Catechisti parrocchiali - Nov. 2025 - Estratto

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ORA VIENI CON NOI

Persi nell’abbraccio con te, Signore che vieni, ci siamo ritrovati

figli del Padre e fratelli fra noi.

E, mentre attendiamo il tuo ritorno, ovunque portiamo il profumo di te.

Ora vieni con noi e attraverso di noi, riempi di passi le nostre strade.

Accarezza i cuori e le ali spezzate, riporta la pace, riaccendi la festa, ravviva l’amore.

Vieni, Dio con noi. Vieni, Dio con noi.

Stefano Mazzarisi

Martino Palmitessa

TU VIENI IN MEZZO A NOI

Canti per Avvento e Natale

Paoline, Roma - Cd € 14,00

Spartito € 15,00

Spartito singolo in PDF su paoline store.it; traccia audio in Mp3 sui

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Stretti alla tua povertà, Signore che vieni, ci siamo impreziositi con gesti, parole e lo slancio del cuore.

E, mentre attendiamo il tuo ritorno, ovunque portiamo il profumo di te.

Ora vieni con noi e attraverso di noi, riempi di passi le nostre strade.

Accarezza i cuori e le ali spezzate, riporta la pace, riaccendi la festa, ravviva l’amore.

Vieni, Dio con noi. Vieni, Dio con noi.

Dieci canti per le celebrazioni dell’Avvento secondo la liturgia di ogni domenica. I temi esprimono attesa, speranza e gioia per la venuta del Salvatore. Una proposta dedicata alle assemblee liturgiche, animate dai giovani, con musiche suggestive.

NOI SPERIAMO GESÙ!

Carissimi catechisti e catechiste, certamente avete ripreso i percorsi di catechesi con i ragazzi, i giovani, gli adulti… e siete impegnati, in questo tempo, a «conoscere» i vostri interlocutori, per cogliere, alla luce dello Spirito Santo, la loro realtà di vita, le istanze, le aspirazioni e i desideri profondi, in modo da proporre, a loro misura, i cammini di fede, in vista di una crescita umana e cristiana. Siete favoriti, in tal senso, dagli itinerari e dal poster Presi per mano, che apre all’ascolto di Dio, il quale non parla solo alla mente, in modo teorico, ma a tutto il corpo, ai sensi esterni e interni, per trasformare tutta la persona. Tale dimensione totalizzante contribuisce, con la grazia del Signore, a fare cristiani non a parole, ma di fatto, come persone coinvolte in maniera profonda nella relazione con Gesù, per tradurla in gesti di amore e di condivisione verso gli altri.

È una visione che ci introduce nella Solennità dei santi, da celebrare e festeggiare, quest’anno, scoprendo e rappresentando coloro che, spinti dal grande amore di Gesù, si sono dedicati, con coraggio e audacia, a opere di annuncio del Vangelo, di rinnovamento della vita claustrale, di educazione dei giovani, di servizio ai poveri, di pace… (pp. 25-27). Il desiderio di santità ci motiva, poi, a pregare per tutti i defunti, perché possano godere della gioia senza fine! (p. 20).

Il percorso di Avvento ci prepara ad accogliere Gesù, nostra Speranza e salvezza, che verrà alla fine dei tempi e viene oggi e nel prossimo Natale. Simbolicamente il trenino della speranza ci conduce, attraverso quattro tappe, ritmate sui Vangeli della domenica, a incontrare Gesù che, per primo, desidera fortemente venire in noi e stare con noi (pp. 28-33; 44-45). In questa prospettiva di fraternità, condivisione e speranza ci orientano gli itinerari, con l’invito a riconoscere i fratelli e le sorelle, a per-

donarli, come ha fatto Giuseppe, che ha saputo leggere le vicende vissute come storia di salvezza e offrire, quindi, ai suoi le risorse di cui avevano bisogno (pp. 8-20). Il Dossier per i ragazzi «… in famiglia» orienta a vivere in sintonia con i genitori e tutta la famiglia.

Ciò che sostiene ogni persona, dà il coraggio di mettersi in cammino, di affrontare fatiche e difficoltà e di mantenere la volontà di farcela è la speranza. Afferma mons. Marco Mellino: «L’uomo è fornito di una forza interiore che difficilmente viene meno: essa è “una grinta, una carica innata” che lo sorregge e gli fa superare gli ostacoli. Si chiama: speranza. Nell’animo di ciascuno c’è come un anelito che spinge a trascendersi, ad andare oltre, verso la pienezza dei desideri che si hanno nel cuore e che danno forma alla propria speranza. Tale speranza di salvezza può essere ricevuta solo come dono! Ciò implica il passaggio dalla “speranza dell ’uomo”, in sé buona, positiva, ma incompiuta e fallibile, alla “speranza in Dio”, o meglio: a sperare Dio, a concentrare il cuore su di lui. Il Vangelo, la Buona Notizia della speranza è Gesù! Noi speriamo Cristo: lui è il compimento pieno e profondo di ciò che attendiamo dentro di noi. Speriamo Gesù, l’unico che può esaudire e riempire il desiderio più profondo del nostro cuore! (Cfr. Ritiro alle Figlie di San Paolo, Roma 22-06-’25). Buona Solennità dei santi e buon Avvento, «sperando Gesù»!

Proprietà: Istituto Pia Società Figlie di San Paolo

Direttrice responsabile: M. Rosaria Attanasio

Consiglio di redazione: A.T. Borrelli, G. Collesei, B. Corsano, T. Lasconi, E. Salvatore, M. Tassielli

Progetto grafico e impaginazione: Bard Ziadivi

Copertina Catechisti parrocchiali: ESB Professional/Shutterstock.com

Foto Catechisti parrocchiali: Greens and Blues/Shutt.com, p. 2; Archivio Paoline, pp. 3, 17, 19, 20; F. Zubani, pp. 5, 8, 12-13; Ground Picture/Shutt. com, p. 6; PeopleImages.com - Yuri A/Shutt.com, pp. 14-15; F. Velasco pp. 17, 25, 28-33, 34, 36, 38, 40, 42; Natalia Ruedisueli/Shutt.com, p. 44; S. Mattolini, p. 47.

Copertina Dossier: Dasha Petrenko/Shutterstock.com

Foto Dossier: A. Feretti, p. 3; DC Studio/Shutt.com, pp. 4-5; Archivio Paoline, pp. 6-7; LightField Studios/Shutt.com, pp. 8-9; Streamlight Studios - inspiring.team/Shutt.com, pp. 12-13.

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2 novembre 2025

Indice

CONfRONtIAMOCI

EditorialE

Noi speriamo Gesù! ................................... 3

M. Rosaria Attanasio

in dialogo con i catEchisti

Come far vivere

la parola di Dio ai bambini? ............... 6

Michele Roselli

ItINERARI

PEr una fEdE «incarnata» Il tatto: senso della prossimità. ........... 7

Redazione

PrEsi PEr mano

Nelle mani dei fratelli o in quelle di Dio?» .................................... 8

Emilio Salvatore

contEsto biblico storico - gEografico

Il mondo dei patriarchi

tra Palestina ed Egitto ...........................10

PEr voi catEchisti

Educare alla fraternità............................ 12

Emilio Salvatore

colora il disEgno «Signore, siamo nel tuo abbraccio!» 13

Redazione

itinErario PEr i gEnitori

La mano di Dio nella mano dei fratelli! ..........................14

Barbara Corsano

itinErario PEr i bambini

I miei fratelli ritrovati! ........................... 16

Anna Teresa Borrelli

itinErario PEr i ragazzi

In cammino verso la fratenità............ 18

Isabella Tiveron

cElEbrarE la vita in famiglia

Tra cielo e terra ......................................... 20

Isabella Tiveron

Primi Passi nElla vita cristiana • incontro a gEsù

L’amore tra l’uomo e la donna, dono di Dio ................................................. 21

Laura Salvi

SuSSIdI lItuRGICI E PAStORAlI

fEsta di tutti i santi

Costruttori di un mondo nuovo .......... 25

F. Fodaro - M. Rosaria Attanasio

PErcorso di avvEnto

Pellegrini verso Gesù nostra speranza ......................................... 28

M. Rosaria Attanasio

il vangElo dElla domEnica

Commemorazione di tutti i defunti

XXXIII - XXXIV Domenica TO - C - I Domenica di Avvento - A ................. 34

P. della Peruta - A.M. Pizzutelli

APPROfONdIAMO E AttIvIAMOCI

l’anno liturgico

Nell’attesa del Signore ...........................44

Roberto Laurita

formazionE dEi catEchisti

Generare alla fede ...................................46

Gigi Cotichella

VISUALIZZA LE RUBRIC hE O NLINE SU

PERCORSO DI n OvEmbRE

Giuseppe, che riconosce e accoglie i fratelli, è come l’anti-Adamo: con lui la bramosia trova la sua negazione. Egli non si vendica, ma risponde col perdono. Oltre a essere testimone della fede nell’unico Dio, che guida la storia, è presentato «pieno di fascino», capace di amore e di fraternità autentica (Presi per mano).

Ciò che sta a cuore al narratore, nei capp. 12-36 di Genesi, è la storia di Giacobbe e dei suoi dodici figli, antenati del popolo, la cui nascita e costituzione è presentata nel libro dell’Esodo: è una sorta di ouverture al resto del racconto (Contesto biblico…).

Per voi catechisti. Occorre sintonizzarsi sul racconto biblico senza appiattirlo né a livello antropologico, né teologico. La comprensione del testo sta nell’integrare le due dimensioni per far emergere il risvolto salvifico.

Colora il disegno: «Mani che abbracciano».

L’itinerario per i genitori invita, tramite dinamiche, a vivere e a educare i figli alla relazione con «i fratelli e le sorelle», ad abbracciarli riconoscendo nella loro presenza l’azione di Dio nella propria vita; per i bambini orienta, con attività, a riconoscersi figli amati da Dio Padre e a sperimentare la bellezza di sentirsi famiglia, per camminare lungo le vie del perdono verso i fratelli e le sorelle;

per i ragazzi conduce, tramite dinamiche, a individuare gli atteggiamenti che compromettono i rapporti di fraternità e a scegliere strade di riconciliazione sull’esempio di Giuseppe; per i piccoli evidenzia quanto sia prezioso e unico il dono dell’amore, per cui si preparano insieme cornici bellissime per le foto della famiglia. Si va completando il «Libro di preghiera».

Celebrare la vita in famiglia. Attività e celebrazione per scoprire il significato dei nomi e pregare per tutti i defunti.

Sussidi. Festa dei santi dediti a opere di bene. Percorso di Avvento sui Vangeli delle domeniche, con focus sulla speranza e proposte di segni e impegni.

Gli altri contributi focalizzano: come far vivere la parola di Dio ai bambini; il tatto, senso del contatto con il mondo e gli altri; Vangelo della domenica, con riflessioni, giochi, dinamiche, preghiere; Avvento, tempo di attesa con cuore desto; caratteristiche e condizioni del «generare alla fede»; dalle parrocchie: percorso di Quaresima; pellegrinaggio sulle orme di Paolo.

COME FAR VIVERE LA PAROLA DI DIO AI BAMBINI?

Carissimo don Michele, i nostri bambini ascoltano la Parola a Messa, la domenica e negli incontri di catechesi. Quelle parole, però, risultano spesso difficilissime per loro. Come far comprendere il modo in cui la Parola agisce dentro di noi e come aiutarli a viverla? (Maria, Parr. Regina degli Apostoli, Roma).

Carissima Maria, grazie della tua domanda. Ti rispondo tramite un video che si sviluppa in tre step.

La Bibbia è il primo libro della catechesi e la parola di Dio è come una finestra e uno specchio.

Quattro passi concreti per far scendere la Parola dalle orecchie alle profondità del cuore.

Scambio di Parola, risonanza ed eco alla Parola.

GUARDA IL VIDEO sul canale YouTube Paoline: Come far vivere la parola di Dio ai bambini? - In dialogo con i catechisti», playlist Catechisti parrocchiali.

Disponibile online
Da novembre
Michele Roselli

Per una fede «incarnata»

Il tAttO: SENSO dEllA PROSSIMItÀ

Redazione

Giuseppe disse ai fratelli: « Avvicinatevi a me!»… Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: «Così dice il tuo figlio Giuseppe:… Vieni quaggiù presso di me senza tardare. Abiterai nella terra di Gosen e starai vicino a me tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli…». Giuseppe si gettò al collo di suo fratello Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva, stretto al suo collo. Poi baciò tutti i fratelli e pianse… Appena Giuseppe vide Giacobbe davanti a sé, gli si gettò al collo e pianse a lungo, stretto al suo collo (cfr. Gen 45,4.9-10.14-15; 46,29).

lamento della realtà esteriore, diventa espressione di sé tramite l’arte e le manifestazioni dell’essere. Il tatto è l’intelligenza in atto, in riferimento soprattutto alla capacità della mano (la presa) di acquistare competenze per la realizzazione dei mestieri e di plasmare il mondo (cfr. Le Breton, Il sapore del mondo, Raffaello Cortina, Milano 2006, p. 187).

Prossimità, vicinanza, abbracci, baci, pianti, braccia al collo…: sono espressioni di riconoscimento dell’altro, di fratellanza e di affetto. Il tatto è il senso con cui si è toccati e si tocca l’altro, le cose, il mondo. La pelle è «come il contenitore dell’io, il limite e il confine tra l’io interiore, corporeo e il mondo esterno; costituisce il tessuto e il luogo in cui si esprime l’affettività, la relazionalità, la manualità, l’intromissione o il dono nella reciprocità». Il tatto è indispensabile nella costruzione del soggetto, nell’espressione del sé e nella trasformazione della realtà. Il termine deriva dal latino tactus e dal verbo tangere, cioè toccare.

lINGuAGGIO d’AMORE

Il tatto contiene la storia dell’io, la memoria inconscia dell’infanzia, dei dinamismi d’amore o di rifiuto, costruisce progressivamente la storia della persona attraverso le relazioni. È linguaggio d’amore oppure sintomo della sua mancanza.

«La carezza, l’abbraccio, il bacio, la sessualità sono segni di tenerezza, affetto, consolazione e guarigione. È un toccare gentile che consegna all’altro la sua esteriorità e interiorità; quando l’altro è toccato, ri-conosce e sente se stesso tramite l’affetto di chi lo tocca con gratuità».

L’educazione alla fede, in tale prospettiva, non è solo trasmettere contenuti, ma è soprattutto favorire la comunicazione e la relazione con Dio. Afferma il Direttorio per la catechesi: «Al centro di ogni processo di catechesi c’è l’incontro vivo con Cristo» (n. 75), quindi l’entrare in comunione con lui. Perché questo avvenga occorre educare alla sensibilità della fede, cioè, alla capacità di toccare, tramite il visibile, l’invisibile, e di com-prendere il senso salvifico della storia e della creazione. Di qui si coglie l’importanza di costruire legami affettivi. Una comunità accogliente è di per sé missionaria, per cui è segno profetico in una società autoreferenziale e individualista (cfr. EG 92).

La dimensione affettiva nella catechesi è da sviluppare sia come ambiente educativo, sia come realtà alla quale educare, orientando la persona, nella totalità del suo essere, a Gesù. (Per approfondire: cfr. J.R. Galvão dos Santos, Catechesi e tatto, in G. Ruta e P.S. Schmitt [edd.] Catechesi in tutti i sensi, Elledici, Leumann [TO] 2025, pp. 56-79)

Il tatto ci pone in contatto con il mondo ed è fonte di conoscenza, interpretazione e model-

Dipinto: Peter Wever, Embrace (on permanent blue)

Dalle mani di Dio, Creatore dell’uomo e della donna alle mani degli uomini. Le mani possono ferire o possono accogliere per abbracciare. Così potremmo sintetizzare il passaggio dal primo al secondo episodio del nostro itinerario, avente per protagonisti il patriarca Giuseppe e i suoi fratelli.

Il primo libro della Bibbia che, nella Scrittura ebraica (Tanak), porta il titolo di Bereshit («in principio»); nella Bibbia greca (cosiddetta dei

Presi per mano

Emilio Salvatore

NELLE MANI DEI FRATELLI O IN QUELLE DI DIO?

Settanta) è chiamato Ghenesis («generazione»), frutto di una complessa redazione, che parte dal racconto delle origini (capp. 1-11); e si diffonde, poi, sulla storia patriarcale (capp. 12-50), riguardante prima Abramo, Isacco e Giacobbe (capp. 12-36); e poi, in maniera prolungata, la storia del patriarca Giuseppe (capp. 37-50).

La storia di Giuseppe (capp. 37,2 - 50,26) è una sorta di romanzo storico, il cui protagonista domina la scena dall’inizio alla fine.

Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il territorio d’Egitto. Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: “Così dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l’Egitto. Vieni quaggiù presso di me senza tardare. Abiterai nella terra di Gosen e starai vicino a me tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, le tue greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi”».

GIuSEPPE uOMO dEI SOGNI

Giacobbe aveva dodici figli, fra cui Giuseppe (Yosèf, che vuol dire «Dio aggiunge») da Rachele, quando entrambi erano avanti negli anni. Come i figli della vecchiaia era un po’ viziato. Il padre gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche, tipica di chi non doveva lavorare. Essendo «troppo amato» era invidiato dai fratelli, anche per il modo un po’ narcisistico con cui avanzava una certa pretesa di superiorità (cfr. Gen 37,2-8).

I fratelli, irritati da tale comportamento, decisero di eliminarlo. Quando Giuseppe si recò da loro, presero la sua tunica elegante, la cosparsero del sangue di un animale, per far credere a Giacobbe che fosse morto, ma lo vendettero a mercanti madianiti (cfr. Gen 37,12-33) che, arrivati in Egitto, lo piazzarono come schiavo di Potifar, ufficiale del faraone e capitano delle guardie. Le sue doti di intelligenza furono notate dal funzionario reale che lo rese amministratore dei suoi beni. La sua avvenenza attirò le attenzioni della moglie di Putifar, che prima lo tentò e poi lo accusò. Giuseppe si dimostrò giovane pulito, libero e fedele, ma si ritrovò in prigione (cfr. Gen 39,1-20). Col tempo diventò uomo di fiducia del governatore e di figure in vista presso la corte, come il coppiere e il panettiere del re, anche per il dono dell’interpretazione dei sogni. Ormai adulto, a 30 anni, diviene interprete dei sogni del faraone; gli spiega, in particolare, il sogno delle sette vacche magre e sette grasse, per cui invita a fare riserva di grano per il tempo della carestia.

Il faraone gli dà un potere quasi illimitato (cfr. Gen 41,1-40). Dio realizza, così, riabilitazione di questo figlio di Giacobbe, capace di farsi amare da tanti; fraterna in un successo pieno.

GIuSEPPE fRAtEllO CHE PERdONA

Il testo presentato tocca la seconda fase della vicenda di Giuseppe (cfr. Gen 42-45). Quando, venuta la carestia nella terra di Canaan, i fratelli di Giuseppe scesero in Egitto per portare cibo alla propria casa e non morire di fame, Giuseppe li riconosce e, con uno stratagemma, prima li accusa di essere spie, poi trattiene uno di loro, Simeone, chiedendo che gli portino il fratello più piccolo, Beniamino. Quando ritornano, dopo un lauto banchetto fa nascondere la coppa nel sacco del fratello più piccolo. Trovatala, inscena una ritorsione ma, di fronte alle rimostranze dei fratelli, che non vogliono tornare senza di lui dal padre, capitola e si fa riconoscere: «Sono io, Giuseppe!».

La frase centrale in questo riconoscimento sta nell’interpretazione che il patriarca dà della sua storia; anche se ha i fratelli nelle sue mani, non si vendica, ma riconosce l’opera di Dio che ha permesso sia la prima azione (la sua vendita) sia la seconda (la discesa in Egitto), affinché la famiglia di Giacobbe, riconciliata, potesse vivere nella prosperità e nella pace. I fratelli ritornano, poi, in Egitto portando con sé l’anziano padre, che resterà con loro sino alla morte.

CONCluSIONE

Giuseppe è un po’ l’anti-Adamo, con lui la bramosia, che aveva dominato le precedenti storie della Genesi, trova la sua negazione. Il patriarca non si vendica, ma risponde col perdono, dimostrando un grande dominio di sé. Egli, oltre a essere testimone della fede nell’unico Dio, che guida la storia con azioni imprevedibili, è presentato «pieno di fascino», capace di farsi amare e di amare. Per questo i Padri della Chiesa hanno visto in lui l’immagine di Gesù, rifiutato dai capi del suo popolo e divenuto pietra di angolo nella costruzione della nuova umanità. Giuseppe ci insegna a diventare protagonisti del sogno di Dio, che è la fraternità autentica.

Sussidi liturgici e pastorali M. Rosaria Attanasio

PELLEGRINI VERSO GESÙ NOSTRA SPERANZA

Gitinerari di quest’anno, costruiti sul Poster «Presi per mano», ci infondono la certezza di essere guidati da Dio, ma anche di essere nelle sue mani, avvolti dal suo abbraccio. La più grande manifestazione del suo amore di Padre per noi è l’Incarnazione del Figlio Gesù, che si fa uno di noi, per condividere in tutto la nostra umanità e condurci alla piena realizzazione e alla gioia profonda. L’Avvento, tempo di grazia, ci pone in cammino verso Gesù che viene e ci permette di scoprire il grande dono del Figlio, che Dio Padre ci ha elargito, così da crescere nel desiderio di accoglierlo, giorno dopo giorno, con un amore sempre più intenso, una preghiera di forte richiesta della pace per il mondo intero: «Vieni, Signore Gesù, Re della pace!». Questo Avvento 2025 ci spinge a invocare dal Signore i doni della speranza, fede e carità, per vivere il Natale e concludere l’anno giubilare Pellegrini di Speranza con un nuovo slan-

cio di fede, rinnovati nella mente, nella volontà, nel cuore e in tutto il nostro essere.

Papa Francesco afferma nella bolla Spes non confundit: «La speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle “virtù teologali”, che esprimono l’essenza della vita cristiana (cfr. 1Cor 13,13; 1Ts 1,3). Nel loro dinamismo inscindibile, la speranza imprime l’orientamento, indica la direzione e la finalità dell’esistenza credente… Sì, abbiamo bisogno di «abbondare nella speranza» (cfr. Rm 15,13)… perché la fede sia gioiosa, e la carità entusiasta; e ognuno sia in grado di donare anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, un servizio gratuito…» (cfr. n. 18).

La speranza ritma il nostro percorso nel segno dell’accensione di una candela a ogni tappa: la luce aumenta progressivamente, avvicinandoci al Natale, assieme al nostro impegnoamore.

PERCORSO DI AVVENTO - Anno A

Il percorso è ritmato sul Vangelo secondo Matteo, proposto nelle domeniche dell’Anno A.

Si può vivere nel gruppo di catechesi, in parrocchia o in famiglia.

Ogni settimana scopriremo un messaggio-chiave, che illuminerà il nostro cammino verso il Natale e farà crescere in noi la fede e la speranza in Gesù, nostro Salvatore.

Per sintonizzarci con Gesù si indicano alcuni aspetti da vivere: ognuna/o li scriverà sull’immagine che gli sarà consegnata, da colorare; disegnerà, poi, il personaggio sull’autobus per andare insieme verso Gesù Bambino.

A ogni tappa si accende una candela della corona di Avvento.

Ringraziamo Dio, nostro Papà, Gesù e lo Spirito Santo che operano sempre nel mondo e nella Chiesa per la nostra salvezza, e per le grazie abbondanti che ci elargiranno in questo Avvento; chiediamo di accoglierle con disponibilità.

Canti: Francesco Buttazzo, V E RSO IL NA A

GRAZIE A TE, PAPà-DIO:

IN GESÙ AMI TUTTI I BAMBINI

Si realizza un cartellone dove si riporta l’immagine di Dio Padre con Gesù e i bambini. I bambini/ragazzi comunicano i sentimenti che vivono nel prepararsi al Natale. Poi, con amore, esprimono il loro grazie a Papà-Dio per il dono di suo Figlio Gesù, che si fa Bambino, e accoglie, con grande tenerezza, tutti i bambini; lo scrivono sul cartellone.

SVEGLIATEVI E VEGLIATE!

1a Tappa • LA NOSTRA SALVEZZA È VICINA!

In ascolto della Lettera di San Paolo ai Romani (13,11-14)

È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce… Rivestitevi del Signore Gesù Cristo (13,11-12.14a).

Rifletti. lA SPERANZA È NuOvA vISIONE. Gesù ci invita a vegliare e a essere pronti per accogliere la sua venuta: egli viene in ogni momento e situazione

GENERARE ALLA FEDE

Abbiamo approfondito, nel precedente articolo, il nome «catechista» e come ci dica tantissimo della nostra identità. Ma qual è la missione del catechista? Qual è la finalità da cui nascono gli obiettivi progettuali e le diverse programmazioni? Certamente non è trasmettere contenuti: non solo o non principalmente. L’obiettivo è quello di orientare perché il messaggio di Gesù diventi vita nell’esistenza di chi accompagniamo. In ultima analisi l’obiettivo è generare alla fede.

MA È COMPItO MIO?

Generare è una delle cifre che connota la persona adulta. Generare non inteso solo in senso biologico, ma soprattutto in senso di responsabilità verso chi si genera. Un adulto è chiamato a prendersi cura di chi ha generato. La cifra di un cristiano adulto è generare alla fede. Il primo annuncio dovrebbe avvenire sempre in famiglia. E le catechiste? Loro si assumono il compito di favorire «la generatività

della fede», investite da un compito preciso e da un mandato ecclesiale. In entrambi i casi un dubbio è lecito: «Ma la fede non la dona solo Dio?». Ovviamente sì, perché la fede è una virtù teologale e l’essere umano non può concedersela da solo. E quindi? Quindi generare alla fede le persone vuol dire preparare il terreno della loro vita affinché questo dono sia accolto con sempre maggiore consapevolezza.

lE CARAttERIStICHE dEl GENERARE

Generare è un verbo di origine latina da cui derivano tante parole di uso comune. Noi ne scegliamo tre per indicare tre caratteristiche di chi intende generare alla fede. Essere gentili. È la dimensione della relazione. Non è solo una qualità umana, è pienamente cristiana, teologica. Noi non riempiamo «barattoli» di cose, ma attiviamo i germogli dei sogni di Dio nelle persone. Considerare i ragazzi non un problema, ma doni per me, cambia l’approccio e lancia il vero annuncio che comunica loro nuovo sprint : «Perché perdi tanto tempo con me?». «Perché lo fai o, meglio, per chi lo fai?».

Essere geniali. È la dimensione della creatività, della formazione, dell’aggiornamento. «Me le invento tutte pur di generare alla fede, dedico tempo per rendere fecondo sia il momento dell’incontro sia la relazione con i ragazzi».

Essere generosi. È la dimensione del dono e della croce. «Do sempre di più, con abbondanza, come insegna la natura: dalla botanica alla biologia». Offrire di più significa dare tempo e dare vita. Significa accettare anche che l’altro rifiuti ciò che dono e, tuttavia, non smettere di amarlo, sapendo andar oltre senza giudicare.

lA CONdIZIONE PER GENERARE

Per generare alla vita servono sempre due persone. Anzi, almeno due persone, perché quando nasce una vita tante altre figure accompagnano e sostengono. Così è anche per il generare

alla fede. Non si può svolgere la missione di catechisti da soli. Forse possiamo realizzare l’incontro da soli, ma il mandato che riceviamo è ecclesiale, comunitario. Le proposte di formazio-

ne sono vissute in gruppo. La fecondità nasce dall’incontro, dallo scambio, dal confronto.

Catechiste e catechisti sono chiamati, quindi, a pensarsi sempre al plurale. Essi dovrebbero chiedere di realizzare gli incontri di formazione allargati a livello di comunità parrocchiale, ma

anche di unità pastorali e di diocesi. E, quando conducono gli incontri da soli, è bene che si attivino per coinvolgere un amico o un’amica, un giovane o una giovane non solo perché, così, «non si rimane troppo pochi», ma per attuare efficacemente, nella comunione, la missione affidata loro dalla Chiesa.

ALLENAMENTI PER CATECHISTI

Ecco alcuni esercizi per mettere in pratica la riflessione proposta.

1. Per essere più gentili è importante formarsi nella relazione educativa che ogni vero percorso di catechesi richiede. Come fare? Innanzi tutto, oltre a leggere la nostra rivista, è auspicabile leggere un libro sull’età degli interlocutori che seguiamo e qualche articolo su alcune situazioni che possono emergere (ragazzi iperattivi, famiglie complesse…). È opportuno avere anche un punto di riferimento pedagogico, cioè un esperto con cui confrontarsi circa il nostro modo di relazionarci con i ragazzi.

2. Per essere più geniali, oltre che leggere gli spunti di queste pagine e dei tanti sussidi presenti, è importante applicare il binomio di provare e rielaborare. Si tratta di applicare una piccola novità alle nostre modalità di approccio, di non ripetere sempre le stesse cose, di introdurre un tocco di originalità. È fondamentale rielaborare, poi, quanto individuato, scrivendo su un quaderno l’idea, lo sviluppo e la propria valutazione. Sembra un lavoro grande, ma è solo questione di esercizio e, soprattutto, una volta che si è cominciato a «creare», si apprende come realizzare le attività, rendendo più veloce la progettazione dell’incontro.

3. Per essere più generosi siamo chiamati a intensificare il rapporto con Gesù. In tal senso è fondamentale contare sul sostegno di un padre o una madre spirituale con cui rivedere il proprio impegno e le croci/problematiche legate al nostro servizio. È un modo per crescere nella fede, passo fondamentale per vivere la missione di catechista con autenticità e gratuità.

GUARDA IL VIDEO sul canale YouTube Paoline: «Generare alla fede - Formazione dei catechisti», playlist Catechisti parrocchiali.

DOSSIER

Perché non PAr li?

Pr im A Pe rsone, Po i figli

#mivedoinf Am igli A

Un A vit A Pe r i fr Ag ili

mA d re el vir A Testimone

… in famiglia. L’adolescente, pianeta lontano e sconosciuto, dalle mille sfaccettature, rappresenta per l’adulto un essere inquietante, fonte di dubbi e, spesso, di angosce d’identità. Tuttavia ricerche, anche recenti, evidenziano l’importanza della famiglia per gli adolescenti. I rapporti familiari costituiscono, per loro, il primo tessuto dell’identità personale (Io - Tu - Noi). Attraverso le canzoni i ragazzi scoprono la propria identità in famiglia, per creare uno spazio di ascolto e riflessione, dove riconoscere la bellezza e la fatica dell’essere figli, fratelli, sorelle…, parte di una storia più grande (Musica e fede). Come si rileva dal comportamento di Gesù con i suoi genitori, alla base dei rapporti familiari, non c’è tanto il legame di sangue, bensì l’essere persone, con la propria unicità, libertà, importanza. Essere figli di Dio supera l’idea della «proprietà» con le sue conseguenze disastrose (Bibbia nella vita). Anche l’intelligenza artificiale (IA), che ormai è parte del quotidiano, può favorire la coesione familiare e la comunicazione, se usata con consapevolezza e criticamente. I laboratori favoriscono l’interazione tra IA e vissuto familiare (Infosfera e Vangelo). P. Ferretti consiglia di lavorare molto sulla famiglia, in quanto: «La presenza materna e paterna, anche se è messa in discussione, ha un’influenza forte sull’identità dei ragazzi» (A tu per tu con…). Madre Elvira fonda Comunità Cenacolo come famiglie animate dalla fede, dove i giovani fragili trovano accoglienza e amore (Testimone). Nella Natività di Gesù ci attrae la sacralità della vita quotidiana: connubio tra umano e divino (Bibbia nell’arte). «Tu dialoghi con i tuoi genitori? Verificati con il Test». «Nella Celebrazione gioisci con Zaccaria ed Elisabetta per la nascita di Giovanni Battista».

In ascolto dei ragazzi di oggi (12-16 anni), attenti al loro disagio esistenziale e alle loro paure, si cerca di orientarli, alla luce del Vangelo, a scoprire la propria identità in relazione all’Altro-Dio e agli altri, per una formazione integrale così da vivere con gioia, nella libertà e responsabilità. L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, in ritiri, campiscuola e a scuola.

TEMA: #chisonoio?...

1. ... A llo specchio 2. ... i n famiglia 3. ... c on i miei amici 4. ... i n classe 5. ... c on chi amo 6. ... i n questa società 7. ... n el creato 8. ... c on l’Altro

ALFREDO FERETTI

A tu per tu con…

Padre Alfredo Feretti, Oblato di Maria Immacolata, è Direttore del Consultorio «La Famiglia» di Roma.

Di cosa parlano i ragazzi con i genitori?

R. Il tema dell’identità viene fuori più spesso rispetto al passato. Prima era una tradizione: come nascevi, andavi avanti, ti formavi e via. Oggi ci si domanda: chi sono, a parte tutta la questione del genere che i ragazzi affrontano costantemente nelle loro classi.

Perché?

R. C’è un’attenzione maggiore della società su questi temi e non dico che sia una deriva, ma si mette tutto in discussione con una certa facilità. Molto ha a che fare con la fragilità delle nostre relazioni. Il mio lavoro di consulente è rispettosissimo, nello stesso tempo, però, è riformulante: ti faccio da specchio, ti pongo davanti ciò che tu mi stai dicendo in modo che ne prenda coscienza, perché il cammino grosso è l’accettazione di sé, con i propri limiti e fragilità; pensi al fenomeno dei ragazzi che si chiudono in casa, sempre più numerosi.

Un altro aspetto?

R. Hanno scarsa autostima. Tanti arrancano, fanno fatica a finire la scuola, a dare gli esami all’università, sono bloccati, incapaci di accettare i propri limiti; oggi il confronto con i pari è spietato. E poi c’è un’altra cosa.

Quale?

R. Non hanno passioni e noi adulti, nel fare le cose, non sempre le trasmettiamo. Certo, ci sono anche ragazzi forti; io mi sto limitando alle criticità: se mancano le passioni non hai modo di sviluppare quelle abilità di vita, quel-

le life skills, di cui si parla tanto. I ragazzi, poi, vogliono essere riconosciuti, c’è bisogno di empatia da parte dei genitori.

Che fare?

R. Occorre lavorare molto sulla famiglia. La presenza materna e paterna, anche se spesso è messa in discussione, ha un’influenza molto forte sull’identità che i ragazzi vanno scoprendo.

Un consiglio ai ragazzi?

R. Non abbiate paura, l’adolescenza e la crescita non sono una malattia. Vorrei che aveste la libertà di essere quello che siete, capaci di un confronto in famiglia, anche duro, faticoso, perché i linguaggi non sono gli stessi, ma senza demordere; abbiate il coraggio di esprimere ciò che sentite. Soprattutto non abbiate paura di chiedere aiuto: è la cosa più saggia, non è mai un fallimento.

Un consiglio ai genitori?

R. Non mollate. L’ho detto oggi a una mamma: sappi che tu sei sempre educatrice, anche se tuo figlio è grande e indipendente. Nel processo educativo sei tu che gli dai coraggio nei momenti di crisi, sei il porto sicuro al quale può sempre tornare.

Ai catechisti?

R. Mi stanno tanto a cuore: la figura dell’educatore extrafamiliare può diventare davvero di riferimento. Siate amici, simpatici, fate tutto, non scendete, però, mai al livello dei ragazzi, non scordate il vostro ruolo, perché è di quello che hanno bisogno. Al modo di Gesù, voi dovete ospitarli questi giovani, non cercate di cambiarli, costruite relazioni che siano belle, buone, sane e sananti.

VIVERE L’IA IN FAMIGLIA:

EDUCAZIONE, EMOZIONI E RELAZIONI

Infosfera e Vangelo

Nel 2025 l’intelligenza artificiale (IA) non è più un concetto del futuro, è parte concreta del quotidiano. Assistenti vocali, chatbot, giocattoli intelligenti e anche app educative sono entrati silenziosamente nelle case, influenzando abitudini, linguaggi ed emozioni. Tale presenza richiede, però, uno sguardo critico, soprattutto quando si parla di educazione e relazioni familiari.

Secondo uno studio prodotto da due psicologi e ricercatori ungheresi Máté Bence Szondy e Ágnes Magyary (2025), pubblicato sull’European Journal of Mental Health, l’IA può favorire la coesione familiare, migliorare la comunicazione e rafforzare i ruoli genitoriali se usata con consapevolezza. L’IA può aiutare i genitori a gestire la quotidianità, offrire supporto educativo, proporre rituali familiari e persino facilitare la narrazione condivisa della storia familiare. I rischi non mancano: eccessiva delega, riduzione dell’interazione autentica, esposizione

precoce dei bambini a modelli conversazionali sintetici. Il confine tra supporto e sostituzione della relazione è sottile. I ricercatori sottolineano quanto sia fondamentale il ruolo dell’adulto come mediatore fra tecnologia e affettività. L’IA non è neutra, né totalmente positiva o negativa: è uno strumento che deve essere guidato da valori educativi, da relazioni sane e da un accompagnamento umano.

È necessario promuovere, quindi, l’AI literacy, cioè la capacità di usare criticamente e responsabilmente le tecnologie intelligenti, anche nei contesti familiari. Questo vale ancor più quando i destinatari sono i più piccoli e, magari, l’ambito è quello della catechesi: l’interazione con dispositivi intelligenti può stimolare la creatività e il linguaggio, ma se essa diventa sostitutiva dell’incontro umano, può compromettere lo sviluppo dell’empatia, del pensiero critico e dell’attenzione.

LABORATORI

1. LA MIA FAMIGLIA È UNA CANZONE

Obiettivo. Raccontare la propria famiglia attraverso una canzone generata con IA. Svolgimento. Ogni partecipante scrive due frasi su ciascun componente familiare (passioni, abitudini, pregi), oppure su un componente del gruppo, se lo si considera un ambiente familiare. Si possono far mettere in rima le descrizioni, magari facendosi aiutare da applicazioni come ChatGPT o Claude nelle versioni gratuite, scegliendo un tono poetico o comico. Il testo è da inserire, poi, su Suno.ai (applicazione gratuita fino a 10 brani generati), dove si può selezionare il genere musicale preferito (es. rock o ballata). L’IA genera base musicale e cantato. Dopo l’ascolto collettivo, la canzone può essere valutata, rilevandone l’impatto emotivo (emozionante, neutra, deludente) e stimolando una condivisione sugli aspetti positivi dei componenti della propria famiglia.

2. MOODBOARD DELLE EMOZIONI, COME MI SENTO SENZA SCHERMO

Obiettivo. Rappresentare e condividere le emozioni vissute in famiglia, utilizzando il linguaggio visivo e simbolico.

Svolgimento. Ai ragazzi si chiede di rispondere alla domanda: «Quale emozione provo più spesso a casa mia?». Si risponde attraverso collage con immagini, parole e simboli (moodboard ), ritagliati da riviste e quotidiani ai quali si possono aggiungere collegamenti e segni dinamici (frecce, linee), tracciati con i pennarelli.

Durante la condivisione la guida del laboratorio chiederà ai ragazzi se provano le stesse emozioni anche davanti agli schermi digitali (smartphone, tablet, videogiochi) e il motivo di tali reazioni; sia che la risposta risulti positiva sia negativa, si conclude con un pensiero scritto: «Un aspetto che vorrei cambiare nella mia famiglia…» oppure: «Un aspetto bello che non vorrei cambiasse mai».

Questa attività permette a ragazzi e adulti di riflettere sul ruolo delle emozioni suscitate dagli esseri umani e di quelle sperimentate nei confronti delle innovazioni tecnologiche, IA compresa. Brano guida: «Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano» (Efesini 4,29).

IL POSTO GIUSTO

Test

Essere se stessi in famiglia è un’impresa difficile o una passeggiata rilassante? Cerchi di dialogare e di ascoltare i tuoi genitori o pretendi di avere sempre ragione? Ti senti in un nido accogliente o su un campo di battaglia?

Un diamante grezzo:

a. nasconde il suo vero valore.

b. è ugualmente prezioso.

c. sembra un sasso.

Ascolti musica:

a. tutto il giorno, senza sosta.

b. quando vuoi staccare.

c. al cellulare, dalla tua playlist.

L’albero di ulivo:

9 8 7 4 5 6 3 2 1

a. è resistente e longevo.

b. produce le olive.

c. è simbolo di pace.

da 9 a 14 punti:

OLTRE LE INCOMPRENSIONI

Seguire le decisioni imposte dagli adulti? Ascoltare e ubbidire? Per te è inaccettabile! Preferisci non rispondere e chiuderti in camera. Erigi barriere, rendendo l’ambiente familiare luogo di incomprensioni. Prova a raccontare i tuoi sogni, sentimenti e progetti, non nascondere emozioni e stati d’animo, costruisci relazioni e apriti al dialogo.

Un sacchetto

a. di caramelle.

b. di rifiuti.

c. del supermercato.

Chiedere scusa è:

a. una missione impossibile.

b. il primo passo per ripartire.

c. un obbligo per chi sbaglia.

La porta della tua camera è:

a. decorata con stickers e poster. b. chiusa, nessuno può entrare.

c. sempre aperta.

Quale sport ti somiglia?

a. il triathlon.

b. la maratona.

c. la staffetta 4x100.

Con i tuoi a tavola:

a. per mangiare.

b. per incontrarsi e parlare.

c capita raramente, siete tutti impegnati.

da 15 a 21 punti:

TENSIONI E RELAZIONI

Confrontare idee, chiedere consiglio a chi ha più esperienza non ti dispiace, ma essere considerato sempre un bambino ti ha stancato. Per cui ti chiudi e non permetti alla tua famiglia di crescere ed evolversi assieme a te, che sei in continuo cambiamento. Lascia spazio al dialogo e all’incontro per trasformare il campo di battaglia in casa che accoglie.

Essere considerato un bambino:

a. ti fa arrabbiare.

b. ti rattrista.

c. ti fa sorridere.

da 22 a 27 punti:

RADICI SALDE

In famiglia senti di «appartenere» a una realtà bella, di avere radici che ti tengono saldo, soprattutto quando affronti difficoltà e incertezze. I tuoi genitori, i fratelli, le sorelle, i nonni ti amano per quello che sei e non hai timore di mostrare il tuo vero volto. La tua famiglia è la ricarica per affrontare con coraggio e speranza le sfide del presente e del futuro.

fAre «cAsA» con te

Si prepara l’angolo della preghiera: Bibbia aperta, icona di Gesù, lampada accesa. Ci si dispone in cerchio. Al centro si mette un cesto con i manufatti a forma di casa.

Canto: ChIAMATI PER NOME (Gen Verdecerca su YouTube, Official video)

PREGhIERA

T. Vieni, Spirito Santo, guida e illumina i nostri passi.

1R. Vieni, Spirito Santo, facci crescere «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini».

2R. Vieni, Spirito Santo, proteggi le nostre famiglie e riempile del tuo amore.

3R. Vieni, Spirito Santo, donaci il coraggio di fare scelte libere, buone e giuste.

4R. Vieni, Spirito Santo, costruisci e custodisci «la nostra casa».

Catechista. L’Avvento è il Tempo di grazia e di conversione che ci prepara ad accogliere, a Natale, Gesù che viene. Il cammino liturgico ci fa incontrare alcuni personaggi collegati alla sua storia. Fra questi c’è la famiglia di Zaccaria ed Elisabetta, dalla quale nasce Giovanni Battista, il precursore di Gesù. Una famiglia credente, ma addolorata perché il figlio, che tanto desideravano, non arrivava. Dio interviene e promette un figlio a Zaccaria ma egli, per la sua incredulità, rimane, letteralmente, senza parole. Così da Elisabetta, già anziana, nasce Giovanni. Di fronte a questo prodigio tutti sono pieni di meraviglia e riconoscono la fedeltà di Dio, che arricchisce di doni il suo popolo e rende fecondi i suoi figli.

IN ASCOLTO DELLA PAROLA: Luca 1,57-66

Catechista. Uno dei momenti più belli che una famiglia celebra è la nascita di un figlio. Quando arriva una vita nuova in famiglia, tutto si riempie di gioia; gli occhi di tutti sono fissi su questa piccola creatura, appena venuta al

mondo; tutti restano stupiti davanti al miracolo della vita. Anche noi siamo un miracolo di Dio e siamo frutto dell’amore dei nostri genitori. La fa-

miglia è la nostra casa, quel luogo caldo e sicuro nel quale cresciamo, impariamo ad amare e scopriamo i nostri doni. Non esiste una famiglia perfetta, ma quella dove ci si perdona, si condivide, si collabora.

1 Ragazzo. Signore, perdonami se non riconosco che la mia vita è un miracolo e che ogni attimo è un dono della tua bontà.

2 Ragazza. Signore, scusa se non comprendo il tuo amore per me e non mi sento parte della tua famiglia, la Chiesa.

3 Ragazzo. Signore, grazie perché mi hai donato una famiglia «imperfetta» ma che, ogni giorno, si prende cura di me.

GESTO. Ogni ragazzo riceve un cartoncino a forma di casa, o il gadget La mia casa. Un cantiere per crescere (cerca su: paolinestore.it). Su di essa scrive i nomi dei genitori, di fratelli, sorelle e tre doni che riconosce di aver ricevuto in famiglia.

PREGhIERA. Signore, ti ringraziamo per l’amore che hai per noi e per la famiglia che ci hai donato, «piccola Chiesa». Benedici «la nostra casa», i genitori, i fratelli e le sorelle, e ogni famiglia. Grazie per il bene che sostiene le nostre relazioni nel cammino di ogni giorno; fa’ che rispondiamo alla tua chiamata di amore per essere un dono per tutti. Amen.

Canto: CREDO LA ChIESA ( T. Lasconi - R. Belli, in: Aa.vv., La messe è molta, Paoline)

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