quelle degli albanesi bruciate: i soldati non sapevano fare differenza, a testimonianza che non sono loro i colpevoli.68.
La questione dei profughi e lo spostamento di popolazioni L’arrivo degli eserciti cristiani e l’azione delle bande armate aveva scatenato, soprattutto in Macedonia, una fuga caotica della popolazione turca. Tuttavia, l’estrema violenza della seconda guerra aveva prodotto una nuova ondata di profughi che fuggivano in conseguenza degli eventi bellici probabilmente anche perché terrorizzati dalle esperienze precedenti. Nello studio della questione andrebbero esaminati numerosi elementi, come ad esempio il fatto che dopo la prima guerra una parte dei profughi tornò alle loro case nella Macedonia del Vardar, sotto l’organizzazione delle autorità serbe,69 che tra i profughi furono presenti probabilmente i soldati dell’esercito turco mobilitati dalle regioni europee (non bisogna dimenticare infatti che nella guerra del 1912 la Porta mobilitò circa 65.000 soldati delle sue regioni «europee» nella cosiddetta armata del Vardar e che altrettanti non risposero alla chiamata)70, o infine, che in molti di certo risposero all’esortazione dei Giovani Turchi ad abbandonare i territori conquistati dai paesi cristiani.71 Nonostante ciò le dimensioni delle fughe furono immense. La maggior parte dei profughi si diresse verso Salonicco, che allora era non solo il porto principale dei Balcani ma anche una città multiculturale, sviluppata, seconda solamente a Costantinopoli. Alcune statistiche attualmente disponibili, ma molto approssimative, dicono che i civili musulmani in fuga dopo la prima guerra furono 100.000 circa, cui se ne aggiunsero nel 1914 altri 250.000;72 altre che nel 1912 10.000 musulmani fuggirono dalla Macedonia e 104.000 dalla Tracia orientale, seguiti nel 1914 da 110.000-115.000 esuli provenienti ancora una volta dalla Macedonia e 35.000 dagli altri paesi balcanici;73 altre ancora che 177.000 musulmani (turchi) e albanesi lasciarono la Macedonia e la Tracia nel 1912-13 e altri 120.000 68 AS, MID-PO, 1913, XVII/121, ufficiale, da colonnello Popović comandante truppe macedoni-kosovare, a Ministero della guerra, 21-10-1913. 69 Heny Barby, Srpske pobede..., cit., p. 209. 70 B. Ratković-M. Đurišić-S. Skoko, op. cit., pp. 46-47. 71 Marco Dogo, op. cit., p. 49. 72 Antonio Ferrara, Esodi, deportazioni e stermini. La «guerra-rivoluzione» europea (19121939), in “Contemporanea”, IX, n. 3, luglio 2006, p. 454. 73 Elisabeth Kontogiorgi, op. cit., pp. 38-39.
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