffirelli, anche lui nato nel 1923. Dopo la formazione col suo mentore Luchino Visconti, il regista fiorentino modernizzò la messa in scena operando non solo sulla coreografia ma sull’espressività, sui momenti e sui movimenti drammatici.
New York 9-10 novembre
Bruxelles 30 e 31 maggio
Parigi 23 novembre
Londra 7 novembre
Londra 24 marzo
Madrid 17 gennaio
Marsiglia 9 maggio
Monaco 14 marzo

Cecilia Gasdia e Franco Zeffirelli, Carmen 1995 ©Fainello
Zagabria 18 aprile
Berlino 6 giugno
Vienna 16 marzo
Bucarest 12 ottobre
Tel Aviv 16 maggio
Non a caso, tra i registi d’opera che hanno legato la loro storia all’Arena, Zeffirelli è colui che più di ogni altro ha saputo valorizzare gli spazi dell’anfiteatro dal debutto nel 1995 fino alla sua ultima creazione, La Traviata, andata in scena in Arena nel 2019, a distanza di appena una settimana dalla sua morte. Ma per l’Arena il regista ha prodotto altri indimenticabili allestimenti, dalla Carmen all’Aida, e ancora Il Trov atore, Turandot, Madama Butterfly, Don Giovanni: ciascuna di queste produzioni testimonia come il regista fiorentino sia stato il massimo esperto del palcoscenico areniano, un profondo conoscitore degli spazi e della gestione delle masse artistiche, ambasciatore della grande tradizione italiana nel mondo. Il suo legame con la città di Verona si consolidò ulteriormente nel 2012, quando in piazza Bra curò il restyling del “liston”, disegnando le strutture in ghisa a supporto dei colorati tendoni dei plateatici affacciati sulla piazza, gremite di turisti e spettatori nelle calde sere d’estate. E stretto è stato anche il rapporto di stima umana e professionale con Cecilia Gasdia, Sovrintendente della Fondazione Arena, che il 9 dicembre 1984 a Firenze cantò La Traviata con Carlos Kleiber sul podio e Franco Zeffirelli alla regia, aprendo un sodalizio continuato negli anni in molte produzioni, incluso l’esordio in Arena di Zeffirelli nel 1995.
LA PROVENIENZA DEL PUBBLICO
42,3% dall’Italia
LA PROVENIENZA DEGLI ARTISTI
57,7% da 114 Paesi
gli interpreti dell’edizione
2022 del Festival
i Paesi di provenienza degli artisti, oltre all’Italia
GERMANIA FRANCIA SPAGNA INGHILTERRA ALBANIA
USA ARMENIA CUBA MONGOLIA COREA
RUSSIA UCRAINA URUGUAY MESSICO GEORGIA
DALL’UCRAINA, METINVEST GROUP
TRA GLI SPONSOR DEL FESTIVAL
TURCHIA POLONIA GRECIA AUSTRIA
Rientra quest’anno, nella compagine degli sponsor del Festival Lirico, Metinvest Group, il gruppo siderurgico internazionale basato in Ucraina e con sedi in Europa e negli Stati Uniti. Dal 2018 al 2021 Metinvest ha sostenuto Fondazione Arena attraverso la sponsorizzazione del Teatro Filarmonico e dell’Arena di Verona e l’adesione al progetto 67 colonne. Nel 2022 lo scoppio della guerra ha chiaramente costretto il Gruppo a ritirare temporaneamente la propria sponsorizzazione. Oggi rientra tra gli sponsor con l’obiettivo di sfruttare le opportunità di visibilità offerte dall’Arena Opera Festival a favore della Fondazione SAVING LIVES, creata dalla stessa Metinvest, con il sostegno della Presidenza dell’Ucraina e in coordinamento con la Fondazione Rinat Akhmetov. SAVING LIVES fornisce assistenza umanitaria continua su vasta scala e vede numerosi partner internazionali coinvolti nella fornitura di prodotti alimentari e beni essenziali; offre inoltre supporto e assistenza ai veterani. Ha creato un hub in Polonia su cui far convergere i vari carichi per consegnarli, in coordinamento con il Governo ucraino, alle città e alle regioni dell’Ucraina che ne hanno maggiore necessità. La partnership con il Festival Lirico prevede numerose iniziative, dall’inserimento sui canali online della possibilità di aggiungere una donazione facoltativa insieme al biglietto per l’Opera, all’inserimento di rifugiati ucraini nella compagine dei lavoratori impiegati alla realizzazione del Festival.
16/06 — 09/09 2023
CONSIGLIO DI INDIRIZZO
Presidente
Damiano Tommasi
Sindaco di Verona
Vicepresidente
Giuseppe Riello
Consiglieri
Serena Cubico
Federico Pupo
Marilisa Allegrini
Samuele Marconcini
Stefano Soso
Sovrintendente
Cecilia Gasdia
Collegio dei Revisori
dei Conti
Presidente
Francesco Paolo Romanelli
Annamaria Trippa
Barbara Premoli
10 agosto 1913
Primo spettacolo lirico in Arena: in scena
Aida
2021
Parte il progetto 67 Colonne per l’Arena di Verona in collaborazione con il Gruppo Editoriale Athesis
1947
Maria Callas
all’Arena nelle vesti di
Gioconda
15 milioni
di pagine visualizzate sul sito dell’Arena di Verona nel 2022
34,25%
delle visite su arena.it è under 35
42 milioni di utenti raggiunti su Facebook e Instagram
6,5 milioni di visualizzazioni di video sui canali social dell’Arena nel 2022
2 milioni di euro Franco Zeffirelli
la raccolta stimata per l’edizione 2023 delle 67 Colonne (oltre ad un aumento delle sponsorizzazioni di quasi 600mila euro)
1995 2023
Centesima edizione dell’Opera Festival
esordisce alla regia in Arena
