

Relazione a medio termine C&P Lab1
18 gennaio 2019 - Cristina Bianchetti
Questa relazione presenta i risultati del laboratorio City&Production Lab (C&P Lab) alla fine del primo anno di lavoro. É articolata in cinque brevi paragrafi:
- la riflessione sul laboratorio come infrastruttura di ricerca (Il laboratorio come infrastruttura)
- l’avvicinamento progressivo al tema (City & Production)
- le pratiche della ricerca attivate e la loro angolazione (Familiarizzazione e bracconaggio)
- gli esiti (Territori della produzione)
- la prospettive e la messa a punto degli obiettivi per il prossimo anno (Un’ipotesi da mettere alla prova)
Con una premessa: la posizione e il prestigio di Polito ci ha permesso di costruire scambi a livello internazionale (C&P Lab si è intrecciato fin da subito con un Joint Project con EPFL sullo stesso tema2) e a livello nazionale (coordinamento del progetto Production Makes City Again presentato entro il bando MIUR PRIN 2017 con DAStU, Uninsubria, Iuav, Unibas).
1 C&P Lab è un progetto presentato nel dicembre 2017 entro la I Call finanziamento della ricerca del DIST. Ad esso partecipano come docenti interni A. Bocco, M. Bravi, F. Corrado, F. Paone. Come ricercatori (nelle rispettive condizioni a fine 2017 M. Cerruti But, PhD Student Iuav, L. Martin, PhD Student Iuav, R. Sega, PhD EPFL, I. Vassallo, PhD IUAV, D. Vitello, PhD Student Polito. Il progetto ha raccolto l’interesse di docenti esterni (“gruppo allargato”): L. Bifulco, (professore ordinario di Sociologia presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca); M. Bricocoli (professore ordinario di Pianificazione Territoriale presso il Politecnico di Milano); V. Borghi (professore ordinario di Sociologia presso l’Università degli Studi di Bologna); E. Cogato Lanza (Maître d'Enseignement et de Recherche, presso EPFL); B. Decléve (professore ordinario di urbanistica presso la università cattolica di Louvain –UCL - e co-direttore di metrolab Brussels); O. de Leonardis (professore ordinario di Sociologia presso l’Università degli Studi Milano-Bicocc); Gioacchino Garofoli, ordinario di Economia presso l’Università dell’Insubria; A. Lanzani (professore ordinario di Pianificazione Territoriale presso il Politecnico di Milano); E. Marchigiani (ricercatore di Urbanistica presso l’Università degli Studi di Trieste); S. Protasoni (professore associato di Progettazione di Paesaggio presso il Politecnico di Milano); P. Savoldi (professore associato di Pianificazione Territoriale presso il Politecnico di Milano); L. Vettoretto (professore ordinario di Pianificazione Territoriale presso l’Università IUAV di Venezia); P. Viganò (professore ordinario presso L’École polytechnique fédérale de Lausanne).
Questa nota propone una restituzione del lavoro svolto nei primi 12 mesi del progetto, destinata alla comunicazione interna al gruppo di lavoro che ha appoggiato il progetto.
2 City & Production In The Crisis Frame, progetto presentato nel 2017 nel Bando Joint Project finanziato dalla Compagnia di San Paolo. 2018-2020, responsabili per EPFL le professoresse E. Cogato Lanza e P. Viganò, per Polito, prof. Cristina Bianchetti
Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio Politecnico di Torino Viale Mattioli, 39 – 10125 Torino – Italia


§ 1 - il laboratorio come infrastruttura
C&P Lab è un laboratorio, pensato come snodo di percorsi di ricerca sviluppati in forma individuale o di piccolo gruppo: una struttura piccola, a rete, tra ricercatori e scuole; attenta alla trasmissione intergenerazionale e di natura temporanea3. Un luogo di ricerca e di riflessione sulla ricerca.
Con questo laboratorio si è inteso sperimentare un modello di riproduzione della conoscenze coerente con i mutamenti in atto nel nostro settore4. Un modello federativo5 caratterizzato dal fatto che i suoi “prodotti scientifici” non possono essere considerati risultati di un unico progetto. Ma neppure esito di una semplice giustapposizione di percorsi autonomi. Sono stati discussi congiuntamente. Si sono reciprocamente influenzati, hanno trovato spunti gli uni dagli altri, in una mediazione comunicativa e in una reciproca traduzione di interessi e valori.
L’ambizione è dunque quella di sperimentale un modo di fare ricerca dentro (e a partire da) un dipartimento universitario, consapevole di alcune condizioni di sfondo. Due paiono particolarmente rilevanti:
- sempre più la ricerca territoriale rischia di rimanere stritolata da condizioni restrittive e da una concezione ormai egemone del rapporto tra ricerca applicata e sviluppo socio-economico, in cui la prima risulta subordinata al secondo, mentre sempre minor spazio è concesso alla ricerca come esercizio libero di critica (di academic freedom, per usare parole di un tempo).
- sempre più è difficile riconnettere saperi e processi. Il frammentarsi progressivo dei saperi che accompagna la professionalizzazione crescente, impedisce di affrontare adeguatamente le questioni che ci stanno di fronte: il mutare dei rapporti tra l’economia, il territorio; la molteplicità di forme e modi dell’abitare; la fragilità dei territori; l’abbandono delle aree interne; l’accoglienza di nuove popolazioni… Questioni la cui soluzione difficilmente è deducibile da una composizione paratattica di saperi. Ma che necessitano approssimazioni multiple, indagini approfondite, immaginazione progettuale nel senso più ampio, deweyano, del termine.
Riteniamo importante che si apra una discussione (anche dentro il Dist che deve riposizionare la propria ricerca in un Piano Strategico) sui nuovi modelli di ricostruzione di pratiche e di questioni di ricerca. Questo laboratorio è stato un parziale (e immodesto) esperimento in tal senso.
3 C&P Lab è stato istituito nel febbraio 2018 , chiuderà la sua attività nel gennaio 2020.
4 Su questo aspetto C. Bianchetti, a cura di, La ricerca in Architettura. Temi di discussione, Lettera Ventidue, Siracusa, 2018. Per un quadro dettagliato: Anvur. Rapporto del GEV 08a in www.anvur.org/rapporto-2016/files/Area08a/VQR20112014_Area08a_Rapporto finale.pdf
5 Sul modello di quello adottato dal laboratorio “sui generis” www.laboratoriosuigeneris.altervista.org


§ 2- City & Production
C&P Lab è dunque una federazione di ricerche. Di comune c’è un’accezione ampia del termine “produzione” che va oltre l’economia, interrogandosi sul modo in cui un determinato territorio possa divenire, eventualmente, più fertile, fruttifero, ricco, creativo. Un’accezione ampia del termine produzione da un lato, dall’altro una focalizzazione sull’impresa6. Posto che al centro di un sistema di produzione, in un’economia di mercato, ci sono le imprese, da Adam Smith in qua.
Di comune c’è poi un orientamento agli aspetti spaziali della produzione. Per meglio dire, all’impresa come canale di transizione tra lo spazio e le sue trasformazioni. Come architetti e urbanisti non ci occupiamo, se non di riflesso di aspetti di strategia e management di impresa, di rapporti tra capitale fisso e variabile, di automazione (diffuso sentimento religioso ed esibizione di potenza). E di molte altre cose. Per fortuna su questi aspetti c’è un dibattito che si sta riaprendo. Negli ultimi mesi sono stati pubblicati testi di diverso orientamento e inclinazioni.
Ad esempio testi “riformisti” come quello di Laura Pennacchi e Riccardo Sanna7 la cui tesi principale è che si debba proporre una riforma radicale del capitalismo, perché la prevalenza del “capitalismo predatorio” è inefficiente oltre che causa di inaccettabili diseguaglianze. Un testo che torna ad insistere sul classico legame profitto-utilità sociale, appoggiandosi anche alle logiche “neo-keynesiane” di Marianna Mazzuccato e Tony Atkinson. E dunque ad insistere sulla capacità progettuale e programmatica della politica nel definire “cosa”, “come” “per chi” produrre. Rivedendo, da qui, green, beni sociali, comuni.
O, altro esempio, le grandi ricognizioni come quelle di Domenico De Masi8: racconto di una “grande transizione” già delineata a metà XX°, che porta a diverse “ecologie del lavoro organizzato”, fino alla riconquista dell’”ozio creativo” della rassicurazione del fare e del saper fare (temi ormai sovraesposti).
O ancora, le indagini esplorative come quella di Roberto Ciccarelli9 che si interroga sulla nuova condizione della forza lavoro per sconfiggere i due idealismi contrapposti: quelli di coloro che predicano la scorciatoia di divenire tutti imprenditori (nuova incarnazione del capitale nell’individuo …); quelli di coloro che delimitano le lotte operaie anni 70, le eleggono a verità della storia e auspicano un lavoro angelicato dove la persona ritrova la propria dignità, stato ideale lontano dallo sfruttamento.
Forse non potrebbero esserci libri tanto diversi. E certo se ne potrebbero citare numerosi altri. Ma anche solo questi evidenziano due cose semplici. La prima è che si sta riaccendendo la discussione pubblica sui temi della produzione, e questo è un bene. La seconda è che i rapporti tra capitale e lavoro, sono, come è stato per la migliore riflessione architettonica e urbanistica del passato, uno sfondo ineludibile. A partire
6 Su questo una convergenza con gli orientamenti di FULL per come sono stati presentati da M. Robiglio nel seminario del 17.1.2019
7 Laura Pennacchi e Riccardo Sanna, a cura di, Lavoro e innovazione. Per riformare il capitalismo, Ediesse, Roma, 2018
8 Domenico De Masi, Il lavoro nel XXI secolo, Einaudi, Torino, 2018
9 Roberto Ciccarelli, Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale, DeriveApprodi 2018


dal quale cercare cosa può l’impresa in rapporto al territorio. Quel che osserviamo dell’impresa non è ciò che essa dovrebbe fare (in un’ottica di piano, o di razionalità strumentale, manageriale o finanziaria). Ma ciò che fa, che può fare. Con un po’ di ironia si potrebbe dire che l’interrogativo è spinoziano più che economicista. Cosa può un’impresa? Cosa può in rapporto al territorio?
C&P Lab si è occupato nel primo anno (in parte, per frammenti, per tentativi, sicuramente in modo ancora insufficiente) di questi interrogativi. Qui le ragioni della ricerca e il tentativo di delimitarne il campo. Se in superficie possiamo cogliere la trasformazione dello spazio, dei luoghi, dei patrimoni, delle norme che ne definiscono gli usi, sullo sfondo vediamo l’incessante modifica del rapporto tra capitale e lavoro. O, in termini cari a Bernardo Secchi, dei rapporti tra territorio-economia-società.
Questa angolazione ci colloca in una tradizione del pensiero urbanistico riconoscibile. La nostra ambizione è di ricollocare quella tradizione in rapporto alle mutate condizioni del territorio e dei nostri saperi. Entro questo sforzo, il tema della produzione è uno straordinario tema di conoscenza e di progetto
§ 3 Familiarizzazione e bracconaggio
Come si rapportano reciprocamente linee di ricerca che sono tra loro federate? La tensione tra familiarizzazione e bracconaggio definisce il modo in cui ci muoviamo. Familiarizzazione come sapere pratico10. Ci si intende senza magari del tutto capirsi; soprattutto, ci si intende agendo. E bracconaggio, ovvero si prende in modo esplicito, dichiarato e, se possibile, intelligente. L’interazione tra campi diversi è innanzitutto un prendere e mettere alla prova. De-localizzare le posizioni. Mettere in atto mediazioni di interessi e valori. Mediazioni linguistiche11
Questo doppio orientamento a me pare, in questa fase, soprattutto un modo per reagire a interpretazioni ortodosse, scambi formalizzati, omologazione crescente12. Non è elogio dell’indeterminatezza. Né, tanto meno, una visione conciliativa-collaborativa del rapporto tra saperi. Ma la consapevolezza del carattere processuale della loro interazione: una transizione, in termini deweyani, ovvero un’interazione che non lascia inalterati gli oggetti/soggetti dello scambio13
10 Su questo, ha molto insistito Pier Luigi Crosta.
11 Un certo spazio è stato dato in questo primo anno ad una riflessione sul lessico – ad es. seminario interno 21 febbraio 2018, “Tornare alle parole”. Anche il ciclo di conferenze C&P Days può essere ricondotto al tentativo di esplorare contenuti, confini, implicazioni e ricezioni di alcune parole.
12 Rimando alla nota 4
13 Di nuovo insiste su questo aspetto Pier Luigi Crosta.


§ 4 Territori della produzione
Le attività di questo primo anno si sono sviluppate su più piani, nel tentativo di costruire un insieme di idee e materiali che permettesse di istruire uno scambio con il “gruppo allargato” che fa riferimento a C&P Lab14 . Abbiamo fatto le seguenti cose:
4.1. conferenze e seminari (ciclo C&P Days) : 13.10. 2017
DOPPIA CONFERENZA PUBBLICA F. Indovina (IUAV/UNISS) Politica e ricerca nell’analisi economica e sociale degli anni 70 e 80
P. Viganò (EPFL/IUAV) Lo spazio della produzione come tema di progetto 16.10. 20017
SEMINARIO INTERNO - con: V. Torbianelli (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale); E. Cogato Lanza (EPFL); E. Marchigiani (UNITS)
20.2.2018
CONFERENZA PUBBLICA E. Cogato Lanza (EPFL) Agriculture Métropolitaine 21.2.2018
SEMINARIO INTERNO - Tornare alle parole
2.7.2018
CONFERENZA PUBBLICA A. Picchierri (Unito) Deindustrializzaizone e cambiamento strutturale in una prospettiva storica
Tavola Rotonda: A chi e perché interessa la ricerca su città e produzione con F. de Regibus (Digital Innovation Hub), C. Manara (Confindustria Piemonte), A. Corrado (API Torino e Provincia), L. Orestano (Social Fare Torino), D. de Vita (Città Metropolitana di Torino), coordinamento A. Bocco (Polito). 3.7.2018
SEMINARIO INTERNO – Ricerca sulle ricerche
16.1.2019
CONFERENZA PUBBLICA A. Salento (Unisalento), L’Economia fondamentale a due anni dal Manifesto 17.1.2019
SEMINARIO INTERNO – C&P Lab – FULL. Confronto su linee di ricerca


4.2. Una ricerca sulle ricerche15
Sono state selezionate e schedate 11 ricerche internazionali sul tema produzione e territorio ed è stata costruita/discussa una prima bozza di una “mappa” in quattro “sezioni”, qui richiamate, unicamente attraverso la loro titolazione:
1. la ricerca fiancheggiatrice (i grandi quadri quantitativi)
2. la ricerca operativa
3. la ricerca esplorativa (il vagabondaggio culturale)
4. la ricerca derivata (il campo del non inteso/non voluto)
4.3 Un libro16
Territori della produzione è il titolo (provvisorio) di un libro collettaneo in corso di pubblicazione con Quodlibet, a cura del Laboratorio. Il libro è composto da 20 saggi di 28 autori afferenti a 7 istituzioni: Polito, EPFL, IUAV, Polimi, Unito, Insubria, Leuven. I testi sono esito di lavori condotti in studi individuali, ricerche di dottorato, tesi di laurea, Atelier didattici (GSD, Epfl, Polito).
Il libro tocca numerosi temi: quali, ad esempio, “alleggerimento” e pluralizzazione del rapporto tra industria e territorio; il ritorno ad una “male intesa” situazione di squilibrio territoriale nel nostro paese, messo in evidenza dall’atlante delle imprese del quarto capitalismo; la spazializzazione delle nuove tecnologie che rende evidente quanto queste possano essere produttrici di diseguaglianza; le interazioni urbano-rurali in territori ricchi e in territori poveri; il conformismo della ricerca accreditata che vede un allargamento del campo semantico del termine produzione e un indebolimento della sua presenza e della possibilità di afferrare con chiarezza i suoi nuovi contorni….
Discute (e ricostruisce la “storia” di) alcuni concetti, quali: città fabbrica e uso capitalistico del territorio; linkages effects; distretti industriali; de-industrializzazione e re-industrializzazione; rigenerazione urbana (nell’intreccio con la riorganizzazione spaziale dell’economia)
Presenta descrizioni di territori produttivi, quali, ad esempio: gli Appalachi; la Valle de Sambre; il cantone Vallese nelle Alpi; il territorio intorno a Varese; i territori distrettuali italiani: Biella, Sassuolo, Prato, Parma
Questa prima raccolta di materiali non si regge su un’ipotesi comune, ma sulla convinzione che la produzione non costruisca affatto lo scenario che solitamente si ritiene: un ambiente profondamente elaborato, complicato ma razionale, efficiente e accuratamente acconciato. Costruisce piuttosto una sovrapposizione di processi poco ordinati che hanno implicazioni spaziali multiple e spesso contraddittorie. É sempre stato
15 Seminario interno 3 luglio 2018 – “Appunti per una mappa su alcune ricerche europee che trattano di città e produzione” – Top Ten Researches era un obiettivo del progetto.
16 Anche in questo caso, si tratta di un obiettivo del progetto.


così. E lo è ancora oggi. Per argomentare questa convinzione abbiamo analizzato varie manifestazioni della produzione nei territori europei e nordamericani, in un arco di tempo che guarda agli ultimi dieci anni.
4.4. C&P progetto pilota
Come coniugare l’attenzione agli esiti operativi della ricerca con l’avanzamento della riflessione? E, ancora, come la produzione può essere uno straordinario tema di conoscenza e di progetto? Come aiuta a immaginare i territori e le loro trasformazioni?
Per avvicinarci a queste questioni è in corso di definizione un accordo tra Dist, Dastu e il Comune di Cuneo per una consulenza relativa all’elaborazione di Studi e ricerche finalizzate alla definizione di un quadro strategico preliminare e di linee guida a supporto delle trasformazioni urbane in previsione (segue gli esiti del concorso Europan 14 "Productive cities" e in previsione delle azioni relative al programma Agenda urbana “Cuneo accessibile” e al piano di finanziamenti Por-FESR 2014-2020 – Asse VI “).
4.5. C&P implementazioni del progetto
Partecipazione a C&P Joint Project con EPFL progetto finanziato dall’Ateneo. In occasione di questa attività vi è una stabile partecipazione di un dottorando (E. Llevat Soy) del centro al concorso internazionale "Visions prospectives pour le Grand Genève. Habiter la ville-paysage du 21e siècle" all’interno dell’Habitat Research Center (team coordinato da P. Viganò).
Production Makes City Again: C&P Lab ha coordinato un progetto per il bando MIUR PRIN 2017 con le sedi Polito, Polimi-Dastu, Uninsubria, Iuav, Unibas.
Esplorazione rete di attori locali – vedi iniziative del 16 ottobre 2017 e del 2 luglio 2018. Esplorazione rete istituzionale Polito – vedi confronto con FULL del 17 gennaio 2019
Attività di formazione: Alcune tesi di dottorato e di laurea sono state condotte nell’ambito del tema City&Production. Altre sono in corso. In particolare, in corso: E. Llevat Soy PhD (Joint Project Polito-EPFL) e L. A. Martin Sanchez (PhD Iuav) e M. Porcaro (CL M4 Polito) e C. Bertone (CL M4 Polito).
§ 5. In vista del secondo anno: un’ipotesi da mettere alla prova nella discussione con il “gruppo allargato” C&P Lab
Al di là del bilancio burocratico di azioni intraprese e da intraprendere, e rischiando semplificazioni quasi inaccettabili, vorrei provare a dire in poche parole come il laboratorio, al giro di boa del suo primo anno, declina una prima ipotesi. La seguente: guardare all’impresa come canale di transito tra lo spazio e le sue trasformazioni, mette in evidenza principalmente le nuove domesticità entro le quali si colloca il tema della produzione.


Domesticità degli ambienti produttivi innovativi che offrono spazi di buona qualità, confortevoli, urbani. Domesticità del ritorno all’ordinario, come involucro per contenere insicurezze, nevrosi della dismissione. Domesticità del ritorno alla natura, tutto giocato sulla forza che ogni ricorso a caratteri ecologici oggi ha
La domesticità ricercata nelle terre degli Appalachi e della Val di Sambre è una domesticità del passato, fissa quei territori nel lutto per ciò che si è perso, incapaci di avviare nuovi riti sociali della rimozione. Nella ampia parte della pianura padana dove si riverbera al suolo quel quarto capitalismo che sta tra sentimento religioso e potenza dell’automazione, il paesaggio di larghi spazi aperti, piastre produttive e piccoli capannoni, è un paesaggio innanzitutto domestico. Nelle «nuove alleanze»17 della metropoli lombarda Nella Valle Varaita dove la produzione è un’attività tra le altre, che ha perso la sua rilevanza e lotta per riconquistarla, la domesticità è aggrovigliata ai luoghi, presenza simultanea di una molteplicità di altre pratiche, si mescola all’abitare. Nelle Alpi dove lungo tutto il 900 si è prodotto un incommensurabile capitale fisso, la produzione cerca in sé strati più intimi e politicamente corretti. Nei distretti, produzione e città, sono facce che sempre più frequentemente cercano di dissimularsi, mascherarsi, celarsi. L’agricoltura metropolitana della Grand Genève riafferma il nuovo paradigma produttivo-naturale-urbano: quasi una presa d’atto del fallimento del progetto (moderno) sulla città. L’agricoltura come “chiaro di bosco” per usare l’immagine poetica di Zambrano, luogo da osservare restando sulla soglia. E così via. I territori che abbiamo indagato palesano numerosi indizi del profondo mutamento che ha investito negli ultimi venti anni la città europea. Una città nella quale i luoghi della produzione sono sempre stati al centro. E lo rimangono ancora i, seppure in modi che oggi, più che in passato, con insistenza e genericità, si palesano come domestici.
In altri termini: nel momento in cui non c’è più una narrazione forte in grado di riconnettere processi e saperi della produzione sempre più parcellizzati, si ricorre alla domesticità per contrastare un essere spaesati, persi. Ma che tipo di domesticità è la domesticità produttiva? Quasi un ossimoro per attività che sempre si sono pensate come altro dal domestico: termine poco avventuroso, persino modesto, lontano dal profilo eroico legato all’imprenditorialità. O meglio, in che misura la domesticità appartiene alla produzione? Cos’è la domesticità a partire dal produrre? Come si indaga? Come si progetta? E che significato assume entro le strategie dell’impresa e in quelle territoriali?
Il prossimo anno la ricerca proverà ad affrontare alcuni di questi quesiti.
Torino, 18 gennaio 2019
17 Nel senso dato al termine ormai 40 anni fa, da Ilya Prigogine e Isabelle Stengers: La nouvelle alliance. Métamorphose de la science, Gallimard, Paris, 1979