Voci dall’Ucraina

A cura di e len A m A zzol A

Con la collaborazione di A ssoci A zione A mici di e mm A us
Questo libro appartiene a ____________________________________
CUSTODIRE L’UMANO
Voci dall’Ucraina
Introduzione di Giovanni Mosciatti
A cura di Elena Mazzola
nome impresso, probabilmente resterà appassionati.
Nicolò, socio in questo progetto, grado di realizzare questo mio sogno. va a lui per aver “sposato” messo
Pubblicare è dare alla luce.
Desideriamo mettere in luce parole che accompagnino le persone nella vita.
Questa è la responsabilità che abbiamo come editori.
a tutti gli intervistati permesso di incontrare
Libri compagni di viaggio.
particolare Pietro Manganoni, Gigi Soldano, ci ha fornito la maggior parte delle pubblicazione.
Nella collana Alle colonne d’Ercole
Profezie per la pace
A cura di Bernardo Cedone, Tommaso Sperotto
Václav Havel
Il potere dei senza potere
Matteo Fanelli
sempre sostenuto soprattutto amici di sempre che ancora prima di aver riservargli naturalmente.
13 aprile 1945. La lotta partigiana e il martirio di Rolando Rivi
Custodire l’umano. Voci dall’Ucraina www.itacaedizioni.it/custodire-umano-voci-da-ucraina
Prima edizione: agosto 2025
© 2025 Itaca srl, Castel Bolognese
Tutti i diritti riservati
ISBN 978-88-526-0816-2
In copertina
Nataliia Pastushenko, Stradalna Maty, icona della Madre sofferente.
Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)
Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo prodotto è composto da materiale che proviene da foreste ben gestite certificate FSC‰, da materiali riciclati e da altre fonti controllate. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.
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Presentazione
Date parole al dolore. Il dolore che non parla bisbiglia al cuore e gli ordina di spezzarsi.
W. Shakespeare
Questo volume raccoglie interviste e testimonianze di persone che da anni vivono sulla loro pelle l’esperienza di una guerra iniziata già nel 2014, ma che solo i boati delle esplosioni che hanno risvegliato gli ucraini la mattina del 24 febbraio 2022 sono riusciti a far sentire al mondo come qualcosa di reale, grave e che ci riguarda tutti.
La forma dei venti testi che proponiamo ai lettori è varia. Ci sono interviste in cui chiediamo ai protagonisti di parlare della propria esperienza, e testimonianze, raccolte in questi anni, di persone che hanno partecipato a incontri pubblici raccontando la loro storia. E ci sono casi in cui le voci narranti sono quelle dei familiari o degli amici dei protagonisti, perché alcuni dei nostri eroi sono morti: chi combattendo per difendere il suo Paese, chi solo perché si è trovato a essere uno dei «tanti civili massacrati come “danni collaterali”» (Francesco).
Avremmo voluto raccontare molte altre storie, ma alcune abbiamo dovuto escluderle a priori per motivi di sicurezza (perchè la guerra è ancora in corso e anche la testimonianza della verità chiede prudenza), mentre altre ci sono sembrate meno efficaci rispetto allo scopo per cui abbiamo deciso di intraprendere questo lavoro: permettere al pubblico italiano di ascoltare la voce del popolo ucraino che, per come lo conosciamo noi, in questa circostanza storica sta dando un
contributo decisivo all’umanità intera, ricordando a tutti in cosa consistono la dignità della persona umana e il valore (o il prezzo) della libertà.
Abbiamo deciso di dar voce a persone diverse per età, sesso, professione, provenienza (non tutti i nostri eroi sono di nazionalità ucraina), fede e molto altro, ma tutti i nostri protagonisti hanno in comune, oltre al coinvolgimento diretto nell’orrore della guerra, la decisione consapevole di voler resistere e di poter agire. Si tratta, quindi di responsabilità: della possibilità del singolo di opporsi a un male immensamente più grande di lui decidendo di rimanere, di difendere i più fragili, di continuare a vivere, costruire, educare e amare.
Ne emerge l’immagine di un popolo che, credo, fino a pochi anni fa, conoscevamo poco e spesso in modo condizionato da stereotipi culturali o dettati (anche se per tanto tempo non ce ne siamo accorti) da una propaganda che ha fatto di tutto perché non ci accorgessimo della sua identità, tanto da farci credere che russi e ucraini, in fondo, siano lo stesso popolo, che parlino la stessa lingua (o comunque a non credere che “siano proprio due lingue diverse”) e abbiano un’unica, identica cultura. Non è così. E speriamo che questo libro aiuti ad accorgersene e magari spinga anche qualcuno a capire meglio di cosa si tratta e di perché ci siamo ritrovati in questa situazione. E speriamo anche che a qualcuno venga voglia di conoscere la cultura ucraina.
Il materiale di partenza è stato raccolto e redatto tra il 2023 e la primavera del 2025. Immergendosi in queste pagine si troveranno molti riferimenti a nomi e persone di cui i nostri testimoni parlano come dando per scontato che si tratti di persone note a tutti: Elena, Natasha, Nastja, Giambattista… Questi nomi sono di alcuni di “noi”, cioè delle persone che hanno voluto mettersi a lavorare perché questo testo esistesse
e che non solo hanno voluto, ma hanno potuto farlo perché nella vita del popolo ucraino erano già coinvolte direttamente, per storia e amicizia. In particolare i riferimenti riguardano persone dell’Associazione Emmaus (o Amici di Emmaus, nel suo volto italiano) e Frontiere di Pace. Quando leggerete, ad esempio «i nostri ragazzi», si tratta dei ragazzi ucraini, orfani e disabili, che Emmaus accompagna ormai da più di dieci anni, la maggior parte dei quali in questo momento vive a Milano. La nascita di questo volume deve molto al Meeting per l’amicizia fra i popoli per il quale gli stessi curatori e selezionatori dei testi (comprese le poesie, tutte di autori ucraini contemporanei, ma non tutti ancora in vita…) e delle immagini che troverete in queste pagine hanno preparato una mostra. La frase di T.S. Eliot che detta il tema dell’edizione del 2025 – «Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi» – era una sfida troppo grande per l’esperienza che stavamo vivendo ed è per questo che abbiamo deciso di assumerci la responsabilità di testimoniarla, di farla conoscere il più possibile. A chi ha voluto ascoltarci e accoglierci va tutta la nostra gratitudine.
Un nota bene. Non credo che il lettore di oggi sia del tutto impreparato, accingendosi a leggere un testo come questo, a trovarsi davanti a racconti crudi e impregnati di violenza: perché la guerra è questo, e non potremmo accorgerci del miracolo di bene che è questa umanità che resiste al male se ci impedissimo (con censure motivate da ragioni diverse e in parte certamente necessarie) di guardare il male dritto in faccia, per quello che realmente è. In queste pagine troverete molte scene crude descritte con parole che vi invitiamo a trattare per quello che sono, cioè per il valore che hanno nel contesto in cui vengono pronunciate.
Dall’inizio della guerra in Ucraina si usa spesso la parola “orchi” per indicare i soldati russi. Il riferimento, chiaramente, è a tante pagine de Lo Hobbit di Tolkien in cui si vedono
«saltar fuori gli orchi, orchi grossi, orchi enormi e brutti, orchi a non finire». Nella mente di quanti all’improvviso si sono trovati davanti a migliaia di soldati che invadevano la loro terra distruggendo senza distinzione tutto e tutti e sembravano non finire mai, la realtà si è riconosciuta in quelle descrizioni e fissata in quelle parole. Alcuni dei nostri testimoni le usano e noi abbiamo deciso di lasciarle, non perché qualcuno pensi che i russi non siano uomini, anzi, e lo si vedrà bene man mano che si procederà nella lettura, ma perché occorre lasciare che il dolore di chi soffre ingiustizie così grandi ed è vittima di un male così atroce si esprima, abbia voce, possa dirsi con le sue parole. Se non avremo il coraggio di ascoltare, dar voce, stare con chi sta affrontando tutto questo, non contribuiremo alla pace, perché i cuori di chi è vittima di violenza, se non ascoltati, se non medicati, curati, amati, o si spezzeranno o si riempiranno di odio.
E di questo siamo responsabili tutti, ognuno di noi. Per questo spero che tra le righe del testo, tra i fatti narrati e i volti che incontrerete, riuscirete a riconoscere un messaggio che vuole essere un contributo alla pace, a una pace che fortemente desideriamo e chiediamo e che capiamo essere impossibile senza che si lavori a costruirla sui fondamenti della verità e della giustizia, una pace che esige il nostro impegno e coinvolgimento personale. Il contributo di ognuno.
Elena Mazzola Presidente della ONG Emmaus
di Kharkiv
Per conoscere e sostenere l’Associazione Emmaus: emmaus.com.ua/it Per conoscere l’Associazione Frontiere di Pace: frontieredipace.org
16 custodire l’ umano. voci dall’ ucraina
L’allarme
L’allarme aereo in tutto il paese
Come se conducessero alla fucilazione
Tutti noi
Ma mirano uno solo
Il primo che capita
Non tocca a te, oggi. Stai sereno.
Viktoria Amelina, 5 aprile 2022

Kharkiv
Palazzo residenziale distrutto dai missili (ph. Igor Leptuga).

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino
Le città invisibili
Custodire l’umano: voci dall’Ucraina raccoglie testimonianze dirette di chi sta vivendo la guerra sulla propria pelle.
Non analisi, ma voci: madri, medici, soldati, insegnanti, anziani, intellettuali, imprenditori, sacerdoti. Un’opera corale che racconta ciò che conta: la dignità, la libertà, la cura dell’altro. E che, nel buio di un mondo in guerra, provoca ciascuno a una responsabilità personale, concreta, possibile.
Hanusia Didula «La prima cosa terribile della guerra è la paura che ti entra dentro così tanto che non c’è spazio per la speranza e per la fede».
Kateryna Zarembo «Ogni volta che lasciavo casa mia era come strapparmi via una parte di me, eppure credo che l’obiettivo che perseguo valga questo sacrificio: “La libertà è la possibilità di fare il bene”».
Volodymyr Yermolenko «Il male è trasformare le persone in esseri superflui. Il potere può sacrificarli come vuole. Il bene e la dignità sono, al contrario, la consapevolezza dell’unicità di ogni essere umano».
Tania Baranova «Quando finirà la guerra, voglio tornare in Ucraina, e se riuscirò ad aiutare anche solo una persona a percorrere quel cammino che arriva fino al perdono, questa sarà già una vittoria sul male».
«Quando la guerra finirà, chi potrà ricostruire l’umano?».
Giovanni Mosciatti
Elena Mazzola è linguista, traduttrice, esperta di ermeneutica letteraria e docente universitaria. Dal 2002 al 2016 ha vissuto a Mosca insegnando in diverse università. Dal 2017 si è trasferita in Ucraina dove dirige il Centro di Cultura Europea “Dante” di Kharkiv ed è presidente della ONG “Emmaus”.
Dopo lo scoppio della guerra è rientrata in Italia insieme a molti dei ragazzi di Emmaus. Lavora come formatrice professionale per l’insegnamento della letteratura, collaborando con l’Associazione “Il mondo parla”.
18,00