Valentina Giannella
IL MIO NOME È GRETA

IL MANIFESTO DI UNA NUOVA NAZIONE
quella verde, quella dei ragazzi di tutto il mondo
illustrazioni di Manuela Marazzi
Questo libro è uno strumento per capire, con l’aiuto della scienza, cosa sta accadendo al nostro pianeta e chi è Greta Thunberg, la ragazza che da sola ha portato in piazza quasi due milioni di coetanei un venerdì mattina, da Sydney a San Francisco, diventando un punto di riferimento, d’ispirazione e identità di una nuova generazione.
Cosa significa cambiamento climatico? Quali sono e, soprattutto, quali saranno le sue conseguenze? Cosa devono fare i governi e cosa possiamo fare noi per fermarne la corsa?
Attraverso capitoli brevi, spiegazioni, dati aggiornati e magnifiche illustrazioni, questo libro è un ritratto scientificamente accurato ma accessibile per lettori da 10 a 100 anni di età che vogliono conoscere i fondamenti su cui si basa il severo monito di Greta, dei ragazzi, degli scienziati. Racchiude le informazioni essenziali per reagire allo scetticismo generale, con preparazione e determinazione, seguendo i valori che guidano la nuova Green Nation: scienza, giustizia e impegno.
IL MIO NOME È GRETA
© 2019 Centauria srl – Milano
Publisher
Balthazar Pagani
Testi
Valentina Giannella
Illustrazioni
Manuela Marazzi
Graphic design
Studio Dispari – Milano
Proprietà artistica letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale, è vietata.
Prima edizione aprile 2019
Isbn 9788869214301
Valentina Giannella
IL MIO NOME È GRETA
IL MANIFESTO DI UNA NUOVA NAZIONE
quella verde, quella dei ragazzi di tutto il mondo
illustrazioni di Manuela Marazzi
Capitolo 11
12
apitolo 13
l’allevamento
14


Ai ragazzi.
INTRODUZIONE
Venerdì mattina, 15 marzo 2019, Hong Kong. Le chat della scuola dei miei figli sono in fibrillazione dall’alba: spuntano decine di foto di cartoni dipinti con i colori della Terra, gli slogan disseminati dai siti dei #FridaysForFuture. Oggi è il giorno del grande sciopero globale degli studenti lanciato da Greta Thunberg, sedicenne attivista ambientale e candidata – proprio per questo – al prossimo premio Nobel per la pace. Hong Kong si è svegliata con parecchia voce in gola, degli studenti ma non solo. Genitori e nonni dei più giovani si stanno preparando a prendere la metropolitana per Central, il punto di ritrovo del corteo.
“Mamma, cosa vuol dire cambiamento climatico?” mi chiede Agata, otto anni. Tutti i bambini fanno domande: è il loro lavoro, devono capire come gira il mondo in cui sono capitati. E dopo che questa ragazza svedese con le treccine e lo sguardo severo ha richiamato l’attenzione dei grandi e dei coetanei su temi importanti per il futuro del pianeta, le teste dei più giovani si sono riempite di domande. Cosa s’intende per surriscaldamento globale, effetto serra, combustibili fossili? Cosa sono la biodiversità e lo sviluppo sostenibile? Chi studia i cambiamenti che stanno avvenendo sulla Terra? Quali sono le fonti attendibili? Cosa posso fare, io?
Nei giorni precedenti la prima manifestazione, i ragazzi delle medie e delle superiori si sono informati. Hanno esplorato il web, letto articoli scientifici, interrogato i professori. Hanno recluta-
to squadre di genitori che hanno dovuto studiare altrettanto per produrre sintesi comprensibili da diffondere tra le classi. È stato faticoso districarsi tra i fili dell’informazione frammentata sui media, o concentrata in termini specialistici dagli esperti, ma ce l’hanno fatta: ragazzi e genitori convergevano in chat divulgative su cui postavano riassunti, analisi, risposte. Quando il 15 marzo hanno camminato e cantato verso le sedi dei governatori della propria città, la maggior parte degli studenti era mediamente più preparata degli adulti sospettosi che stavano a guardarli dai marciapiedi e dalle finestre.
In mezzo a quei ragazzi, cartelli che ricordavano - come in centinaia di altre città nel mondo quel giorno – che dobbiamo agire presto perché, semplicemente, There is no Planet B.
Tra tutti, uno mi ha conquistata: My name is Greta, io sono Greta. Lo teneva in mano una ragazza con la frangia nera e lo sguardo fermo, ancora una volta severo, proprio come quello della sua coetanea svedese. Non solo lei ma tutti gli studenti presenti in manifestazione, tutti coloro che avevano studiato ciò che gli scienziati ripetono da decenni, che avevano capito e deciso di scendere in piazza perché non c’è più tempo: tutti loro erano Greta. E non si tratta dello stesso messaggio adottato dai social dopo Je suis Charlie. Non nasce dalla solidarietà, dalla vicinanza: nasce dalla volontà di appartenere a una nuova identità globale. Una ragazza senza paura ha tirato fuori e reso concreta, visibile, la coscienza di un’in-
tera generazione: centinaia di migliaia di giovani che condividono i principi universali della scienza, del rispetto, dell’equilibrio della Terra.
Questo libro, con i concetti fondamentali per capire il cambiamento climatico spiegati in modo scientifico e immediato grazie alle fonti più autorevoli, è per loro. E per tutti noi, genitori e nonni, che ci troveremo ormai a rispondere alle domande dei più piccoli, dirette e urgenti, sulla salute della Terra.
DAGLI ANNI CINQUANTA
A OGGI MOLTI
DEI CAMBIAMENTI
CHE ABBIAMO OSSERVATO
IL MONDO CONCORDA: LE TEMPERATURE STANNO SALENDO

L’insieme delle linee mostra le anomalie nella temperatura rilevata dal 1880 al 2018, rispetto alla media tra il 1951 e il 1980, registrate da NASA, NOAA, Japan Meteorological Agency, Berkeley Earth research group e Met Office Hadley Centre (UK). Tutte le rilevazioni mostrano un riscaldamento rapido nelle scorse decadi, e tutte mostrano che l’ultima decade è stata la più calda.
Fonte: Earth Observatory, NASA

NASA Goddard Institute for Space Studies
Berkeley Earth
Japan Meteorological Agency
NOAA National Climatic Data Center
Met Office Hadley Centre
Climatic Research Unit

CAPITOLO 1
IL MIO NOME È GRETA

DALLA PAURA ALL’AZIONE, PER SALVARE IL FUTURO
Stoccolma, Svezia. Il 20 agosto 2018, poco dopo colazione, Greta si allaccia le scarpe e si prepara per uscire di casa come milioni di altri ragazzi. Quella mattina, però, il suo percorso quotidiano cambia. Non arriverà a scuola e il suo mondo – insieme al nostro – non sarà più lo stesso.
Greta Thunberg nasce il 3 gennaio 2003. La madre Malena è una cantante lirica, personaggio pubblico, scrittrice. Il padre, Svante, è un attore. Svante era anche il nome di un altro famoso membro della famiglia Thunberg, lo Svante Arrhenius che vinse il premio Nobel per la Chimica nel 1903: il primo scienziato ad avere provato il collegamento tra la crescita delle emissioni di anidride carbonica e quella della temperatura terrestre. Furono i suoi calcoli di fisica e chimica a essere presi come base di partenza per impostare l’inizio degli studi sul surriscaldamento globale, nel 1960. Spettacolo, cultura, scienza: Greta ha tutto ciò che le serve per sognare senza timore del proprio futuro. Ma qualcosa, in questa storia, rimescola le carte.
Greta è una bambina curiosa. Quando compie otto anni, si domanda perché mamma e papà insistano su questa cosa che bisogna spegnere le luci, non sprecare l’acqua lavandosi i denti, mai buttare il cibo. Decide di saperne di più e comincia a leggere, a documentarsi. Scopre il cambiamento climatico e le sue conseguenze sulla salute del pianeta. Si preoccupa, forse vorrebbe pensare ad altro, come fanno tutti. Ma ha un suo modo speciale di vedere le cose e non riesce a lasciar perdere: “Se sappiamo per certo che bruciare combustibili fossili fa male, perché continuiamo a farlo?”. La
vena scientifica che corre nella famiglia e l’appoggio dei genitori la aiutano ad andare a fondo, a cercare di capire il più possibile. All’inizio, le cose non vanno per niente bene. Greta legge tutto, le informazioni si accumulano nella sua mente come tossine che è ancora troppo piccola per metabolizzare. A 11 anni, Greta è depressa. Smette di mangiare, perde dieci chili in due mesi. Non parla. I genitori la portano dai medici che fanno la diagnosi: Sindrome di Asperger e mutismo selettivo. La Sindrome di Asperger è una forma lieve di autismo che non interferisce nell’apprendimento e nel linguaggio ma, anzi, si manifesta spesso con una dedizione estrema allo studio di singoli argomenti e la mancanza di inibizioni sociali nel portare avanti le proprie idee. Il mutismo selettivo è invece l’incapacità di parlare se non di cose, o con persone, con cui si innesca una vera connessione. Gli unici momenti in cui gli occhi di Greta si illuminano e le parole sgorgano, seguendo logiche impeccabili, sono quando ha la possibilità di condividere la sua preoccupazione per il futuro del pianeta: “Cosa stiamo facendo per salvare noi, i nostri figli, i miei nipoti?”. I genitori capiscono che è quella la chiave per aiutarla. Le chiedono di spiegare, di raccontare prima a loro, poi ad altri. La ascoltano. La madre rinuncia a prendere l’aereo per raggiungere i teatri all’estero dove dovrebbe cantare, il padre guida un’auto elettrica, smettono di mangiare carne. Più Greta si rende conto di poter fare la differenza, più si scopre grande e forte.
“Siamo arrivati al punto in cui la scienza ha tutti gli elementi per dirci cosa rischiamo davvero e cosa dobbiamo fare. Non c’è piú tempo per le scuse.” Quella mattina del 20 agosto, invece di andare a scuola, Greta va a sedersi sul marciapiede del Parlamento
svedese con un cartello in braccio, poche parole scritte sul cartone: “Sciopero degli studenti per il clima”. L’estate del 2018 è stata incredibilmente calda per la Svezia, con punte di 35 gradi mai toccate prima e incendi che hanno richiamato aiuti e mezzi aerei per lanciare bombe d’acqua da tutti i Paesi europei. Il 9 settembre ci saranno le elezioni e Greta decide che “Se nessuno fa qualcosa, allora lo farò io”. Un giorno dopo l’altro, per quei venti giorni, rimane seduta davanti al Parlamento e comincia a richiamare l’attenzione: degli insegnanti prima, divisi tra quelli che giudicano il suo comportamento come inappropriato e quelli che vanno perfino a mettersi di fianco a lei, di molti altri semplici cittadini, attivisti più o meno giovani, i primi giornalisti. Twitter e Facebook rompono la barriera dello spazio virtuale e nel giro di un paio di settimane l’hashtag #SchoolStrikeForClimate, sciopero degli studenti per il clima, è ormai globale.
VALENTINA GIANNELLA è una giornalista milanese che sei anni fa si è trasferita a Hong Kong. Madre di due bambini, dieci anni nel quotidiano economico ItaliaOggi, fonda l’agenzia di approfondimento giornalistico Mind the Gap e scrive per le principali testate italiane (fra cui Sette, Oggi, Io Donna, Living, Famiglia Cristiana) e per il Post Magazine del South China Morning Post. Giovani, ambiente e futuro sono in cima alla sua agenda.
MANUELA MARAZZI, nata a Napoli nel 1984, lavora come illustratrice freelance. Appassionata di illustrazione botanica e naturalista, ha lavorato a diversi libri, e ha al suo attivo collaborazioni con realtà etiche e a favore dell’ambiente (FAO, Worth Wearing, GRAB).
“SOLO
LA DEMOCRAZIA, INSIEME ALLA SCIENZA E ALLA COLLABORAZIONE TRA I GOVERNI, CI POTRÀ SALVARE.”
GRETA THUNBERG
Attivista e candidata al Nobel per la pace, 16 anni
OGGI, GRAZIE AI PIÙ GIOVANI, STIAMO VIVENDO UN MOMENTO STORICO E POLITICO UNICO PER L’UMANITÀ. UN RINASCIMENTO DELL’IMPEGNO SOCIALE CHE NON HA COLORE O PARTITO.
PERCHÉ I RAGAZZI SI STANNO PRENDENDO, FINALMENTE, IL POTERE DI ESSERE DAVVERO I CITTADINI DEL MONDO.