Alessandro Grittini

Il mondo come lo vedono gli angeli
Alessandro Grittini
Quel tram numero 30
Quel tram numero 30
Sebbene fosse ormai pomeriggio avanzato, quel caldo lunedì di giugno del 1926 la città era ancora inondata da una luce sfolgorante.
Negli angoli più riposti delle vie e delle piazze coni d’ombra si proiettavano lungo le pareti degli edifici, ritagliando spazi scuri che si alternavano ad angoli di una luminosità intensa, in un contrasto fortissimo e a tratti accecante.
I passanti scorrevano frettolosi e distratti, mentre i tram sfrecciavano rapidi e indifferenti al centro delle strade, quasi incuranti delle persone che si avventuravano giù dai marciapiedi.
Barcellona allora era così, una città attiva e frenetica, ma anche piena di contraddizioni, di luci e di ombre.
C’era la ricchezza dei grandi magnati dell’industria, che mettevano in mostra le loro ville dalle forme bizzarre – come quella fatta costruire dalla potente famiglia Rocamora –, decorate da mille colori e contornate da giardini esotici e profumati, Cases Rocamora
ma c’era anche la povertà degli operai che vivevano in miseri tuguri.
C’erano l’ordine e la pulizia dei quartieri residenziali appena edificati e dagli ampi viali alberati, e viottole buie e sordide con casupole ammassate disordinatamente l’una sull’altra, dove trionfavano vizio e sporcizia.
C’era un forte attivismo economico e produttivo, ma molte strade erano piene di disoccupati e di poveri mendicanti che con fatica riuscivano a sopravvivere.
Era già accaduto in passato che qualche ignaro pedone fosse travolto da tram che correvano all’impazzata: non era una novità.
Quel pomeriggio il conducente del tram n. 30 guidava veloce e sicuro il suo mezzo lungo il percorso che conosceva perfettamente; stava terminando il suo turno di lavoro e aveva fretta di tornare a casa. Si accorse all’improvviso di un vecchio piuttosto malmesso, forse un barbone ubriaco, che sbucò di colpo in mezzo alla strada, scendendo dal marciapiede con andatura barcollante, proprio sopra i binari sui quali stava sopraggiungendo il tram. Avvenne tutto in un attimo: era troppo tardi per frenare, e poi forse, pensò l’autista, non ne valeva la pena. Cosa può valere la vita di un barbone? Il vecchio venne urtato violentemente; cadde a terra in una pozza di sangue. Il conducente non
Quel tram numero 30
perse il suo autocontrollo: fermò il tram, scese senza dire una parola, spostò il corpo martoriato e, nel silenzio agghiacciato dei pochi passeggeri, risalì e rimise in moto il mezzo riprendendo la sua corsa sul solito tragitto. In fondo non era la prima volta che un vagabondo veniva investito, e poi la colpa non era certo sua, pensò. E se, per soccorrere l’uomo, avesse perso tempo lungo il percorso e fosse rientrato tardi al deposito, i suoi capi l’avrebbero sicuramente rimproverato.
Frattanto alcuni passanti erano accorsi. Qualcuno tentò inutilmente di rianimare il ferito e di fermare un taxi di passaggio per caricarlo e portarlo in qualche ospedale. Ma tutti i tassisti, appena vedevano di cosa si trattava, cambiavano strada. Non volevano certo caricare sulla loro vettura un barbone coperto di sangue che avrebbe sporcato se non rovinato per sempre la tappezzeria. Chi li avrebbe ripagati di questo?
Finalmente, dopo molti tentativi, un uomo forse più di buon cuore di altri si fermò, caricò il ferito che, accompagnato da un passante, venne trasportato a un vicino dispensario.
L’impressione che l’uomo fece ai primi infermieri che lo soccorsero non fu certo buona: dimostrava circa 70 anni; perdeva sangue dalle orecchie, segno di qualche emorragia; probabilmente aveva anche altre gravi ferite interne. Ma era soprattutto l’abito
che li colpiva. Indossava una vecchia giacca logora, sgualcita e sformata, con tasche quasi sfondate dentro cui c’erano le cose più strane: alcuni spiccioli, pezzi di spago, un libricino di preghiere, un pugno di noci e uvette. E i pantaloni erano larghi, fissati con delle spille e con strani bendaggi alle ginocchia. Le calzature erano delle specie di ciabatte fatte in casa, legate ai piedi da elastici. Proprio un vagabondo, pensarono, di quelli che si vedono in giro anche oggi nelle grandi città a rovistare nell’immondizia o a chiedere la carità sui marciapiedi e agli angoli delle strade. E per giunta era senza documenti.
Inutile dire che non gli fu certo riservato il miglior trattamento possibile; anzi, si decise di trasferirlo in un ospedale. Non però in uno più attrezzato, che avrebbe potuto garantirgli cure adeguate, ma che si trovava dall’altra parte della città. I conduttori dell’ambulanza che avrebbero dovuto occuparsi del trasporto erano infatti quasi alla fine del loro turno di lavoro e non volevano dedicargli molto tempo. Lo trasportarono quindi a un ospedale più vicino, decisamente meno attrezzato. Qui fu lasciato su una barella in mezzo ai lamenti e al sonno agitato degli altri pazienti. In fondo si trattava anche per i medici e gli infermieri di un vagabondo, e loro avevano pazienti più importanti di cui occuparsi.
impresso,
resterà appassionati.
Nicolò, socio in questo progetto, grado di realizzare questo mio sogno.
va a lui per aver “sposato” messo
Pubblicare è dare alla luce.
Desideriamo mettere in luce parole che accompagnino le persone nella vita.
a tutti gli intervistati permesso di incontrare particolare Pietro Manganoni, Gigi Soldano, ci ha fornito la maggior parte delle pubblicazione. sempre sostenuto soprattutto amici di sempre che ancora prima di aver riservargli naturalmente.
Questa è la responsabilità che abbiamo come editori. Libri compagni di viaggio.
Nella collana Icaro
Alessandro Grittini
Pin lo spazzacamino
Costellazione Kurt
Giampiero Pizzol
Parsifal il cavaliere del Graal
Sara Allegrini
Asylum
Abisso
Mina sul davanzale
Alessandro Grittini
Antoni Gaudí. Il mondo come lo vedono gli angeli www.itacaedizioni.it/antonigaudi
Prima edizione: agosto 2025
© 2025 Itaca srl, Castel Bolognese
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ISBN 9788852608094
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Non possiamo dire di conoscere qualcuno solo elencando i fatti che lo riguardano in ordine cronologico.
L’immaginazione deve quindi accompagnare la lettura; dobbiamo compiere una specie di viaggio con la nostra mente, seguire Gaudí nel suo mondo, immedesimarci con lui nella vita di tutti i giorni, fin da quando era piccolo, se vogliamo conoscerlo fino in fondo e comprendere la sua arte.
Conoscere un grande uomo è come compiere un viaggio in sua compagnia. Occorre dunque prepararci per la partenza.
Al suo esordio narrativo, con il romanzo Costellazione Kurt (Itaca) si è classificato secondo al 66° Premio Bancarellino. Nel 2025 ha pubblicato Pin lo spazzacamino (Itaca).
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