Il grande giorno della mia prima partita

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DARWIN PASTORIN

IL CALCIO PRIMA CHE IL MARKETING SOSTITUISSE IL DRIBBLING

UAO

Universale d’Avventure e d’Osservazioni

Darwin Pastorin

Il grande giorno della mia prima partita

disegni di Desiderio

dello stesso autore: I segreti dei mondiali

Crossa al centro!

Ragazzi, questo è il calcio!

ISBN 979-12-221-1038-7

Prima edizione ottobre 2009

Nuova edizione settembre 2025 ristampa 8 7

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anno 2029 2028 2027 2026 2025 © 2009 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Pubblicato in accordo con Grandi & Associati, Milano

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Il grande giorno della mia prima partita

Il calcio prima che il marketing sostituisse il dribbling

disegni di Desiderio

E arrivò la prosa del marketing a cancellare la poesia del dribbling

Ritorna in libreria Il grande giorno della mia prima partita: un libro che passa direttamente dalla cronaca alla storia. Alla sua uscita, nell’ottobre del 2009, descriveva, attraverso i racconti del massaggiatore Manon al giovane centravanti Michele, a poche ore dal suo esordio in serie A, le straordinarie prime volte di calciatori che in quell’anno rappresentavano dei miti viventi o dei fuoriclasse in attività. Erano le ultime stagioni di un calcio inteso ancora come fantasia e bellezza, dove il dribbling, il gesto più rivoluzionario e romantico del football, imperversava con i suoi ribelli, selvaggi e sentimentali. Oggi, invece, assistiamo a un calcio dove il marketing ha sostituito il dribbling: si gioca quasi tutti i giorni per interessi economici e fi-

nanziari e per le esigenze delle pay-tv, i giocatori sono sottoposti a continui stress fisici e psicologici e in panchina servirebbe più un seguace di Freud che un allenatore.

Vale la regola della tattica: il fromboliere che tenta di rovesciare il canone, di tentare una finta alla Garrincha (l’angelo dalle gambe storte, l’allegria della gente) viene rimproverato dal furioso tecnico, se non tolto immediatamente dal prato verde. E anche per i giovani giornalisti sportivi tutto è diventato più difficile: gli allenamenti sono vietati ai cronisti, per prenotare un’intervista bisogna passare dall’ufficio stampa, seguire i social dei vari assi oppure affidarsi alle interviste pre e post partita delle varie tv o radio.

Ai bei tempi, ormai antichi, potevi parlare con chi volevi: il calciatore aveva come unico filtro la segreteria del telefono fisso. Lasciavi un messaggio e, nella maggior parte dei casi, ricevevi una pronta risposta o venivi richiamato appena possibile. E gli allenamenti? Li seguivi da vicino, sul campo. E capitava, a volte, tipo

alla Juventus, di sentire il Trap invitare Michel Platini a fare un cross per i giornalisti e chi riusciva a fare gol al portiere Stefano Tacconi riceveva un lungo applauso. Oppure, passando dal vecchio e caro Filadelfia, il “regno” del Grande Torino, potevi vedere il tecnico Eugenio Bersellini fare tanti giri di campo, nel silenzio più assoluto, con un giovane giocatore alle prese con problemi personali.

C’era “vicinanza”: ora esiste soltanto una malinconica “lontananza”. Per questo i nostri giovani lettori, ma anche tutti gli appassionati di pallone, potranno recuperare le vicende di due campioni ormai epici, in un viaggio nella memoria struggente e nostalgico, come Diego Armando Maradona e Pelé, ritrovare Buffon, Ibrahimović, Totti, Paolo Maldini, Pato e Lionel Messi, rimpiangere le occasioni sprecate di Cassano (quando lo definii il “Baudelaire del calcio”, il grande Gianni Mura scrisse su “la Repubblica”: “serve l’antidoping per Darwin Pastorin!”), di Mario Balotelli e di Diego Ribas da Cunha.

Non sono pagine ingiallite, ma le testimonianze di un’epoca ancora felice. Quando il nostro torneo, come la Parigi degli Anni Venti di Ernest Hemingway, era una “festa mobile”.

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darwin

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«Michele, tocca a te!»

10 ottobre 2009

L’allenatore Marzio Severi strinse ancora di più la mascella. Era il suo modo di esprimere nervosismo, tensione e profonda rabbia. Tecnico di poche parole, faceva capire i propri sentimenti dalla mascella, che aveva sporgente e flessibile. La squadra, una famosa squadra della Serie A italiana, dopo un buon avvio di campionato, stava collezionando sconfitte: ben quattro nelle ultime quattro partite, e critiche da parte del presidente, Francesco Sognatore (un riccone che amava quel giocattolino lasciatogli in eredità dal padre) e, soprattutto, dai tifosi. Striscioni polemici, fischi, contestazioni: era diventato impossibile giocare tra le mura

amiche. Bisognava trovare un rimedio. Drastico. Severi decise che era giunto il momento. Radunò intorno al campo i suoi giocatori e dopo averli fissati uno per uno, la mascella sempre più stretta, annunciò: «Bene, da domani, per il match con il Genoa, si cambia. Qualcuno di voi pensava di avere il posto da titolare assicurato? Eh, ditemi: qualcuno di voi VERAMENTE lo pensava?»

Non volava una mosca. Si potevano sentire le foglie cadere, visto che era quasi inverno.

«Bene» riprese l’allenatore, le mani sui fianchi, il piede destro che batteva nervosamente sul terreno «così non vi stupirete nel sentire quanto ho da comunicarvi. Tu, Franzetti…» Indicò il portiere titolare, che negli ultimi due match si era reso protagonista di alcune “papere” memorabili. A tal punto da venir soprannominato, come

un personaggio per bambini del grande scrittore brasiliano Jorge Amado, “Paperella”.

«Tu, Franzetti, te ne starai un po’ in panchina. E cerca di non far chiamare il presidente dal tuo procuratore. Sappiatelo: ho avuto CARTA

BIANCA dal dottor Sognatore. Qui comando io!» e la mascella sembrava staccarsi dal volto. Il piede sembrava un trapano. «In porta giocherai tu, Quagliozzi. Mi raccomando: hai la tua grande possibilità. Non deludermi. Sei, ormai, a fine carriera. Puoi ancora toglierti qualche soddisfazione. Non ho finito, ovviamente.

A centrocampo: Duodoni e Barlè sostituiranno Garofano e Adalton». Il brasiliano commise l’errore di alzare gli occhi al cielo. Severi diventò una furia: «Caro il mio similpelé, sono due anni che batti la fiacca. Sei l’idolo dei sostenitori? Pazienza. Sono stanco di sopportare la tua lentezza, quel pallone che… non lo daresti nemmeno alla tua mamma. Potresti trovare un ingaggio al circo, ma con me hai chiuso!

CHIUSO! Andrai, da qui alla fine del turno, in tribuna: se vuoi cercarti un’altra società, fai

pure! Non sei nemmeno più il cocco della moglie di Sognatore, se proprio vuoi saperlo…»

L’allenatore sembrava, a quel punto, sfinito. La mascella andava avanti e indietro, soltanto il piede rimase immobile, quasi sospeso a mezz’aria, con un effetto tra il comico e il grottesco. Riprese fiato: «Ma la sorpresa più grande sarà l’attacco. Centravanti non sarà più Panzerkalle, che non riuscirebbe nemmeno a segnare in una porta larga due chilometri…» L’attaccante di riserva, Rovoni, sorrise, leggero, convinto che… «E nemmeno Rovoni, che continua a non mettersi a dieta e potrebbe fare la palla e non il calciatore!»

Persino le foglie smisero di cadere.

«Contro il Genoa, giocherà Michele Santoni».

Michele Santoni era un ragazzino di diciotto anni, titolare della formazione Primavera, che ogni tanto veniva aggregato alla prima squadra per fare esperienza, ma, soprattutto, numero. Tra i giovani, era un portento. Alto, bravo di testa, con un sinistro micidiale, era il capocannoniere di categoria. L’unico difetto: una sua

naturale, quasi proverbiale, timidezza. Arrossiva sempre, soprattutto quando a intervistarlo veniva una giovane, e molto graziosa, giornalista di un settimanale cittadino, che si occupava di football minore: Graziella Belvolto. Aveva due occhi azzurri come il cielo e un sorriso, beh un sorriso che sembrava quello di un’attrice del cinema.

Figuratevi la faccia di Michele quando Mister Mascella pronunciò il suo nome. Le guance divennero rosso fuoco, si trovò nell’assoluta incapacità di deglutire, insomma: venne letteralmente preso dal panico. Si guardò attorno e trovò a confortarlo il viso amico di Carmine, il vecchio massaggiatore, il confidente di tutti. Lo chiamavano Manon, perché le sue mani facevano miracoli. Quanti giocatori aveva rimesso in piedi dopo uno stiramento, un colpo duro, un dolore muscolare! Manon era un’istituzione: arrivò al club da ragazzino, e quante ne ha viste, di storie belle e brutte! Quante ne potrebbe raccontare! Manon gli fece segno di stare calmo. E Michele, così, riuscì a mandare giù la saliva.

Michele è poco più che un ragazzino, gioca da centravanti e sta per esordire in serie A. La notte prima del grande giorno lui e il vecchio massaggiatore Manon si raccontano i debutti dei grandi campioni della storia del calcio, da Buffon a Messi, da Totti a Maldini, da Ibrahimović a Pato e Balotelli; e le prodezze di Pelé e Maradona, assi senza età e senza tempo. Un libro di storie, emozioni, aneddoti, gol spettacolari e parate memorabili.

DARWIN PASTORIN è nato a San Paolo del Brasile nel 1955, figlio di emigranti veneti. È cresciuto giocando a calcio in strada con coetanei di tutte le nazionalità. S’intendevano attraverso il pallone. Diventato giornalista e scrittore, si è sempre occupato di sport con passione e cultura. Con Gallucci ha pubblicato anche Crossa al centro!, Ragazzi, questo è il calcio!, I segreti dei mondiali e, insieme al figlio Santiago, Io, il calcio e il mio papà.

Consigliato dai 9 ai 99 anni

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