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AGRI

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Agro-Alimentare

Si pensa all’acqua e all’emergenza climatica quando si riflette sul problema principe dell’agricoltura italiana ma se si parla con gli operatori emerge anche un’altra realtà, forse ancora più problematica: l’emergenza lavoro. Con i giovani italiani che snobbano la campagna ormai in mano per la gran parte a lavoratori stranieri. La realtà, infatti, è che non si trovano addetti, né per le lavorazioni né per la raccolta dei prodotti, frutta in primis che nella scorsa stagione è stata anche fatta marcire sugli alberi perché non si trova chi la raccolga. “Proprio così – spiega il presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – e il lavoro è diventato il nostro primo problema. Il decreto flussi non dà risposte soddisfacenti nel senso che chiediamo 10 e arriva si è no 3, ma poi ci sono una infinità di lungaggini burocratiche. La verità è che tutto questo incide sugli investimenti che gli agricoltori faranno e sul tipo di prodotti che ricaveremo dai terreni. Che significa meno frutta, più viticoltura, anche se i costi di impianto sono saliti moltissimo, e più seminativo”.

E il decreto flussi è appena arrivato. Nel 2023 potranno entrare legalmente in Italia per lavorare come stagionali in agricoltura 44mila cittadini extracomunitari. Il decreto flussi, infatti, fissa a 82.705circa 13mila in più rispetto al 2022 - gli ingressi dei lavoratori non Ue per l’anno in corso. Alle campagne dunque è riservata circa la metà delle domande, con un aumento rispetto all’anno scorso di 2mila unità. All’interno della quota agricola, inoltre, 1.500 sono le posizioni per le richieste di nullaosta stagionale pluriennale, che cioè consentiranno alle imprese di richiamare il lavoratore in maniera automatica negli anni successivi, senza dover attendere la pubblicazione di un nuovo decreto nella Gazzetta Ufficiale.

Per presentare le domande ora bisognerà attendere la fine di marzo. Un po’ tardi per chi si occupa delle colture primaverili. Anche quest’anno, insomma, il decreto è arrivato lungo. Anche Franco Folli, imprenditore agricolo a Massa Lombarda, conferma. “Finirà che i nostri investimenti saranno guidati per la gran parte dal fatto che le colture siano mecca-

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TRASPORTI A TEMPERATURA CONTROLLATAta nizzabili o meno. Per esempio, il kiwi giallo sarebbe interessante ma ha bisogno di molto lavoro manuale e ora come ora non si può affrontare. Diverso il discorso della vite e dell’uva la cui coltura è oggi meccanizzata al 60-70% perché - potatura a parte, ma ci sono sperimentazioni anche su quel fronte - si può gestire con macchine. Quindi il seminativo resta la prospettiva più percorribile. Ad ogni modo noi abbiamo oltre in terzo dei terreni a frutta e vite e di sicuro la quota di frutteto non aumenta; anzi, tende leggermente a diminuire”. E questo essenzialmente per la mancanza di manodopera. “Lo scorso anno non abbiamo raccolto susine perché non avevamo personale e le cose non paiono migliorare”, spiega Folli. Che aggiunge: “noi stabilmente occupiamo 20 addetti che diventano 45 in estate. Per la gran parte sono stranieri, in primis albanesi, rumeni e qualche sudamericano. I giovani italiani? Sono pochi e quasi sorpresi dal fatto che il lavoro all’esterno in piena estate possa non essere piacevole. Un tempo davamo lavoro a studenti, oggi non più”. La paga netta per chi lavora sono una cinquantina di euro al giorno mentre all’azienda ne costano poco meno di 100. “Il fatto è – spiega Folli - che sentiamo la concorrenza di altri settori come l’artigianato in cui vi è uno sgravio contributivo per chi assume i giovani under 35. E alla fine lavorare in fabbrica è più piacevole che starsene fuori magari con 40 gradi. Ad ogni modo, devo dire che sotto questo profilo i ragazzi italiani sono stati un po’ una delusione anche perché mollano alla prima difficoltà e ormai il nostro lavoratore tipo è straniero”. Positiva l’esperienza dei buoni lavoro anche perché non fanno perdere un eventuale reddito di cittadinanza mentre è stata assurda quella del click day per la quota flussi. “Abbiamo fatto domanda entro il primo minuto dall’apertura e siamo rimasti fuori dalle assegnazioni. Una cosa ridicola”, attacca Folli. Che il sistema delle quote non funzioni lo conferma anche Andrea Bet- ti, presidente di Confagricoltura Ravenna: “solo nel ravennate – spiega mancheranno almeno 300 addetti e per la gran parte, quelli che ci sono, arrivano dal Nord Africa e ci sono non pochi problemi di inserimento. Mi pare che complessivamente manchi la consapevolezza dell’importanza del settore alimentare”.

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L’arrivo dei buoni lavoro è importante nelle campagne dove occorre lavorare con la semplificazione burocratica per salvare i raccolti e garantire nuove opportunità di reddito in un momento particolarmente difficile per il Paese. È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento ai contenuti della manovra che prevede l’introduzione dei buoni lavoro a tempo determinato per un importo fino a 10mila euro. Siamo grati al Governo per aver accolto le nostre sollecitazioni sul problema della manodopera agricola e – sottolinea Prandini - siamo pronti al confronto con le Istituzioni e i sindacati per individuare le formule più adeguate che garantiscano maggiore semplificazione per le imprese e le necessarie tutele per i lavoratori agricoli. Sovranità alimentare significa nei fatti – conclude Prandini - un impegno per investire nella crescita del settore con il lavoro, aumentare le produzioni, ridurre la dipendenza dall’estero, valorizzare la biodiversità del nostro territorio e garantire agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità. Aumenta il tetto del valore spendibile attraverso i buoni lavoro, che raddoppia da 5.000 a 10.000 euro. Cresce altresì da cinque a dieci il numero massimo di dipendenti a tempo indeterminato che un’azienda deve avere per far ricorso a prestazioni di lavoro occasionale, eccettuate le aziende che operano nel settore turistico, per le quali il limite scompare. Di contro, rimangono invariati i limiti di 2.500 euro che ciascun lavoratore può percepire dallo stesso utilizzatore e di 5.000 euro quale ammontare massimo che il lavoratore può percepire da diversi utilizzatori. Parimenti, non muta la modalità di gestione tramite sistema telematico Inps di questo tipo di prestazioni, così come le tutele ed i diritti del lavoratore “occasionale”. In particolare, i compensi percepiti sono esenti da imposizione fiscale, non incidono sullo stato di disoccupazione e sono computabili ai fini reddituali per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

Anche per il settore alimentare il 2021 è un anno positivo, con un aumento della produzione industriale pari al 4,8% dopo la contrazione del 2020 (-2,5%); e per il 2022 le stime indicano incrementi ancora più forti. Un segno positivo che conferma l’andamento del quinquennio precedente alla pandemia caratterizzato da progressi consecutivi della produzione dell’industria alimentare. Nel 2021, per l’alimentare si registra un +8,1% per gli ordinativi esteri e un +10,8% del fatturato degli stessi. Queste indicazioni portano ad evidenziare l’importanza strategica dell’industria alimentare a livello regionale. Nel 2021 risultano iscritte negli appositi registri delle Camere di Commercio dell’Emilia-Romagna 42.007 imprese manifatturiere – 26.360 artigiane e 15.647 industriali - delle quali 4.744 (l’11,3%) – 3.032 artigiane e 1.712 industriali - appartengono al settore alimentare e delle bevande e delle quali 184 operano nella fabbricazione di bevande.

Per quel che riguarda l’area romagnola, secondo i dati resi disponibili dall’ufficio studi della Camera di Commercio della Romagna ma riferibili all’intero territorio delle tre province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, a fine dicembre 2021 le imprese attive nel settore nelle tre province erano 995, un numero sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni (erano 997 al 31 dicembre 2011). Si tratta per la gran parte di imprese piccole se non piccolissime visto che delle 995 imprese attive a fine 2021 444 hanno tra 2 e 5 addetti e 176 un solo addetto, 137 tra 6 e 9 addetti, 17 tra 50 e 99 addetti, 13 tra 100 e 249 addetti, e solo 10 si collocano tra i 250 e i 500 e più addetti. “Al 31 dicembre 2021 nell’area Romagna, geograficamente intesa - commenta l’Ufficio Informazione economica della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini – erano presenti 995 imprese attive (sedi) dell’industria alimentare; queste costituiscono l’11,6% del manifatturiero e lo 0,9% del totale delle imprese attive presenti sul territorio. Le attività maggiormente rappresentative risultano essere “produzione di pane e di prodotti di pasticceria freschi”, con

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