Alessandro Mirri

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Alessandro Mirri

Prefazione di Pietro Cassani
Postfazione di Giovanni Mosciatti
Questo libro appartiene a ____________________________________
Alessandro Mirri
Origini, storia e parabola
di una realtà industriale
Prefazione di Pietro Cassani
Postfazione di Giovanni Mosciatti
Pubblicare è dare alla luce.
Desideriamo mettere in luce parole che accompagnino le persone nella vita.
Questa è la responsabilità che abbiamo come editori.
Libri compagni di viaggio.
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Alessandro Mirri
Cognetex. Origini, storia e parabola di una realtà industriale venuta da lontano www.itacaedizioni.it/cognetex
Prima edizione: novembre 2025
© 2025 Itaca srl, Castel Bolognese
Tutti i diritti riservati
ISBN 978-88-526-0822-3
Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)
Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.
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Ai lettori di questo libro anticipo che non si tratta solo della narrazione dell’ascesa e del declino di una delle più importanti realtà italiane del settore meccanotessile, ma soprattutto di un racconto personale, scritto con lo sguardo di chi ha vissuto la vicenda dall’interno.
Questo racconto appassionato, espressione dell’amore per la tecnologia e per il lavoro, attraversa la vita di un’Italia che si è risollevata dal conflitto bellico riconvertendosi a nuove tecnologie e a nuovi mercati.
Parla anche della nostra città, Imola, dove duri ma appassionati conflitti politici e sindacali si risolvevano davanti alla comune speranza di un futuro migliore per i lavoratori e per le loro famiglie.
La Cognetex non era solo una fabbrica: era un laboratorio di innovazione e un simbolo dell’identità produttiva imolese. Un vanto per la città.
Questa lettura esprime anche il rammarico di chi ha prestato il proprio tempo, e dunque parte della propria vita, a un’impresa azzoppata e uccisa dalle tante contraddizioni della politica industriale italiana, dalle occasioni perdute, dalle scelte sbagliate, dalle gestioni grigie e conservatrici, interessate più alle rendite immobiliari e al taglio dei costi che allo sviluppo tecnologico e industriale.
Ogni azienda non è semplicemente un insieme di persone e capitali, ma è molto di più: è un sogno collettivo, una condivisione di ideali che convergono nella realizzazione del profitto (obiettivo primario di ogni impresa industriale), ma si fondano su una cultura condivisa che dà identità e che evolve nel tempo secondo le esigenze e il mutare degli eventi.
Ebbene sì, l’azienda nasce, vive, cresce e, se non viene curata con dedizione e passione, muore. Ma come avviene per ogni uomo, la sua storia rimane, come un’eredità scritta nei cuori di coloro che hanno condiviso momenti ed esperienze e che hanno lasciato un segno.
Ritroviamo allora la Cognetex nelle capacità di tanti ex dipendenti che, dopo averla lasciata, hanno prestato la loro opera in altre realtà imolesi: alla Sacmi, alla Cefla, alla Curti, e tante altre. Non hanno mai rinnegato la loro esperienza passata, ma su quella eredità orgogliosa hanno fondato il loro rinnovamento professionale.
Chi leggerà queste pagine, sia esso tecnico, studente, amministratore o semplice cittadino, troverà una lezione profonda: il lavoro, se vissuto con dedizione e responsabilità, lascia una traccia indelebile nella vita delle persone. E sono proprio le persone il vero motore per fare bene, per lottare ogni giorno fra mille difficoltà per una crescita duratura e sostenibile delle nostre imprese.
Grazie, Alessandro, per questa memoria, per non aver abbandonato, tra capannoni vuoti e insegne sbiadite, la forza di un meraviglioso sogno collettivo!
Pietro Cassani
Un anno fa percorrendo la via Selice diretto all’autostrada, ho buttato, come sempre faccio in occasioni analoghe, un fugace sguardo allo stabilimento Cognetex. Quella mattina di fine dell’autunno, alla tradizionale occhiata di sempre, non ho potuto sottrarmi a una istintiva, non preventivata domanda: perché mai un’azienda che tanto ha contribuito allo sviluppo industriale della città è stata chiusa? Alla prima, è seguita una seconda domanda: è mai possibile che il patrimonio tecnologico, economico, umano della storica azienda meccanotessile Cogne dovesse essere dilapidato in quel modo? Eppure è successo.
Nelle settimane seguenti sono più volte ritornato a quelle domande che mi frullavano in testa. Guardare quello stabilimento dove ho trascorso gran parte della mia vita, vedere sulla parete la scritta Cognetex sbiadita e scolorata con appiccicati i nomi di altre aziende, mi faceva ribollire il sangue nelle vene. Ho deciso che era tempo di tentare di dare una risposta a quelle incalzanti domande e di raccontarne la storia. Mi perdonerà il lettore se la descrizione degli eventi non avrà la connotazione di un testo letterario. Sono solo un uomo che alla Cogne ha dedicato tutta la sua vita professionale, un ingegnere che desidera documentare fatti, molti vissuti da protagonista, che non possono né devono essere dimenticati. E se qualche volta mi sono fatto prendere la mano da giudizi del
tutto soggettivi, l’ho fatto esclusivamente con l’intento di una chiarezza circa i fatti esposti.
Sulla Cogne e sulla sua storia è stato scritto pochissimo; qualche traccia è contenuta nel lavoro di scrittori imolesi tra i quali Galassi, Baldoni, Pagani, cronache dedicate solo ai primi anni della Cogne.
Ho quindi voluto colmare questa lacuna, spinto dal desiderio che resti la memoria di ciò che questa azienda ha significato per lo sviluppo industriale della nostra città, per il contributo alla formazione di tanti giovani operai e tecnici che di quello sviluppo furono protagonisti, e per recuperare la cultura del lavoro che aveva caratterizzato la missione principale di quell’azienda nei suoi primi anni di vita, una cultura che diversamente sarebbe andata persa per sempre e che invece deve essere recuperata.
Proprio questo mi ha spinto a chiedere un contributo al nostro vescovo sul senso del lavoro. Esso è stato posto nel volume come postfazione nella speranza che questa storia possa suscitare una riflessione e un dialogo tra gli uomini del lavoro e in particolare tra gli imprenditori.
Tra le tante emergenze del nostro tempo vi è infatti proprio la perdita della cultura del lavoro, del senso del costruire, del fare impresa. Parola emblematica, che contiene in sé il rischio, la responsabilità e quella inesausta tensione – esclusiva prerogativa dell’uomo – a non rimanere chiuso in sé stesso, mosso dal desiderio di costruire qualcosa di buono non solo per sé, ma per il bene-benessere di una città e di un territorio.
Forse sta qui la ragione profonda per la quale ho raccontato questa storia, per quanto non a lieto fine: trattenere quanto di buono c’è in essa perché possa destare in altri la stessa voglia di costruire. Quella che mosse alcuni imprenditori imolesi nell’impresa di ridarle vita. Le circostanze non permisero che quel tentativo fosse coronato da successo, ma quell’esempio resta.
Per scrivere il libro ho fatto certosine ricerche: per la parte che riguarda gli inizi mi sono avvalso di quanto scritto da Andrea Pagani nel suo libro Cogne Imola. Storia di un movimento operaio (Bacchilega editore, Imola 1998). Lo ringrazio per avermi concesso di utilizzare parte della sua preziosa ricerca documentale. Come ringrazio i vecchi colleghi che hanno avuto la pazienza di aiutarmi a ricordare fatti ed eventi in gran parte sbiaditi nel ricordo.
Un ringraziamento particolare all’amico Pietro Cassani che ha avuto il coraggio e la disponibilità a sostenere il mio lavoro cogliendone il significato e gli obiettivi.
V.
VI. La gestione Finlane 2000-2005
VII. La Euroschor 2005-2014
VIII. Il concordato preventivo 2013-2014
La tecnologia non è nulla.
Ciò che conta davvero è avere fiducia nelle persone, nel fatto che, in fondo, siano buone e intelligenti –e che, se dai loro gli strumenti giusti, sapranno farne cose straordinarie.
La Cognetex non era solo una fabbrica: era un laboratorio di innovazione e un simbolo dell’identità produttiva imolese. Un vanto per la città.
Pietro Cassani
Sulla Cogne e sulla sua storia è stato scritto pochissimo. Ho quindi voluto colmare questa lacuna, spinto dal desiderio che resti la memoria di ciò che questa azienda ha significato per lo sviluppo industriale della nostra città, per il contributo alla formazione di tanti giovani operai e tecnici che di quello sviluppo furono protagonisti.
Alessandro Mirri
Nel lavoro sono sempre in gioco due fattori, uno oggettivo, la produzione e la sua efficienza, e uno che riguarda la persona che lavora, la quale, a differenza di una macchina, non solo fa, ma ha l’esigenza irrinunciabile di dare un senso a quel che fa, nel rapporto con le altre persone e con le generazioni che lo hanno preceduto.
✠ Giovanni Mosciatti

18,00