
Orciani
ASH
Buttero
El Vaquero
Fauzian Jeunesse
Fiorentini + Baker
Sonora topic
Focus on boots
Next in fashion
Il ritorno dell’élite
I super creativi della moda


Orciani
ASH
Buttero
El Vaquero
Fauzian Jeunesse
Fiorentini + Baker
Sonora topic
Focus on boots
Next in fashion
Il ritorno dell’élite
I super creativi della moda
Il ritorno della moda a Milano segna sempre un passaggio simbolico: non è soltanto una Fashion Week, ma un termometro di ciò che il settore pensa, produce e soprattutto sogna. Anche quest’anno, come da apprezzata consuetudine, HUB Style accompagna questo momento con un numero speciale, distribuito tra passerelle e fiere internazionali, con un filo conduttore principale e decisamente femminile: gli stivali, simbolo di forza, identità e cultura popolare, capaci di attraversare epoche e stili senza perdere rilevanza.
I numeri parlano chiaro. Il mercato globale delle calzature boots vale oggi tra i 34 e i 36 miliardi di euro, con previsioni che lo porteranno oltre i 47 miliardi entro il 2030 (+6% CAGR). Dentro questo scenario, il fenomeno più sorprendente riguarda i texan boots, passati da 255 milioni di dollari nel 2023 a quasi 290 milioni nel 2025, con una traiettoria che li condurrà a oltre 538 milioni nel 2035. Un boom alimentato dall’effetto Yellowstone e dal fenomeno Beyoncé (Cowboy Carter), che da solo ha spinto le vendite globali di texani del +24% e le ricerche online a Parigi di oltre il +224%. Anche a Milano lo stivale è diventato accessorio trasversale, abbinato tanto a look minimal quanto a outfit boho-chic, estate come inverno.
È bene comunque ricordare come dietro al prodotto ci siano sempre le persone. Lo racconta la nostra cover story dedicata a Orciani, marchio di borse che dalla bottega artigiana delle Marche è arrivato a essere player di grande rilievo anche a livello internazionale. Con la guida di Claudia Orciani, seconda generazione della famiglia, il brand dimostra che il futuro della moda nasce da un equilibrio delicato: innovare senza tradire le radici, osare senza dimenticare la qualità e la coerenza.
Mentre i prodotti cambiano, anche il lusso cambia pelle. Nella sezione Analytics analizziamo “Il ritorno dell’élite”: lo 0,1% più ricco dei consumatori globali genera oggi da solo il 37% della spesa nel settore luxury, con una capacità di spesa media che supera i 360mila euro l’anno. Gli acquirenti “aspirazionali”, un tempo ossatura del mercato, sono in calo drastico: meno inclusione, più esclusività. La geografia della ricchezza si sposta verso India e Sud-est asiatico, mentre in Europa e negli Stati Uniti cresce l’esigenza di esperienze
personalizzate, autentiche e riservate. Per i brand la sfida è radicale: meno comunicazione di massa, più attenzione individuale; meno prodotto, più relazione.
Parallelamente, assistiamo al ritorno di figure che segnano un’epoca. È il caso degli über designer, protagonisti della rubrica From Fashion. Non più semplici stilisti, ma veri architetti di visione e business, capaci di gestire più brand e collezioni contemporaneamente. Da Jonathan Anderson, nuovo direttore creativo di Dior oltre a JW Anderson e Uniqlo, a Matthieu Blazy ora alla guida di Chanel, fino a Demna che orchestra sia Gucci che Balenciaga: talenti che incarnano la complessità di un sistema globale e che dettano i nuovi tempi della moda, sempre più rapidi e dinamici, con i pro e contro del caso.
In tutto questo un ruolo che rimane fondamentale è quello della distribuzione, che tuttavia vive ormai da un po’ stagioni delicate. Oltre 20.000 negozi hanno chiuso in Italia negli ultimi cinque anni e il numero delle agenzie di rappresentanza nella moda è sceso del 4,8% nel solo 2024. In questo contesto, l’intervista al presidente di Assomoda, Maurizio Governa, ci ricorda quanto sia urgente ridefinire il ruolo degli agenti, storici mediatori tra brand e mercato. Ma in tutto questo c’è anche una conferma per alcuni versi inaspettata: il retail fisico torna a essere un presidio centrale, dopo anni in cui sembrava destinato a soccombere sotto l’ascesa degli e-commerce.
L’illusione che il digitale fosse l’unico futuro per le vendite si è infranta contro una realtà di crisi, cali e chiusure che riguardano proprio piattaforme online che apparivano lanciate verso uno sviluppo inarrestabile: emblematico il caso Yoox, ma non isolato. I flagship e le boutique indipendenti, viceversa, pur tra le difficoltà di cui abbiamo già dato conto, non solo resistono, ma si affermano come luoghi di relazione, selezione e narrazione. Non semplici punti vendita, ma spazi di esperienza e comunità, capaci di trasmettere l’identità di un brand in modo profondo e autentico, al di là della logica transazionale del clic. In questa prospettiva, il retail fisico non è più antagonista o alternativa dell’online, ma terreno fertile dove il valore dei brand e delle persone si consolida e si rinnova.
BENEDETTO SIRONI
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Anno 09 - N.05 / 2025 Periodico bimestrale - Registrazione al Trib di Milano n° 178 del 9 giugno 2017 - Iscrizione al ROC n. 16155 del 23 Novembre 2007
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Diesel x Eastpak, una collaborazione che unisce due icone ribelli in nome di libertà e avventura. Gli zaini e gli accessori più celebri di Eastpak vengono reinterpretati con l’estetica sovversiva di Diesel. Effetti trompe l’oeil, denim grezzo e dettagli multi-tasca trasformano modelli classici in statement pieces. Dal Day Pak’r ai trolley Transit’r, ogni pezzo gioca con illusioni visive e contrasti materici. Una collezione mash-up che sfida la percezione e ridefinisce lo streetwear.
Skepta torna a unire le forze con PUMA per una capsule collection che parla di essenzialità e carattere. Total black, minimalista e pensata come un’uniforme, la linea reinterpreta i classici dello streetwear con materiali premium. Dalla hoodie pesante alla tee, fino al cap funzionale e ricercato, ogni capo è marchiato dal badge co-branded esclusivo. Pezzo forte della collezione è la sneaker PUMA x Skepta Skope Forever Low, mix tra school shoe e design contemporaneo. Con dettagli in pelle, lacci in corda e suola trekking, incarna l’incontro tra stile urbano e attitudine bold.
“High Tides” segna l’incontro tra la sperimentazione di Desigual e la visione avanguardista di BOTTER. Una collezione unisex fatta di silhouettes decostruite, volumi fluidi e patchwork multiculturali. Il mare diventa linguaggio estetico: onde, correnti e paesaggi liquidi si trasformano in stampe e dettagli sartoriali. Jeans stampati al tramonto, blazer oversize e camicie eteree incarnano lo spirito della capsule. Un design audace e sostenibile che reinterpreta l’archivio Desigual in chiave contemporanea.
Venus Williams sfila agli US Open con un kit tecnico in lana Merino firmato LUAR x Woolmark. L’innovativa collaborazione fonde performance atletica e alta moda, rivoluzionando l’abbigliamento da tennis. Due look distinti e accessori funzionali dimostrano la versatilità e l’eleganza della lana naturale. Ogni pezzo unisce design raffinato, sostenibilità e tecnologia della fibra certificata Woolmark. Una partnership che ridefinisce la moda sportiva, trasformando la lana Merino in protagonista sia in campo che fuori.
La nuova collezione di F.C. Como Women e Nike debutta con un design raffinato a righe bianche e nere, disponibile in versione home e away. Con la campagna “The Next Wave”, la divisa diventa simbolo di energia e ambizione, eredità e comunità. Il design, ispirato allo spirito anticonvenzionale della Nike T90, racconta un calcio femminile sicuro di sé e proiettato al futuro. Realizzata per il campo ma pensata anche per la vita quotidiana, la collezione riflette l’identità unica di Como e il legame con la sua comunità.
La celebre STANDARD Z WIREBAG di ANTEPRIMA si veste di magia con charm ispirati a Pikachu, Jigglypuff, Psyduck, Eevee e Ditto. Cinque borse a tracolla e quattro charm, tra cui una Poké Ball, celebrano l’incontro tra stile e nostalgia. Ogni pezzo è realizzato a mano, unendo l’eleganza del design ANTEPRIMA al fascino senza tempo dei Pokémon. Una collezione esclusiva pensata per chi ama distinguersi con un tocco di meraviglia!
Un ponte tra generazioni e un omaggio allo stile autentico. North Sails presenta la nuova capsule collection in collaborazione con Alessandro Squarzi e Martin Brucker. Ispirata agli iconici capi degli Anni ’80 e ’90, la collezione rielabora le grafiche d’archivio in chiave contemporanea con il nuovo codice visivo “ST25”. Eleganza vissuta, tagli rilassati e materiali raffinati danno vita a capi intrisi di memoria e identità. Il Mediterraneo, la luce e la sobrietà della Costa Azzurra guidano l’estetica. Una celebrazione del legame tra passato e presente, tecnica e racconto personale.
Green, sofisticata tonalità ispirata ai colori avvolgenti dell’autunno. Realizzata in alluminio con finiture in pelle italiana, coniuga estetica e performance. Design firmato Marc Sadler, sicurezza garantita da chiusure TSA e iconici butterfly lock. Ruote duali ultra-scorrevoli e interni funzionali completano l’esperienza. Un omaggio alla natura, nel segno del lusso made in Italy.
Haider Ackermann torna a collaborare con Canada Goose per il secondo drop della capsule Snow Goose, ampliando la visione inaugurata a giugno e consolidando un’estetica che unisce spirito avventuroso, funzionalità e design urbano. La collezione celebra la connessione profonda tra uomo e natura, attraverso capi che reinterpretano il classico outerwear con uno sguardo contemporaneo e una vocazione tecnica.
Un incontro tra eleganza artigianale e creatività preziosa: ALLAGIULIA e veroVEROnica firmano una capsule esclusiva di friulane gioiello. Le iconiche calzature vengono reinterpretate con un raffinato intreccio di cordino nautico e dettagli scintillanti. Un connubio inedito tra tradizione sartoriale e gusto contemporaneo. La collaborazione celebra l’estro, il saper fare e l’amore per l’unicità. Un piccolo lusso quotidiano, da indossare con leggerezza.
DI BIRKENSTOCK
BIRKENSTOCK segna un altro traguardo nel suo percorso europeo, scegliendo il cuore pulsante di Brera, a Milano, per offrire un’esperienza retail immersiva e raffinata. Il nuovo negozio, terzo monomarca “full price” in Italia e 42esimo in Europa, conferma la volontà del marchio di radicarsi nelle capitali culturali più influenti del continente. L’edificio indipendente all’incrocio tra corso Garibaldi e via Tivoli, con la sua facciata in stile toscano, ospita un concept store che mette al centro il plantare, vero cuore pulsante del dna del brand.
Brioni annuncia con orgoglio l’apertura della sua nuova boutique a Tokyo, situata all’interno del rinomato complesso Roppongi Hills, lungo la prestigiosa Keyakizaka Street. Questo spazio rappresenta un passo significativo per la Maison in Giappone e conferma il suo impegno verso l’artigianalità sartoriale, l’eccellenza del made in Italy e un’esperienza dedicata a una clientela internazionale di altissimo livello. La boutique si sviluppa su due piani e offre un ambiente studiato nei minimi dettagli, in cui l’eredità sartoriale italiana incontra l’estetica del design giapponese.
Cortina d’Ampezzo accoglie il nuovo store monomarca di RefrigiWear, dedicato alla collezione autunno-inverno 2025 Evolve. In uno spazio di circa 100 metri quadrati, la boutique propone capi che fondono abbigliamento da lavoro e streetwear, unendo funzionalità e stile contemporaneo. Il negozio riflette l’identità del brand, pensata per il pioniere moderno che alterna lavoro e tempo libero senza rinunciare all’eleganza. Questa apertura segna un passo importante nello sviluppo retail di RefrigiWear. Un nuovo punto di riferimento per gli amanti del design versatile e innovativo nel cuore di Cortina.
Nel cuore di Manchester, American Vintage apre le porte a uno spazio che fonde moda, atmosfera e lifestyle. Lontano dal concetto di semplice negozio, questo nuovo indirizzo celebra le radici marsigliesi del brand con capi essenziali e tessuti naturali. Tra schermi immersivi e arredi caldi, si respira un’eleganza rilassata dal sapore mediterraneo. Un luogo pensato per vivere la moda, sorseggiare un caffè e lasciarsi ispirare.
La boutique Tiziana Fausti di Bergamo si rinnova con un restyling che unisce moda, design e arte contemporanea. Il nuovo concept valorizza la storia dello spazio attraverso un approccio monocromatico e materiali continui, creando volumi minimali che si integrano con il pavimento. L’intervento trasforma l’ambiente in un’esperienza sofisticata e armoniosa, dove il vecchio e il nuovo dialogano con naturalezza. Un progetto che reinterpreta il passato proiettandolo verso il futuro. Eleganza e innovazione convivono in un’unica dimensione.
COVER STORY
Orciani reinventa il lusso accessibile tra artigianalità autentica e audacia contemporanea. Claudia, presidente e anima del marchio che porta il suo nome, ne racconta radici, crescita globale e spirito cosmopolita
di Valeria Oneto
Tra le colline e il mare delle Marche, nel 1978
Claudio Orciani trasforma una cintura in un’idea concreta, dando vita a un piccolo atelier destinato a diventare un marchio capace di ridefinire il lusso italiano. Quel gesto semplice segna l’inizio di un percorso che fa di Orciani un’icona di lusso autentico e senza tempo, unendo manualità, eleganza discreta e visione contemporanea. Oggi alla guida dell’azienda c’è Claudia Orciani, sua figlia e seconda generazione della famiglia, nonché protagonista della nostra intervista. Con lei il brand mantiene viva l’eredità artigianale, aprendosi al mercato globale e a una visione cosmopolita senza perdere l’anima italiana. La realtà si distingue per il suo approccio soft premium, con accessori di qualità, eleganti e versatili, pensati per uomini e donne che cercano autenticità e valore oltre le tendenze. L’uomo e la donna Orciani condividono
uno stile distintivo, raffinato e cosmopolita. Le collezioni combinano heritage artigiano e modernità, dalle iconiche borse Sveva e Nana alle novità della FW 25, Softness Rocks, dove la Venus dialoga con morbidezza e audacia, incarnando un lusso accessibile e senza tempo. Oggi Orciani non è solo un marchio: è un progetto che fonde storia, design e innovazione sostenibile, un punto di riferimento per chi ricerca eleganza, qualità e identità in un lusso consapevole e autentico.
Dalla bottega artigianale di Fano al palcoscenico globale: la storia di Orciani attraversa oltre 40 anni. Quanto è importante, oggi, restare fedeli alle radici e quanto pesa la sfida di crescere nei mercati internazionali?
Orciani è un’azienda in continua evoluzione, capace di in-
Da sinistra: il modello Aura, elegante e femminile, la nuova Venus con manici a catena, la clutch audace e glam Gossip e infine lo zaino maschile Laio
novarsi senza mai tradire la propria visione. La sfida, oggi, è accogliere e interpretare un nuovo concetto di lusso: reale, autentico, capace di offrire un’alternativa di valore rispetto a un’idea di moda inaccessibile e ormai superata.
Cosa significa per voi interpretare un segmento “soft premium” in un mondo della moda che spesso oscilla tra esclusività inarrivabile e fast fashion?
Softness Rocks non è solo un pay-off, ma una dichiarazione d’intenti: un approccio reale a un’estetica sostenibile, soft nella forma, nei valori e nel concetto di moda consapevole, con l’ambizione di creare e definire uno stile senza tempo e di qualità. Le nostre creazioni colmano il divario tra l’inaccessibile, rappresentato dai costi proibitivi dei marchi di lusso, e il fast fashion, spesso sinonimo di scarsa qualità e di prodotti dannosi per l’uomo e l’ambiente. Restituiamo così dignità e valore al design, alla qualità dei materiali e delle lavorazioni, offrendo un autentico made in Italy a prezzi accessibili e sostenibili.
La borsa Sveva è ormai un’icona, ma accanto a lei oggi convivono nuove linee, tra cui Venus, best seller di stagione. Come si riesce a innovare senza tradire un simbolo che è già diventato parte del vostro dna?
Il nostro dna è l’eccellenza artigiana, e ogni nostra creazione nasce da questo principio: è la nostra eredità più forte.
Partiamo dal pellame, dai materiali, dal tatto, dalle sensazioni e dalla percezione che la borsa evoca; ne raccontiamo la storia e trasformiamo questa narrazione in valore.
“Leather is our canvas”: dai pellami più classici fino al Gotham con frange e borchie, passando per l’eco-fur Wolf. Come trovate l’equilibrio tra la sperimentazione più audace e il rispetto per la grande tradizione pellettiera italiana?
Ricerca e studio dei materiali, sperimentazione di lavorazioni inedite e manipolazione creativa dei pellami: nei nostri laboratori diamo un’anima alla pelle. Ogni fase, dal taglio alla cucitura, è pensata per esaltare il carattere unico del materiale, trasformando ogni borsa in un piccolo capolavoro, destinato a diventare parte della storia di chi la indossa.
Nei vostri laboratori si incontrano manualità e tecnologia, tradizione e innovazione. In che modo l’artigianalità, oggi, può trasformarsi da semplice valore culturale a vero vantaggio competitivo sul mercato globale?
Non è mai stata solo un valore culturale: per noi l’artigianalità è un valore concreto, che mettiamo quotidianamente nelle nostre creazioni. È sinonimo di qualità, eccellenza, affidabilità e autenticità, caratteristiche che rendono le nostre borse riconoscibili e competitive sul mercato globale.
Il business internazionale rappresenta già il 30% del vostro fatturato, con l’obiettivo di raddoppiare in due anni. Quali sono i mercati chiave su cui state investendo e quali numeri vi aspettate di raggiungere nel 2025?
I mercati chiave sono Europa, America, Giappone e Russia, che prevediamo possano arrivare a rappresentare il 50% del nostro fatturato entro il 2025. Continuiamo a consolidare la nostra presenza, puntando a far crescere la riconoscibilità del marchio e a proporre l’autentico made in Italy a un pubblico internazionale.
L’indagine HUB Style “I 100 punti di vista” vi ha identificato come brand rivelazione 2025 nella categoria accessori uomo e donna. È un risultato che rispecchia quello che state vivendo sul mercato e nei rapporti con i buyer italiani?
Sì, è un riconoscimento che riflette appieno il nostro percorso. Rappresentiamo un’alternativa reale, credibile e affidabile al mondo del lusso inaccessibile, offrendo una scelta di valore anche a chi è escluso dai grandi marchi. La nostra filosofia e il nostro approccio alla moda si sono rivelati vincenti sia sul mercato sia nei rapporti con i buyer.
Da “brand rivelazione” a marchio consolidato: quali strategie metterete in campo per non fer-
marvi a un momento di successo, ma costruire un percorso stabile nei negozi e nelle scelte dei buyer più influenti?
Per noi significa innovare continuamente, introducendo nuove idee e collezioni, ma sempre radicati nei nostri valori e nella nostra identità. L’obiettivo è crescere in modo coerente, mantenendo chiara la nostra visione e il nostro stile.
Guardando avanti, Orciani resta “crafted with soul in the heart of Italy”: tra cinque anni come immaginate il brand? Più internazionale, più lifestyle, o sempre più ancorato all’identità artigianale che vi contraddistingue?
Ogni nostra collezione, autenticamente made in Italy, è un omaggio all’Italia, alle Marche e al suo spirito creativo. È un inno alla verità dei nostri luoghi, dove nasce il nostro “saper fare”: una storia fatta di cura, passione e competenza, un legame profondo e imprescindibile con la terra che ci ispira in ogni fase creativa e realizzativa. Questa attitudine artigianale convive in modo armonico con uno sguardo proiettato ai mercati internazionali e a una visione cosmopolita del brand. Ci auguriamo di continuare a crescere nel segno dell’internazionalizzazione e del lifestyle, conservando sempre il nostro dna e la nostra identità.
Le nuove voci della moda che stanno cambiando le regole del gioco. Loro sono il futuro del made in Italy, in Italia e nel mondo
di Sara Fumagallo
Il concetto di trasformazione, sovvertendo i codici tradizionali del guardaroba maschile e femminile, è il fulcro della FW 25/26 di Marea. Una proposta in cui completi gessati, simbolo di rigore e formalità, vengono destrutturati e ricostruiti, acquisendo nuove forme. Il marchio, ideato dal creativo Giuseppe Della Monica e nato nel 2023, fonde lusso, artigianalità e sostenibilità promuovendo un approccio singolare alla moda, dove ogni capo è pensato per essere esteticamente raffinato e consapevole in termini ambientali. Infatti, la produzione è quasi completamente plastic-free, con l’utilizzo di materiali riciclati e tecniche eco-compatibili come la stampa a base d’acqua. E ogni collezione racconta una storia di sartorialità contemporanea e di responsabilità verso il pianeta, trasformando il vintage e gli scarti in pezzi unici. Instagram. @mareamareamare
Nell’Ombra Un Raggio. È questa l’essenza e al tempo stesso l’acronimo del marchio The Nour, fondato dalla designer milanese Francesca Beretta nel 2021. La sua è una visione che si basa su tre pilastri fondamentali - innovazione, sostenibilità ed espressione autentica – ed è proprio attraverso questa filosofia che vengono realizzate tutte le sue collezioni. Come la FW 25/26, in cui il sogno si piega alla realtà rappresentato da velluti consumati, specchi capovolti, corpi adagiati in un limbo sospeso tra l’infanzia e l’incubo. Un Paese delle Meraviglie oscuro fatto di simboli spezzati, tessuti lacerati e dettagli che custodiscono segreti. Ogni creazione è pensata per abbattere norme e restrizioni dell’industria tradizionale, attraverso modelli audaci, tagli sartoriali sofisticati e materiali cruelty-free.
Instagram. @the_nour_official thenour.it
Dall'artigianato all'innovazione, dalle passerelle allo street-style, gli stivali si confermano icone di stile e identità culturale, capaci di attraversare epoche e trend senza perdere fascino e personalità
di Valeria Oneto
Da sempre simbolo di forza e stile, gli stivali hanno attraversato le epoche adattandosi ai cambiamenti culturali e alle esigenze funzionali. Negli ultimi anni hanno vissuto una rinascita, non solo come accessorio di moda, ma come espressione di identità e artigianalità. Brand come Sonora, Fiorenti + Baker, El Vaquero e ASH hanno saputo reinterpretarli, mantenendo viva la tradizione mentre abbracciano l'innovazione. Secondo le stime, il mercato globale degli stivali è stato valutato tra 34 e 36 miliardi di euro, con una previsione di crescita fino a oltre 47 miliardi di euro entro il 2030, circa 50 miliardi di dollari, segnando un tasso di crescita annuale composto (CAGR) di circa il 6% (Future Market Insights, Grand View Research). In particolare, gli stivali texani hanno visto un ritorno prepotente, non solo sulle passerelle, ma anche nella cultura pop, dalla musica al cinema. A livello globale, il mercato dei texan boot è passato da 255 mi-
1 Negli ultimi anni, lo stivale in tutte le sue declinazioni – dal classico riding boot al modello western – è tornato al centro della scena fashion. Secondo voi si tratta di un ritorno ciclico, di una nuova rilettura culturale o di un evergreen che si sta aggiornando ai linguaggi contemporanei?
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Come si colloca lo stivale nel vostro universo stilistico? È un elemento fondativo,
un codice identitario oppure un terreno di sperimentazione formale?
3 Dal punto di vista produttivo e progettuale, quali sono le principali sfide o scelte che affrontate nello sviluppo di uno stivale? (materiali, calzata, struttura, tecniche costruttive, finiture, sostenibilità…).
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Quali sono oggi i mercati più ricettivi
lioni di dollari nel 2023 a 289,7 milioni nel 2025, con una previsione di raggiungere 538,6 milioni entro il 2035, segnando un CAGR del 6,4% (Future Market Insights). Questa espansione è alimentata dall'influenza della cultura pop, come dimostrato dall'effetto “Yellowstone” e dall’impatto di Beyoncé con l’album “Cowboy Carter”, che ha aumentato le vendite di stivali texani del 24% (The Sun). In Europa, in particolare in Francia e Italia, gli stivali texani, come quelli di Fauzian Jeunesse, sono diventati un elemento chiave dello street style. A Parigi, l’influenza di Beyoncé ha portato a un aumento del 224% delle ricerche di stivali texani, mentre a Milano le fashioniste li abbinano a look boho-chic e minimalisti. D’inverno come d’estate. Questa inchiesta esplora l'evoluzione dello stivale, con un focus particolare sul texano, analizzando le tendenze di mercato, le innovazioni stilistiche e le storie di cinque brand che hanno fatto di questo accessorio un'icona senza tempo.
verso il prodotto stivale, e attraverso quali canali riscuotete maggiore successo tra retail, multibrand, e-commerce o export?
5 Quanto pesa oggi la categoria texani/ western boots nel vostro assortimento e sul vostro fatturato complessivo? Si tratta di una linea strategica per il brand o di un segmento di nicchia destinato a
LEONELLO CALVANI founder ASH
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Lo stivale è un grande classico che attraversa le stagioni, ma ogni generazione lo rilegge con occhi diversi. Oggi non si tratta solo di un ritorno ciclico: il boot diventa un mezzo espressivo, capace di assorbire influenze culturali, estetiche e musicali. In ASH lo consideriamo un evergreen che si rinnova costantemente, dialogando con linguaggi contemporanei e trovando nuove forme di attualità – dal grunge rivisitato fino al western boot reinterpretato con ironia e sensualità ribelle.
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collezioni capsule o stagionali?
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Il western boot è tornato con forza nel panorama moda, rilanciato da passerelle internazionali, capsule dedicate e influenze evidenti anche nella musica e nella cultura pop contemporanea. Come interpretate questo ritorno? È un trend che seguite attivamente o un’estetica che rileggete in chiave personale?
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Le sfide principali riguardano la scelta dei materiali e la cura delle finiture. Lo stivale deve essere bello esteticamente ma anche funzionale e resistente. In ASH lavoriamo su pelli morbide, suede e finiture eco-consapevoli, in linea con i progetti RE/ASH e BE KIND. La sostenibilità guida sempre più le nostre scelte: vogliamo proporre un prodotto che esprima carattere e identità, rispettando l’ambiente e chi lo indossa.
Lo stivale fa parte del dna di ASH: rappresenta un codice identitario riconoscibile, ma al tempo stesso una tela su cui sperimentare. Giocando con proporzioni, silhouette e materiali, creiamo modelli che oscillano tra tradizione e innovazione. È l’oggetto che meglio esprime la dualità del brand: urbano ma con anima selvaggia, ribelle ma sofisticato, sempre con un’attenzione alla qualità e al made in Italy.
DEBORAH BAKER founder FIORENTINI + BAKER
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In tutti gli anni in cui ho lavorato nel settore, e anche prima, non mi ricordo mai un periodo in cui lo stivale non facesse parte importante dello scenario moda. Quindi non credo si tratti di un trend degli ultimi anni. Ogni era ha le sue versioni: gogo boots, biker boots, military boots, Chelsea boots… la lista è davvero lunga.
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Lo stivale è sempre stato al centro del nostro brand: Fiorentini + Baker è fondata e conosciuta per lo stivale. Personalmente, alterno sandali o stivali, perché trovo difficile scegliere altre scarpe. Lo stivale dà un segno di forza, personalità e ironia: dice molto di chi lo indossa.
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Tutti gli aspetti – materiali, calzata, struttura e finiture – sono fondamen-
tali e insieme creano armonia. Il comfort, la forma e la costruzione sono cruciali. La manodopera italiana di eccellenza garantisce durata e qualità: i nostri stivali migliorano con il tempo. La scelta dei materiali e la loro longevità li rendono anche sostenibili.
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Tutti i canali oggi sono importanti. L’e-commerce è sempre più rilevante, ma l’esperienza in negozio retail rimane fondamentale: è un ottimo strumento per costruire la fiducia dei clienti e consolidare il brand.
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Da anni realizziamo stivali con influenze western, reinterpretati nel nostro stile. Questo segmento è parte integrante del nostro assortimento, non un esperimento stagionale.
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Il genere western è sempre stato presente nella musica e nei film. Ora torna nella moda in modo più visibile rispetto a qualche stagione fa e credo che continuerà a tornare allo stile western autentico, influenzando stivali “cowboy” per diversi prezzi e mercati. Noi lo rileggiamo sempre nel nostro modo, personale e riconoscibile.
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L’Europa resta il mercato più ricettivo, grazie a una cultura stilistica che apprezza molto questo tipo di calzatura. I multibrand sono partner privilegiati, perché permettono di inserire il nostro universo in un contesto di dialogo con altri marchi. Parallelamente, l’e-commerce continua a crescere, offrendo una connessione diretta con una community internazionale, giovane e attenta alle novità.
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Il western boot è un segmento di nicchia, proposto in modo mirato e stagionale. Non è la colonna portante del fatturato, ma rappresenta una linea che ci consente di dialogare con trend precisi e di rileggerli attraverso il nostro sguardo. Per ASH è più un laboratorio creativo che una categoria strategica: un’occasione per rein-
terpretare un’icona con accenti personali coerenti con l’estetica del brand.
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Lo rileggiamo in chiave persona le. Non ci interessa seguire il trend in maniera passiva, ma incorporarlo nel nostro immaginario e dargli un’identità precisa. Nel caso del western boot, lo uti lizziamo come linguaggio da contaminare con altri codici – dal grunge urbano alla femminilità ribelle – creando un oggetto che non è mai solo revival, ma sempre tra sformazione.
FABRIZIO MANDOLESI owner FAUZIAN
JEUNESSE
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La moda è sempre ciclica: non si inventa più nulla di completamente nuovo, tutto ritorna e viene reinterpretato. Lo stivale oggi è proposto in chiave aggiornata, con linguaggi contemporanei e adatti al mondo attuale, ma la dinamica rimane quella di un ciclo che si rinnova.
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Entrambe le cose. Lo stivale è sicuramente un elemento fondativo e identitario del nostro brand, il prodotto per cui siamo riconosciuti. Allo stesso tempo rappresenta un terreno di sperimentazione, che mi permette di esprimere creatività e innovazione.
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La scelta dei materiali è fondamentale: puntiamo sempre a materie prime di altissima qualità. La calzata è un altro aspetto cruciale: una volta definita la forma, rimane la stessa per garantire comfort e riconoscibilità. La sostenibilità, per noi, significa soprattutto realizzare calzature
destinate a durare nel tempo – dieci anni o più. Cerchiamo inoltre di limitare al minimo i materiali sintetici, preferendo vera pelle e componenti vegetali. Tutte le nostre scarpe sono fatte a mano, interamente in made in Italy.
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L’export rappresenta circa il 60-65% del nostro business. Lavoriamo molto bene con Stati Uniti ed Europa, e abbiamo iniziato a espanderci anche in Cina. Collaboriamo soprattutto con multibrand, mentre l’e-commerce, al momento, non è il nostro canale più forte: per prodotti di alta qualità e prezzo elevato, crediamo sia ancora importante l’esperienza fisica. Oggi i
mercati migliori sono gli Stati Uniti e l’Italia, in particolare il Centro-Nord.
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La categoria western rappresenta circa il 70% del nostro assortimento e del fatturato. È senza dubbio una linea strategica e identitaria, non un segmento di nicchia.
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Per me non è un trend passeggero, ma quasi una scelta di vita. Non creo collezioni per inseguire il mercato: disegno ciò che piace a me e riesco a interpretarlo con il nostro linguaggio personale. In questo senso, lo stivale western rimane una costante, non una moda del momento.
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Lo stivale non è solo una tendenza passeggera, ma un archetipo: nasce come calzatura funzionale, radicata nel lavoro e nell’avventura, e si trasforma in manifesto
di stile, libertà e identità. La moda procede per cicli, ma oggi osserviamo una rilettura culturale profonda, dove il linguaggio contemporaneo incontra l’artigianalità del western. Ogni stivale El Vaquero racconta storie di chi lo indossa, con dettagli, lavorazioni e finiture che parlano al cuore e allo sguardo, diventando compagno di viaggio nella vita quotidiana e nelle avventure personali.
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Lo stivale è l’anima pulsante del brand, fondativo e identitario, ma anche laboratorio creativo. È il terreno su cui sperimentiamo volumi, texture e contaminazioni stilistiche, portando il western verso linguaggi contemporanei senza perdere le radici. Rappresenta la nostra firma riconoscibile, ma anche il modo in cui raccontiamo storie e momenti reali della vita di chi li sceglie, incarnando libertà, personalità e unicità in ogni dettaglio.
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La materia prima è fondamentale: la pelle è una tela viva che assorbe segni, viaggi ed emozioni. Richiede fornitori attenti a valori etici e sostenibilità, perché per noi questi sono principi, non trend. La comodità è al primo posto: uno stivale El Vaquero deve avvolgere il piede come una seconda pelle, con forme anatomiche e lavorazioni manuali come la struttura a mocassino. Ogni finitura racconta il tempo e il lavoro artigianale, creando stivali che emozionano e durano nel tempo.
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I mercati più ricettivi sono Nord Europa e Stati Uniti, dove lo stivale è apprezzato come simbolo di autenticità, artigianalità e libertà creativa. Nel Nord Europa la nostra estetica western contemporanea viene letta come espressione di individualità, mentre negli USA è un ritorno alle radici reinterpretato con gusto italiano. I canali strategici sono la rete multibrand, per far vivere il prodotto, e l’e-commerce, che ci permette di raccontare
MAURIZIA LASTILLA manager SONORA
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Lo stivale non va letto come un revival, ma come un vero evergreen: cambia silhouette e linguaggi, ma resta sempre un’icona capace di attraversare le stagioni senza perdere identità. La sua forza è la versatilità: dal riding boot, emblema di eleganza borghese, al texano dal fascino ribelle, fino alle interpretazioni più urban e minimal. È un capo che unisce funzione e immaginario – praticità e comfort da un lato, potere, ribellione e gioco di generi dall’altro – e proprio questa duplice natura lo rende senza tempo.
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Per Sonora lo stivale è innanzitutto un fondamento identitario: rappresenta il nostro dna. Negli Anni ’80 siamo stati tra i primi brand a proporre il texano made in Italy, e da allora questo codice estetico è rimasto parte integrante della nostra visione. Oggi lo viviamo come terreno di continua sperimentazione, ma sempre partendo da quella radice originaria che ci definisce e ci distingue.
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Lo sviluppo di uno stivale implica sfide precise a livello produttivo e progettuale. Dalla calzata, che deve garantire comfort e stabilità, alla struttura, che richiede solidità senza perdere leggerezza. Fondamentali sono i materiali e le finiture, oggi sempre più legati a criteri di qualità e sostenibilità. Ma ciò che fa davvero la differenza è la manualità artigianale: ogni cucitura, ogni trattamento e ogni dettaglio sono frutto di esperienza e precisione. È questa cura che permette allo stivale Sonora di essere non solo un oggetto di moda, ma un pezzo destinato a durare nel tempo.
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A oggi, i mercati europei si sono dimostrati i più ricettivi verso il nostro brand di stivali, anche perché sono quelli su cui ci siamo concentrati maggiormente fino a questo momento. Guardiamo con grande interesse anche ai mercati asiatici e statunitensi, che rappresentano importanti opportunità di crescita. Nel breve termine, il nostro obiettivo è avvicinarci sempre di più al consumatore finale tramite l’apertura di punti vendita diretti, offrendo un’esperienza immersiva che trasmetta pienamente l’identità, i valori e l’estetica del brand.
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La categoria dei Texani è fondamentale sia in termini di presenza all’interno della collezione sia sul fatturato. La proponiamo stagione dopo stagione, in diverse colorazioni e materiali, arricchendola con dettagli distintivi senza mai perdere l’iconicità del marchio. Accanto a questa linea iconica – che comprende cinque modelli tra boots e low boots – a partire dalla SS26 abbiamo sviluppato una nuova categoria di prodotti fedeli all’identità del brand ma più lontani dai Texan boots tradizionali, introducendo forme più femminili,
direttamente la nostra visione e costruire relazioni con chi sceglie El Vaquero.
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La categoria texani e western boots è il cuore del brand, nata con camperos e texani in vacchetta dal 1975. Non è una nicchia, ma una componente strategica, che evolve con nuove silhouette e materiali pur mantenendo le due anime principali: il texano, forte e iconico, e l’indianino, libero e morbido. È una colonna portante del fatturato e dell’identità, che racconta la storia e i valori di El Vaquero in ogni stagione.
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Il ritorno del western boot non è un trend da inseguire, ma una conferma del dna del brand: è la nostra casa, il terreno naturale da cui partire per reinterpretare i codici in chiave personale. Ogni stivale nasce unico e irripetibile, attraversando il linguaggio western con sguardo artigianale e contemporaneo. La nostra missione è creare stivali che restino, parlino di libertà e autenticità e lascino una traccia riconoscibile nella vita di chi li indossa, confermando cinquant’anni di esperienza e passione.
sandali flat e con tacco, e mules, per ampliare l’offerta e raggiungere un pubblico più ampio.
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Il Western boot ha da sempre un grande fascino: a volte il trend è più forte, a volte meno. Ma per noi non è mai stato solo una tendenza: è il cuore di Sonora. Abbiamo anni di esperienza e competenza in questo settore, ed è proprio questo che ci distingue: chi cerca un Texan boot o un low boot dovrebbe pensare immediatamente a Sonora.
Deliberti non è solo una boutique di moda, ma una vera e propria esperienza.
Un luogo dove ogni dettaglio è curato, ogni prodotto racconta una storia, e ogni visita lascia il segno
di Sara Fumagallo
Nato nel 1991 dall’intuizione di Giuseppe e Giorgio Deliberti, l’omonima boutique è diventata in pochi anni uno dei nomi più riconoscibili nel panorama della moda di lusso italiana. Inizialmente specializzato in calzature, Deliberti ha saputo evolversi con stile, ampliando l’offerta a collezioni contemporanee per uomo e donna, selezionate con un occhio attento alle tendenze internazionali e ai nuovi talenti emergenti. Dal 2017, la boutique ha trovato la sua casa in via dei Mille, cuore pulsante dello shopping di alta gamma a Napoli. Un indirizzo che è molto più di una semplice location: è un manifesto di eleganza e visione. Ed è proprio la sua visione pionieristica che lo ha portato già nel 2013 a lanciare il suo e-store, anticipando le dinamiche dell’e-commerce di lusso. Oggi il sito è una piattaforma dinamica e ottimizzata, capace di offrire una shopping experience premium a una clientela sempre più internazionale. Un vero “place to be”. Giuseppe e Giorgio Deliberti ci hanno raccontato la storia della boutique, un punto di riferimento per chi cerca il nuovo, il raro e l’esclusivo.
Qual è la storia di Deliberti? Qual è la sua mission e vision?
Deliberti nasce a Napoli nel 1991 con l’idea di portare in città un nuovo concetto di boutique: un luogo dove la ricerca e l’innovazione incontrano l’eleganza. La nostra mission è offrire collezioni capaci di interpretare le tendenze internazionali senza perdere l’identità personale di chi le indossa. La vision resta quella di continuare a essere un punto di riferimento per la moda contemporanea, con uno sguardo sempre aperto al mondo.
Qual è il profilo del cliente tipo della boutique e come cercate di soddisfarne le esigenze in continua evoluzione?
Il nostro cliente è curioso, attento ai dettagli e desideroso di distinguersi. Ama la qualità e la sperimentazione, ma con un tocco di eleganza senza tempo. Per rispondere a esigenze sempre nuove puntiamo su una selezione costante di brand internazionali ed emergenti e su un servizio personalizzato che rende ogni visita un’esperienza unica.
Qual è il valore aggiunto che si trova in Deliberti?
Non ci limitiamo a vendere moda: curiamo ogni collezione come fosse una piccola mostra. Ogni capo è scelto con attenzione, privilegiando qualità, stile e innovazione. Le nostre boutique sono pensate come spazi di incon-
tro e scoperta, dove il cliente trova non solo prodotti esclusivi ma anche ispirazione. A questo si aggiunge il nostro sito online, che rappresenta una vera finestra sul mondo. Negli anni è cresciuto costantemente, fino a raggiungere migliaia di visualizzazioni al giorno, permettendo a chiunque da qualsiasi parte del globo di scoprire e acquistare le nostre collezioni. Tutti i prodotti presenti nelle boutique fisiche sono disponibili anche online, offrendo così un’esperienza di shopping completa e internazionale.
Dal 1991 avete collaborato con diversi designer internazionali. Come è nata questa idea?
Fin dagli inizi abbiamo creduto nel dialogo con talenti di tutto il mondo. Viaggi, ricerca e relazioni ci hanno permesso di portare a Napoli collaborazioni speciali con designer affermati e nuovi nomi della moda, offrendo spesso collezioni in anteprima.
A oggi, la realtà conta sette boutique in Italia. Avete in programma nuove aperture nel prossimo futuro?
Oggi Deliberti conta sette boutique nelle principali strade di Napoli. Guardiamo al futuro con entusiasmo e stiamo valutando nuove aperture, ma sempre con la filosofia che ci guida da oltre 30 anni: crescere con attenzione, mantenendo intatta la nostra identità.
Nome boutique: Deliberti
Founder e ceo: Nuccio e Giorgio Deliberti
Indirizzo: via dei Mille, 24 - Napoli (80121)
Mq: 800
Sito web: deliberti.it
Brand più venduti: Acne Studios, Casablanca, Christian Louboutin, Lemaire, Maison Margiela, Marine Serre, Mihara Yasuhiro, Rick Owens, The Attico, Yohji Yamamoto
Dal 1985 a oggi, Continuo Showroom è in evoluzione costante ma rimane fedele alla sua missione: distribuire valore, non solo prodotti
di Sara Fumagallo
C'è chi segue la moda e chi la anticipa. Continuo Showroom appartiene alla seconda categoria. Nata nel 1985, l’azienda si occupa della distribuzione di calzature e accessori per negozi selezionati, con un approccio che coniuga esperienza, intuito e relazione umana. All’inizio l'attività era gestita da Maurizio Berchielli, che si recava personalmente nei punti vendita e, in seguito, aprì gli showroom a Firenze, Bologna e Milano, per poi concentrarsi su quest'ultimo. Continuo attualmente opera in uno spazio contemporaneo di 450 mq nel cuore di Milano, in via Marcona 3, in cui la crescita è costante, coerente e orientata alla qualità. Oggi la realtà ha un team dinamico e specializzato, impegnato nella ricerca di brand nazionali e internazionali emergenti e nella valorizzazione di marchi già affermati. L’attenzione
al dettaglio non si limita al prodotto: ogni cliente viene seguito con cura, attraverso visite regolari, analisi di mercato e un dialogo continuo, per costruire relazioni solide e durature. Ne abbiamo parlato con Maurizio Berchielli, ceo e founder.
Fin dalla sua nascita nel 1985, Continuo Showroom è una realtà strettamente legata alle calzature e agli accessori. Com’è cambiato questo mercato negli anni?
Il mercato della calzatura e della moda in generale ha vissuto una trasformazione profonda e significativa, sia nei contenuti che nell’approccio all’acquisto. Se un tempo dominava la corsa ostinata alle griffe e all’ostentazione del marchio, oggi i consumatori premiano la qualità, l’autenticità e il reale valore del prodotto.
I brand che rappresentate sono frutto di una profonda ricerca. Come li scegliete e quali caratteristiche devono soddisfare? Quanto è importante lo storytelling?
Abbiamo sempre avuto come punto di forza la ricerca approfondita di marchi originali da proporre al mercato, viaggiando in Italia e all'estero, valorizzando l’esperienza maturata negli anni. Crediamo nello storytelling, ma ancor di più nell’importanza di offrire prodotti autentici, con una forte personalità e un equilibrio solido tra qualità e prezzo.
Ci sono segmenti di mercato (es. sostenibilità, made in Italy, luxury, streetwear) su cui puntate maggiormente?
La nostra attitudine è rivolta in primis al mercato femminile, con un prodotto autentico e di qualità.
Come si sta evolvendo il ruolo degli showroom? Il suo futuro sarà fisico, digitale o ibrido?
Crediamo fermamente nel valore della presenza fisica e del rapporto umano, elementi fondamentali per raccontare al meglio i prodotti e trasmetterne l’essenza. Allo stesso tempo, siamo perfettamente organizzati per offrire strumenti digitali alternativi, qualora il cliente preferisca un approccio a distanza.
Quali sono i mercati principali in cui operate oggi, e quali quelli su cui puntate per il futuro?
Siamo presenti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e collaboriamo con diversi clienti in Est Europa e Middle East, mantenendo sempre lo sguardo aperto verso nuovi mercati in espansione.
Ash, Campomaggi, Guglielmo Rotta, Lancaster, De Siena, Fauzian Jeunesse, Caterina Lucchi, Afar, Meher Kakalia, Cheville, Zolfo, Anita Bilardi
Nel nuovo panorama globale, il vero lusso non è più questione di sogni, ma di potere. Lo 0,1% dei consumatori genera da solo il 37% della spesa globale. E il resto? Fuori dai radar
di Angelo Ruggeri
Il private jet di Four Seasons
La moda non è di tutti e nemmeno per tutti. Purtroppo. Per anni, il lusso ha provato a sedurre il grande pubblico. Tra collezioni collaborative, capsule più accessibili e boutique aperte in ogni angolo del mondo, sembrava che chiunque potesse permettersi almeno un frammento di esclusività. I cosiddetti “aspirazionali” – consumatori che acquistavano lusso pur non facendo parte dell’élite – sono stati per oltre un decennio il motore economico dell’intero settore. Nel 2013, questi clienti rappresentavano il 74% del mercato. Oggi, secondo il report True-Luxury Global Consumer Insight di Altagamma e Boston Consulting Group, sono scesi al 61%, con una tendenza ancora in calo. La discesa è netta, impattante. E soprattutto strutturale. I motivi? Aumento dei prezzi, inflazione globale, instabilità economica, calo della fiducia finanziaria. Il 35% di questi consumatori ha già ridotto drasticamente la spesa in beni di lusso, con picchi del 45% in Cina e del 30% in Europa e Nord America. Quella che un tempo era la spina dorsale del settore oggi appare sempre più debole, in ritirata, sopraffatta dal costo dell’esclusività.
Il dominio silenzioso dei top-tier
Mentre una fascia si ritira, un’altra prende il controllo. E non si tratta solo di una nicchia: parliamo dello 0,1% dei consumatori globali, quelli che oggi muovono da soli il 37% della spesa totale nel mondo del lusso. Sono i top-tier, l’élite
assoluta. Questi clienti super-premium spendono in media 360.000 euro l’anno tra moda, orologi, gioielli, design, esperienze esclusive, arte, vini e hospitality. Una cifra che sale fino a 500.000 euro se si considerano anche jet, yacht, wellness evoluto, auto di lusso e progetti immobiliari. Non si tratta solo di potere d’acquisto ma di un’intera architettura del lusso che si sta ricalibrando intorno a loro. In alcune categorie, la loro influenza è totale. I top-tier detengono il 100% della spesa in jet e yacht privati. Controllano il 71% del mercato dell’arte e del design di alta gamma, il 66% dei vini e distillati pregiati, il 34% dell’orologeria e gioielleria. In pratica: senza di loro, il lusso oggi collasserebbe.
Una clientela esigente e (ancora) sottovalutata Questa nuova élite non si accontenta. E anzi, pone sfide enormi ai brand. L’80% dei top-tier desidera esperienze sempre più intime, personalizzate, protette dalla visibilità pubblica. Il 90% richiede trasparenza nella filiera, autenticità, qualità estrema, produzione artigianale. Eppure, nonostante la loro centralità nel fatturato, molti marchi non riescono a ingaggiarli adeguatamente. Il 60% di questi super-clienti dichiara di essere inondato da marketing impersonale. In media ricevono 40–50 comunicazioni promozionali ogni mese, provenienti da decine di brand, spesso senza alcuna personalizzazione reale. Solo due brand su nove sono in grado di riconoscere un cliente ad alto potenziale attraverso i propri strumenti CRM. Il 70% di loro, di
the collection
A sinistra: un momento del matrimonio tra il miliardario Jeff Bezos e Lauren Sánchez
A destra: Kim Kardashian, modella per un giorno sulle passerelle di Balenciaga
fatto, resta “invisibile” ai radar delle strategie commerciali. Un paradosso che pesa.
Geografie della nuova ricchezza
A livello globale, la ricchezza estrema è in crescita. Il Nord America resta il bacino principale per gli HNWI (High Net Worth Individuals), ma nuove potenze stanno emergendo. India e Sud-est asiatico in particolare stanno assistendo a una rapida ascesa di nuove élite economiche, spesso giovani, digitali, iper-connesse. Secondo le stime, oggi esistono oltre 940 mila individui nel mondo con patrimoni elevatissimi e capacità di spesa premium. E il trend è in costante crescita: si prevede un aumento medio annuo del 9% fino al 2030, sia in termini di numero che di volume di ricchezza.
Un dato che ridisegna la geografia stessa del mercato del lusso e impone nuove strategie di targeting.
Nuove regole del gioco per i brand Questo scenario impone una rivoluzione strategica. I brand devono riscoprire il cuore autentico del lusso: esclusività vera, silenziosa, lontana dal rumore della massa. Devono evolvere da semplici produttori a curatori di esperienze. Il prodotto in sé non basta più. Serve relazione, immersio-
ne, storytelling fatto su misura. Le strategie CRM devono diventare “chirurgiche”, capaci di riconoscere i clienti ad alto valore prima ancora che entrino in boutique. La comunicazione va ridotta e raffinata: meno e-mail, più conversazioni reali. L’esperienza in negozio deve trasformarsi in un rituale, una cerimonia, con accesso limitato e attenzione massima. Ogni dettaglio, dal packaging alla consegna, deve trasmettere unicità e rispetto.
Il lusso torna alle origini
In definitiva, il settore del lusso sta tornando a ciò che è sempre stato: un mondo per pochi. Non più terreno di conquista aspirazionale, ma territorio riservato a chi davvero può e vuole farne parte. Il tempo delle folle nei flagship store, delle borse entry-level vendute come status simbolo per i social, sembra finito. Il lusso 2025 è discreto, selettivo, silenzioso. Eppure più forte che mai. Per i marchi, la sfida è chiara: smettere di inseguire la quantità e tornare a coltivare la qualità delle relazioni. Perché il cliente di domani – anzi, di oggi – non cerca solo un oggetto bensì un’identità che lo riconosca, un’esperienza che parli solo a lui, un privilegio che non si possa copiare. E in un mondo che vuole sempre più accesso, il vero potere è poter dire: questo non è per tutti.
La spesa mondiale nel settore del lusso continua a registrare un incremento, come evidenziano gli ultimi dati disponibili a livello globale
Jet e yacht privati Arte e design di alta gamma Vini e distillati pregiati Orologeria e gioielleri
La SS 26 di Kangra è un ritorno all’essenziale. Una proposta autentica, pulita e profondamente legata alla sua identità: che si ispira alla natura, ai suoi colori, alle sue materie prime e al valore del lavoro artigianale
C’è un’estate che non urla, ma che si fa sentire. Un’estate che non insegue l’eccesso, ma afferma la sua presenza attraverso la sostanza. La collezione primavera-estate 2026 firmata Kangra è un manifesto silenzioso ma potente, che mette al centro l’essenza del prodotto, la bellezza discreta della materia, la naturalezza delle forme. Un invito a riscoprire una femminilità reale, spontanea e libera. È un guardaroba che nasce dalla terra e dalla sua palette ancestrale: sabbia, ecrù, corda, argilla. Toni che evocano paesaggi incontaminati e si fanno tela per tocchi calibrati di verde e mou, in un dialogo tra equilibrio e vitalità. Il cuore pulsante della proposta è la maglieria, che si eleva a protagonista assoluta. Non solo per l’ampiezza dell’offerta, ma per l’accurata selezione di filati nobili e leggeri – cotone, lino,
viscosa stretch, cotone e seta – che raccontano una storia di qualità autentica, tangibile al tatto. Le lavorazioni sono il risultato di una ricerca artigianale che esalta texture tridimensionali, punti materici, righe sottili, effetti lurex e dettagli di paillettes, inseriti con misura e intelligenza per riflettere la luce e la personalità di chi li indossa. Le silhouette si muovono tra volumi regolari e forme più ampie, pensate per accompagnare il corpo con naturalezza, offrendo una vestibilità attuale, rilassata, ma mai trascurata. È una maglieria che interpreta il tempo presente con grazia, consapevolezza e funzionalità. A completare la proposta, tessuti fluidi e ariosi in seta e viscosa stretch stampata danno vita a capi dal taglio morbido e femminile, perfetti per costruire un total look coerente, elegante e profondamente con-
Direttori creativi multitasking e infaticabili, come Karl Lagerfeld un tempo. Oggi è Jonathan Anderson a guidare questa nuova era. Ma ci sono anche Matthieu Blazy da Chanel e Demna da Gucci
di Angelo Ruggeri
Non vi sono più dubbi: nel 2025 la moda richiede molto più che talento. Servono visione, resistenza, intelligenza strategica. Così torna alla ribalta la figura dell’über designer: un direttore creativo che non solo disegna, ma guida, ispira, vende. Lavorano su più brand, firmano decine di collezioni, costruiscono immaginari e generano fatturato. Una figura totale, come lo fu Karl Lagerfeld, capace di dirigere Chanel, Fendi e il proprio marchio contemporaneamente. Oggi il nuovo riferimento è Jonathan Anderson, fresco di nomina alla direzione creativa di Dior. Con le sue 18 collezioni all’anno, è ufficialmente il designer più prolifico del panorama luxury. Ma non è il solo.
L’eredità di Lagerfeld Il primo vero über designer fu Karl Lagerfeld. Con la sua leggendaria produttività, disegnava fino a 14 collezioni l’anno, fotografava campagne, curava mostre, scriveva libri. Aveva trasformato la figura del designer in quella di un architetto globale del brand, capace di pensare ogni dettaglio, ogni messaggio. I creativi di oggi seguono il suo esempio, ma con nuove pressioni: i social, i trend istantanei, la richiesta di risultati immediati. Ogni collezione deve essere virale e redditizia, ogni sfilata un evento globale.
Jonathan Anderson: 18 collezioni, nessuna pausa Anderson, già alla guida del suo brand JW Anderson, ora si occuperà di tutte le linee di Dior: uomo, donna, Haute Couture e cruise. Aggiungendo le collezioni JW Anderson e la storica collaborazione con Uniqlo, raggiungerà quota 18 collezioni all’anno. Una sfida creativa e organizzativa immensa. Eppure, per lui lavorare è naturale. Ha costruito nel tempo un linguaggio personale fatto di riferimenti all’arte, alla cultura queer, alla scultura e al teatro. Secondo Delphine Arnault, ceo di Dior, la sua “intelligenza culturale” e la capacità di creare prodotti vincenti lo rendono perfetto per scrivere un nuovo capitolo della maison francese.
Chanel è una macchina da miliardi, e guidarla significa molto più che disegnare abiti: è custodire e rinnovare un’eredità leggendaria, con un calendario fitto tra prêt-à-porter, Haute Couture, Métiers d’Art e cruise. La sfida è trovare un equilibrio tra rispetto della tradizione e innovazione, mantenendo un’identità chiara in un contesto di iper-produzione.
Demna: tra provocazione e doppio incarico
Non da meno è la traiettoria di Demna, ex direttore creativo di Balenciaga, che ha avviato la collaborazione con Gucci, segnando un nuovo capitolo nella strategia di Kering. Un designer divisivo, amato e criticato, che ha ridefinito l’estetica del brutto e del concettuale. Negli ultimi mesi - in “sede vacante”, tra un brand e l’altro - ha lavorato per due case così diverse come Gucci (per il lancio della primissima collezione) e Balenciaga (per la preparazione della sua ultima sfilata couture). E ciò, senza dubbio, ha richiesto a Demna una doppia sensibilità: rispettare la storia e le esigenze commerciali di Gucci, senza rinunciare alla sua voce. È un test unico per capire se lo stile può davvero moltiplicarsi senza perdere autenticità.
Creatività o burnout?
Dietro la leggenda dell’über designer si cela un ritmo spesso insostenibile. Disegnare centinaia di look all’anno, coordinare team, promuovere l’immagine del brand e soddisfare le aspettative del mercato globale comporta stress, sovraccarico e, talvolta, crisi creative. Eppure, per alcuni come Anderson, questo ritmo sembra stimolante. L’importante è avere una visione chiara che guidi l’intero sistema. Perché nella moda di oggi, chi non evolve rapidamente viene sostituito. Chi invece riesce a tenere insieme creatività, coerenza e performance commerciale diventa leggenda.
Le nuove regole del gioco
Jonathan Anderson, Matthieu Blazy, Demna: tre creativi, tre approcci diversi, un’unica verità. Il ritorno dell’über designer segna un cambio di paradigma: non più solo stilisti, ma architetti del sogno e del profitto. In un settore che corre sempre più veloce, sopravvive solo chi sa reinventarsi costantemente, mantenendo la propria voce. La moda del futuro? È nelle mani di chi riesce a fare tutto. Ma proprio tutto. E a farlo bene.
È una collezione intensa, quella di ASH, che tra anima ribelle e metropolitana fonde passato, presente e futuro. Tra capi oversize, calzature iconiche e sneaker futuristiche, lo stile diventa una dichiarazione di libertà autentica
ASH non sussurra, grida. Per l’autunno-inverno 2025, il brand riscrive le regole del grunge con “The Bold Type”: una collezione che non chiede permesso e non cerca approvazione. È una presa di posizione. Una dichiarazione visiva di spirito libero, sensualità ruvida e ribellione urbana. Il grunge? Torna alle origini, ma guarda avanti. Niente nostalgia sterile: la label affonda le radici nei club fumosi di Seattle Anni ’80, ma rinasce nella giungla metropolitana di oggi. Il risultato è un’estetica sporca, vissuta… sexy. Dove l’eleganza incontra la disobbedienza.
Strade, sogni e dirty fit
Oversize, layer stratificati, stampe animalier, palette “used”: la collezione FW 25 è un viaggio sensoriale tra città e natura selvaggia. I capi parlano chiaro: forza e delicatezza possono convivere. Le borse? Non accessori, ma contenitori di caos creativo e sogni ingombranti. ASH conferma il suo dna calzaturiero con modelli iconici e carichi di personalità come “Ashley”, stivale in pelle con punta squadrata e tacco largo dalle vibes anni ’90, con twist romantico, e “Brendah & Britney”, ballerine borchiate con cinturini dall’anima punk e spirito sofisticato. E ancora: “Barkley”, “Quartz” e “Noah”. Il lato sportivo della collezione spinge ancora più in là: il grunge diventa tech, urbano, stratificato. “Addict Bis” torna in nero lucido, argento e stampe ruggenti. Ora anche in versione invernale. “Dragon” reinterpreta la chunky sneaker in chiave futurista. Shock visivo, massimo comfort. Infine, “Onyx”, “Eagle”, “Killbill”: slip-on in suede, mix materici, layering destrutturato. Urban design spinto all’estremo.
Con la collezione primavera-estate 2026, Jeanne Baret ridefinisce il concetto di activewear. Tra design essenziale e palette ispirate alla natura, nasce un nuovo linguaggio di stile e identità
Una nuova stagione, una nuova direzione. Jeanne Baret, brand in ascesa nel panorama del premium sportswear, lancia la collezione primavera-estate 2026 con un chiaro cambio di passo: un’identità più definita, ambiziosa, che guarda al futuro senza rinunciare alle radici. Il posizionamento si fa netto, parlando a un consumatore evoluto, in cerca non solo di performance ma di personalità, estetica e visione.
L’estetica dell’esplorazione
Alcune
immagini
della nuova
proposta
SS 26 firmata
Jeanne Baret
Leggerezza, texture e volumi: la SS 26 di Daniele Fiesoli rende l’intimo protagonista del quotidiano. Capi sensoriali e stratificati raccontano una femminilità discreta, elegante e consapevole
Per la possima stagione estiva, Daniele Fiesoli propone con la Collezione N_01 una riflessione raffinata sulla femminilità contemporanea: il corpo diventa paesaggio da abitare e svelare. L’intimo si libera dalle sue funzioni tradizionali per trasformarsi in abito quotidiano. Top, bustier, body e sottovesti salgono in superficie, protagonisti di silhouettes che respirano e raccontano. Leggerezza e tensione, trasparenza e tattilità convivono, dando vita a un guardaroba sensoriale e contemporaneo. Il layering diventa strumento narrativo: ogni sovrapposizione racconta identità, scelta e sensualità discreta. I materiali alternano taffetà impalpabile, viscose liquide, lino grezzo, cotone soffice e seta vibrante. Le texture dialogano, si confrontano e si armonizzano, creando chiaroscuri e volumi che trasformano ogni capo in esperienza tattile e visiva. La costruzione e i dettagli artigianali confermano l’approccio sartoriale del brand, dove eleganza e cura sono inseparabili. Neutri e sofisticati, i toni della palette amplificano la stratificazione dei capi e la loro leggerezza, modulando luci e ombre sul corpo in movimento. Una donna che sceglie di mostrarsi liberamente, con eleganza e consapevolezza. La collezione SS 26 non è solo moda, è emozione: ogni capo parla di pelle, tatto e movimento. Daniele Fiesoli costruisce un guardaroba evocativo, dove il corpo è soggetto, e mai oggetto, di una bellezza libera e consapevole. Una collezione che invita a svelarsi con grazia, tra eleganza, poesia e modernità.
L’Unalome è un simbolo buddhista che rappresenta il percorso che seguiamo nella vita; mostra il nostro cammino, rappresentando graficamente le decisioni più importanti che abbiamo preso e le loro conseguenze.
Realizzare scarpe non è solo una questione di stile, ma di valori, passione e identità. Alberto Fasciani, artigiano e imprenditore, presenta la linea “Essential”, pensata per una generazione giovane e attenta alla qualità accessibile
Nel cuore delle Marche, dove la tradizione calzaturiera è più che un mestiere, Alberto Fasciani continua a raccontare, attraverso ogni singola creazione, una storia di eccellenza, impegno e autenticità. Nella sua visione, realizzare scarpe non significa semplicemente produrle, ma imprimere in ogni cucitura i valori di un artigianato fatto di emozioni, scelte consapevoli e responsabilità quotidiane. “Chi indossa le mie calzature deve sentirle proprie fin dal primo momento, come se ci avesse passato tutta la vita”. Questo il motto che accompagna Fasciani sin dall’inizio della sua avventura imprenditoriale, oggi simbolo di un brand che è diventato sinonimo di raffinatezza, equilibrio e italianità nel mondo. Gli stivali da equitazione su misura, realizzati con pellami pregiati e sapienza sartoriale, rappresentano il cuore pulsante del marchio. Un settore di nicchia dove la personalizzazione è tutto e in cui il nome marchigiano si è affermato a livello globale, calzando i più titolati cavalieri del panorama internazionale. Ma Fasciani non si è fermato. Dall’equitazione alla moda uomo-donna, dai motori all’impegno sociale, il brand ha saputo evolversi senza mai tradire i propri principi fondanti: qualità, artigianalità, made in Italy. Ogni calzatura è pensata come un’estensione dell’identità di chi la indossa, non un semplice accessorio ma un compagno di stile, di viaggio, di vita.
La SS 26 è “Essential”
Per la stagione primavera-estate 2026, Alberto Fasciani lancia una nuova sfida: “Essential”, una linea che vuole democratizzare l’eccellenza, mantenendo intatti i valori fondanti del brand ma aprendosi a un pubblico più ampio, giovane, dinamico e accessibile. L’obiettivo è chiaro: penetrare quella fascia di mercato dove la qualità incontra la desiderabilità. “Essential” rappresenta una porta d’ingresso nel mondo Fasciani per chi ancora non lo conosce, un primo passo verso una relazione duratura con un marchio che non fa compromessi sul fronte dell’eleganza e della responsabilità. “Essential” non è da
Alcune immagini della collezione SS 26 “Essential”
confondere con la storica collezione Fasciani: mantiene pellami di qualità, ma rivede le forme, le strutture e lo stile. Il risultato è una proposta casual, trendy e smart, pensata per chi cerca la comodità senza rinunciare al buon gusto. Scarpe colorate, leggere, facili da indossare ovunque: dal prato alla spiaggia, dalla città al viaggio. Questa collezione è la promessa di un prodotto “essenziale” ma mai banale, per una donna intraprendente e spigliata e un uomo disinvolto e informale.
La SS 26 di Bomboogie ridefinisce l’arte della sovrapposizione, trasformando la stratificazione in un linguaggio fluido dove funzionalità e raffinatezza dialogano senza compromessi
Con Bomboogie il layering non è più solo un esercizio di stile, ma una vera e propria dichiarazione di libertà. Il raincoat in tessuto waterproof 2 layer incarna la dimensione più tecnica della collezione, pensato per affrontare le mutevoli condizioni della città senza rinunciare a un’estetica ricercata. In contrappunto, la leggerezza eterea delle trasparenze in voile applicate a pantaloni e camicie introduce un gioco di sensualità e movimento, rendendo ogni look una composizione dinamica tra protezione e seduzione.
Laboratorio di stile
Le silhouettes si fanno loose, ariose, rilassate, ma sempre calibrate da dettagli che richiamano il mondo militare: tasche funzionali, chiusure strategiche, cinture sottili che disegnano la figura. È un mix and match che esalta l’identità urbana del brand, unendo comfort e rigore in una cifra stilistica inconfondibile. La palette cromatica si muove tra toni neutri e naturali, pensata per amplificare la versatilità e lasciare spazio alla personalizzazione. Un’eleganza sobria, metropolitana, capace di adattarsi al ritmo frenetico del giorno e all’atmosfera più rarefatta della sera. Con questa collezione, il brand conferma la sua vocazione: interpretare la città come laboratorio di stile, firmando un guardaroba che unisce performance e leggerezza, tecnica e femminilità.
Alcune immagini della collezione SS 26 firmata Bomboogie
Moda in bilico: Assomoda lancia un convegno per ripensare il futuro della distribuzione.
Appuntamento, quindi, il 27 ottobre 2025 a Milano presso la storica sede di Assomoda-Confcommercio
di Cristiano Zanni
Il mercato della moda è in difficoltà. Chiusure a catena di negozi e showroom stanno ridisegnando la mappa del retail italiano. Per affrontare questo scenario critico con lucidità e visione strategica, Assomoda organizza un convegno di alto profilo il 27 ottobre 2025, presso la prestigiosa Sala Colucci di Confcommercio Milano al civico 47 di corso Venezia. Il titolo è già una dichiarazione d’intenti: “Fashion Forward: la distribuzione moda tra crisi, cambiamento e opportunità” – un invito ad analizzare il presente per anticipare il futuro. In collaborazione con Federazione Moda Italia, Assomoda metterà sul tavolo dati concreti grazie a due importanti ricerche commissionate a Sita Ricerca (Pambianco), focalizzata sul wholesale, e a Dimark, che fornirà un quadro aggiornato sul retail fisico: distribuzione, profili dei punti vendita, comportamenti d’acquisto e scenari evolutivi. I lavori si apriranno alle 9.30 con l’intervento del segretario nazionale di Confcommercio Marco Barbieri e con la visione istituzionale dell’assessore alla moda della Regione Lombardia, Barbara Mazzali. A seguire, il confronto tra i rappresentanti delle anime della filiera: Carlo Capasa, presidente di Camera della Moda, Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia e Maurizio Governa, presidente di Assomoda. Non mancherà un focus sul digitale, con l’intervento di Paola Generali, presidente di Assintel, sul ruolo dell’intelligenza artificiale nel fashion system. Il cuore del convegno sarà la presentazione degli studi di Sita Ricerca e Dimark, seguita da una tavola rotonda, moderata da Marc Sondermann, con figure chiave del settore: Claudio Marenzi, titolare di Herno e Montura,Andrea Colzani, presidente di Federmoda Milano e ad SportIT e Marco De Albertis, vicepresidente di Assomoda. Un’occasione fondamentale per ripensare i modelli distributivi, individuare nuove strategie e restituire centralità alla moda italiana. Il futuro si costruisce oggi. E parte da Milano. Ne abbiamo parlato con il presidente di Assomoda Maurizio Governa
Maurizio Governa, presidente Assomoda
Perché organizzare questo Convegno?
Il settore sta vivendo un momento complesso: negli ultimi cinque anni hanno chiuso oltre 20.000 negozi e le agenzie di moda sono calate del 4,8% solo nel 2024. Serviva un confronto aperto per analizzare la situazione e cercare soluzioni condivise.
Come si svolgerà?
Abbiamo coinvolto istituzioni e i principali protagonisti della filiera: da Marco Barbieri (Confcommercio) a Barbara Mazzali (Regione Lombardia), fino ai presidenti di Confindustria Moda, Camera della Moda, Federmoda e Assomoda. Non mancheranno contributi innovativi, come quello di Paola Generali (Assintel) sull’applicazione dell’Intelligenza Artificiale. La tavola rotonda finale, moderata da Marc Sondermann, vedrà un confronto diretto tra imprese e distribuzione.
Su quali dati vi baserete?
Abbiamo commissionato a Sita/Pambianco una ricerca sul wholesale e a Dimark uno studio sul retail. L’analisi comparata sarà fondamentale per delineare scenari concreti.
Il ruolo degli agenti è riconosciuto?
Non abbastanza. Spesso il valore dell’agente viene sottovalutato, quando invece la sua attività può determinare il successo di un brand. Ai Tavoli della Moda al MIMIT ho presentato cinque proposte per dare finalmente il giusto riconoscimento a questa figura chiave della filiera.
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È la storica associazione degli agenti e distributori di moda e sport, fondata nel 1969 e oggi Federazione Nazionale aderente a Confcommercio. Con sede a Milano e contatti internazionali a Barcellona, Londra e Stati Uniti, rappresenta un punto di riferimento per agenti e showroom, tutelandone il ruolo e valorizzandone la professionalità.
La sede di Assomoda-Confcommercio
Fauzian Jeunesse trasforma la tradizione italiana in scarpe dallo stile unico e originale, tra artigianalità, dettagli inediti e audacia contemporanea
Dietro ogni paio di scarpe Fauzian Jeunesse c’è una storia di creatività e maestria italiana. Fondato da Fabrizio Mandolesi, figlio del calzolaio Vittorio Mandolesi, il brand ha fatto il suo debutto in Italia agli inizi degli Anni 2000, conquistando rapida mente attenzione con scarpe che uniscono design audace e artigianalità impeccabile. Ogni modello è pensato per sorprendere e raccontare una storia unica di stile e innovazione.
Il linguaggio dello stile Ogni collezione è un viaggio tra ricami floreali, texture eso tiche come pitone e struzzo, dettagli metallici e lavorazioni vintage che sfidano il convenzionale. Tra i modelli iconici spiccano stivaletti con ricami floreali e boot western reinter pretati in chiave contemporanea. Lo stile di Fauzian Jeunesse è vintage e retrò, ma sempre con un tocco moderno. La cura maniacale per i materiali e la manifattura italiana fa sì che ogni scarpa sia un piccolo oggetto di design, capace di sor prendere e distinguersi, raccontando una storia senza mai scadere nella banalità.
Tradizione e contemporaneità
Il marchio si muove con agilità in un mercato in continua evoluzione. Dalla chiusura di negozi fisici alla crescente ri chiesta di innovazione, Fabrizio Mandolesi segue personal mente design e produzione, trovando un equilibrio tra ar tigianato e modernità. Le collezioni sono disponibili sulle maggiori piattaforme di lusso, rendendo ogni modello un oggetto ricercato e testimonianza del tipico savoir-faire italiano. Fauzian Jeunesse unisce passato e presente, pro ponendo calzature che combinano estetica originale, qua lità e personalità, confermandosi come un brand capace di raccontare storie di moda senza compromessi.
Alcuni scatti degli stivali Fauzian Jeunesse
CRISPI, brand storico nato nel cuore del distretto calzaturiero di Montebelluna, festeggia i suoi 50 anni presentando Perfetta: una scarpa urban-outdoor che colpisce al primo sguardo
Con una storia che affonda le radici nel 1975, CRISPI ha saputo coniugare ar tigianalità e innovazione, diven tando un punto di riferimento per il settore delle calzature tecniche da montagna e outdoor. In occasione dell’edizione 108 di Pitti Uomo a Firenze abbiamo incontrato Luca Sarnataro, global sales director del brand che, tra le novità legate alla collezione urban-outdoor, emblema di stile, esclusività e performance, ci ha raccontato l’evoluzione del marchio, i valori che lo guidano e cosa significa oggi rappresentare l’Italia in un contesto internazionale come quello della kermesse fiorentina.
Luca Sarnataro, global sales director CRISPI
CRISPI compie 50 anni: cosa rappresenta questo traguardo per voi?
Innanzitutto siamo molto orgogliosi. La nostra storia comincia nel 1975 grazie all’intuizione del fondatore e attuale presidente, Alessandro Marcolin. In un’epoca in cui Montebelluna si affacciava al mondo del trekking con volumi industriali sempre più consistenti, Alessandro ebbe il coraggio di puntare su un prodotto premium di qualità ed esclusività. Una scarpa tecnica, ma anche estremamente confortevole, interamente progettata e realizzata in Italia, da una filiera made in Italy.
Un’intuizione controcorrente rispetto al mercato dell’epoca. Esattamente. Mentre il mercato proponeva scarpe rigide, che richiedevano giorni prima di ammorbidirsi, Marcolin ha ribal-
tato il paradigma: “La scarpa si deve adattare al piede, non il contrario”. Un’intuizione nata proprio camminando sulle nostre montagne, dove i primi appassionati lamentavano quanto fossero scomode le calzature tecniche di allora. Da qui nasce CRISPI. Unendo l’esperienza nel mondo del mocassino, dove la scarpa è per definizione morbida e avvolgente, con l’esigenza di una calzatura tecnica, performante, è stato creato qualcosa di unico. Il successo non si è fatto attendere: i primi mercati esteri – Svizzera, Austria, Norvegia –hanno accolto entusiasticamente un prodotto pensato per affrontare umidità, freddo e terreni difficili.
Perchè la scelta del nome “Perfetta”? È il vostro manifesto? Assolutamente sì. Perfetta è pensata per essere la sintesi del nostro know-how. Una scarpa urban-outdoor che ti colpisce al primo sguardo: design moderno e stile unico, in una calzatura di qualità che unisce comfort e performance, derivanti anche dall’uso di pellami pregiati, sviluppati appositamente per noi, l’inserimento della membrana interna Gore-Tex e l’applicazione di una suola Vibram, dal design CRISPI, montata a mano. È disponibile in versione autunno-inverno, impermeabile e maggiormente isolata a livello termico, e in versione estiva, Lite, maggiormente traspirante e leggera. Perfetta per tutti i giorni.
La vostra filosofia in una frase?
No compromise. Il massimo della performance urbana, del comfort e dello stile, indossando l’autentico valore italiano.
Italia Yachts’ Veloce series is designed for those seeking pure thrills and exhilarating performance. Agile and responsive hulls, high-performance sail plans, and a design that cuts through the water with elegance: every Veloce invites you to experience the sea in a dynamic and passionate way, without sacrificing the comfort and distinctive style of Italia Yachts.
Gli stivali non sono mai stati così protagonisti. Tra dettagli artigianali e silhouettes audaci, conquistano ogni look con un fascino che sfida il tempo di Maria Pina Ciuffreda
Con un design che affonda le radici nell’estetica workwear e nell’heritage militare, Fortela riscrive le regole dell’eleganza contemporanea. Lavorati con pellami selezionati e rifiniti a mano, i boots uniscono anima vintage e modernità con disinvoltura. Un must per chi sceglie uno stile autentico e solido.
Lucchese riscrive il concetto di heritage. Gli stivali, realizzati a mano, diventano statement pieces per chi vive il movimento come forma di eleganza. Le tonalità calde della terra si intrecciano con linee decise e dettagli couture, creando un equilibrio perfetto tra autenticità e contemporaneità.
Non sono solo stivali, ma opere d’arte da indossare. Rocketbuster spinge il confine tra moda, artigianato e cultura pop. Colori audaci, cuciture personalizzate e ironia texana si fondono in modelli unici che parlano di libertà creativa e stile fuori dagli schemi. Ogni paio è una dichiarazione: fatta a mano, fuori misura e fiera di esserlo.
Buffalo reinventa lo stile western in chiave urbana. I modelli Mid e Hi, caratterizzati da una tomaia in denim nero e grigio, fondono grinta contemporanea e tradizione. Il tacco a blocco e le diverse altezze del gambaletto propongono due visioni audaci di uno stesso dna: perfette per chi cerca carattere e stile metropolitano.
Loriblu unisce eleganza e carattere in un design contemporaneo. Gli stivali frangiati, realizzati con pellami di alta qualità e rifiniture attente, donano dinamismo e personalità a ogni look. Perfetti per la donna moderna che vuole distinguersi con un tocco unico, senza rinunciare alla raffinatezza.
Tra richiami boho e suggestioni da frontiera, El Vaquero firma stivali che uniscono l’eleganza ruvida del West all’eccellenza del made in Italy. Lavorazioni artigianali, frange e dettagli vintage trasformano ogni modello in un’icona di stile libero e anticonformista.
Ispirata allo spirito audace delle icone fashion degli Anni '90, ma reinterpretata con un linguaggio contemporaneo. Mary Kate è la rivisitazione delle intramontabili Mary Jane firmata Les Filles d’Eva: punta affilata, tacco a stiletto, in pelle o camoscio. Disponibili in nero, cammello e bordeaux, diventano il nuovo must-have per chi cerca femminilità e carattere.
SPERIMENTAZIONE ARMONICA
Testoni gioca con volumi e materiali inediti, dove linee rigorose incontrano superfici morbide e inserti innovativi. La collezione suggerisce un’estetica raffinata ma decisa, pensata per chi osserva la moda come laboratorio di stile e ricerca, lontano dagli schemi tradizionali.
Che tu stia percorrendo le strade della città o esplorando nuovi orizzonti, Satorisan accompagna ogni movimento. Gli stivali trasformano ogni passo in un’esperienza di comfort e stile senza compromessi. Realizzati con materiali sostenibili e attenzione artigianale, combinano linee pulite, dettagli intelligenti e una leggerezza sorprendente.
Il boot Engineer di Red Wing non è solo uno stivale: è un’icona che unisce storia e design
Lontano dagli stereotipi del lusso ostentato, Church’s celebra la raffinatezza attraverso proporzioni studiate, finiture impeccabili e una sensibilità che rende ogni dettaglio significativo, trasformando l’ordinario in straordinario.
Tra linee scultoree e dettagli preziosi, Casadei trasforma le calzature in vere e proprie dichiarazioni di stile. Pellami lavorati con maestria, tacchi innovativi e un gioco sapiente di texture e colori raccontano un nuovo capitolo, confermando così la sua capacità di reinventarsi, mantenendo fede all’artigianalità italiana.
Linee fluide, layering leggero e dettagli artigianali definiscono le tendenze donna, dove romanticismo e sperimentazione si fondono. Chiffon impalpabili, texture grezze e motivi botanici evocano un’eleganza naturale e vissuta
di Maria Pina Ciuffreda
Essenziale e raffinato, il total look firmato Duno che unisce rigore sartoriale e freschezza estiva. La giacca doppiopetto in pelle scamosciata è abbinata al bermuda misto lino con pinces. In uno stile tra formale e casual.
Nessuna regola fissa, solo la naturale evoluzione di un racconto iniziato lo scorso inverno e ora riscritto con leggerezza, ironia e libertà. La collezione SS 26 di Marbell è un nuovo capitolo di uno stile personale fatto di layering, check come firma visiva e capi che si trasformano con chi li indossa.
Un viaggio sospeso tra Ottocento romantico e contemporaneità ribelle: la PE 26 di Avant Toi fonde drappeggi storici e finiture raw in un’estetica liquida e poetica. Texture irregolari, laminature e dettagli rétro rivelano un guardaroba da pionieri del nuovo stile.
Malloni intraprende un viaggio tra tradizione e innovazione, dove ogni capo accompagna la donna contemporanea con grazia e distinzione in ogni momento della sua giornata. La personalità e la raffinatezza della collezione, trasformano il quotidiano in un’esperienza di lusso discreto.
Manuel Ritz gioca con l’equilibrio tra rigore sartoriale e leggerezza estiva, mescolando volumi morbidi e silhouettes strutturate in una palette raffinata che spazia dai neutri sabbiosi ai tocchi vibranti di colore. Tessuti tecnici e cotoni pregiati incontrano dettagli androgini, creando un guardaroba versatile pensato per una donna dinamica.
tica urbana e sofisticata, dove il denim si reinventa con lavaggi inediti, dettagli tuxedo e tessuti fluidi come il lyocell. Accanto al jeans, prendono forma capi sartoriali in viscosa nera, cotone fresco e gessati unisex, camicie e abiti in chambray e popeline stampati, perfetti dal daywear alla sera.
La filosofia del “meno è più” di LABO.ART guida un design fatto di silhouettes pulite, tagli precisi e volumi armonici che richiamano l’architettura e l’arte concettuale. Le palette cromatiche misurate ma ricercate e i materiali di qualità contribuiscono a creare una “divisa” contemporanea che trascende le mode e resiste al tempo.
Ispirata a suggestioni maschili, la SS 26 Murphy&Nye reinventa materiali tecnici e volumi con un fitting femminile, trasformando ogni capo in un alleato di movimento e personalità. La palette delicata, dai toni polverosi al kaki urbano, accompagna una donna decisa che vive la città con energia.
UMITBENAN porta avanti una narrazione autoriale in cui il guardaroba diventa racconto intimo e gesto consapevole. L’abito è uno spazio da abitare con naturalezza: tra cashmere, lino, seta e suede, ogni tessuto dialoga con la luce e il corpo, restituendo una sensualità rilassata e autentica.
Momonì esplora una femminilità autentica e moderna, capace di fondere comfort e ricercatezza, eleganza e pra ticità, in un dialogo costante tra tradizione sartoriale e sperimentazione contemporanea. Ogni capo diventa così una vera e propria dichiarazione di personalità. Per donne creative e pronte a riscrivere le regole del loro guardaroba.
Dal trench destrutturato ai bermuda sartoriali, ogni elemento della SS 26 firmata Tagliatore racconta una nuova idea di raffinatezza, fatta di volumi fluidi, texture stropicciate e dettagli preziosi. La palette spazia dai neutri classici a tocchi sofisticati di lavanda, verde menta e rosa cipria. Una collezione che afferma con forza un’eleganza profondamente attuale.
Premiata continua a ridefinire i codici dell’urban luxury, fondendo ricerca stilistica, sperimentazione tecnica e spirito contemporaneo. La collezione è un manifesto di autenticità e dinamismo, in cui ogni modello racconta un’idea di movimento che è estetica, ma anche attitudine.
Realizzato interamente in Italia, lo stivale COLMAR unisce artigianalità e performance in un prodotto di alta qualità. Vera pelle impermeabile, resistenza garantita e un’anima outdoor pensata per affrontare ogni tipo di terreno grazie alla suola Vibram ad alta aderenza.
Spirito libero, vibrazioni cosmopolite e un’estetica che guarda lontano: Destination Haway fonde richiami esotici, design urbano e attitudine genderless. Tra linee essenziali, palette vibranti e materiali di ricerca, il marchio racconta un viaggio visivo che supera le stagioni, interpretando il desiderio di evasione.
Essentiel Antwerp conferma la propria identità visionaria: mix eclettici di colori, stampe grafiche e silhouettes oversize si intrecciano in un racconto di moda audace e sorprendente. Tra suggestioni street e dettagli couture, il brand belga invita a riscrivere il dress code urbano con leggerezza e carattere.
Blauer USA esplora nuove frontiere dello stile urbano con una collezione che unisce spirito outdoor, funzionalità e design contemporaneo. Pensata per accompagnare la vita dinamica di ogni giorno, la proposta SS 26 si articola in quattro temi e racconta un’estetica autentica, fatta di materiali tecnici, dettagli iconici e una visione trasversale che parla tanto alla città quanto agli spazi aperti.
YC WHYCI Milano interpreta la stagione SS 26 con una polo che combina leggerezza e dinamismo: il crepon in seta e cotone valorizza la stampa floreale con un movimento naturale e sofisticato. La polo diventa così un elemento chiave del guardaroba contemporaneo, pensata per chi desidera distinguersi senza rinunciare alla ricercatezza dei dettagli.
La SS 26 di Gran Sasso è un raffinato omaggio al lifestyle nautico e alla bellezza intramontabile della Costa Azzurra. Un viaggio estetico tra yacht club, brezze marine e sartorialità italiana, dove la maglieria d’autore si reinventa con grazia contemporanea. Filati nobili danno vita a capi leggeri, avvolgenti, pensati per accompagnare il corpo con naturalezza.
Per la SS 26, The VerticaLine cambia tono. Arrivano i colori sorbetto: pesca, menta, lime, fragola e ciliegia si rincorrono in una palette fresca e vibrante. Il design è pulito, fedele alla silhouettes iconica del brand, ma ravvivato da dettagli smart, come cuciture a contrasto e texture materiche.
Cruna firma una collezione femminile che celebra l’estate come esperienza sensoriale e culturale. Un racconto visivo che si snoda tra città e coste, tra eleganza sartoriale e suggestioni del territorio, con materiali pregiati e dettagli curati a incarnare un lifestyle raffinato e autentico.
Scaglione celebra la maglieria italiana unendo artigianalità e sensibilità contemporanea. Filati naturali e lavorazioni raffinate dialogano con linee fluide e silhouette che avvolgono, in un equilibrio tra leggerezza e carattere.
Linee rilassate, texture raffinate e una palette di colori che si muove tra tonalità naturali e accenti moderni. La nuova collezione di Marc O’Polo celebra una femminilità sottile ma decisa. Capispalla in cotone tinto in capo, tailoring morbido e maglieria strutturata definiscono una capsule, dominata da nuance come taupe caldo, blue graphite e rosa cipriato.
Lotto Leggenda riscrive la sua storia con Autograph Pearl, reinterpretazione femminile della storica tennis shoe Anni ’70 che ha calcato i campi accanto ai grandi del passato. La silhouettes iconica si rinnova con un tocco sofisticato: pelle morbida, dettagli luminosi e finiture curate che conservano l’anima sportiva del modello originale, elevandola a un’eleganza essenziale.
Con la collezione “Into The Memory Of White”, ZONA20 MILANO firma un nuovo capitolo stilistico e narrativo, dove il bianco diventa il colore del tempo e la tela su cui si scrivono storie intime, fugaci, universali. Ispirata all’opera della scrittrice sudcorea na Han Kang, la SS 26 evoca paesaggi inte riori fatti di brezza estiva, silenzi stellati e ricordi sbiaditi.
Per Dienèe il movimento non è solo un concetto: è una dichiarazione d’intenti. Linee geometrie e forme minimal si fondono in una nuova fluidità che riflette la continua evoluzione del brand. Tra le novità spicca l’introduzione del formato maxi con GATE, borsa scultorea proposta
Cosa ci racconta l’uscita delle nuove Nike di Maha Amsterdam di Marco Rizzi
Potrebbe sembrare controintuitivo, ma il calo del mercato delle sneaker ha portato anche degli effetti positivi sull’industria. Tra le conseguenze dirette del crollo dell’hype ci sono meno acquisti impulsivi, più scelte ragionate e maggiore attenzione per elementi come il tempismo delle uscite, le modalità di comunicazione, la narrativa scelta dai marchi per raccontare il loro prodotto e il contesto in cui viene proposto. In qualche modo si potrebbe dire che la situazione generale ha obbligato i molti brand del settore a lavorare meglio, evidenziando con maggior decisione gli errori commessi e premiando le scelte giuste. Un ottimo esempio di questa situazione è la release delle Nike Total 90 Shox Magia di Maha Amsterdam, arrivate sugli scaffali all’inizio di luglio. Analizzando il lavoro svolto dallo Swoosh e dal negozio olandese si può notare come ogni aspetto fosse studiato, ogni minimo dettaglio curato a dovere. Nike ha scelto di realizzare un progetto focalizzato sul pubblico femminile scegliendo un modello lifestyle d’ispirazione calcistica e programmandone l’uscita a poche settimane dall’inizio di un campionato europeo di calcio femminile che ha catalizzato un’attenzione senza precedenti. E ha realizzato questo progetto con un negozio che da dieci anni propone un modello di business in cui le donne nel mondo delle sneaker non vengano trascurate. Come abbiamo potuto raccontare nella Issue #52 di HUB Style in un’intervista con la fondatrice Saskia von Hofwegen, Maha è nato proprio con l’intento di proporre una selezione in cui la donna fosse al centro del discorso, non un pensiero a margine di un progetto tradizionale. La scelta di Nike di offrire al negozio di Amsterdam la possibilità di realizzare un progetto collaborativo, per di più nell’anno del decimo compleanno, è prima di tutto un premio per la persistenza e la fatica sostenuta in questi anni, in particolare quando l’interesse generale per
le donne nel mondo delle sneaker era decisamente minore rispetto a oggi. Scegliere Amsterdam per lanciare una collaborazione come le Total 90 Shox Magia ha anche un altro significato importante: legittimare gli store femminili in una città di grande storia e tradizione quando si parla di sneaker e street culture, oltre a una delle grandi capitali del calcio europeo. Anche la scelta di utilizzare un modello così particolare come tela per questo primo progetto non è di certo casuale. Negli ultimi 12 mesi abbiamo assistito a una crescita del calcio come trend globale in ambito lifestyle, con un interesse particolare del pubblico femminile. Sempre più di frequente i veri tastemaker presenti sui social media non creano nuove mode indossando capi regalati e consigliati dalle aziende con cui collaborano, ma fanno ricerca e cercano di mostrare qualcosa di inedito e mai visto, scavando tra le pagine delle piattaforme di rivendita online o sugli scaffali dei thrift store. Nike ha saputo intercettare l’interesse del pubblico per tutta una serie di modelli Anni ’00 che univano le linee affilate degli scarpini da calcio con le suole dei modelli più in voga in quel periodo, come Air Max e Shox. L’idea di Nike e Maha di riproporre la Total 90 Shox Magia è quindi molto azzeccata e va a rispondere in modo mirato alle richieste di una nicchia di pubblico. Maha ha dimostrato di essere all’altezza del compito assegnato, realizzando una campagna comunicativa impeccabile, arricchita da uno shooting splendido e da una serie di eventi per promuovere la release coinvolgendo la scena di Amsterdam. Quindi, cosa ci racconta questo progetto? Senza dubbio che un nuovo modo di gestire le release è possibile e che, paradossalmente, è molto simile a come queste operazioni venivano realizzate prima del boom. Scelte oculate, campagne coerenti, coinvolgendo i negozi e le figure giuste senza quelle figure polarizzanti che troppo spesso finiscono per distogliere l’attenzione dal vero soggetto.
Siamo ancora soltanto a settembre, ma l’uscita delle nuove Mars Yard è già uno dei momenti per cui il 2025 sarà ricordato in fatto di sneaker. Se c’era qualche dubbio che Nike e l’artista newyorkese Tom Sachs potessero ricucire il loro rapporto professionale, era invece del tutto impensabile l’imponente operazione messa in piedi per il ritorno del progetto NikeCraft. A metà luglio Sachs ha lanciato I.S.R.U (in-situ research utilization), una versione digitale e globale dei suoi ormai celebri campi d’addestramento spaziale. Attraverso prove di vario genere gli utenti hanno potuto accumulare i punti necessari per candidarsi all’acquisto delle nuove e ambitissime Nike Mars Yard 3.0, in uscita a settembre.
ARTISTICA
Vans, storico marchio californiano oggi di proprietà del gruppo VF, ha annunciato la nomina di SZA come nuova direttrice artistica del brand. Cantante, autrice e vincitrice di cinque Grammy Awards, l’artista contribuirà attivamente allo studio delle collezioni e delle prossime campagne di comunicazione oltre a quella rilasciata recentemente per le Knu Skool, fotografata da Sophie Jones e curata dalla stylist Alejandra Hernandez. Al momento la cantante americana è protagonista insieme a Kendrick Lamar dell’acclamato Grand National Tour, una tournée globale iniziata ad aprile che terminerà a dicembre in Australia.
Brendan Dunne, autore per Sneaker News e successivamente per Complex nonché uno dei principali volti del palinsesto digitale del media hub statunitense, ha annunciato il suo addio dopo quasi 15 anni per approdare in StockX, dove ricoprirà il ruolo di senior director of customer community and engagement. Nel corso degli anni Dunne ha saputo affermarsi come una delle voci più autorevoli nel mondo delle sneaker, coprendo a livello giornalistico molti dei più importanti avvenimenti dell’ultimo decennio. Il lavoro svolto in questi anni nel raccontare tanto le ultime release quanto argomenti complessi a un pubblico molto ampio tornerà sicuramente utile nel nuovo ruolo ricoperto per StockX, alla ricerca di canali di comunicazione inediti per affrontare il momento di crisi dei mercati secondari.
HAGEL FESTEGGIA DIECI ANNI
CON UN FESTIVAL
Studio Hagel, il celebre design studio olandese fondato da Mathieu Hagelaars, compie dieci anni e ha deciso di celebrare l’importante traguardo con tre giorni di attività, mostre e workshop ad Amsterdam. Un progetto che raccoglierà un decennio di prototipi, esperimenti e collaborazioni ufficiali, mostrando il percorso affrontato da Hagelaars con i suoi collaboratori. I workshop saranno supportati da Puma, Veja e ASICS e consentiranno di lavorare a contatto con il team Hagel tra sneaker e stimoli creativi.
SALEHE BEMBURY PENSA IN GRANDE
Salehe Bembury è ormai una delle figure chiave nel mondo sneaker. Durante le ultime fashion week di Parigi e Copenhagen è apparso in pubblico indossando diverse colorway di una misteriosa calzatura, che i ben informati dicono essere il primo modello di un nuovo marchio indipendente da lui fondato all’interno di Spunge, il suo progetto creativo personale. Si tratterebbe di un ulteriore e naturale passo in avanti, dopo aver prestato il suo genio creativo prima con YEEZY, poi con Versace e successivamente con le numerose collaborazioni firmate per numerose aziende tra cui Crocs, Vans, New Balance, Brandblack e Puma.
METAGIRL STUDIO AL DEBUTTO CON SAUCONY
Dopo lunghe settimane di teaser è finalmente disponibile la Saucony Paramount “Daughter of the Moon” di Metagirl Studio, l’alias della designer italiana Caterina Mongillo. Dopo una carriera in ambito footwear più tradizionale, Caterina si è fatta conoscere online grazie ai suoi progetti di customizzazione fatati, eterei e molto ispirati dall’estetica Y2K. Fino ad approdare a questa prima collaborazione ufficiale con Saucony, arrivata sugli scaffali dopo uno sviluppo durato quasi due anni in cui la designer ha lavorato a stretto contatto con il marchio americano per curare ogni dettaglio, dai colori alla conchiglia sul tallone: stampata in 3D, scansionata e infine modificata per la produzione su larga scala.
ANCHE DIADORA FESTEGGIA
I 20 ANNI DI END
Diadora torna a far parlare di sé dopo un periodo di quiete che aveva fatto preoccupare non poco i suoi fan più affezionati e lo fa con un nuovo progetto collaborativo firmato END Clothing. Questa speciale N9000 made in Italy è stata realizzata nell’ambito dei festeggiamenti per i 20 anni di attività di END, retailer britannico originario di Newcastle presente da qualche anno anche a Milano. La scarpa è realizzata con un mix di suede liscio, spazzolato e microperforato, con base rosa e dettagli bianchi. Per la colorway il design team ha tratto ispirazione da “strawberries & cream”, fragole e panna, accoppiata estiva celebre per essere uno dei dolci tradizionali durante il torneo di Wimbledon. La duratura partnership tra END e Diadora ha visto diverse release nel corso degli anni, ultima delle quali proprio per commemorare l’apertura del negozio meneghino.
SALOMON E BODEGA DI NUOVO INSIEME
Nonostante il periodo turbolento, che ha portato alla chiusura definitiva del negozio di Los Angeles e a quella temporanea di quello storico a Boston, oltre a una pesante riorganizzazione aziendale, Bodega non si ferma e torna a fare ciò che sa fare meglio: collaborazioni splendide. Questa volta tocca a Salomon, che ha affidato allo store statunitense la classica XT-4, il modello trail running che meglio ha rappresentato la transizione del marchio nel mondo lifestyle. La versione di Bodega è ribattezzata “The Glider” e mostra una colorway d’ispirazione outdoor arricchita da dettagli e accenti realizzati con colori accesi, ormai una firma del designer Andrew White.
SECONDO PROGETTO PER HOKA E JL.AL
Sono già trascorsi due anni dall’uscita del primo progetto collaborativo realizzato da _J.L-A.L_ e Hoka, una coppia di Tor Ultra che si è rivelata non soltanto un enorme successo mediatico e di vendite, ma anche la prima occasione per molti di conoscere il lavoro del visionario designer londinese Jean-Luc Ambridge-Lavelle. I due marchi tornano a unire le forze questa volta lavorando a due colorway inedite della Mafate X, nuovo modello trail running del marchio franco-californiano dal look spigoloso e hi-tech, che si adatta perfettamente all’estetica utilitaria e futuristica dell’abbigliamento di _J.L-A.L_. Entrambe le colorazioni realizzate della Hoka Mafate X sono già disponibili in una selezione dei migliori retailer di tutto il mondo.
La miglior New Balance dell’anno potrebbe essere arrivata a sorpresa? Mentre molti di noi erano impegnati a godersi le vacanze estive, New Balance e Verdy hanno scelto i loro canali Instagram per annunciare l’uscita di una 991v2 made in UK prodotta in edizione limitata e venduta esclusivamente nel gift shop allestito dal poliedrico artista nipponico all’interno della sede londinese di Dover Street Market. Come da tradizione per NB, non servono effetti speciali per stupire: suede marrone e mesh color canapa, dettagli in pelle e ricami personalizzati. Le poche paia disponibili a Londra sono andate immediatamente sold out e, almeno per ora, non sono ancora disponibili dettagli riguardo una possibile distribuzione più ampia.
MIZUNO REINVENTA LA STORICA MOREILA
Il marchio giapponese Mizuno è stato tra i protagonisti dell’ultima Paris Fashion
Week tra feste, eventi e qualche sguardo sulle prossime uscite. A fare molto rumore sui social è stata una particolare versione della classica Morelia, il classico scarpino indossato da grandi campioni come Rivaldo, mostrata in una versione ibrida “montata” su una suola Wave Prophecy. La classica versione nera, bianca e rossa è stata prodotta in edizione limitata e regalata durante la settimana parigina a pochi selezionati amici del brand, mentre una versione total black è stata lanciata durante l’estate per festeggiare i 40 anni della Morelia.
ANCHE LOUIS VUITTON SCEGLIE IL CALCIO
Introdotta durante la sfilata spring-summer 2025, la Louis Vuitton Footprint Soccer Sneaker è uno dei prodotti più riconoscibili della nuova guida di Pharrell Williams, approdato alla direzione creativa della linea uomo di LV ormai due anni fa. Si tratta di una scarpa in nappa d’agnello ispirata agli scarpini da calcio Anni ’90 di cui riprendono molti dettagli, dalla linguetta coprilacci al pattern delle cuciture. Ora il dipartimento calzaturiero di LV è stato affidato a Thibo Denis, visionario designer precedentemente alla guida dello stesso segmento per Dior, che, visti i trend più recenti, potrebbe essere chiamato nuovamente a ispirarsi al mondo del pallone.
NIKE “CONGELA” I SUOI CLASSICI
Mentre gli occhi del mondo erano concentrati sulla sfida tra Inter e Paris Saint-Germain sul palcoscenico della Finale di Champions League svoltasi a Monaco di Baviera, Nike ha deciso di svelare uno dei suoi progetti più ambiziosi: Nike Cryoshot, uno speciale pack in cui alcuni dei più grandi classici del catalogo football dello Swoosh sono stati rivisitati in chiave lifestyle “congelando” i tacchetti in una suola trasparente. Per ora abbiamo potuto vedere Tiempo ed R9, oltre a una particolare versione firmata da Patta Amsterdam apparsa sugli spalti dell’Allianz Arena, ma non abbiamo ancora dettagli riguardo i tempi e i modi della release.
PUMA TRAE ISPIRAZIONE DAL SUO ARCHIVIO
In questo periodo di forte ispirazione Anni ’00 Puma parte avvantaggiata, forte di un ricco archivio di uscite e modelli presentati in uno dei suoi periodi di maggiore successo, tra campioni del mondo e velocisti da record. Protagonista dell’estate 2025 è stata la VS-1, modello dalle linee affilate ispirate alle silhouette di V1.06 e V1.08, presentato in due colorway in mesh e pelle sintetica cromata, con base grigio-azzurro e rosa perla. La strada sembra quindi tracciata per quanto riguarda le prossime collezioni footwear, resta solo da vedere come Puma saprà approfittare di un grande vantaggio sui competitor: la sua storia.
ADIDAS RISCOPRE LE PREDATOR IN CHIAVE LIFESTYLE
Predator è la più celebre e longeva linea di scarpini da calcio adidas, che negli ultimi 30 anni è stata scelta da generazioni di grandi campioni: da Zidane a Riquelme, fino a Kakà, David Beckham e Jude Bellingham. Questa primavera adidas Originals, il dipartimento lifestyle del marchio tedesco, ha tratto ispirazione dall’archivio scegliendo la Predator Absolute, la versione lanciata durante i Mondiali del 2006, per realizzare una versione ibrida utilizzando le “molle” della suola Megaride. Per presentare il nuovo modello la scorsa primavera adidas ha unito le forze con Kith, installando una porta da calcio a Manhattan per mettere in palio le nuove scarpe attraverso la lotteria dei calci di rigore.
Dalle maison ai marchi streetwear, pare tutti si siano innamorati del calcio. Cosa dobbiamo aspettarci?
di Marco Rizzi
l vasto universo delle sottoculture è da decenni una delle principali fonti d’ispirazione per l’industria fashion. Nel corso dei decenni abbiamo visto minuscole nicchie d’interesse diventare l’elemento cardine di intere collezioni o addirittura stagioni della moda, puntando i riflettori su elementi spesso identitari per gruppi più o meno piccoli di conoscitori e appassionati. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e sappiamo che in queste situazioni serve essere particolarmente attenti e sensibili. Ancor di più se si discute di calcio, in particolare di calcio femminile, un contesto in forte crescita da sempre un po’ abbandonato a sé stesso, che da un giorno all’altro si è ritrovato al centro dell’interesse di colossi della moda e giornali di settore. Per capire un po’ meglio la situazione ne abbiamo discusso con Naomi Accardi, autrice e consulente editoriale. Nel corso degli anni Naomi si è occupata di diversi argomenti tra cui moda e calcio, collaborando con diverse pubblicazioni tra cui Mundial Mag e la rivista britannica dedicata al calcio femminile Season Zine. Più recentemente ha co-fondato Systemarosa, in parte studio creativo e in parte piattaforma di sourcing per moda vintage che si pone l’obiettivo di proporre una nuova prospettiva femminile su calcio, moda e design.
Ti aspettavi che il calcio e la sua estetica Anni ’00 potessero diventare un trend così vasto? Ormai è presente direttamente o come richiamo in molte collezioni, dallo streetwear alla moda.
Diciamo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Anzi a volte mi stupisco di quanto ci abbia messo per essere uno sport così popolare e amato da tutti nel mondo. Forse il fatto che sia diventato un trend così mainstream ora è simbolo di come la percezione del calcio stia cambiando anche ai piani più alti. Se prima mettersi una maglia da calcio per uscire era considerato da buzzurri, ora la moda ha capito che c’è del potenziale per monetizzare e capitalizzare su un’abitudine che era una volta riservata ai tifosi più accaniti o ragazzi della banlieu, e ora invece è stata sdoganata come fashion statement. Personalmente non sono una grande fan di come sia diventato mercificato dalla moda e streetwear, soprattutto perché credo che alcune cose, come la maglia e i colori, hanno un significato molto più profondo che essere solo un pezzo d’abbigliamento. Una volta significava comunità, appartenenza. Ora fermi le persone con la maglia della tua squadra per strada e non sanno nemmeno di cosa tu stia parlando.
Di conseguenza anche i marchi sportswear hanno iniziato a cavalcare l’onda, prestando per una volta attenzione
anche al pubblico femminile. Pensi ci sia un interesse genuino da parte dell’industria o si tratta soltanto di un nuovo movimento di cui approfittare?
È famosamente risaputo che le donne spendono di più degli uomini per quanto riguarda il guardaroba, quindi sicuramente una grande fetta della proposta è basata sull’approfittarsi di questa caratteristica. D’altro canto, il calcio femminile e il calcio nel mondo femminile stanno avendo una pseudo-rinascita quindi credo che alcuni progetti più genuini esistano. Non faccio di tutta l’erba un fascio ma sono quasi certa che la percentuale sia 80% approfittarsene, 20% a scopo autentico.
Visto il successo riscosso nell’ultimo anno sembra ormai che il calcio sia un jolly da giocare per attirare l’attenzione del grande pubblico. Pensi che le recenti proposte in fatto di sneaker ispirate a questo mondo (abbiamo visto addirittura qualcuno girare per le fashion week con i tacchetti) possa seguire la stessa curva di popolarità delle maglie vintage o si tratta di un prodotto più complicato da vendere?
Secondo me l’apice si è raggiunto con la Samba di adidas. Mi auguro che le scarpe coi tacchetti fossero solo una gag da social media perché è un’idea davvero demenziale. Oltre a non essere per niente funzionali sull’asfalto, sono proprio pericolose da indossare fuori da un campo di calcio. Nike sta spingendo le T90 alla grande ma secondo me hanno fatto la mossa re-issue troppo tardi nel ciclo del trend. Finora le ho viste solo a influencer a cui sono state regalate, e comunque non esiste più l’era dei giocatori che avevano fatto diventare le T90 il Santo Graal di tutti i teenager ai primi 2000. Credo che le quantità in commercio saranno molto difficili da smaltire.
I recenti Campionati Europei sono stati uno dei catalizzatori d’interesse di cui i brand hanno approfittato, organizzando attivazioni e uscite dedicate. Pensi che tutta l’attenzione che sta ricevendo possa giovare a un movimento in grande crescita e alla ricerca della giusta esposizione?
Lo spero, però non sono così sicura. Il problema del calcio femminile non è lo scarso investimento dei brand. La Lega non investe, le squadre non investono e il rientro economico è ancora bassino rispetto al calcio maschile ma per motivi sociali e storici che non sto a discutere ora. Sicuramente avere investimento e visibilità da parte dei marchi aiuterà, ma è solo una piccolissima parte di quello che serve per spingere il calcio femminile ad avere il riscontro che merita. Ci vuole sicuramente più impegno da parte dei tifosi.