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Viaggiare per passione e per lavoro, tra culture e mete lontane: è Francesca Bedei, titolare dell’agenzia Millepiedi Viaggi di Ravenna, il personaggio di copertina di questo numero. Continuiamo a esplorare riscoprendo la Penisola di Boscoforte e Punte Alberete tra le mete più sorprendenti per escursioni autunnali. Parliamo di arte e cultura con: Deda Fiorini, esperta di storytelling, coaching e teatro; il Noam Faenza Film Festival, giunto alla terza edizione; Antonio ‘Itomi’ Moro, tra progetti editoriali e digitali; Garage Sale, market del vintage e occasione di incontro per creativi e artisti; Sergio Baroni, collezionista eclettico; e Luca Rotondi, che fa dell’arte dei pastelli una ricerca intima e sommessa. Ripercorriamo poi la storia del Collegio dei Nobili, e quella del Capra Team Ravenna, che celebra la promozione in serie B. Buona lettura!
DI ANDREA MASOTTI
Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it
Anno XXIV N. 4
Reg. di Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n.1
Direttore Responsabile: Andrea Masotti
Redazione centrale: Clarissa Costa
Coordinamento di redazione: Roberta Bezzi
Artwork e impaginazione: Francesca Fantini
Ufficio commerciale: Gianluca Braga
Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 15/10/2025
Collaboratori: Alessandra, Albarello, Chiara Bissi, Andrea Casadio, Massimo Montanari, Serena Onofri, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Benoit Coignard, Massimo Fiorentini, Emma Graziani, Dario Procopio.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

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06
12 TERRITORIO
ITINERARI IN NATURA
18 COMUNICAZIONE
DEDA FIORINI
22 CINEMATOGRAFIA
NOAM FILM FESTIVAL

25 EDITORIA ANTONIO ‘ITOMI’ MORO
28 PROGETTO GARAGE SALE
34 CULTURA SERGIO BARONI
38 STORIA


RAVENNA | Si intitola Noi due la mostra di 21 fotografie di Lidia Bagnara e altrettanti manufatti ad esse ispirati realizzati da Angela Garavini che resterà aperta da ‘Angela’ in via Circonvallazione Fiume Montone Abbandonato 63 a Ravenna (su appuntamento). Bagnara, fotografa di Ravenna IN Magazine sin dall’inizio, ha ritratto i suoi luoghi del cuore, spaziando dal mare di Marina di Ravenna alla Toscana, sino a spingersi in Libano, Israele, Gerusalemme, India, Marocco, Normandia e Bretagna. “Angela ed io siamo amiche da 27 anni,” racconta Lidia. “E da lei è partita l’idea di una mostra che includesse anche sue opere ispirate alle mie foto, come dipinti e oggetti vari. E sempre lei ha scelto le foto riuscendo a cogliere e a dare nuova forma alle mie stesse emozioni.”

RAVENNA | Per la prima volta la ‘Stagione d’opera e danza’ del Teatro Alighieri di Ravenna si aprirà il 9 e 10 dicembre con Lo Schiaccianoci del Balletto dell’Opera di Tbilisi, tra i più antichi teatri d’opera dell’Europa dell’Est. “Un titolo classico molto amato dal grande pubblico,” afferma il sovrintendente Antonio De Rosa. Il cartellone danzante prosegue poi con tre coreografie dell’Area Jeune Ballet Genève, con Mortal Heroes della ZfinMalta National Dance Company e con Impromptus: arie, danze e improvvisazioni del Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto. Tre gli appuntamenti con l’Opera dal 30 gennaio al 26 aprile: Macbeth, frutto della cordata di più teatri con la regia di Fabio Ceresa, L’italiana in Algeri e Carmen.


RAVENNA | Chagall in mosaico. Dal progetto all’opera è la grande mostra che il MAR- Museo d’Arte della città di Ravenna, in occasione della IX Biennale di Mosaico Contemporaneo di Ravenna, dedica a un aspetto sorprendente e poco noto dell’artista: il suo legame con il mosaico. Oltre 14 progetti musivi, bozzetti, gouaches, litografie e opere originali raccontano l’evoluzione del suo lavoro tra il 1958 e il 1986. Un percorso affascinante tra arte, luce e spiritualità, che nasce da un viaggio a Ravenna nel 1954 e culmina con capolavori come Le Coq bleu e Le Grand Soleil (nella foto, Marc Chagall, 1967), esposti insieme per la prima volta. La mostra è visitabile fino al 18 gennaio 2026. Tutte le info sono sul sito: www.mar.ra.it

La collezione Old Business nasce per esaltare la bellezza e la naturalità del legno ed è composta da un tavolato di grandi dimensioni in Rovere che lascia in vista tutte le caratteristiche del legno come fosse appena tagliato.

E METE LONTANE
Alle Maldive, tra le sue mete predilette, è stata ben 52 volte. Con una media negli ultimi tre decenni di quasi due volte l’anno.
Lei è Francesca Bedei, titolare di Millepiedi Viaggi, che dal 1991 porta i ravennati in giro per il mondo. La sua è una passione nata quand’era ragazza, trasformata in lavoro con impegno e dedizione. Dopo la laurea in Economia e commercio, malgrado i genitori caldeggiassero un buon impiego in banca, decide di iscriversi a un master di Turismo alla Bocconi di Milano, per poi aprire l’agenzia a Ravenna insieme a un socio. Un’agenzia a 360 gradi, con 10 dipendenti di grande esperienza, in grado di coprire un po’ tutti gli ambiti del viaggio, dal leisure, prevalentemente vacanziero di singoli, incentive e gruppi, al business travel, ossia trasferte di lavoro.
Dall’osservatorio di Millepiedi Viaggi, che momento sta vivendo il turismo?
“Dopo due anni di boom quasi meglio del periodo pre-Covid, il 2025 sta marciando bene anche se c’è il grande punto interrogativo
sulla situazione internazionale che pregiudica l’opportunità di prenotare con largo anticipo. Non ci voleva: proprio ora che, dopo anni, eravamo riusciti a convincere i clienti italiani ad anticipare le prenotazioni per avere più benefici, cosa che accade puntualmente invece nel mercato tedesco e inglese.”
Ci sono prenotazioni per i prossimi mesi?
Quali sono le mete più richieste?
“Abbiamo già diverse richieste per Capodanno e i mesi da gennaio a marzo, quando in genere si prediligono viaggi al caldo verso l’Asia, in particolare in Indonesia. Grande interesse c’è anche per Tanzania, Kenya e in generale l’Africa orientale, così come per Sudafrica, Namibia e Botswana. Per chi è alla ricerca di esperienze diverse, sta prendendo piede anche il Sudamerica, con in cima alla lista Cile, Argentina e Brasile. Il Giappone poi è sempre un top seller, e di ritorno anche India e Cina.”
Quale meta sta invece deludendo?
“Gli Stati Uniti. Si registra un forte calo, a
doppia cifra. Un dato, confermato dai tour operator, che va analizzato a livello sociale. Premesso che ciascuno può avere la sua visione politica, mi riferisco all’elezione di Trump, non credevo che questo potesse influire sui viaggi. Non è un boicottaggio ma ci siamo vicini, nonostante il dollaro ci avvantaggi molto a livello di capacità di spesa. Forse spaventano i maggiori controlli, non saprei. A ogni modo, una meta che d’estate si vendeva moltissimo, è crollata.”
Cosa rappresenta per lei il viaggio?
“Una costante di tutta la vita. Ho iniziato da bambina e intensificato molto durante gli studi universitari, e da quando ne ho fatto una professione parto almeno una o due volte al mese, per testare nuove destinazioni e hotel. Mi spinge il desiderio di conoscenza
RAVENNATE MILLEPIEDI
VIAGGI, CON 10
DIPENDENTI DI GRANDE ESPERIENZA, È STATA
BEN 52 VOLTE ALLE
MALDIVE, ANCHE SE LA SUA DESTINAZIONE
PREFERITA RESTA LA POLINESIA PER IL MIX
DI COLORI, SUONI E PROFUMI.

di nuove culture, la curiosità di vedere altri popoli oltre i confini.”
Dopo così tanti anni di viaggio e tante esperienze vissute, è possibile mantenere gli stessi occhi?
“Forse lo stesso entusiasmo, ma non gli stessi occhi, anche perché nel frattempo le cose sono molto cambiate con l’avvento di internet e dei social. Una volta l’effetto ‘wow’ era garantito quando si arrivava in un nuovo Paese, ora non è più così perché la nostra mente è già piena dei tanti video o delle foto guardate online. Per cui in presenza si ‘tasta’ con mano, si cerca di vivere esperienze sensoriali fatte anche di suoni e colori. È un po’ un andare a trovare delle riconferme.”
Per lei che ha visto tanti Paesi, sarà ancora più difficile vedere qualcosa di veramente nuovo…
“Sì, ma mi piace tornare negli stessi posti per vedere come si sono evoluti o involuti, a seconda dei casi, per capire come è cambiato il mondo o anche solo per un fattore emotivo. Il rischio è non sentire più le stesse sensazioni, una mancanza di genuinità. Per esempio, sto per partire per la Cina che ho visitato dieci anni fa, e sono molto curiosa di vedere che effetto mi farà ora.”
C’è un Paese in cui proprio non ritornerebbe più?
“Non ho mai provato una sensazione così negativa neanche in Colombia dove ho avvertito un grande problema di sicurezza. Adesso non è più così, è un Paese meraviglioso che è molto cresciuto.”
Quali sono i Paesi che si sono maggiormente sviluppati e quali invece non riescono proprio a emergere?
“Tra le new entry in materia di turismo metto certamente l’Arabia Saudita che ho visitato l’anno scorso: un Paese interessante a livello sociale e paesaggistico. Da quando nel 2020 ha aperto le ‘porte’, sono state costruite strutture meravigliose. Per contro resta il problema del Centro-Africa dove permangono grandi criticità infrastrutturali. Anche il Venezuela è una meta difficile per problemi


di sicurezza, al pari dello Yemen.”
E dell’Italia cosa pensa?
“Sta crescendo molto. Ci sono città come Roma, Firenze e Milano che già soffrono di overtourism (sovraffollamento turistico, Ndr.), e regioni come la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige, la Puglia e la Campania sono pieni di resort extralusso. Ci si sta anche un po’ montando la testa con tariffe più pensate per il mercato americano, arabo o asiatico, che per quello italiano. Ai connazionali, che ormai fanno solo week-end o vacanze brevi, non resta che muoversi verso piccoli paesi e borghi, oppure verso mete con maggiori opportunità di acquisto, soprattutto per le famiglie, come l’Egitto, la Tunisia, una parte della Spagna e della Grecia, quella meno turistica. A mio avviso, in Italia, ci sono località in cui i prezzi sono stati aumentati senza che questo vada di pari passi con la crescita dei servizi.”
Con chi ama viaggiare?
“In passato mi piaceva anche partire da sola, prestando attenzione alle mete più a rischio per una donna. Oggi invece mi incute tristezza e prediligo la condivisione, il piacere di vi-
“IL VIAGGIO È UNA COSTANTE DI TUTTA LA VITA. PARTO ALMENO UNA O DUE VOLTE AL MESE, PER TESTARE NUOVE DESTINAZIONI E HOTEL. MI SPINGE IL DESIDERIO DI CONOSCENZA DI NUOVE CULTURE, LA CURIOSITÀ DI VEDERE ALTRI POPOLI OLTRE I CONFINI.”
vere un’esperienza con qualcuno. In genere, con mio marito oppure con i miei clienti che mi regalano sempre grandi soddisfazioni.”
Cosa proprio la infastidisce quando viaggia?
“Non ho dubbi: vedere tutti con il telefonino in mano. A loro direi di godersi le emozioni, di stamparsele per sempre nella memoria.
Per il clic di una foto che forse si riguarderà a malapena due o tre volte, si perdono attimi preziosi. Giorni fa ero alla Galleria degli Uffizi di Firenze con un piccolo gruppo per una visita privata, e tutti avevano il telefonino di fronte a incredibili capolavori. Perché invece non goderseli in un momento così irrepetibile di calma?”
Considerando le sue 52 volte alle Maldive, questa è la sua destinazione preferita?
“Le amo ma al primo posto c’è la Polinesia. L’unico difetto è che dall’altra parte del mondo, richiede ben 27 ore di volo, quindi è un viaggio impegnativo. Ma là ci sono isole incredibili per quel mix di colori, profumi, suoni, c’è quel mood che è difficile trovare altrove. Anche la popolazione maori, che ha una cultura meravigliosa, contribuisce a quella sensazione di paradiso sulla terra.”












































































METE
SORPRENDENTI:
LA PENISOLA
DI BOSCOFORTE
E PUNTE
ALBERETE

ALLA PENISOLA
DI BOSCOFORTE
È POSSIBILE FARE
ESCURSIONI
ESCLUSIVAMENTE
CON GUIDE ESPERTE, CONTATTANDO IL
CENTRO VISITE NATURA. UN PAESAGGIO
UNICO PER BIODIVERSITÀ.
È cosa nota che camminare o muoversi in natura fa bene al corpo e alla mente. Farlo a pochi passi da casa rende ancora più gratificante raccogliere i benefici in termini di salute cardiovascolare, di tono muscolare e di umore, allontanando ansie e stress. Spento il clamore della Riviera romagnola, del divertimento e dello sport in spiaggia, resta un fitto calendario di attività e itinerari da percorrere a piedi, in bicicletta, in canoa o a cavallo per famiglie con bambini, escursionisti e appassionati Dall’Appennino alle foci dei fiumi, dai boschi secolari percorsi un tempo dai pellegrini alle meraviglie di valli e di foreste allagate, passando per borghi e città d’arte, la Romagna svela i propri tesori mentre, complice il foliage, i paesaggi si accendono dei toni caldi del rosso, dell’arancio e del giallo. Nessuna scusa allora per vivere appieno il territorio tra terra e mare anche in autunno,
grazie a proposte, attività e visite guidate che si spingono fino a dicembre e lambiscono l’inverno. Le mete più sorprendenti nella pianura ravennate sono racchiuse all’interno del parco del Delta del Po, tra pinete, saline e zone umide. Esistono inoltre parchi fluviali, itinerari e cammini da percorrere in parte o per intero in direzione dell’Appennino. Tra le province di Ravenna e Ferrara, c’è la Penisola di Boscoforte che si protende nelle valli di Comacchio per 6,5 km, con una superficie di 250 ettari. Preservata con cura da una proprietà lungimirante, da pochi anni è accessibile ai visitatori grazie a un accordo di concessione d’uso ventennale, stipulato nel 2023 con la Regione Emilia-Romagna e l’Ente Parco. La penisola si distende parallela all’Argine Agosta, strada panoramica che collega Comacchio ad Anita, nel comune di Argenta. L’escursione è possibile esclusivamente
con guide esperte, contattando il centro visite NatuRa, allestito all’interno del Palazzone di Sant’Alberto.
Luca Alberghi, referente del centro per conto di coop Atlantide, racconta: “Ci occupiamo da tempo di far godere in maniera consapevole il territorio a turisti e appassionati. Per quanto riguarda la penisola di Boscoforte, la convenzione in atto con la proprietà e il Parco del Delta del Po ci permette di far accedere i visitatori a piedi e in bicicletta con guida, sia nel primo anello, dentro la penisola, sia nel percorso lungo, da 6 km. Le nostre guide ambientali escursionistiche spiegano le caratteristiche del luogo dal punto di vista faunistico, paesaggistico e floristico, e ancora la storia, le tradizioni. Sono ornitologi, botanici, esperti di turismo slow. Forniamo binocoli, biciclette e assistenza a turisti ormai fidelizzati che aderiscono alle nostre








MAGICA È LA FORESTA
ALLAGATA DI PUNTE ALBERETE, UN’OASI
NATURALISTICA
PROTETTA DI CIRCA
190 ETTARI. NUMEROSI
I TOUR GUIDATI IN BICICLETTA ALLA
SCOPERTA DELLE
VALLI MERIDIONALI DI COMACCHIO E DELLA
PINETA DI CLASSE. IN
esperienze. Si tratta di turismo familiare con bambini. Ci sono poi gli appassionati che si muovono da tutt’Italia e dall’estero su prenotazione, specie dal nord Europa e gli amanti del birdwatching. Nessuno viene a caso, il nostro è un turismo selezionato e consapevole, praticabile con attività e itinerari di visita fino a dicembre.”
La vicina colonia di fenicotteri e la presenza di acqua dolce e salmastra rende il paesaggio unico per biodiversità. Canneti, salicornieti, barene, canali sono habitat privilegiati per specie vegetali e animali, con uccelli stanziali e migratori. Lungo il percorso l’incontro più inaspettato è quello con i cavalli Camargue
Delta, in libertà. A prevalere è il suono della natura, il paesaggio tra terra e acqua, il lento fluire dei colori delle stagioni. Più nota ma sempre magica appare la foresta allagata di Punte Alberete, un’oasi naturalistica protetta di circa 190 ettari, posta a circa 10 km a nord di Ravenna, accessibile dalla Strada Statale Romea 309. Con percorsi interni riqualificati e un’adeguata cartellonistica è possibile attraversare il bosco dominato da frassini ossifili, olmi campestri, salici bianchi, felci e ninfee bianche in autonomia, ma anche in questo caso Atlantide propone visite guidate alla scoperta della più grande colonia di garzette d’Italia, e di spettacola-

ri specie vegetali. In attesa che termini il riallestimento del museo NatuRa, è possibile, sempre tramite il centro visite NatuRa, prenotare esperienze immersive come il tour guidato in bicicletta ‘L’argine degli angeli’, attraverso le Valli meridionali di Comacchio con il passaggio del Reno sull’imperdibile traghetto fluviale, al limitare di Sant’Alberto. Il tour, con possibilità di noleggio delle bici, prevede la presenza di una guida ambientale lungo i primi 7 km, in seguito visitatori o gruppi potranno proseguire in autonomia. Un’esperienza da vivere in natura è ‘La pedalata dei fenicotteri al tramonto’, 12 km a stretto contatto visivo con le colonie composte da numerosi esemplari dalla livrea rosa, al calar del sole. Spostandosi a sud di Ravenna si presenta l’occasione di scoprire o riscoprire con una guida escursionistica ‘La pineta di Classe tra storia e natura’, 20 km in una mezza giornata a partire dal Museo Classis per poi pedalare sino alla Pineta di Classe, celebrata dai poeti, da Dante a Boccaccio sino a Byron in direzione della foce del Bevano, per finire al ritorno con la visita della basilica di Sant’Apollinare in Classe che nella mirabile decorazione musiva dell’abside presenta specie vegetali e animali, visibili nel territorio ancora oggi.

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Nasce project manager, si forma nel mondo del marketing e studia a Bruxelles: Deda Fiorini, ravennate, storyteller e copywriter, specializzata in comunicazione creativa, sfugge alle definizioni e alle categorie in un fluire di iniziative, progetti che la portano verso la scrittura, il teatro e la performance. Un flusso inesauribile di energie, di intuizioni che prendono corpo e diventano condivisione e ricerca sulla scena, grazie alla nascita dell’Accademia multidisciplinare con corsi e percorsi per under 18 e adulti. “Terminati gli studi a Ravenna ho creato l’associazione
Urban Fabrica e intanto facevo molte cose che hanno avuto successo, un’attività multiforme che mi lasciava aperta la domanda: ma cosa sto facendo?” Così nasce il Circolo degli Attori e, nel 2018, Deda avvicina l’attore Ivano Marescotti. “Andai a casa sua a Bologna e gli parlai dell’idea di fondare un’accademia a suo nome, lui pensava a uno
FONDATRICE
DELL’ACCADEMIA
MULTIDISCIPLINARE
CON CORSI E PERCORSI
PER UNDER 18 E ADULTI
E DEL CIRCOLO DEGLI
ATTORI E DI TAM CON
IVANO MARESCOTTI.
ULTIMA NATA È
L’ACCADEMIA POETICA
NEVIO SPADONI CHE
INTRECCIA IL PROPRIO
LAVORO CON QUELLO
DEL CIRCOLO DEGLI
SCRITTORI.
stage, ma lo convinsi e nacque il Teatro Accademia Marescotti.” Intanto nel 2020 esce il libro per l’editore Flaccovio Storytelling, Design thinking, Copywriting. Metodi innovativi di comunicazione creativa per il lavoro e per la vita
Un manuale, si legge nella quarta di copertina: “per sviluppare contenuti memorabili, ricco di esercizi pratici per sviluppare la creatività, divertirsi in gruppo, scrivere contenuti d’effetto, approcciare alla quotidianità in modo più fantasioso e laterale.” Nel 2022 pubblica Fuori strada. Eserciziario per smuovere la creatività. Prove che porteranno Fiorini a svolgere attività di coaching e teatro di impresa. Ma è all’interno dell’Accademia multidisciplinare che si concentrano le energie di Deda che avvia corsi di teatro per bambini dai 6 ai 12 anni, ovvero ‘Studio, disciplina, cooperazione, Arte, pensiero, progettazione e sana follia’. E poi corsi per preadolescenti, corsi avanzati per under 15, sino al corso ‘Scrivere e interpretare per giovani e adulti’, a Ravenna e a Russi, e a quello di ‘Teatro performativo sperimentale.’
“La nostra Accademia non è solo una scuola di teatro e scrittura. È una scuola di pensiero, di

comunicazione e di narrazione di sé. Negli spettacoli finali che presentiamo non scatta la risata, non abbiamo voglia di ridere. Non lavoriamo su testi o spettacoli già visti, con disciplina creiamo testi unici che hanno un forte impatto sul pubblico. Ammiriamo il lavoro di Am-
mutinamenti, di ErosAntEros, del Cisim e della Non scuola del Teatro delle Albe con i quali mi piacerebbe aprire un dialogo.”
Tratto distintivo dell’Accademia di via Ghibuzza è la tensione verso la performance e il fluire della creatività. “Dicono che sono maieutica con gli adolescenti. La
forma della performance sembra dinamica invece è tutto studiato, passo dopo passo. Prima si lavora sui gesti, poi sull’improvvisazione, un flusso guidato, che diventa metodo. Il mio mondo è in funzione delle persone. Per star bene ho bisogno di comunicare bene, altrimenti la vita è stare in apnea.”
Ultima nata, ma non meno importante, è l’Accademia poetica Nevio Spadoni che intreccia il proprio lavoro con il corso di scrittura del Circolo degli scrittori. Il poeta e drammaturgo ravennate guiderà una classe di adulti e una under 18. Questo percorso accademico tra poetica, teatro e tradizione, si compirà in uno spettacolo realizzato, si legge nella presentazione, da: “una nuova generazione di interpreti-autori, capaci di scrivere e portare in scena i propri testi, in un atto poetico e performativo che è insieme memoria e rivoluzione. Proprio come esiste lo stand-up comedian, così potrà nascere lo

stand-up poet.” Il tutto grazie a un altro incontro cercato e voluto da Deda Fiorini. “Chi fa poesia innesca pensieri profondi. Tutti dovrebbero studiare poesia, come educazione al pensiero, alla dolcezza, alla sofferenza languida, all’arte e alla bellezza.
La poesia è davvero per tutti. Spadoni quando parla è un capolavoro. Quando sono andata a casa sua abbiamo parlato a lungo, vorremmo fare un festival di poesia. All’ingresso della città, c’è un cartello che dice: Ravenna città di viaggiatori e poeti. Ma Marescotti diceva: ‘Ravenna tira indietro. Non riusciamo a essere iperbolici, non ci accorgiamo di avere grandi nomi’.”
E mentre prepara per gennaio uno spettacolo che vorrebbe portare nei teatri italiani, dopo aver pubblicato il suo terzo libro per bambini, guarda al futuro degli allievi che affollano i corsi dell’Accademia multidisciplinare. “A quanti terminano i corsi
“TUTTI DOVREBBERO STUDIARE POESIA, COME EDUCAZIONE AL PENSIERO, ALLA DOLCEZZA, ALLA SOFFERENZA LANGUIDA, ALL’ARTE E ALLA BELLEZZA. LA POESIA È DAVVERO PER TUTTI,” RACCONTA DEDA. “IO E SPADONI VORREMMO FARE UN FESTIVAL DI POESIA.”
avanzati e vorrebbero lavorare nel cinema o nel teatro, chiedo: chi siete? Attori da casting e copione oppure performer da palco e contatto con il pubblico. Oppure entrambe le cose. Insegneremo loro gli strumenti per candidarsi, come registrare performance e come partecipare ai casting.”



Ospiti internazionali, grandi omaggi e anteprime nazionali. Sono questi gli ingredienti della terza edizione del Noam Faenza Film Festival, la prima manifestazione in Italia che promuove il cinema indipendente nordamericano (USA, Canada e Messico). Il festival è preceduto da un’anteprima itinerante, che si concluderà il 15 novembre –in collaborazione con Menabò Group ed Edizioni IN Magazine (media partner ufficiali) – interamente dedicata a Gene Hack-
man, tra i più rappresentativi interpreti del cinema nordamericano, scomparso lo scorso 18 febbraio. In tutto 7 appuntamenti speciali, diffusi nelle principali città della Romagna. Per il territorio ravennate, il programma prevede le proiezioni di Unforgiven al Nuovo Cinema Giardino di Brisighella (29 ottobre); Uncommon Valor al Cinedream Multiplex di Faenza (5 novembre); Hoosiers al cinema Sarti di Faenza (15 novembre). Dal 12 al 16 novembre, spazio al festival con circa 40 film in rassegna, 10 ospiti di spessore e numerosi premi assegnati, in un alternarsi di proiezioni, incontri e masterclass. A cominciare dalla proiezione in anteprima nazionale di The Smashing Machine di Benny Safdie, pellicola acclamata al Festival di Venezia con protagonista Dwayne Johnson, in uscita nelle sale dal 19 novembre. Tra le opere presenti a Noam, da segnalare anche Atropia di Hailey Gates, che vanta la produzione di Luca Guadagnino, Rebuilding di Max Walker-Silverman e Anna Kiri di Francis Bordelau.
Nella sezione Noam Classic, per l’apertura del festival spicca l’omaggio a Robert Redford con
la proiezione del celebre Butch Cassidy and the Sundance Kid, mentre in chiusura quello a David Lynch con un evento speciale in collaborazione con la Cineteca di Bologna e Lucky Red: il capolavoro Mulholland Drive a Faenza, due settimane prima della sua redistribuzione in sala. Quest’anno il premio alla carriera va alla regista newyorchese Eliza Hittman, vincitrice dell’Orso d’Argento al Festival di Berlino 2020 con Never Rarely Sometimes Always, protagonista di una retrospettiva completa dei suoi film durante le giornate del festival, e di una masterclass in programma il 16 novembre. Due le giurie del festival per la premiazione dei film in concorso. Quella relativa ai lungometraggi è presieduta dal giornalista e documentarista Casey Kauffman, affiancato da due faentini d’eccezione: l’attrice Benedetta Cimatti e il regista Andrea Tagliaferri. La giuria dei cortometraggi è invece composta dal regista Vito Palmieri, dall’attrice Cecilia Bertozzi e dall’esperta di cinema Joana Fresu de Azevedo. Tra gli ospiti da segnalare la presenza del giornalista sportivo Federico Buffa e dell’ambasciatore del Messico Genaro Lozano.



‘ITOMI’
Dal vecchio internet al micropublishing passando per l’editoria digitale, il design, i blog, lo sviluppo di videogiochi, Lega Nerd e la creator economy. Potrebbe riassumersi così la storia professionale di Antonio Moro, conosciuto sui social come Itomi, creativo, programmatore e web designer, presente sul web dal 1998. Come ci tiene a precisare, ha vissuto diverse vite lavorative correlate tra loro. Dopo aver concluso l’avventura web, l’ex fondatore e direttore del magazine online Lega Nerd, nel 2022 ha fondato la casa editrice Itomi Studio in un capannone a Savio di Cervia trasformato in modo originale, parte integrante della sua comunicazione. Si concentra solo sulla pubblicazione e vendita diretta di libri di pregio dedicati a un pubblico esigente e curioso. Si tratta di diverse collane di libri, guide e bookazine dedicate agli argomenti più disparati (cultura pop, nerd, tecnologia, informatica, videogiochi, ecc.).
ANTONIO MORO,
FONDATORE DI LEGA
NERD, MAGAZINE
ONLINE CON 2
MILIONI DI LETTORI
MENSILI, TORNA AL MONDO DELLA CARTA
CON L’APERTURA DI
ITOMI STUDIO, CON
CUI AUTOPUBBLICA
COLLANE DI LIBRI
E CONTENUTI PER LA SUA COMMUNITY.
Lo studio inoltre progetta, produce e vende direttamente online anche una serie di prodotti particolari in tiratura limitata, pensati per lo stesso target. Com’è nata la sua passione per la tecnologia?
“Sono sempre stato curioso, e curiose sono le persone a cui oggi
vendo – non le chiamo più nerd
Ero il classico ragazzino introverso a cui piaceva smontare le cose.
Poi mi hanno regalato il primo computer, un Commodore 64, ed è stato colpo di fulmine. Da quel momento tutto è cambiato, non volevo più fare l’aviatore.”
Com’è iniziato il suo ricco percorso?
“Dopo il diploma in informatica all’Itis Nullo Baldini di Ravenna, sono cresciuto come programmatore, web designer e graphic designer, lavorando per diversi studi in giro per l’Italia tra cui
Sincretech e Mimic a Modena, E-Tree a Treviso, IBM a Milano e BlueLemon a Cesena, nel periodo in cui stava nascendo il web moderno. Ho vissuto passo dopo passo la nascita delle prime chat e dei gruppi di discussione online, in cui ho trovato modo di esprimermi con i miei simili. Oggi tutto questo potrebbe sembrare scontato, ma all’epoca non lo era.”
Dal 2007 e per oltre dieci anni
“HO CAPITO CHE ERA IN ATTO UN NUOVO
CAMBIAMENTO IRREVERSIBILE
CORRELATO ALLA
CRISI DEL WEB. PER ME, CHE ERO STATO TRA I PRIMI AD ABBRACCIARE IL BLOGGING, ERA
TEMPO DI TORNARE AL CARTACEO, MA UN CARTACEO PRESTIGIOSO.”
si dedica al mondo dei videogame e all’editoria online. Com’è andata?
“Insieme ad amici e colleghi, ho fondato Vae Victim Games, uno studio di sviluppo di videogiochi racing per il mercato PC e Arcade di cui sono stato direttore creativo. Quasi in contemporanea, nel 2009, è nato il mio progetto principale: il blog Lega Nerd dedicato per l’appunto ai nerd e alle persone curiose. Nato quasi per scherzo e portato avanti per divertimento, ha rappresentato la trasformazione della mia passione in lavoro, un sogno che diventa realtà. È diventato uno dei principali magazine online in Italia, con 2 milioni di lettori
mensili. Ne sono stato direttore fino al 2021. In quei dodici anni ho avuto modo di viaggiare in tutto il mondo alla scoperta della cultura pop e di conoscere e intervistare centinaia di personalità legate all’entertainment, la tecnologia, il gaming e la scienza: poi la decisione di vendere, ho capito che era in atto un nuovo cambiamento irreversibile correlato questa volta alla crisi del web. Per me che ero stato tra i primi ad abbracciare il blogging, ossia a spingere verso internet, era tempo di tornare al cartaceo, ma un cartaceo prestigioso. Abbandonata l’idea di fare consulenza che non faceva per me, nel 2022 ho fondato Itomi

Studio con cui autopubblico collane di libri che parlano dei miei interessi e che riesco a distribuire direttamente grazie alla mia forte community. Quest’ultima è una condizione fondamentale per avere margini di guadagno.”
Tra le collane di libri di pregio da collezione con uscita annuale, c’è Epic: cos’è?
“Una raccolta di storie, approfondimenti e fotografie da me curate. È un incrocio tra libro e magazine, un coffee table book con la copertina rigida, la carta di qualità, che si sfoglia e si legge in modo casual. I miei libri sono tutti atemporali, senza tempo, e quindi validi anche fra anni. È una strategia commerciale precisa che fa leva sul collezionismo dei miei clienti.”
In seguito è uscita la collana Pixel, con più di 3.000 copie l’anno, che parla di videogiochi e realizzata con due noti creator…
“Sì, l’idea è stata vincente perché abbiamo messo insieme due community, la mia e la loro. In questo modo fra l’altro riesco a riconoscere loro una percentuale molto più alta di quella prevista dal vecchio modello di editoria perché i creator/influencer portano clienti. Rispetto all’influencer 1.0 che era più simile al testimonial, il creator 2.0 di oggi che realizza un proprio prodotto/ servizio, riesce ad avere una conversione molto più alta perché vende direttamente alla propria community senza bisogno di marketing, saltando l’intermediario.”

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ALLO SHOPPING
SOSTENIBILE


Garage Sale è uno di quei progetti che non solo interpreta il cambiamento, ma lo anticipa e lo rende concreto, dando forma a un modello alternativo, etico e profondamente radicato nel tessuto urbano. Un luogo di incontro dove artisti, designer, collezionisti e appassionati si ritrovano, per condividere visioni, progetti e ispirazioni. A parlarne sono Carlotta Guerra e Sandra Genova, ideatrici e organizzatrici insieme a Ilaria Zanzi e Simona Diacci.
Come e quando è nata l’idea del vostro mercatino vintage?
Carlotta Guerra: “All’inizio del 2013, da un gruppo di amiche appassionate di mercatini e vintage. Il second hand come scelta etica e sostenibile. È stato un inizio acerbo e imperfetto, ma pieno di energia ed entusiasmo, che ha riscosso subito un certo successo. L’ispirazione è arrivata dai viaggi, dalle metropoli, dai market come Old Spitalfields a Londra e Mauer Park a Berlino. Nell’aprile di quello stesso anno, c’è stata la primissima edizione di Garage Sale, alle Artificerie Almagià.”
Cosa vi ha spinto ad ampliare l’offerta con food truck, dj set e workshop?
“VOLEVAMO CREARE UN CONTENITORE CHE FOSSE UN PUNTO DI INCONTRO PER APPASSIONATI DI VINTAGE, MA ANCHE PER CHI CERCA ARTE, MUSICA E CUCINA LOCALE; UN’OCCASIONE DI SCAMBIO, ISPIRAZIONE E CONFRONTO TRA CREATIVI, ARTISTI E APPASSIONATI.”
Carlotta Guerra: “Il desiderio di offrire al pubblico un’esperienza trasversale: non solo shopping, ma scoperta, socialità e cultura. Volevamo creare un contenitore che fosse tante cose contemporaneamente: un punto di incontro per appassionati di vintage, ma anche per chi cerca arte, musica e cucina locale; un’occasione di scambio, ispirazione e confronto tra creativi, artisti e appassionati; un momento di valorizzazione della creatività indipendente, attraverso workshop e attività pratiche.”
Come avete visto cambiare la percezione del vintage e del second hand nel tempo?
Sandra Genova: “La percezione dell’usato ha subìto un grande cambiamento nel corso degli anni, e noi ce ne siamo accorte! Quando abbiamo iniziato il nostro percorso, il Garage Sale era un’iniziativa poco conosciuta e limitata a una nicchia ristretta di persone. La maggior parte delle persone considerava il vintage come un rifugio per oggetti non più desiderati, e acquistare capi usati era visto come qualcosa di cui vergognarsi. Oggi, però, ogni appuntamento attira visitatori di tutte le età e sensibilità.”
Tutto è iniziato a Ravenna, poi avete portato il vostro format anche in contesti diversi come a Santarcangelo di Romagna e Cervia…
Sandra Genova: “La mission di Garage Sale va ben oltre la semplice sostenibilità ambientale. Infatti, in un’ottica di riqualificazione urbana, abbiamo collaborato con diverse realtà del territorio romagnolo. In un mondo dove molte zone urbane soffrono di abbandono e degrado, accogliamo sempre con favore collaborazioni che ci invitano a restituire vita e colore a luoghi
“IN UN’OTTICA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA, ABBIAMO COLLABORATO CON DIVERSE REALTÀ DEL TERRITORIO ROMAGNOLO. ACCOGLIAMO CON FAVORE COLLABORAZIONI
CHE CI INVITANO A RESTITUIRE VITA A LUOGHI TRASCURATI.”

che, per vari motivi, sono stati trascurati. Uno dei primi esperimenti è stata la partecipazione in diverse edizioni del festival di musica indie Beaches Brew a Marina di Ravenna, dove abbiamo incontrato un pubblico internazionale entusiasta. Un altro grande traguardo? La partecipazione al Festival dei Teatri di Santarcangelo, dove abbiamo animato e colorato una delle piazze della città con il nostro format. Altrettanto rilevante è la sinergia con il Consorzio Cervia Centro e il Comune di Bagnacavallo. La nostra presenza non è solo un mero atto commerciale, ma un modo per contribuire a
una narrazione collettiva che celebra l’arte, la cultura e la riscoperta degli spazi pubblici.”
C’è un evento o un’edizione che ricordate con particolare emozione?
Sandra Genova: “Un’edizione che si è stampata nel cuore è quella del decimo anniversario nel 2023. È stato un momento speciale, non solo per la ricorrenza, ma anche per l’opportunità che ci ha dato di riflettere su tutto ciò che avevamo realizzato nel corso degli anni. Ci siamo rese conto che, mentre organizzavamo ogni evento con passione e dedizione, nel tempo avevamo creato qualcosa di molto



più grande: una comunità viva e coinvolgente.”
Come selezionate gli espositori e i partecipanti?
Sandra Genova: “Con cura scegliamo le categorie che spaziano dal second hand curato, al vintage di qualità, fino all’autoproduzione.”
Guardando al futuro: ci saranno nuove città, nuove collaborazioni o nuove idee da esplorare?
Sandra Genova: “Uno dei nostri sogni è quello di continuare a evolvere in base alle esigenze di chi ci segue. Vogliamo esplorare nuove città e possibilità di collaborazione, mantenendo viva la nostra missione di sostenibilità e riuso.”
Carlotta Guerra: “Guardando al futuro, Garage Sale rimane un ‘cantiere in continua evoluzione’: la sua natura di ricerca e sperimentazione arricchirà il calendario con nuovi luoghi, nuove collaborazioni e nuove idee da esplorare. Il messaggio che vogliamo comunicare è che un futuro più sostenibile passa anche attraverso uno shopping consapevole, e che l’aggregazione e la cultura hanno un ruolo prezioso che va preservato, perché lo scambio, anche umano, è alla base della nascita delle idee.”


Festeggia il cinquantesimo compleanno Vianello Insurance Broker di Ravenna che ha sempre saputo stare al passo con i tempi ed anche anticiparli, spingendosi in mercati come quello delle energie rinnovabili, delle avver-
sità atmosferiche in agricoltura, del cyber risk e dell’offshore, coprendo l’intero territorio nazionale ed internazionale. A fondare l’azienda di brokeraggio assicurativo nel 1975 è stato Roberto Vianello, fra l’altro figura di spic-
FESTEGGIA I PRIMI
50 ANNI LA SOCIETÀ
RAVENNATE NEL
SEGNO DELLA
CONTINUITÀ E DELL’INNOVAZIONE ASSICURATIVA.
co nel basket ravennate, scomparso nel marzo 2025 all’età di 76 anni. Nel luglio 2021 hanno fatto ingresso in Società Wilfrido Franceschini (Presidente) e Gianluca Russo (Consigliere) che controllano l’Azienda e, nel segno della continuità, dopo la scomparsa di Roberto Vianello, sono subentrate le due figlie, Natalia e Alessandra che già lavoravano da molti anni con il padre. “Vianello è stato un imprenditore visionario,” ricorda Franceschini, “soprattutto se si considera che, quando ha iniziato, ancora non esisteva la categoria dei broker assicurativi creata nel 1984. Ancora oggi per tanti non è chiaro chi sia il broker ovvero la figura professionale che, a differenza dell’agente che opera in qualità di intermediario di una Compagnia, collabora con l’intero mercato assicurativo e rappresenta i Clienti da cui riceve un mandato fiduciario e per cui crea coperture assicurative cucite su misura. Il nostro lavoro si è sviluppato e perfezionato nel tempo e oggi siamo in grado di aiutare la clientela nella vera e propria gestione dei rischi. Scegliere la nostra Società significa affidarsi a un consulente esperto che accompagna e indirizza le aziende verso le soluzioni assicurative più aderenti alle proprie esigenze, analizzando il mercato assicurativo nazionale e internazionale e individuando il miglior rapporto coperture, garanzie e premio. Il nostro processo di valutazione si svolge con una prima mappatura dei rischi, attraverso un assesment dell’intera azienda
LA SOCIETÀ IDENTIFICA
LE AREE DI RISCHIO E DISEGNA LA STRUTTURA
DEL PIANO ASSICURATIVO
DIVENTANDO PARTNER
DEI PROPRI CLIENTI
INSTAURANDO UN RAPPORTO FIDUCIARIO E GARANTENDO
UNA COPERTURA
ASSICURATIVA IN TUTTO IL MONDO, PROPONENDO POLIZZE INNOVATIVE.
identificando le aree di rischio e disegnando la struttura del piano assicurativo seguendo l’indirizzo definito con il cliente. Gestiamo in modo dinamico tutto il programma e gli eventuali sinistri. In questo processo, la Società diventa Partner dei propri clienti instaurando un rapporto fiduciario che prosegue lungo tutte le fasi di trasformazione e crescita aziendale, assicurando un continuo miglioramento delle condizioni tecniche ed economiche.”
Le aziende di livello medio-grande rappresentano il cuore dell’attività di Vianello che, grazie a una rete internazionale di broker, riesce a garantire una copertura assicurativa worldwide. “Siamo in grado di offrire e gestire un Programma Internazionale per i nostri Clienti in tutto il mondo garantendo l’aderenza delle coperture assicurative alle leggi dei Paesi in cui si trovano le attività delle Società estere, così da avere non solo in Italia ma anche nel mondo le coperture ottimali,” continua Franceschini, prima di ricordare che il fatturato della Società è più che raddoppiato in questi ultimi quattro anni. “Siamo riusciti a crescere così in fretta,” spiega, “lavorando molto sui processi interni e facendo squadra. E pensare che inizialmente è stato
difficile perché abbiamo dovuto gestire i sinistri dell’alluvione. La stragrande maggioranza dei nostri clienti, il 90%, era assicurata. E la cosa più bella che un cliente possa dire è che quando avevano bisogno, noi ci siamo stati.” “Vianello Insurance Broker ha inserito nelle proprie competenze anche quelle relative alle Avversità Atmosferiche in Agricoltura,” spiega Gianluca Russo, “creando una propria capacità assicurativa esclusiva nei rischi agricoli sia del tipo tradizionale (con componente catastrofale) sia del tipo ‘parametrico’ diventando un importante player del settore in Italia sia per volumi che per soluzioni innovative. Stiamo lavorando su diversi tavoli tecnici per elaborare nuovi modelli parametrici sui dati meteorologici che possono influire negativamente sulle colture. Queste tipologie di coperture, a differenza di quelle tadizionali, pagano al superamento di determinate soglie (per esempio, un mancato conferimento di merci, il terremoto di un certo grado, ecc.). Si tratta di polizze molto più veloci nel pagamento del danno e che richiedono un’attenta valutazione scientifica.” E proprio il mercato delle avversità atmosferiche in tutta Italia porterà un’ulteriore
forte crescita della Società ravennate.
Vianello Insurance Broker ha saputo inoltre entrare con grande competenza anche nel settore delle energie alternative (fotovoltaico, solare, eolico, biomasse ecc.) con un importante knowhow sulle coperture assicurative per gli impianti di cogenerazione da biometano, aprendo ex novo rapporti con compagnie specializzate nel mercato londinese e americano.
“Siamo stati tra i primi,” prosegue Franceschini, “a proporre polizze cyber risk che coprono i rischi legati ad attacchi hacker, ossia al blocco di dati in cambio di riscatto. Oggi, nell’epoca della crescente digitalizzazione delle aziende, il cyber risk è considerato più importante dell’incendio perché ha impatti spesso superiori rispetto a quelli fisici.” Guardando al futuro, la Società ravennate ha le idee chiare: “Insisteremo nello sviluppo di settori dove c’è bisogno di professionalità e di una attenta gestione dei rischi.”

Per Sergio Baroni la passione per la decorazione e il collezionismo è iniziata quando era ancora bambino. Dentro di lui un talento artistico e una grande curiosità per oggetti particolari, tutto attorno il paesaggio scarno di Fusignano, in Provincia di Ravenna, dove è nato da padre romagnolo e madre svizzera. Dopo la prima laurea in filosofia, conseguita all’Università di Bologna (la seconda la prenderà in sociologia all’Università di Urbino), inizia a insegnare ma si sa che il destino fa dei giri strani e un giorno, per strada, negli anni Settanta, viene scambiato per un modello. Un equivoco che lo porta per caso a posare per un servizio fotografico su Panorama e lo induce a intraprendere con successo una nuova strada fino ad allora neanche immaginata. Viaggia in tutto il mondo e, durante una sfilata, viene notato dallo stilista Gianni Versace di cui diventa consulente per gli eventi speciali e per gli ogget-
DA MODELLO E CONSULENTE DI GIANNI VERSACE, DA FUSIGNANO A MILANO,
SERGIO BARONI APRE
A BRERA LA GALLERIA ANTICHITÀ BARONI, PUNTO DI INCONTRO E APPRODO DELLE
SUE COLLEZIONI, TRASFORMATA POI IN SPAZIO PER MOSTRE ED EVENTI DIVENTANDO UN PUNTO DI RIFERIMENTO.
La passione si intreccia con la cultura e la conoscenza, consolidandosi in un progetto più ampio e articolato, in una visione più chiara e Sergio Baroni diventa un punto di riferimento del settore.
Perito del Tribunale di Milano, esperto d’Arte del Collegio Lombardo, collabora anche con la rivista Antiquariato di Cairo
Editore per la rubrica ‘L’esperto risponde’, oltre a essere spesso chiamato per eventi e consulenze da musei, università, case d’asta, mostre.
ti d’arte e di decorazione. Nel frattempo apre a Brera, nel cuore di Milano, sua città d’elezione, la galleria Antichità Baroni, punto di incontro e approdo delle sue collezioni, trasformata poi in spazio per mostre ed eventi.
“Non ho mai voluto collezionare quello che collezionano gli altri e non sono particolarmente interessato a un pezzo singolo ma alla relazione che esiste tra i vari oggetti,” racconta, cercando di spiegare le dinamiche e i segreti di un collezionismo eclettico da cui emerge spesso il suo legame con le origini. “Mi sento profondamente romagnolo. Amo questa terra e a Fusignano ho ancora tutti i miei amici d’infan-
zia.” Non è quindi un caso che nel tempo abbia raccolto anche molti oggetti che fanno parte della tradizione popolare, raccontando semplici gesti quotidiani e storie minime del passato che ricostruiscono visivamente il tessuto sociale di un territorio. Come gli scaldini in ceramica e le bottiglie acchiappamosche di varie epoche o le caveje, simbolo per eccellenza della Romagna, ma anche le quasi duecento targhe devozionali prevalentemente del Settecento e dell’Ottocento, spesso dedicate alla Madonna di S. Luca, la cui donazione ha dato vita a Fusignano all’unico Museo di questo genere. Ma poi il suo collezionismo vola molto alto come è successo per la mostra Fango, acqua e arte che ha riunito alle Pescherie di Lugo il genius loci romagnolo con le opere di quattro prestigiosi scultori: Tullo Golfarelli, Domenico Rambelli, Ercole Drei e Angelo Biancini. O nell’aver intuito che quel generico Musicista di violino

del Seicento, acquistato a un’asta milanese, fosse in realtà l’unico ritratto coevo esistente in Italia di Arcangelo Corelli, realizzato nel 1670 quando, a soli 17 anni, il celebre musicista di Fusignano entrò all’Accademia Musicale di Bologna. “L’ho visto sul catalogo dell’asta e ho pensato subito che assomigliasse ad Arcangelo Corelli. Infatti non mi sbagliavo.
L’ho comprato alla stessa stima di partenza perché nessuno lo voleva ma poi tutti hanno iniziato a chiamarmi per acquistarlo. L’ho quindi presentato all’Università di Urbino che ha organizzato un grande evento nell’Aula Magna del Castello e, successivamente, al Museo della Scala di Milano e all’Accademia Musicale di Bologna,” dice Sergio Baroni che, in

DIETRO A OGNI OGGETTO C’È UNA
STORIA CHE OGNI VOLTA SERGIO BARONI PERCORRE, APPROFONDISCE, RECUPERA CON ATTENZIONE E SENSIBILITÀ, RESTITUENDOLA AL PRESENTE.
collaborazione con il FAI, spera tanto di portarlo anche a Ravenna, visto che una sala del Teatro Dante Alighieri è dedicata proprio al compositore e violinista di Fusignano. Lo stretto rapporto con la città di Sergio Baroni si è riverberato anche nella consulenza al museo Byron per l’acquisto di oggetti legati al poeta inglese e che ora fanno parte dell’allestimento permanente. Lo stesso Baroni ha poi prestato al Museo un suo busto di Vincenzo Monti, opera di Pompeo
Marchesi, già esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Milano durante una mostra dedicata allo scultore neoclassico. “Anche se lontani temporalmente, esiste un’affinità elettiva tra Vincenzo Monti e Lord Byron: il primo aveva tradotto l’Iliade e Byron notoriamente era innamorato della classicità greca, tanto che è poi morto in Grecia. Tra l’altro Vincenzo Monti, pur essendo nato alle Alfonsine, ha vissuto a lungo a Fusignano,” spiega. Dietro a ogni oggetto c’è quindi
una storia che ogni volta Sergio Baroni percorre, approfondisce, recupera con attenzione e sensibilità, restituendola al presente dalla profondità del tempo, attraverso un viaggio che ha delle affinità con il mondo della psicanalisi, forse retaggio delle sue frequentazioni del cenacolo di intellettuali e psicanalisti che si riuniva all’eremo di Monte Giove. Tra questi Rossana Rossanda che ha dato il nome a Giovino, l’inseparabile gatto bianco di Sergio Baroni.





ISTITUTO
EDUCATIVO
DEI RAMPOLLI ARISTOCRATICI
RAVENNATI
DI ANDREA CASADIO FOTO MASSIMO FIORENTINI
Come ogni anno, all’inizio dell’autunno si ripete il rito di massa del ritorno dei bambini e dei ragazzi sui banchi di scuola. In una società che, almeno a parole, attribuisce all’istruzione un ruolo fondamentale, l’obbligatorietà della frequenza fino a una certa età e la strutturazione dell’offerta formativa in un sistema organico e ampiamente articolato è una realtà data per scontata. Tuttavia, essa è il frutto di un’evoluzione culturale e isti-
tuzionale maturata in Italia relativamente tardi. Fino al 1861 il mondo della scuola era frazionato in una miriade di soluzioni locali o regionali, e Ravenna non faceva eccezione. Fu in questo contesto che, per circa due secoli, visse, e talora prosperò, una delle istituzioni simbolo della Ravenna pontificia: il Collegio Alla fine del Seicento il sistema di istruzione ravennate era strutturato a un livello elementare. Esistevano (solo in città)
le Scuole pubbliche, esclusivamente maschili e non obbligatorie, che impartivano un insegnamento di base, mentre per l’istruzione superiore le famiglie notabili dovevano fare ricorso a maestri privati, al Seminario o alle lezioni impartite nelle aule delle quattro grandi abbazie. Un’altra soluzione era quella di inviare i figli in uno dei celebri collegi retti dai Gesuiti, di cui però Ravenna, nonostante il suo rango di capoluogo della Lega-



zione di Romagna, era priva. Fu così che nel 1695 il cardinale legato Francesco Barberini patrocinò l’apertura di quello che, appunto in suo onore, prese il nome di Collegio Barberini, ma che fu soprattutto noto come Collegio dei Nobili La nuova istituzione, ospitata dal 1701 nell’edificio appositamente costruito all’incrocio dell’attuale via Bixio, era riservata a ragazzi di estrazione aristocratica che all’ingresso avevano fra i 9 e i 15 anni d’età, ed era organizzata sulla base della celebre Ratio Studiorum (‘ordinamento degli studi”) elaborata dai Gesuiti, espressione di un umanesimo cristiano che prevedeva una progressione ben definita in studi inferiori (grammatica latina, umanità e retorica) e superiori (filosofia, che a sua volta comprendeva la matematica, e teologia). Il contesto era quello di un microcosmo rigidamente strutturato e sorvegliato, ispirato in sostanza al regime di vita monastico, ma non per questo separato dal mondo. Una caratteristica distintiva dei collegi gesuitici era infatti un approccio ‘globale’ all’educazione, con la quale lo studente doveva acquisire non solo una solida formazione cultu-
FONDATO NEL TARDO SEICENTO E CHIUSO NEL 1877, IN VIA NINO BIXIO, OFFRIVA UN’EDUCAZIONE DI ALTO LIVELLO INCENTRATA SU LETTERE E ARTI, FORMANDO FIGURE DI RILIEVO PER LA SOCIETÀ RAVENNATE. TRA I DOCENTI, IL MATEMATICO SANTI FABRI E I LETTERATI JACOPO LANDONI, ALESSANDRO CAPPI, FILIPPO MORDANI.
rale, ma anche le abilità sociali indispensabili al suo rango attraverso le ‘arti cavalleresche’: ballo, scherma, equitazione, teatro. Nel corso del Settecento, però, con l’imporsi della cultura illuminista, la pedagogia gesuitica cominciò a essere oggetto di contestazioni sempre più profonde. Quando infine l’ordine venne sciolto, nel 1773, il collegio ravennate fu affidato dapprima
ai Teatini, e poi a un altro ordine religioso dedito specificamente all’attività educativa, gli Scolopi. Fu con questi ultimi alla guida che, nel 1797, l’ovattata atmosfera della scuola affrontò la tempesta dell’invasione napoleonica. Affidato per qualche mese ai monaci benedettini del monastero di S. Vitale, il collegio non sopravvisse alla soppressione di quest’ultimo decretata dal governo giacobino: il 1° settembre 1798 il suo portone si chiuse per sempre, e il palazzo che ne era stato sede per un secolo venne in seguito destinato a caserma militare, utilizzo che è perdurato fino a tempi recenti. La necessità di garantire alla città un istituto di istruzione superiore non veniva però ovviamente meno. Stabilizzatosi il quadro politico del regime napoleonico, il Comune elaborò un progetto per la riapertura del Collegio: in primo luogo cambiava il luogo fisico destinato a ospitarlo, e cioè il vecchio monastero di Classe (l’attuale biblioteca Classense), sede in cui furono accentrate tutte le istituzioni culturali cittadine; ma soprattutto ne mutava il carattere sociale e didattico, con l’apertura anche alla borghesia benestante e con la moderniz-

zazione del piano di studi. Aperto nel 1805, quattro anni dopo il nuovo collegio ottenne l’agognato riconoscimento come Liceo Convitto statale, con il relativo adeguamento delle materie di insegnamento. Di conseguenza, mentre le scuole inferiori, riservate ai convittori, mantenevano il vecchio ordinamento di impronta gesuitica, quelle superiori, aperte anche alla frequenza di alunni esterni, si aggiornavano in un articolato panorama di discipline umanistiche, scientifiche, giuridiche e artistiche. In realtà, nonostante le aspettative della cittadinanza la vita del Liceo fu molto stentata, e assai limitato l’afflusso di studenti. Fu con la Restaurazione del 1815 che l’istituto, ora tornato a chiamarsi Collegio, conobbe il suo periodo migliore. Uno dei motivi fu proprio il fatto che appunto il cambio di nome fu l’unico formale tributo
al clima del momento, mentre nella sostanza la scuola mantenne l’impianto moderno del liceo napoleonico. L’altra chiave del successo fu l’azione di due personalità che seppero reggerne il timone con grande abilità, e cioè il sacerdote russiano Pellegrino Farini (seguace della scuola letteraria del ‘purismo’, che fu rettore per un quindicennio, e il vecchio notabile Federico Rasponi, che guidò con efficienza la commissione incaricata della gestione amministrativa. Il risultato fu che tra il 1815 e il 1830 il Collegio allargò la sua fama ben oltre la Romagna, attraendo un gran numero di convittori anche da Ferrara, dalle Marche, dalla stessa Bologna. Per Ravenna, al contempo, fu la fucina da cui passarono, come studenti, pressoché tutti i notabili della città ottocentesca, e che fra gli insegnanti e i dirigenti annoverò molti degli intellettuali più im-
FU CON LA RESTAURAZIONE CHE L’ISTITUTO CONOBBE IL SUO PERIODO
MIGLIORE: TRA IL 1815 E IL 1830 IL COLLEGIO ALLARGÒ LA SUA FAMA BEN OLTRE LA ROMAGNA, ATTRAENDO UN GRAN NUMERO DI CONVITTORI ANCHE DA FERRARA, DALLE MARCHE, DALLA STESSA BOLOGNA.
portanti di quel secolo, come il matematico Santi Fabri e i letterati Jacopo Landoni, Alessandro Cappi, Filippo Mordani
Tutto questo, però, non impedì che col tempo anche il Collegio cadesse nella spirale di decadenza culturale che investì in maniera sempre più marcata lo Stato Pontificio. Quando, nel 1859, Ravenna passò sotto la sovranità sabauda, la scuola cercò di adattarsi ai tempi nuovi adottando il piano di studi dei licei classici. Un percorso non privo di difficoltà, che comunque aprì per il nuovo liceo ‘Dante Alighieri’ quella che, come si dice sempre in questi casi, sarebbe stata ‘un’altra storia’. Per quanto riguarda il convitto, nessuna voce si alzò a protestare quando, il 7 settembre 1877, il Consiglio comunale decise infine di chiuderlo, archiviandolo come il retaggio di un’epoca che si voleva finita per sempre.




Il progetto immobiliare di Via Mingaiola, realizzato da Nuovostudio, è molto più di un complesso di ville e appartamenti residenziali: è un investimento nel tuo futuro, un’opportunità per vivere in un ambiente esclusivo e sostenibile nel cuore di una città ricca di storia e cultura. Immersa in un contesto urbano vivace e ben servito, questo borgo contemporaneo offre un’atmosfera elegante che abbraccia sicurezza e comfort. Le 17 unità abitative, distribuite in un design contemporaneo di classe energetica A e superiore, sono state concepite per soddisfare i desideri di una clientela esigente, alla ricerca di spazi luminosi, finiture di pregio e un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale.
Il complesso è stato inserito dal quotidiano immobiliare “Focus” tra i 40 progetti più importanti d’Italia nel 2024.



In PROJECT ONE STUDIO, ispirazione e progettazione si uniscono in una visione condivisa, plasmando spazi che raccontano una storia. La grammatica architettonica si intreccia armoniosamente con le esigenze del committente, dando forma a linee eleganti e spazi innovativi. È questa la missione che guida l’operato della società presieduta dall’ingegnere Fabio Bartolini, dall’architetto Emanuele Pasini e dall’ingegnere Gianmarco Pasini Frutto di un importante processo di rebranding, Project One Studio rappresenta l’evoluzione dello storico studio tecnico Galassi Giannessi Pasini, attivo dal 1981 e da sempre punto di riferimento a Cesena. La nuova identità, presentata ufficialmente nel 2022, restituisce una prospetti-
va contemporanea più forte, riconoscibile eppure discreta, capace di lasciare un segno senza cercare protagonismi. “Il nostro approccio stilistico è flessibile, mai confinato a un solo linguaggio,” afferma l’ingegner Fabio Bartolini. “La nostra forza risiede nella capacità di adattarci con efficacia alle esigenze del cliente, grazie a un approccio integrato che coniuga sostenibilità ambientale ed economica. Siamo progettisti poliedrici, aperti alla sperimentazione e in continua evoluzione.”
Lo studio si distingue per la qualità estetica e funzionale dei suoi progetti, curati in ogni dettaglio: dalla fattibilità tecnica alla resa visiva, dalla distribuzione degli spazi alla funzionalità.


Ogni soluzione nasce da un ascolto attento e si sviluppa con il supporto delle più avanzate tecnologie digitali: i clienti possono seguire l’evoluzione del progetto in tempo reale, grazie a modelli render personalizzati e immersivi. Particolare attenzione è riservata alla progettazione bio ed eco-sostenibile, con l’adozione di strategie che garantiscono il minimo impatto ambientale e la massima ottimizzazione economica. Tra i clienti dello studio figurano realtà di rilievo come Technogym, Wellness Foundation, BCC Riviera Banca, Hilti Group, Casa di Cura San Lorenzino, Mareco Luce, SAC Petroli, SAC Energy, CMC Lamiere, CILS Onlus, Villa Monti Banks, Poliambulatorio A-Medic, Centro Medico San Mauro e Automa Group.

Il nucleo fondatore di Project One Studio si è formato già ai tempi accademici, consolidandosi attraverso le prime esperienze condivise nello studio originario, poi oggetto di un’importante trasformazione. “Abbiamo background differenti e complementari,” spiega l’ingegner Gianmarco Pasini, “frutto di percorsi universitari di alto livello, svolti presso poli di eccellenza e arricchiti da master e specializzazioni che oggi costituiscono il nostro valore aggiunto.” Lo studio guarda al futuro come a un laboratorio aperto e in costante trasformazione, pronto a esplorare nuove frontiere progettuali.

“Vogliamo metterci continuamente in discussione,” afferma l’architetto Emanuele Pasini, “sperimentare forme, materiali e linguaggi per anticipare i bisogni di domani. Per noi, l’architettura è un dialogo vivo tra innovazione, sostenibilità e identità del luogo Siamo ossessionati dalla ricerca della perfezione: non ci accontentiamo della prima idea, ma rifiniamo ogni scelta con rigore e passione. Il nostro compito è dare forma al potenziale degli spazi, generando architetture che ispirano e trasformano. Ogni progetto è un’occasione per plasmare il futuro.”




“DA OLTRE VENT’ANNI AMIAMO RACCONTARE STORIE D’AMORE... CI PIACEREBBE RACCONTARE ANCHE LA VOSTRA!”







Nacque tutto in una serata a Villa Capra. In quell’edificio storico alle porte di Ravenna un gruppo di ragazze, giocatrici di pallacanestro, decise che era giunto il momento di colmare quel lungo vuoto lasciato nel panorama cestistico femminile cittadino dalla gloriosa Vis Basket Ravenna presieduta dal presidentissimo Francesco Dari, che nella stagione 1996/97 trasferì a Cervia il titolo sportivo della A2. Quella sera del 2012, sotto la regia di Alberto Maioli, primo e unico presidente finora, fu fondato il Capra Team Ravenna. “Una denominazione che nasce dal luogo in cui il club è stato fondato,” spiega il direttore sportivo Gianpaolo D’Alessandro, al secondo anno nei ranghi del club bizantino ma già pieno conoscitore della storia del club, “ma che deriva anche da altre due ragioni: la capra è un animale tenace e testardo ma anche umile, caratteristiche che hanno scandito il percorso delle ragazze che, scherzando tra loro, quando qualcuna sbagliava un esercizio veniva bonariamente presa in giro dalle compagne con un ‘sei una capra’. E ogni anno, a fine stagione, si torna lì, dove tutto è cominciato, per festeggiare e per

rimarcare il legame di amicizia, fratellanza e l’unione tra le ragazze.” Questa estate il ritrovo a Villa Capra ha avuto un sapore del tutto speciale: sulle tavolate di sempre è stata celebrata la storica promozione in serie B Riavvolgendo il nastro. Il primo campionato di serie C viene disputato nel 2015/16: c’è solo
una squadra Senior. Nel 2018 il club avvia il minibasket, successivamente arrivano l’Under 14 e l’Under 17 e da questa annata anche le Under 13, 15 e 19 per un totale complessivo di circa 150 tesserate. In questa stagione la prima squadra raddoppia, nel senso che un gruppo di Senior partecipa al campionato del
“PER NOI È UN CAMPIONATO TUTTO DA SCOPRIRE,” AFFERMA IL DIRETTORE SPORTIVO GIANPAOLO D’ALESSANDRO. “IL NOSTRO FIORE ALL’OCCHIELLO È IL MINIBASKET DOVE COPRIAMO TUTTE LE CATEGORIE: LIBELLULE, GAZZELLE SMALL E BIG ED ESORDIENTI.”
Csi gestito in collaborazione dai comitati di Forlì e Bologna. “Il nostro fiore all’occhiello è il minibasket, dove copriamo tutte le categorie: libellule, gazzelle small e big ed esordienti,” ricorda D’Alessandro. Qui c’è un nuovo responsabile Andrea Serri. In questo percorso di crescita, “di cui siamo tutti orgogliosi e felici, così come ci rende orgogliosi il fatto di essere l’unica realtà della Provincia ad avere un settore giovanile dedicato interamente alla pallacanestro femminile,” proprio in coincidenza con il decimo anno di attività, è arrivata nella scorsa stagione la promozione in B, campionato diviso in gironi territoriali che mette in palio in tutta Italia due posti per la A2. Il debutto è avvenuto il 3 ottobre in casa, alla palestra Don Minzoni. “Per noi è un campionato tutto da scoprire e da conoscere,” ammette il direttore sportivo, “e nell’allestimento del roster abbiamo cercato di portare esperienza e conoscenza della B senza snaturare l’assetto principale della squadra.”
Accanto a sei ragazze confermate sono arrivate cinque nuove giocatrici e l’organico è completato da alcune giovani del vivaio. Da Cesena sono arrivate il centro Maria Cristina Currà, diversi titoli giovanili vinti alle spalle, e l’ala Veronica Andrenacci, dal Castel San Pietro proviene Jomanda Rosier, capace di sparigliare le carte, dal Forlì, ma con un passato a Russi, è stata ingaggiata la play Federica Montanari, mentre dopo l’esperienza a Faenza è approdata a Ravenna la guardia Silvia Bernabè. Nel gruppo delle confermate c’è una delle fondatrici del team Carlotta Maioli, il centro Alessandra Rossi, la play e capitana Manuela Calabrese, giunta al settimo anno di militanza nel
Capra Team Ravenna, il centro Alice Pieraccini e l’ala Francesca Sampieri. Nuovo è anche il coach, Tommaso Luppi, che a Ravenna ricordano per essere stato nel 2019/20 assistente di coach Cancellieri nel Basket Orasì. Con lui lavora il resto dello staff tecnico tutto confermato: dalla vice allenatrice Sara Semprini all’assistente Sara Bello fino al preparatore atletico Matteo Montigiani. Luppi ha preso il posto di Fabio Lisoni, il condottiero della promozione, che in questa annata riveste il ruolo di direttore tecnico.
“Anche il coach dovrà essere il nostro valore aggiunto,” spiega D’Alessandro, “è un tecnico giovane ma ha vissuto annate da professionista. La persona giusta
per alimentare e dare ulteriore linfa al nostro progetto.” Che non vuole certo fermarsi alla B. “Questo campionato subirà una riforma e già dalla prossima stagione diventerà interregionale,” evidenzia il direttore sportivo, “e questo porterà a un innalzamento del livello e della competitività delle formazioni. Per quest’anno puntiamo alla salvezza, a toglierci qualche soddisfazione e ad aggiungere un altro tassello alla nostra crescita e consolidamento. Pensiamo, senza presunzione, di poter stare in questa categoria. Poi, come è avvenuto per la C, contiamo di poterci stabilizzare anche in B. Nessun sogno è impossibile, è solo un sogno che proveremo a realizzare.”





FESTEGGIA 70 ANNI
L’ATTIVITÀ APERTA
DA ALDO E ALBA
TINA PARDINI, CHE FA
PIZZE AL TEGAMINO, ATTUALMENTE
GESTITA DALLE FIGLIE
CINZIA E BRUNA.
Ha festeggiato i 70 anni la pizzeria Alfio New di via Romea 150/R a Ravenna, il cui fiore all’occhiello è da sempre la pizza al tegamino fatta seguendo un’antica ricetta gelosamente custodita, e proposta in oltre 65 varianti per venire incontro ai gusti di tutti. Rispetto della tradizione, ricerca di ingredienti di qualità, unitamente a passione ed entusiasmo.
Questo è lo spirito con cui le sorelle Bruna e Cinzia Pardini portano avanti l’attività di famiglia che inizialmente ha visto protagonisti i genitori Aldo e Alba Tina. Il padre cominciò aprendo una pizzeria in via Salara che si chiamava ‘La Castagnaza’, in cui coinvolse anche il fratello. Poi i due, pur restando nello stesso settore, presero due strade diverse. Aldo aprì con la moglie una pizzeria nel vicolo dietro alle
poste, nel cuore di Ravenna e in seguito, visto il successo, anche a Marina di Ravenna e a Lido Adriano dove c’era anche un ristorante. “Abbiamo sempre lavorato con la mamma sin da ragazzine,” ricordano Cinzia e Bruna. “Dopo aver fatto esperienza in altri ambiti, ci siamo ‘arrese’ al richiamo della famiglia, attaccandoci sempre di più a questa attività. Negli ultimi 15 anni, siamo state insieme a nostra madre che però faceva fare tutto a noi. Abbiamo un bel rapporto con la nostra clientela, in gran parte affezionata, dai genitori ai figli e poi ai nipoti. Non c’è miglior complimento di quello dei bambini felici quando ci lasciano scritto: ‘La pizza più buona del mondo’. La pizza piace a tutti e la si mangia almeno una volta a settimana in famiglia o con amici.” Per chi fa pizza da sette decenni è stata anche l’occasione di vedere qualche cambiamento nei gusti delle persone. “Oggi in molti ci chiedono la pizza con le patatine,” affermano Cinzia e Bruna, “e noi li accontentiamo. Restiamo umili e ci adattiamo alle varie esigenze. Motivo per
cui siamo in grado di soddisfare ogni desiderio, basta chiedere. A chi invece assaggia per la prima volta la nostra pizza al tegamino suggeriamo la margherita con grana e pepe.”
Su un punto però le titolari di Alfio New proprio non transigono: la qualità dei prodotti. La pizza è fatta di pochi ingredienti, infatti, e il sapore non sarebbe più lo stesso cambiandoli. La grande sfida è conservare i fornitori di sempre, per esempio per la mozzarella, il pomodoro o la farina, e quando non è più possibile trovarne di nuovi dello stesso livello. “La ricetta che utilizziamo è sempre la stessa,” assicurano, “solo la cottura è cambiata leggermente tenendo conto del fatto che dentro la scatola la pizza si ammorbidisce un po’.” Per celebrare il settantesimo compleanno, lo scorso 29 settembre, Alfio New ha organizzato una serata musicale. “Una bella emozione,” concludono. “Per tre ore abbiamo ballato, sfornato pizze e tagliato la torta, ringraziando i clienti e i nostri genitori che non ci sono più.”


Sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso nel panorama artistico della Romagna ravennate, e in particolare della Bassa, sta avvenendo un cambio generazionale. Col pensionamento degli artisti storici, molti dei quali insegnanti negli Istituti d’Arte, si chiude una stagione e avanza una nuova generazione di giovani. In modi diversi si impegnano nel rinnovamento dell’arte locale con soluzioni ed esiti diversificati. Qualcuno in aperta rottura con la tradizione, altri con atteggiamenti più moderati. Luca Rotondi, originario di Russi dove è nato nel 1970, cerca una sua strada che gli consenta di esprimere come vede e sente il mondo reale. All’Accademia di Belle Arti di Ravenna ha incontrato un insegnante che sarà determinante per la sua formazione e le sue scelte successive. È Umberto Folli, per il quale non si poteva prescindere dalla consapevolezza della distinzione tra l’essere artista e l’essere dilettante, tra impegno nella ricerca e occasione, e che nella pratica artistica si dovesse tendere all’essenziale evitando il superfluo. Ricorda che esprimeva questi concetti con un’espressione in dialetto che diceva tutto: “Quati ciàcar!”
Consapevole della propria predisposizione naturale decide di approfondire, tra le forme espressive, il disegno per la rappresentazione del reale. Operando su carta con matite colorate, sia secche che morbide e grasse, ottiene effetti visivi all’apparenza opachi, tanto che sono le ombre nel gioco tra i chiari e gli scuri
con i rari tocchi di luce a rendere indirettamente la luminosità delle immagini che assumono una consistenza palpabile, quasi ovattata. Luca Rotondi non si è allontanato dalla figurazione della tradizione della pittura in Romagna e ha esplorato i generi consolidati del paesaggio, natura morta e ritratto dando-


ne un’interpretazione personale e innovativa. Dice infatti: “Dopo aver lavorato per diversi anni con il paesaggio e la natura morta, sono tornato a cimentarmi con la figura umana, e nello specifico con il volto umano, un campo di battaglia tanto stimolante quanto insidioso. Quando si ritorna su di un soggetto familiare ma non più frequentato da tempo si ha la stessa sensazione di quando si torna casa dopo un lungo viaggio e si rivedono le cose con occhi nuovi e diversa consapevolezza. Cambia qualcosa nell’approccio che dà nuova linfa vitale al nostro agire e rinnova un modo di lavorare che in fondo è sempre lo stesso. Nel mio caso,” aggiunge, “sempre di disegno si tratta, a volte dal tratto morbido altre volte dal segno più aspro e descrittivo, più grafico direi, ma con la costante coscienza che la misura dei nostri progressi è data dalle sfide formali che ci poniamo.”
E guardando al futuro aggiunge: “Questo è ciò che mi spinge a migliorarmi, guardando ai grandi artisti, ricordando quelli più bravi dai tempi della scuola e cercando di onorare quegli studi artistici che nessuno mi ha impedito di fare e che oggi nel mio piccolo, mi fanno sentire
NELLE SUE OPERE NON SI È ALLONTANATO
DALLA FIGURAZIONE DELLA TRADIZIONE DELLA PITTURA IN ROMAGNA E HA ESPLORATO I GENERI CONSOLIDATI DEL PAESAGGIO, NATURA MORTA E RITRATTO.
tremendamente fortunato.” La sua resta un’arte intimistica, silenziosa, sommessa, non gridata, che induce a interrogarsi su cosa ci sia al di là delle apparenze naturalistiche, per comprendere il senso autentico delle composizioni, indipendentemente dal compiacimento estetico.























































































































