Il territorio come luogo di cura per il fine vita

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IL TERRITORIO COME LUOGO DI CURA PER IL FINE VITA

altri (ministri del culto, stregoni e altri facenti funzioni di curanti dello spirito), non significa che non sia parte costitutiva della persona. Anzi evidenza il mancato sviluppo della ricerca scientifica e professionale, finalizzato all’esplorazione di queste dimensioni e di quanto possono contribuire all’aiuto e alla cura. In questo senso quindi la dimensione spirituale non è un valore aggiunto, un complemento ma un fattore costitutivo dell’azione umana e della relazione d’aiuto in primis8. Ogni accadimento della vita, la malattia in particolare o ancor più l’avvicinarsi della morte modificano l’esperienza di senso, interrogano sui propri valori e fondamenti. La presenza della malattia grave o mortale mette tutti, pazienti e curanti, nella stessa barca, a contatto con la finitezza della vita umana, con quel limite con il quale è inevitabile confrontarsi prima o poi. Dunque la malattia non è un’esperienza puramente biologica così come la morte non è un evento medico. A qualsiasi operatore potrà essere chiesto “cosa accadrà di me adesso che sto per morire?”.

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