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I micro joint sono diventati un grande business in California, negli Stati Uniti. I più grandi marchi di marijuana dello Stato hanno seguito l’esempio, rendendosi conto di come diversi clienti non vogliano effettivamente tanta erba in un’unica fumata. Secondo Eli Melrod, CEO e co-fondatore della catena di dispensari Solful, la popolarità dei micro joint è “esplosa” negli ultimi anni. Ha affermato che la sua azienda sta ora lavorando al lancio della propria versione di blunt mignon del marchio.

Gli appassionati di micro joint sostengono che i vantaggi siano diversi. Le dimensioni inferiori consentono di finirli in una sola volta, al contrario dei joint più grandi che a volte devono essere spenti e tenuti in tasca, maleodoranti perché già parzialmente fumati. La marijuana moderna è estremamente potente, molti consumatori di cannabis non vogliono quindi fumare una canna da un grammo intero. Chad Heschong, fondatore di Selfies, un marchio di Oakland che vende esclusivamente joint di piccole dimensioni, ha paragonato le dimensioni inferiori a quelle di un drink serale.

“È per chi vuole semplicemente rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro”, ha detto Heschong. “È come bere un bicchiere di vino anziché una bottiglia intera”. Heschong ha creato il suo marchio nel 2017 con la moglie Kristen, che aveva notato che lui lasciava in giro per casa canne fumate a metà. “Fumavamo canne e le lasciavamo sul tavolino da caffè, cosa che lei odiava”, ha detto Heschong. “Mi ha detto: ‘Perché non inizi a rollare canne più piccole?’”.

Heschong ha detto che l’unica cannetta di piccole dimensioni che aveva visto in precedenza era di

mezzo grammo, ma ha portato il concetto ancora oltre, lanciandone una di soli 0,25 grammi. Selfies vende i joint in confezioni da due, da 12 e persino da 28, che secondo lui sono diventati molto popolari per matrimoni e altre feste in cui si vuole condividere la cannabis con un gruppo di tante persone.

Marty Higgins, amministratore delegato della catena di dispensari Urbana, ha affermato che un marchio chiamato Dogwalkers è stato il pioniere dei mini joint, basandosi sull’idea che potessero essere fumati durante una breve passeggiata con il proprio cane. Ha detto che all’inizio le canne più piccole erano rare, ma adesso sono diventate una sottocategoria di prodotti a sé. Ha affermato che i clienti dei mini joint “tendono ad essere un pubblico più maturo che punta a un consumo di cannabis un po’ più moderato”. La crescita dei mini joint costituisce anche un lieve cenno a come la commercializzazione della marijuana abbia cambiato la cultura della cannabis. Durante i

LA POPOLARITÀ DEI MICRO JOINT È ESPLOSA IN CALIFORNIA

momenti di scarsità dovuti al proibizionismo della marijuana, passarsi una canna fra amici era un rituale estremamente apprezzato dai fumatori. Ma la legalizzazione ha reso la marijuana accessibile e conveniente - la confezione da due di Selfies costa 13 dollari tasse incluse - e l’idea di mettere le labbra sullo stesso joint che ha fumato qualcun altro sta diventando socialmente accettabile quanto quattro amici che si dividono una pinta di birra. Heschong ha dichiarato di aver notato un aumento dell’interesse per i mini joint durante la pandemia di Covid-19, soprattutto perché le persone possono ancora fumare insieme e condividere un’esperienza senza scambiarsi germi.

“Le canne sono nate per essere condivise, quindi volevamo creare qualcosa che permettesse di condividere l’esperienza senza passarsi fisicamente la canna”, ha detto Heschong.

Heschong, che produce i suoi joint in uno stabilimento di produzione a Oakland, ha affermato che il suo marchio produce oltre 325.000 mini joint ogni mese, ovvero quasi 4 milioni di piccoli joint ogni anno.

Kristen Heschong, che ha lavorato nel marketing prima di passare alla cannabis, ha progettato l’appariscente packaging prismatico per il marchio. Ha affermato che i mini joint non sono solo una questione di praticità, sono anche un modo per attirare un diverso tipo di consumatori.

“Ho notato come il mercato avesse la necessità di un prodotto che parlava a persone come me, fumatori più moderati”, ha detto Kristen.

Fonte: sfgate.com

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40 Anni di Soft Secrets! Al top della stampa sulla cannabis da 40 anni

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Il rapporto EKOCAN sulla legge tedesca della cannabis

La legge sulla cannabis tedesca (CanG), entrata in vigore lo scorso primo aprile 2024, ha legalizzato la coltivazione domestica da parte di adulti, nonché la coltivazione collettiva senza scopo di lucro finalizzata al consumo personale attraverso i cannabis social club. Le persone che hanno compiuto 18 anni sono autorizzate al possesso di un massimo di 25 grammi fuori casa propria o di massimo 50 grammi presso la propria dimora, nonché al possesso di un massimo di tre piante di cannabis.

L'acquisto, il possesso e la coltivazione di cannabis rimangono vietati ai minori, la nuova legge, infatti, mira alla loro tutela e alla tutela della salute pubblica in generale, a rafforzare la prevenzione e a frenare il mercato illegale. In sintesi, il legislatore consente agli adulti di procurarsi cannabis da fonti legali e di possederla entro determinati limiti, al fine di arginare il mercato nero e ridurre i potenziali rischi per la salute associati alla cannabis ottenuta tramite questo canale.

Proprio per analizzare l'impatto di questa legge sulla società tedesca, l'obiettivo del progetto di ricerca EKOCAN è indagare come questa abbia agito a livello di tutela dei minori, tutela della salute generale e nei confronti della criminalità. Il progetto è supportato da un comitato scientifico interdisciplinare ed è iniziato il 1° gennaio 2025 e durerà fino al 30 aprile 2028. Grazie alla collaborazione tra autorità comunali, statali e federali e del mondo accademico, è stata creata un'ampia base di informazioni per molti ambiti essenziali nella valutazione. EKOCAN è un progetto collaborativo supportato da tre istituzioni partner: il Centro per la Ricerca Interdisciplinare sulle Dipendenze del Centro Medico Universitario di Amburgo-Eppendorf, il Centro per la Salute e la Società (chs), Ospedale Universitario di Düsseldorf e l'Istituto di Criminologia dell'Università di Tubinga. In totale, sono stati integrati nella

valutazione otto sondaggi, raccogliendo dati rilevanti sia prima che dopo l'entrata in vigore della legge.

In primis, il legislatore ha stabilito una separazione tra cannabis terapeutica e “ricreativa”. Tuttavia, empiricamente, una netta distinzione tra individui con bisogno di cannabis puramente medicinale e coloro che la utilizzano esclusivamente per scopi ricreativi spesso non è possibile. La domanda totale di cannabis terapeutica e “ricreativa” nel 2024 è stimata tra 670 e 823 tonnellate.

Nei dodici mesi successivi all'entrata in vigore del CanG e del MedCanG, cornice legislativa per l'accesso alla cannabis per motivi medici, circa il 12-14% della totale domanda di cannabis è stato soddisfatto dall'offerta terapeutica. Al contrario, nel 2024, la produzione nei social club ha rappresentato meno dello 0,1% della domanda totale, con un massimo del 2% di consumatori adulti membri di un'associazione di coltivazione nell'aprile 2025. La misura in cui le associazioni di coltivatori possono soddisfare la domanda di cannabis può essere stimata utilizzando due metodi. In primo luogo, il numero di membri delle associazioni di coltivatori può essere confrontato con il numero totale di consumatori. Ipotizzando 500 membri per associazione di coltivatori approvata e una produzione in corso, fino a 111.000 adulti avrebbero potuto ottenere cannabis dalle associazioni di coltivatori entro la data di riferimento del 30 aprile 2025 (500 * 222 associazioni di coltivatori autorizzate). Ciò corrisponderebbe a circa il 2% dei consumatori di età compresa tra 18 e 64 anni. Queste ipotesi sono piuttosto generose, poiché il numero effettivo di membri per associazione di coltivatori è probabilmente significativamente inferiore a 500. Inoltre, non tutte le associazioni di coltivatori approvate producono cannabis. Pertanto, la cifra del 2% dovrebbe essere interpretata come un valore massimo. A livello di spesa partecipativa a

questi club, i dati provenienti dalle associazioni di coltivatori mostrano che le quote associative variano notevolmente. Sommando la quota di iscrizione e la quota associativa mensile, il costo totale per i primi 12 mesi di iscrizione varia da 108 a 500 euro (media: 243 euro). Questo non include il costo per l'acquisto di prodotti a base di cannabis. Sulla base dei dati di altre 23 associazioni di coltivatori, si possono osservare differenze di prezzo significative: la distribuzione di 10 grammi di fiori di cannabis costa tra 50 e 95 euro (media: 71,50 euro).

Le quote di mercato spettante alla coltivazione domestica ed alle fonti illegali non sono ancora state quantificate. In un sondaggio condotto su 1.500 persone in un panel online nel dicembre 2024, circa il 10% degli intervistati ha dichiarato di aver "coltivato cannabis in casa" almeno una volta (Lehberger & Sparke, 2025). Anche i dati di un campione di convenienza del 2025 indicano un aumento significativo della coltivazione domestica rispetto al periodo precedente alla legalizzazione (Steimle et al., 2025). Tuttavia, da questi e da altri dati disponibili non è possibile dedurre quanta cannabis sia stata legalmente prodotta attraverso questo tipo di percorso d'autoproduzione. Pertanto, al momento, non esistono informazioni affidabili sull'entità della coltivazione privata come fonte di approvvigionamento di cannabis.

Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, è emerso chiaramente che la cosiddet-

ta "fornitura sociale" svolga un ruolo centrale. Sebbene questa forma di distribuzione rimanga illegale, la cannabis distribuita in questo modo può provenire sia da fonti illegali che legali. Anche l'acquisto di cannabis da coltivazioni domestiche private e di cannabis terapeutica in farmacia sembra essere comune ed il mercato nero continua a svolgere un ruolo.

Nel sondaggio CannaStreet, è stato chiesto alle persone che avessero consumato cannabis per almeno un giorno negli ultimi 12 mesi dove si procurassero i prodotti consumati durante quel periodo. Il sondaggio è stato condotto tra novembre 2024 e gennaio 2025 e il periodo di riferimento si riferisce quindi, in parte, anche alle fonti di approvvigionamento precedenti all'entrata in vigore Cannabis Act. Il 35,3% degli intervistati ha dichiarato di rifornirsi tramite amici, conoscenti e familiari (fornitura sociale), il 21% tramite autoproduzione, il 18,1% ha dichiarato di rifornirsi ancora presso uno spacciatore di fiducia, mentre un 17% ha spiegato di aver acquistato da un conoscente che aveva coltivato a livello domestico. Il 16,8% ha acquistato presso la farmacia, il 16,7% ha ricevuto cannabis attraverso i social media o attraverso acquisto online. L'11,2% ha dichiarato di non aver mai comprato cannabis, ma di averla esclusivamente consumata in compagnia e un 9,1% l'ha ricevuta da sconosciuti in situazioni di socializzazione (per strada/locali/festival). In ultimo, un 8,9% ha raccontato di aver ricevuto cannabis attraverso un social club.

I dati finora disponibili non evidenziano effetti a breve termine della legge sull'utilizzo dei servizi di prevenzione da parte dei giovani. Tuttavia, vi sono indicazioni sia di una diminuzione delle segnalazioni relative alla cannabis agli uffici di assistenza sociale per i giovani, sia di una diminuzione del numero di sedute di consulenza per le dipendenze a cui i giovani si rivolgono.

Questi sviluppi possono essere in parte spiegati dal calo del consumo di cannabis tra i giovani, osservato dal 2019 e che sembra continuare anche dopo la legalizzazione. Le intossicazioni da cannabis tra i bambini erano estremamente rari prima e rimangono tali anche dopo la legalizzazione.

In relazione all'introduzione della legge sulla cannabis non sono stati osservati cambiamenti evidenti nell'attuale tendenza al consumo tra gli adulti. L'aumento percentuale di adulti che hanno consumato cannabis negli ultimi 12 mesi, osservato a partire dal 2011, dovrebbe proseguire nel 2024 e nel 2025 senza drastici cambiamenti.

Anche i risultati del monitoraggio delle acque reflue di undici città non indicano un aumento improvviso del consumo di cannabis.

Nell'ambito della sicurezza stradale, non sono stati ancora osservati cambiamenti significativi a seguito della legalizzazione nella guida sotto l'effetto di cannabis. Il numero di incidenti che

coinvolgono altre sostanze stupefacenti, tra cui la cannabis, è aumentato sia prima che dopo l'entrata in vigore del Cannabis Act, nonostante tutto l'impatto preciso della legalizzazione parziale deve essere determinato solo attraverso ulteriori analisi statistiche.

La legge sulla cannabis è la depenalizzazione più significativa nella storia della Repubblica Federale Tedesca ed ha avuto un impatto considerevole sul lavoro delle forze dell'ordine.

Un'importante conseguenza giuridica della legalizzazione è che né il semplice possesso di una quantità legale di cannabis, né il consumo di cannabis in quanto tale costituiscono più un sospetto di reato e pertanto, a differenza della prassi delle forze dell'ordine prima della riforma, non consentono più alcuna misura investigativa.

I cosiddetti "reati correlati al consumo" previsti dalla legge sugli stupefacenti in vigore prima della modifica hanno in gran parte cessato di essere perseguiti dal primo aprile 2024. Tuttavia, con l'introduzione di nuovi reati amministrativi (ad esempio, il consumo in presenza di minori) e reati penali (ad esempio, la coltivazione di più di tre piante di cannabis), sono emersi anche nuove responsabilità per le autorità, alcuni delle quali sono ancora poco chiare. I dati disponibili indicano che il numero totale di reati denunciati correlati alla cannabis è diminuito del 60-80%. Questa diminuzione è dovuta principalmente all'eliminazione dei re-

ati correlati al consumo. I reati amministrativi di nuova introduzione hanno finora svolto solo un ruolo marginale nella pratica.

Nel 2024, la polizia e la dogana hanno sequestrato un totale di 24.366 tonnellate di cannabis (fiori e resina). Confrontando questa quantità con la domanda totale stimata in Germania, compresa tra 670 e 823 tonnellate, risulta chiaro che la polizia sequestra solo una piccola parte del volume totale di cannabis commercializzata sul mercato nero. La percentuale di cannabis sequestrata rispetto alla domanda totale rappresenta solo tra il 3,0 e il 3,6%.

La nuova legge ha apportato una modifica alla struttura dei reati denunciati: a causa della significativa riduzione del numero di reati denunciati legati al consumo, i reati più gravi (traffico) costituiscono ora una quota considerevolmente maggiore dei reati denunciati per cannabis. Il limite di possesso di 25 grammi di cannabis in pubblico non impedisce alla maggior parte dei consumatori di portare con sé la propria scorta abituale. Tuttavia, la stragrande maggioranza degli agenti di polizia intervistati ritiene che questa quantità sia troppo elevata e dannosa per le indagini sul traffico illegale di

cannabis. Attualmente mancano dati affidabili sull'andamento dei reati di traffico segnalati alla polizia, il che rende difficile comprendere le precise implicazioni del limite di possesso per le indagini penali. Pertanto, i dati disponibili non indicano attualmente un'urgente necessità di intervenire in tal senso.

Il limite consentito, fino a 50 grammi, presso la propria residenza non è in linea con il raccolto medio di una coltivazione domestica di un massimo di tre piante. Nella maggior parte dei casi il raccolto è superiore a tale limite. Poiché le violazioni di questi limiti vengono perseguite solo molto raramente, al momento non vi è alcuna necessità urgente di intervenire. Sono in fase di discussione diverse opzioni per risolvere questa incongruenza, nonché le implicazioni per la salute pubblica e la criminalità. Le quantità di cannabis distribuite all'interno delle associazioni di coltivatori non sono ancora state valutate e sta diventando chiaro che queste associazioni non hanno ancora fornito un contributo rilevante all'obiettivo prefissato di sostituire il mercato nero. Senza adeguamenti, non si prevede che questa tendenza cambi nel medio termine. Affrontare tale problema appare necessario se si vuole dare priorità all'obiettivo di sostituire il mercato nero.

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Storia della varietà di Barney’s Farm

Testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

SOUR STRAWBERRY PROSEGUE LA SFILATA DELLE VARIETÀ ALL-STAR!

Da anni Barney’s Farm organizza una sorta di parata delle varietà all-star, con una mega ibrida dopo l’altra. Una delle varietà più recenti a essere entrata nella lista nel 2023 è la Sour Strawberry, creata dall’unione di due autentiche leggende: la Strawberry Kush e la Sour Diesel.

Il progetto dei coltivatori di BF di dare vita a una nuova super varietà derivante da questa fusione ha funzionato alla perfezione: la Sour Strawberry ha tutte le carte in regola per diventare una campionessa: abbondanti raccolti indoor di 500-600 g/m2, un THC estremamente elevato compreso fra il 22 e il 24%, cime spesse e meravigliose ricoperte di resina e un bouquet gourmet che ricorda un ricco cesto di frutta contenente soprattutto fragole e limoni, con note terrose e diesel che danno vita a un pot-pourri complesso e altamente aromatico.

Le piante di Sour Strawberry, di taglia media e con una lieve predominanza Sativa (60%), hanno bisogno di 65-70 giorni di fioritura. Un altro vantaggio di questa varietà è il fatto che matura nella prima o nella seconda settimana di ottobre sotto fonti di luce naturale, offrendo raccolti sensazionali che vanno da 1,5 a 2,5 kg a pianta, anche se non diventa più alta di 1,5-2 metri. La lieve predominanza genetica sativa si fa piacevolmente notare nell’effetto, in quanto la Sour Strawberry regala un effetto energizzante, edificante e che stimola la creatività.

La fase vegetativa: la tipica uniformità di Barney’s Farm

Nientemeno che il grande saggio tedesco della coltivazione indoor ha messo alla prova la Sour Strawberry: a tal fine, The Doc ha seminato due semi femminizzati germinati in modo perfetto, come previsto, e dopo circa tre giorni le piantine sono spuntate dal terreno. Sono cresciute in poco tempo, sviluppando una ramificazione laterale precoce. Cosa molto insolita per una varietà a predominanza sativa, una delle piante ha sviluppato germogli laterali lunghi quasi quanto il germoglio principale alla fine delle tre settimane di fase vegetativa. L’altezza delle due piante di Sour Strawberry, ricoperte da foglie piuttosto sottili, era quasi identica (28 e 29 cm) quando The Doc ha innescato la fioritura, rimanendo ancora una volta estremamente impressionato dall’uniformità della varietà di Barney’s Farm.

La fase di fioritura: cime ricoperte di tricomi con una fragranza inebriante

Durante le prime 4,5 settimane di fioritura, entrambe le piante hanno mostrato una certa tendenza all’allungamento, che le ha portate a raggiungere circa 2,5 volte la loro altezza precedente. In questo modo, gli internodi si sono allargati generosamente, portando a una struttura aperta e quindi ben aerata, che previene la

formazione delle muffe. In poco tempo ha fatto la sua comparsa un gran numero di grappoli di fiori estremamente promettenti, che hanno rivelato fin da subito come la struttura fosse caratterizzata da numerosi calici, un esiguo numero di foglie e un’enorme densità, e che stavano per produrre grandi quantità di ghiandole di resina: il rivestimento di tricomi lucidi delle cime si faceva sempre più ricco, tanto che The Doc ha commentato con gioia: “Davvero incredibile, tutte le varietà di Barney’s Farm hanno una garanzia integrata di ricchezza di resina!”.

Alla fine della fioritura, ha potuto godere ancora una volta di una vista assolutamente opulenta, tipica di Barney’s Farm: cime spesse e dure, ricoperte di abbondanti tricomi: “Ancora una volta un esemplare straordinario della grandiosità della fioritura BF.

Quando guardi queste cime pensi ‘meglio di così non si può’!”. Lo stesso è valso per l’incantevole fragranza dei fiori, all’altezza del nome della varietà stessa, Sour Strawberry, che corrispondeva esattamente alla descrizione di Barney’s Farm di un intenso profumo fruttato dolce e aspro, lievemente sottotono con una nota acidula di diesel che creava un piacevole contrasto. The Doc è stato felice di vedere entrambe le piante raggiungere la maturazione all’inizio della fase di raccolta indicato da Barney’s, e una delle due ha completato il suo ciclo addirittura in anticipo, dopo soli 63 giorni. L’altra ha avuto bisogno di 65 giorni di fioritura per maturare. L’altezza finale è stata di 70 e 75 cm rispettivamente.

Un bouquet composto magistralmente

“C’è qualcosa nell’aria, un’atmosfera molto speciale”, ha detto The Doc citando un vecchio slogan pubblicitario tedesco quando, alcune settimane dopo la fine dell’essiccazione, ha aperto uno dei suoi grandi barattoli pieni di cime di Sour Strawberry, inspirando profondamente la fragranza che ne emanava. Il bouquet, ora composto in modo magistrale, lo ha mandato in estasi e, con sua grande gioia, la dolce nota fruttata aveva un forte sentore di fragola, anche dopo l’essiccazione e la concia!

“Anche quella lieve acidità e il sottile tono diesel sono ancora presenti, il che regala una sofisticata complessità di aromi”, ha detto un The Doc felice nel descrivere il sapore della Sour Strawberry. Questa varietà di Barney’s Farm ha raggiunto un peso estremamente soddisfacente di 98 e 111 grammi.

Degustazione di Sour Strawberry: il cuore di The Doc batte forte per la gioia...

Quando The Doc ha portato alle labbra il suo vaporizzatore Venty, contenente mezzo grammo

di Sour Strawberry, e ha fatto con felice anticipazione il primo tiro, la fragranza lussuosa e complessa si è trasformata in un gusto dello stesso tipo: durante l’inalazione del vapore, un sapore fruttato dolce e aspro si è diffuso abbondantemente in bocca, mentre dopo l’espirazione ha notato un ulteriore retrogusto terroso-speziato. “Gnam gnam! È un gusto davvero delizioso e rotondo”, ha detto The Doc elogiando l’erba di Barney.

Quando l’effetto solare, esaltante e stimolante della Sour Strawberry si è manifestato dopo due tiri, il suo cuore è balzato di gioia, ondate di vibrazioni positive hanno attraversato il saggio appassionato di cannabis e lo hanno reso vivace e allegro, regalandogli persino una gran voglia di fare dopo altre due nubi di vapore: ha invitato spontaneamente uno dei suoi amici a giocare a ping-pong all’aperto con lui.

I suoi occhi, dapprima stanchi, erano ora spalancati e svegli, la Sour Strawberry ha agito come una sorta di spugna che ha cancellato la sua stanchezza oculare. L’effetto rivitalizzante è durato più di due ore.

Il verdetto finale di The Doc:

“Quello che ha realizzato Barney’s Farm con la Sour Strawberry è nientemeno che cannabis di alta qualità a un livello eccellente e all’avanguardia. Questa varietà BF offre inoltre una qualità eccezionale sotto tutti i punti di vista, senza lasciare nulla a desiderare!”, ha sintetizzato con entusiasmo The Doc parlando della sua esperienza con questa varietà.

Green Born Identity – G.B.I.

Genetica Sour Strawberry (Strawberry Kush x Sour Diesel)

Fase vegetativa 21 giorni (dopo la germinazione)

Fase di fioritura 63 + 65 giorni / 65-70 giorni in generale

Substrato Bionova Bio Soilmix, vasi da 11 litri

pH 6,3-6,7

EC 1,2–1,6 mS

Luce Fino a 4 x SANlight EVO 5-100, settate al livello 2 di 3

Temperatura 19-27 °C

Dati sulla coltura:

Umidità dell’aria 40-60%

Irrigazione A mano

Concimazione Bionova Soil Supermix, più PK 13-14 in fase di fioritura

Additivi/stimolatori Bionova Silution, The Missing Link, Vitasol e X-cel

Strumenti CleanLight Pro per la prevenzione delle muffe

Altezza 70 + 75 cm

Resa 98 + 111 g

Storia della cannabis

Soft Secrets: al top della stampa sulla cannabis da 40 anni

Quest’anno la rivista Soft Secrets celebra il suo 40° anniversario. Soft Secrets è stata fondata nel 1985 da Wernard Bruining, pioniere della cannabis nei Paesi Bassi, che ha fondato il primo coffee shop e growshop. A 40 anni di distanza, Soft Secrets è diventata una delle migliori riviste sulla cannabis a livello internazionale, pubblicata in 8 lingue diverse e come piattaforma multimediale.

LE ORIGINI

Wernard Bruining ha fondato il primo coffee shop in Olanda, il Mellow Yellow, nel 1972, ancor prima che venissero autorizzati, cosa avvenuta nel 1976. Poi, negli anni ‘80, ha fondato il primo growshop al mondo, chiamato Positronics. Il negozio vendeva strumentazione per la coltivazione, ma anche semi e cloni. Soft Secrets era una rivista esclusivamente olandese rivolta ai clienti del Positronics Growshop (dal 2016 i Growshop sono stati vietati dal governo olandese - ndr).

Tra il 1980 e il 1985, Wernard è entrato nel “Green Team”, un gruppo di coltivatori olandesi che ha collaborato con alcuni coltivatori californiani come Old Ed, Sam the Skunkman ed Ed Rosenthal. Wernard si è abbonato a un’agenzia d’informazione e ha condiviso articoli sulla cannabis e sui coffee shop su Soft Secrets. Ha poi assunto una redattrice, Yolanda, che in seguito è diventata sua moglie. La rivista veniva stampata in 200 o

300 copie. “Il passo successivo è stato quello di creare un periodico sulla cannabis che contenesse ritagli di giornale, ma anche articoli scritti dai nostri stessi giornalisti, per compensare la spazzatura e le sciocchezze scritte sulla cannabis. Yolanda ha iniziato a gestire giornalisti e fotografi, producendo una rivista migliore un mese dopo l’altro!”, ha spiegato Wernard in un’intervista a Soft Secrets France nel 2019.

I primi numeri di Soft Secrets, pubblicati ben prima dell’avvento di Internet, sono ormai difficili da trovare. Una copia del 1994 è stata di recente messa in vendita sul sito eBay. In questo numero dell’aprile 1994 e venduto a 2,50 fiorini olandesi, troviamo diversi articoli sui coffee shop, sullo stile di vita e sulla cultura. Uno di questi s’intitola: “Un chilo per metro quadrato?” di Wernard Bruining. Wernard è una figura importante nella storia della cannabis. Ha portato avanti le sue attività nel campo della cannabis medica fino ad oggi e ha

inventato un dispositivo per la produzione di olio di cannabis chiamato Cannalator. Alla fine degli anni ‘90, la rivista Soft Secrets è stata acquisita dal gruppo Discover Publisher, che pubblicava già la rivista Highlife e organizzava la Highlife Cup. L’imprenditore olandese della cannabis Boy Ramsahai (oggi proprietario, fra l’altro, di Royal Queen Seeds), era in quegli anni titolare di Discover Publisher. Ramsahai ha acquisito la testata ‘Soft Secrets’ da Wernard Bruining per 2.000 fiorini, che oggi corrispondono a meno di 1.000 euro.

In quel periodo l’Olanda era l’unico Paese al mondo a tollerare la cannabis e dove era possibile acquistarla e consumarla nei coffee shop. Ogni anno, a novembre, gli americani si recavano ad Amsterdam per la High Times Cannabis Cup, evento creato nel 1988 dalla rivista High Times, il precursore americano di Highlife e di Soft Secrets.

L’obiettivo di Highlife, fondata nel 1991, era quello di pubblicare una rivista olandese sulla cannabis per i coffee shop. La rivista ha avuto in poco tempo successo grazie ai lettori olandesi e agli inserzionisti del settore che hanno trovato un luogo dove farsi pubblicità.

Pubblicare una rivista sulla cannabis non è sempre stato semplice, neanche in Olanda. “Sono state fatte interrogazioni parlamentari su Highlife e ho dovuto presentarmi regolarmente in tribunale”, ha spiegato Boy Ramsahai ad Highlife nel 2011.

Negli anni ‘90, la Francia guidata da Jacques Chirac ha fatto pressione sull’Olanda per chiudere i coffee shop.

La prima edizione della famosa Highlife Cup si è svolta nel 1994 e questo trofeo esiste ancora oggi. L’obiettivo era quello di organizzare una coppa della cannabis più equa, con campioni anonimi e numerati. Highlife ha organizzato la prima fiera della cannabis, chiamata Highlife Fair, nel 1997 ad Amsterdam e in seguito ha esportato la formula con successo a Barcellona, Praga e Bologna.

GLI ANNI 2000

Per lanciare le versioni in lingua straniera di Soft Secrets, Boy Ramsahai ha assunto un giornalista e redattore freelance di nome Cliff Cremer, che in precedenza era stato redattore capo di Highlife Magazine. Cliff voleva fare di Soft Secrets una rivista “dei coltivatori, per i coltivatori”, mentre l’autoproduzione di cannabis era in piena espansione in Europa. In quel periodo l’hashish marocchino, che dominava il mercato, era spesso di scarsa qualità e molti consumatori hanno deciso di cominciare a coltivarlo in casa.

Nei primi anni 2000 sono state lanciate le edizioni internazionali di Soft Secrets. Soft Secrets Regno Unito e Soft Secrets Francia sono state le prime fra queste. Il primo numero in francese è stato pubblicato nel 2002 e includeva un reportage sull’apertura del Museo del Fumatore a Parigi

Wernard Bruining, fondatore di Soft Secrets e anche fondatore del primo coffee shop (Mellow Yellow) e growshop (Positronics) al mondo, è stato anche un pioniere nell’uso del CBD. Eccolo alla fiera GrowMed di Valencia, in Spagna, nel 2012.
Soft Secrets della vecchia scuola nel 1985, quando era solo un giornale locale per i clienti del Positronics Growshop di Amsterdam.

e un’intervista con il famoso fumettista Gilbert Shelton, creatore dei Freak Brothers, da parte di Michka e Tigrane.

Negli anni 2000 sono nate diverse edizioni internazionali e attualmente la rivista vanta 9 edizioni (compresa la rivista Highlife) in 8 lingue diverse. Soft Secrets non è una semplice rivista tradotta. Giornalisti specializzati in ogni Paese scrivono i

propri articoli per ogni numero della rivista. Il periodico ha avuto successo in poco tempo, soprattutto grazie a diversi rinomati giornalisti internazionali del settore della cannabis, come Jorge Cervantes ed Ed Rosenthal, soprannominato il guru della cannabis. Oggi conta sulla collaborazione di alcuni fra i migliori scrittori europei di coltivazione, come Stoney Tark dal Regno Unito e Mr. Jose dalla Repubblica Ceca. Anche i veterani

Jorge Cervantes ed Ed Rosenthal scrivono ancora per Soft Secrets. In quel periodo, molti lettori europei hanno imparato a coltivare la cannabis a casa propria grazie a Soft Secrets. La rivista era allora disponibile in diverse lingue nei coffee shop in Olanda. In molti l’hanno scoperta durante i loro viaggi ad Amsterdam e sono diventati lettori fedeli. All’epoca, la rivista pubblicava rapporti sulla coltivazione e consigli estremamente specifici per la coltivazione di alcune varietà. Ed Rosenthal e Jorge Cervantes rispondevano alle domande dei lettori. Soft Secrets dava voce ai coltivatori e agli attivisti. Sulla rivista venivano pubblicati fumetti sulla cannabis. Ricordiamo ovviamente il supereroe Ganjaman, disegnato da Jim Stewart, che salvava i coltivatori in difficoltà.

Nel 2009, Jeroen Bots ha acquisito Discover Publisher, che pubblica Highlife e Soft Secrets Magazine, da Boy Ramsahai, e oggi la figlia di Jeroen, Daisy Bots, è subentrata come amministratore delegato dopo che Jeroen Bots è andato in pensione qualche anno fa.

CANNABIS 2.0

Negli anni 2010, il mondo della cannabis si è evoluto in modo notevole. Il settore, rimasto abbondantemente sommerso, stava passando dall’ombra alla luce. Nel 2012, nessun Paese aveva ancora preso in considerazione la legalizzazione della cannabis. L’Uruguay è stato il primo a fare il grande passo. Nel giugno 2012, il Presidente José Mujica ha annunciato l’intenzione di legalizzare la cannabis per uso ricreativo. Negli Stati Uniti, il 6 novembre 2012, a pochi mesi di distanza dall’annuncio di José Mujica, due Stati hanno votato per la legalizzazione. In Colorado e nello Stato di Washington, le vendite legali di cannabis sono partite nel 2014. Il Paese che ha imposto il proibizionismo al resto del mondo ha cominciato a fare marcia indietro.

Il tutto ha poi subito un’accelerazione. Oggi la marijuana a scopo ricreativo è legale in 24 Stati. La cannabis per uso medico è legale in 39 dei 50 Stati Uniti. Ma è ancora illegale a livello federale.

Il Canada è stato il primo Paese del G7 a legalizzare completamente la cannabis. Le vendite legali sono partite il 17 ottobre 2018. In Europa, alcuni Paesi l’hanno legalizzata in parte. Lussemburgo, Malta e Germania sono stati i primi a osare con la legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo, nonostante le pressioni dei Paesi vicini, a partire dalla Francia.

Questi sviluppi legislativi hanno trasformato il mondo della cannabis in modo profondo. Oggi vengono condotti numerosi studi scientifici. I ricercatori sono interessati a ciò che contiene la cannabis, come i cannabinoidi, i terpeni e i flavonoidi. Innumerevoli studi sulla cannabis medica vengono pubblicati su riviste scientifiche.

Le tecniche di coltivazione, come l’idroponica, l’aeroponica o la coltura in vitro affascinano i coltivatori. Nuove modalità di consumo come la vaporizzazione o il dabbing sono diventate popolari. Nuove tecniche di estrazione come il BHO (estrazione con butano) e il rosin (estrazione senza solventi) o la produzione di hashish come l’Ice-o-lator si sono sviluppate negli anni 2010.

Attualmente vengono organizzati in tutto il mondo svariati eventi attorno alla cannabis. Le conferenze, i trofei della cannabis, i festival e le esposizioni della cannabis si sono moltiplicati. In Europa, la fiera Spannabis, organizzata ogni anno a Barcellona, attira 30.000 visitatori con profes-

sionisti provenienti da tutto il mondo (in realtà la Giunta Comunale di Barcellona ha vietato la fiera olandese Highlife a favore della fiera spagnola Spannabis nel 2007).

Soft Secrets ha partecipato a tutte le edizioni del festival Expogrow, dove si sono tenuti concerti e c’è stata una fiera della canapa nei Paesi Baschi spagnoli. In Spagna, il consumo di cannabis è tollerato nei cannabis social club (CSC).

Soft Secrets ha saputo adattarsi alla cannabis 2.0. La sua eccezionale longevità si spiega forse con la capacità di adattarsi al nuovo mondo della cannabis e ai suoi prodotti di qualità. Soft Secrets è ancora la rivista dei coltivatori, ma gli argomenti trattati si sono diversificati. Vengono ora pubblicati su Soft Secrets articoli su scienza, botanica, selezione, estrazione, cannabis medica, legge, legalizzazione, politica e stile di vita.

SOFT SECRETS NEL 2025

Eccoci qui, nel 2025, e la cannabis continua a guadagnare terreno, nonostante i numerosi ostacoli che deve affrontare. Nel 2022, la Thailandia è stato il primo Paese asiatico a legalizzare la cannabis, ma il suo futuro rimane incerto. Diversi Paesi, come la Germania, hanno liberalizzato la detenzione di piccole quantità senza però legalizzare completamente la pianta.

Soft Secrets non solo organizza la famosa Dutch Highlife Cup, ha organizzato anche alcune Soft Secrets Cup a Praga e a Barcellona.

Le tecniche di coltivazione e di selezione sono in costante miglioramento. I selezionatori e i coltivatori utilizzano ora l’Intelligenza Artificiale.

Nel 2025, a essere pubblicate sono ben 8 edizioni di Soft Secrets: Internazionale (Regno Unito), Germania, Francia, Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Polonia e Sud America. La rivista Highlife viene pubblicata nei Paesi Bassi. La Highlife Guide, la guida europea per i professionisti della canapa e della cannabis, viene pubblicata su base annua.

Soft Secrets ha anche un sito web molto ben fatto in 8 lingue diverse, con corrispondenti in tutti i Paesi. Il periodico viene pubblicato bimestralmente e il sito web consente di seguire le notizie sulla cannabis giorno per giorno. Di recente Soft Secrets ha pubblicato due serie di video sulla coltivazione intitolate “The Perfect Grow”, in collaborazione con Plagron e Royal Queen Seeds.

Buon compleanno Soft Secrets! Per altri 40 anni!

Cliff Cremer, direttore di Soft Secrets dal 2002!
La prima versione francese di Soft Secrets è uscita nel 2012.

Coltivazione

Mr.

Coltivate in modo sostenibile?

La coltivazione domestica della cannabis è un hobby coinvolgente e, per molte persone, è anche il modo più semplice per soddisfare le proprie esigenze personali sostenendo una spesa minima. Tuttavia, la coltivazione sotto fonti d’illuminazione artificiale richiede anche elettricità aggiuntiva e una maggiore quantità di acqua. In questo articolo imparerete come rendere la vostra coltivazione domestica più rispettosa sia dell’ambiente che del vostro portafoglio.

Si stima che negli Stati Uniti il consumo di elettricità per la coltivazione commerciale di cannabis indoor rappresenti circa l’1% del consumo energetico totale annuo del Paese. Sebbene probabilmente i coltivatori domestici non raggiungano neanche lontanamente tale soglia, vale comunque la pena soffermarsi a esaminare i propri consumi: ogni sforzo volto a risparmiare energia o acqua si traduce in ultima analisi in costi inferiori e in un minore impatto ecologico. Vediamo come ridurre i consumi senza compromettere la qualità del raccolto.

COME RIDURRE IL CONSUMO IN TERMINI D’ILLUMINAZIONE

Negli ultimi dieci anni, il consumo energetico nelle coltivazioni domestiche è diminuito in modo notevole, soprattutto grazie alla diffusione della tecnologia LED. Rispetto alle lampade HID (al sodio o ad alogenuri metallici), i LED consentono in genere di ottenere un risparmio energetico di circa il 30%. Inoltre, i LED generano meno calore, il che riduce la necessità di raffreddare lo spazio di coltivazione. D’altro canto, nei climi più freddi, i coltivatori potrebbero dover aumentare la temperatura dell’aria mediante riscaldamento supplementare, il che in parte inficia tali risparmi.

Anche se utilizzate già i LED, sono molti i modi per ridurre ulteriormente il consumo energetico dell’illuminazione. Il primo passo è quello di attenuare la potenza delle luci. La maggior parte dei dispositivi a LED offre una potenza regolabile, ma svariati coltivatori domestici non usano per nulla tale funzione o la utilizzano solo in misura minima. Riducendo l’intensità della luce all’inizio e alla fine del ciclo di coltivazione, è possibile risparmiare facilmente decine di punti percentuali nel consumo energetico istantaneo. Per effettuare questa regolazione in modo efficace, è necessario conoscere le

I dimmer si trovano in svariate forme, dalle classiche manopole rotanti ai comandi magnetici, Bluetooth e Wi-Fi.

caratteristiche della luce e avere almeno un’idea approssimativa dell’intensità luminosa che arriva alle vostre piante. In altri termini, è necessario conoscere i valori PPFD (Photosynthetic Photon Flux Density), ossia il numero di fotoni fotosinteticamente attivi che ricadono su un metro quadrato al secondo. La maggior parte dei produttori affidabili di fonti d’illuminazione per orticoltura fornisce queste informazioni insieme ai prodotti o sul proprio sito web.

Dal valore PPFD è possibile calcolare il DLI (Daily Light Integral), ossia il numero totale di fotoni che colpisce la chioma della pianta in 24 ore, misurato in moli per metro quadrato al giorno. Le piantine hanno bisogno di circa 10-12 mol/ giorno, in fase vegetativa di circa 25-30 mol/ giorno e in fase di fioritura di 40-60 mol/giorno.

Molti coltivatori utilizzano le luci alla massima potenza fin dal primo giorno e riducono l’intensità solo spostando più in alto il dispositivo luminoso al di sopra le piante. Imparando a utilizzare la regolazione dell’intensità luminosa, è possibile ridurre con facilità il consumo di energia senza incidere sulla resa o sulla qualità. Soprattutto durante la fase di semina e la fase vegetativa delle varietà sensibili al fotoperiodo, il risparmio può rivelarsi notevole e l’illuminazione può funzionare al 30-50% della potenza

massima. Naturalmente, l’impatto dipende dalla potenza del dispositivo: con luci più deboli, la differenza è minore. Sono diversi i calcolatori online che possono aiutarvi a determinare il DLI

in base al PPFD e alla durata dell’illuminazione. Potete inoltre risparmiare energia concentrandovi maggiormente sull’efficienza piuttosto che sulla resa massima. Se il vostro obiettivo è quello di estrarre fino all’ultimo grammo dallo spazio di coltivazione, i livelli ottimali di PPFD vanno da 900 a 1200 µmol/m²/s. Tuttavia, riducendo l’intensità luminosa a 500-700 µmol/m²/s, è possibile ottenere un’efficienza energetica maggiore, ossia un minor consumo di elettricità per grammo di fiore essiccato. La resa totale sarà probabilmente inferiore, ma se massimizzare la produzione non è la vostra priorità, coltivare usando una luce lievemente più debole è in genere più efficiente dal punto di vista energetico.

Un ultimo modo per ridurre il fabbisogno a livello d’illuminazione è quello di accorciare il fotoperiodo. Le varietà a fotoperiodo possono fiorire con 11 ore di luce anziché 12. Con le autofiorenti, è possibile accorciare la durata del giorno da 20 a 18 ore e alcuni coltivatori arrivano addirittura a 16 ore, anche se al di sotto di questo limite la crescita rallenta notevolmente. Personalmente, coltivo le mie autofiorenti con meno di 20 ore di luce al giorno, ma poiché ricevono tale luce per un periodo di tempo più

L’argilla espansa (hydroton) può essere riutilizzata più volte con una pulizia e una preparazione adeguate.

lungo, mi serve meno intensità rispetto a quanto non avvenga con le piante a fotoperiodo, che devono assorbire la stessa quantità totale di luce in sole 12 ore. In termini di consumo energetico totale, il risultato finisce per essere più o meno lo stesso sia per le varietà a fotoperiodo che per quelle autofiorenti.

GESTIONE INTELLIGENTE DELL’ACQUA

Come tutti sappiamo, non c’è pianta che possa crescere senza acqua e la cannabis può arrivare a consumarne tanta. In termini di fabbisogno di luce, la cannabis è circa tre volte più esigente dei pomodori e lo stesso vale, in una certa misura, per l’acqua. A seconda delle condizioni

È possibile risparmiare acqua anche scegliendo un sistema d’irrigazione adeguato. Anziché annaffiare a mano, è possibile utilizzare un sistema d’irrigazione passivo, che riduce al minimo l’evaporazione ed elimina il deflusso. Ogni goccia d’acqua passa attraverso le piante, fornendo nutrienti direttamente alle radici, il che, dopotutto, è l’obiettivo di ogni coltivatore. È anche possibile risparmiare risorse naturali raccogliendo l’acqua piovana per la coltivazione indoor, anche se questo tecnicamente può rivelarsi complesso, soprattutto per chi coltiva in appartamento.

RIUTILIZZARE IL SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE

COLTIVARE LA CANNABIS IN MODO

SOSTENIBILE CONSENTE DI RISPARMIARE ENERGIA, ACQUA E DENARO

climatiche e delle dimensioni delle piante, è possibile utilizzare da 2 a 14 litri di acqua al giorno per metro quadrato. Il consumo ottimale per le piante mature e in fioritura è in genere di 7-11 litri al giorno. Tuttavia, la maggior parte dell’acqua assorbita dalle piante viene rilasciata nell’aria sotto forma di vapore. Questo comporta un aumento dell’umidità all’interno della stanza di coltivazione, che deve quindi essere ridotta mediante un deumidificatore, un condizionatore d’aria o un sistema di ventilazione. Il deumidificatore consuma una quantità significativa di elettricità.

Il vantaggio sta nel fatto che in genere raccoglie l’umidità rimossa nel proprio serbatoio o consente di deviarla attraverso un tubo flessibile in qualsiasi contenitore. In molte grandi strutture commerciali, questa acqua viene semplicemente scaricata nella fogna: un vero spreco, poiché si tratta di acqua estremamente pura, a bassa conducibilità elettrica, che può facilmente essere riutilizzata per l’irrigazione o per la preparazione di soluzioni nutritive.

Se utilizzate questa condensa, tuttavia, assicuratevi di aggiungere CalMag, poiché non contiene praticamente calcio o magnesio.

dimensioni per adattarsi alle tende da coltivazione standard. Dopo ogni raccolto, basta rivitalizzare il substrato allentandolo e aggiungendo nutrienti organici. Per una rigenerazione ancora migliore, introducete microrganismi benefici come funghi micorrizici e funghi saprofiti, che contribuiscono a ripristinare la vitalità del terreno e l’equilibrio dei nutrienti.

CONCLUSIONE

Coltivare la cannabis in modo sostenibile non significa solo essere eco-compatibili, ma anche

coltivare in modo più intelligente. La maggior parte delle azioni che riducono l’impatto ambientale consente anche di risparmiare energia, acqua e denaro. Che si tratti di regolare l’intensità della luce, riutilizzare il substrato o riciclare l’acqua del deumidificatore, ogni piccolo cambiamento può fare la differenza.

A conti fatti, ogni coltivatore può contribuire a rendere la coltivazione domestica della cannabis veramente verde, non solo nel colore, ma anche nello spirito.

Quando si cerca di ottenere una coltivazione sostenibile, non bisogna trascurare il substrato di coltivazione stesso. Molte miscele a base di terra contengono torba, che si forma nelle paludi a un ritmo estremamente lento, di circa un millimetro l’anno. Sebbene la torba sia prodotta costantemente in natura, viene estratta molto più rapidamente di quanto possa rigenerarsi ed è quindi considerata una risorsa non rinnovabile o rinnovabile in modo molto lento. Per questo motivo, numerosi Paesi stanno lavorando per limitarne l’uso e sostituirla con alternative come fibra di cocco, corteccia compostata o substrati riciclati.

Se decidete di rendere la vostra coltivazione domestica più sostenibile, prendete in considerazione il riutilizzo del substrato ogni volta che questo è possibile. Nei sistemi idroponici, l’argilla espansa (hydroton) può essere riutilizzata per molti cicli: dopo ogni raccolto, sciacquatela accuratamente con acqua che abbia un pH corretto prima di ripiantare.

Nei sistemi basati sul terreno, i mix di terreno organico sono i più facili da riciclare, soprattutto se si coltiva in aiuole rialzate. Le versioni indoor di tali aiuole si trovano oggi in varie

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A volte meno è meglio: una minore intensità luminosa può comportare una maggiore efficienza senza perdita di qualità.

ROSIN JAM

COME FARE UNA MARMELLATA RICCA DI CRISTALLI DI THCA

Nel mondo delle estrazioni solventless, la marmellata di rosin è sicuramente una delle più accattivanti che si possano ammirare per la sua estetica. Piccoli cristalli di THCA sospesi all'interno di una salsa terpenica sono l'aspetto tipico di questa tipologia di concentrato.

È proprio la texture la principale caratteristica che distingue il rosin jam dagli altri metodi di estrazione. In realtà più che di un metodo di estrazione si tratta più precisamente di una tecnica, post-pressatura, per curare il rosin ed esaltarne alcune caratteristiche.

ROSIN JAM TECH

Il rosin jam si ottiene attraverso una tecnica di cura che utilizza il calore e la pressione all'interno di una jar. Calore e pressione sono i due fattori che spingono la formazione di strutture cristalline, il THCA, separandosi dal resto della materia che invece si presenta in forma più viscosa simile ad una salsa.

Dopo aver pressato un fresh frozen water hash di ottima qualità, il rosin ottenuto viene conservato in una jar di vetro con tappo ermetico e riscaldato in forno a temperatura controllata per alcuni minuti, infine viene lasciato maturare per circa una settimana, ad una temperatura inferiore alla fase di preriscaldamento, durante la quale si formano i cristalli. Grazie a questa tecnica il rosin acquista valore estetico e mantiene più stabili le sue caratteristiche a lungo termine rispetto ad altre tecniche di cura.

COS'è IL THCA

L'acido tetraidrocannabinolico è un cannabinoide naturale che viene prodotto dalla pianta di cannabis ed è il precursore chimico del più noto THC. È un composto non psicoattivo presente in grandi quantità nelle infiorescenze di marijuana fresche oppure negli estratti WPFF. A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino o amorfo. L'acido carbossilico a cui è legata la molecola di THC lo rende non psicoattivo cioè non ha alcun effetto se viene assunto.

Attraverso l'esposizione al calore il THCA viene convertito in THC, la forma psicoattiva del cannabinoide. Questo processo di conversione è denominato decarbossilazione e generalmente avviene in maniera istantanea durante la combustione o il dab.

ATTREZZATURA

Per eseguire la tecnica del rosin jam sono necessari pochi strumenti facilmente reperibili:

• termometro laser

• forno elettrico

• jar ermetica

• iCure

• dabber

• guanto da forno

Il termometro laser è necessario per controllare la temperatura dell'intero processo durante le fasi di preriscaldamento e maturazione del rosin. Il tipo di contenitore consigliato per questa tecnica è la mason jar, dotata di un coperchio a due pezzi che garantisce una tenuta maggiore in grado di reggere la pressione che si crea all'interno durante il procedimento.

La dimensione della jar è un dettaglio importantissimo, il suo volume deve essere almeno tre volte superiore allo spazio occupato dal rosin. È necessario lasciare spazio sufficiente all'espansione del rosin e per il rilascio dei gas in modo da non avere problemi di sovrappressione e fuoriuscite. Una jar da 120 millilitri

di volume è sufficiente per curare fino a 30 grammi di rosin.

L'iCure è un mini frigo portatile in grado di produrre sia freddo che caldo, il range di temperatura varia da 5° a 65°C, sul web si trovano di varie marche a prezzi accessibili ed è uno strumento utilissimo per curare le estrazioni di marijuana.

QUALITA' DI PARTENZA

La qualità del rosin utilizzato gioca un ruolo fondamentale per avere successo con questa tecnica, il materiale di partenza deve essere fresco cioè ottenuto dalla pressatura di fresh frozen water hash. Sicuramente utilizzare una resina 6-stars è la migliore opzione ma anche la resina contenuta nella bag da 45 micron estratta dai primi lavaggi potrebbe andare bene per realizzare una qualità di rosin adatta alla tecnica jam.

È molto importante che il rosin sia puro, privo di contaminazioni e soprattutto che sia ricchissimo di terpeni. Un aspetto da tenere in considerazione è che non tutti gli strains e di conseguenza non tutte le resine sono adeguate per questo metodo.

Il rosin dalla pressa alla jar.

La tecnica del rosin jam consiste in pochi semplici steps divisi in due fasi differenti, quella di preriscaldamento e quella di maturazione.

PRERISCALDAMENTO

La durata di questa fase va da 20 a 60 minuti e varia in base al tipo di resina utilizzata, ecco come procedere:

1. collocare il rosin all'interno della mason jar e chiuderla con il tappo ermeticamente

2. preriscaldare il forno elettrico ad una temperatura di circa 95°C

3. inserire all'interno del forno la jar

La parte liquida non deve superare il 75% del volume totale del rosin altrimenti si passa un punto di non ritorno mandando in fumo il lavoro, fate attenzione. La jar va manipolata con attenzione, tenendola dritta, altrimenti il rosin liquefatto potrebbe spargersi sulle pareti. Non aprire la jar per nessun motivo prima che l'intero procedimento descritto in questo articolo sia terminato.

FASE DI MATURAZIONE

Questa fase potrebbe anche essere definita di cristallizzazione del rosin, infatti è in questa tappa del procedimento che si creano i cristalli

contenente il rosin

4. con il termometro laser controllare la temperatura all'interno del forno e della jar

5. monitorare attentamente lo stato del rosin

6. trascorsi alcuni minuti il rosin inizia a sciogliersi

7. quando il rosin è liquido al 50% tirarlo fuori dal forno con l'apposito guanto

La temperatura del forno ideale è di circa 95°, con il termometro laser controllare ad intervalli regolari che la temperatura sia stabile. La fase di preriscaldamento è quella più cruciale, è molto importante osservare costantemente lo stato del rosin senza distrarsi un attimo, quando inizia a sciogliersi assume una consistenza liquida e gorgogliante per via dell'umidità e degli idrocarburi che vengono liberati dalla massa riscaldata.

di THCA. Durante questa fase il rosin contenuto nella jar deve riposare alla temperatura di 38°C, da due a sette giorni. Il tempo necessario per la formazione dei cristalli dipende dal tipo di resina impiegato. L'impiego dell'iCure è il modo migliore per garantire costantemente la temperatura desiderata e in modo uniforme.

Per proseguire avviare l'iCure e impostare la temperatura, quando raggiunge i 38°C collocare all'interno la jar e chiuderla dentro per avviare la fase di maturazione del rosin. Anche in questo caso torna utile il termometro laser per assicurarsi che la temperatura della jar sia corretta.

Controllare lo stato del rosin almeno una volta al giorno, questa operazione va eseguita velocemente per evitare grandi sbalzi di temperatura.

IL THCA À UN COMPOSTO NON PSICOATTIVO PRESENTE IN GRANDI QUANTITÀ NELLE INFIORESCENZE DI MARIJUANA FRESCHE

Con il passare delle ore e dei giorni è possibile osservare la formazione di piccoli cristalli che man mano si evolvono in strutture più grandi. Quando l'aspetto del rosin appare uniforme è il segnale che il processo di cura è giunto al termine. A questo punto tirare la jar fuori dal mini frigo e lasciarla riposare per alcune ore a temperatura ambiente prima di aprirla.

Fate attenzione quando aprite la jar perché il vostro olfatto verrà inondato da un'esplosione di terpeni. Con il dabber montare leggermente il rosin per far venire fuori i cristalli intrappolati nel mezzo o sul fondo, inizialmente la superficie potrebbe presentarsi come uno strato glassato.

ALTERNATIVE ALL'ICURE

La fase di maturazione può essere eseguita con metodi alternativi all'iCure, ad esempio alcuni hashmakers utilizzano un tappetino riscaldante per piante avvolto intorno alla jar e chiusa all'interno di una borsa termica per creare il microclima ideale. Un altra opzione è quella di utilizzare le piastre riscaldanti della Rosin Press collocando la jar tra i due piatti, preimpostati alla temperatura desiderata.

ALCHIMIA DEL THCA

La formazione dei cristalli di THCA si svolge in due fasi successive, la nucleazione e la cristallizzazione. Durante la nucleazione le molecole di THCA si aggregano attorno a sostanze lipi-

diche formando dei piccoli nuclei iniziali, detti gemme o semi. Successivamente le piccole gemme si accumulano attorno a questi nuclei iniziali che crescendo di volume diventano più grandi e quindi visibili ad occhio nudo.

La quantità di terpeni presenti nel rosin gioca un ruolo importante, agiscono come solvente e i gas liberati dalla loro evaporazione all'interno della jar generano una pressione che favorisce la formazione dei cristalli. Anche il contenuto di lipidi, come cere e acidi grassi, sono fondamentali per la cristallizzazione del THCA, infatti fungono come siti di legame iniziale che permettono la nucleazione.

COSA CONTIENE LA SALSA

La parte di rosin non cristallizzata è chiamata salsa, un termine utilizzato in gergo per descrivere la componente liquida in cui sono sospesi i cristalli di THCA.

La salsa è costituita da una miscela di cannabinoidi non cristallizzati, sostanze lipidiche e terpeni.

La marmellata di rosin si può realizzare anche attraverso altre tecniche come la separazione meccanica, descritta nell'articolo Rosin budder e THCA pubblicato su questa rivista. Personalmente trovo la tecnica rosin jam più efficiente, richiede meno lavoro, riduce gli sprechi ed è sempre affascinante osservare l'alchimia che c'è dietro a questa trasformazione.

Fase di cristallizzazione.
Marmellata di rosin ricca di cristalli di THCA.

LA LEGALITÀ MISURABILE: CLEAR E LA CERTIFICAZIONE

CHE PORTA CERTEZZA ALLA

FILIERA

ITALIANA

L’incertezza che circonda la canapa industriale in Italia è diventata una vera emergenza socio-economica. Non si tratta semplicemente di lacune normative, ma di una crisi sistemica causata da “ispezioni visive”, sequestri indiscriminati e dalla mancanza di strumenti scientifici riconosciuti. Oggi migliaia di imprese agricole e commerciali operano in un clima di sospetto permanente.

Le principali associazioni di categoria, avvocati penalisti specializzati, e persino alcune Regioni, negli ultimi mesi, hanno espresso una posizione comune: “Basta repressioni senza prove tecniche. È necessario un sistema oggettivo, trasparente e indipendente che consenta di distinguere la legalità dalla semplice presunzione.”

Gli avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio sottolineano: “La libertà personale può essere limitata solo in presenza di evidenze scientifiche: campionamento conforme ai protocolli UE, catena di custodia, laboratori accreditati e misurazioni del THC attivo. Non con test rapidi non validati o ispezioni sul campo.”

Organizzazioni come Canapa Sativa Italia e Federcanapa ribadiscono un concetto chiaro:

“Oggi è illegittimo ordinare sequestri, denunce, e ancor più arresti, senza analisi tecnico-scientifiche certe. Solo il campionamento in contraddittorio, una catena di custodia verificata, il doppio campione per la controanalisi e l’uso di metodi accreditati UE possono garantire la reale conformità di un prodotto prima di ledere le libertà personali e il mercato.”

CLEAR:

La Soluzione Esiste

In questo scenario emerge una realtà imprenditoriale italiana che, negli ultimi quattro anni, è riuscita a trasformare la frustrazione di un intero settore grazie ad una soluzione concreta e verificabile: CLEAR S.r.l. S.B. Tutto è iniziato con una domanda.

“Come può un agente delle forze dell’ordine determinare la legalità di un lotto di canapa sospetto se il campionamento e l’analisi sono stati effettuati dalla stessa parte potenzialmente indagata per il reato? Come può essere considerato affidabile un contenitore non sigillato, senza garanzie sulla catena di custodia o sulla corrispondenza con il materiale analizzato in laboratorio?

Come può l'imprenditore, operatore legittimo, tutelarsi da qualsiasi presunzione di colpevolezza se non esiste un organismo accreditato terzo che gestisca la catena di custodia in modo indipendente? Senza quella prova, la mia buona fede non è che una dichiarazione.”

La risposta di CLEAR è semplice quanto strutturale: un sistema di certificazione terza parte accreditato secondo ISO 17021, che trasforma ogni lotto di canapa da mera dichiarazione presunta a fatto scientificamente certificabile: lo Standard CCS (Clear Certification Standard). Ogni fase, dal campionamento alla sigillatura, dall’analisi in laboratorio alla validazione del dossier, viene eseguita da auditor qualificati secondo protocolli conformi a ISO 17021, ISO 2859-1 e ISO 17025.

Il risultato è una catena di prova completa, legalmente difendibile e riconosciuta a livello internazionale attraverso la rete globale di accreditamento. Un sistema, insomma, che restituisce certezza operativa a imprenditori e autorità.

Come Funziona il Sistema CLEAR

Il processo CLEAR è rigoroso e pratico. Ogni lotto viene sottoposto a campionamento controllato statisticamente secondo algoritmi conformi a ISO 2859-1, che definiscono punti, quantità e modalità di prelievo in base alla dimensione e alle caratteristiche del lotto.

I campioni vengono sigillati in contenitori antimanomissione identificati con etichette

digitali e fisiche serializzate, tracciabili al lotto d’origine, all’auditor assegnato e al piano di campionamento applicato.

Le analisi sono effettuate esclusivamente in laboratori accreditati ISO 17025, con metodi validati e tracciabili, per garantire la riproducibilità dei risultati e valore probatorio in sede legale o amministrativa.

Tutti i dati, dai report di campionamento e verbali di audit alle dichiarazioni di origine, piani di campionamento e certificato finale, sono conservati in un dossier immutabile digitale e fisico che rappresenta la completa catena di custodia del lotto.

La piena legalità del prodotto è dimostrata attraverso documentazione integrata accessibile in tre modalità parallele: presso lo stabilimento, dove sono conservate copie digitali e cartacee del fascicolo tecnico, presso l’organismo di certificazione, che mantiene l’archivio completo dei verbali di audit e dei report di laboratorio e attraverso un QR code univoco posto su campioni e contenitori, che consente l’accesso immediato alla documentazione ufficiale, certificati di laboratorio, verbali di audit, dichiarazioni di origine, piani di campionamento e piena tracciabilità della catena di custodia, oppure tramite chiave privata generata dall’utente per condividere in modo sicuro tutti i dati con il rispettivo acquirente o autorità.

Il Riconoscimento Internazionale che Cambia Tutto

La vera forza di CLEAR risiede nel riconoscimento legale internazionale, che ne garantisce la piena validità in tutta Europa e nel mondo grazie alla partnership con QS Quality Services Ltd, organizzazione accreditata dal sistema nazionale di accreditamento greco (ESYD). I certificati emessi nell’ambito CLEAR rientrano nel network di mutuo riconoscimento di European Accreditation (EA) e International Accreditation Forum (IAF). In pratica, questo significa che ogni lotto certificato CLEAR è legalmente riconoscibile in tutti i territori aderenti agli accordi di accreditamento internazionali.

Le autorità possono considerarlo come prodotto conforme e verificato indipendentemente, supportato da prova legalmente valida e contestabile. Per le forze dell’ordine, ciò consente una verifica immediata della legalità del prodotto tramite dati tecnici certificati, eliminando la necessità di sequestri esplorativi o “precauzionali” basati su valutazioni empiriche. Per gli imprenditori, offre una tutela tangibile: la certezza di operare pienamente nel rispetto della legge, sostenuti da prove scientifiche pre-verificate.

www.webclear.global

Varietà Sweet Seeds

Studio 54 Stardust Auto® UN’ESPLOSIONE TROPICALE DI GUSTO, RESINA E CREATIVITÀ

Il catalogo Sweet Seeds® è in continua evoluzione e presenta nuove genetiche autofiorenti che alzano l’asticella a livello di aroma, potenza e prestazioni colturali. Una delle novità più interessanti per il 2025 è la Studio 54 Stardust Auto® (SWS116), una varietà autofiorente di quinta generazione che unisce genetiche californiane d’élite all’esperienza di Sweet Seeds® nella selezione. Con il suo profilo terpenico tropicale, la struttura vigorosa e la straordinaria produzione di resina, questa varietà è pensata per deliziare i collezionisti che apprezzano sia il gusto sia la qualità.

Il cuore della Studio 54 Stardust Auto® è la sua progenie di alta qualità. Da un lato troviamo il clone d’élite della Studio 54 (Sunset Sherbert × OZ Kush #54), una varietà californiana nota per la sua potenza, il suo aroma e il suo fascino. Questo progenitore apporta terpeni raffinati, un effetto equilibrato e un patrimonio straordinario che si addice al nome della varietà.

D’altro canto, i selezionatori di Sweet Seeds® hanno introdotto una linea genetica selezionata della loro Red Strawberry Banana Auto®

(SWS90), risultato dell’incrocio fra Red Poison Auto®(SWS39) e Strawberry Banana. Questa base genetica apporta intensi aromi fruttati, un’elevata produzione di resina e colori vivaci. Il risultato è un ibrido 61,7% Indica / 37,5% Sativa che presenta solamente una traccia di Ruderalis (0,8%), varietà che unisce vigore, bellezza e proprietà organolettiche irresistibili.

La Studio 54 Stardust Auto® è una delizia per i sensi. Il profilo terpenico è dominato da note dolci e fruttate di mango e banana, che evocano cocktail tropicali e dessert esotici. Lievi sfumature terrose aggiungono profondità e raffinatezza, il che rende ogni tiro un’esperienza stratificata.

Quando la si fuma è morbida, cremosa e fragrante e lascia una dolcezza persistente sul palato. Per i concentrati vaporizzati, il gusto emerge con ancora più intensità, il che mette in risalto l’essenza succosa del mango e della banana matura. I collezionisti che preferiscono varietà con una forte personalità fruttata faranno fatica a resistere a questa varietà.

UN EFFETTO EQUILIBRATO ED ENERGIZZANTE

Con livelli di THC che vanno dal 20% al 25%, la Studio 54 Stardust Auto® offre un effetto potente ma equilibrato. L’esperienza inizia con uno sballo stimolante e allegro che favorisce la creatività e l’immaginazione. È particolarmente apprezzata da artisti, musicisti e chiunque ami lasciar vagare la mente. Man mano che l’effetto cambia, subentra un lieve rilassamento fisico che allevia la tensione senza offuscare la mente.

Nel complesso, ci si può aspettare un’unione armoniosa di lucidità mentale e calma fisica, che la rende ideale sia per il giorno che per la sera. Che si tratti di brainstorming su un progetto, di una risata con gli amici o di un momento di relax dopo una giornata intensa, la Studio 54 Stardust Auto® offre un effetto versatile e piacevole che si adatta al momento. Le piante sviluppano una struttura Indica compatta ma ben ramificata. L’altezza varia in genere da 50 cm a 110 cm, il che la rende una scelta gestibile per la coltivazione sia indoor che outdoor.

Le cime sono dense, resinose e abbondantemente ricoperte di tricomi che si estendono alle foglie circostanti. Nelle giuste condizioni, alcuni fenotipi presentano inoltre vivaci sfumature viola e rossastre, il che rende i fiori un tripudio di colori.

I coltivatori indoor possono aspettarsi rese di 400500 g/m², mentre all’aperto questa varietà riesce a produrre tra i 50 e i 150 g per pianta, a seconda delle condizioni. Con un ciclo completo di sole 8 settimane dalla germinazione, è una varietà veloce e gratificante per i coltivatori che puntano a risultati ottimi in breve tempo. Una delle caratteristiche che contraddistinguono la Studio 54 Stardust Auto® è l’incredibile rivestimento di resina. Le cime brillano di uno strato

gelido di tricomi che non solo ne esalta l’aspetto visivo, le rende anche perfette per le estrazioni.

Gli appassionati di bubble hash, dry sift o rosin apprezzeranno l’incredibile densità dei tricomi e le percentuali di rendimento. Grazie al grandioso profilo terpenico fruttato di questa varietà, i concentrati inglobano tutta la dolcezza tropicale dei fiori, dando vita a estratti di alta qualità che sono tanto saporiti quanto potenti. Per i collezionisti che amano sia fumare i fiori che pressare la resina, questa pianta autofiorente offre il meglio di entrambi i mondi. Le sue qualità la rendono interessante non solo per chi coltiva in casa, ma anche per gli intenditori che apprezzano i profili terpenici esotici e i concentrati di elevatissima qualità. Lanciata nel febbraio 2025, la Studio 54 Stardust Auto® è ancora una new entry nella collezione Sweet Seeds®, ma tutto (dalle recensioni dei

clienti ai diari di coltivazione condivisi online) fa pensare che diventerà una delle varietà più scelte in futuro. L’aroma tropicale, i colori vivaci, le cime ricche di resina e l’effetto equilibrato incarnano tutto ciò che possono offrire le moderne varietà autofiorenti.

Che vogliate riempire i vostri barattoli con cime fruttate, produrre estratti saporiti o semplicemente aggiungere una nuova varietà colorata alla vostra collezione, la Studio 54 Stardust Auto® merita un posto nella vostra prossima coltivazione. Siate fra i primi a provare questa stella nascente prima che salga sul palco della competizione... perché alcune leggende nascono sulla pista da ballo.

Storia della cannabis

Testo e immagini: Derrick Bergman

BEN DRONKERS Il volto di Sensi Seeds

In pochi godono di tanto rispetto nel mondo della cannabis quanto l’olandese Ben Dronkers (75). Dronkers ha svolto una funzione chiave nella rivoluzione della cannabis olandese degli anni ‘80 e nella rinascita della canapa industriale in Europa. Con Sensi Seeds, ha creato una delle banche di semi più influenti e note al mondo. La sua collezione di cannabis, i cui esemplari più importanti sono conservati nei suoi musei di Amsterdam e Barcellona, è impareggiabile. Soft Secrets delinea il ritratto di un imprenditore visionario con l’animo di un attivista.

Ben Dronkers proviene dalla città portuale di Rotterdam, la seconda città più grande dei Paesi Bassi. È cresciuto in una famiglia numerosa. All’età di sedici anni fuma la sua prima canna di hashish. Dronkers non ne rimane particolarmente colpito, ma la seconda canna fa centro e Ben ne rimarrà affascinato per tutta la vita.

Come i fratelli, Ben s’imbarca dopo aver finito il liceo. Deve pulire le cabine dell’equipaggio. È un lavoro duro, deve faticare lunghe ore e viene picchiato e preso a calci con regolarità dall’equipaggio, ma ricorda ancora con affetto il suo primo impiego: “Mi ha aperto gli occhi sul mondo”. Tornato a terra, Dronkers diventa cameriere al nightclub Extase di Rotterdam. Lì vende erba illegalmente, soprattutto mettendola in scatole di fiammiferi. Acquista la merce direttamente a Katendrecht, il quartiere a luci rosse di Rotterdam.

La famosa ‘Gedoogbeleid’ olandese (politica di tolleranza - ndr) non esisteva ancora; tutto ciò che Dronkers faceva era illegale. Veniva regolarmente arrestato dalla polizia, ma non ha mai trascorso molto tempo dietro le sbarre. Alla fine del 1972, Dronkers ha intrapreso una nuova avventura: Ben’s Fashion, una boutique di abbigliamento alla moda, che lui

stesso aveva progettato. Si riforniva di tessuti dalla Turchia, dall’Afghanistan e dal Pakistan. Naturalmente, quando vi si recava, cercava anche l’hashish.

Dronkers: “Chiesi ai contadini della loro storia con la cannabis e mi sorrisero in modo piuttosto misterioso. Uno di loro mi diede una manciata di semi di cannabis e mi disse che erano molto importanti. Questo mi spinse a conservarli, a informarmi sulle proprietà dei semi provenienti da diverse regioni e a raccogliere ancora più semi di cannabis”.

Tenda tipi

Il contrabbando di hashish è rischioso, ma acquistare semi e portarli nei Paesi Bassi non è affatto un problema. Dronkers legge gli articoli di Ed Rosenthal sulla coltivazione pubblicati sulla rivista americana High Times e decide di provare a coltivare erba nella soffitta di un amico. Dronkers: “Abbiamo costruito una tenda tipi, con una luce fluorescente e una pianta. Ha funzionato, anche se l’erba era oscena”. Passano quindi a una serra, che funziona nettamente meglio.

Un giorno, mentre studia le leggi olandesi sulla droga, Dronkers fa una scoperta. La pianta

Ben Dronkers ed Ed Rosenthal, da qualche parte negli anni ’80.
Ben Dronkers all’High Times Cup 2013, ad Amsterdam.
Ben Dronkers nel 2017.

di cannabis è illegale, ma i semi no. Assume un avvocato esperto in piante. “Ho dovuto pagare quell’uomo seimila fiorini (circa 2.800 euro di oggi - ndr), che all’epoca erano un sacco di soldi.

Ma lui ha confermato la mia idea che se i semi di cannabis erano legali, allora era possibile anche produrli in modo legale”. Con la sua caratteristica spavalderia, Dronkers affitta una grande serra e comunica alla polizia locale che intende coltivarvi semi di canapa.

La più grande collezione di cannabis al mondo

Dronkers è stato uno dei primi europei a incrociare semi di varietà diverse, sviluppando ibridi completamente nuovi. Durante i suoi viaggi, non solo acquistava tessuti e semi, si approvvigionava anche di pipe per hashish e narghilè. Ne vendeva la maggior parte nel suo negozio di abbigliamento, ma teneva per sé quelli più belli. È così che ha creato una collezione che sarebbe diventata la più grande collezione di cannabis al mondo, con oltre 9.000 articoli.

All’inizio degli anni ‘80, Ben’s Fashion si trasforma nel primo coffee shop di Rotterdam: Sensi Smile. Quando Bruce Springsteen si esibisce allo stadio di calcio della città nel giugno 1985, Ben noleggia un piccolo aereo per sorvolare lo stadio con il cartello “Get High? Sensi Smile”. Nello stesso anno apre un negozio nel quartiere a luci rosse di Amsterdam, il Sensi Seed Club.

Vi vende i propri semi e quelli di Seed Bank, fondata dal leggendario Nevil Schoenmakers. Il Sensi Seed Club è stato il primo punto vendita in Europa dove era possibile acquistare semi di cannabis e libri sulla coltivazione. Era iniziata la rivoluzione olandese della cannabis.

Museo della Cannabis

Dronkers ha stretto una forte amicizia con Ed Rosenthal e il compianto Jack Herer, “l’Imperatore della Canapa”. Rosenthal ha aperto il primo museo della cannabis al mondo ad Amsterdam nel 1985, nell’edificio accanto al Sensi Seed Club. Il museo è stato chiuso

dopo un solo giorno per ordine del Comune di Amsterdam. Dronkers si è rivolto così a un avvocato. Alla fine del 1986, l’Hash Info Museum ha riaperto. Ancora una volta le autorità hanno cercato di chiuderlo, ma Dronkers ha avuto la meglio in tribunale. Il caso ha sortito anche l’effetto di procurare molta pubblicità gratuita a Dronkers.

Dopo essere stato arrestato nel 1990 mentre faceva visita alla sua famiglia in Australia, Nevil Schoenmakers ha venduto le sue genetiche a Dronkers. Questo ha portato alla fondazione della società Sensi Seeds nel 1991. Il catalogo dei semi di allora era pieno di varietà che oggi sono considerate dei classici della vecchia scuola: Skunk #1, Northern Lights, Silver Haze, Northern Lights #5 x Haze, Big Bud e Jack Herer.

Gli anni ‘90 sono stati l’età dell’oro per Dronkers: le varietà Sensi Seeds hanno dominato

l’High Times Cup, i coffee shop Sensi hanno aperto a Rotterdam, Groningen e Amsterdam e il museo era in pieno boom. I soldi scorrevano a fiumi.

Hempflax

Ovunque possa, Dronkers promuove la canapa come materia prima sostenibile, adatta a migliaia di prodotti. A volte riceve reazioni del tipo: se quello che dici è vero, perché non coltivi tu stesso la canapa? Questa domanda ha portato alla fondazione di Hempflax nel 1993. “Venivo dalla povertà”, spiega in seguito. “E all’improvviso mi sono ritrovato con un sacco di soldi in banca. Non mi piacciono i soldi. O meglio, mi piacciono i soldi come mezzo per raggiungere un fine, per usarli. Con Hempflax, ho messo i miei soldi dove avevo un interesse”.

Hempflax coltiva canapa per la produzione di fibre nel nord dei Paesi Bassi. È un’attività pionieristica: la conoscenza della canapa è scomparsa e le macchine per la raccolta e la lavorazione delle piante non esistono più. Per decenni l’azienda ha operato in rosso, ma Dronkers non si arrende: “È una questione di visione. Se credi in qualcosa, ti impegni e lo fai e basta”. E la sua perseveranza viene premiata. Grazie all’ascesa del CBD e della canapa nel settore edile, negli ultimi anni Hempflax ha avuto risultati positivi. L’azienda si sta espandendo in Germania e Romania, aggiungendo stabilimenti di coltivazione e lavorazione.

Ma Dronkers non investe solo nella canapa. Attraverso Sensi Seeds, sponsorizza innumerevoli eventi, manifestazioni e fiere, il che è positivo per il suo marchio, anche se lo fa principalmente per convinzione e passione per la pianta. Per un quarto di secolo ha finanziato il Cannabis College (1998-2023), un centro di informazione gratuito situato sullo stesso canale del museo di Amsterdam. Le piante di cannabis crescono nel seminterrato, riprese da centinaia di troupe televisive. Il

College è un centro di conoscenza e un salotto per attivisti.

Con i Cannabis Culture Awards (2004-2014), Dronkers onora chi si è battuto per la legalizzazione e la normalizzazione della cannabis. Tra i vincitori figurano il super contrabbandiere Howard “Mr. Nice” Marks, il grande imprenditore Richard Branson, il Professore di Harvard Lester Grinspoon, l’ex Primo Ministro olandese Dries van Agt, il fondatore di Bulldog Henk de Vries e, naturalmente, Ed Rosenthal e Jack Herer.

Barcellona

Dopo nove anni di ristrutturazione, nel 2012 è stato inaugurato l’Hash, Marijuana & Hemp Museum, ospitato in uno storico palazzo nel quartiere gotico di Barcellona. È stato il coronamento del lavoro di Dronkers come collezionista e fautore della cannabis. A un anno di distanza, è stato incluso nella Counter Culture Hall of Fame durante l’High Times Cup di Amsterdam.

Oggi, nel 2025, i figli di Dronkers gestiscono l’impero commerciale del padre, mentre lui vive nel Borneo da circa quindici anni. Dronkers è ora in pensione, ma rimane l’azionista di maggioranza. A marzo ha venduto il suo ultimo coffee shop Sensi, quello di Henegouwerlaan a Rotterdam, dove tutto è iniziato. Ora si concentra su Hempflax, Sensi Seeds e sui musei.

All’inizio di quest’anno, Dronkers ha dichiarato all’emittente olandese Rijnmond: “Ho 75 anni, ho dedicato cinquant’anni della mia vita a tutto questo e avevo ragione al cento per cento. Dicevano che ero pazzo, ma non lo ero poi così tanto. Ora ci sono coffee shop legali e marijuana legale.

Sono stato arrestato con un pezzo di hashish e sono stato sbattuto in prigione per tre giorni. Riuscite a immaginare che cosa succederebbe oggi?”.

Un campo Hempflax traboccante di canapa industriale (foto per gentile concessione di Agro Chemistry).
Il Cannabis College di Amsterdam (ora chiuso).

Coltiviamo

IL FILTRO CRITICO Perché i coltivatori di cannabis hanno più che mai bisogno di orientamento scientifico

Dopo quattro decenni d’insegnamento sulla coltivazione della cannabis, ho assistito a un’esplosione di informazioni senza precedenti. I coltivatori di oggi si trovano di fronte a un paradosso: abbiamo più dati che mai, ma distinguere le scoperte rivoluzionarie dal clamore pubblicitario non è mai stato così difficile. Le stesse piattaforme digitali che hanno democratizzato la conoscenza della coltivazione ci sommergono ora di consigli contrastanti, pseudoscienza e vera e propria disinformazione.

Ecco perché la nostra community tutelata sulla cannabis non si limita a evitare la censura, crea un filtro scientifico che separa il segnale dal rumore.

La crisi del sovraccarico di informazioni Ogni settimana c’è qualcuno che afferma di aver scoperto il “segreto” per ottenere il 40% di THC o di aver “dimostrato” come una nuova tecnica raddoppi la resa. I forum traboccano di resoconti aneddotici. I canali YouTube promuovono prodotti con una base scientifica discutibile. Diversi influencer dei social media con esperienza limitata nella coltivazione offrono consigli a centinaia di migliaia di follower.

Nel frattempo, le legittime scoperte scientifiche nel campo della genomica della cannabis, della resistenza ai patogeni e dell’ottimizzazione della coltivazione vengono sepolte dal rumore algoritmico o bloccate dietro paywall accademici cui la maggior parte dei coltivatori non può accedere. Il risultato? I coltivatori sprecano denaro in prodotti inefficaci, implementano tecniche basate su dicerie e perdono autentiche innovazioni che potrebbero rivoluzionare le loro coltivazioni. Ho visto coltivatori spendere migliaia di euro in attrezzature inutili, ignorando tecniche gratuite supportate da ricerche solide.

Perché è importante l’orientamento scientifico: esempi dal mondo reale Lasciate che vi illustri perché avere degli scienziati nella nostra community cambia tutto.

Marcatori genomici e selezione delle varietà

I recenti progressi nella genomica della cannabis hanno individuato alcuni marcatori genetici particolari associati a caratteri auspicabili: produzione di cannabinoidi, profili terpenici, resistenza alle malattie, tempo di fioritura e tolleranza allo stress. Ma cosa significa questo per tutti voi?

Il Dottor Gary Yates, esperto in genetica della cannabis con un dottorato di ricerca presso l’Università di Durham, specializzato nella biosintesi dei cannabinoidi, è in grado di tradurre queste scoperte accademiche in criteri di selezione pratici.

Invece di scegliere le varietà in base alle descrizioni commerciali o a previsioni fenotipiche inaffidabili, avrete la possibilità di capire quali marcatori genetici contraddistinguono le piante che produrranno con tutta probabilità i caratteri desiderati.

I ricercatori hanno individuato per esempio i geni che controllano la densità dei tricomi e i percorsi di biosintesi dei cannabinoidi. Gli scienziati della nostra community possono spiegare come queste scoperte vi aiutino a selezionare con sicurezza il materiale per la riproduzione o a scegliere varietà commerciali, anziché scommettere su descrizioni dei semi che potrebbero non riflettere la genetica effettiva.

Resistenza ai patogeni e salute delle piante

Di recente la ricerca sui patogeni della cannabis è esplosa e gli scienziati hanno individuato alcuni meccanismi di resistenza all’oidio, alla botrite, al fusarium e ad altre malattie con cui devono fare i conti i coltivatori.

Gli studi accademici rivelano le cultivar che possiedono geni di resistenza naturale e il motivo per cui alcune pratiche di coltivazione favoriscono o sopprimono lo sviluppo delle malattie.

Tuttavia, gli articoli scientifici scritti per altri scienziati non spiegano come implementare queste scoperte nella propria stanza di coltivazione. È qui che diventano preziosi i consulenti scientifici. Possono spiegare:

• Quali varietà possiedono una resistenza documentata ad alcuni agenti patogeni particolari nella vostra regione

• Come interagiscono le condizioni ambientali con la resistenza genetica

• Se i nuovi prodotti di controllo biologico funzionano davvero o se fanno solo molta scena

• Perché alcuni rimedi “collaudati” dai forum online potrebbero contribuire a peggiorare i problemi

Ho visto coltivatori lottare per anni contro un oidio ricorrente, provando un prodotto dopo l’altro sulla base dei consigli trovati sui forum. Uno scienziato che conosce la patologia delle piante può capire se il problema deriva dalle condizioni ambientali, dalla mancanza di resistenza genetica o da approcci di trattamento inefficaci, risolvendo spesso problemi che hanno afflitto i coltivatori per intere stagioni di coltivazione.

Scienza dei nutrienti e dichiarazioni sui concimi Il mercato dei concimi è invaso da prodotti che promettono risultati straordinari. “Stimolatori della fioritura”, “potenziatori dei terpeni” e “amplificatori della resina” promettono risultati miracolosi. Alcuni offrono vantaggi reali. Molti sono nutrienti di base riconfezionati a prezzi elevati. Come distinguerli?

Gli scienziati che capiscono la fisiologia delle piante e la biochimica dei nutrienti possono valutare tali prodotti in base alle loro formulazioni effettive e ai loro meccanismi d’azione, e non in base al linguaggio usato nel marketing. Possono spiegare quali prodotti agiscono sui reali fattori limitanti nella coltivazione della cannabis e quali invece sfruttano le speranze dei coltivatori senza alcun fondamento scientifico.

Prendiamo in esame i prodotti per il “flushing”: lo studio condotto da Rx Green Technologies non ha riscontrato differenze significative nel contenuto di THC, nei profili terpenici o nel contenuto minerale fra la cannabis sottoposta a flushing e quella non sottoposta a flushing. Eppure le aziende continuano a commercializzare costose “soluzioni per il flushing” che presumibilmente “eliminano i nutrienti dalle cime”, cosa che la biologia vegetale di base ci dice essere impossibile. Gli scienziati aiutano a evitare di sprecare denaro in prodotti che contraddicono la fisiologia vegetale fondamentale.

L’anello mancante: dal laboratorio alla stanza di coltivazione

La ricerca accademica condotta sulla cannabis ha subito una forte accelerazione. Università e istituti di ricerca pubblicano infatti centinaia di studi ogni anno. Questa ricerca affronta questioni critiche: spettri luminosi ottimali, strategie d’irrigazione, gestione integrata dei parassiti, manipolazione post-raccolta e innumerevoli altri temi. Il problema? Questi studi sono scritti per altri ricercatori, pubblicati su riviste che richiedono costosi abbonamenti e presentati con un linguaggio tecnico che presuppone un’ampia conoscenza di base.

Io posso mettermi a leggere questi articoli, ma non sono uno scienziato esperto. Potrei interpretare erroneamente il significato statistico, trascurare importanti limitazioni o applicare i risultati in maniera non idonea a contesti di coltivazione diversi. Ancora peggio, potrei perdere studi fondamentali perché non so dove cercare o quali riviste seguire.

Questo anello mancante costa ai coltivatori soldi reali e opportunità perse. I consulenti scientifici colmano tale divario, monitorando la letteratura scientifica, individuando le scoperte rilevanti e spiegando le applicazioni pratiche in un linguaggio comprensibile ai coltivatori.

Costruire la rete di consulenti scientifici

Nel 2018 il Dottor Jeremy Warren ha scoperto l’Hop Latent Viroid (HpLVd).
Dominique van Gruisen, CEO di Innexo, BV (a destra) mostra a Jorge Cervantes (al centro) la terza settimana di fioritura su piante di prova non vegetative (in crescita).

La nostra community tutelata di coltivatori di cannabis potrà fruire di contributi regolari di scienziati di diverse discipline: Biologi vegetali che capiscono la fisiologia della cannabis, le risposte allo stress e i processi di sviluppo. Possono spiegare come le piante rispondono effettivamente alle tecniche di coltivazione, alle condizioni ambientali e alle pratiche colturali.

Genetisti e selezionatori come il Dottor Gary Yates sono in grado di demistificare la genetica della cannabis, spiegare le strategie di selezione e aiutare i coltivatori a capire il significato reale dei risultati dei test genetici.

Patologi vegetali che studiano le malattie della cannabis e possono consigliare strategie di prevenzione e trattamento basate su evidenze scientifiche, anziché seguire l’approccio per tentativi attualmente utilizzato dalla maggior parte

no a domande specifiche e aiutano i coltivatori ad applicare i principi scientifici alle loro particolari situazioni.

Il vantaggio della revisione fra pari La formazione scientifica non riguarda solo la conoscenza, ma anche la metodologia. Gli scienziati sanno valutare le prove, individuare gli studi validi rispetto a quelli che non lo sono, riconoscere quando le dimensioni del campione sono eccessivamente limitate per poter trarre conclusioni e individuare i difetti metodologici che invalidano i risultati.

La nostra community implementerà la revisione tra pari per le principali dichiarazioni sulla coltivazione e le raccomandazioni sui prodotti. Prima di promuovere qualsiasi tecnica o prodotto in quanto efficace, faremo valutare le evidenze sottostanti da scienziati. Questo tutelerà membri da:

dei coltivatori.Chimici analitici che capiscono l’analisi dei cannabinoidi e dei terpeni, aiutando i coltivatori a interpretare i risultati di laboratorio e a ottimizzare la produzione per profili chimici specifici.

Scienziati del terreno in grado di spiegare la complessa microbiologia dei substrati di coltivazione, aiutando i coltivatori a costruire zone radicali sane, che utilizzino terreni vivi o sistemi idroponici.

Ricercatori in orticoltura che studiano l’ottimizzazione della coltivazione e che possono condividere i risultati prima che diventino di dominio pubblico, offrendo ai membri della community vantaggi competitivi grazie all’adozione precoce di tecniche collaudate.

Non si tratta di personalità lontane che tengono lezioni dalle loro torri d’avorio. Sono esperti accessibili che partecipano ai dibattiti, rispondo-

• Studi selezionati con cura che ignorano ricerche contraddittorie

• Statistiche interpretate in modo errato che sopravvalutano gli effetti

• Ricerche finanziate dall’industria che nascondono conflitti di interesse non divulgati

Relazioni aneddotiche scambiate per prove affidabili

Questo non significa ignorare l’esperienza dei coltivatori: decenni di conoscenze sulla coltivazione provengono dai coltivatori che hanno notato dei modelli molto prima che li studiassero gli scienziati. Distingueremo però fra “questo ha funzionato per me” e “questo ha dimostrato di funzionare in modo coerente”.

Rimanere al passo con la velocità dei progressi La scienza della cannabis si evolve in modo rapido. Le tecniche di cui parlavo dieci anni fa sono state sostituite da approcci migliori supportati dalla ricerca.

Prodotti che ritenevo essenziali si sono rivelati superflui. Metodi che avevo scartato come espedienti si sono dimostrati efficaci sotto il profilo scientifico.

Senza un orientamento scientifico, i coltivatori rischiano di rimanere indietro o, peggio, di continuare a seguire pratiche che la ricerca ha dimostrato essere inefficaci o controproducenti.

La nostra community garantisce ai membri un aggiornamento costante mediante:

• Riepiloghi mensili delle ricerche che illustrano le scoperte recenti

Analisi condotte da esperti sulle tecnologie di coltivazione emergenti

Recensioni critiche su nuovi prodotti e tecniche

Aggiornamenti quando le pratiche consolidate vengono messe in discussione da nuove evidenze

Il lancio: una community scientifica tutelata

A novembre lanceremo la community di coltivatori Jorge Cervantes, uno spazio digitale protetto in cui l’educazione scientifica sulla cannabis può progredire senza censura da parte della piattaforma e senza interferenze algoritmiche.

La community offrirà sessioni live regolari che mi vedranno al fianco di ospiti scientifici a rotazio-

ne, dove i miei quarant’anni di esperienza nella coltivazione s’intrecceranno con competenze di ricerca all’avanguardia. I membri avranno accesso diretto a scienziati che potranno rispondere a domande particolari sulla loro coltivazione, spiegare in termini semplici risultati di ricerca complessi e aiutare a implementare tecniche comprovate.

Stiamo creando la risorsa che avrei voluto esistesse quando ho iniziato a coltivare: un luogo in cui l’esperienza e la scienza collaborano anziché competere, dove i coltivatori trovano informazioni affidabili senza doversi districare fra il rumore del marketing e dove la conoscenza avanza attraverso l’evidenza piuttosto che attraverso la ripetizione di leggende rassicuranti.

Perché è più importante che mai L’industria della cannabis si sta professionalizzando. Le attività su larga scala impiegano scienziati e dispongono delle risorse necessarie per implementare subito i risultati della ricerca. I coltivatori domestici e i piccoli coltivatori rischiano di rimanere indietro senza avere accesso equivalente alle competenze.

Cosa ancora più importante, i sistemi d’intelligenza artificiale che raccolgono le nostre conoscenze censurando i nostri contenuti non possono sostituire gli scienziati umani che comprendono il contesto, le sfumature e l’applicazione pratica.

Abbiamo bisogno di veri esperti che possano spiegare perché le tecniche funzionano, non solo che funzionano: esperti che possano adattare i consigli alla vostra situazione in particolare anziché offrire consigli validi per tutti.

Il futuro della coltivazione della cannabis appartiene ai coltivatori che sanno coniugare l’esperienza e la comprensione scientifica. Non tutti devono diventare scienziati, ma traggono senz’altro vantaggio dall’avere degli scienziati nel proprio team.

Unisciti alla rivoluzione nell’educazione sulla cannabis

Il lancio della nostra community avverrà a novembre. Stiamo costruendo qualcosa di inedito: un rifugio scientifico in cui la conoscenza della coltivazione della cannabis progredisce attraverso le evidenze, in cui i coltivatori trovano un orientamento affidabile senza censura e in cui il divario fra il laboratorio di ricerca e la stanza di coltivazione viene finalmente colmato.

Iscriviti per ricevere aggiornamenti e anteprime su marijuanagrowing.com.

Ricevi una notifica quando si aprono le iscrizioni, ricevi contenuti esclusivi prima del lancio e unisciti a noi nella creazione del futuro della coltivazione della cannabis basata sulla scienza. Dopo oltre 40 anni di lotta per l’accessibilità alla conoscenza, sono più entusiasta di questa community che di qualsiasi altra cosa abbia mai costruito.

La domanda non è se sia possibile coltivare cannabis senza un orientamento scientifico: molti lo fanno con successo. La domanda è: perché scegliere di farlo quando finalmente è possibile accedere alle competenze necessarie?

Jorge Cervantes, Formatore sulla coltivazione della cannabis Oltre 40 anni di esperienza nella coltivazione

Il Dottor Gary Yates (a destra) e Jorge condividono informazioni durante il tragitto verso GrowTech ad Amsterdam nel 2022.
Impronta genetica del seme, utilizzata per distinguerne il sesso, ripresa con una fotocamera ad alta velocità in primo piano.

Award-Winning cannabis cultivation author Jorge Cervantes teams up with Seedsman for a FREE, comprehensive digital book on home growing.

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Co-Authors

Chief Scientific Officer, Dr. Gary Yates

Stefan Meyer

Table of Contents

• Cannabis Botany

• Life Cycle of Cannabis

• Cannabis Seeds & Seedlings

• Plan Your Garden

• Grow Room Setup

• Twelve-week Garden

• Harvest, Manicuring, Drying, Curing & Storage

• Diseases, Pests & Problems

JORGE CERVANTES

Author Marijuana Horticulture.

Legendary Jorge Cervantes, published in eight languages sold over a million copies worldwide.

Home Growing

I COLORI DELLA CANNABIS

Una delle caratteristiche più affascinanti delle piante di cannabis è la loro capacità di assumere una vasta gamma di colorazioni differenti dal classico verde. Queste possono variare dal giallo chiaro, come in alcune varietà di canapa industriale, fino al viola scuro delle classiche purple passando per tutte le tonalità del rosso. La pigmentazione può assumere differenti livelli di intensità ed essere distribuita in maniera differente tra le porzioni della pianta, in modo tale da dipingere le nostre coltivazioni delle sfumature più varie.

La classe di composti a cui si deve la classica colorazione è quella delle antocianine, sostanze naturalmente prodotte dalle piante e necessarie a proteggerle dagli stress. Le antocianine e più in generale i flavonoidi, gruppo a cui appartengono, sono noti per fornire alla pianta un effetto protettivo nei confronti dell’eccessiva intensità luminosa, delle basse temperature, dell’attacco di insetti o di funghi.

Questa pigmentazione è diffusa anche tra alcune selezioni di canapa industriale ed è proprio in alcune selezioni di canapa che i ricercatori hanno identificato numerosi geni putativi alla base di questo carattere. Nello studio pubblicato nel 2023 e condotto da un gruppo di ricerca italiano (Bassolino, L.; Fulvio, F.; Pastore, C.; Pasini, F.; Gallina Toschi, T.; Filippetti, I.; Paris, R. When Cannabis sativa L.

Turns Purple: Biosynthesis and Accumulation of Anthocyanins. Antioxidants 2023, 12, 1393) tra le numerose selezioni di cannabis analizzate sono stati identificati alcuni geni coinvolti nella sintesi e nell’accumulo di alcuni pigmenti specifici nelle piante che comunemente denominiamo purple. L’interesse scientifico nei confronti delle antocianine nasce dalla loro importanza a fini salutistici e per il loro effetto protettivo sulle piante, più che per il loro utilizzo a fini ornamentali.

Una caratteristica molto particolare e anche abbastanza rara che si può notare in alcune selezioni moderne, è la presenza di pigmenti violacei anche all’interno dei tricomi. La presenza di questo carattere solo in pochissime delle selezioni moderne dall’aspetto purple e la facilità con cui questo tratto viene perso facendo incroci con altre piante, suggerisce che sia il risultato di attento processo di selezione. Se osservassimo più da vicino i tricomi di un certo numero di queste varietà potremmo identificare differenti livelli di colorazione. La distribuzione di questi tricomi colorati sulle poche piante che li producono può variare di

molto anche tra individui strettamente imparentati tra loro, tanto che possono presentare alcuni di questi tricomi dal colore viola anche su piante all’apparenza di colore verde.

Una domanda che sorge spontanea è perché le antocianine vengano accumulate anche nei tricomi ghiandolari. Le antocianine note per produrre la colorazione viola in cannabis sono composti facilmente solubili in acqua e che le piante accumulano in generale nei loro vacuoli. Al contrario le ghiandole dei tricomi dovrebbero contenere principalmente composti come i cannabinoidi e i terpeni. Una possibile spiegazione è che le antocianine vengano traslocate passivamente assieme al flusso di nutrienti che normalmente avviene con le cellule alla base del tricoma. La presenza di antocianine idrosolubili assieme ai cannabinoidi all’interno delle ghiandole potrebbe anche spiegare l’aspetto tendenzialmente opaco di questi tricomi. Una spiegazione alternativa è che i composti colorati accumulati appartengano ad una classe di sostanze differente dalle antocianine ma con cui condividono alcuni geni che ne regolano l’espressione. Data la

presenza all’interno dei tricomi ghiandolari alcuni composti candidati potrebbero appartenere alle sostanze volatili. Un classico esempio in natura di sostanze volatili che possono assumere una colorazione blu intensa sono gli azuleni, estratti da alcune specie di camomilla, artemisia e eucalipto, il cui profumo viene descritto fruttato alla mela e balsamico. Sia che si tratti di sostanze già note come gli antociani, sia che si tratti di nuovi composti non ancora caratterizzati in cannabis, appare che l’espressione di questo carattere dei tricomi colorati abbia una forte base genetica. Notoriamente la produzione di antocianine può essere stimolata manipolando fattori come la temperatura ambientale, l’intensità luminosa e i livelli di raggi ultravioletti. Al contrario i tricomi pigmentati non sembrano influenzati dai parametri ambientali ma quasi unicamente da fattori genetici.

Lo studio delle piante che mostrano questo tratto merita di essere approfondito, sia per la possibilità che si tratti di composti non ancora identificati in cannabis sia che si tratti delle medesime antocianine prodotte a livello fogliare. Oltre all’identificazione di questi composti rimane anche da chiarire quali siano i fattori che ne influenzano l’espressione e se la loro presenza nei tricomi possa in qualche modo fornire una protezione alle piante.

Tralasciando l’aspetto estetico, la presenza di elevate percentuali di antocianine o altre sostanze all’interno dei tricomi potrebbe influire sui livelli dei cannabinoidi e potenzialmente ridurre gli effetti terapeutici; d’altra parte è anche possibile che si tratti di nuovi composti derivati o meno delle antocianine, presenti in piccole quantità e con un potenziale campo di applicazione pari a quello dei cannabinoidi secondari.

Gorilla Zkitllez - Photo: Barney's Farm.
TROPICANNA POISON XL AUTO –Photo Sweet Seeds.
Purple Punch OG XL Auto – Photo Sweet Seeds.

Imprenditori della cannabis

GUANOKALONG, LA FORMULA N-P-K

Intervista con ‘Batman’, il cacciatore di guano

Soft Secrets intervista l’olandese

Egbert van Meggelen, titolare e amministratore delegato e direttore di Guanokalong, azienda specializzata in concimi a base di guano di pipistrello. Egbert supervisiona la produzione e la distribuzione di tutti i prodotti Guanokalong e GK-

Organics, concentrandosi su fertilizzanti biologici al 100% provenienti da regioni come Giava e Madagascar. Ha fatto una chiacchierata con Soft Secrets per parlare della sua affascinante attività.

SS: Egbert, quali sono i principali vantaggi dell’utilizzo del guano di pipistrello nella coltivazione della cannabis?

Egbert: Il guano di pipistrello è davvero unico; non esiste nessun altro concime organico simile. Contiene naturalmente la “santa trinità” di nutrienti di cui le piante hanno bisogno: N-P-K (azoto, fosforo e potassio). L’azoto stimola la crescita delle foglie, il fosforo favorisce lo sviluppo delle radici e il potassio mantiene la pianta in salute.

Il nostro prodotto, Guanokalong® in polvere, agisce anche come regolatore del terreno. Con solo l’1% di guano nel substrato di coltivazione (1 kg per 100 litri), è possibile riutilizzare lo stesso terreno più volte: una scelta estremamente sostenibile. Numerosi coltivatori utilizzano anche i prodotti Guanokalong® per creare i propri sistemi con “terreno vivo”. Questi ecosistemi crescono senza sostanze chimiche e i nostri prodotti sono fondamentali per questo approccio più biologico. La regola è semplice: l’1% di Guanokalong® in tutte le miscele di substrati di coltivazione.

Esiste anche del guano che non proviene dai pipistrelli. Che differenze ci sono?

Sì, ne esistono diversi tipi. Il guano di uccelli marini è l’alternativa più diffusa. È ricco di azoto e viene raccolto in luoghi sorvolati da molti uccelli, come scogliere o isole. Esiste anche il guano fosfatico, che si trova sulle isole coralline. È ricco di fosforo ma contiene poco azoto. Era ampiamente utilizzato nell’industria per produrre perfosfati. Ci sono anche alcune tipologie rare di guano, come quello di foca. Ciò che rende speciale il guano di pipistrello è la sua varietà, che dipende dalla dieta e dall’habitat dei pipistrelli. Nel corso del tempo, si mineralizza all’interno delle grotte, arricchendosi ulteriormente. Questa trasformazione naturale lo rende un concime di qualità superiore.

Sebbene il guano di pipistrello sia ottimo, può provocare alcuni incidenti. E questi in genere riguardano chi raccoglie il guano da sé. È sicuro farlo da soli?

In una parola: no. Raccogliere il guano da soli comporta gravi rischi, soprattutto a causa di un fungo chiamato Histoplasma, che vive negli escrementi dei pipistrelli. Se se ne inalano le spore, si può contrarre l’istoplasmosi, una pericolosa patologia respiratoria.

Il guano secco può rilasciare queste spore quando viene spostato. Pertanto, solo personale qualificato e dotato dell’attrezzatura adeguata dovrebbe raccogliere o pulire il guano. Se trovate del guano nella vostra casa, soffitta o capanno, è meglio chiamare esperti in fauna selvatica o di disinfestazione. Non vale la pena correre rischi.

In pochi sanno che solo il guano proveniente dal Madagascar e da Cuba è considerato sicuro.

È vero. Il guano proveniente da questi due Paesi soddisfa i requisiti di salute e sicurezza stabiliti dall’Unione Europea. Altri Paesi possono disporre di guano di qualità, ma se non è certificato dall’UE, non può essere importato legalmente. Ho avuto la fortuna di poter importare dal Madagascar.

A volte, i fornitori di altre regioni non approvate dall’UE non sono riusciti a entrare in mercati come gli Stati Uniti o il Giappone. Gli standard sono severi, ma sono necessari per garantire qualità, sicurezza e responsabilità ambientale.

‘Batman’ Egbert van Meggelen.
Egbert durante una gita in Madagascar, con la sua scorta personale.
H. Madera

Come scegliete i vostri fornitori?

Lavoriamo solo con fornitori approvati dall’UE, il che restringe le opzioni in modo notevole. Non si tratta solo di qualità, ma anche di sicurezza, tracciabilità e rapporti a lungo termine.

Devono soddisfare standard molto severi: dal modo in cui raccolgono e lavorano il guano a come lo conservano. Non ci sono scorciatoie. È un business in cui la fiducia è tutto.

In quali formati è disponibile Guanokalong®?

La polvere Guanokalong® è disponibile in vari formati: 500 grammi, 1 kg, 3 kg, 5 kg, 25 kg e persino sacchi grandi fino a 1.000 kg. Cerchiamo di offrire prodotti adatti sia ai coltivatori amatoriali che ai professionisti.

Esiste guano più giovane e più maturo. Lo estraete separatamente per prodotti diversi?

Tutto il guano importato nell’UE deve essere decomposto. Il guano fresco, che ha un forte odore di ammoniaca e può contenere fino al 10% di azoto, non è consentito.

Abbiamo visitato il Maki Park, poi abbiamo percorso 1.000 km lungo la Strada Nazionale 7 per raggiungere Tulear.

In alcuni tratti è stata dura, ma il paesaggio era incredibile: montagne, fiumi e parchi naturali. Abbiamo poi dovuto camminare 7 km su un terreno difficile fino alla grotta. L’ultima parte era una salita irta fra rocce e scogliere. Prima di entrare, abbiamo partecipato a un rituale religioso tribale con tabacco e rum, dedicato allo spirito della grotta. Una volta dentro, abbiamo visitato diverse stanze, alcune piene fino al soffitto di guano accumulato nel corso di varie generazioni. Era surreale. E poi ci siamo incamminati per tornare indietro.

Oltre al guano, avete sviluppato altri prodotti. Quali sono i più richiesti?

La polvere Guanokalong® rimane il nostro prodotto di punta. Anche l’estratto è molto richiesto.

E poi c’è il nostro primo prodotto: i pellet GK. A un certo punto ho pensato d’interromperne la produzione, ma il mercato non me lo ha permesso. Le piante e i coltivatori li adorano!

Altri prodotti che vanno alla grande sono: Kalong Grow & Bloom, Veg Pearls e Palm Ash. Tutti questi prodotti s’integrano alla perfezione con la polvere, soprattutto se si creano

Con l’invecchiamento, il guano si mineralizza: il materiale organico si decompone e rilascia sostanze nutritive. Nelle grotte si formano strati ricchi di fosfati, solfati e altri minerali. Questo processo d’invecchiamento è fondamentale: rende le sostanze nutritive più disponibili per le piante. In sostanza, trasforma i rifiuti organici in una potente fonte di nutrimento per le piante.

Come è nata l’idea di visitare il vostro fornitore in Madagascar?

Erano anni che volevo andarci. Ma prima c’è stata una pestilenza, poi mi sono ammalato, poi è arrivata la pandemia di Covid-19. Finalmente, l’anno scorso, è andato tutto a posto. Dopo il Covid, il nostro precedente fornitore è fallito e ho aiutato il nuovo team a ricostruire l’attività. Per me era molto importante essere presente, non solo come acquirente, ma anche come partner.

Raccontaci un po’ le tappe di questo viaggio.

È stato un viaggio intenso ma indimenticabile. Siamo arrivati ad Antananarivo il giorno dell’Indipendenza; le strade erano piene di vita.

Cosa avete visto all’interno delle grotte di estrazione?

Siamo riusciti a entrare in diverse stanze, tutte ricoperte di guano, da strati mineralizzati molto antichi a depositi più recenti. Non ci siamo rimasti a lungo, ma è stato davvero impressionante. È stata un’esperienza sacra ed estremamente commuovente.

Ti sono venute nuove idee dopo quella visita?

Sì. Un’idea molto chiara: dobbiamo continuare a farlo a tutti i costi. Ne vale davvero la pena.

ecosistemi “organici vivi”, il che è già diventato uno stile di vita per molti. E poi c’è il nostro Guanokalong® Complete Mix Soil. Non è semplice terriccio con un po’ di guano, è una miscela ben bilanciata di torba bianca e nera, humus di lombrico e il nostro caratteristico 1% di guano. È vero terriccio, per risultati reali.

C’è qualcosa che vorresti dire ai lettori di Soft Secrets?

Sì, grazie a tutti i lettori. Dopo tutti questi anni, è stata un’avventura fantastica. Spero che continueremo a condividere storie e a crescere insieme per molti anni a venire.

Una guida locale riposa all’ingresso di una grotta di pipistrelli.
Egbert ispeziona alcuni strati di guano mineralizzato nelle profondità di una grotta.

Cannabis terapeutica: essere un paziente nella Germania post legalizzazione

David Steffensky ha 34 anni e vive nella provincia del Saarland, nel sud ovest della Germania al confine con la Francia. In seguito ad uno sforzo eccessivo sul lavoro, dal 2016, questo tedesco soffre di dolori neuropatici cronici e di infiammazioni permanenti alla zona lombare. Una condizione clinica che aveva bandito David dal godimento della vita quotidiana, un dolore che non gli permetteva nemmeno di compiere le operazioni più comuni e che quindi lo aveva intaccato profondamente sia dal punto di vista fisico che mentale. Nell'aprile dell'anno scorso, però, la Germania legalizza la cannabis e si trasforma nel principale mercato europeo per la cannabis medica stimato, nel 2025, a 670 milioni di euro, con 80 tonnellate di fiori di cannabis importati solo nella prima metà del 2025 e un aumento del 400% rispetto all'anno precedente.

Come si trova un paziente con una necessità vitale di cannabis in un paese nel quale questa pianta è stata legalizzata?

Lo abbiamo chiesto a David, affinché i pazienti del nostro paese comprendano che altre strade al di fuori del monopolio sono percorribili e certamente preferibili...

Intanto cominciamo dal trattamento ortodosso che ti hanno proposto prima della cannabis.

Quali effetti collaterali avevano i farmaci che assumevi prima di scoprire la cannabis medica?

Ho utilizzato differenti medicine e mi sono stati prescritti anche gli oppiacei.

Consumandoli ero spesso molto stordito, stanco e privo di energia. Inoltre soffrivo di tachicardia e difficoltà respiratorie.

Ma l'aspetto peggiore è che ho sperimentato tutte queste conseguenze nefaste senza un vero impatto positivo sul dolore che continuava a perseguitarmi tutto il giorno.

Cosa è cambiato da quando hai ricevuto la tua prima prescrizione di cannabis medica?

Non è stato facile perché il mio medico curante non me ne aveva mai parlato ed è stato un infermiere a consigliarmi di provarla. Il mio stato generale di salute, comunque, è migliorato radicalmente grazie alla marijuana.

Sono tornato ad essere in grado di lavorare, a svolgere le mie attività quotidiane senza soffrire di dolori e senza gli effetti collaterali che avevo con altri farmaci.

Finalmente posso svolgere di nuovo anche attività sportiva, così come posso uscire tra la gente senza dovermi nascondere a causa del dolore. La cannabis medica ha cambiato la mia vita.

Cosa prevede la tua prescrizione mensile di cannabis?

Attualmente ricevo 18 g di estratto di Live Rosin FE800 da vaporizzare [Ndr. Prodotto da DEMECAN produttore autorizzato tedesco, esclusivamente da materiale vegetale fresco, congelato rapidamente ed estratto esclusivamente tramite processi meccanici, senza l'uso di solventi chimici, preservando l'intero profilo dei principi attivi.

Il risultato è un estratto cremoso e ad alta potenza, contenente oltre il 90% di composti attivi, inclusi cannabinoidi e terpeni.

Demecan produce questo estratto secondo le norme GMP farmaceutiche estraendolo da un cultivar a predominanza Indica con circa 80% THC, <5% CBD ed un contenuto di terpeni di circa 6%] e 30 capsule da 0,5 g ciascuna, che svapo durante il giorno quando sento riapparire i dolori.

A quali prodotti hai diritto e li paghi di tasca tua o tramite l’assicurazione

sanitaria?

Qualche tempo fa un perito medico ha stabilito che tutti i miei estratti vengano pagati dalla mia assicurazione sanitaria.

Ricevo infatti tutti i miei medicinali mensili coperti – grazie a Dio – dall’assicurazione, con solo un piccolo contributo aggiuntivo.

Se l'assicurazione non coprisse i costi potresti permetterti questa cura?

Privatamente non potrei permettermi questa terapia.

Perché? Quale spesa comporta mensilmente?

Stimo che l’assicurazione sanitaria debba coprire tra i 7.000 euro e i 9.000 euro su base mensile.

Il nuovo governo ha recentemente deciso l'obbligo di un consulto medico in presenza per la prima prescrizione ed il divieto di spedizione postale per le infiorescenze.

Cosa ne pensi di questi cambiamenti?

Penso che, trattandosi di una sostanza stupefacente, dovrebbe essere consegnata solo di persona direttamente al paziente malato.

Fino a questo cambiamento, sul web era possibile ordinare cannabis medica in maniera quasi automatica, ma senza un vero controllo sull'identità di chi acquistava.

Potenzialmente anche un minorenne potrebbe acquistare senza controllo alcuno, perché nessuno chiede o verifica il documento di identità.

Al momento anche i criminali riescono ad accedere a farmaci contenenti cannabinoidi e questo non dovrebbe essere possibile.

E' sicuramente necessario un controllo delle identità per dare credibilità al sistema, ma una volta chiarito questo aspetto, sarebbe necessario ristabilire la liceità della spedizione postale in quanto maniera più semplice per ottenere la medicina senza troppe fatiche da parte di noi pazienti.

Non tutti sono in grado di spostarsi e questo potrebbe diventare un problema serio per accedere alla cannabis.

Un'idea potrebbe essere quella di creare una rete di farmacie locali che possano servire i pazienti direttamente sul posto evitando loro di compiere spostamenti non necessari e spesso proibitivi a seconda del quadro clinico di ogni paziente.

HEADY GLASS BLOWING

ART, PARTE I Non è solo una storia americana

Probabilmente questo è uno dei ritornelli più cantati dai fan dei The Grateful Dead, una delle band simbolo della controcultura. Shakedown Street non era solo il titolo di una canzone ma era anche il nome con cui la tribù dei loro fan, i Deadheads, indicavano l'area esterna circostante i concerti che si trasformava in un mercatino spontaneo dove incontrarsi, socializzare e scambiare beni per finanziare la prossima tappa del tour.

A Shakedown Street si poteva trovare di tutto, anche marijuana e bellissime pipe di vetro dai colori psichedelici per fumarla, infatti è proprio da qui che inizia la storia di Bob Snodgrass e del movimento Heady Glass, l'arte del vetro funzionale applicata alla creazione di magici strumenti per fumare cannabis e hashish.

Ma facciamo un lungo salto indietro nel tempo per capire come tutto ha avuto inizio.

VIAGGIO NEL TEMPO

La pianta di cannabis è originaria dell'Asia Orientale, più esattamente proviene da un altopiano tibetano e successivamente si è diffusa per tutto il territorio circostante. La relazione tra la cannabis e gli uomini che popolavano quelle terre ha radici nella notte dei tempi, prima come alimento e fibra per la tessitura e poi per le sue proprietà psicoattive.

Le prime testimonianze scritte risalgono agli antichi testi sacri indù datati tra il 2000 e il 1400 a.C., dove la cannabis veniva trattata sia dal punto di vista spirituale che da quello medicinale. Nei Veda non ci sono riferimenti diretti all'uso per inalazione e la modalità di consumo principalmente indicata era attraverso la preparazione di una bevanda sacra chiamata Bhang.

Probabilmente gli antichi avevano già sviluppato delle tecniche per fumare la cannabis, come l'impiego di grandi bracieri messi in funzione all'interno di luoghi chiusi, simile ad una primitiva Hot-Box. Ma dobbiamo aspettare circa il 400 a.C. per vedere alla luce il primo bong conosciuto nella Storia. Recentemente in Russia sono stati scoperti tra i vari reperti archeologici all'interno di una tomba Scita dei manufatti in oro simili a dei bong per fumare marijuana, ipotesi confermata dalle analisi condotte su alcune sostanze depositate all'interno. Gli Sciti erano un popolo nomade che viveva nella vasta steppa dell'Asia centrale e il loro rapporto con la cannabis come sostanza psicoattiva è tra i più antichi documentati; infatti lo storico greco Erodoto, già nel V secolo a.C., descrisse il ruolo della cannabis all'interno di rituali funerari

collettivi. Gli Sciti sono una delle popolazioni che più ha contribuito alla diffusione della cannabis in giro per il mondo, il nomadismo tipico di questo popolo gli spingeva a spostarsi in continuazione, con al seguito i loro rituali insieme a grandi scorte di marijuana.

GALYĀN

Galyan è un termine arabo che significa ribollire ed era utilizzato per indicare il tipico gorgoglio delle pipe ad acqua. Antenato del moderno narghilè, il galyan era uno strumento costituito da un serbatoio per l'acqua, un tubo che collega il braciere al serbatoio ed uno o più bocchini per aspirare il fumo. L'invenzione di questa tipologia di pipa ad acqua è incerta ma le fonti storiche riconducono le sue origini ancora una volta ad un popolo indoiranico, gli antichi persiani. La prima testimonianza scritta risale a circa il 1535 d.C. ad opera di un poeta persiano e sicuramente era utilizzato per fumare hashish, considerando che il tabacco è arrivato alcuni secoli più tardi in questa parte del mondo. È difficile dirlo con certezza ma probabilmente la storia del vetro funzionale per strumenti per fumare nasce proprio qui. Per realizzare i serbatoi dei galyan venivano utilizzati diversi materiali tra cui il vetro che già a quell'epoca veniva importato direttamente da Venezia, infatti la qualità del vetro dei mastri vetrai veneziani era di gran lunga superiore a quella disponibile nell'antica Persia.

APPRODO A MURANO

Quando si parla di vetro artistico è obbligatorio citare Murano e le sue vetrerie. La storia del vetro di Murano inizia nel 1291 quando la repubblica marinara di Venezia decretò lo spostamento di tutte le botteghe vetraie dal centro della città alla vicinissima isola di Murano per limitare i pericolosi incendi provocati da queste attività. La concentrazione di tutte le botteghe fu molto utile per custodire i segreti dell'arte del vetro grazie al quale i veneziani erano famosi in tutto il mondo. Basti pensare che tra le misure impiegate vi era il divieto per gli artigiani del vetro di lasciare l'isola senza uno specifico permesso che era molto difficile da ottenere. I maestri muranesi sono famosi per essere i creatori di alcune tra le maggiori innovazioni nella lavorazione del vetro, come il cristallo, il lattimo e la filigrana ma sono conosciuti soprattutto per l'arte del vetro soffiato. Sebbene la soffiatura del vetro ha origini che risalgono al I secolo a.C. in area siro-palestinese dove furono ritrovati i primi reperti che attestano questa tecnica, in epoca romana si diffuse in

Bob Snodgrass e il suo laboratorio ambulante, via Wikimedia Commons

tutto il mediterraneo orientale soppiantando le antecedenti tecniche dapprima utilizzate ma che risultavano poco versatili come la colatura del vetro fuso in stampi di argilla. La soffiatura del vetro veniva impiegata soprattutto per realizzare semplici utensili come vasi e contenitori per profumi ma durante il medioevo i maestri muranesi portarono la soffiatura del vetro ad un altro livello trasformandola in una vera e propria forma di arte. Gli oggetti realizzati attraverso una combinazione di tecniche diventavano dei pezzi artistici da ammirare, senza possedere un vera utilità.

LA PIETRA LIQUIDA

Il vetro è un materiale unico in natura, è un solido amorfo con una struttura atomica simile a quella di un liquido ma con proprietà meccaniche tipiche di un solido. Il vetro è composto principalmente dal silice ricavato dalla sabbia silicea e da altri ossidi, denominati fondenti o stabilizzanti, come l'ossido di sodio che serve per abbassare la temperatura di fusione del silice oppure quello di calcio che lo rende più resistente all'acqua e gli conferisce durezza. In base agli ingredienti utilizzati assume caratteristiche differenti. Il borosilicato è la tipologia di vetro più utilizzata dai soffiatori di heady glass, l'ossido di boro presente nella miscela aumenta la resistenza agli shock termici, perfetto per essere lavorato a lungo.

L'ARTE DEL VETRO SOFFIATO

La soffiatura del vetro è una tecnica di formatura del vetro attraverso la quale è possibile modellarlo. La tecnica si basa sull'immissione di piccole quantità di aria attraverso una canna da soffio in una porzione di vetro fuso che si trova avvolta alla sua estremità. In primo luogo il soffiatore di vetro immerge la canna nella fornace eseguendo un movimento rotatorio per raccogliere intorno alla sua estremità una massa di vetro fuso, dopo

di che inizia ad immettere piccoli soffi magici creando una bolla d'aria all'interno accompagnati da movimenti rotatori per continuare a modellare a suo piacimento la massa di vetro mantenendola calda con l'ausilio della fiamma di un cannello. A lavoro finito il pezzo realizzato viene inserito in un forno di ricottura per raffreddarlo lentamente ad una temperatura controllata ed evitare che si creino tensioni interne e renderlo più robusto.

IL PADRINO DEL VETRO

Siamo nel 1971 quando Bob Snodgrass, poco più che ventenne, si imbatte per la prima volta in quelle che sembravano delle pipe per fumare marijuana interamente fatte di vetro. Fu così che conobbe Chuck Murphy, il proprietario del negozio dove erano esposte le pipe e che da poco tempo aveva aperto i battenti in fondo alla strada dove viveva ad Akron, in Ohio. Chuck divenne presto il suo mentore, trasmettendogli la passione ed i segreti dell'arte del vetro soffiato. Nel 1974 Bob acquista il suo primo cannello e inizia ad affinare le sua abilità di soffiatore sviluppando nel corso degli anni nuove tecniche e stili. Snodgrass è stato il primo ad utilizzare il vetro borosilicato per realizzare pipe per fumare marijuana, inoltre è l'inventore del sidecar bubbler, una tipologia di pipa portatile con un piccolo serbatoio per l'acqua, la sua particolarità è che il boccaglio si trova al lato del serbatoio per evitare possibili schizzi d'acqua quando si aspira il fumo. Ma la sua scoperta più celebre è la tecnica del silver fuming, si tratta di una tecnica che impiega i fumi dell'argento riscaldato vaporizzandoli sul vetro caldo in fase di lavorazione, creando un effetto cangiante cioè una variazione del colore a seconda della luce o dell'angolo di osservazione. La cosa più sorprendente è che le pipe realizzate con questa tecnica cambiavano il colore ogni volta che venivano utilizzate per fumare. Immaginate

l'effetto psichedelico di vedere una pipa cambiare colore dopo aver dato una lunga boccata. Negli anni '80 Bob e sua moglie si mettono in viaggio a bordo di uno scuolabus, iniziano a frequentare i vari mercatini in giro per il paese e a vendere le magiche pipe da lui realizzate fino a quando un giorno si trovano ad assistere ad un concerto dei Grateful Dead e rimanendovi impressionati decidono di unirsi alla tribù dei loro fan che gli seguiva ovunque andassero in tour. Bob divenne ben presto famoso all'interno del circuito underground della Shakedown Street e non solo, grazie alle sue pipe dai colori cangianti attirò l'attenzione di molte altre persone finendo per creare una vera e propria scuola di pensiero. Durante una pausa dei Grateful Dead all'inizio degli anni '90 Bob approda in Oregon e affascinato dalla cultura e dall'ospitalità del posto decide di stabilirsi ad Eugene. Qui apre il suo primo laboratorio e da allora la città finì per diventare l'epicentro globale

dell'heady glass. Sono numerosissimi gli artisti soffiatori che hanno appreso da Bob e continuano a far parte della sua famiglia, nomi celebri come Jason Harris il fondatore della Jerome Baker Design Inc. oppure Jimi Cummins di Wicked Glass sono solo alcuni dei nomi che si sono ispirati al padrino del vetro. Bob Snodgrass è riuscito a dare un nuovo senso all'arte del vetro, insieme alle sue pipe che si distinguevano per le decorazioni con teschi psichedelici, ha dato vita ad un movimento che al giorno d'oggi coinvolge decine di migliaia di persone.

Questa storia, non solo americana, continuerà nel prossimo numero di Soft Secrets, sulle orme di altri artisti celebri come Banjo oppure il duo di fratelli Hashmasta Kut e Lucy Carson che alcuni gli indicano come i precursori del Dab Rig e di Chris Hubbard ritenuto uno dei maggiori esponenti del movimento europeo.

Soffiatori in azione durante la Dabs Attack in Barcellona, foto by Javideos.
Dab Rig psichedelici esposti durante la Dabs Attack in Barcellona, foto by Javideos.
Dettagli della soffiatura durante la Dabs Attack in Barcellona, foto by Javideos.

Intervista

STEVE DE ANGELO: UNA FILIERA CORTA È FONDAMENTALE PER LA CANNABIS

Steve De Angelo è attivista da quando la cannabis lo ha chiamato al suo servizio all'età di 13 anni. Già a quell'età, quest'italoamericano dal nonno abruzzese, sapeva che questa pianta avrebbe fatto a lungo parte della sua esistenza e, per questo motivo, ha dedicato la sua vita a legalizzarla. Soprannominato negli Stati Uniti: “Il padre dell'industria legale della cannabis” oggi abbiamo il piacere di ospitare il suo prezioso punto di vista per comprendere come regolamentare la cannabis e soprattutto come non farlo...

Ci racconti i tuoi inizi come attivista?

Sono un attivista per la cannabis da tutta la vita. Ho trascorso la prima metà della mia carriera a Washington DC, poi ho deciso di lasciare il Distretto di Columbia perché turbato dal fatto che il Congresso degli Stati Uniti avesse posto il veto alla legge sulla cannabis terapeutica, approvata con un referendum con il 69% dei voti a favore. Nel frattempo, due anni prima, nel 1996, la Proposta 215 era stata approvata in California e sembrava che la legge fosse in fase di attuazione. Così ho deciso di trasferirmi ed ho subito iniziato a pianificare l'apertura di un dispensario di cannabis terapeutica.

Come riuscivi a finanziare il tuo attivismo politico?

Ho sempre finanziato tutte le nostre attività politiche con i proventi della vendita di cannabis.

Spaccio e attivismo insomma, come si coniugavano nella California di allora?

Sono stato uno spacciatore clandestino di cannabis a livelli piuttosto alti, ma volevo davvero operare nella legalità. Nel 2006, ho ricevuto una delle prime sei licenze commerciali per la cannabis mai rilasciate negli Stati Uniti. Fu rilasciata a livello locale, dalla città di Oakland, all'epoca la città dove vivevo. Quella licenza fu la base per la nascita di un collettivo senza scopo di lucro: l'Harborside Health Center, che gestivo insieme alla mia famiglia e che è cresciuto fino a diventare il più grande dispensario di cannabis terapeutica al mondo. In dodici anni abbiamo servito oltre 350.000 persone.

Quali erano le priorità per i clienti del dispensario?

Il primo di questi è stato lo Steep Hill Laboratory. Eravamo consapevoli dell'importanza di poter testare il materiale prodotto, quindi abbiamo contattato tutti i laboratori di analisi commerciali della zona e, poiché sapevamo che l'avremmo fornita a persone con un sistema immunitario compromesso, abbiamo cercato di convincerli a testare la nostra cannabis. Sfortunatamente, nessuno di quei laboratori era disposto a fornire il servizio, perché, sebbene ciò che stavamo facendo fosse legale secondo la legge della California e nonostante avessimo una licenza rilasciata dalla città di Oakland, avevano paura della legge federale. Temevano che il governo federale li avrebbe attaccati, perseguiti penalmente per la manipolazione di sostanze controllate. Quindi si sono rifiutati di testare il nostro medicamento.

E come avete risolto?

Nel 2009 abbiamo deciso di aprire un nostro laboratorio di analisi. Così Harborside è diventato il primo posto al mondo a fornire ai pazienti cannabis testata. Abbiamo anche iniziato a essere contattati da tutte le aziende con cui collaboravamo. Collaboravamo con molti coltivatori. Collaboravamo con persone che utilizzavano la cannabis per ricavarne tinture. Producevamo diversi tipi di prodotti commestibili, creme, lozioni e oli per uso topico. Alcune di queste aziende erano in crescita e avevano bisogno di capitale, quindi, è diventato chiaro che fosse necessario creare un canale di investimento per questo settore in sviluppo.

Come avete raccolto gli investimenti necessari?

Insieme a Troy Dayton abbiamo fondato The Arcview Group. Nel corso di dieci anni questa azienda ha raccolto oltre 350 milioni di dollari:

una prima consistente somma di capitale investita nella nuova industria della cannabis. Grazie a tutte queste iniziative, Willie Brown, ex sindaco di San Francisco ed ex presidente dell'assemblea della California, mi ha definito: "Il padre dell'industria legale della cannabis". Questo, come è normale per qualsiasi padre, mi ha implicato una responsabilità continua: vegliare su questa nuova industria in crescita e fornirle una guida nei momenti critici, proprio come farebbe un padre nello sviluppo della vita di un figlio.

Nel corso del tuo attivismo hai suggerito come sviluppare un'industria della cannabis che ne rispetti le qualità precipue. Ci racconti la tua proposta?

Nel 2022 ho pubblicato un articolo intitolato "Rovesciare le piramidi" in cui, per evitare che l'industria venisse soppiantata da grandi aziende, chiedevo un'industria su scala più ridotta e più basata sulla comunità. L'idea era di creare un settore che accogliesse molte piccole imprese e molti piccoli coltivatori indipendenti. Ho proposto un limite di 500 piedi quadrati (circa 46 metri quadrati) per le dimensioni della coltivazione di cannabis.

Ad Harborside avevamo un sistema basato sulla comunità in tutta la California. La cannabis che fornivamo proveniva da 500 piccoli coltivatori indipendenti e la maggior parte di loro coltivava circa un centinaio di piante. A volte si riunivano in cinque o dieci di loro, lavoravano insieme e coltivavano 500 o mille piante. Questi coltivatori portavano la cannabis direttamente ad Harborside, dove la testavamo e la confezionavamo partendo dalle confezioni sfuse che ci portavano i coltivatori, preparando le confezioni singole e poi consegnandole direttamente ai nostri pazienti.

Una catena distributiva davvero corta dal produttore al consumatore insomma..

Si trattava di una filiera molto corta e questo è di fondamentale importanza per la cannabis. Abbiamo imparato che non si trattava solo dei cannabinoidi e che questa pianta era ricca di sostanze terapeutiche come i terpeni e i flavonoidi che sono molto volatili. Poiché queste sostanze evaporano molto rapidamente, per preservare il contenuto di terpeni, abbiamo

implementato un protocollo che prevedeva il rapido stoccaggio della cannabis in un congelatore entro 30 minuti dalla raccolta. Questo è il motivo per cui è necessaria una filiera corta e che la cannabis venga gestita da persone che ne hanno rispetto e sanno come conservarla. Così i nostri pazienti hanno ricevuto cannabis di altissima qualità a prezzi molto accessibili, perché non c'erano molti intermediari. Non credo che questa pianta sia arrivata da noi per concentrare ricchezza e potere, ma piuttosto per diffondere libertà e prosperità. Ed è quello che abbiamo fatto in California dal 2006 al 2018 con questo sistema basato sulla comunità, in cui tutti coloro che maneggiavano la pianta erano persone che l'amavano e che ne rispettavano davvero l'uso come prodotto per il benessere.

Cosa cambia negli anni successivi?

Ora negli Stati Uniti l'obiettivo di molti imprenditori è creare ricchezza intergenerazionale. Dopo il 2018, in California e in molti altri luoghi del paese, si è verificata quella che chiamo la colonizzazione aziendale della cannabis. Ciò è avvenuto quando diversi stati hanno legalizzato a scopo terapeutico. Poi, nel 2018, anche l'uso di cannabis per adulti fuori dal contesto medico è stato legalizzato in California. Quando ciò è accaduto in California e in tutto il paese, le iniziative no-profit sulla cannabis a scopo terapeutico come Harborside sono diventate imprese a scopo di lucro ed hanno dovuto raccogliere capitali per crescere e per sopravvivere. In molti casi, gli investitori non erano soci, ma predatori e il loro obiettivo era quello di rilevare le aziende con cui collaboravano. In molti casi, i fondatori di queste aziende sono stati emarginati o addirittura rimossi dalle aziende stesse.

Quindi il mercato legale segue regole che hanno più a vedere con il capitalismo puro piuttosto che con il rispetto della cannabis?

Invece di avere una filiera molto corta, le grandi aziende produttrici di alcolici hanno stretto alleanze con alcuni grandi sindacati come il Labor Union Forth, il Sindacato dei camionisti e un sindacato molto potente chiamato Teamsters Union. Hanno così creato un nuovo scenario in cui ai coltivatori non era più permesso di trasportare la loro cannabis ai dispensari. Al

Cosa intendi?

Se compri cannabis per il valore di un dollaro, devi pagarla un dollaro e 50 centesimi. Quindi oggi in California il prezzo della cannabis nei dispensari legali è circa il doppio di quello che costa comprarla nel mercato nero non regolamentato.

La qualità della cannabis è migliorata, peggiorata o è rimasta costante dopo la legalizzazione?

La qualità della cannabis dal 2006 al 2018 nel mio stato d'origine, la California, era la migliore al mondo: semplicemente la migliore cannabis del mondo e a prezzi accessibili. Dal 2018, con il passaggio alla cannabis per uso adulto a scopo di lucro, abbiamo assistito a un drastico calo della qualità e a un forte aumento dei prezzi che hanno lasciato spazio al mercato nero. Quello che abbiamo visto è che il mercato legale si sta riducendo. Negli ultimi tre anni, le vendite totali e le entrate fiscali nel mercato legale sono diminuite e circa il 25% dei coltivatori che possedevano licenze legali le ha abbandonate volontariamente.

contrario, dovevano consegnarla ai distributori, che a loro volta erano responsabili del trasporto della cannabis ai dispensari. La maggior parte di queste persone non sapeva nulla di cannabis e quindi non la confezionava correttamente, non adottava tutte le misure necessarie per preservare i terpeni e altri indicatori di qualità della cannabis e la filiera si è allungata.

Questa situazione continua anche adesso?

Ora è possibile entrare nei dispensari legali in California, ma la data di vendita indicata sulla confezione sarà di mesi successivi al raccolto

Quali conseguenze comporta questa situazione per i pazienti?

Ora, i pazienti e altri consumatori che si recavano da Harborside per ricevere cannabis terapeutica testata, di alta qualità e a prezzi accessibili, sono tornati al mercato nero non regolamentato, dove la cannabis spesso non viene testata e dove coltivatori e fornitori sono ancora soggetti ad arresto.

Quindi, ci troviamo di fronte a una situazione bizzarra: aziende di cannabis autorizzate ora si rivolgono alle forze dell'ordine, agli enti

ed il confezionamento non viene eseguito correttamente, quindi, quando la cannabis arriva ai consumatori i terpeni sono per lo più evaporati. Oltre a ciò, i requisiti per le nuove licenze erano molto severi: ad esempio, dei nostri 500 coltivatori, solo 10 sono riusciti a qualificarsi per le nuove licenze e con gli altri non ci è più permesso fare affari. Inoltre, sono state imposte nuove tasse sulla cannabis e la legge ha permesso allo stato, alle contee, ai comuni e alle città di imporre le proprie tasse in modo illimitato e ora nella maggior parte delle località della California l'imposta sulla cannabis sul prezzo di vendita è del 50%.

regolatori e ai governi statali, facendo pressione su di loro affinché aumentino i controlli contro il mercato nero non regolamentato. Quindi, ci sono aziende, i cui profitti provengono da persone che amano la cannabis, che prendono quei soldi per cercare di perseguire chi distribuisce la stessa pianta alle stesse persone, ma senza licenza.

Questo è l'opposto di ciò che abbiamo fatto per tutta la vita, quando prendevamo i soldi guadagnati vendendo cannabis e li usavamo per liberare la pianta. Ora, questa dinamica si è tragicamente invertita.

Intervista

Trump s'impunta sulla canapa: Intervista all'attivista Richard Rose

Gli attivisti che speravano che Trump procedesse alla rimozione a livello federale della cannabis dalla lista delle sostanze più pericolose sono stati velocemente riportati alla realtà: l'industria statunitense della canapa, un mercato da 28 miliardi di dollari, rischia l'estinzione a causa di un emendamento al disegno di legge per riprendere le attività amministrative che entrerà in vigore fra 12 mesi. Questo emendamento all'interno della sezione "Agriculture Appropriations" del disegno di legge vieta tutti i prodotti a base di canapa che contengono più di 0,4 milligrammi di THC non per singola porzione ma per l'intera confezione. Bevande, prodotti commestibili, come biscotti, gelatine ed altri prodotti tipo vapes contenenti THC sono destinati a diventare illegali. Ma come siamo arrivati a questo momento? Lo chiediamo a Richard Rose, storico attivista per la canapa a stelle e strisce...

Perché questo passo indietro clamoroso dopo che nel 2018 il Farm Bill aveva legalizzato la canapa e tutti i suoi derivati?

All'epoca pensavano di legalizzare solo canapa, cereali e fibre, oltre al CBD. Ma l'anno successivo la maggior parte delle persone coltivò canapa per il CBD, con conseguente sovrapproduzione. Poi il Covid ha sconvolto tutto, la FDA [Ndr. Food and Drug Administration] si è rifiutata di regolamentare il CBD, allontanando così i grandi rivenditori.

Nei cinque anni successivi la superficie coltivata è diminuita del 95% e gli imprenditori erano disperati per spostare tutta quella biomassa di CBD. Così l'hanno convertita in delta-9 THC, poi in delta-8 e -10, e infine in molte nuove forme che né il corpo né la pianta avevano mai visto prima, come THC-O, THC-P, HHC, etc.

Questo processo ha creato molti contaminanti bizzarri utilizzati nelle sigarette elettroniche e nelle caramelle gommose in vendita agli adolescenti negli stati conservatori attraverso le stazioni di servizio. Ricordiamo che il CBD proveniente dall'estero è molto più economico di quello nazionale, fino a 200 dollari al kg, e che gli agricoltori stranieri ora raccolgono i benefici che il Farm Bill del 2018 avrebbe dovuto garantire a quelli nazionali.

La libera vendita di THC ha sconvolto il settore della marijuana, molto più ampio e regolamentato negli stati che lo consentono: questo divieto era inevitabile dal primo giorno.

Quali motivo ha spinto Trump ha inserire questo emendamento nel disegno di legge per la riapertura delle attività?

Soldi e influenza per il solo gusto dei soldi. Questa è l'unica cosa che lo motiva. E ora, con il suo Trumpcoin, l'industria ha un modo semplice per inviargli tangenti in contanti.

Secondo Forbes, restringendo la definizione di canapa, l'emendamento ha sostanzialmente ampliato la definizione di marijuana. Quale logica sottende a questa decisione?

In gioco c'è il fito-THC contro il THC sintetico. Eliminando e riducendo il THC sintetico, hanno potenziato il fito-THC. Per essere chiari, questi prodotti sintetici simili al THC assomigliano alla pianta di canapa quanto una pillola di digossina sintetica assomiglia a una pianta di digitale.

La decisione di Trump rappresenta un drastico passo indietro o possiamo anche interpretarla come un'opportunità per regolamentare definitivamente la canapa con una necessaria dose di buon senso?

Il delta-8 THC ha ucciso il CBD. La canapa non avrebbe mai dovuto essere considerata fonte di THC. Ora che la canapa non è più una fonte legale di THC, possiamo tornare a nutrire e vestire le persone.

Questo sviluppo ci permette di concentrarci sulla declassificazione completa, perché una volta riclassificata la canapa in Tabella 3 [Ndr. I farmaci di Tabella 3, ai sensi del Controlled Substances Act degli Stati Uniti, sono sostanze con un uso medico accettato ma con un potenziale da moderato a basso di dipendenza fisica o un potenziale elevato di dipendenza psicologica], a beneficio delle grandi aziende farmaceutiche, non decriminalizzeranno mai declassandola. La declassificazione è l'unica soluzione a questo pasticcio.

Quali contromisure può adottare l'industria americana della canapa per evitarne la scomparsa entro un anno?

Il peso maggiore per la canapa sono sempre state le leggi sulla marijuana. Adesso abbiamo un anno per revocarlo prima che entri in vigore.

Questo divieto è il primo passo per prepararci alla Tabella 3. Ma RFK Jr. [Ndr. Segretario della salute e dei servizi umani] potrebbe istituire un Ufficio per la Medicina della Cannabis, molto simile all'attuale Ufficio per gli Integratori Alimentari, e dotarlo di veri sostenitori.

Potrebbe gestire tutti i farmaci multimolecolari a base di cannabis e finanziare la ricerca consentendo <70 mg di CBD, 3 mg di THC e 5 mg di THCa per porzione in alimenti e integratori alimentari.

C'è la possibilità di presentare ricorso contro l'emendamento? No, ci vorrebbe letteralmente un atto del Congresso. È legge.

Questa è di gran lunga la cosa migliore che possa succedere alla canapa da granella e da fibra.

La parola con la "H" [Ndr. Hemp, canapa] sta diventando tossica rapidamente per le grandi aziende e la grande agricoltura a causa di questi cowboy dei cannabinoidi.

Coltiva con Stoney Tark

Di Stoney Tark

CANDY BUBATZ XL

RAPPORTO SULLA

COLTIVAZIONE OUTDOOR

Varietà: Candy Bubatz XL

Genetica: Bubble Gum x Critical Orange Punch

Dimensioni del vaso: 30 L

Terriccio: Atami Buffered Coco, Atami Jane Co Light Mix e Atami Worm Delight

Nutrienti: VGN Grow (5-2-2), VGN Grow (2-4-4), VGN Cal Mag e ATAzyme

Ubicazione: Outdoor in Spagna

Fase vegetativa: 8 settimane

Fase di fioritura: 9 settimane

Altezza della pianta: 172 cm

Candy Bubatz XL è una nuova varietà femminizzata ad alto rendimento di Dutch Passion. È un incrocio fra la classica Bubble Gum e la Critical Orange Punch (che a sua volta unisce Grandaddy Purple, Critical e Orange Bud). Questa varietà cresce bene con la tecnica LST (Low Stress Training) e può produrre raccolti abbondanti in sole 9 settimane di fioritura.

Ho coltivato sei piante di Candy Bubatz XL partendo da semi femminizzati. Sono stati fatti germinare in carta velina, per poi trapiantarli in vasi in tessuto da 30 litri all’aperto all’inizio di giugno. Ecco come è andata la coltivazione, dalla fase vegetativa alla raccolta.

FASE VEGETATIVA - GIUGNO E LUGLIO

Una volta superata la fase di semina, le piante hanno reagito bene al sole estivo, sviluppando foglie spesse e cerose. Le ho nutrite: alla fine della terza settimana avevano raggiunto il quarto internodo e le ho cimate. Ho somministrato alle piante 3 ml per litro di concime VGN Grow (5-2-2), concime VGN Grow (2-4-4), VGN Cal Mag e 3 ml per litro di ATAzyme ogni giorno quando i vasi sembravano asciutti.

Con una temperatura in serra di 28°C e un’umidità elevata, la crescita ha subito un’accelerazione. Le radici hanno iniziato a spuntare alla base dei vasi entro il 28° giorno. Le piante sono state nuovamente potate e legate per l’LST. Arrivate

alla quarta settimana avevano raggiunto un’altezza di 56 cm e una larghezza di 57 cm, con steli spessi. Ho mantenuto il regime nutritivo precedente. Le piante sono state anche potate, mantenendo solo gli internodi superiori.

All’inizio di luglio, le piante erano rigogliose e cespugliose, di un colore verde intenso e piene di nuovi germogli grazie all’LST. Avevano raggiunto gli 82 cm di altezza. Le temperature superavano i 30°C ogni giorno e l’umidità rimaneva alta. I rami laterali sono stati nuovamente legati e la crescita inferiore è stata eliminata per migliorare il flusso d’aria.

Ho continuato a concimare ogni 24 ore, aumentando la soluzione nutritiva a 5 ml per litro di concime VGN Grow (5-2-2), concime VGN Grow (2-4-4), VGN Cal Mag e 3 ml per litro di ATAzyme. Alla fine di luglio, la crescita è esplosa. Le radici avevano riempito i vasi.

Il regime nutritivo è rimasto invariato e le piante erano ora alte 98,5 cm, larghe ed estremamente dense. La serra era piena. Alla fine dell’8a settimana sono comparsi i primi pistilli: era iniziata la fioritura.

FASE DI FIORITURA: AGOSTO-OTTOBRE

Ad agosto, le piante riempivano ogni centimetro della serra. Le ho rimosse per fissarle con bambù e legarle con filo da giardino. L’umidità è rimasta alta, il che ha reso difficile il lavoro in serra. Le piante hanno raggiunto i 153 cm e i pistilli hanno fatto la loro comparsa fra gli internodi.

Le piante di Candy Bubatz XL crescevano velocemente e gli steli di ogni pianta stavano diventando più spessi come anche i rami laterali. Le sto alimentando tutte con 5 ml per litro di concime VGN Grow (2-4-4), VGN Boost (1-4-4), VGN Cal Mag e 3 ml per litro di ATAzyme. Arrivate alla quarta settimana, le brattee si stavano formando velocemente. L’odore era già intenso. La produzione di resina è cominciata presto e le cime avevano un aroma forte, terroso e dolce. Le temperature sono rimaste al di sopra dei 35°C e le piante hanno continuato a crescere rigogliose.

L’altezza è arrivata a 165 cm. Considerando il caldo, le piante stavano crescendo rigogliose all’interno della serra rivestita di plastica e non erano infastidite dal calore e dall’umidità.

All’inizio di settembre, ho mantenuto la soluzione nutritiva a 5 ml per litro di concime VGN Grow, VGN Boost, VGN Cal Mag e 3 ml per litro di ATAzyme. Le cime si sono fatte dense e pesanti, con una fragranza ricca e complessa che descriverei come carnosa, terrosa, fruttata

con un tocco di caramella dolce. Le ghiandole di resina ricoprivano sia le foglie che le cime.

FASE DI FLUSHING

Durante gli ultimi 14 giorni, ho interrotto la somministrazione di nutrienti e ho iniziato a effettuare il flushing della Candy Bubatz XL. Questo comporta l’interruzione dell’apporto di tutti i nutrienti e l’utilizzo del solo Cannazyme. Non c’erano segni di muffa o di funghi, nonostante l’umidità e il calo delle temperature notturne. Entro la prima settimana di ottobre, la serra era piena di aroma e aveva una fragranza incredibile. I pistilli erano per lo più bruni e le brattee solide come sassi. La somministrazione finale di enzimi è proseguita fino al 7 ottobre, quando ho deciso di tagliare le piante di Candy Bubatz. La raccolta è stata effettuata quando avevano raggiunto i 172 cm di altezza e mi ci sono voluti 3 giorni per rifinirle.

LE MIE CONSIDERAZIONI FINALI SULLA

CANDY BUBATZ XL

La Candy Bubatz XL è una varietà vigorosa, alta e a elevato rendimento che ricompensa i coltivatori con cime resinose e un profilo terpenico ricco e complesso. Con una corretta tecnica LST e cure adeguate, offre sia qualità che quantità. Se siete appassionati delle varietà fruttate della vecchia scuola, ve la consiglio. Diventa enorme, quindi preparatevi ad avere degli esemplari di grandi dimensioni e un enorme potenziale di raccolto.

Le Candy Bubatz XL erano straordinariamente resinose.
Una serra piena di piante di Candy Bubatz XL pronte per effettuare il flushing.

ED ROSENTHAL, the world-renowned Guru of Ganja, has been teaching cannabis cultivation for decades, shaping the industry and empowering growers worldwide.

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Genetica della cannabis

LE ORIGINI DELLA HAZE

Cronaca di una Sativa diventata leggenda

Haze non è solo un nome leggendario che figura nei cataloghi dei coltivatori: è la storia di un ponte tra le piante di sativa tropicali degli anni ‘60 e ‘70 e l’era degli ibridi moderni. Nata sulla costa californiana per poi diffondersi in Europa, ha affermato il suo aroma caratteristico e un effetto contraddistinto dalla lucidità mentale. La sua storia, spesso romanzata, merita una narrazione ricca di sfumature: un percorso di selezione artigianale, circolazione di semi e un contesto culturale in evoluzione.

Alla fine degli anni ‘60, la California è diventata un vero e proprio focolaio culturale, il che ha favorito l’avvento della Haze. La regione era immersa nella controcultura: gli scambi di semi erano frequenti e i coltivatori testavano varietà autoctone portate dai viaggiatori provenienti da tutto il mondo.

Due coltivatori locali, noti come Haze Brothers, hanno selezionato con pazienza piante a fioritura lunga con profili aromatici unici. Secondo i resoconti dell’epoca, i fratelli coltivavano soprattutto in serra intorno a Corralitos, nella contea di Santa Cruz, coltivando piante di sativa di fine stagione fino a dicembre e gennaio. Questi coltivatori vendevano lotti “da intenditori” (fino a 200 dollari l’oncia, circa 28 grammi, negli anni ‘70 e persino 500 dollari per alcuni fiori eccezionali) e davano nomi descrittivi a diversi fenotipi, come Purple Haze, Silver Blue Haze e Lime Green Haze. Fra le cultivar originali citate figurano al-

cune colombiane (Highland Gold, Wacky Weed), una varietà del Sud dell’India del Kerala e alcune messicane selezionate per maturare sotto vetro alla latitudine di Santa Cruz (36,9 N).

Risultato di un incrocio fra piante di sativa autoctone, la Haze originale resta poco documentata, anche se oggi si sta facendo strada un certo consenso in questo senso: dapprima un incrocio fra messicana e colombiana, arricchito poi da una linea thailandese e probabilmente indiana proveniente dalla regione del Kerala. Questo cocktail spiega le sue famose caratteristiche: fioritura estremamente lunga (12-16 settimane), aromi d’incenso/legno nobile/ agrumi, accompagnati da un effetto cerebrale stimolante.

Secondo alcune fonti, l’Original Haze è un ibrido di sativa stabilizzato al 100% creato in tre fasi: 1° anno: femmine colombiane/messicane x maschio sativa importato; 2° anno: utilizzando un maschio dell’India meridionale (Kerala); 3° anno: utilizzando un maschio thailandese. Dal punto di vista chimico, troviamo in genere monoterpeni (terpinolene, ocimene, α/β-pinene, limonene) e sesquiterpeni (β-cariofillene, umulene), con note di resina/incenso; i rapporti variano a seconda della selezione.

Negli anni ‘80, l’evoluzione del sistema giudiziario americano, segnata dall’escalation della guerra alla droga, ha sconvolto in modo profondo l’ecosistema della cannabis aumentando in modo notevole i rischi penali. In California, l’operazione CAMP (dal 1983) ha aumentato il numero di sequestri mediante elicottero e, nel 1989, l’operazione Green Merchant ha preso di mira i centri di giardinaggio, i media e migliaia di coltivatori (perquisizioni, congelamento dei beni, arresti), accelerando il passaggio alla coltivazione indoor e spingendo alcuni a cercare un contesto più sostenibile per la conservazione e la coltivazione delle varietà. È così che molti appassionati hanno spostato lo sguardo sull’altro lato dell’Atlantico.

I Paesi Bassi, grazie alla tolleranza derivante dalla revisione del 1976 dell’Opiumwet (coffee shop a determinate condizioni, tolleranza per il possesso di piccole quantità), offrono proprio questo ecosistema in cui la vendita al dettaglio e la circolazione dei semi possono essere organizzate in modo più aperto.

È in questo contesto che Sam “the Skunkman” (David Watson) si è stabilito intorno al 1984 con scorte che ricomprendevano l’Original Haze e ha collaborato con Robert C. Clarke (Sacred Seeds/Cultivators Choice) per preservare la diversità dell’O-Haze attraverso ampie impollinazioni aperte e selezione minima, considerando l’O-Haze soprattutto materiale per la riproduzione.

Già nel 1976 circolavano lotti di Original Haze tramite Sacred Seeds e nel catalogo Cultivators Choice #4 (autunno 1985), l’O-Haze figura come sativa pura, descritta come ibrido instabile (circa il 10% di piante appariscenti, il 75% “buone”, il 10% deboli), con un gusto dolce e un effetto energizzante, ma a maturazione estremamente tardiva e inadatta all’uso all’aperto nei climi nordici.

In Europa si è dovuto ripensare all’architettura della Haze: nei Paesi Bassi, i coltivatori dovevano fare i conti con interni angusti e inverni temperati. L’idea negli anni ‘80 e ‘90 era quindi quella d’incrociare la Haze con genetiche più indica/ afghane per accorciare la fioritura, compattare la pianta (più tozza e discreta) e ottenere nuovi caratteri.

Da Nevil Schoenmakers, la triade Haze A/B/C funge da spina dorsale: A e C, due maschi chiave, servono come elementi costitutivi per ibridi di più facile gestione (allungamento, maturità,

architettura), dalla prima NL/Skunk x Haze alle iconiche Neville’s Haze e Super Silver Haze.

La Haze A esprime il registro speziato/Colombiano, la C tende verso il terroso/cacao/Thai, mentre la femmina B è stata scartata. Alla fine, A e C diventano i veri pilastri di linee come NL5 x Haze e Neville’s Haze.

Molte teorie alternative sono nate dalla creazione di questa genetica. Ma al di là delle leggende, la Haze è la storia di un incontro: varietà tropicali, coltivatori ostinati e un contesto legale contrastante. La repressione americana degli anni ‘80 ha paradossalmente accelerato l’esportazione di questa genetica verso un paradiso pragmatico, i Paesi Bassi, dove poteva essere conservata e incrociata con altre linee per guadagnarci in praticità senza perdere alcuni caratteri estremamente particolari. È questa alchimia che va dalla Haze originale tardiva agli ibridi moderni ad aver reso questa genetica accessibile a molti più coltivatori e consumatori.

1976: “Poster dell’Original Haze, The Cosmic Boogie”, con dettagli sul substrato da utilizzare, i caratteri genetici e la tempistica. Questa è stata la prima campagna di marketing per una varietà di cannabis (autori anonimi).
Haze C maschio, progenitore chiave di numerosi ibridi (per esempio, la Neville’s Haze), selezionato dai semi di Original Haze. (Foto: Kashgari, MNS Svizzera, 2005).

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Coltivatori legali nei Paesi Bassi

Testo e immagini: Derrick Bergman

AARDACHTIG Un coltivatore

legale che ama la terra!

L’esperimento olandese sulla cannabis è stato lanciato ufficialmente quest’anno in dieci comuni diversi. Dei dieci coltivatori autorizzati, sette forniscono ora cannabis “legale” ai coffee shop del loro comune. Soft Secrets è andata a trovare la realtà legale più piccola, che si chiama Aardachtig, dove viene usata soltanto terra per coltivare.

Aardachtig (il nome è un gioco di parole che si può tradurre come “Terroso” - ndr) è stata fondata da Bart Vollenberg, titolare di due coffee shop e attivo da anni nel lobbying politico per la regolamentazione della cannabis. Karel Schelfhout, fondatore del leggendario Super Sativa Seed Club, una delle prime banche di semi in Europa, è il principale responsabile della coltivazione e della genetica. Anche il figlio Kees lavora presso Aardachtig, come esperto in estrazione e responsabile del controllo qualità. I tre hanno fatto da guida a Soft Secrets.

Soft Secrets: Perché Aardachtig ha scelto di coltivare nella terra?

Kees Schelfhout: “Perché usiamo questo substrato da decenni e perché stimola al meglio la vita del suolo, conferendo all’erba i migliori aroma, gusto, potenza e durata di conservazione”. Quando l’abbiamo visitata, la struttura disponeva di quattordici stanze di coltivazione, sei delle quali vengono usate per la produzione a scopo ricreativo. “Cerchiamo di non superare tre varietà diverse per stanza”, spiega Kees. “Ogni pianta è unica e ha bisogno del rispettivo fotoperiodo, di aria e acqua in modo personalizzato. Se coltivassimo più varietà, alcune piante ne risentirebbero”. Oltre alle stanze di coltivazione, nella struttura c’è anche una grande serra. È piena di piante per la produzione di hashish che ha luogo in primavera.

Kees: “Abbiamo hashish proveniente da piante coltivate in serra che vengono raccolte e lavorate mentre sono ancora vive, e da piante in serra che vengono essiccate. L’hashish coltivato in serra ci piace chiamarlo “hashish baciato dal sole”. Produciamo anche hashish da piante coltivate indoor, sia da materiale fresco e vivo che da materiale essiccato. Riusciamo a creare quattro prodotti diversi utilizzando semplicemente materiali di partenza diversi”.

L’erba viene essiccata per due o tre settimane e viene poi conciata per almeno tre settimane in grandi barili in plastica. Kees: “Questo può richiedere fino a quattro, cinque o sei settimane, fino a quando non siamo soddisfatti della combustione, del gusto e dell’aroma. Testiamo direttamente l’erba in modo rigoroso e siamo soddisfatti solo quando la cenere assume un bel colore bianco, il che indica una combustione completa, e quando si forma un denso anello di olio sulla canna”.

INFO E DATI SU AARDACHTIG

Ubicazione: “Da qualche parte nel cuore dei Paesi Bassi”. Numero dipendenti: “40 e in aumento”. Numero varietà di cannabis: “Da 8 a 10 varietà in produzione, da 40 a 50 genetiche”.

Chili di cannabis a settimana: “A quanto pare non a sufficienza per soddisfare tutti”.

Substrato: “Solo terra per ottenere i risultati migliori e più naturali, integrata con microrganismi, compost concentrato e batteri benefici”. Varietà note: RS11, Amnesia, Fruit Punch, Humo Dulce, Karels Haze.

COS’È L’ESPERIMENTO SULLA CANNABIS NEI PAESI BASSI?

AUX PAYS-BAS ?

Nel 2017, il governo olandese ha annunciato un esperimento circoscritto nell’ambito della coltivazione regolamentata di cannabis per rifornire i coffee shop. L’obiettivo: “verificare se fosse possibile la produzione, la distribuzione e la vendita regolamentate di cannabis”. Dopo diversi ritardi, le prime vendite regolamentate di cannabis sono partite alla fine del 2023 in due dei dieci comuni partecipanti. L’esperimento è stato lanciato ufficialmente nell’aprile 2025. Vi partecipano 75 coffee shop, che rappresentano circa il 13% del numero totale di coffee shop (565) dei Paesi Bassi.

I dieci comuni partecipanti sono: Almere, Arnhem, Breda, Groningen, Heerlen, Hellevoetsluis, Maastricht, Nijmegen, Tilburg e Zaanstad. I dieci coltivatori autorizzati sono: Aardachtig, CanAdelaar, Fyta, Holigram, Hollandse Hoogtes, Legacy Brands, Leli Holland (Village Farms), Linsboer B.V. (The Plug), The Growery e Q-Farms.

Il fondatore e amministratore delegato Bart Vollenberg (a destra) e Kees Schelfhout nella serra di Aardachtig.
Bart Vollenberg nella stanza di coltivazione con le talee.
Talee fresche di Amnesia.
Un mare di tre varietà: Bubble Amnesia, Fruit Punch e Blood Orange MAC.
Kees Schelfhout, responsabile del controllo qualità ed esperto in estrazione.
A queste piante mancano ancora due settimane prima della raccolta.
Blood Orange MAC.
La cannabis viene fatta essiccare in questi barili in plastica; questo è un barile di Cheesus Christ.
Sarà capitato a qualsiasi coltivatore domestico: alcuni grumi di terra rimasti dopo la raccolta. Sullo sfondo, la serra di Aardachtig e due casette dove può pernottare il personale.
Blood Orange MAC.
Fruit Punch in fase di concia.

Coltiva con Stoney Tark

LA TECNICA SCROG PER LA COLTIVAZIONE DELLA CANNABIS

Sono molti i modi per coltivare la cannabis indoor e una delle tecniche più avanzate ma anche più gratificanti è nota come SCROG, o Screen of Green.

Se avete già familiarità con il metodo SOG (Sea of Green), lo SCROG è la versione più meticolosa che si concentra sulla massimizzazione della resa a partire da un numero inferiore di piante mediante potatura strategica e una lunga fase di vegetazione.

In questo articolo imparerete come funziona lo SCROG, quali sono le tecniche di potatura coinvolte, i vantaggi principali e le difficoltà di questo metodo, le migliori varietà da utilizzare, ma anche le mie dritte migliori.

densità.

• Lo SCROG aiuta i coltivatori a padroneggiare tecniche di training avanzate e a comprendere meglio il comportamento delle piante.

Tecniche di training necessarie per uno SCROG ben riuscito

Il training delle piante di cannabis riveste una funzione importante nell’esito di un progetto SCROG. Per ottenere piante robuste e ad alto rendimento per un setup SCROG, è necessario utilizzare diverse tecniche di coltivazione, come descritto in seguito.

Cimatura

Il taglio del fusto principale incoraggia la

Che cos’è uno SCROG di cannabis?

SCROG, abbreviazione di Screen of Green, definisce una tecnica in cui sulle piante di cannabis si effettua del training volto a farle crescere in modo orizzontale attraverso un filtro o una rete. L’idea è quella di creare una chioma uniforme con più siti di gemme esposti a una luce ottimale, eliminando le parti che crescono sotto la rete per concentrare l’energia sulle cime superiori.

· Un filtro (rete, rete metallica, telaio di bambù o traliccio) viene posizionato sopra le piante.

L’LST viene utilizzato per guidare i rami attraverso il filtro durante la fase vegetativa.

Il filtro aiuta a distribuire la luce in modo uniforme su tutti i siti di germogliazione.

· Tutto ciò che si trova al di sotto del filtro viene potato per dirigere l’energia di crescita verso l’alto.

Vantaggi del metodo SCROG

• Una configurazione SCROG con un buon training su 1-4 piante può eguagliare la resa di una coltivazione SOG di 9-12 piante.

• La chioma uniforme consente alla luce di raggiungere tutte le gemme in modo uniforme, migliorando la qualità e la

pianta a produrre più cime anziché una sola, favorendo una struttura più cespugliosa. La cimatura ripetuta incrementa il numero di apici di crescita dominanti.

Low-Stress Training (LST)

Si piegano delicatamente e si guidano i rami attraverso il filtro per mantenere una chioma uniforme. L’LST aiuta a reindirizzare la crescita e l’esposizione alla luce verso tutti i siti di germogliazione.

Potatura e defogliazione

Si rimuovono tutte le parti che crescono al di sotto del filtro per concentrare l’energia della pianta sulla produzione dei germogli superiori. Questa operazione dovrebbe essere effettuata in modo progressivo per ridurre lo stress, oppure in un’unica sessione di potatura durante la fase vegetativa.

Super Cropping

Questa tecnica ad alto stress consiste nel piegare e rompere leggermente i rami per rafforzare gli steli e aumentare il flusso di nutrienti. La pianta risponde formando un nodo più spesso e resistente nel punto di piegatura.

Selezione delle varietà: le migliori

genetiche di cannabis per lo SCROG

Non tutte le varietà si prestano al metodo SCROG. Gli ibridi a predominanza Sativa in genere danno i risultati migliori grazie alla loro altezza naturale, al loro allungamento e al loro pattern di ramificazione. Tuttavia, anche le varietà di Indica possono crescere bene se gestite nel modo corretto. Evitate le varietà con internodi poco distanziati o con un allungamento minimo, a meno che non abbiate esperienza con tecniche di coltivazione aggressive. Le piante a predominanza Indica possono comunque andare bene, ma è consigliabile lavorare con varietà che hanno una spaziatura internodale maggiore.

Le mie migliori dritte per i coltivatori SCROG

Dritta n. 1:

Posizionate il filtro all’altezza giusta

Posizionate il filtro a 45-60 cm al di sopra dei vasi. Regolatelo in base alla crescita delle piante, ma questo intervallo offre il miglior accesso alla potatura e lo sviluppo della chioma. È sempre possibile regolare l’altezza della rete, se necessario.

Dritta n. 2:

Fasi di vegetazione lunghe

Sebbene il metodo SCROG sia adatto ai coltivatori che desiderano coltivare solo un numero limitato di piante, è necessario mantenerle in fase vegetativa per 8-10 settimane. Durante questa fase vanno applicate tecniche di training ogni settimana.

Dritta n. 3:

Scegliete una rete della dimensione giusta

Utilizzate una rete con una maglia di circa 20 cm2 (la rete metallica per pollai funziona bene). Questo consente ai rami di crescere senza restrizioni. L’uso di una rete con una maglia errata può danneggiare le piante quando vengono sospinte attraverso maglie inferiori ai 20 cm2.

Dritta n. 4: Lasciate alle piante il tempo di recuperare fra una potatura e l’altra Lasciate sempre alle vostre piante il tempo di recuperare fra una sessione di potatura e l’altra. Questo equivale a circa 5 giorni fra due applicazioni di tecniche di stress come la cimatura, il super cropping e l’LST. L’obiettivo è che le piante diventino il più robuste, folte e forti possibile mentre le potate attraverso la rete.

Dritta n. 5: Scegliete genetiche idonee

Optate per ibridi a predominanza sativa che diventano naturalmente alti e si ramificano bene. Le piante di Indica possono andare, ma richiedono una maggiore gestione durante la fase di fioritura; tuttavia, in base alla mia esperienza, gli ibridi sono la scelta migliore.

Dritta n. 6:

Assicurate abbondante flusso d’aria

Dato che il numero di cime grasse che cresceranno attraverso la rete sarà elevato, occorre assicurarsi di avere abbondante aria fresca durante il fotoperiodo 12/12.

Vi consiglio di utilizzare 2 ventilatori oscillanti posizionati a diverse altezze, per creare correnti d’aria in basso e in alto.

Una coltivazione SCROG bella compatta.
SCROG con un filtro più ampio.
Di Stoney Tark

Coltiva con Stoney Tark

Rami spezzati e come ripararli

Le piante di cannabis crescono diventando resistenti, resilienti e robuste man mano che maturano; tuttavia, può capitare che i rami si spezzino. Questo può portare un’ondata di panico, poiché il tempo a disposizione per riparare il ramo è poco. In questo articolo vi spiegherò tutto quello che c’è da sapere su come si spezzano i rami, i diversi modi a disposizione per ripararli, i potenziali problemi che può causare una rottura e le mie dritte migliori.

DANNI CAUSATI DAL VENTO

Quando si coltivano piante di cannabis all’aperto, è comune che le piante di grandi dimensioni subiscano una rottura a causa della forza del vento. In genere sono le piante in fase di fioritura tardiva a subire una rottura a causa del peso dei rami.

PIANTE CALPESTATE

Nella mia carriera di coltivatore, credo che mi sia capitato di spezzare per sbaglio un ramo laterale

COME SI SPEZZANO I RAMI DI UNA PIANTA DI CANNABIS

Probabilmente leggendo questo articolo pensate di essere abbastanza fortunati, perché potete dire di non aver mai vissuto un caso di rottura di un ramo. Rimarrete sorpresi dalla facilità con cui un ramo può spezzarsi e una cosa è certa: il tempo è essenziale e dovete agire in modo veloce per ripararlo. Vi riporto qui di seguito un elenco dei diversi modi in cui può spezzarsi un ramo di cannabis.

INCIDENTI LST

La low-stress technique è un metodo di coltivazione della pianta di cannabis che prevede di legare i rami mediante spago o filo metallico. In alcuni casi, esercitare una pressione eccessiva o lavorare con rami di legno tenero può provocare la rottura del ramo come se fosse un pezzo di sedano.

I rami di legno duro possono strapparsi alla base e nella parte più vicina al fusto.

mentre camminavo nella mia coltivazione senza prestare attenzione. Siate cauti quando vi muovete nella vostra coltivazione indoor, soprattutto se utilizzate una configurazione Sea of Green.

I diversi modi per riparare un ramo spezzato Sono diversi i modi per riparare un ramo spezzato e sarà utile stilare in anticipo questo elenco.

FILO DA GIARDINAGGIO

Questo filo è in genere di colore verde ed è costituito da un filo metallico fine con un rivestimento in gomma. Il filo da giardinaggio è uno degli strumenti migliori da avere nella stanza di coltivazione, poiché può essere utilizzato anche per l’LST.

SPAGO

Uno spago più spesso funziona meglio, poiché uno spago sottile può tagliare il ramo e causarne la rottura. In passato, ho persino usato i lacci delle scarpe in caso di emergenza, il che si è rivelato un’ottima soluzione.

FASCETTE

Possono essere molto utili quando dovete agire con rapidità e possono costituire un ottimo supporto. È necessario fare attenzione a non stringere eccessivamente le fascette.

NASTRO ADESIVO

Non consiglierei di usare il nastro adesivo; tuttavia, se si è in preda al panico e si trova solo del nastro adesivo spesso, avvolgere la parte rotta può essere un buon rimedio.

COSA PUÒ ANDARE STORTO DOPO LA RIPARAZIONE

La parte del ramo perde vigore

Potreste notare che in breve tempo la metà superiore del ramo o l’intero ramo ha perso completamente il suo vigore. Quando succede questo, è necessario tagliare la parte morta, altrimenti potrebbe essere necessario eliminare tutto il ramo.

Il filo taglia il ramo

Il filo sottile può finire col crescere all’interno della nuova parte di legno che cresce. Il più delle volte non causerà alcun problema alle piante, ma in passato ho visto casi in cui il ramo è stato reciso a causa del filo sottile.

Le piante in fioritura diventano ermafrodite

Durante la fase di fioritura, le piante di cannabis possono diventare ermafrodite in diversi casi, come per esempio in caso di forte stress. Un ramo spezzato durante il fotoperiodo 12/12 può portare la pianta a produrre fiori maschili e femminili.

Le mie migliori dritte su come riparare i rami di cannabis spezzati

DRITTA N. 1: AGITE VELOCEMENTE

Quando si spezza un ramo, è necessario agire velocemente e fare del proprio meglio per allineare la frattura e legare il ramo. Se non si agisce in modo tempestivo, il ramo appassirà in poco tempo e morirà.

DRITTA N. 2: PREPARATEVI IN ANTICIPO

Un ottimo consiglio che posso darvi è quello di acquistare in anticipo del filo da giardinaggio e delle canne di bambù. Teneteli nella vostra stanza di coltivazione in caso di rotture impreviste.

DRITTA N. 3: MINIMIZZATE IL PIÙ POSSIBILE LO STRESS SULLE PIANTE

Una volta riparato un ramo, lasciatelo recuperare ed evitate di muoverlo. È importante causare il minor stress possibile quando si ripara un ramo rotto, soprattutto durante la fase di fioritura.

DRITTA N. 4: CANNE DI BAMBÙ PER UN SOSTEGNO EXTR

Sono un grande appassionato delle canne di bambù e trovo che siano un’ottima soluzione per dare un sostegno extra a un ramo rotto.

Le canne possono fare un’enorme differenza nel recupero del ramo riparato.

Il ramo di legno duro si è spezzato ed è stato riparato con del filo metallico da giardinaggio.
Una pianta outdoor che ha i rami spezzati a causa del vento forte.

Equisetum arvense

Silice e difesa naturale nella coltivazione biologica

L'equiseto è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Equisetaceae, è originaria della regione artica infatti cresce facilmente anche a temperature molto basse prossime a 0°C. Le piante di questa famiglia esistevano già circa 300 milioni di anni fa, durante l'era paleozoica, con esemplari giganti che arrivavano a misurare fino a 15 metri di altezza. Per questo motivo l'equiseto è ritenuto da molti studiosi un fossile vivente. Una delle caratteristiche più sorprendenti di questa pianta è la capacità di assorbire il silicio dal sottosuolo e immagazzinarlo all'interno dei suoi tessuti. Questa peculiarità, comune a poche altre piante, rendono l'equiseto molto interessante dal punto di vista agrario, sia come fertilizzante naturale che come pesticida biologico.

ETIMOLOGIA

Il termine ha origine dal latino Equisetum e deriva dall'unione di due parole, equus e saeta che signi-

ficano rispettivamente cavallo e crina, riferendosi all'aspetto morfologico della pianta, caratterizzata da tantissimi rami sottilissimi che ricordano la coda di un cavallo. Nei paesi anglosassoni horsetail è il termine più diffuso.

DESCRIZIONE DELLA PIANTA

L'equiseto è una specie geofita rizomatosa cioè in grado di far crescere le proprie gemme in posizione sotterranea. Questa caratteristica la rende invulnerabile al clima rigido da dove proviene. Le radici sono secondarie da rizoma e di tipo avventizio. Il fusto si divide in due parti, una sotterranea che ha la forma di un tubero e quella aerea, o epigea, caratterizzata da due tipi di fusti. I fusti in superficie sono di due tipi, fertili e sterili. Questi ultimi sono molto interessanti poiché le foglie sono cosi minuscole che l'attività di fotosintesi avviene nel fusto stesso. I fusti fertili ospitano gli organi riproduttivi delle pianta e la riproduzione

avviene per via sessuata tramite spore, un meccanismo primitivo comune alle felci. L'equiseto si può riprodurre anche asessualmente attraverso la nascita di nuovi fusti dal rizoma. Le foglie sono piccolissime e di forma lanceolata. L'altezza della pianta varia da pochi centimetri fino al massimo un metro. È una pianta infestante, a causa dei suoi rizomi che scavano in profondità risulta molto difficile da debellare.

USI DELL'EQUISETO

La pianta è stata utilizzata nella medicina tradizionale già nell'antica Grecia, per le sue proprietà diuretiche, emostatiche, antinfiammatorie e depurative. Un tempo veniva utilizzato anche come abrasivo naturale, per la lucidatura di oggetti in legno e metallo, il fusto veniva strofinato sulla superficie che si voleva lucidare. Nella cosmetica è impiegato per la produzione di shampoo, lozioni e creme per rinforzare i capelli e le unghie.

EQUISETO IN AGRICOLTURA

L'Equisetum arvense è la specie più utilizzata in agricoltura. Grazie all'elevato contenuto di minerali, oligomenti e composti organici attivi, trova un'ampia applicazione come fertilizzante, ammendante del terreno e pesticida. Il silicio è il componente principale, rafforza le pareti cellulari migliorando la struttura della pianta e ne aumenta la resistenza a stress biotici e abiotici come siccità e salinità. Anche l'acido salicilico, presente in piccole quantità, gioco un ruolo fondamentale per le difese immunitarie delle piante trattate con equiseto, infatti è in grado di attivare il sistema SAR, un meccanismo di difesa naturale. Altri composti come flavonoidi e saponine sono coinvolti nella stimolazione dei sistemi di difesa della pianta e possiedono anche un effetto antifungino. Oltre ad essere ricca di silicio, contiene anche altri minerali come calcio, magnesio, potassio e ferro che lo rendono un ottimo ammendante quando viene incorporato nel terreno. Alcuni studi hanno messo in evidenza che la disponibilità di silicio per le piante coltivate in terreni ammendati con equiseto aumenta notevolmente.

EQUISETO E CANNABIS

L'equiseto è un ottimo alleato nelle coltivazione di cannabis biologica e viene impiegato soprattutto per le sue proprietà antifungine e repellenti. In particolar modo per il trattamento preventivo contro malattie come l'oidio e la botrite, attraverso applicazioni fogliari oppure incorporandolo nel terreno. La capacità dell'equiseto di stimolare le difese immunitarie delle piante lo rendono essenziale nella coltivazione di marijuana, soggetta a continui attacchi da parte di un'ampia varietà di parassiti. Come ammendante svolge anche

la funzione di stimolatore della vita microbica del sottosuolo. Sul mercato le forme disponibili di equiseto sono gli estratti e le foglie essiccate e sminuzzate. Le foglie sono perfette come ammendante da mescolare durante la preparazione del substrato, oppure per la preparazione di macerati e di tè ossigenati. Gli estratti invece sono pronti all'uso e vengono impiegati soprattutto per via fogliare.

COME FARE IL MACERATO

Il macerato di equiseto è un estratto liquido a freddo, molto facile da realizzare. Sono necessari solo due ingredienti, acqua ed equiseto fresco oppure essiccato. L'acqua deve essere priva di cloro per realizzare un estratto di qualità, quindi utilizzare solo acqua decantata o di osmosi. L'equiseto deve essere sminuzzato in piccole parti per aumentare la superficie a contatto con l'acqua ed agevolare l'estrazione dei suoi composti. Per eseguire l'estrazione riempire un contenitore con acqua ed equiseto e lasciare il liquido macerare per circa una settimana. Il contenitore deve essere shakerato almeno una volta al giorno per favorire l'estrazione, quando il liquido appare di colore verde scuro è il segnale che il macerato è pronto. Con un colino filtrare il liquido dalla parte vegetale e conservarlo all'interno di una bottiglia. Per realizzare il macerato con equiseto fresco è necessario 1 chilogrammo di materia vegetale per ogni litro d'acqua, mentre impiegando equiseto essiccato sono necessari solo 100 grammi per litro. Il macerato deve essere diluito prima di somministrarlo alle piante, per le applicazioni fogliari è richiesto un rapporto di diluizione da 1:5 ad 1:10 mentre in fertirrigazione le dosi tendono a diminuire con un rapporto di 1:20 cioè di 1 litro di macerato ogni 20 litri d'acqua. È consigliato provare il macerato prima su piccole porzioni della coltivazione per valutarne gli effetti.

Equisetum arvense , foto di 1CFIORENZUOLA, via Wikimedia Commons.
Stelo fertile di equiseto con organo riproduttivo in vista, foto di Rob Hille, via Wikimedia Commons

SOFT SECRETS SELECTION

UNA LUNGHISSIMA OMBRA

È molto raro vederlo esibirsi dal vivo e ancora più difficile vederlo aggirarsi nella dimensione dei social network, tutti lo desiderano ma in pochi hanno avuto il privilegio fino ad oggi di averlo.

Andrea Laszlo De Simone è un cantautore polistrumentista e produttore discografico italiano, da molti definito uno dei geni della musica italiana degli ultimi vent'anni, uno che fa musica per diletto come piace a lui stesso autodefinirsi. Personaggio schivo e poco noto al pubblico mainstream per sua propria scelta, con una miscela di musica e poesia che spesso si trasforma in pura psichedelia, Laszlo De Simone riporta un raro tocco di sofisticatezza nel panorama italiano che troppo spesso si piega alla superficialità e l'omologazione con produzioni dozzinali.

Il suo esordio come solista avviene nel 2012 e da allora non si è più fermato, con una media di produzione di oltre due canzoni al giorno, scritte soprattutto al chiaro di luna, rapidamente cattura l'attenzione degli addetti al settore tanto che molte delle sue canzoni vengono utilizzate in vari film anche di livello internazionale.

Una lunghissima ombra è il suo ultimo album uscito a distanza di otto anni dal precedente, è un opera composta da 17 brani che scorrono accompagnate da suoni orchestrali che si fondono ad una voce caratterizzata da inflessioni tipiche degli anni '70. Il tema centrale dell'album sono i pensieri intrusivi che invadono la nostra mente isolandoci dalla realtà, come pensieri, immagini, ricordi che sfociano in un autoanalisi della propria esistenza. Una lunghissima ombra può apparire come un autobiografia dell'autore ma in realtà è un indagine sull'interiorità nella quale in molti si possono identificare.

DMT: LA MOLECOLA DELLO SPIRITO

Rick Strassman è un professore di psichiatria americano associato presso la facoltà di Medicina dell'Università del New Mexico ed è l'autore del libro cult DMT: La molecola dello Spirito. Nato a Los Angeles, da sempre ha nutrito interesse per le sostanze psichedeliche e il loro rapporto con la biologia umana, portandolo a condurre degli studi sulla ghiandola pineale, in un primo momento focalizzati sull'ormone melatonina e successivamente sulla DMT. La dimetiltriptammina è una sostanza endogena, cioè naturalmente presente nel corpo umano e in quello di mammiferi e di numerosissime specie vegetali, in grado di indurre potentissimi effetti psichedelici. Il viaggio della DMT è molto intenso ed è un'esperienza psichedelica completamen-

te diversa da quella di altre sostanze, il suo inizio è simile al decollo di un aereo, una volta partito non può più fermarsi, attraversando un tunnel di figure geometriche che cambiano di forma velocemente fino ad approdare in un'altra dimensione che in molti descrivono più reale del reale, popolata da entità sovrannaturali. Strassman è stato il primo ricercatore ad essere autorizzato dal governo americano a condurre una ricerca sugli effetti della molecola su soggetti umani in un contesto sperimentale. Dal 1990 al 1995 più di sessanta volontari si sottoposero alla sperimentazione assumendo DMT e le loro esperienze furono analizzate e documentate da Strassman. Molti dei partecipanti riportarono esperienze comuni tra loro e gli effetti descritti corrispondevano alle caratteristiche tipiche di un'esperienza religiosa da cui l'autore trasse la sua principale conclusione cioè che la DMT è la molecola dello Spirito. Le sue ricerche sono state raccolte insieme alle interviste realizzate ai soggetti che hanno preso parte alla sperimentazione e pubblicate all'interno di questo libro diventato di riferimento per tutti gli appassionati di questa molecola. Basato sul libro, è stato prodotto l'omonimo documentario, con la partecipazione dello stesso Strassman, dove la molecola dello Spirito viene trattata attraverso una serie di interviste a persone che raccontano le loro esperienze.

KISSING GORBACIOV

Kissing Gorbaciov è un film documentaristico prodotto dal collettivo indipendente SMK Factory e diretto dai registi Luigi d'Afile e Andrea Paco Mariani che raccontano la strabiliante storia di un ponte fatto di musica rock tra l'Unione Sovietica e un piccolo comune salentino. La storia è ambientata negli anni '80 quando un gruppo di giovani di formazione comunista

vince le elezioni comunali di Melpignano, un paesino nel profondo Salento oggi conosciuto in tutto il mondo per ospitare ogni estate il magico rito della Notte della Taranta. Ma questa storia non parla della musica popolare tipica di quelle terre ma piuttosto si muove sulle note del punk-rock di che caratterizzava quel decennio. Dopo aver organizzato alcune rassegne musicali, il gruppo decide di realizzare quello che fino ad allora non era riuscito a fare nessuno cioè un concerto con band provenienti dall'Unione Sovietica, creando uno squarcio nella cortina di ferro che in quel tempo divideva l'Est dall'Occidente. Con immensa sorpresa l'evento fu finanziato dall'ambasciata russa a Roma e ospitò alcune delle band più rappresentative della cultura rock sovietica, tra cui i Televizor, che si alternarono con altre band italiane come i Litfiba e i CCCP-Fedeli alla linea. Il quotidiano La Repubblica definì l'evento uno sconcerto, a dimostrazione delle posizioni conservatorie dell'epoca.

Il viaggio continua con un tour in Russia dei CCCP insieme ad altri gruppi italiani di circa 8 giorni, con esibizioni tra Mosca e Leningrado, dove la band punk emiliana ha dato il meglio di sé con spettacoli memorabili. Il film, il cui titolo allude al Presidente russo Gobarciov in carica in quegli anni, raccoglie una serie di interviste e materiali di archivio provenienti dall'ex URSS mai visti prima.

Soft Secrets Italia è pubblicato da: Discover Publisher BV

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Traduzioni: Valefizz

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Soft Secrets è una rivista bimestrale gratuita pubblicata nei Paesi Bassi (con il nome di Highlife), Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Cile.

A livello mondiale è in corso un processo di relativa liberalizzazione dell’uso della can-

nabis, che sia per scopi medici o ricreativi. Diversi Paesi hanno legalizzato la cannabis per separare le droghe leggere da quelle pesanti, come dimostrato in Olanda. Altri Paesi hanno legalizzato l’uso della cannabis per uso medico, ivi incluso il diritto di coltivare piante di cannabis per uso personale. L’editore si propone di mettere in luce il processo di normalizzazione dell’uso della cannabis. Questo presuppone che l’editore non sia necessariamente d’accordo su tutto ciò che figura negli articoli e nelle pubblicità che appaiono sulla rivista. L’editore si discosta quindi in modo esplicito da dichiarazioni o immagini pubblicate che potrebbero dare adito a pensare che siano stati approvati l’uso e/o la produzione di cannabis. Nulla della presente pubblicazione potrà essere copiato o riprodotto in qualsiasi formato senza previa autorizzazione dell’editore e di altri titolari del copyright. L’editore non assume alcuna responsabilità in merito al contenuto e/o al punto di vista degli annunci pubblicitari. L’editore non assume alcuna responsabilità per eventuali documenti presentati indesiderati. L’editore ha cercato di contattare tutti i titolari del copyright di fotografie e/o immagini. Coloro che ritengono ancora di avere diritto ai suddetti diritti sono pregati di contattare l’editore.

Il prossimo imperdibile numero esce il 6 Febbraio 2026

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