Una torre contro il cielo - Estratto

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sanios Chiara L

ORR UNA T E

CON L CI TRO I ON LO E L

i oni d zitra sIllu eonora Dea Nanni El

1a-3a edizione nella collana Il Parco delle Storie, 2005

4a edizione nella collana LED, 2025

PAOLINE Editoriale Libri

© FIGLIE DI SAN PAOLO, 2005

Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it • www.paolinestore.it edlibri.mi@paoline.it

Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l.

Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)

ISBN 978-88-315-5840-2

Stampa: Rotolito S.p.A. - Pioltello (MI) - 2025

Dedicato ai miei nipoti. Dedicato ai miei vecchi.

UN RAGAZZINO INUTILE UN INUTILE

e è un grand rat f L’Eu er me è c o è, ma p l iano semp he viagg c o la nos truit cos

e fiume; anc e ome se fos pia e c op n c e i r semp

ra, la Mesopo er tra t o gri i l T he i e mici ue a o d ser he hanno e c mia. Gli ta ombi mici c a o sono i quand

o. Qualc sol o nes vev Non a ta p ues ta q tes ntiv Mi se

ualc e q r nano semp o l t ues nsieme, q o ò, non l er he anno fa, p o. Non c’era ne mic sun a ola.ar p tu no s zzi o un raga etant mpor i i osa d a o d pit ho ca ’ o o.ev p o sa lla mia le, nuti o e i pid a sol o d vca gio o semp cev e fa o a sol o d vtauo o, n a ose. Non succed se c tes e s e l r o 7 vo o. Mi annoia a aev

mai niente di nuovo. Così ho creduto fino a quel giorno. Stavo attraversando la città per andare a portare il pranzo a papà, che lavorava al cantiere della Grande Casa delle Radici del Cielo. Per arrivarci dovevo costeggiare l’Eufrate e passare sotto le palme che si specchiavano nelle sue acque impetuose. Non era un tipo tranquillo, l’Eufrate: scorreva frusciando impaziente e a me sembrava sempre che parlasse.

“Ciao a tutti!” diceva, “vado di qui, vado di lì, adesso salto, poi giro…”.

Era un fiume simpatico, un gran chiacchierone, beato lui. Mi piaceva ascoltarlo.

Così mi sono seduto contro il tronco peloso di una palma e sono rimasto a disegnare sulla sabbia con un dito le figure che mi passavano per la testa, senza pensare a niente.

A un tratto, però, è risuonato nell’aria un guaito: «Ahu! Ahu! Ahu!».

8

Mi sono affacciato a guardare: chi si lamentava, sempre più forte, sempre più vicino?

Sono corso tra i cespugli, mi sono arrampicato su un masso lungo la riva e ho visto un cucciolo di cane nero, che stava in bilico sull’acqua sopra una tavoletta di legno.

La corrente l’aveva spinto verso il centro del fiume, contro alcuni tronchi che affioravano.

La tavoletta sembrava una piccola barca, il cucciolo si agitava e tra poco l’avrebbe rovesciata, annegando.

mai niente di nuovo. Così ho creduto fino a quel giorno. Stavo attraversando la città per andare a portare il pranzo a papà, che lavorava al cantiere della Grande Casa delle Radici del Cielo. Per arrivarci dovevo costeggiare l’Eufrate e passare sotto le palme che si specchiavano nelle sue acque impetuose. Non era un tipo tranquillo, l’Eufrate: scorreva frusciando impaziente e a me sembrava sempre che parlasse.

“Ciao a tutti!” diceva, “vado di qui, vado di lì, adesso salto, poi giro…”.

Era un fiume simpatico, un gran chiacchierone, beato lui. Mi piaceva ascoltarlo.

Così mi sono seduto contro il tronco peloso di una palma e sono rimasto a disegnare sulla sabbia con un dito le figure che mi passavano per la testa, senza pensare a niente.

A un tratto, però, è risuonato nell’aria un guaito: «Ahu! Ahu! Ahu!».

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Mi sono affacciato a guardare: chi si lamentava, sempre più forte, sempre più vicino?

Sono corso tra i cespugli, mi sono arrampicato su un masso lungo la riva e ho visto un cucciolo di cane nero, che stava in bilico sull’acqua sopra una tavoletta di legno.

La corrente l’aveva spinto verso il centro del fiume, contro alcuni tronchi che affioravano.

La tavoletta sembrava una piccola barca, il cucciolo si agitava e tra poco l’avrebbe rovesciata, annegando.

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ev mi l seres o far ev p osa la sa e p s esce! “A o, e mi sono tu nsat e o la tunica. at lla vita: e ne o o!ucciol mi, c tta opo o d fat f

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o, ma poi mi sono a

l fiume mi s e ccia d bra a, Iruk! Non sc orz“F i me la v o d ntr de i q e d olar p zio non ci ho ni i ’ e, all nt re ocor cc ano all ngev pi iaroragg i mio p ce d o a q vncita o mi i uand i q e he l o c t or o.tr iend i ’ ontiv e ti!”. S setes e s e, l adr amocev o fa uand a ll e ne e gar l ho ca ’ tutta, e l ora ce l e. E all rat f ’Eu

sa ho mes ’

l fiume era un o: i valcatca

Camminava da un’ora quando fu investito da un vento improvviso. Soffiava così forte da sollevare le radici degli alberi. Kikujiro non riusciva ad avanzare, la sua volontà non bastava a contrastare quella forza della natura che lo spingeva con violenza, come se volesse risucchiarlo nel suo gorgo.

Non si trattava di un vento qualsiasi, pensò, ma del kitsune no kaze! Doveva resistere: essere travolti dal vento della volpe significava ammalarsi gravemente.

Ancora la vendetta del serpente! Prima i gatti di montagna e adesso il vento... Si sarebbe manifestato un altro kami a proteggerlo?

Ma non accadde niente. Stavolta doveva cavarsela da solo. Intanto, il vento si gonfiava e diventava più forte.

Trovò riparo vicino a un albero con il tronco possente; le radici erano ancora sottoterra, l’albero era ben saldo. La mente del ragazzo era tutta concentrata nel controllo del corpo, ogni muscolo doveva essere teso verso terra: sarebbe bastato un istante di distrazione e quella bufera lo avrebbe sollevato come un filo d’erba.

Ma quanto tempo poteva resistere?

A un tratto il suono del vento cambiò. Il soffiare impetuoso si trasformò in un fragore che percuoteva

• 3 •

ONIA BABILONIA

l mio c on i C l cantier so i ver se, non riusciv cesfa

vece era tar in eso la s pr o ho ri ucciol

o l unt o p t cer

ò, p er gri p i e. T mi d tar a a s

p à mi as ap i e p d datra forzi uanti s er q p hé o, e poic tr ie a, a un vpetta

mma e ho c o la ma dat ev Non ved be pia ebsar oi ho lasciat P e d tier quar

l ces o ne lat nfi ho i ’ o l c hiuso i trar i mos ’ora d o l o?ciut l fiume e sono e o i gno c e i l he d cc e bara ell e avev he mi a o c t ces hio.erc opc li à: g ap o a p l l o ne ntrat detra e s on l c q i fan ne d pie i p lie d g i fo d zia e i t porci i s o e d g i e d dtra ma. Le s al i p 15 ti er op tti c e oovev ui d a c e

passare erano affollate di persone vestite di stracci e di bambini piccoli pieni di croste.

Ragazzini della mia età non se ne vedevano in giro. Erano tutti a lavorare.

Camminavo a testa bassa con il mio cesto in mano, quando un uomo ha gridato: «Largo! Largo!».

Era un soldato, che chiedeva strada frustando l’aria. Velocemente mi sono nascosto dietro un pozzo, da dove ho visto passare una fila di carri carichi di persone: vecchi e vecchie.

Seduti o sdraiati, sballottati dai sussulti dei carri, alcuni con gli occhi chiusi, altri invece guardavano fuori dalle stanghe, con lo sguardo vuoto.

“Dove li portano?” ho pensato, ma poi la folla si è richiusa e io mi sono diretto verso la strada lastricata di pietre che conduceva in centro.

Gente, rumori, odori acuti di spezie.

Babilonia era una città di indaffarati. Nelle piazze, al mercato, dentro le barche sul fiume: dappertutto si trafficava e si guadagnava.

Ecco la grande Porta Azzurra! Brillava di tante pietruzze colorate, era bellissima, se non fosse stato per i due grandi tori scolpiti ai lati che mi facevano paura. “Non sei degno di entrare! Non sei degno!”, mi hanno minacciato anche quel giorno.

Ecco il palazzo del re! In cima sventolavano le chiome delle palme. Con il suo esercito armato fino ai denti, il nostro re era diventato il padrone del mondo e si era fatto costruire dei giardini pieni di fiori e di alberi persino sulle terrazze dei suoi palazzi.

La Grande Casa delle Radici del Cielo era la costruzione più alta di tutte; si innalzava

immensa sopra i tetti, con i suoi alti gradini che portavano fino alle nuvole. Lei era dappertutto, imponente come una montagna: da qualunque parte andassi me la sentivo incombere sopra la testa.

Quando sono arrivato al cantiere, non sono entrato dalla porta principale, dove c’erano le guardie del re. Ho fatto il giro del muro che lo circondava e ho cercato il passaggio che avevo scavato alcuni giorni prima.

Era il mio posto segreto, nascosto tra due cespugli, uno di qua e uno di là del muro; nessuno poteva vederlo e nessuno l’avrebbe potuto attraversare, perché era adatto solo a un bambino magro come me. Era un luogo molto importante per me, non solo perché da lì potevo raggiungere papà, ma anche perché era il nascondiglio del mio tesoro: una trottola di argilla e una fune, che avevo trovato e sotterrato vicino al muro.

Ho scostato con una mano i rami del primo cespuglio, stavo per infilare la testa nel buco, ma mi sono trovato faccia a faccia con due occhi spaventati. Un serpente mi avrebbe fatto fare un salto più piccolo.

1. Un ragazzino inutile pag. 7

2. Tigri » 11

3. Babilonia » 15

4. Ancora carri di vecchi » 21

5. Le parole sono armi » 25

6. Via di qui! » 33

7. Bambini al lavoro » 39

8. Dall’alto della Grande Casa » 45

9. Lo scriba » 51

10. Qualcosa bisogna fare » 61

11. Il tempio » 67

12. Una gigantesca tromba » 73

13. Parole vuote, ruggiti di drago » 77

14. L’ultimo vecchio pag. 81

15. Fuggire, disperdersi » 87

16. Nell’oasi » 91

17. Cercare il perché » 95

18. Parlare la stessa lingua » 101

19. Nuove parole » 105

20. Un gioco da ragazzi » 109

21. Cinquemila anni dopo… » 115

Ringraziamenti » 125

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