Aumenta il consumo di suolo: i dati e le analisi degli esperti
Fatta con semola rimacinata di grano duro che conferisce fragranza e profumi unici. Croccante fuori, all’interno presenta una mollica soffice ed alveolata che rende il prodotto morbido e leggero.
Quando la violenza di genere sguscia tra le maglie del diritto
di Andrea Alberizia
Il contrasto alla violenza di genere è una campagna aperta in cui non si nisce mai di imparare qualcosa.
Qualche giorno fa abbiamo scoperto che una donna può dire a un medico che considera il suo compagno capace di ammazzarla, perché è geloso e negli ultimi sei mesi sono aumentati gli episodi di violenza subìti, e questo non fa scattare il Codice Rosso, la legge del 2019 nata proprio per proteggere le vittime. E non scatta nemmeno se le dichiarazioni di quella donna vengono fatte in un pronto soccorso dove si è presentata con un dito rotto e ha detto che era la conseguenza di una lite con il compagno e non l’ennesima nta caduta per le scale. Lo abbiamo imparato perché Pamela Genini è stata uccisa a coltellate a metà ottobre a Milano. Un anno prima la lite con la frattura alla mano a Cervia.
Di sicuro si può dire che qualcosa non ha funzionato. Se le procedure e i protocolli sono stati seguiti correttamente ed è giusto che non si attivasse il Codice Rosso allora bisogna chiedersi a cosa serve la legge. Perché se un dito rotto e una accusa diretta non sono una cosiddetta “red ag”, allora diteci qual è. Se invece c’è stata una falla nel percorso, allora bisognerà capire perché e dove. Non a caso la procura di Bergamo, provincia dell’ospedale dove è stata medicata Genini, ha aperto un’indagine. Qualche dubbio che la procedura fosse perfettibile, per la verità, c’era già venuto anche con la morte di Ilenia Fabbri a Faenza nel 2021. Lei aveva avvisato amici, associazioni femministe, forze dell’ordine, avvocati. Addirittura aveva previsto le modalità della sua morte: non per mano diretta dell’ex marito, ma da un sicario. E così è andata.
Se l’unica garanzia per una potenziale vittima di femminicidio è limitare la libertà di movimento del potenziale femminicida, allora quanto, quando e come è legittimo limitarla? Lo ha detto anche un’avvocata, esperta in materia, che abbiamo intervistato sul numero scorso: «Non si può tenere in carcere chiunque abbia una denuncia». Perché la violenza di genere è un’emergenza da affrontare, ma non per questo è un contesto esente da errori giudiziari, fraintendimenti e anche false denunce. Ma anche per una questione di spazi. Considerando qualunque tipo di reato, la polizia di Stato in provincia di Ravenna, nel 2024, ha eseguito 175 arresti. I casi di Codice Rosso che arrivano alla procura di Ravenna in un anno sono circa seicento. Viene la triste sensazione che la violenza di genere nisca per sgusciare tra le maglie di uno Stato che si basa sul garantismo del diritto e non sulla legge del taglione. Se l’unica via d’uscita è il cambiamento culturale, ci saranno ancora vittime da contare.
SOMMARIO L’OSSERVATORIO
4 POLITICA
TRASLOCA LA SCUOLA MORDANI, I GENITORI SPIEGANO IL LORO NO
5 ECONOMIA
ABITARE: INAUGURATO UN NUOVO STUDENTATO
11 TEMPO LIBERO
HALLOWEEN PER TUTTI I GUSTI: GLI EVENTI IN PROVINCIA
16 CULTURA
LA STAGIONE DELL’ALIGHIERI DI OPERA E DANZA
18 GUSTO
TRA VINI E MUSICA: QUINZAN RACCONTA LA SUA FILOSOFIA
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001 Anno XXIII - n. 1.117
Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it
Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Alessandro Fogli, Serena Garzanti (segreteria), Gabriele Rosatini (grafica).
Collaboratori: Albert Bucci, Giulia Castelli, Matteo Cavezzali, Francesco Della Torre, Francesco Farabegoli, Maria Vittoria Fariselli, Nevio Galeati, Iacopo Gardelli, Giovanni Gardini, Alex Giuzio, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni, Adriano Zanni. Fotografie: Massimo Argnani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani Illustrazioni: Gianluca Costantini Redazione: tel. 0544 271068, redazione@ravennaedintorni.it
Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola
Poste Italiane spa - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB
Il Giovinbacco e i ravennati
di Moldenke
Tutto quello che ti può servire per capire un po’ meglio i gusti dei ravennati lo puoi scoprire andando un sabato sera al Giovinbacco. Regola numero uno, ovviamente: se c’è una cosa che va di moda, stai tranquillo che il ravennate ci sarà, indipendentemente dai suoi veri interessi. E Giovinbacco, al momento, è l’unico evento (insieme alla festa dell’Unità probabilmente) per cui stai sicuro che c’è anche il porco. La qualità del vino, ovviamente, passa nettamente in secondo piano. Di esperti, in piazza, ce ne sono pochi. E lo si nota dalle facce stravolte dei sommelier alla mescita, che non vedono l’ora di andarsene a casa, piuttosto che servire vini a gente che non ne capisce una mazza. Al terzo bicchierino, chi non è abituato è già talmente brillo che addirittura inizia a salutare. Un ravennate che saluta, non so se mi spiego. Qualcun’altro, al quarto bicchiere da un dito, annuisce al sommelier che pare gli stia dicendo che quel vino è stato creato da vigne trasformatesi in Super Saiyan, qualcosa del genere. Tutti a Ravenna, prima e dopo il Giovinbacco, si lamentano per i prezzi. E anche giustamente, diciamolo. Ma al Giovinbacco comprano 5 tagliandi degustazione a 15 euro, che signi ca bere molto probabilmente due bicchieri e mezzo (un sacco di bottiglie valevano 2 tagliandi, ma te lo dicevano solo dopo) riempiti un dito di vino l’uno, che in proporzione è come se avessero pagato 100 euro una bottiglia di sangiovese che ne vale 10. Poi, tutti contenti, vanno anche a fare una la di mezz’ora per comprare un piatto di cappelletti al prezzo - restando bassi - di circa 1 euro l’uno. Ma il giorno dopo disprezzano il bar che ti fa pagare 6 euro uno spritz e il ristorante che ha in menu i cappelletti a 13 euro, ovviamente. Intanto, però, nella loro collezione di bicchieri, quello targato Giovinbacco è in bella mostra nella credenza. Pronto per brindare con gli amici il prossimo anno in piazza, che se lo portano dietro, così risparmiano sulla caparra...
Un consiglio agli organizzatori: riportate tutto al Pala De André e fate pagare 50 euro l’ingresso. Vi prego.
BASTA VIOLENZA SULLE DONNE
I genitori: «Non è una battaglia solo nostra, rischiamo di perdere l’unica primaria del centro»
Il comitato che vorrebbe salvare la storica scuola elementare: «C’erano state rassicurazioni e stavamo lavorando per rilanciarla e incentivare le iscrizioni. Il trasferimento alla Guido Novello? Vorremmo almeno vedere il progetto...»
L’annuncio da parte del Comune di voler trasferire, a partire da settembre 2027, la media Damiano nell’edi cio che oggi ospita la storica elementare Mordani (nell’omonima via del centro di Ravenna) facendo a cascata traslocare le classi della primaria in un’ala della media Guido Novello continua a non convincere tutti. In particolare, dopo l’editoriale pubblicato sull’ultimo numero del nostro giornale, in cui si sottolineava che perlomeno, in questo modo, l’edi cio di via Mordani sarebbe rimasto una scuola, alcuni genitori della primaria ci hanno contattato per poter spiegare meglio le loro perplessità. «A sorprenderci e deluderci è stata innanzitutto la modalità con cui ci è stata comunicata la scelta - raccontano Angela Longo e Debora Ferrari - perché dallo scorso maggio, quando si è saputo che non si sarebbe riuscita a fare la prima per mancanza di iscritti, nonostante i bambini da stradario ci fossero, ci siamo impegnati, insieme alle insegnanti, per capire le criticità del Mordani e rilanciare la scuola nel suo edi cio storico in una città che sta cambiando, sostenuti dalla giunta comunale sia in un incontro in Comune che alla festa di ne anno della scuola. Gli insegnanti hanno organizzato tre open day per l’autunno, uno dei quali si è già svolto. Ora abbiamo in programma i prossimi (22 novembre e 13 dicembre, ndr). Ma cosa potremo dire alle famiglie? La Novello ora non è attrezzata per accogliere due scuole di grado diverso, e
La protesta di famiglie e insegnanti davanti al “Mordani”
una scuola primaria ha necessità differenti come ad esempio la mensa, spazi adeguati all’esterno, ingressi separati. A questo punto il Comune, se veramente interessato alle sorti dell’unica scuola pubblica primaria del centro, avrebbe già dovuto presentare il progetto, ma tutto tace. Nessuna delle parti coinvolte è stata convocata, mentre crediamo che la scuola si faccia insieme e il Comune dovrebbe ascoltare e sostenere le esigenze che da tempo a parole vengono sostenute, e benissimo, in campagna
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Ravenna - Viale della Lirica 43 - tel.0544.271.056 fax 0544.272.539
elettorale, ma successivamente disattese nei fatti. Ora il rischio, per noi certezza, è che, con lo spostamento, la scuola, senza un vero progetto, perda ancora più attrattività e nel giro di pochi anni scompaia l’unica elementare pubblica del centro storico. Da questa amministrazione ci aspettavamo altro, in campagna elettorale è stato detto spesso che il centro non deve deserti carsi o rimanere solo uno spazio turistico, per questo crediamo che la battaglia per una scuola pubblica come il Mordani ri-
AGENDA
guardi tutti e non solo noi che ci abbiamo iscritto i gli o vorremmo iscriverli». Un timore comprensibile, soprattutto ora, a poche settimane dall’apertura delle iscrizioni. «Non vogliamo fare una battaglia legata esclusivamente all’edi cio, ma chi vorrà iscrivere i gli in una scuola sapendo che dopo un anno saranno trasferiti in un edi cio che non sappiamo ancora come sarà adattato e quanto e come dureranno i lavori?». Vero è che sicuramente tra gli elementi di attrattività del Mordani c’è proprio la bellezza della scuola, la sua identità, il progetto legato a Roberto Bachi, alunno ebreo vittima dell’Olocausto. «Si cancella l’identità storica della scuola Mordani come se non valesse nulla. Io non so se ci fossero o meno delle scelte migliori - dice Chiara Bencivelli -. So di certo che ci si poteva prendere il tempo per valutare tutte le opzioni possibili in condivisione con chi la scuola la vive e la fa!».
In realtà, stando alle dichiarazioni rilasciate dagli amministratori, la scelta sembra ormai irreversibile. Quello su cui invece sicuramente si può cercare di trovare da adesso un vero confronto è come la Novello potrà accogliere al suo interno una primaria, con tutte le esigenze del caso, con un progetto che rilanci il comprensivo del centro e anche come l’attuale Mordani sarà a sua voltta in grado di accogliere gli studenti delle medie Damiano senza perdere nulla della sua attuale bellezza. Federica Angelini
Carlo Alberto Biasioli racconta il viaggio della Global Sumud Flotilla
Giovedì 30 ottobre alle 18 alla Sala Ragazzini di Largo Firenze a Ravenna, la rete di associazioni “La via maestra” organizza un incontro con Carlo Alberto Biasioli, skipper della Morgana, nave della flotta della Global Sumud Flotilla. Durante l’incontro Biasioli racconterà l’esperienza di aver preso parte al convoglio marittimo civile più grande della storia, con oltre 50 imbarcazioni provenienti da 44 paesi, dirette a Gaza.
Incontro con la famiglia di un soldato canadese morto sul Lamone nel 1944
Sabato 1 novembre, a Palazzo San Giacomo (via Carrarone a Russi) dalle 10.30, l’Amministrazione comunale invita la cittadinanza a partecipare all’incontro con una rappresentante della famiglia del soldato canadese Hector Colin McDonald, del West Nova Scotia Regiment che a Russi trovò la morte nella guerra di Liberazione. L’estate scorsa grazie all’intuizione di un appassionato di cimeli storici, la sua sacca è riemersa dal passato, custode silenziosa di una memoria lontana. È stata poi trovata la famiglia, con una intensa attività di ricerca. A seguire, visita all’esposizione “Il passaggio dei Canadesi a Russi” e ai luoghi della memoria dove operarono i militari canadesi.
Alla biblioteca Oriani la storia degli italiani che combatterono contro gli Alleati in Romagna
Si terrà venerdì 31 ottobre, ore 17.30, alla Biblioteca Oriani, la presentazione del volume del faentino Fabrizio Turchi, Un’altra Gotica. Storia e documenti degli italiani che combatterono contro gli Alleati in Romagna (Edit Faenza 2025). Il libro, arricchito da un notevole apparato fotografico e documentario, racconta per la prima volta in modo dettagliato la storia dimenticata degli italiani che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la nascita della Repubblica sociale italiana, scelsero di continuare a combattere per Mussolini e la causa del fascismo, opponendosi all’avanzata degli Alleati sul fronte romagnolo, ultimo baluardo della Linea Gotica.
1522 - EMERGENZE 112
BILANCI
economia ravennate tiene ma re ta centrale il problema elle infra trutture
I dati presentati dalla Camera di Commercio: in crescita il valore aggiunto della provincia, bene per il momento l’export, ma è destinato ad aumentare il tasso di disoccupazione
L’economia ravennate tiene nonostante il peggiorato scenario globale: l’aumento delle barriere tariffarie e non tariffarie pesa sulle prospettive degli scambi, gli ostacoli al libero commercio internazionale non provengono soltanto dalla politica commerciale Usa, ma interessano la maggior parte dei paesi, l’indice di incertezza delle politiche economiche a livello globale resta su livelli elevatissimi. Penalizzata da tale dif cile contesto globale e europeo, la crescita del valore aggiunto in provincia di Ravenna, secondo gli ultimi scenari delineati da Prometeia, registrerà un incremento pari a +0,4% nel 2025 (+0,4% stimato anche per il 2024), per poi accelerare di poco nel 2026, a +1%. Valore aggiunto provinciale, dunque, che già da tempo ha segnato il sorpasso dei livelli del 2019 (11,4 miliardi) e la tendenza alla crescita continuerà anche quest’anno, con il superamento della soglia di 12 miliardi, tra i valori massimi della serie storica. Questi i dati principali, diffusi il 27 ottobre, dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara Ravenna. «Il tema infrastrutturale è centrale – ha sottolineato il presidente Giorgio Guberti –. Alcune priorità legate ai collegamenti stradali non sono più procrastinabili, mi riferisco alla messa in sicurezza della Romea, che ha il triste primato di essere la Statale con il più alto numero di morti in Italia per chilometro, e della statale 16. Continuiamo, inoltre, ad assistere a disservizi quotidiani nel trasporto ferroviario locale, in particolare sulla linea Ferrara-Ravenna. La tratta Bologna-Ravenna non è da meno, è stata classi cata tra le 11 peggiori d’Italia e la peggiore in Emilia-Romagna nel rapporto Pendolaria di Legambiente del 2024 a causa di ritardi,
LA FOTO DELLA SETTIMANA
A cura di Federica Angelini
cancellazioni e sovraffollamento. Per questo è mia intenzione scrivere a Trenitalia Tper e Rete Ferroviaria Italiana per evidenziare una situazione che non è ulteriormente tollerabile. Non ci può essere alcuna programmazione ef cace senza gli adeguati collegamenti in grado di liberare tutte le risorse positive e le capacità di impatto allargato che possono scaturire dalla presenza, in particolare, del porto di Ravenna, dell’aeroporto di Bologna e degli importanti hub e snodi di trasporto intermodale che hanno sede nel territorio ravennate, con relative concentrazioni di traf co di persone e di merci». Nel dettaglio, si osserva come per l’industria manifatturiera prosegue la fase di rallentamento iniziata nel 2023 registrando una essione del -0,6%, dopo la tenuta del primo trimestre, mentre prosegue il trend in discesa a livello regionale (-1,4%), in atto da tempo. In contrazione più accentuata il settore artigiano (-5,3%). Un segnale positivo proviene degli ordini esteri che segnano un +3,4%, trainati dalle imprese più grandi. Le vendite al dettaglio, nella primavera 2025, hanno mostrato una lieve ripresa in termini nominali (+1,5%); tuttavia, va considerato l’andamento dell’in azione al consumo che ha ripreso a salire con l’inizio dell’anno e che il processo in azionistico è divenuto una componente determinante a sostegno del comportamento del valore delle vendite correnti. Per quanto riguarda il commercio internazionale, i dati di fonte Istat confermano la ripresa dell’export delle imprese ravennati, in attesa dei prossimi contraccolpi per l’effetto dei dazi Usa. I contributi posi-
tivi maggiori alla crescita derivano dall’aumento delle vendite di prodottii del “made in Italy”, come ad esempio prodotti agricoli (+32%) e alimentari (+29,2%).
Per quanto riguarda il lavoro, nei primi sei mesi del 2025, le ore di cassa integrazione sono aumentate del +18,8%, rispetto allo stesso periodo del 2024; l’aumento è stato però determinato solo dalla componente straordinaria. Per Prometeia, se l’occupazione quest’anno registrerà un incremento rallentato del +0,9% rispetto al livello del 2024, il tasso di disoccupazione provinciale è previsto in aumento (4,7%, dal 4,1% del 2024), a causa di una crescita delle forze di lavoro superiore a quella degli occupati. In ne, a ne settembre dell’anno corrente, la movimentazione anagra ca al Registro delle Imprese fa registrare un saldo positivo; da gennaio a settembre 2025, le cessazioni non d’ufcio (1.412) sono inferiori alle nuove aperture (1.485).
Un nuovo studentato, un bel segnale
C’è un nuovo studentato in città, è stato inaugurato il 23 ottobre e si chiama “Via Marconi Student Place”. Si tratta di un’iniziativa privata nata da un’idea dell’agenzia immobiliare Ravimm con in totale 44 posti letto distribuiti fra vari spazi: 14 appartamenti da 45 mq con due camere singole ciascuno e 4 appartamenti da 64 mq con due camere doppie. Il costo si aggira intorno ai 450 euro in doppia e 400 in singola. Cifre con cui in tante altre città universitarie non si riesce a trovare nemmeno un posto letto in zone periferiche e in appartamenti vetusti. Che dire? Una buona notizia che può rendere Ravenna particolare attrattiva in un momento in cui i grandi centri metropolitani non sono più in grado di offrire alloggi a prezzi ragionevoli agli studenti universitari. A breve dovrebbe arrivare anche lo studentato pubblico della zona degli Speyer (speriamo con prezzi più popolari). L’università resta una grande occasione in quest’epoca di contrazione delle nascite e rischio gentri cazione da turismo, soprattutto un’università che resti accessabile a tutti.
STRADE Adriatica e Ss67, Anas fa il punto sui lavori in corso
Proseguono gli appuntamenti sul territorio organizzati dal sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, per confrontarsi su progetti e interventi insieme alla cittadinanza. Dopo l’incontro dello scorso 16 ottobre a Punta Marina, in cui Barattoni ha illustrato gli interventi di riqualificazione del viale principale, il prossimo lunedì 3 novembre il primo cittadino dà appuntamento a Madonna dell’Albero, al Bronson di via Cella 50, alle 20.30. Tema dell’incontro, a cui parteciperanno, oltre al sindaco, tecnici di Anas e l’assessore ai Lavori Pubblici, Massimo Cameliani, sarà l’avanzamento degli interventi su Statale 16 e Statale 67, Adriatica e Classicana.
TERRITORIO / DATI
on umo i uolo nel 202 a avenna cementi cati 5 ettari il ato pi alto in talia
Ma è anche il secondo comune per estensione della Penisola Rapporto Ispra: la regione ha consumato oltre mille ettari
L’Emilia-Romagna è la regione d’Italia con il maggiore consumo di suolo, Ravenna è il peggiore tra gli ottomila comuni italiani. Sono i dati del 2024 resi noti nei giorni scorsi dal rapporto annuale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), un ente pubblico che si occupa di monitoraggio, valutazione e controllo delle attività ambientali in Italia, fornendo supporto tecnico-scienti co al ministero dell’Ambiente.
Il quadro tracciato dal report è lampante: con 1.013 ettari di terreno cementi cati nell’ultimo anno, pari al 9 percento della super cie territoriale, l’Emilia-Romagna ha i valori nazionali più alti per la perdita di terreno. Facendo una media, è come se ogni minuto del 2024 fossero stati divorati 19 metri quadrati.
L’anno scorso in E ilia- o agna stato edificato il 9 percento della su erficie
Le altre regioni meno virtuose sono Lombardia (834 ettari di suolo consumato), Puglia (818), Sicilia (799) e Lazio (785). In termini percentuali di suolo consumato rispetto all’estensione territoriale, sul podio ci sono Lombardia (12,2 percento), Veneto (11,9) e Campania (10,6). La media nazionale è 7.
La nostra regione si distingue soprattutto per l’aumento costante di territorio cementi cato: nonostante il tema del consumo di suolo sia al centro dell’attenzione degli ultimi anni, soprattutto in seguito alle alluvioni del 2023 e 2024, il trend mostrato dai gra ci di Ispra è in netta impennata rispetto a quello delle altre regioni. Cemento e asfalto rendono il terreno impermeabile e perciò meno in grado di assorbire la pioggia, aumentando il rischio di allagamenti. Negli ultimi anni, recita il rapporto Ispra, «al progressivo consumo di suolo dovuto alla logistica si è af ancata una nuova dinamica territoriale dovuta all’espansione dei data center, alimentata dalla crescente esigenza di infrastrutture digitali e servizi cloud». Dal 2006 a oggi, recita il report, «le coperture arti ciali riconducibili alla logistica raggiungono un totale di poco superiore ai seimila ettari», in aumento soprattutto in Emilia-Romagna (+107 ettari), Piemonte (+74 ettari) e Lombardia (+69 ettari).
Per quanto riguarda i dati provinciali, in Emilia-Romagna la percentuale più elevata di consumo di suolo è a Rimini col 12,6 percento. Seguono Reggio Emilia e Modena (11 ciascuna) e Ravenna (10,5). Il capoluogo bizantino è il comune italiano con la maggiore crescita annuale di aree articiali in valore assoluto, pari a 85 ettari, peggio di Venezia (62 ettari), Sassari (60 ettari) e Roma (57 ettari). Come noto, Ravenna con 653 kmq è il secondo comune in Italia per estensione dopo Roma: è stato edi cato l’11,6 percento.
In ro incia finiti sotto al cemento 501mq pro capite, meglio solo di Ferrara, Parma e Piacenza
Guardando al rapporto per abitante, in regione sono stati consumati 453 mq pro capite (4,5 milioni di abitanti), contro una media nazionale di 366. In provincia di Ravenna sono niti sotto al cemento 501 mq pro capite: peggio in regione solo Piacenza (700), Parma (580) e Ferrara (552).
Nel suo rapporto, Ispra dedica un monito a Palazzo Merlato: «Tra i Comuni con un elevato consumo di suolo nell’ultimo anno spicca Ravenna, che con un incremento di 85 ettari mantiene una tendenza stabile rispetto ai valori rilevati negli anni precedenti, superando il consumo registrato nella capitale anche per la nuova annualità. Questo aumento è dovuto principalmente alla realizzazione di nuovi cantieri concentrati in diverse zone del Comune: all’interno dell’area industriale situata a ridosso del porto per un’estensione totale di circa 14 ettari, nell’area periferica della città per la costruzione di edi ci commerciali e residenziali su un’area di circa 13 ettari, nella zona sud-ovest e nelle zone periferiche ad ovest e sud-est della città per cantieri edilizi e stradali, con un’estensione totale di circa 20 ettari». (al.gi.)
TERRITORIO / COMMENTI
L’ASSESSORA REGIONALE RICORDA I 143 ETTARI RINATURALIZZATI, IL DATO MIGLIORE TRA LE REGIONI
Un attivista di Legambiente segnala le nuove costruzioni in aree a media pericolosità idraulica
L’Emilia-Romagna indossa la maglia nera del consumo di suolo nonostante sia una Regione che nel 2017 ha approvato una legge urbanistica fondata sul principio del consumo di suolo a saldo zero entro il 2050, e ssa un limite di consumo di suolo, dal gennaio 2018 a quella data pari al 3 percento del territorio già urbanizzato.
Commentando i dati di Ispra, la Regione ha affermato che nel 2024 sono stati rinaturalizzati 143 ettari (il valore più alto tra le regioni italiane) e che l’86 percento del consumo di suolo è di tipo reversibile, cioè legato a cantieri, opere lineari e impianti fotovoltaici temporanei. Secondo l’assessora alle infrastrutture, piani cazione territoriale e ambiente Irene Priolo, «sono dati che ci devono spingere a fare sempre meglio. La s da non è solo ridurre il nuovo consumo, ma aumentare il ripristino e la rigenerazione delle aree già urbanizzate. È la direzione che l’Emilia-Romagna ha scelto da tempo e nella quale intendiamo proseguire con ancora più forza».
Gabriele Bollini, docente di Progettazione e Piani cazione sostenibile all’Università di Modena e Reggio Emilia e attivista di Legambiente, ricorda che in regione viene restituito alla natura e ai suoi servizi ecosistemici solo il 5 percento del suolo consumato. L’esperto, intervistato dalla radio bolognese Fujiko, invita a prestare attenzione anche al tipo di suolo consumato: dei 1.031 ettari cementicati in Emilia-Romagna, sono stati 721 quelli in aree a media pericolosità idraulica, che corrispondono all’incirca a quelle alluvionate, e 131 in aree tutelate a livello paesaggistico.
Fin dalla sua approvazione, la legge regionale 24/2017 ha sollevato le critiche di urbanisti ed ecologisti proprio per i meccanismi del suo funzionamento che divergevano profondamente dal “consumo di suolo zero” con la quale era stata presentata. Secondo Bollini, il problema è rappresentato da alcuni articoli de niti “rubamazzo”: «La legge è stata confezionata apposta per soddisfare gli interessi e i desiderata del mercato. Tutti i Comuni hanno lavorato non per fare il nuovo piano urbanistico generale (Pug) entro tre anni, che avrebbe fermato tutte le previsioni urbanistiche pregresse raccolte nei vecchi piani urbanistici, ma hanno lavorato per fare varianti, approvare piani urbanistici attuativi e convenzionamenti coi privati in modo da consentire tutte le previsioni urbanistiche pregresse».
Un ulteriore elemento che spiega perché il consumo di suolo non si sia fermato nonostante la legge riguarda la sua entrata in vigore. A causa di emendamenti voluti da diversi assessori della Regione Emilia-Romagna con le motivazioni più disparate, l’entrata in vigore ferrea delle nuove regole è stata prorogata per ben tre volte dal 2017 ad oggi. «L’aiuto dopo il Covid, il mercato, le argomentazioni sono state diverse», ricostruisce Bollini.
Il relatore della proposta di legge degli ambientalisti aggiunge un altro elemento che avrebbe permesso alla legge urbanistica regionale di continuare il consumo di suolo. In particolare è l’articolo 53 della legge stessa, che permette di adottare procedure non sottoposte ai vincoli e alle restrizioni degli articoli precedenti. «Se tu scegli di seguire quella procedura, l’articolo 53 ti permette di realizzare la qualunque, senza rispettare alcuna esigenza di piano o previsione di piani urbanistici. Ci sono Comuni, come quello di Reggio Emilia, che hanno fatto la scelta politica di non utilizzare l’articolo 53, mentre altri, come quello di Bologna, che utilizza solo l’articolo 53». Il docente sostiene che si potrebbe modi care cancellando gli articoli che permettono escamotage per continuare a consumare suolo. Un’indicazione in questo senso arrivava da una delle quattro proposte di legge di iniziativa popolare depositate da Legambiente e dalla Rete Emergenza Climatica e Ambientale ormai tre anni fa e mai esaminate e discusse dall’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Commentando i dati nazionali, Legambiente ha sottolineato che «dal 2012, anno in cui Ispra ha avviato il proprio sistema di monitoraggio, non si era mai registrata una perdita così estesa di suoli agricoli, a seguito della crescita di urbanizzazioni e infrastrutture. Un dato ancora più sconcertante se si considera che questa corsa alla cementi cazione avviene in un paese in declino demograco». Secondo l’associazione ambientalista, «pesano responsabilità di amministratori locali, ma anche un quadro obsoleto di norme inadeguate a fornire strumenti per il governo sostenibile delle trasformazioni urbane e territoriali. È necessario invertire la rotta, per puntellare con disposizioni di legge il principio “zero consumo netto di suolo”, orientando il settore delle costruzioni al rinnovo degli spazi già costruiti per puntare all’aggiornamento delle città secondo criteri di reale rigenerazione urbana e di adattamento alla crisi climatica».
Suolo consumato pro capite a livello nazionale per anno. La linea tratteggiata è la media mobile (elaborazione Ispra)
l prof el olitecnico nti locali enza ri or e i fa co truire anche per inca are li oneri
Docente di Piani cazione territoriale al Politecnico di Milano, Paolo Pileri si occupa di consumo di suolo e delle sue conseguenze sull’ambiente. Ha scritto L’intelligenza del suolo (Altreconomia 2022).
L’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo ha bacchettato Ravenna: gli 85 ettari cementi cati in un anno superano persino quelli di Roma.
«Le cause sono molteplici. Riguardano soprattutto gli enormi cantieri per infrastrutture avviati nell’area del porto e nell’entroterra. Ma ci sono anche i nuovi capannoni industriali e l’edilizia civile, che pesa per il 5%. La somma di queste voci ha generato il disastroso dato, ma nel resto della regione non va tanto meglio».
Con 1.013 ettari consumati nel 2024, l’Emilia-Romagna è in cima alla classi ca nazionale.
«La responsabilità principale è della legge urbanistica 24/2017: è stata promossa come una norma per contrastare il consumo di suolo, ma in realtà ha fatto il contrario. I dati Ispra lo dimostrano».
Le alluvioni del 2023 e 2024, aggravate dall’eccessiva quantità di terreno impermeabilizzato, non sono bastate a far cambiare direzione?
«Purtroppo sembra che quegli eventi non abbiano insegnato nulla a chi amministra il territorio. Ravenna è stata la provincia più colpita, eppure continua a essere in cima alla
classi ca Ispra. Peraltro il 70% del consumo di suolo in regione ha riguardato aree alluvionabili».
Cosa dovrebbe cambiare?
«L’idea di urbanistica. Il futuro non può più essere agganciato alle infrastrutture stradali, alle betoniere e al cemento. Il nostro concetto di sviluppo va del tutto ripensato».
Il sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni si è impegnato a favorire la regola del 3-30-300: ogni cittadino dovrebbe vedere tre alberi dalla nestra e vivere a meno di 300 metri da un parco, grazie alla piantumazione del 30% dei quartieri.
«È una teoria fantastica, che ha almeno dieci anni di vita. Finalmente qualche sindaco se n’è accorto. Ma non è credibile sentirne parlare da un amministratore che ha sulle spalle 85 ettari di consumo di suolo. Lo sarebbe solo se il bilancio fosse zero; questo è l’unico numero importante. Non si può giocare a piantare qualche albero con una mano e continuare a cementicare con l’altra. Quello che dovrebbe attuare Barattoni – al contrario di ciò che ha fatto il suo predecessore – è un piano di depavimentazione».
Le conseguenze negative del consumo di suolo sono ormai note. Perché a Ravenna si continua a farlo in modo così assiduo?
«Perseverare è diabolico. Ma va detto che i Comuni non sono incentivati a contenere il fenomeno. Ognuno è solo a fronteggiare l’investitore di turno che propone oneri di urbanizzazione in cambio della possibilità di costruire, e le amministrazioni locali lo accettano perché sono a corto di risorse a causa
dei tagli statali. Inoltre mancano strumenti normativi per aiutare i sindaci a contrastare il consumo di suolo. La Regione Emilia-Romagna continua a concedere deroghe; lo ha fatto persino dopo l’alluvione».
È anche un problema culturale?
«Sì. Nessuno spiega agli amministratori l’importanza dell’ecologia e i danni del consumo di suolo. Dopo l’alluvione del 2023, la Regione avrebbe potuto avviare un tavolo formativo per i decisori politici; invece ha pensato solo a ricostruire tutto come prima. Nonostante certe scelte non vadano più fatte». Per esempio?
«Smettere di urbanizzare nelle aree alluvionabili e anziché far costruire nuovi capannoni, obbligare a utilizzare gli edi ci già esistenti e abbandonati. È un altro modo di gestire il territorio, che impone di cambiare il concetto di urbanistica a cui siamo abituati. La politica può farlo».
Esistono degli strumenti per invertire la rotta?
«Il più importante è la Nature Restoration Law, il regolamento europeo che impone di ripristinare gli ecosistemi degradati entro il 2030, compreso il suolo. Nessuno ne parla, ma è già in vigore. Se la Regione e il governo continueranno a far nta di nulla, ne avranno la responsabilità politica, culturale e civile».
Alex Giuzio TERRITORIO /
RAVENNA&DINTORNI 30 ottobre - 5 novembre 2025
TERRITORIO / LE CRITICHE
nci i e il bluff el “con umo uolo zero” ero he troppo facili i rmate 50 nuove lottizzazioni nel comune
Il consigliere di opposizione fa notare che la legge regionale è in vigore dal 2018 e da allora a avenna sono stati edi cati in media ettari ogni anno
I Verdi: «Con il nuovo Pug si risolverà il problema»
Nei diciannove anni tra il 2006 e il 2024 nel comune di Ravenna sono stati cementi cati circa 626 ettari di terreno vergine (circa un centesimo dell’estensione totale del comune), di cui 85 nel 2024 (il dato più alto tra gli ottomila Comuni italiani). Lo dicono i dati di Ispra (vedi pagina 6). «Nel prossimo futuro non ci sarà una inversione di tendenza – dice Alvaro Ancisi, consigliere comunale con Lista per Ravenna (Lpr) –. Ci sono 51 lottizzazioni già autorizzate in vari punti del comune che valgono in totale quasi 700 ettari». In sintesi funziona così: l’immobiliarista di turno chiede un permesso di costruire e in cambio si fa carico di realizzare opere urbane a servizio della collettività (strade, rotonde o altre dotazioni). Oltre a questo, nelle casse del Comune entrano anche gli oneri di urbanizzazione pagati dal privato che costruisce. Il quadro delineato dal decano dell’opposizione, in base ai documenti degli uf ci comunali, mette in discussione il ritornello del “consumo suolo zero” con cui gli amministratori locali celebrano la legge regionale urbanistica del 2017. Proprio nei prossimi mesi, forse entro la ne dell’anno, è attesa l’approvazione del nuovo piano urbanistico generale (Pug) che deriva da quella legge. È lo strumento dei Comuni per regolare lo sviluppo del
Il nuovo Pug, che verrà approvato dal Comune di Ravenna nei prossimi mesi, risolverà il problema del consumo di suolo. Ne sono convinti i Verdi, unica voce del centrosinistra che si è levata in questi giorni sul tema. «Il nuovo piano urbanistico generale è lo strumento che Ravenna aspettava per la riduzione del consumo di suolo e della cementificazione. Con il Pug, secondo i Verdi, si taglia oltre il 70% di superficie edificatoria prevista dall’attuale
Psc. Tutte le attuali lottizzazioni sono frutto di convenzioni e permessi di costruire rilasciati con la vecchia normativa».
«In questa fase - continuano i Verdi, non lesinando critiche al vecchio Psc - stiamo cercando di migliorare ancor di più il Pug, partecipando alle commissioni comunali».
territorio e andrà a prendere il posto del cosiddetto Psc, piano strutturale comunale. Quello in vigore tuttora a Ravenna è il Psc del 2007.
I Comuni dell’Emilia-Romagna avrebbero dovuto partorire i loro Pug entro tre anni dal 2018, ma la Regione ha prorogato quattro volte il termine, ssando quello de nitivo al 3 maggio 2024. In provincia di Ravenna, su 18 comuni, solo Cervia ha il suo Pug.
L’elaborazione del Pug del Comune di Ravenna è cominciata nel 2019. Il 5 febbraio di quasi sette anni fa è stato assegnato al raggruppamento
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FAENZA
Il Comune cancella l’edi cabilità di tre ettari di sua proprietà
La giunta comunale di Faenza a metà ottobre ha approvato una delibera che revoca ogni diritto edificatorio a quasi tre ettari di terreno di sua proprietà. Le aree, precedentemente destinate all’edificazione residenziale, saranno conservate come verde permeabile e destinata alla realizzazione di spazi verdi pubblici attrezzati.
Si tratta di due zone in città: una nel quartiere San Rocco, per un’estensione di circa settemila mq e l’altra in via Lesi-Cesarolo, di circa 22mila mq, quest’ultima interessata anche da norme di salvaguardia del piano speciale dell’Autorità di Bacino in quanto coinvolta dagli eventi alluvionali del 2023. Le aree verdi, salvate dalla cementificazione, diventeranno spazi per la socialità, la comunità e per la riforestazione con la piantumazione di nuovi alberi.
«La decisione – sottolinea l’assessore Luca Ortolani – nasce dalla consapevolezza che il cambiamento e l’estremizzazione del clima ci impongono di ripensare in maniera radicale l’assetto delle nostre città. Il prossimo piano urbanistico henerale avrà come strategia cardine il contenimento del consumo di suolo e la riqualificazione dell’edificato esistente. In attesa che tali indirizzi diventino operativi, abbiamo il dovere di agire anche nel presente. Se non possiamo chiedere ai privati di rinunciare a un diritto a edificare ormai acquisito in passato, possiamo e dobbiamo farlo come Comune».
temporaneo di imprese guidato da Mate Engineering di Bologna il bando per la redazione del piano urbanistico generale e del regolamento edilizio. La gestazione è stata lunga e travagliata, con molte critiche dai professionisti del settore. Il traguardo ora è in vista.
La legge del 2017 prevede che una volta entrato in vigore un Pug, vi sia entro il 2050 una quota del 3 percento di suolo urbanizzabile rispetto alla super cie dell’1 gennaio 2018. Nel caso di Ravenna questo 3 percento vale circa duecento ettari. Dal 2018 ne sono già stati consumati di più, con-
tinuando a portare avanti le piani cazioni del Psc. «È interessante constatare – dice Ancisi – come dal 2006 al 2017, sindaco Fabrizio Matteucci no al 2016, sono stati consumati in media 22,5 ettari di suolo l’anno. Dal 2018 al 2024, in piena era De Pascale, quando già era pienamente attivo l’editto della Regione sul “consumo zero”, la media è più che raddoppiata, salendo a 54 ettari. Tra il 2021 e il 2024 la media annuale è ascesa alla quota vertiginosa di 65,5 ettari. Insomma per sette anni il consumo zero ce l’hanno solamente raccontato». (and.a.)
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TERRITORIO / LA PREVISIONE
rbanizzazione ecce iva e e ra o e li habitat avenna e ervia ott acqua entro 30 anni
l rapporto della Società geogra ca sui litorali italiani inserisce la provincia ravennate tra le aree pi a risc io Si stima c e 0mila persone su 0mila a itanti nei due comuni potre ero essere costrette a spostarsi
Tutte le frazioni balneari di Ravenna e l’intera città di Cervia potrebbero finire sott’acqua entro trent’anni , se non adotteremo subito adeguate politiche di mitigazione della crisi climatica. Ma sarà comunque necessario individuare strategie di adattamento e difesa rispetto alle inondazioni ormai inevitabili nel litorale romagnolo. Lo afferma il nuovo rapporto annuale della Società geografica italiana , presentato martedì a Roma, che quest’anno è stato dedicato alle coste della nostra penisola. Intitolato “Paesaggi sommersi” e curato da Filippo Celata (Università Sapienza di Roma) e Stefano Sorini (Università Ca’ Foscari di Venezia) col contributo di oltre 50 ricercatori, è la prima pubblicazione che affronta la gestione dei litorali nella sua complessità, dall’eccessiva urbanizzazione alle infrastrutture, dall’erosione alle varie economie che si sono sviluppate sulle coste e che oggi si invita a ripensare. Non solo il turismo, ma anche l’agricoltura, l’edilizia e tutto ciò che insiste lungo la fascia costiera, compresi gli ecosistemi degradati a causa dell’intervento antropico, come dune e aree umide.
Il recente dibattito pubblico sui litorali, sottolinea l’in -
troduzione del rapporto, «si è quasi esclusivamente concentrato sulla querelle relativa alla direttiva Bolkestein» e alle gare delle concessioni balneari, e «colpisce che venga discusso senza quasi alcun riferimento agli effetti della crisi climatica o alle problematiche ben più ampie relative alla gestione delle coste nel nostro Paese». In particolare, si sottolinea, «la crescente artificializzazione di tratti sempre più ampi dei nostri litorali» e la tendenza a insediarsi vicino al mare hanno provocato un «continuo consumo di suolo, quasi sempre mal pianificato». In questo senso il comune di Ravenna è il settimo in Italia per l’aumento dei residenti nella fascia costiera: qui dal 1980 a oggi le persone che vivono a meno di un chilometro dal mare sono incrementate di 9mila unità. In classifica ci sono altre due città romagnole, Rimini (+15mila residenti a meno di un km dal mare, secondo in Italia) e Bellaria Igea Marina (+5mila, in dodicesima posizione). Il fenomeno è in controtendenza rispetto alla media nazionale, dove la popolazione residente lungo le coste si è lievemente ridotta nell’ultimo mezzo secolo;
Proiezione sulle aree
dell’alto Adriatico a rischio di inondazione entro il 2100, tratta dal rapporto “Paesaggi sommersi” della Societ geografica italiana
«Vanno ripensate tutte le economie sulle coste: turismo, edilizia e agricoltura»
Piattaforme offshore: 47 davanti alle coste della regione
Lo studio annuale della Società geografica italiana dedica un capitolo alle piattaforme offshore per l’estrazione di idrocarburi, che vedono l’EmiliaRomagna «svolgere il ruolo di leader» con 47 impianti. Queste strutture hanno impattato su quello che la Società geografica definisce «territorializzazione del mare», con piattaforme e condotti che «oltre a impattare sul paesaggio (si pensi, ad esempio, alla piattaforma Angela Angelina, operativa dal 1997, situata a soli due km dalla costa di Lido di Dante)», hanno imposto «divieti di transito e ancoraggio, definizione di aree di rispetto» impattando talvolta negativamente sui «diversi usi della costa e del mare, in particolare navigazione, pesca, turismo, attività di monitoraggio e ricerca, protezione dell’ambiente marino».
ma al contrario delle altre regioni, «in Emilia-Romagna la crescita è persistente». Per accogliere queste persone si sono costruite molte case, che però rischiano di trovarsi presto circondate dall’acqua. In tutta la provincia di Ravenna, la Società geografica ha contato 10mila edifici a uso abitativo che sono a rischio di sommersione: è il sesto valore più elevato d’Italia, dopo Venezia (82mila edifici), Ferrara (32mila), Lucca (28mila), Rovigo (23mila) e Roma (11mila). Lo scenario dipinto dalle mappe della Società geografica mostra le proiezioni sull’innalzamento del mare tra il 2050 e il 2100, incrociando diversi studi scientifici. L’Italia rischia di perdere il 20 percento delle proprie spiagge nel 2050 e il 40 percento entro il 2100, con almeno 800mila persone che dovranno spostarsi. Il fenomeno interessa tutte le regioni affacciate sul mare, ma la situazione peggiore riguarda il nord-est d’Italia, colorato con una grande macchia viola che va da Trieste a Rimini e si addentra per molti chilometri nell’entroterra, coprendo tutte le aree pianeggianti delle province di Ferrara e Ravenna. Nelle località balneari del capoluogo bizantino vivono circa 18mila persone, a cui si sommano le quasi 30mila di Cervia, molte delle quali potrebbero essere costrette a spostarsi nel giro di un paio di decenni. Ma la questione riguarda anche chi frequenta la riviera per le vacanze: a Cervia la popolazione estiva arriva a superare le 200mila persone. In questo territorio le conseguenze dell’innalzamento del mare sono già in corso e avranno conseguenze non solo sull’abitare, ma anche sulla produzione alimentare. Il cuneo salino ha risalito il Po per oltre 20 chilometri, minacciando l’agricoltura e la disponibilità idrica, e molti campi agricoli vicino al mare già oggi accusano l’eccessiva salinità dell’acqua irrigua che compromette le coltivazioni. Tuttavia, finora l’approccio degli amministratori si è concentrato solo sui ripascimenti di sabbia e le barriere artificiali che però secondo la Società geografica «aggravano l’erosione e la vulnerabilità e saranno sempre più costose e meno efficaci». Anziché perseguire queste strategie vetuste, i ricercatori invitano a concentrarsi sul ripristino degli habitat naturali come le dune costiere e le aree umide, che svolgono un ruolo importante per la protezione della costa e l’abbattimento delle emissioni climalteranti. «Occorrerebbe una netta inversione di tendenza», ha detto Claudio Cerreti, presidente della Società geografica italiana. «I litorali bassi, le spiagge e i loro retroterra sono edificati o artificializzati in tutta Italia. Questo impedisce alle dinamiche naturali qualsiasi possibilità di adattamento a una variazione stabile del livello del mare. Rinaturalizzare il più possibile è una prospettiva che potrebbe essere efficace». Dalla Società geografica è arrivato però anche l’invito a evitare il pessimismo: «È poco proficuo cedere ad allarmismi o catastrofismi», recita l’introduzione del rapporto. «Non tanto perché le dinamiche in atto siano reversibili. Certo, le strategie di mitigazione e riduzione delle emissioni possono ancora fare moltissimo per evitare gli scenari peggiori. Ma è ormai evidenza concreta che la crisi climatica è qui per restare e che dobbiamo ancora imparare a conviverci».
Alex Giuzio
PLANETARIO
Si parla di atomiche e si osserva la luna piena
Venerdì 31 ottobre dalle 21 alla sala conferenze del Planetario di Ravenna si parlerà di come il pensiero scientifico, la riflessione filosofica e il discorso storico siano cambiati per sempre dopo le atomiche dell’agosto del 1945. Prima dell’incontro, dal titolo “A 80 anni da Hiroshima e Nagasaki”, proiezione del cortometraggio di animazione “Pikadon” di Kinoshita Renzo, con un messaggio da Sayoko Kinoshita. Ne parlano Marco Del Bene, Gabriele Scardovi, Oriano Spazzoli. Ingresso libero. Si tornerà poi al planetario, ma nel parco dei giardini, mercoledì 5 novembre (dalle 18.30) per un’osservazione di una luna piena vicina al perigeo e quindi a una minore distanza della precedente.
GUSTO
In biblioteca racconti sul cibo (con cena)
Venerdì 31 alle 19.30, la Biblioteca “Casadio” di Porto Fuori ospita una serata su “Racconti e leggende intorno al cibo” con autori locali del volume omonimo. Seguirà una cena curata da Angela Schiavina. Info: 328 3629965.
VIOLENZA DI GENERE
Uno sportello da novembre all’università di Ravenna
Dopo le esperienze già attive a Bologna e Forlì, anche il Campus di Ravenna si dota di uno sportello dedicato al contrasto della violenza di genere. Il servizio, che andrà ad affiancarsi a quello già presente sul tema delle discriminazioni, nasce da una collaborazione tra l’Università di Bologna e l’associazione Linea Rosa. Lo sportello sarà operativo dal mese di novembre e offrirà accoglienza, ascolto, supporto psicologico, consulenza legale e attività formative. Il servizio, completamente gratuito, sarà attivo anche in versione ascolto telefonico, disponibile anche in situazioni di emergenza. Nei casi in cui se ne rilevi la necessità, sarà possibile attivare tempestivamente, attraverso le Forze dell’ordine e il Pronto Soccorso, una procedura d’emergenza per garantire la messa in sicurezza immediata della persona coinvolta. Chi si rivolgerà allo sportello potrà ricevere informazioni utili sui servizi, ottenere un primo orientamento sugli aspetti legali e indicazioni sulle modalità più appropriate per rivolgersi alle autorità competenti.
A Cervia si parla di “tutela cautelare”
Al via la rassegna “Radici e Futuro. Cervia e la Romagna attraverso gli occhi dei giovani ricercatori”. Sette incontri, il primo mercoledì del mese, da novembre a maggio, alla sala conferenze della biblioteca Maria Goia di Cervia, con protagonisti giovani ricercatori e i loro studi. Nel primo incontro, mercoledì 5 novembre alle 17, si parlerà de “La tutela cautelare nei reati di violenza domestica e di genere” con l’autrice Letizia Baroncelli in dialogo con Alessandra Bagnara di Linea Rosa Ravenna.
FAENZA
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FIDO IN AFFIDO
UNA NAVETTA GRATUITA PER CINEMA E LOCALI NOTTURNI
A partire da venerdì 31 ottobre sarà attivo a Faenza il servizio sperimentale di navetta notturna gratuita “FAtardi, in sicurezza”, pensato per garantire un collegamento serale tra il centro storico e l’area di via Granarolo (a partire dal duomo, con fermate al Bar 99%, al Cinedream, a Casa Spadoni, alla Birreria e al Caffè del Viale, prima di fare ritorno al duomo). Il servizio sarà operativo ogni venerdì e sabato dalle ore 20 all’1, con corse a intervalli di 30 minuti, e resterà attivo fino a fine dicembre.
CELEBRAZIONI
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DIPENDENZE
TORNA LA CORSA-CAMMINATA
CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO
Quest’anno in 45 si sono rivolti allo sportello per giocatori patologici e familiari
Domenica 2 novembre alle 9.30 a Ravenna partirà la “Run to win”: una corsa o camminata non competitiva dedicata alla sensibilizzazione sull’azzardo, la sua diffusione e i rischi ad esso collegati. Il ritrovo e l’arrivo saranno al Parco Teodorico, dove ci si potrà iscrivere al costo di 3 euro. I primi 400 iscritti riceveranno un gadget omaggio e sono previsti premi per le società podistiche con il maggior numero di persone. Il percorso è di 7 km: dal Parco Teodorico si farà un breve tratto della banchina della Darsena di città per poi arrivare in centro storico, dove si passerà per il punto di ristoro di metà percorso in piazza dell’Aquila e si ritornerà al parco.
Un’occasione per aderire alle iniziative dello Sportello Esc e per sostenere i giocatori patologici e i loro familiari. Lo Sportello Esc per giocatori d’azzardo patologici e familiari è un progetto realizzato da Villaggio Globale coop sociale per il Comune di Ravenna. Collabora con Ausl Romagna e con diversi enti del terzo settore e dal 2019 è uno dei punti di riferimento per le persone che hanno problemi legati all’azzardo. Vi si rivolgono in forma anonima e gratuita sia giocatori d’azzardo, sia familiari che possono contare sulle consulenze gratuite di una psicologa, un’avvocata e una educatrice. Nel 2025 sono 45 le nuove persone che si sono rivolte al servizio, alle quali si sommano gli utenti che hanno iniziato il percorso negli anni precedenti e tornano periodicamente.
«Uscire dalla dipendenza dall’azzardo è possibile e richiede molto impegno, per cui avere il supporto di professionisti competenti fa la differenza - si legge in una nota degli organizzatori -. Fin dal primo incontro si prova sollievo per il solo fatto di essersi con dati. Il percorso di sostegno mette in campo consulenze motivazionali, psicologiche e legali, per affrontare tutti i tipi di problemi e per evitare o affrontare eventuali ricadute». Il servizio è rivolto anche a familiari, amici, colleghi. Info: 342 745 4232 e sulla pagina Facebook di “ESC sportello per giocatori patologici e familiari”.
Giornata dell’Unità nazionale e delle forze armate: a Faenza il libro di Dirani, a Solarolo una nuova targa
Si celebra anche in provincia, martedì 4 novembre, la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, che ricorda la data del 1918, quando entrò ufficialmente in vigore l’armistizio di Villa Giusti, firmato il 3 novembre tra l’Italia e l’Impero Austro-Ungarico, che decretò la fine, per l’Italia, della Prima guerra mondiale. L’anniversario segna la conclusione del processo di unificazione nazionale, iniziato nel Risorgimento e completato con l’annessione di Trento e Trieste, ed è volta a sottolineare il valore dell’unità del Paese e a rendere omaggio a tutti coloro che hanno servito e servono lo Stato in armi.
In piazza del Popolo a Ravenna, l’appuntamento è in piazza del Popolo dalle 10 del mattino. Nel corso della cerimonia, cittadini meritevoli della provincia saranno insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal prefetto Raffaele Ricciardi.
Oltre alle varie celebrazioni istituzionali in programma in tutta la provincia, da segnalare a Faenza, dalle 8 al Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea (corso Garibaldi, 2) la presentazione del volume “I disegni di Francesco Nonni a Cellelager” di Stefano Dirani. Il volume presenta un inedito corpus di centosessanta disegni in bianco e nero, realizzati dal pittore faentino Francesco Nonni durante il suo lungo internamento nel campo di prigionia di Cellelager. A Solarolo le celebrazioni inizieranno alle 18 nella Sala Consiliare del Comune, dove verrà installata e scoperta una targa dedicata al Milite Ignoto, figura simbolica che rappresenta tutti i soldati caduti, e rimasti senza nome, nei conflitti per la Patria. In questa occasione verrà ricordato che il Comune di Solarolo, per il centenario della traslazione della salma all’Altare della Patria a Roma, con delibera votata all’unanimità dal Consiglio Comunale n. 42/2021, ha conferito la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto, Medaglia d’Oro al Valor Militare, “umile eroe di una guerra di cui fu vittima, simbolo di unità e sacrificio, monito di pace”. A seguire, alle 18.45, in Piazza Gonzaga si terrà un corteo nel quale sfileranno il Gonfalone del Comune, i labari e le bandiere delle associazioni dei combattenti. Accompagnato dal Corpo Bandistico di Solarolo, il corteo renderà omaggio ai monumenti cittadini dedicati ai Caduti.
MICIA
ANN I
«Quante persone abbiamo accompagnato a tavola in questi anni? Con i nostri prodotti, il nostro impegno e un lavoro di squadra continuo» così Paolo Delorenzi, titolare del Conad Superstore Galilei, commenta i primi 25 anni del punto vendita di viale Newton, e continua: «Siamo arrivati no a qui costruendo da zero il nostro percorso, e non potremmo esserne più orgogliosi».
Inaugurato nell’ottobre del 2000, il supermercato è cresciuto negli anni nell’offerta e nell’accoglienza, passando da un team di 38 persone al momento dell’apertura a una squadra che oggi conta 91 dipendenti. «Sono loro la colonna portante della nostra attività e la risorsa più preziosa dell’azienda – continua Delorenzi –. Sono le persone con cui i nostri clienti si interfacciano ogni giorno e che offrono la loro professionalità e disponibilità, creando un ambiente accogliente e familiare. È bello pensare che alcuni di loro sono qui dal giorno dell’apertura, e sono cresciuti insieme a noi in questi 25 anni».
A cambiare in oltre due decenni è stata anche la stessa città di Ravenna, e con lei i suoi cittadini: «Oggi il consumatore è più consapevole rispetto a vent’anni fa – sottolinea il titolare –. È attento alla qualità della merce, agli ingredienti, alla sostenibilità e alla riduzione degli sprechi. Questo ci porta ad essere più attenti a nostra volta, pretendendo il meglio dai nostri fornitori e presentando un’offerta sempre aggiornata per venire incontro alle nuove esigenze del consumatore».
L’impegno costante è ripagato da circa 15mila ravennati (e non) che ogni settimana fanno riferimento a Conad Galilei per la loro spesa
La vastità della proposta e la cura del servizio, infatti, portano diverse famiglie a fare acquisti al Galilei, non solo dal centro città ma anche dalla periferia o dai comuni vicini, consapevoli di trovare una proposta originale e sempre rinnovata, anche grazie alle consegne frequenti e alle preparazioni fresche quotidiane.
Lo spazio occupato dal supermercato è lo stesso delle piantine del 2000: già allora incarnava la visione di una rivendita fornita ma al tempo stesso accessibile e a “misura d’uomo”, che negli anni però ha rimodellato, ampliato e sfaccettato l’offerta venendo incontro ai nuovi gusti, alle tendenze, ma anche alla ricerca di eccellenze enogastronomiche del territorio sempre nuove Tra i servizi più apprezzati dai consumatori, la vasta scelta di preparati freschi, ideali per un pranzo o una cena gustosi
IN SI EMEAVOI
Conad Superstore Galilei compie 25 anni: «Un impegno costante per accompagnare i ravennati a tavola ogni giorno»
Il supermercato di viale Newton è stato inaugurato nell’ottobre del 2000. Da allora, innovazione e professionalità sono cresciute di pari passo, per garantire ai clienti la migliore esperienza di spesa
LUNEDì - SABATO: 7:30 - 20:30
DOMENICA: 8:00 - 19:30
GALILEI ANNI
e già pronti: una vera coccola “salva tempo”, pensata per venire incontro al tenore di vita sempre più frenetico di oggi.
In questa direzione, anche l’inaugurazione della cucina interna al supermercato (tra le prime in città), guidata da una brigata di professionisti della scuola alberghiera, in collaborazione con l’istituto Pellegrino Artusi di Forlimpopoli
Ogni giorno il banco propone quindi le delizie della tradizione emiliano-romagnola e le s ziosità ispirate alle ricette delle raccolte artusiane, oltre che una sezione dedicata ai sempre più apprezzati gusti orientali
Alla gastronomia si af anca un reparto panetteria rinnovato e fornito, con specialità da forno da tutta Italia, pizze e dolciumi, un reparto dedicato alla carne e uno al pesce, con le eccellenze fresche del mercato e un personale attento e disponibile a fornire consigli e suggerimenti per rendere indimenticabile ogni piatto.
Completano il quadro l’ortofrutta, con il suo vasto assortimento di eccellenze stagionali, il reparto fusion, per i palati più curiosi, e i prodotti del progetto SìAmo che da anni promuove la valorizzazione delle produzioni locali accorciando le liere. Questo garantisce un assortimento sempre ricco di prodotti tipici e di stagione, che sostiene al tempo stesso le economie locali e permette di riscoprire le eccellenze alimentari e culturali del territorio.
Menzione a parte per la sezione dedicata ai vini, cresciuta negli anni no a diventare una vera e propria enoteca con oltre 800 etichette selezionate, con un focus sulle eccellenze del Bel Paese. «Non solo vini da pasto, quelli comunemente reperibili al supermercato – precisa Delorenzi –, ma una selezione sempre aggiornata che attraversa l’Italia dal Piemonte alla Sicilia, con un’attenzione particolare alle cantine del territorio e qualche incursione in Francia, Australia o Sud Africa». La selezione dell’enoteca è frutto della grande passione di Delorenzi, così
GALILEI
come della responsabile del reparto Martina, che investe quotidianamente nella ricerca di nuove proposte.
Tra gli elementi chiave del successo e della crescita di Conad Superstore Galilei in questi 25 anni, anche l’attenzione all’innovazione costante dell’esperienza di acquisto, creando una modalità di spesa innovativa e incentrata sull’utente. Tra le novità più recenti l’inserimento di casse self e casse smart che assicurano meno attesa al pagamento, con la possibilità di arrivare in cassa con la spesa già conteggiata grazie all’uso di appositi terminali per scansionare i prodotti direttamente tra le corsie. Non da meno, la possibilità di effettuare acquisti online, vedendosi recapitare la spesa (compresi i prodotti freschi) direttamente a casa
«Hey Conad Spesa online è una modalità nata per venire incontro alle nuove esigenze di mercato» commenta Delorenzi.
Guardando al futuro, l’augurio che Delorenzi rivolge al suo Conad Superstore Galilei è quello di «continuare a crescere, accompagnando ogni giorno sempre più persone verso casa, dopo una lunga giornata, per godersi la cena in compagnia dei propri affetti. Non si tratta solo di commercio, ma di un contatto quotidiano con i clienti, di condivisione e di professionalità da parte dei nostri dipendenti, che continueremo a formare e a far crescere, per portare sempre innovazione e qualità all’interno del superstore. Nulla nasce per caso: la strada che ci ha condotti n qui è fatta di impegno, passione e lavoro costante, che rinnoviamo oggi e continueremo a portare avanti nel futuro, con la stessa dedizione di sempre».
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Il primo manifesto di Conad Superstore Galilei di Ravenna del 2000
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utta la provincia celebra allo een ra le novit il “manicomio” el Valtorto
Una panoramica tra gli appuntamenti del 31 ottobre, dallo storico Capodanno celtico di Riolo Terme no alla olla c e “assalirà” come ogni anno orgo ontone passando per “ ug ino llouino” e le giostre di ervia
A sinistra una parata “mostruosa” andata in scena l’anno scorso a Cotignola, tra le tante località della provincia che festeggiano Halloween con una serie di eventi organizzati
Al centro, la Rocca di Bagnara allestita in vista del 31 ottobre; a destra alcuni figuranti che entreranno “in azione” all’azienda Galassi di Alfonsine
Tante iniziative “da brivido” in provincia il 31 ottobre per festeggiare Halloween. Vediamone alcune.
A Ravenna gli appuntamenti per i più piccoli partono già nel primo pomeriggio, in centro storico, con la caccia al tesoro organizzata dal comitato Spasso in Ravenna e dall’associazione Tralenuvole (ore 15.30). Per l’occasione, le vetrine dei negozi si trasformeranno in “tappe” di un percorso che si snoderà tra Palazzo Rasponi, Piazza Kennedy e Borgo San Rocco. Non mancheranno laboratori a tema e postazioni di truccabimbi (in piazza Kennedy). Anche il quartiere stadio ospiterà una “caccia ai pipistrelli” che accompagnerà i tre appuntamenti della giornata: alla mattina si premierà il vincitore del contest fotogra co “Casa da urlo”, alle 17 si farà “dolcetto o scherzetto” per le vie del quartiere, mentre dalle 19 alle 23 sarà allestito il “Labirinto della paura” al civico 27 di via Stelvio. Dalle 18 torna anche la sempre affollata festa a Borgo Montone, dove si potranno incontrare anche artisti di strada, streghe e fantasmi. Alle 19 si potrà esplorare la pineta dopo il calar del sole, con l’escursione “Notte della paura”. Durante la serata, si farà “dolcetto o scherzetto” nelle case segnalate, per votare poi quella dall’allestimento più spaventoso. In darsena, l’Almagià ospiterà uno spettacolo organizzato da Teatro del Drago (vedi fotonotizia) a cui seguirà una festa in maschera, per bambini. I più coraggiosi potranno invece affrontare il “Manicomio Valtorium”, il primo labirinto horror allestito a Fornace Zarattini (dalle 20 alle 22). In attesa dell’apertura delle porte dell’ospedale infestato allestito al Valtorto, dalle 18 alle 20 si può partecipare alla caccia al tesoro del quartiere. In ne, tra le tante iniziative merita una segnalazione anche la Rocca Brancaleone, dove il ristorante Fulèr organizza una cena “magica”, con piadine e nger food accompagnati da enigmi per adulti e bambini.
Anche Marina di Ravenna si prepara a festeggiare, dalle 17 alle 23.30 con il tradizionale “dolcetto o scherzetto” e la festa alla Galleria FaroArte con merenda per i bambini, musica, balli e tante attività.
Spostandosi fuori dal capoluogo, l’evento più atteso è la celebrazione di Samhain a Riolo Terme: il borgo festeggia per il 31esimo anno il Capodanno celtico tra spiritualità e rievocazione storica. Gli stand offriranno piatti della tradizioni e vini locali, oltre ad artigianato di ispirazione celtica e prodotti agricoli. A mezzanotte è in programma il tradizionale “rogo del mostro”, seguito dai fuochi d’arti cio all’interno del castello. A Faenza invece si festeggia - tra i vari eventi - al “Rione Rosso”, con attività per bambini e un buffet per i genitori.
A Lugo torna il nuovo format “Lughino Allouino”: dalle
17 musicisti, giocolieri e spettacoli itineranti animeranno le vie del centro. In Sala Baracca si ci si potrà mettere alla prova con la scrittura creativa a tema horror, mentre alle ex Pescherie si lavorerà la ceramica. In programma anche spettacoli a tema di teatro di gura, dal Grande Trionfo di Fagiolino al Segreto di Barbablù (a cura di Teatro del Drago e Teatro Perdavvero) e visite guidate alla Rocca con l’esploratore “Agostino Codazzi” (Fabio Pignatta) e “Gioachino Rossini” (Rodolfo Santandrea). A Bagnacavallo appuntamento in piazza della Libertà già dalle 15, quando apriranno i mercatini creativi, mentre dalle 19 sarà attivo lo stand gastronomico. Durante la giornata tunnel degli orrori, letture a tema, artisti di strada e baby dance; dalle 21 il concerto delle Whisky Wives in stile glam e hard rock. A Cotignola invece s lerà la parata da brivido curata dalla Scuola di arti e mestieri (17.15), seguita dallo spettacolo di marionette di El Bechin e dallo spettacolo di fuoco From Mutonia to Cotignyork games with ames. Per i più grandi, cocktail bar dalle 17.30 e dj set dalle 20.
La Rocca di Bagnara di Romagna si trasformerà invece nel “Manicomio Caterina Sforza” per la “Psychiatric Halloween” dell’Associazione Creativa, che in collaborazione
con la cooperativa Il Mosaico ha organizzato un’esperienza horror immersiva dal vivo (dalle 18 a mezzanotte), con attori e performer esperti che daranno vita a un gioco a squadre per adulti di “puro terrore”, grazie anche a una precisa sceneggiatura e a una suggestiva e lugubre scenogra a (in versione soft o strong, a seconda dei gusti).
Ad Alfonsine i festeggiamenti si concentreranno in piazza Gramsci, con laboratori, premi per le maschere più originali e stand gastronomici. Nel primo pomeriggio sono previste anche letture a tema horror alla biblioteca “Pino Orioli”. Restando in zona, all’azienda Galassi (celebre per il labirinto di mais estivo) sono in programma due serate, una il 30 per famiglie e una il 31 a tema horror per i più grandi.
Tornando sulla costa, a Cervia mercatini, giostre e spettacoli tra Piazza Garibaldi, Piazzetta Pisacane, Viale Roma e zona Torre San Michele con l’atteso ritorno del tunnel del terrore “Circus of fear” e dell’escape room a tema. Inne, Mirabilandia ospita l’ormai tradizionale “regno del terrore”, con guranti e allestimenti speciali (dai cimiteri infestati al freak show, passando per zombie e icone dei lm horror).
ALL’ALMAGIÀ UNA CENA-SPETTACOLO IN GIALLO
Torna la festa di Halloween all’Almagià di Ravenna, realizzata come di consueto nell’ambito della rassegna per famiglie del Teatro del Drago “Le arti della marionetta”. L’appuntamento è per il 31 ottobre con la prima nazionale di “Pinocchio in giallo”, spettacolo dello stesso Teatro del Drago (per bambini a partire dai 4 anni) che si trasformerà in una cena-spettacolo nel corso della quale i partecipanti saranno invitati a sedere a tavola insieme Pinocchio. Ma il banchetto si trasformerà presto in un giallo intricato che si dipanera sotto agli occhi degli ignari spettatori. I posti sono limitati, la prenotazione è consigliata (info 392 6664211 e prenotazione@teatrodeldrago.it).
Inauguriamo per l’occasione la rassegna “Il piccolo giornalista”, che ci vede collaborare con il Teatro del Drago, pubblicando (foto qui a fianco) il disegno scelto tra quelli realizzati dai bambini al termine dello spettacolo del 19 ottobre che ha aperto la stagione dell’Almagià. Si trattava di “Ciurma! Pendagli da forca”, prima produzione della “esuberante” giovane compagnia Sea Dogs Plus, prodotta dal Centro teatrale umbro Fontemaggiore.
Mic Faenza: nuova app
e un videogioco per conoscere le collezioni
Si potrà accedere a tour audio-guidati “Fragments” è invece dedicato agli under 30
Il progetto MIC 4.0 - Dalla digitalizzazione alla fruizione. Un ponte tra il patrimonio storico e le frontiere digitali dell’arte della ceramica ha dato vita a due tappe importanti. La prima è l’app “MIC Faenza”, sviluppata da Mango Mobile e scaricabile gratuitamente da Google Play e App Store, che permette di accedere a tour audio-guidati e testi che raccontano con un tono colloquiale la collezione del museo delle ceramiche di Faenza. I percorsi di visita – in lingua italiana e inglese – sono stati ideati per target diversi: adulti e bambini, con grande attenzione all’accessibilità. Nella stessa app è possibile trovare approfondimenti sulle opere esposte, video con contenuti speciali e il calendario degli eventi per rimanere sempre aggiornati sulle attività del museo. Per favorire poi la conoscenza e il download dell’app, il Mic ha lanciato la promozione “Scarica, esplora e ritorna”, che permette al visitatore di ricevere un biglietto omaggio –spendibile entro un anno – per visitare il museo una seconda volta.
Dalla stessa app o dal link che si trova sul sito micfaenza.org sarà inoltre possibile giocare a Fragments - Frammenti dal Futuro – sviluppata da Indici Opponibili – un videogioco ludico-educativo dedicato a un target under 30 e con un focus particolare sulla fascia 14-19 anni che ha la nalità di coinvolgere il pubblico dei giovani e di portarli al museo. Fragments - Frammenti dal futuro è un puzzle game che trasforma la scoperta del patrimonio artistico del Mic in un’avventura digitale. Ambientato in un futuro distopico dove una nuova era glaciale ha devastato la terra e i suoi abitanti, il giocatore solo recuperando i manufatti sepolti, potrà conoscere gli antichi abitanti del pianeta e la loro cultura.
MOSTRE/1
IMMAGINOSE RAPPRESENTAZIONI AL MUSEO NAZIONALE
Giovedì 30 ottobre (ore 17.30) al Museo Nazionale si apre Immaginose rappresentazioni, mostra in cui 45 opere di giovani artiste/i dell’Accademia Statale, selezionate dalle curatrici Sabina Ghinassi ed Eleonora Savorelli, dialogano con gli spazi e le opere del museo in una libera e “immaginosa” relazione. Le opere contemporanee si intrecciano alle tracce dell’antico e delle identità del passato della collezione permanente: sono cartografie distopiche che si confrontano con trame musive, creature dell’immaginario pop che incontrano archetipi mitologici.
ERRATA CORRIGE
MOSTRE/2
Gli studenti dell’Accademia alla Villa Romana
Venerdì 31 ottobre (ore 11.30) alla Villa romana di Russi si inaugura Ornitho-logica, un’installazione degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna in occasione della Biennale di Mosaico Contemporaneo. Ispirata dalla Predica agli uccelli di Giotto, Ornitho-logica è espressione di un workshop tenuto dall’artista Marco Pellizzola, in collaborazione con rete Almagià, all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, nell’anno accademico 2023-24. Per la prima volta il sito archeologico ospita una installazione di arte contemporanea.
LA FOTO È DI LORENZO PASINI
Nella foto utilizzata nello scorso numero di Ravenna&Dintorni a corredo della recensione di Serena Simoni sul Pavimento di Nicola Montalbini, mancava l’indicazione dell’autore, che è Lorenzo Pasini. Ce ne scusiamo con l’interessato e con i lettori.
Dalla routine multi-step alle maschere colorate: alla scoperta della cosmesi coreana
Con la dottoressa Michela Migliorelli del gruppo Ravenna Farmacie andiamo alla scoperta dei segreti della celebre cosmesi coreana. La filosofia della cosiddetta -Beaut si fonda su un approccio olistico, considerando la pelle un ponte tra il mondo interiore e quello esterno, un bene prezioso da curare con attenzione e rispetto. La beauty routine, in questo caso, di venta un momento di cura personale che deve favorire il benessere mentale ed emotivo. A differenza della cosmesi occidentale, spesso im rontata sulla romessa di una efficace cor rezione dei difetti cutanei”, l’accento per i core ani è posto sulla prevenzione degli inestetismi e dell’invecchiamento attraverso una routine multi-step da eseguire con metodicit e costanza. a cosmesi coreana − s ie a i liorelli − si di stingue per l’uso di ingredienti naturali e fermen tati (come la centella asiatica e il ginseng), textu re le ere e stratificabili, e un rocesso di cura
costante e meticoloso chiamato la ering: que sta tecnica consiste nell’applicare più prodotti in strati successivi, permettendo così ai principi attivi di penetrare più in profondità nella pelle». Le fasi tipiche di una routine coreana partono con una doppia detersione: «Il primo prodotto è a base oleosa per sciogliere trucco e sebo, seguito da un detergente schiumogeno o in gel per pulire la pelle a fondo. Segue il tonico, meno proposto dalla cosmesi occidentale, in questa filosofia a licato in ece er riequili brare il ph della pelle e prepararla ad assorbire i prodotti successivi».
L’essence, prodotto leggero e concentrato «è la ietra an olare della −beaut , idrata e sinergizza con il siero, scelto in modo mirato a s ecific e caratteristic e della elle . A questo punto si applica il contorno occhi per idratare la zona più sottile dell’epidermide del volto in ma niera delicata e si completa l’azione con l’idra-
tante viso per sigillare tutti gli strati precedenti. ultimo ste , forse il i im ortante nella filo sofia della re enzione la protezione solare − sottolinea la farmacista −: le donne coreane evitano l’esposizione diretta ai raggi solari e uti lizzano cappelli e creme con SPF elevato».
In questa severa routine troneggiano le maschere, «e qui ci si può sbizzarrire nella scelta, la −beaut si a ale infatti di in redienti natu rali integrati alle più recenti innovazioni scien tific e: le classic e s eet mas in tessuto, le sleeping mask per un trattamento intensivo e le cryorabber mask», ispirate alla crioterapia, per un assorbimento più profondo degli ingredienti nella pelle. Futuristiche e coloratissime, queste linee cosmetiche offrono quindi prevenzione e protezione, «dal giallo delle ceramidi formula te per pelli aride e anelastiche, al verde della centella asiatica per contrastare pelli arrossate che necessitano di uno scudo da smog e agenti
AGENDA
Al Mar si presenta il volume “Maestri mosaicisti a Ravenna”
Martedì 4 novembre (ore 18) al Mar Art caffè garden bistrot ci sarà la presentazione del volume Maestri mosaicisti a Ravenna, prima e dopo la II guerra mondiale di Felice Nittolo, stampato nel 2006 dalle Edizioni del Girasole e riproposto oggi nel quadro delle iniziative legate alla mostra di Chagall. Nel libro (prefato da Giulio Guberti) si documenta mezzo secolo di storia a cavallo della Seconda Guerra Mondiale privilegiando i mosaicisti capaci di dare forma al loro pensiero con il gesto della mano senza la preideazione di qualche cartone.
Alla stazione di Cervia gli scatti del fotografo di scena Bruno Sbrighi
Fino a marzo 2026 (tutti i giorni, tranne i festivi, dalle 15 alle 18) è visibile la mostra Bruno Sbrighi - Il tempo in uno scatto. Sbrighi è un fotografo di scena originario di Cervia, ha attraversato il cinema italiano con discrezione e profondità, cogliendo l’anima nascosta dietro ogni gesto. Tra i suoi incontri più significativi, quello con il regista Marcello Aliprandi, che amava Cervia quanto lui. Cervia è sempre rimasta il suo orizzonte, anche quando era sul set con Terence Hill. La mostra è un viaggio nel suo mondo: attimi rubati al tempo, volti colti tra una battuta e l’altra.
esterni, all’azzurro dei polidrossiacidi per mo dulare i pori dilatati e la pelle impura». Nonostante l’alta qualità e le continue innova zioni, i cosmetici coreani offrono generalmente un costo inferiore rispetto ai prodotti di alta gamma occidentali. «Probabilmente i nostri ritmi di vita non sono paragonabili a quelli delle donne dalla pelle di orcellana − conclude la dottoressa i liorelli −, sicuramente non siamo disposte a rinunciare al sole tutto l’anno e forse non abbiamo pazienza e costanza per seguire routine troppo impegna tive, ma vale la pena di lasciarsi sedurre dalla prevenzione e da quei dieci minuti dedicati a noi stesse e sco rire una beaut −routine er sonalizzata alternativa ai già noti trattamenti occidentali».
La dottoressa Migliorelli di Ravenna Farmacie parla della filosofia della K-Beaty: «Prevenzione e benessere»
Le nuove Letture Classensi si focalizzano su Dante poeta d’amore e la Vita Nova
Primo appuntamento con Luca Lombardo, Giulia Gaimeri e le fonti che hanno ispirato il Poeta
Tornano le Letture Classensi, organizzate in collaborazione con l’Alma Mater StudiorumUniversità di Bologna, campus di Ravenna. Il nuovo ciclo di appuntamenti, curato da Nicolò Maldina, professore di letteratura italiana, in particolare medievale e moderna, all’Università di Bologna, ha come titolo Dante poeta d’amore. La Vita nova tra Firenze e le stelle. La Vita nova è una raccolta di poesie ispirate dall’amore per Beatrice accompagnate da brani in prosa, in cui Dante, ci racconta la storia di un sentimento di eccezionale purezza e nobiltà, fonte di elevazione spirituale e di nutrimento poetico.
Nel primo appuntamento di giovedì 30 ottobre (ore 17.30) Luca Lombardo (Università degli studi di Bergamo) e Giulia Gaimari (University of Toronto) parleranno di La “Vita nova” tra i libri
PODCAST
di Dante. Fonti, tradizioni e modelli. Giovedì 13 novembre troviamo poi Luca Carlo Rossi (Università degli studi di Bergamo) e Paolo Rigo (Università degli Studi Roma Tre) in un incontro dal titolo Realtà e ction nella Vita nova. Storia e narrazione di un amore, mentre il ciclo si chiuderà martedì 16 dicembre, quando Donato Pirovano (Università degli studi di Milano Statale) e Anna Gabriella Chisena (Università di Bologna) affronteranno l’argomento Un amore inscritto nelle stelle. Dante, Beatrice e l’astronomia
Al Cisim “C’è vita nel Grande Nulla Agricolo?”
Venerdì 31 ottobre (ore 21.30) il Cisim di Lido Adriano va in scena il podcast dal vivo C’è vita nel Grande Nulla Agricolo?, con Johnny Faina, al secolo Nicolò Valandro. All’interno, un format inedito, Villamara Arcade, uno spettacolo a bivi dove saranno gli ospiti a decidere il corso della storia. Gli ingredienti sono semplici, un videogioco maledetto, due ospiti a sera e una storia che si sviluppa attraverso varie decine di finali possibili grazie alla sua interattività. Durante lo show gli ospiti saranno chiamati a prendere decisioni, risolvere puzzle, raccogliere oggetti e fare scelte difficili.
POESIA
OMAGGIO A NEVIO SPADONI AL TEATRO SOCJALE DI PIANGIPANE
Martedì 4 novembre (ore 21) la rassegna Al Socjale di Piangipane dedica a Nevio Spadoni, poeta cardine del Novecento –e al suo peculiare stile che mescola lessico quotidiano e lampi di verticale intensità – una serata di dialogo e ascolto, a cura del giornalista letterario di Rai Radio3 Graziano Graziani. Spadoni è una voce poetica profondamente radicata nella nostra terra, la bassa Romagna, di cui ha saputo cogliere l’anima più autentica. La sua non è una poesia celebrativa, ma una lirica asciutta, che osserva e racconta con profondità il visibile e l’invisibile.
LIBRI/3 “Fascismo e neofascismi” di Boldrini e Maestri
Venerdì 31 ottobre alle 18 alla sala Ragazzini di Largo Firenze, a Ravenna, verrà presentato il nuovo libro firmato dal politologo Carlo Boldrini e dell’avvocato e attivista per i diritti umani Andrea Maestri su “Fascismo e neofascismi” (Left edizioni).
LIBRI/1
Un’opera dimenticata rivive grazie alla Trisi
La biblioteca Fabrizio Trisi di Lugo porta alla luce un lavoro letterario dimenticato, pubbicando la prima traduzione italiana del romanzo Amélie ou le manuscrit de Thérèse de L., della lughese Cornelia Rossi Martinetti. Il volume, edito da Marco Gurioli per Tempo al libro, vede la luce grazie a un percorso di analisi e riscoperta delle collezioni storiche della biblioteca Trisi per riportare all’attenzione della comunità lughese personaggi e vicende meno noti. La pubblicazione del libro ha visto la collaborazione di Daniele Serafini in qualità di traduttore dell’opera e del Caffè lettetario di Lugo. La versione italiana di Amélie ou Le manuscrit de Thérèse de L. sarà presentata proprio dal Caffè Letterario all’hotel Ala d’oro lunedì 3 novembre (ore 21), insieme allla direttrice della Trisi Maria Chiara Sbiroli, che ha curato la pubblicazione, e Daniele Serafini, che ha tradotto dell’opera.
LIBRI/2
Marco Onofri presenta il debutto letterario a Piangipane
Lunedì 3 novembre (ore 20.30) nella biblioteca di Piangipane Mario Onofri presenta il suo debutto letterario, La foto di classe (886 publishing), romanzo che si è aggiudicato il primo premio per le opere inedite al concorso “Castel di carta”. La trama parte da una foto sbiadita di una quinta D di Ragioneria, che finisce casualmente nelle mani di un anonimo protagonista-narratore.
RAVENNA&DINTORNI 30
COMICO
Martedì 4 novembre (ore 20.45) il teatro Astoria di Ravenna, in via Trieste, ospita la comica faentina Maria Pia Timo con lo spettacolo Una donna di prim’ordine. Guida pratica per sistemare il marito, il cane e l’armadio. Controsensi, rimedi, teorie scientifiche e non, riflessioni, metodi giapponesi, metodi della nonna, e soprattutto tante risate. Questi e altri ancora sono gli elementi portanti di un divertente e accorato a-solo per la ricerca della felicità.
STAND-UP COMEDY
Chiara Pagliaccia al Bronson con “Una simpatica disgrazia”
Giovedì 30 ottobre (ore 21) al Bronson di Madonna dell’Albero Chiara Pagliaccia sarà protagonista del suo spettacolo di stand-up comedy Una simpatica disgrazia Una sagra di paese in cui convivono diversi piatti tipici all’apparenza scollegati tra loro, come: il mondo LGBT+, la passione per gli anziani, i giovani imprenditori, la rielaborazione del lutto e tanti altri temi uniti da un unico fil rouge, l’inadeguatezza.
RISTORAZIONE
Margarita
TEATRO/1
LA RASSEGNA
“Schiusa” prosegue all’Almagià con Nanou, Carolina Amoretti e ospiti
Da martedì 4 a giovedì 6 novembre (ore 21) la rassegna itinerante Schiusa prosegue all’Almagià di Ravenna, che si farà scenario di Specie di spazi. I’m not human at all, originale formato che intreccia incontri, dj set e azioni performative di Gruppo Nanou con Carolina Amoretti. Saranno tre giorni in cui pensieri, suoni e corpi andranno a costruire un ambiente accogliente, fluido e collettivo, tra mistero e immaginazione, con ospiti d’eccezione e i dj set di RYF, Alos e Bruno Dorella. In scena Gruppo Nanou con Carolina Amoretti, in un’azione che fa parte degli studi per il ciclo Overlook Hotel, ricerca sulla creazione di stanze immaginarie e sul rapporto con la figura che le abita.
TEATRO/2
Elena Bucci diventa la partigiana Tosca Casadio al Comunale di Russi
Martedì 4 novembre (ore 20.45) al Teatro Comunale di Russi va in scena Tosca Casadio. Una partigiana tra Russi e Roma, di e con Elena Bucci, con musiche originali dal vivo Marco Zanotti. Bucci dà voce al ritratto di Tosca Casadio (nella foto), donna appassionata, generosa e coraggiosa, nata a Russi e morta a Roma, vissuta in anni che hanno visto gli orrori del fascismo e della guerra. Lo spettacolo, a cura della compagnia Le belle bandiere, fa parte della rassegna «La città delle vite infinite», che propone una città ideale dove si incrociano arti, saperi, sogni e mestieri. Ingresso gratuito. Info: 393-9535376.
AL RASI IL “MALPELO” DI ROBERTO MAGNANI E UN VIAGGIO NELL’ARTE RADIOFONICA
Giovedì 30 e venerdì 31 ottobre e sabato 1 novembre (ore 21), in una serata che fa parte anche della rassegna itinerante “Schiusa” (a cura di E Production), il Prologo della Stagione dei Teatri di Ravenna prosegue al Rasi con un appuntamento che vedrà due momenti diversi intrecciati tra loro: lo studio MALPELO La verità sta nelle tenebre - Terzo scavo – ideato e diretto da Roberto Magnani, anche in scena – e Appuntamenti al buio, un viaggio nell’arte radiofonica a cura di Rodolfo Sacchettini, studioso, scrittore, critico che si occupa di teatro contemporaneo, radio e letteratura del Novecento. Prendendo le mosse dalle riflessioni contenute nell’omonimo saggio del filosofo Giuseppe Fornari sul capolavoro di Giovanni Verga Rosso Malpelo – racchiuso tra le novelle di Vita dei campi – Roberto Magnani ha dato vita in questi ultimi anni a un processo creativo la cui domanda di partenza è stata «Esiste la verità in teatro?». Il terzo scavo qui proposto è la traduzione teatrale di una performance site-specific realizzata quest’estate nel Giardino di Gualdo, per il festival Crisalide (ideato e diretto da Masque Teatro). Info: ravennateatro.com.
alla Terza, carne e piatti della tradizione dalle ricette delle nostre nonne
Il ristorante di San Bartolo, sotto la conduzione familiare di Manuel Grassi e Jessica Annese propone primi fatti in casa, carni frollate, hamburger, pizza e pinsa da condividere con gli amici
Nel cuore di San Bartolo, a pochi passi dal centro cittadino di Ravenna, c’è un ristorante a conduzione familiare che offre primi della tradizione, carne alla griglia, hamburger, pizza e pinsa da condividere con gli amici. Margarita alla Terza (si tratta infatti della terza gestione dello storico locale di via Cella 242) nasce dal sogno di Manuel Grassi e Jessica Annese, coppia sul lavoro e nella vita che, dopo l’esperienza maturata nella ristorazione grazie a un circolo privato, portano avanti la tradizione di famiglia che ha visto la nonna di Grassi dietro i fornelli del ristorante per oltre 40 anni. «Ci ispiriamo proprio ai ricettari delle nostre nonne – racconta il titolare – unendo il meglio della tradizione ravennate e di quella forlivese». Il menù spazia però tra varie eccellenze del Paese, dalle carni frollate, fino ai crostini con i fegatini e il sugo all’aglione valdichiana dalla Toscana arrivando alla carne di cinghiale e capriolo della Valnerina dall’Umbria: «Sapori autentici incontrati lungo i tanti viaggi per l’Italia, e che ho voluto portare anche nella mia città» continua Grassi.
Alla carta delle pietanze di terra si aggiungono poi la pinsa romana e la pizza (solo a cena) a lunga lievitazione, disponibili in gusti tradizionali e speciali, con accostamenti golosi e innovativi (dalla pinsa “romana di stagione”, con crema d’uovo, pecorino, parmigiano, guanciale e asparagi alla pizza “tartufo dop” con fiordilatte, gorgonzola, scaglie di tartufo nero e
pinoli tostati). Ad accompagnare il pasto, una selezione di vini romagnoli scelti personalmente da Grassi e Annese tra le migliori cantine del territorio, con l’ob biettivo di valorizzare etichette originali e vere e proprie eccellenze enologiche. Alla carta dei vini si affianca una proposta di birre altrettanto sfiziosa: dalle eccellenze della produzione artigianale locale, come il birrificio Amarcord di Rimini, fino alle migliori weiss tedesche, passando per ipa, rosse e bionde, anche in versione senza glutine. Dal piatto al calice, ogni proposta del locale è curata nei minimi dettagli: tutto è preparato in casa, dalla pasta fresca al pane, fino ai sughi, per garantire la massima qualità ai clienti. Perfino gli hamburger vengono macinati in casa, e lo stesso vale per le lombate, acquistate intere per essere poi frollate e lavorate direttamente al ristorante. Grazie all’impegno quotidiano delle sfogline, Margarita alla Terza offre inoltre un servizio di produzione e vendita al dettaglio di pasta fresca e sughi. E per chi preferisce gustare le specialità a casa, si effettuano anche consegne a domicilio. Il locale ha inaugurato nel febbraio del 2023, diventando in pochi anni un punto di riferimento per la ristorazione di qualità: oltre all’affetto dei clienti ha ot tenuto così da Confesercenti anche la candidatura come eccellenza nella categoria imprenditoria under40. Inoltre è disponibile una sala per feste e eventi aziendali. Gli orari di apertura sono i se guenti: dal mercoledì alla domenica a cena (19-22.30) e anche a pranzo nel weekend Margarita alla Terza via Cella 242 - S. Bartolo, Ravenna - tel. 0544 187 8355 https://margaritaallaterza.eatbu.com - FB e IG
MARIA PIA TIMO SHOW ALL’ASTORIA
Come sempre divisa in due parti, la nuova stagione del Teatro Socjale di Piangipane – la trentaseiesima – si propone ancora una volta con grande attenzione alla qualità delle proposte artistiche, per un’esperienza fatta di cultura, spettacolo, volontariato e solidarietà.
La prima parte del cartellone 2025-26 si aprirà venerdì 7 novembre con Eugenio Finardi, che per festeggiare i cinquant’anni dal suo primo album, torna con un nuovo tour e un nuovo album intitolato Tutto. Finardi – in duo acustico con Giuvazza Maggiore alla chitarra, loop e cori – presenta uno spettacolo in cui propone le canzoni più signi cative del suo vasto repertorio, ripercorrendo mezzo secolo di carriera. Il 14 novembre ecco quindi i Black Ball Boogie, progetto rock ‘n’ roll tiratissimo, nato dall’accurata selezione di brani dagli anni ‘40 e ‘50, riarrangiati con una nuova energia. Si cambia tenore il 21 novembre, quando il biografo di Ennio Mor-
ricone, Alessandro De Rosa, proporrà Ennio Morricone: inseguendo quel suono, spettacolo-concerto intimo e coinvolgente che intreccia parole, immagini e musica. Un progetto nuovissimo, nato nella primavera del 2025, sarà protagonista il 28 novembre: i Funkorama:
The Real Funk Experience dicono già tutto nel loro nome. Remo Anzovino, pianista e compositore tra i più eclettici della musica strumentale contemporanea, presenta il 5 dicembre il suo ultimo disco Atelier, mentre il 7 dicembre Enrico Ruggeri (nella foto) arriva addirittura con 24 elementi d’orchestra di archi e ati, oltre alla tradizionale rock band.
Il 12 dicembre ecco poi The Last Coat of Pink: in occasione dei 60 anni dalla fondazione e dei 50 anni di Wish You Were Here, il trio Kathya West (voce), Alberto Dipace (pianoforte) e Danilo Gallo (contrabbasso) omaggia i Pink Floyd. Il 19 dicembre la band Borderlobo, con Ellade Bandini e Flaco Biondini, omaggia Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini nella serata Genova, l’Emilia e il West. La prima parte della stagione si chiuderà il 9 gennaio, con la cantante, autrice, compositrice e musicista Nudha (Sara Zaccarelli), che insieme ai The Soul Train condurrà il pubblico in un viaggio tra i classici di Aretha Franklin, Sam Cooke e Ray Charles, no al soul più moderno di Amy Winehouse. Info: teatrosocjale.it
ROCK/1
CULTURA /
30 ottobre - 5 novembre 2025 RAVENNA&DINTORNI
EROTIC SECRETS OF POMPEII AL BRONSON
Sabato 1 novembre (ore 22) al Bronson di Madonna dell’Albero arrivano da Bristol, Inghilterra, gli Erotic Secrets of Pompeii, band che sostiene di suonare un «Art-rock spigoloso che sfida i confini del gusto e della decenza; strano e scintillante, sempre più intrecciato con i limiti estremi del genere». Nel 2024 hanno dato un primo esaustivo riscontro di ciò che può essere la loro musica, con la pubblicazione dell’album di debutto Mondo Maleficum, mentre è di questi giorni il nuovo disco, Pitchfork Libra. Il loro approccio surreale e frenetico al rock ha pochi eguali.
ROCK/2
Gli Slavi Bravissime Persone live al Mama’s Club
Sabato 1 novembre (ore 21.30) il Mama’s Club di Ravenna ospita il concerto degli Slavi Bravissimi Persone, contenitore sperimentale composto da musicisti romagnoli attivi in altri progetti. Il loro percorso parte dalla musica gitana, percorre l’elettronica e sfocia nel pop ideato e arrangiato per non passare nel circuito mainstream.
AGENDA CONCERTI
The Last Killers all’Halloween di Lupo
Venerdì 31 ottobre (ore 21.30) l’Halloween Party del Lupo di Lido Savio vedrà protagonisti The Last Killers, per un concerto che loro stessi definiscono “wild garage rock ‘n’ roll romagnolo”. La visibilità della band e le mode sono cambiate nel tempo, ma a dispetto di tutto il fuoco è sempre vivo e scoppiettante che li rivela come una delle più personali garage band di oggi.
Gli svizzeri Tout Bleu al Clan Destino di Faenza
Sabato 1 novembre (ore 22) al Clan Destino arrivano in concerto gli svizzeri Tout Bleu, nuovo progetto della polistrumentista e talent scout di Ginevra Simone Aubert. Si tratta di un quartetto che esce su Bongo Joe, con archi (un violino e un violoncello), sintetizzatori, basi elettroniche e una chitarra elettrica che si muovono su poliritmie. ulla musica avvolgente, sulle atmosfere mutevoli, si staglia il cantato etereo.
LA RIUNIONE DI CONDOMINIO
Finalmente è giovedì gio. 30: ore 21.00
Ecco la stagione d’opera e danza Al via con Lo schiaccianoci
Da dicembre ad aprile all’Alighieri di Ravenna sette proposte con eccellenze nazionali ed europee
Abbonamenti aperti (e prevendite dal 10 novembre) per la nuova stagione d’Opera e Danza 2025/26 del Teatro Alighieri, che si svolgerà da dicembre ad aprile.
Per la prima volta l’apertura del cartellone è af data alla danza, con una delle storie natalizie più amate al mondo, Lo schiaccianoci (9, 10 dicembre), in scena con il Balletto dell’Opera di Tbilisi, fra i più antichi teatri d’opera dell’Europa dell’Est. Produzione che ha conquistato già il Teatro Regio di Torino con nove recite sold-out, sulla musica di Cajkovskij il racconto fantastico di E. T. A. Hoffmann che ha incantato generazioni di spettatori trova una sua nuova incarnazione nella rilettura di Nina Ananiashvili e Alexey Fadeechev delle coreogra e di Petipa. Già stella del Bolshoi e dell’American Ballet Theatre,
Il 6 novembre la presentazione della Trilogia d’Autunno
Giovedì 6 novembre (ore 18) la sala Corelli del Teatro Alighieri ospita la presentazione della Trilogia d’Autunno del Ravenna Festival, a cura di Paolo Fabbri e con ospiti Pier Luigi Pizzi e Ottavio Dantone. Ingresso libero.
Ananiashvili guida il Balletto dell’Opera di Tbilisi da vent’anni, riallacciandosi alla grande tradizione russa ma infondendovi una sensibilità nuova, fatta di freschezza narrativa, virtuosità tecnica e attenzione per la cultura georgiana.
Dall’incanto abesco a reami ben più oscuri con l’opera Macbeth di Verdi (30 gennaio, 1 febbraio), nella coproduzione che avrà debuttato a ne ottobre a Pisa; la regia è di Fabio Ceresa e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini sarà diretta da Giuseppe Finzi. Primo dei titoli con cui Verdi si misurò con l’ammiratissimo Shakespeare (su libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei), inaugurando un dialogo che avrebbe segnato profondamente la sua carriera, Macbeth è sicuramente dominato dalla gura magnetica e implacabile della Lady, che molto contribuisce alle tinte cupe e visionarie dell’opera. Il percorso Opera si completa con i nuovi allestimenti de L’italiana in Algeri (13, 15 marzo) e di Carmen (24, 26 aprile), altri due titoli dominati da gure femminili dalla volontà trascinante, capace di farsi motore dell’azione, drammatica o comica che sia. Mentre la regia di queste produzioni è rmata rispettivamente da Fabio Cherstich e Stefano Vizioli, in buca c’è sempre l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, diretta da Alessandro Cadario in Rossini e Audrey
Saint-Gil in Bizet. Parallelamente, il cartellone Danza continua con due compagnie che rappresentano al meglio le nuove rotte della danza in Europa, dalle Alpi al Mediterraneo: l’Area Jeune Ballet - Genève (28 febbraio, 1 marzo), i cui giovanissimi talenti da tutto il mondo proporranno tre coreogra e di Ken Ossola (Un autre jour, realizzata appositamente per la compagnia), Gil Carlos Harush (Kiss & Fly, del 2018) e Erion Kruja (We Will Never Give Up on Love). La compagnia riunisce venti giovani danzatori di diversi contesti e origini, dalla Svizzera all’Italia, dalla Francia al Portogallo, no a Brasile, Australia, Messico, e si propone come ponte tra l’apprendimento accademico e la professione della danza; e la Z nMaltaNational Dance Company (21, 22 marzo) che conclude la stagione Danza con Mortal Heroes, in cui Sita Ostheimer crea un’atmosfera al tempo stesso intima e scon nata. Ne emerge uno spazio carico e pulsante, teso ma vivo, che sospende lo spettatore in uno stato di attesa. Si rinnova inoltre Impromptus:arie, danze e improvvisazioni, un progetto (fuori abbonamento) di improvvisazioni in musica e danza concepito in collaborazione con il Centro Coreogra co Nazionale/Aterballetto (6 febbraio).
Info: teatroalighieri.org.
IL GRUPPO SOQQUADRO ITALIANO OSPITE DEL ROSSINI OPEN AL TEATRO DI SAN LORENZO
Giovedì 30 ottobre (ore 20.30) al Teatro di San Lorenzo di Lugo il festival Rossini Open prosegue con Soqquadro Italiano, il gruppo musicale fondato nel 2011 a Bologna da Claudio Borgianni e dal cantante Vincenzo Capezzuto. Considerato uno dei gruppi più originali e innovativi dell’odierno panorama musicale europeo nel genere classical crossover, Soqquadro Italiano apre il suo sguardo a tutti i linguaggi artistici (canto, musica, danza, visual art e così via.). Da Monteverdi a Mina sarà un concerto dedicato alla “canzone italiana”, mettendo in relazione la musica vocale del XVII secolo con le canzoni degli anni ’60. Si andrà da Francesco Corbetta e Brba Strozzi a Gino Paoli, da Monteverdi a Paolo Limiti e Bruno Canfora.
LE RASSEGNE
TORNANO “TEATRO MUSICA” E “RITROVIAMOCI AL RASI”
Tra prosa, dialettale e canzoni Spettacoli da novembre a marzo
Le due storiche rassegne promosse dall’associazione Amici della Capit, Ritroviamoci al Rasi e Teatro Musica, si sono presentate alla città. Ritroviamoci al Rasi è alla sua 44ª edizione ed è senza dubbio la più importante manifestazione di teatro amatoriale, in particolare dialettale, presente nel territorio romagnolo. Primo appuntamento, domenica 2 novembre (ore 15.30), con la Compagnia del Buonumore di Porto Fuori che presenta I Voltagabbana, una commedia in tre atti di Guido Lucchini, con la regia di Cesare Flamigni. La rassegna proseguirà poi no al 22 marzo con altri tredici spettacoli.
Teatro Musica è invece nata nel 1986 col titolo Appuntamento con l’Operetta, ma da circa dieci anni è stata trasformata in un genere di spettacolo teatrale misto di prosa, musica, canzoni e balletti per rispondere maggiormente alle nuove aspettative del pubblico. In programma tre proposte: il 23 dicembre West Side Story, versione semiscenica del capolavoro di Leonard Bernstein, con l’Orchestra Recondite Armonie. L’11 gennaio arriva poi Peppe Barra (nella foto), in un racconto dalle origini no al successo della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Il 31 marzo, in ne, al serata Lucio più Lucio, con Alessandro Braga.
FOLK
Si celebra la giornata mondiale della cornamusa irlandese
In occasione della Giornata mondiale della cornamusa irlandese, la biblioteca Classense propone un pomeriggio dedicato alla scoperta di questo strumento realizzato in collaborazione con l’associazione IUP. Si inizia alle 15 con la dimostrazione pratica delle cornamuse irlandesi (riservata ai ragazzi e alle ragazze dagli 11 ai 17 anni) con Gregorio Bellodi e Nicola Canovi. Alle 17 ecco poi il concerto di Jimmy O’Brien Moran (cornamusa irlandese) e Martin Dowling (violino).
In serata (ore 21.30), al Mama’s Club, i due maestri guideranno quindi una session di musica tradizionale irlandese: gli appassionatidi questo repertorio si ritroveranno con i loro strumenti e suoneranno assieme jig, reel, hornpipe e le altre ritmiche del bagaglio musicale dell’Isola Verde.
MUSICA CLASSICA
“Lo schiaccianoci” e, a destra, uno studio per “Macbeth”
Shyamalan torna con un film che ti “intrappola”
di Francesco Della Torre
Trap (di M. Night Shyamalan, 2024)
Shyamalan è uno di quei registi che o si ama o si detesta, e chi scrive appartiene storicamente al secondo gruppo: da Il sesto senso in poi ho sempre trovato i suoi lm un po’ tron , ntamente autoriali, di fatto un po’ banali… A conti fatti mi dispiace e proprio per questo non mi do per vinto e continuo a provare le sue nuove opere. Con Trap, almeno in parte, ci siamo leggermente riconciliati: il lm è innegabilmente inverosimile, e certe situazioni richiedono allo spettatore una dose di sospensione dell’incredulità degna di un corso universitario, ma il risultato nale è sorprendentemente godibile. La storia (che non conviene svelare troppo, pena rovinare l’effetto sorpresa) parte da un contesto apparentemente ordinario: un padre accompagna la glia adolescente a un concerto. Fin qui tutto normale, se non fosse che l’aria comincia a farsi sospetta, il clima si fa teso e, senza che quasi ce ne accorgiamo, ci ritroviamo intrappolati in un meccanismo narrativo che è un misto fra thriller, dramma familiare e grottesca messa in scena della paranoia collettiva. Shyamalan gioca come al solito con la percezione dello spettatore, ma stavolta lo fa con una regia sorprendentemente asciutta, che rinuncia alle solite trovate enfatiche e si concentra sul ritmo, mantenendo viva l’attenzione dall’inizio alla ne. Molto convincente il protagonista (Josh Hartnett), che regge il lm sulle proprie spalle con un carisma che non si vedeva da tempo, e curiosa la scelta di inserire nel cast dandole una vetrina importantissima la glia del regista, Ishana Night Shyamalan, che si rivela più che all’altezza, anche a livello musicale, essendo lei la protagonista del concerto. Certo, le situazioni non sempre stanno in piedi se le si analizza con un minimo di logica, ma la tensione è calibrata bene, e la colonna sonora contribuisce a creare quell’atmosfera sospesa che rende dif cile staccarsi dallo schermo. Interessante anche il drastico cambio di location, riservato per l’ultima parte del lm, una scelta sorprendentemente ef cace e che riesce a portare il lm al di fuori di una logica di “cortometraggio allungato”. In de nitiva, Trap non è il lm che farà ricredere i detrattori del regista, e anzi forse saranno i suoi fan a storcere il naso, ma è uno di quei casi in cui, pur scuotendo la testa per l’assurdità di certi snodi, ci si diverte a lasciarsi trascinare nel gioco e farvi in qualche modo parte. È cinema di puro intrattenimento, e a volte va bene così: chi cerca il realismo farà meglio a rivolgersi altrove, chi invece vuole un paio d’ore di tensione ben confezionata troverà pane per i suoi denti. E in fondo, nonostante tutto, ci si ritrova a pensare che magari, stavolta, Shyamalan abbia intrappolato anche noi.
MUSICA FRESCA O DECONGELATA
Se mi lasci ti scrivo un disco
di Francesco Farabegoli
Succede anche nella vita vera, magari vi è capitato nella postadolescenza, o avete qualche amico che l’ha fatto. Un musicista va incontro a una brutta rottura con la propria fidanzata, magari ci sono dietro dei traumi o delle storie di corna o pure peggio. Sei mesi dopo la sua band entra in studio a registrare i pezzi che ha scritto durante la crisi, perlopiù ballate romantiche col cuore spezzato ma anche no. Da un punto di vista qualitativo può venir fuori qualunque cosa: alcuni di quelli che comunemente chiamiamo breakup album sono tra i dischi della mia vita (al volo mi vengono in mente Jane Doe dei Converge e Domestica dei Cursive, usciti nei primissimi anni duemila), altri sono schifezze inenarrabili. La cosa più curiosa successa in un venerdì discografico molto moscio è l’uscita di due dischi di altissimo profilo che sono, in entrambi i casi, identificabili come breakup album. Quello di cui sappiamo di più, anche grazie a una copertura imponente che ha coinvolto stampa e influencer, è il nuovo album di Tiziano Ferro , che si intitola Sono un grande e a dire la verità, da un punto di vista artistico, segue la traiettoria che il cantautore di Latina ha imboccato grossomodo un decennio fa: le canzoni fanno un po’ più fatica ad arrivare e si cerca di risolvere con dei suoni molto più sciccosi, che nel suo caso finiscono per peggiorare la sensazione finale. Nel suo caso parliamo di un album equilibrato e pensoso, nel quale si è preso il tempo per fare una specie di bilancio delle cose sulla sua vita: cosa ho imparato, come sto oggi, cosa sta succedendo intorno a me. Un disco onesto, non eccezionale ma onesto, destinato purtroppo a venir spazzato via da un fortunale: nello stesso giorno Lily Allen pubblica il suo breakup album, intitolato West End Girl (era sposata con David Harbour, l’attore di Stranger Things ). Il quale fa quello che di solito un disco di Lily Allen fa alla musica popolare: entra, inizia a urlare, tutti si mettono ad ascoltare e alla fine non ti ricordi letteralmente nient’altro. Lily scrive nell’unico modo in cui è capace, con poca inclinazione alle sfumature, facendo nomi, scendendo nei dettagli e (immagino) esponendosi a un mare di casini legali. Abbiamo imparato da tempo a non fidarci della voce narrante di una canzone pop, ma che disco incredibile. Povero Tiziano.
San Francesco? Ce lo racconta Barbero
di Matteo Cavezzali *
Conosciamo tutti molti episodi della vita di San Francesco, peccato che siano falsi. La sua storia iniziata predicando la povertà, e il ritorno alle radici del cristianesimo, nì con una “multinazionale” della fede ovvero l’ordine francescano e con una rottura, a cui arriviamo tra poco. Francesco, il cui vero nome era Giovanni di Pietro di Bernardone, fu da subito una gura che trascinò folle di fedeli verso una nuova via. Fatto santo appena dopo la morte, cosa assai inusuale già al tempo, attorno alla sua gura sono n da subito circolate tantissime agiogra e. Nell’ottocentesimo anniversario della morte del santo più famoso d’Italia (3 ottobre 1226) stanno uscendo molti i libri sulla sua gura, per me il più interessante è San Francesco (Laterza) di Alessandro Barbero Lo storico ci racconta come biogra a dopo biogra a si creò il mito leggendario del santo, arrivato poi ai giorni nostri. La prima Vita di Francesco fu quella di Tommaso da Calano redatta pochi anni dopo la morte, che fu subito aspramente criticata perché c’erano “pochi miracoli”. Lo stesso Tommaso si prodigò quindi a farne una seconda versione aggiungendone il più possibile. Poi ne nacquero spontaneamente a decine, di queste biogra e scritte da frati, nché San Bonaventura da Bagnoregio scrisse quella “de nitiva” che chiamò appunto Legenda major, che voleva sintetizzare tutte le versioni. Il termine “legenda” intende proprio “la versione che dovete leggere” quindi quella uf ciale approvata dal ponte ce. Nel frattempo le storie si erano ingigantite. Facciamo un esempio: Francesco partecipò alla quinta crociata nella quale, anziché combattere, andò a incontrare il sultano d’Egitto Al-Kamil. Nell’incontro, testimoniato da fonti dell’epoca, ci fu un dialogo civile e rispettoso tra i due, in cui Francesco tentò di convertire alla fede “vera” il sultano, che ovviamente declinò la proposta ma rimase colpito dal carisma dell’uomo e gli offrì grandi doni, che lui ri utò. Nella versione di Bonaventura, Francesco per dimostrare al sultano che il dio cristiano è quello vero si getta nelle amme rimanendo illeso. Adattamento narrativamente molto suggestivo, ma assai poco realistico. Chi era dunque Francesco? A questa domanda tenta di rispondere Barbero facendo i conti con una gura dif cile da denire e piena di contraddizioni. Francesco predicava la povertà, ma non attaccava mai i ricchi, predicava la pace usando il saluto “la pace sia con voi”, ma non si pronunciò mai apertamente contro le crociate. La sua loso a era dare un esempio, un modello di vita, che non doveva essere imposto agli altri. Alla ne della sua vita Francesco non era contento di quello che era diventato l’ordine francescano. Troppo grande, troppo in uente, troppo potente. I frati non vivevano più nella povertà, ma in grandi conventi, non servivano i lebbrosi, ma studiavano e predicano. Non era quello che voleva, e si dimise dal suo stesso ordine. Questa rottura, storicamente appurata, fu minimizzata nelle versioni uf ciali. Si disse che fu “per umiltà”, ma in realtà per Barbero si trattò di un vero strappo: la sua gura era già stata travisata e manipolata prima ancora che lui morisse.
RAVENNA&DINTORNI 30 ottobre - 5 novembre 2025
INTERVISTA
“Quinzân” e quel vino che fece impazzire Veronelli
Il musicista e ideatore del festival “Musica nelle aie” di Castel Raniero, Pietro Bandini, è anche un vignaiolo di lunga tradizione. «Il Centesimino ha cambiato tutto...»
L’incontro con il vignaiolo e musicista di Castel Raniero Pietro Bandini, in arte Quinzân, è stato oltremodo appagante sotto vari aspetti, da quello umano, a quello ovviamente legato al vino, no a quello artistico. Questo perché Pietro racconta cose interessantissime, è un cantautore originale e di grande talento specializzato in poetici testi in dialetto romagnolo (nonché organizzatore della storica rassegna folk Musica nelle aie) e, soprattutto, fa dei vini impossibili da dimenticare. Vini che affondano le radici nelle tradizioni delle colline faentine, realizzati con il massimo rispetto per la natura.
Pietro, da quanto sei nel mondo del vino?
«La mia prima pigiatura l’ho fatta nel 1971, quando ero un bambino, con mio babbo, che era arrivato qui a Castel Raniero alla ne del 1970. Lui faceva vino anche prima, sulle orme di suo padre, in un altro podere. Quando arrivò qui non aveva molta attrezzatura ma cominciò subito a fare qualcosa, poi si attrezzò un po’ e andò avanti così, facendo vino da vendere sfuso, tendenzialmente. Io ho deciso di prendere in mano la cantina nei primi anni del 2000, con l’idea però di arrivare a imbottigliare. In quel momen-
COSE BUONE DI CASA
A cura di Angela Schiavina
Frittelle di mele
to iniziò anche la fattoria didattica, e ai bambini che facevano il percorso della vendemmia e del vino facevo vedere delle bottiglie complete di etichetta – era Centesimino, che allora chiamavamo Savignone Rosso – che facevo solo a scopo didattico, non erano regolari, perché appunto la cantina era praticamente come prima e ancora non imbottigliavo. Però fu proprio una di queste bottiglie a far conoscere a Luigi Veronelli il Centesimino».
Questa è davvero una storia interessante.
«In effetti sì. Era il 2002, Veronelli, in quel momento 76enne, aveva scritto un articolo molto bello e si era rmato con l’indirizzo di posta elettronica. Allora gli scrissi per dirgli che mi aveva colpito tantissimo che nell’articolo avesse messo a fuoco alla perfezione tutte le tematiche fondamentali dell’agricoltura di quel momento. Veronelli mi rispose, chiedendomi cosa facevo, così gli raccontai della fattoria didattica e della cantina e lui chiese se gli potevo mandare qualcosa da assaggiare. Avevo solo quelle bottiglie didattiche, ma comunque gliene mandai una. Quindi mi telefonò per dirmi che quel vino non lo conosce-
Ingredienti: 580 grammi di mele verdi (circa 3, da pulire); succo di 1 limone. Per la pastella: 200 grammi di latte intero, 150 grammi di farina 00, 2 uova, 8 grammi di lievito in polvere per dolci, 1 pizzico di sale noo. Per friggere: olio di semi. Alla ne, zucchero a velo o semolato, cannella in polvere. Preparazione: iniziate dalla pastella. In una ciotola sbattete le due uova intere poi aggiungete il latte e il pizzico di sale, quindi setacciate all’interno la farina e il lievito in polvere per dolci, poi mescolate delicatamente con una frusta a mano no a ottenere un composto omogeneo e privo di grumi. Pronta la pastella, tenetela da parte. Spremere il succo di un limone, che vi servirà per non fare annerire le fettine di mela. Ora sbucciate le mele rimuovendo meno polpa possibile e togliete il torsolo. Tagliate le mele a fette dello spessore di circa 5 mm e riponetele in una ciotola bassa e ampia, cospargete le fette di mele con il succo di limone. Passate alla frittura: versate l’olio di semi in un tegame capiente e con un termometro da cucina veri cate che arrivi alla temperatura di 170° circa senza superarla, a quel punto potete tuffare una fettina di mela nella pastella, assicurandovi di ricoprirla interamente e friggerla in olio a temperatura. Friggete pochi pezzi per volta, massimo 2/3 fettine in modo da non abbassare la temperatura dell’olio. Potete girare le frittelle di mele durante la cottura, man mano che saranno pronte adagiatele su un vassoio foderato con carta assorbente. In una ciotolina mescolate 30 g di zucchero con la cannella in polvere, spolverate le frittelle ancora calde con lo zucchero aromatizzato.
SBICCHIERATE
A cura di Alessandro Fogli
Un fortana fatto col cuore (e basta)
Mai avrei pensato, in vita mia, che mi sarei trovato nelle condizioni di poterlo fare, ma, oggi, mi prendo la libertà di parlare del mio vino, nel senso proprio del vino che faccio io nella mia micro-vigna. Il “Catastro co” 2022 di Tenuta della Ghiandaia – entrambi nomi inventati al momento – è un fortana in purezza realizzato come farebbe un uomo primitivo: vendemmia a mano (ovvio), pigiatura coi piedi nel tino, fermentazione spontanea, travasi, sosta di qualche mese sulle fecce ni, imbottigliamento, ne. Punti forti, la genuinità (e n lì...). Difetti: equilibrio inesistente, acidità folle, struttura ercolina. Ma, attenzione, è piaciuto addirittura a due vignaioli intervistati su queste pagine. Son commosso.
va, ne voleva capire di più e mi venne a trovare. Era il 2003, parlammo tanto, assaggiò il vino e nì lì. Poi, dopo qualche tempo, senza dirmi nulla, iniziò a pubblicare articoli sul mio vino sul Corriere della Sera, sulla rivista dei sommelier, no addirittura ad arrivare alla sua ultima guida (quella del 2004) I vini di Veronelli, dove indicò il mio Centesimino tra i migliori venti vini d’Italia. Bellissimo eh, ma fu anche un problema, perché tutti cominciarono a chiamarmi, anche dall’estero, per acquistare quel vino, ma io non ne avevo, e i lavori per completare la cantina sarebbero durati ancora qualche anno. Veronelli poi è morto poco dopo e non ha potuto vedere la cantina nita, ed è un peccato, perché ci teneva».
VINI DI ROMAGNA
Viaggio nel mondo del vino regionale fra denominazioni di origine e vitigni autoctoni
di Alessandro Fogli Sommelier, vignaiolo garagista e wine enthusiast
Raccontami un po’ di qualcuno degli altri tuoi vini, che tra l’altro hanno etichette bellissime.
Approfondiamo un po’ il Centesimino. «Il mio si chiama Romeo, come mio nonno, che fondò la cantina un centinaio d’anni fa. L’abbiamo sempre avuto in famiglia. Quando negli anni ‘50 Pietro Pianori, detto Zàntesmen, ha ritrovato una pianta di questa varietà in un cortile a Faenza e ha portato le sue marze nel suo podere Terbato, vicino a Oriolo dei Fichi, mio nonno volle anche lui gli innesti, e da allora l’abbiamo avuto. Le piante che abbiamo ora sono le glie in parte dirette di quelle piante di allora. Il Centesimino è un vino davvero straordinario, perché ha sentori che sono completamente personali, non sono paragonabili a niente, io lo amo molto».
Quinzân, che è sia il tuo nome d’arte che quello della cantina, invece da dove viene?
«Quinzân è il soprannome della mia famiglia da più di 200 anni. Era il nome di un podere vicino a San Giorgio in Ceparano, sopra a Modigliana; quando i miei avi nell’800 si trasferirono da là a sotto la via Emilia, in zona Albereto, li chiamavano “quelli che vengono da Quinzân”, ed è rimasto».
«Per le etichette la mia fortuna è l’amicizia storica con Marilena Benini di Cotignola, gra ca e pittrice che ha anche cantato con me per qualche anno. Il nome di ogni vino è anche il titolo di una mia canzone. Partendo dal bianco, faccio solo trebbiano e ne ho sempre prodotto una sola versione no all’anno scorso, da quando ho iniziato a farne due. Uno è il Din Don, nome di una ninna nanna in dialetto che mi cantava mia mamma. Fa una macerazione breve, non va mai oltre una settimana. L’altra versione è Inción. Questo fa una macerazione più lunga, è quasi un orange, molto più complesso, tannico, più impegnativo, ma molto interessante. Tra i rossi c’è Io coltivo la musica nelle aie, che non ho sempre in vendita, perché è quello che produco espressamente per i musicisti del festival. È uno dei pochissimi vini che faccio non in purezza, ed è sangiovese al 50% con porzioni variabili di Centesimino e merlot. Il mio sangiovese in purezza si chiama invece Lòm a mêrz, non vuole essere particolarmente impegnativo, è asciutto, adatto al pasto. Fa fermentazione spontanea e macerazione in cemento, poi af namento in acciaio. Lo Stuglè, che vuol dire “disteso”, è poi un merlot, di cui volevo un’espressione che fosse un po’ diversa da quelli che conoscevo. Ne sono soddisfatto, perché è in effetti un po’ diverso, non si sente quel sentore erbaceo tipico, è molto morbido. È l’unico che produco senza la prima parte in cemento, fa acciaio e basta. Voglio in ne citare il passito di Centesimino: mentre il secco si chiama Romeo, la versione passita si chiama “una Rosa”, perché Rosa era il nome di mia nonna, e quindi la stessa uva li unisce».
In assaggio: Centesimino e trebbiano
Sono rimasto molto colpito dai vini di Quinzân, ma vorrei spendere due parole in più su quelli a mio avviso più particolari. Romeo, 2022 Centesimino Ravenna Igt, è un vino che non può lasciare indifferenti, o lo adori o non fa per te. Il bouquet, netto ed elegante, è dominato dalla rosa, che torna con coerenza anche al palato (esplosivo), diventando davvero connotante. Un vino diverso, di grande equilibrio, morbido e raffinatissimo. Discorso diverso per l’Inciòn, un trebbiano di lunga macerazione molto complesso e cangiante, non per tutti. (al.fo.)