FABRIZIO GALAVOTTI
n.3 2023 www.inmagazine.it ravenna
IN LIBERTĂ
SAN VITALE
SUCCI VISIONI DIGITALI
LâEROE DELLâALLUVIONE CAVALLI
PINETA
MATTEO
Per questo numero estivo di Ravenna IN Magazine, la copertina è di Fabrizio Galavotti, il presidente di Cab Terra, lâuomo che probabilmente ha salvato il centro storico di Ravenna dallâalluvione. Si fa cenno a questa tragedia anche nel racconto della celebre diversione dei Fiumi Uniti e in quello dellâartista Laura Medici che, come altri, ha avuto danni nel suo studio di Lugo. Spazio poi ad alcune eccellenze del territorio con la storia della nascita dellâallevamento di cavalli nella pineta di San Vitale, voluto da Sante Cuffiani, e dei giovani talenti di calcio, vicecampioni del mondo Under 20. Si va poi alla scoperta di tante novitĂ : il nuovo atelier dello stilista Mr Beto, le opere digitali di Matteo Succi, i prodotti sostenibili del mercato cooperativo Stadera, il gelato al gusto âSelenâ inventato da Jessica Galletti e Luce Caponegro. Buona lettura!
Edizioni IN Magazine s.r.l.
Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 ForlĂŹ | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it
Anno XXII N. 3
luglio/agosto/settembre
Reg. di Tribunale di ForlĂŹ il 16/01/2002 n.1
Direttore Responsabile: Andrea Masotti
Redazione centrale: Clarissa Costa
Coordinamento di redazione: Roberta Bezzi
Artwork e impaginazione: Francesca Fantini
Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga
Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN)
Chiuso per la stampa il 18/07/2023
Collaboratori: Alessandra Albarello, Chiara Bissi, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Massimo Montanari, Serena Onofri, Aldo Savini.
Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Ufficio stampa FIGC.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con lâautorizzazione dellâeditore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi piĂš ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
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EDITORIALE
DI ANDREA MASOTTI
30 08 PROFILI FABRIZIO GALAVOTTI 06 45 24
NATURA CAVALLI IN LIBERTĂ
FASHION LO STILE DI MR BETO
CREAZIONI VISIONI DIGITALI 30 TERRITORIO IL CORSO DELLA STORIA 36 COOPERATIVA LA SPESA SI FA ETICA 40 SPORT TALENTI DI CASA 45 ARTE LAURA MEDICI
FOOD GUSTO SELEN 04 PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA
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PILLOLE
IL POST TORNA CON IL SUO TALK
FAENZA | Il Talk de Il Post torna anche questâanno a Faenza dal 22 al 24 settembre: tre giorni di incontri per ragionare e capire meglio le cose del presente, quello che succede nel mondo. Allâiniziativa del giornale online Il Post, diretto da Luca Sofri, sono attesi ospiti prestigiosi fra cui il giornalista e scrittore Roberto Saviano, la sociolinguista Vera Gheno con un incontro a partire dal suo podcast Amare parole, il giornalista Marino Sinibaldi con Timbuctu e la presentazione dellâultimo numero della rivista Sotto il vulcano, con Valeria Parrella.Tanti anche gli scrittori: i premi Strega Francesco Piccolo e Niccolò Ammaniti, Elena Stancanelli, Paolo Nori e Antonio Manzini che festeggia i dieci anni del suo personaggio Rocco Schiavone.
FESTIVAL AMMUTINAMENTI
RAVENNA | Dallâ8 al 16 settembre, ritorna Ammutinamenti - Festival di danza urbana e dâautore che festeggia i sui 25 anni continuando ad affermarsi come spazio della sperimentazione e dellâinnovazione dei linguaggi scenici contemporanei della danza, nonchĂŠ come strumento di rigenerazione e riscoperta di luoghi di Ravenna, in particolare della Darsena. Anche questâanno il Festival accoglierĂ la parte piĂš giovane e innovativa delle arti performative e della danza contemporanea, spaziando tra videoarte, performing art, danza e arte visiva. TornerĂ anche la sezione âSguardi e pratiche intorno alla danza dâautoreâ, al suo terzo anno: un calendario trasversale alla programmazione composto da laboratori gratuiti legati al gesto e al movimento, dedicati alla comunitĂ del territorio.
IL RITORNO DELLE DISCO
MILANO MARITTIMA | Lâestate è sinonimo di divertimento e di vita notturna. Finalmente una buona notizia per Milano Marittima e per gli amanti del ballo e del âtirar tardiâ, con la riapertura delle storiche discoteche Vip Pineta e del Woodpecker. La prima si chiama ora JPineta ed è entrata nella galassia del noto gruppo di imprenditori con ventennale esperienza al Just Cavalli di Milano, ora ribattezzato Just Me, che negli ultimi anni ha sviluppato il suo brand anche nei luoghi piĂš noti dâItalia, tra cui Porto Cervo e La Versilia. La seconda, nota per la sua iconica cupola a 23 spicchi, aveva vissuto unâepoca gloriosa alla fine degli anni Sessanta, e ora punta a diventare un nuovo Hub di riferimento per il mondo dei Club.
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PILLOLE
LA CRESCITA DI FOCACCIA GROUP
CERVIA | Focaccia Group aggiunge un nuovo capitolo al suo percorso di crescita e consolidamento, acquisendo lo stabilimento di NTC - Nuova Carrozzeria Torinese, ex fabbrica Lancia e Abarth. Per lâazienda di Cervia, attiva nel settore automotive da 70 anni e leader nel comparto degli allestimenti per veicoli accessibili, delle Forze dellâordine e mezzi speciali, si tratta di una precisa scelta strategica verso lâobiettivo della crescita continua. âAbbiamo investito molto in ricerca e sviluppo. La nostra ambizione,â afferma il presidente del gruppo, Riccardo Focaccia,âè di diventare un punto di riferimento a 360 gradi del mercato in cui operiamo da quando mio padre Licio trasferĂŹ, negli anni Sessanta a Cervia, lâattivitĂ fondata da mio nonno.â
ADDIO A WALTER DELLA MONICA
RAVENNA | Un lutto per il mondo della cultura. AllâetĂ di 96 anni, è scomparso di recente Walter Della Monica, che ha portato avanti con successo tante imprese culturali. Iniziò con il Trebbo Poetico, nato dalla sua passione per la poesia e lâamicizia con lâattore Toni Comello; un modo di sensibilizzare il pubblico comune ai poeti del Novecento. Poi si inventò il Centro Relazioni Culturali che, negli anni, ha portato a Ravenna i piĂš grandi scrittori italiani, e ancora il Premio Guidarello per il giornalismo dâautore. Forse lâimpresa che lo ha visto piĂš coinvolto è stata dedicata a Dante: prima la lettura integrale della Divina Commedia, protagonista Vittorio Sermonti, nella Basilica di San Francesco, infine La Divina Commedia nel Mondo con traduttori provenienti da tutti i continenti. (ADL)
CARO-MUTUI:
LA PROPOSTA DI PATUELLI
RAVENNA | âAllungare i mutui a chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe.â Queste le parole del ravennate Antonio Patuelli, presidente dellâAbi, allâassemblea annuale dellâassociazione bancaria italiana, per ribadire lâimportanza di un cambio delle regole per venire incontro alle famiglie in difficoltĂ . Il rialzo dei tassi della Banca Centrale Europea nellâultimo anno, infatti, ha fatto lievitare le rate dei mutui variabili. Patuelli ha inoltre ricordato che la lotta allâinflazione non può dipendere esclusivamente dalle politiche monetarie: âOccorrono strategie rigorose contro ogni evasione fiscale, per la riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil e in cifra assoluta, e contro la spirale di crescita dei prezzi.â
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FABRIZIO
IL PRESIDENTE DI CAB TERRA Ă LâEROE RAVENNATE
Mai si sarebbe aspettato Fabrizio Galavotti, presidente di Cab Terra, di conquistare improvvisamente la ribalta nazionale come âeroe dellâalluvioneâ. Una definizione che in realtĂ lo infastidisce piĂš che inorgoglisce perchĂŠ è convinto che, nei suoi panni, tutti avrebbero preso la sua stessa decisione, in quanto doverosa moralmente. Ă bello pensarla cosĂŹ anche se qualche dubbio è lecito. La decisione fatidica? Dire sĂŹ, in meno di 5 minuti e senza condizioni, allâallagamento di 200 ettari di terreno, in grado di rendere 2.500 euro allâettaro, con una perdita netta di 500.000 euro di introiti, per salvare Ravenna. Lo ha fatto restando fedele allo spirito di quei ravennati che 140 anni fa hanno creato la prima Cooperativa braccianti dâItalia. Nel rispetto dei principi di mutualitĂ , solidarietĂ e lavoro che sono ancora alla base della cooperativa che presiede e di tante altre. Galavotti, cominciando dallâattualitĂ : comâè oggi la situazione di Cab Terra?
âCome ce lâaspettavamo. Ora che non câè piĂš
la coltre dâacqua, stiamo valutando la portata dei danni e non è facile. Le colture nei campi dove lâacqua ha coperto le piante sono compromesse. Forse sarĂ possibile salvare il 2030% di quelle colture dove lâacqua è arrivata a coprire solo parzialmente. Nel complesso, abbiamo avuto 600 ettari di terreno alluvionati, con mancati ricavi per circa 1,5 milioni a cui si aggiungono le spese di 300-400.000 euro per i ripristini delle reti di scolo e dei terreni.â
Per questâanno, ormai, è andata cosĂŹ. Cosa si prospetta per il prossimo futuro? State effettuando degli studi ad hoc?
âIn realtĂ non sappiamo ancora cosa accadrĂ ai terreni nei prossimi anni, se saranno in grado di rendere al 50-70%. Le due alluvioni di maggio sono state eccezionali, per cui non abbiamo unâesperienza pregressa a cui fare riferimento. Negli ultimi anni, qualche alluvione di entitĂ minore câera giĂ stata ma in genere nei mesi di gennaio e febbraio, mai a un mese dalla raccolta. Abbiamo contatta-
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PROFILI
DELLâALLUVIONE GALAVOTTI
DI ROBERTA BEZZI FOTO MASSIMO FIORENTINI
to un professore universitario di Parma, un fine conoscitore del terreno e di tutte le sue caratteristiche che era giĂ stato interpellato tempo fa nel Polesine, e ci ha consigliato di fare qualche lavoro. Cerchiamo di essere fiduciosi.â
Cab Terra, con i suoi 140 anni appena festeggiati, è la cooperativa agricola piĂš vecchia della storia. Eppure qualcosa di simile non si era mai visto primaâŚ
âSiamo nati nel 1883 su terreni paludosi che sono stati bonificati. La terra, in questo lembo di Romagna, era cosĂŹ per natura e i braccianti che avevano bisogno di lavorare si sono dati da fare, andando persino a Ostia a
Ă STATO LUI A DIRE SĂ, IN MENO DI 5 MINUTI E SENZA CONDIZIONI, ALLâALLAGAMENTO DI 200 ETTARI DI TERRENO PER SALVARE RAVENNA. âNON CâERA PIĂ TEMPO DA PERDERE. ERA LA COSA GIUSTA DA FARE, CERTI DELLA SOLIDARIETĂ DEI SOCI.â
bonificare lâAgro Pontino. Nei giorni dellâalluvione sembrava di essere tornati indietro nel tempo. Ricordo unâaltra alluvione il 6 febbraio 2016 ma in quel caso lâacqua se ne andò via in breve tempo. Nel maggio scorso siamo rimasti inondati per venti giorni a causa dellâesondazione di ben 20 fiumi. Una situazione completamente diversa.â
La seconda alluvione è iniziata il 16 maggio. Come avete vissuto quelle prima drammatiche giornate?
âLa situazione peggiorava di ora in ora: in due giorni sono stati sommersi naturalmente 400 ettari di terreno, in varie localitĂ , con produzioni di cereali (grano), barbabietole da seme, erba medica, ravanelli e coriandolo. La sera del 18 maggio la criticitĂ maggiore si è sviluppata a ovest della cittĂ , a Fornace Zarattini, mentre poche ore dopo a suscitare apprensione è stata la zona Bassette a nord, a causa della pressione dello scolo Canala. Ricordiamo tutti quella notte con grande apprensione.â
Poi alle ore 14 del 19 maggio è arrivata la fatidica telefonata di Cicchetti del Consorzio di Bonifica, seduto al tavolo con il prefetto, che le ha chiesto di poter tagliare lâargine e scaricare lâacqua nei vostri terreni⌠âSĂŹ, ormai non câera piĂš tempo da perdere. La Canala stava crescendo a vista dâocchio, con il rischio che lâacqua andasse a intaccare i quadri delle pompe elettriche delle idrovore, il che sarebbe stato una tragedia. Non ci è stata data una scadenza per decidere, ma era chiara lâurgenza. Accanto a me avevo il direttore e il vicepresidente. Abbiamo detto sĂŹ subito semplicemente perchĂŠ era la cosa giusta da fare, e poi abbiamo informato il consiglio dâamministrazione, certi della solidarietĂ dei soci.â
E cosĂŹ altri 200 ettari di coltivazioni di cereali, barbabietole da zucchero, mais, coriandolo, sono andati sottâacqua. Tornando indietro lo rifarebbe?
âCertamente. Sono certo che senza quella decisione sarebbe andata peggio, lâacqua poteva raggiungere il centro storico⌠Non
10 PROFILI
âSPERIAMO
RIPETA LâESEMPIO VIRTUOSO DELLâEMILIA
DOVE SI Ă RICOSTRUITO
TUTTO A CINQUE ANNI
DAL TERREMOTO.
NOI SIAMO PRONTI, ABBIAMO SOLO
BISOGNO DI AIUTI CHE
POI DAREMO INDIETRO
CON GLI INTERESSI.â
è stata una decisione facile da prendere perchĂŠ i terreni non sono i miei ovviamente, ma delle cooperative che però sono nate al servizio del bene comune, a scopo mutualistico, come ricordato anche allâarticolo 1 del nostro statuto.â
Dopo la nomina del generale Figliuolo come commissario straordinario, avete ricevuto notizie su ristori?
âNon ancora. Speriamo di poterli avere insieme alle altre 5.000 aziende agricole del territorio in ginocchio. Purtroppo si è giĂ perso molto tempo e, per risollevarci, servono risposte chiare e veloci. Noi abbiamo le spalle larghe ma alcune piccole realtĂ rischiano di chiudere. Se non si rimette in sesto la Romagna è un danno per tutto il Paese, per la qualitĂ e la capacitĂ dei nostri agricoltori.â
Le sue parole trasudano un certo cauto ottimismo.
âDopo quello che è successo, se vogliamo farcela, dobbiamo per forza esserlo. Lâagricoltura romagnola non può essere lasciata indietro.
Speriamo che si ripeta lâesempio virtuoso dellâEmilia dove si è ricostruito tutto a cinque anni dal terremoto. Noi siamo pronti a fare il miracolo, abbiamo solo bisogno di aiuti che poi daremo indietro con gli interessi visto che siamo tra le regioni che trainano lâeconomia italiana.â
Quando si pensa a Cab Terra, anche se non tutti lo sanno, la mente va subito anche al Teatro Socjale di Piangipane, un luogo simbolo dei valori della cooperazioneâŚ
âSĂŹ, la struttura ha una storia straordinaria, perchĂŠ è stata costruita nel 1920 grazie ai sacrifici dei braccianti che sognavano di avere un luogo di svago per la sera, dopo il lavoro. La proprietà è nostra ma abbiamo dato il comodato gratuito alla Fondazione Teatro Socjale che si occupa della programmazione di eventi di vario genere sempre molto apprezzati. Altri forse avrebbero costruito appartamenti al posto del teatro, noi abbiamo deciso di mantenere la vocazione di questo bellissimo luogo di cultura.â
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SOTTO E NELLE PAGINE PRECEDENTI, FABRIZIO GALAVOTTI. IN BASSO A DESTRA, IL MOMENTO DI ROTTURA DELLâARGINE LO SCORSO 19 MAGGIO.
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CAVALLI
SANTE CUFFIANI E LA STORIA DELLâALLEVAMENTO NELLA PINETA SAN VITALE
IN LIBERTĂ
Chi ama la pineta San Vitale lo sa, chi lâattraversa per sport in bicicletta o a piedi li ha visti piĂš e piĂš volte. Le cronache storiche ne parlano da secoli, ma lâincontro con i cavalli oggi allevati in libertĂ dai soci di Saires - SocietĂ allevatori razze equine italiane sella, è unâemozione senza pari. In una radura, lungo un sentiero, si possono incontrare esemplari allo stato brado dal manto lucente, occhi vivaci, in salute, in tutto poco meno di 30 cavalli in gruppi composti da femmine con puledri. Si nutrono delle erbe dei prati, si riparano nel fitto della vegetazione, vivono in perfetta simbiosi con lâambiente naturale, con le stagioni e ricevono di frequente la visita di Sante Cuffiani, personaggio simbolo della rinascita dellâallevamento in pineta. Socio fondatore Saires, tecnico Fise - Federazione italiana sport equestre di 2° livello, guida Ante - Associazione nazionale turismo equestre, storico cavaliere, allevatore per passione, con un passato da marinaio, da musicista, da edicolante, a 87 anni Sante ri-
corda la nascita del progetto, lucida memoria degli allevatori ravennati. Insieme ad altri è infatti lâispiratore della ripresa dellâallevamento dei cavalli in libertĂ
Le cronache riportano la loro presenza giĂ nel 1400, ma câè da credere che fossero presenti anche prima, allevati dalle abbazie cittadine, in primis quella di San Vitale. La pineta voluta dai romani per lungo tempo sfamò gli abitanti della zona che conservarono per secoli il diritto di legnatico e di raccolta delle pigne e dei prodotti del sottobosco, funghi e asparagi. Si narra di 500 cavalli turchi importati da monaci missionari nel Cinquecento. Nel 1774 il naturalista Francesco Ginanni, nel suo studio Istoria civile e naturale delle pinete ravennati, scrisse che si estendevano ininterrottamente per 7.500 ettari dal fiume Lamone fino a Cervia. Oggi la superficie si è ridotta e la sola pineta San Vitale è un bosco di oltre 1.000 ettari di superficie, largo circa 1.200-1.500 metri, che si estende per circa 11 km in direzione nord a partire
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NATURA
DI CHIARA BISSI FOTO MASSIMO FIORENTINI
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dalla zona industriale e portuale di Ravenna. Oggi al limitare della pineta è attivo il Circolo Ippico Ravennate. La tradizione dellâallevamento è proseguita nei secoli, prova ne sia la storia della Cavallina storna immortalata da Pascoli, che sembra essere nata nella pineta San Vitale. Allâinizio del Novecento è presente una popolazione di esemplari âitalo-arabiâ che, nel corso del secolo, vengono lasciati in abbandono fino allâestinzione. Nel 1940 erano 150 fattrici di 50 proprietari. Ma grazie alla tenacia e determinazione di un gruppo di appassionati nei decenni successivi viene recuperata la pratica ravennate e ora i soci sono 25. âNel 1979,â racconta Cuffiani, âregistrammo con atto notarile lâassociazione in accordo con gli uffici comunali. Erano una settantina i cittadini coinvolti, ma quel giorno davanti al notaio dovevamo essere
in 11 a firmare: ci ritrovammo in sei, cosĂŹ coinvolgemmo moglie e fidanzate per partire con unâassociazione che non ha eguali in Italia. Fu necessario delimitare il perimetro dellâampia area adibita al pascolo dei cavalli allâinterno della pineta San Vitale di proprietĂ comunale e da allora vengono fatte manutenzioni.â
Persa la memoria diretta dellâallevamento in natura, i primi anni e i primi tentativi non furono facili, poi con il tempo e lâesperienza sono arrivate le prime soddisfazioni con animali sani, senza patologie alle vie respiratorie, malattie degli arti e alto tasso di fertilitĂ . I soci proprietari si preoccupano della gestione sanitaria e delle necessitĂ dei propri animali mentre Saires gestisce i rapporti con il Comune e con il Parco del Delta del Po. Nel periodo invernale, quando la vege-
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NATURA
IN ALTO, I CAVALLI IN LIBERTĂ NELLA PINETA SAN VITALE. NELLE ALTRE PAGINE, SANTE CUFFIANI CON I SUOI AMATI ANIMALI.
HierbasdiClasse
Eancode: 8024158072605
CapacitĂ lt:0,70-GradoAlc.:24%vol.
Ingredienti:alcool,zucchero,arominaturali.
Caratteristiche: Liquoreottenutodall'infusione dierbearomaticheeofficinaliinfinissimoalcool
Siconsiglia:Ottimocomefinepastoinsostituzione delclassicoamaro.Puòesseregustatosia"ontherock",cheliscio.
diorigineagricola.Presentanotespiccatedianicestellato, aniceverde,finocchietto,timo.Sulpalatorimaneunfresco retrogustodimentaelimone.
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tazione scarseggia, viene portato il fieno per integrare e sostenere lâalimentazione dei cavalli al pascolo, animali vaccinati e piĂš volte sverminati durante lâanno. Con orgoglio Cuffiani racconta la storia di una rinascita, con amore guarda i propri animali in libertĂ come la cavalla Apalosa che partorirĂ in settembre in un ambiente protetto, prima di tornare con il puledrino in natura, le altre fattrici che popolano le radure gustando le margherite del prato: il loro è un legame fatto di pochi gesti dellâallevatore esperto e di fiducia reciproca. Per ogni animale tanti i ricordi e gli aneddoti, come la cavalla Itaca che, acquistata da un centro ippico del centro Italia ventâanni fa, fu scelta da Camilla,
NATURA
CON ORGOGLIO CUFFIANI RACCONTA LA STORIA DI UNA RINASCITA, CON AMORE GUARDA I PROPRI ANIMALI. TANTI GLI ANEDDOTI, COME LA CAVALLA ITACA CHE FU SCELTA DA CAMILLA, MOGLIE DI RE CARLO III, PER UNâESCURSIONE.
moglie di re Carlo III, per unâescursione di una settimana. âCavalli al pascolo cosĂŹ in salute non si trovano in nessun altro posto in Italia, qui vivono piĂš di 30 anni,â conclude Cuffiani. âNon ho mai allevato cavalli con una logica economica, sono un allevatore ma per vivere ho fatto molto altro. E vorrei che altri conoscessero questa realtĂ e praticassero lâallevamento al pascolo.â Ultimi arrivati in ordine di tempo, i cavalli di una piccola scuderia di Boncellino travolta dalla recente alluvione. Dopo un salvataggio eroico con lâacqua oltre il metro di altezza, ora cavalle e puledri ristabiliti dopo la grande paura vivono liberi con la pineta di San Vitale come casa.
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LO STILE
IL NUOVO ATELIER DI MODA
DAL SAPORE VINTAGE E INGLESE
DI MR BETO
Per scoprirlo, bisogna addentrarsi in una delle stradine che si diramano dal cuore della cittĂ . Si accede poi direttamente al negozio con una luce che, al suo interno, libera lo sguardo rivelando unâestensione inaspettata, impossibile da cogliere dallâesterno. Ecco, ci siamo. Inizia appena varcata la soglia il sorprendente mondo di Mr Beto, alias Roberto Milano. Originario del quartiere di Ponte Nuovo a Ravenna, prima di aprire questo spazio in via Girolamo Rossi 26/A, Roberto Milano ha vissuto per molti anni a Londra, una significativa esperienza nella moda e nellâabbigliamento (da qui il âMrâ, mentre âBetoâ è il nomignolo datogli dai suoi nipotini che non riuscivano a pronunciare bene il suo nome). Poi è stata la volta di Casoli, un minuscolo e incantevole paesino medievale della Toscana dove, con alcuni soci, ha creato una specie di idilliaco albergo diffuso. Ma poichĂŠ nel nome câè anche un destino (nomen omen)
ISPIRANDOSI A GALLA PLACIDIA E ALLA DOMUS DEI TAPPETI
DI PIETRA DI RAVENNA HA DISEGNATO UN TESSUTO ESCLUSIVO CHE UTILIZZA PER I SUOI CAPI DI ABBIGLIAMENTO, UN TRIBUTO âA UNA DELLE CITTĂ CHE MI HA AIUTATO.â
è in seguito approdato a Milano, aprendo nel 2020 un atelier di moda in zona CittĂ Studi. Dopo due stagioni estive a Cervia con un temporary store è arrivato quindi il momento di âritornareâ
a Ravenna: âRavenna è sempre stata presente nella mappa dei miei luoghi preferiti, in cui volevo e dovevo âesserciâ, perchĂŠ il
mio legame con questa cittĂ non si è mai interrotto. Penso che la sua arte sia unica al mondo, ogni volta che la guardi rivela nuovi dettagli inaspettati. Personalmente, mi emoziona sempre Galla Placidia,â dice Roberto. E proprio ispirandosi a Galla Placidia e alla Domus dei Tappeti di Pietra di Ravenna ha disegnato un tessuto esclusivo che utilizza per i suoi capi di abbigliamento, un tributo âa una delle cittĂ che mi ha aiutato.â Si respira unâaria un poâ da Swinging London o da Camden Town in questo luogo che si estende su una superficie di 100 mq. Lâatmosfera è vintage e le scelte cromatiche coraggiose. Pareti viola (viola e rosso sono colori irrinunciabili per Mr Beto) e carta da parati, poltroncine anni Venti e Quaranta, sedie anni Cinquanta rivestite da un tappezziere di Milano con stoffe particolari che Roberto trova in giro per lâItalia. âQuesto spazio cosĂŹ ampio mi ha ispirato scelte diverse dal negozio di
21 FASHION
DI ALESSANDRA ALBARELLO FOTO LIDIA BAGNARA
Milano, decisamente piĂš piccolo. Avendo una passione per lâantiquariato, ho inserito pezzi di arredamento vintage e, oltre allâuomo e alla donna, propongo ora anche abbigliamento per bambini dai 9 ai 24 mesi.â E poi ci sono gli accessori, occhiali e bigiotteria, ma anche tovaglie, copriletti, tovaglioli e articoli per la casa, tra cui una riproduzione di bicchieri anni Settanta, tutto perfettamente coerente con lo spirito di Roberto Milano. âLa mia filosofia è di avere la capacitĂ di essere sempre se stessi e di far star bene chi porta i miei capi senza tempo. Li puoi indossare oggi, come tra dieci
anni. Tutti gli accessori e gli oggetti che poi scegliamo devono far parte di ciò che siamo.â Oltre allâantiquariato, la sua grande passione è la musica: âColleziono vinili da quando avevo 15 anni, ascolto tutti i generi, perchĂŠ penso che la musica sia soprattutto uno stato dâanimo.
Il negozio di dischi Jean Music Room, di fronte a Mr Beto, è infatti la mia rovina perchĂŠ ci vado sempre a curiosareâŚâ
Gli abiti disegnati da Roberto Milano vengono realizzati artigianalmente da un team di sarte e magliaie, in edizioni limitate: âAd esempio, non oltre 11 pezzi per la giacca classica a
due bottoni da donna. Cerco poi di rendere ogni capo unico aggiungendo sempre qualche dettaglio in piĂš,â spiega Roberto. I dettagli, appunto. Per Mr Beto sono importantissimi, anzi fondamentali, tanto che ha curato personalmente sia lâarredamento dello spazio, sia la brand identity che passa anche attraverso il logo vagamente gotico, con un effetto di âgocciolaturaâ, creato da lui. E sono proprio i dettagli, su cui si sofferma continuamente lo sguardo, a catturare, a trattenere in questo negozio dove Roberto Milano ha âmesso a terraâ tutti gli insegnamenti preziosi dei suoi âmentoriâ inglesi. âDa loro ho imparato a tenere sempre gli occhi aperti su quello che si fa e a guardare gli altri,â dice Roberto. Ma anche a guardare lontano, a progetti futuri (ancora segreti), mentre i sogni vengono relegati esclusivamente alla notte. âI sogni ce li abbiamo tutti, però, quando ci si sveglia, bisogna mettere i piedi per terra,â precisa. Uno stile cosĂŹ di nicchia è forse destinato solo a una clientela particolare? âSiamo tutti particolari,â risponde laconico Roberto Milano. Anzi, Mr Beto.
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SOPRA, UNO SCORCIO DELLâATELIER DI MODA ARTIGIANALE DELLO STILISTA MR BETO IN VIA GIROLAMO ROSSI 26/A.
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LâARTE DI MATTEO SUCCI ISPIRATA
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Il ravennate Matteo Succi ha soli 25 anni ma fa giĂ parlare di sĂŠ anche oltre i confini. Quanto basta per suscitare una certa curiositĂ . Un viso sorridente, sembra un ragazzino ma ci si accorge presto, parlando con lui, che ha una mente molto attiva, velocissima, piena di progetti per un futuro che sente a portata di mano. Di recente è stato invitato a Londra dove ha portato le sue opere dâarte digitali in un grande spazio espositivo in Oxford Street nel cuore di Londra, in compagnia di grandi artisti del calibro di Koons e LaChapelle. Uno show immersivo digitale dal titolo Svccy (il nome dâarte che ha scelto) Dystopian Costructions, con 36 pannelli a led installati al posto delle finestre dei primi tre piani del palazzo Flagship Store di Flannes. Poi ha partecipato, con due sue opere, alla mostra Dear Mother Earth negli spazi di Ninfa Labs a Milano, anche in quellâoccasione insieme ad altri artisti ec-
A LONDRA Ă STATO INVITATO A REALIZZARE UNO SHOW IMMERSIVO DIGITALE DAL TITOLO SVCCY, IL SUO NOME DâARTE, E HA ESPOSTO A MILANO, TOKYO E NEW YORK. AL RAVENNA FESTIVAL 2023 HA PROPOSTO LA SUA INTERPRETAZIONE DEL TEMA LE CITTĂ INVISIBILI
cezionali. Oltre che a Ravenna, ha partecipato a mostre a New York, Tokyo, Firenze e Roma. Anche il Ravenna Festival lo ha notato, incaricandolo di dare una interpretazione del tema di questa edizione Le Città Invisibili, e Matteo è partito da un mosaico
in San Vitale per creare un video introduttivo che è stato proiettato durante la presentazione del programma dellâedizione 2023. Queste sono le ultime imprese di Matteo Succi, ma come è iniziato il suo percorso? âHo frequentato il liceo scientifico Oriani a Ravenna,â racconta, âma, essendo innamorato della musica, nasco infatti come clarinettista, ho iniziato a 12 anni il Conservatorio e ho finito gli studi abbastanza giovane. Ho conseguito la laurea triennale nel 2017 con il massimo dei voti e la lode, allâIstituto Verdi di Ravenna, dove ho anche frequentato il biennio accademico di Discipline interpretative terminato a ottobre 2019 con il conseguimento del diploma accademico di secondo livello o laurea magistrale. A 22 anni mi sono diplomato in clarinetto. Appena terminato questo percorso, quando avevo in mente di fare tante cose, è arrivato il Covid e câè stata una pausa forzata di circa due anni.â Il lungo
24 CREAZIONI
DI ANNA DE LUTIIS
FOTO MASSIMO FIORENTINI
periodo non è trascorso in una inutile attesa della normalitĂ perchĂŠ Matteo, giĂ appassionato di arte e di computer, ha impiegato il suo tempo avvicinandosi allâarte digitale. âHo iniziato molto prima, quando avevo 17
anni,â spiega, âfacendo esperimenti con Photoshop: prendevo una foto come base e facevo collage fotografici digitali. Questa passione, da autodidatta, serviva anche a interrompere il mio studio di clarinetto, anche per-
chĂŠ lo strumento richiede molta fatica⌠bisognava prendere delle pause e durante il Covid di tempo ne avevo!â Ed è stato allora che Matteo ha iniziato a lavorare in 3D. Ha comprato programmi che gli permettevano di creare lâimmagine da zero e di fare animazione. Si è avvicinato cosĂŹ allâarte digitale e alla corrente vaporwave. Matteo spiega in cosa consiste: âQuesta corrente di origine anglosassone è nata proprio su internet intorno al 2011-2012. Nasce in ambito musicale e poi successivamente attorno al 2015-2016 coinvolge anche il settore visuale, quindi musica piĂš arte visuale. Infatti allâinizio, quando avevo 18-19 anni, oltre a fare i primi esperimenti con Photoshop e con tutti gli altri programmi, avevo anche iniziato a comporre musica elettronica. Ero andato anche a Milano a fare un dj set con altri ragazzi che seguivano questa corrente musicale, che purtroppo non è mai decollata in Italia.â
25 IN ALTO, IL DIGITAL ARTIST MATTEO SUCCI.
MATTEO SI Ă
SPECIALIZZATO
SULLâARTE DIGITALE VAPORWAVE/ESTETICA, CARATTERIZZATA
DALLâUSO DI TEMI NOSTALGICI DEGLI ANNI OTTANTA E NOVANTA, COME COMPUTER E VIDEOGIOCHI, E DELLA CULTURA GIAPPONESE.
Erano 5 o 6 ragazzi del centro e nord Italia e insieme hanno fatto delle belle serate. Ma è stata solo una esperienza isolata. Matteo si è specializzato proprio sullâarte digitale vaporwave/estetica, caratterizzata dallâuso di temi
nostalgici degli anni Ottanta e Novanta, di sistemi operativi per computer e consolle per videogiochi, busti romani, centri commerciali abbandonati, elementi della cultura giapponese, tutti conditi con lâuso di
sfumature sulle tonalità del viola e del rosa. Le opportunità che si presentano ogni giorno a Matteo sono davvero tante e lui è sempre pronto a coglierle e a svilupparle con successo grazie alla sua genialità .
26 IN
QUESTA PAGINA, ALCUNE DELLE SORPRENDENTI OPERE DIGITALI IN MOSTRA A LONDRA DEL GIOVANE RAVENNATE MATTEO SUCCI.
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TERRITORIO IL CORSO IL RACCONTO DELLA DIVERSIONE DEI FIUMI RONCO E MONTONE DELLA STORIA DI ANDREA
CASADIO FOTO MASSIMO FIORENTINI
La primavera scorsa, i drammatici eventi dellâalluvione hanno portato i ravennati a riprendere coscienza di una realtĂ la cui consapevolezza era sopravvissuta da tempo solo nella cognizione di pochi storici e addetti ai lavori: il territorio nel quale viviamo è un ambiente sostanzialmente âcostruitoâ, frutto dellâinterazione fra elementi naturali (la terra e lâacqua) e intervento umano. La ricerca di un fragile e mai risolutivo equilibrio fra queste componenti è la falsariga su cui si potrebbe leggere lâintera storia della cittĂ . In questo contesto, lâepisodio piĂš importante, e che non a caso è stato richiamato anche nei giorni dellâalluvione, è quello che, nella prima metĂ del Settecento, portò alla modifica del tracciato del Ronco e del Montone, con la nascita dei moderni Fiumi Uniti e con
il conseguente riassetto complessivo del sistema idrografico ravennate. Il punto di partenza era allora quello della sistemazione effettuata a sua volta nel XIII secolo, quando il Montone e il Ronco erano stati condotti artificialmente ad abbracciare a nord e a sud il centro urbano: il primo lungo la direttrice ancor oggi testimoniata da via Fiume Abbandonato (appunto) e dalla circonvallazione S. Gaetanino, e poi oltre la Rocca Brancaleone; il secondo in un percorso parallelo alla Ravegnana, fin quasi a sbattere nelle mura del borgo S. Rocco per poi deviare verso il mare e confluire col Montone nella zona dellâattuale quartiere Darsena. Il risultato di tale unione fu un antecedente dei Fiumi Uniti, che inizialmente si dirigeva verso Porto Fuori e poi fu portato a sfociare in mare piĂš
a nord, con un estuario di cui è rimasta memoria nel nome di Punta Marina.
I motivi che avevano indotto gli uomini del Medioevo a tale sistemazione erano diversi: lâapprovvigionamento idrico, la fornitura di forza motrice per i mulini, lâalimentazione dei lavatoi e dellâancora vitale sistema di canali interni alla cittĂ e, ovviamente, la difesa della stessa. Tuttavia, giĂ dopo pochi secoli il rapporto costi-benefici di quellâassetto si era ormai invertito. Col tempo, infatti, lâalveo dei fiumi si era progressivamente innalzato, contestualmente a un abbassamento per subsidenza naturale del livello del centro urbano; unita alla deleteria presenza delle chiuse dei mulini, e agli effetti del piovoso regime climatico della âpiccola era glacialeâ, tale situazione esponeva la cittĂ a inondazioni sempre piĂš frequenti, fra le quali la piĂš devastante fu quella del maggio 1636. GiĂ dal Cinquecento avevano dunque cominciato a susseguirsi diversi progetti predisposti da tecnici e autoritĂ al fine di risolvere il problema. Nel complesso, lâidea di base era quella di liberare la cittĂ dallââabbraccio mortaleâ dei fiumi, portando il Montone a immettersi nel Ronco a sud del centro urbano. Tale operazione si scontrava però contro interessi consolidati (in particolare quelli dei proprietari dei terreni e dei mulini) e con problemi tecnici ed economici. A complicare le cose ci fu poi, alla metĂ del Seicento, la realizzazione del canale Panfilio, che collegava la cittĂ con il porto Candiano, a sud, e dunque nellâarea che avrebbe dovuto essere interessata dalla diversione dei fiumi. Solo nel nuovo clima politico e culturale dellâinizio del Settecento, il âsecolo riformato-
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TERRITORIO
INONDAZIONI
PIĂ
GIĂ NEL MEDIOEVO SI TENTĂ UNA SISTEMAZIONE DEI FIUMI. LA CITTĂ ERA ESPOSTA A
SEMPRE
FREQUENTI, FRA LE QUALI LA PIĂ DEVASTANTE FU QUELLA DEL MAGGIO 1636.
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reâ, la vicenda ebbe finalmente una svolta in seguito allâelezione, nel 1730, del papa Clemente XII (Lorenzo Corsini) e alla conseguente nomina di un nuovo legato di Romagna nella persona di Bartolomeo Massei. Questi nel 1731 affidò lo studio della questione ai due âprimari matematiciâ Eustachio Manfredi e Bernardino Zendrini, professori rispettivamente a Bologna e a Padova. Dopo avere esaminato i progetti precedenti, essi elaborarono un piano che prevedeva la deviazione del Montone nel punto in cui si sarebbe costruita la chiusa di S. Marco, e il suo congiungimento con il Ronco circa due chilometri a sud di Porta Sisi. Da qui sarebbe stato scavato lâalveo dei nuovi Fiumi Uniti, che avrebbe raggiunto il mare sfruttando in parte quello del dismesso Panfilio, mentre il nuovo portocanale sarebbe sta-
to realizzato sfruttando la traccia dei Fiumi Uniti precedenti. Vinte le ultime resistenze e perplessitĂ , il 16 marzo 1733 una solenne funzione nella basilica di Classe diede il via ai lavori di escavo, mentre nellâottobre seguente fu posta la prima pietra della chiusa.
Nonostante lâinsorgere di alcuni problemi tecnici, i lavori erano in corso quando, nel febbraio del 1735, Massei lasciò la cittĂ per essere sostituito alla guida della Legazione da uno dei protagonisti assoluti della storia ravennate di quel secolo, il cardinale Giulio Alberoni. Questi prese immediatamente in carico la prosecuzione del progetto, senza mancare però di lasciarvi la sua impronta personale. Il riassetto complessivo del sistema fluviale comportava infatti la costruzione di tre nuovi ponti, uno sul Ronco per la via Cella,
uno sul Montone per la Ravegnana (ponte Assi) e il terzo sui Fiumi Uniti per la Romea. Realizzato in muratura su progetto del fusignanese Giovanni Antonio Zane, riutilizzando i mattoni prelevati dalla Rocca Brancaleone, il Ponte Nuovo fu unâopera allâavanguardia per lâepoca, e fu oggetto della speciale attenzione del cardinale. Fu grazie alla sua autoritĂ che vennero arruolati â scriveva la Gazzetta di Ravenna â âtanti vagabondi e scioperati, che marcivano nellâozio in questa, e nellâaltre cittĂ e luoghi vicini,â che lavorarono di giorno e di notte riuscendo a terminare lâopera giĂ alla fine del 1736. Due anni dopo, il 14 dicembre 1738, il Ronco venne immesso nel nuovo alveo, alla presenza di una folla entusiasta e al suono corale delle campane della cittĂ . Finalmente, nel dicembre del â39, anche il Montone fu unito al Ronco, ponendo termine dopo quasi un decennio alla grande impresa della diversione, e con essa allâincubo delle alluvioni della cittĂ . In effetti, il progetto originario di Manfredi e Zendrini era stato modificato in una parte sostanziale, perchĂŠ Alberoni era intervenuto anche sul nuovo porto, da lui spostato nel tracciato che è quello del Candiano attuale. Questa, si sarebbe tentati di dire con banale formula di chiusura, âè unâaltra storiaâ, ma non sarebbe corretto: era la seconda parte di unâunica grande storia, che nel giro di un quindicennio modificò alla radice lâassetto infrastrutturale ravennate nelle forme che, dopo tre secoli, sono ancora quelle di oggi.
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SOPRA, I FIUMI UNITI CHE FANNO CAPOLINO IN MEZZO ALLA FOLTA VEGETAZIONE A RAVENNA. NELLA PAGINA PRECEDENTE, LA CHIUSA DI SAN MARCO.
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Ă il 1967 quando undici appassionati produttori ortofrutticoli del cesenate, per valorizzare al massimo le produzioni del territorio, decidono di associarsi costituendo la prima cooperativa del gruppo. In poco tempo altri operatori locali seguono lâesempio, dando vita ad altre cooperative che nel 1969 si uniscono creando il Consorzio Fruttadoro di Romagna. Un consorzio di secondo livello che investe, da subito, nello studio dei processi di conservazione degli alimenti, e in particolare nella surgelazione, per risolvere il problema delle eccedenze di produzione dei soci e per innovare lâofferta orticola, fornendo sul mercato prodotti freschi anche fuori stagione. Dopo la posa della prima pietra dello stabilimento di sur-
gelati nel 1975, tre anni dopo, nel 1978 viene fondata Orogel Nel tempo, con passione e innovazione, Orogel è diventata il primo gruppo italiano nella produzione di vegetali freschi surgelati. Tutto senza mai perdere di vista lâattenzione verso la qualitĂ , i valori, le tradizioni del territorio e il rispetto per la natura. Per fare un prodotto eccellente servono due elementi: materie prime di ottima qualitĂ e un processo produttivo allâavanguardia. I soci agricoltori di Orogel coltivano a pieno campo, rispettando i cicli stagionali e raccogliendo gli ortaggi nel momento di maggiore concentrazione di vitamine e minerali. Lâirrigazione avviene sfruttando per quanto possibile le precipitazioni e le risorse naturali. Per ridurre lâimpatto dellâirri-
gazione vengono usati strumenti di precisione, anche con lâaiuto di riprese satellitari. La difesa fitosanitaria è importante: lâutilizzo di fitofarmaci può essere ridotto grazie allâutilizzo di modelli previsionali, allâapplicazione di rigidi disciplinari di coltivazione e allâuso di mezzi di difesa alternativi. Questa visione di agricoltura sostenibile è alla base della qualitĂ dei prodotti
Dopo essere stati selezionati, lavati, tagliati e scottati pochi secondi a vapore o in acqua bollente, gli ortaggi vengono surgelati. Grazie alla surgelazione il cuore del prodotto raggiunge velocemente una temperatura di -18°C. Durante il processo di raffreddamento, lâacqua contenuta nel prodotto si solidifica in micro-cristalli talmente piccoli
LâAMORE PER LA TRADIZIONE, LA CURA DI OGNI PRODOTTO, LA RICERCA E LâATTENZIONE VERSO LA NATURA E LE PERSONE, SONO I PRINCIPI CHE FANNO DI OROGEL IL PRIMO GRUPPO ITALIANO DI ECCELLENZA NELLA
PRODUZIONE DI VEGETALI FRESCHI E SURGELATI.
da non danneggiare la struttura delle cellule. Pertanto, le caratteristiche nutrizionali e organolettiche degli alimenti si conservano intatte per lungo tempo, anche in fase di scongelamento. Da sempre, alla base câè la ricerca dellâeccellenza: Orogel è riconosciuta, dal mondo della distribuzione e da un numero sempre maggiore di consumatori, come lâazienda specialista nel settore dei vegetali surgelati e di piatti e contorni a base di verdura. Lo spirito fortemente innovatore ha portato lâazienda ad ampliare il proprio orizzonte, arricchendo
la propria offerta di anno in anno, andando sempre a intercettare i bisogni e i gusti dei consumatori. La Cucina Salute e Benessere Orogel è il luogo dâelezione per lo studio, la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti.
Quella di Orogel è una storia nata oltre cinquantâanni fa e basata sui valori sanciti nella Dichiarazione dâidentitĂ cooperativa: democrazia, eguaglianza, equitĂ , solidarietĂ , onestĂ , trasparenza, responsabilitĂ sociale, attenzione verso gli altri, aiuto reciproco. Questi valori, propri della tradizione coope -
rativa , unitamente a un forte legame con la base sociale e il territorio, a una profonda conoscenza della filiera produttiva e a una costante attenzione al prodotto in termini di innovazione, sicurezza e qualitĂ , hanno contribuito allâaffermazione di Orogel. I principi della cooperazione e della mutualitĂ sono alla base di ogni azione che Orogel porta avanti non solo allâinterno del proprio sistema, ma anche verso il territorio in cui opera. Per questo Orogel ha contribuito alla nascita e fondazione del Consorzio Romagna Iniziative ,
per valorizzare lâattivitĂ sportiva e progetti artistico-culturali rivolti ai giovani, e la Fondazione Romagna Solidale, che riunisce 70 aziende del territorio cesenate impegnate a sostenere realtĂ del no-profit che operano in diversi settori: dalla tutela della salute alle disabilitĂ , dallâassistenza agli anziani alla formazione dei giovani.
Nel 2017, a 50 anni dallâavvio della propria attivitĂ di surgelazione, Orogel ha dato vista alla propria fondazione F.OR, che opera negli ambiti dellâimpegno sociale, della solidarietĂ e della cultura.
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LA SPESA
STADERA, IL MERCATO CON PRODOTTI SOSTENIBILI AL SERVIZIO DELLA CITTĂ
SI FA ETICA
Prodotti km zero, sfusi, bio ed eco, con un occhio al packaging sostenibile. Questi sono i punti cardini di Stadera, il mercato cooperativo a Ravenna. Entrando in negozio, Silvia Pressello mostra le oltre settanta referenze di prodotti sfusi: dal caffè in chicchi, alle varie granole per la colazione, il riso, i cereali. Il banco della frutta e della verdura freschi, la pasta dai diversi tipi di grano, prodotti per la colazione, snack, prodotti da frigo, surgelati, formaggi, carne. Prodotti per lâigiene della casa e della persona. Ci sono anche i beni di largo consumo per dare la possibilitĂ alle persone di fare una spesa completa.
Stadera nasce ufficialmente il 15 febbraio 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia Covid, da ventuno soci fondatori, ma il percorso nasce diversi mesi prima da un gruppo di amici che si sono ispirati alla food coop Bees di Bruxelles, di cui uno, Enrico De Sanso, è stato a sua volta fon-
STADERA NASCE IL 15 FEBBRAIO 2020 DA UN GRUPPO DI VENTUNO SOCI FONDATORI CHE SI SONO ISPIRATI ALLA FOOD COOP BEES DI BRUXELLES.
âPER IL BENESSERE COLLETTIVO, DELLA SOCIETĂ E PER LA SOSTENIBILITĂ.â
datore nonchĂŠ primo presidente di Stadera.
La cooperativa ha aperto prima in via Veneto, poi da settembre 2022 si è trasferita in via Cesari 73. âTutto parte da unâesigenza,â racconta Riccardo Ricci Petitoni, uno dei soci, âda una necessitĂ , unâurgenza a cambiare il nostro modo di fare la spesa, di consumare. Tutti andiamo al
supermercato pensando di essere liberi nelle nostre scelte, ma non è completamente cosĂŹ: la nostra scelta è vincolata alla gamma, alla qualitĂ , alla natura dei prodotti che qualcun altro seleziona per noi. Il consumatore deve riappropriarsi del proprio potere di acquisto che è enorme e capace di indirizzare le scelte di produzione, i trend di consumo: lo deve fare per se stesso, per il proprio benessere e la sua salute, ma anche per il benessere collettivo, della societĂ e per la sostenibilitĂ ambientale. Viviamo nel pieno di emergenze sociali e ambientali e, attraverso il nostro modo di consumare, abbiamo la possibilitĂ di cambiare.â Lo scopo di Stadera è di ripartire dal basso per costruire un nuovo modello di consumo, unâalternativa alla grande distribuzione organizzata. Non è però solo uno scopo ideale, ma anzi è molto pratico: nelle food coop, e quindi anche in Stadera, il socio è proprietario, gestore, organizzatore della
38 COOPERATIVA
DI SERENA ONOFRI FOTO MASSIMO FIORENTINI
cooperativa, oltre che consumatore. Il socio, volontariamente, può quindi aiutare a gestire concretamente il negozio, abbassando il costo del personale. Questo significa costi di gestione piĂš bassi, e permette di accedere a prodotti di alta qualitĂ , etici, biologici, a prezzi competitivi e accessibili a tutti. âIl nostro non è un progetto di nicchia, è unâesperienza per chiunque voglia accedere a prodotti di qualitĂ , che contribuisce a scegliere, a prezzi equi.â
Per far parte della comunitĂ di Stadera, e quindi fare la spesa, basta diventare socio, con una quota minima una tantum di almeno 25 euro, senza necessariamente dedicare del proprio tempo nella gestione della cooperativa. Chi invece volesse può prestare servizio in negozio 2 ore e mezza al mese, in cambio di prezzi agevolati sui prodotti. âIn futuro,â prosegue Ricci Petitoni, âci piacerebbe poter incrementare ancora le dimen-
sioni del punto vendita, offrire molteplici servizi come un vero e proprio supermercato di comunitĂ . Per questo stiamo lavorando a un âsupermercato diffusoâ, che lavori su unâalleanza alimentare cooperativa fra i cittadini. Abbiamo anche un nuovo progetto, Ce ne facciamo Cargo: si tratta di un servizio di ritiro delle eccedenze alimentari da destinare a usi solidali, attraverso lâausi-
lio di una cargo bike a pedalata assistita.â Durante lâemergenza alluvione, da subito Stadera ha pensato di dar valore alla partecipazione dei soci puntando sui propri valori. Per questo sono state organizzate squadre di volontari perchĂŠ insieme si può essere piĂš utili che singolarmente. E cosĂŹ si continua a fare, supportando anche ora che lâemergenza è passata.
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NELLE FOTO, STADERA, IL MERCATO COOPERATIVO IN VIA CESARI 73. SOTTO, LâAMPIA SCELTA DI PRODOTTI SFUSI.
TALENTI
GIOVANE, CASADEI E PRATI VICECAMPIONI DEL MONDO UNDER 20 DI CASA
DI MASSIMO MONTANARI
FOTO UFFICIO STAMPA FIGC
SPORT
Sono cresciuti insieme e insieme hanno accarezzato un sogno â il titolo mondiale Under 20 â svanito allâultima curva. E insieme ora sono pronti a lasciare un segno importante nel mondo del calcio, visto che i loro nomi sono nelle agende di numerosi direttori sportivi. Loro sono Samuel Giovane, Cesare Casadei e Matteo Prati: in comune lâanno di nascita, il 2003, un talento da predestinati e una nascita in terra ravennate. Mai come adesso Ravenna ha espresso cosĂŹ tanti talenti tutti in una volta e soprattutto mai ha avuto tre giocatori del territorio contemporaneamente impegnati in un Mondiale: luci fulgide in un cielo calcistico un poâ grigio adesso da queste parti. Trafila nel Cesena fin da bambini, poi le strade si separano â Giovane sbarca allâAtalanta e da lĂŹ allâAscoli, Casadei allâInter, dove lo nota il Chelsea che lo ingaggia e lo presta al Reading, e Prati al Ravenna, trampolino di lancio
NEI MONDIALI IN ARGENTINA, SAMUEL GIOVANE Ă STATO IL CAPITANO MENTRE
CESARE CASADEI HA CHIUSO CON IL TITOLO DI CAPOCANNONIERE E MATTEO PRATI Ă STATO TRA I MIGLIORI CENTROCAMPISTI VISTI ALLâOPERA. âUN SECONDO POSTO
CHE CI RENDE TUTTI ORGOGLIOSI.â
per la Spal â ma restano i contatti e lâamicizia e poi si ritrovano in azzurro, per disputare il Mondiale in Argentina. Che finisce con la sconfitta in finale contro lâUruguay.
âĂ stata unâesperienza bellissima,â ammette Giovane, rintrac-
ciato prima della partenza per le sue vacanze, ânella quale ci siamo confrontati con nazionali veramente importanti e di grande valore e con giocatori molto forti. Siamo contenti di avere raggiunto un grande traguardo che nessuno si aspettava grazie alla qualitĂ del gioco e con lâunione del gruppo. Finita la partita con lâUruguay eravamo molto delusi perchĂŠ perdere una finale mondiale fa male ma, a mente fredda, so e sappiamo di avere fatto qualcosa che nessuno aveva fatto prima. Abbiamo portato a casa un secondo posto che ci rende tutti orgogliosi.â
Ai Mondiali, Giovane â figlio e nipote dâarte visto che sia il papĂ , fermato da un infortunio, che il nonno, una parte di carriera nel Russi, hanno giocato a calcio â è stato il capitano (ma lo era stato anche agli Europei lâanno scorso), mentre Casadei ha chiuso con il titolo di capocannoniere e Prati è stato tra i migliori centrocampisti visti
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PER ALESSANDRO ZAULI, ALLENATORE CON ABILITAZIONE UEFA A, âTANTA ABBONDANZA DALLE NOSTRE PARTI NON CâĂ MAI STATA. QUESTO Ă LA CONFERMA DELLA BONTĂ DEL LAVORO DEL CESENA CHE HA CRESCIUTO IN CASA QUESTI RAGAZZI.â
allâopera. âSicuramente quella fascia ti carica di grande responsabilitĂ ,â ammette, âma mi sento come tutti gli altri compagni di squadra. Cerco di essere da esempio, e se un compagno ha bisogno ci sono sempre. Fa parte di me del mio carattere. Forse anche e soprattutto per questo che il mister Nunziata mi ha affidato la fascia: un ruolo che cerco di onorare al meglio.â
Il talento dei tre non è ovviamente sfuggito ad Alessandro Zauli, allenatore con abilitazione Uefa A, osservatore, numerose esperienze in panchina nelle giovanili di vari club, oggi istruttore tecnico alla Compagnia dellâAlbero e scrittore di apprezzati libri di allenamento tecnico-tattico. âTanta abbondanza dalle nostre parti non câè mai stata,â sottolinea, âe questo ha una duplice chiave di lettura: da un lato è la conferma della bontĂ del lavoro del Cesena, che ha cresciuto in casa questi ragazzi e poi ha dovuto salutarli con il fallimento e le varie vicissitudini, dallâaltro fa risaltare i pochi meriti di una cittĂ , come Ravenna, che non riesce a coltivare in casa propria ragazzi di questo livello.
Ma è inutile parlarne: quella dei giovani che vanno a giocare a Cesena è una storia talmente vecchia che non è neanche piĂš il caso di tirarla fuori.â Dallâanalisi di Zauli emerge chiaramente lâoro puro setacciato in cittĂ . âGiovane è un ragazzo molto maturo e molto professionale,â spiega Zauli, âè giĂ grande da questo
punto di vista. Deve trovare una sua collocazione chiara in un ruolo: finora ha fatto il terzino, la mezzala, il giocatore davanti alla difesa. Nella scelta in fase di possesso può migliorare tanto. Da mediano deve imparare a giocare con meno tocchi perchĂŠ, essendo bravo, gli piace giocare molto la palla.â Casadei ha incantato tutti e messo in fila tutti i bomber del mondiale chiudendo con 7 centri. âLui è un giocatore moderno, dotato di buona fisicitĂ , che va a cercarsi la posizione in campo a seconda dei momenti della partita,â dice di lui Zauli, âcosĂŹ te lo trovi in varie zone del campo e lo vedi andare a prendersi la palla dove ci sono spazi. Proprio in questa capacitĂ e nella lettura delle varie fasi della gara ha la sua forza. LâInter ha fatto una plusvalenza di 20
milioni da un ragazzo arrivato da un fallimento del Cesena.â Prati in Argentina ha segnato il gol nella partita dâesordio dellâItalia contro il Brasile. âPrati è il classico esempio di ragazzino bravissimo tecnicamente ma ancora un poâ indietro fisicamente. Nel Ravenna in D non era titolare poi, grazie alla sua bravura nel proporsi e grazie alla tenacia e alla visione di Dossena, si è conquistato un posto da titolare, che gli è valso il salto alla Spal. E anche qui, partito per disputare la Primavera ha saputo guadagnarsi la fiducia di De Rossi e di Oddo, debuttando in B. Ă un ragazzo di forte personalitĂ , che non ha paura di farsi dare la palla. Il suo percorso è un esempio per tutti i ragazzi che fanno sport: con lâabnegazione, lâimpegno, la serietĂ si può arrivare lontano.â
42 SPORT A
DESTRA, ALESSANDRO ZAULI, ALLENATORE CON ABILITAZIONE UEFA A. NELLE PAGINE PRECEDENTI, MATTEO PRATI (NUMERO 4), IL CAPITANO SAMUEL GIOVANE (NUMERO 6) E CESARE CASADEI (NUMERO 8).
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Lidia
ph
Bagnara
DIPINGERE
LA PITTURA URLATA DI LAURA MEDICI ISPIRATA ALLâESPRESSIONISMO
LA POESIA
Gli eventi alluvionali del mese di maggio hanno provocato in Romagna danni allâambiente naturale, a edifici pubblici, abitazioni private e non sono stati risparmiati gli studi degli artisti situati sempre al piano terra. Solo per citarne alcuni, a Faenza si è allagato il laboratorio di produzione e archivio della Bottega Gatti, a Castel Bolognese lâatelier dello scultore Alberto Mingotti, a Solarolo il capannone di lavoro di Roberto Salvatori e a Lugo lo studio annesso allâabitazione di Laura Medici che custodiva la storia della vicenda creativa di una vita, andata perduta. Da sempre animata da passioni letterarie e poetiche, la ricerca artistica di Laura Medici trae ispirazione dalla letteratura e dalla poesia, tanto che la pittura confluisce nella scrittura, e viceversa. Lettrice accanita fin da bambina, ha compiuto studi artistici, prima il Liceo artistico a Ravenna e poi lâAccademia di Belle Arti a Bologna dove la sua formazione è stata influenzata in particolare dai docenti Adriano Baccilieri e Giulio Cortenova che riuscivano ad appassionare, a suscitare ricerche âspingendo il martelletto dellâinteresse del pianoforte interiore.â Fin dalla
prima media sapeva che voleva fare lâinsegnante. Aspirazione realizzata: dopo aver insegnato discipline artistiche negli Istituti superiori della Provincia, dal 2000 è di ruolo nella scuola media. NellâoperativitĂ artistica il segno-disegno si intreccia strettamente al segno-scrittura, mentre la matrice dâispirazione che
la guida è lâespressionismo, per la sensibilitĂ verso il colore e al contrasto tra i colori, escludendo quelli neutri e i mezzi toni. La sua è una pittura urlata, che apre uno sguardo allâinterioritĂ , alla personale condizione esistenziale. Per questo privilegia la figura depurata da dettagli naturalistici, immersa in una luce astratta,
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ARTE
DI ALDO SAVINI FOTO LIDIA BAGNARA
USA PREVALENTEMENTE
SUPPORTI CARTACEI, CARTONI, CARTONE
TELATO, SPESSO SOVRAPPOSTI, A VOLTE ANCHE LENZUOLA PER LâIMPLICITO VALORE SIMBOLICO, PER FARE RIPOSARE LE FIGURE COME SE SI DOVESSERO CORICARE.
simbolica. Il ricorso alla tecnica mista, allo strappo, alla sedimentazione accentua lâespressivitĂ delle immagini, ritiene che un lavoro non sia mai finito, resti sempre aperto, proceda quindi per strati, per cui anche dopo 10 anni può essere ripreso per aggiungere e riunire altre suggestioni, come dâaltra parte la vita procede per stratificazione sui sedimenti del passato.
Usa prevalentemente supporti cartacei, cartoni, cartone telato, spesso sovrapposti, a volte anche lenzuola per lâimplicito valore simbolico, per fare riposare le figure come se si dovessero coricare. Anche il collage inclusivo
rientra nella sua ricerca, non con elementi presi dallâesterno, ma con strappi di poesie e delle sue stesse pitture che vengono coinvolte insieme. Usa acrilico, acquerelli liquidi, pennarelli indelebili, china, spesso mescolati. Un altro interesse, inevitabile per chi è appassionato di letteratura, è il libro oggetto, il libro âdâartistaâ che diventa anche pittura, narrazione visiva. Intrattiene rapporti stabili con il centro C.A.B.A. di Villa Verlicchi a Lavezzola e la Biblioteca di Noto, che annualmente realizza una Mostra internazionale del libro dâArtista. Purtroppo una trentina di questi lavori, sono andati
perduti in seguito agli eventi recenti: ne ha conservati dei frammenti, riutilizzabili per altre composizioni. In questo contesto, scrive nella prospettiva di un doppio binario da cui può partire una ricerca, è una scrittura tesa a dare voce alla pittura e viceversa, non pensata per essere pubblicata. Inventa delle storie visionarie che parlano del bisogno di relazioni autentiche con lâaltro, di solitudine, di una condizione esistenziale faticosa e sofferente, ma anche della possibilitĂ di salvezza che viene dalla comunicazione interpersonale e dal sentimento di fratellanza e solidarietĂ tra gli umani.
48 ARTE
GUSTO
IL GELATO CREATO DA JESSICA GALLETTI E LUCE CAPONEGRO
SELEN
to per preservare la salute dei nostri figli, senza grassi vegetali idrogenati nĂŠ emulsionanti.â
Tutto è stato studiato sin nei minimi dettagli, per un risultato finale in grado di sorprendere anche i palati piÚ raffinati.
Si chiama âSelenâ il gusto nuovo dellâestate. Si tratta di un gelato che rende omaggio a Luce Caponegro, in arte Selen, sexy-icona dellâera analogica e oggi influencer di successo nel settore del beauty e del wellness. Lâidea nasce dallâimprenditrice Jessica Galletti che dal 2014 ha aperto tre omonimi punti vendita a Cervia, Cesenatico e Cesena. Insieme hanno creato questo gusto sano al cioccolato crudo
mantecato al peperoncino di Caienna. Servito in cono o in coppetta, con un packaging rigorosamente compostabile, è fatto con fave di cacao puro addolcito con zucchero integrale del fiocco di cocco bio, che ha un indice glicemico piĂš basso di quello tradizionale. Non contiene glutine nĂŠ lattosio e racconta, prima di tutto, lâamore per la natura e la sostenibilitĂ ambientale. âUn gelato,â spiega Galletti, âpensa-
âJessica e io ci conosciamo da tempo,â spiega Selen, âe, pur operando in settori diversi, abbiamo sempre condiviso la passione per il salutismo, la naturalezza dei cibi e per i corretti stili di vita. Siamo, per altro, anche due mamme e quindi, avendo due figli golosi di gelato, abbiamo creato qualcosa che facesse anche bene alla loro crescita. Ovvero un gelato che, pur mantenendo intatto il sapore originario del cioccolato, avesse anche requisiti di eccellenza nutritiva. Una volta messa a punto lâidea, Jessica ha messo la sua tecnica, io le mie papille gustative e, dalla combo, è nato questo gelato che io reputo semplicemente divino.â Agli amanti del gelato non resta che provarlo approfittando delle calde giornate estive, dove un poâ di refrigerio arriva solo da qualche prelibatezza fresca e gustosa. Un peccato di gola a metĂ visto che il prodotto è stato studiato pensando alla naturalezza dei cibi e ai corretti stili di vita.
50 FOOD
DI ROBERTA BEZZI
Marina
 Abramovic
 /
 Ulay
âRelazione
 del
 tempoâ,
 1977 50x185,5  cm.
Le passioni dei collezionisti: da Bertelli a Cattelan
firme
 in
 basso
 a
 sinistra
Fotografie
 in
 b/n
 montate
 su
 tavola
 in
 legno
Acquistata
 presso
Galleria
 Studio
 G7
Pubblicato
 in
Marina
 Abramovic
 /
 Ulay,
 Relation
 work
 and
 detour,
 Amsterdam,
 1980
Marina
 Abramovic,
 Padiglione
 dâarte
 contemporanea
 di
 Ferrara,
 1994
Marina
 Abramovic
 /
 Ulay,
 Performances 1976 1988,
 Stedelik
 Van
 Abbemuseum
 Eindhoven,
1997
Marina
 Abramovic
 Artist
 Body,
 Performances
 1969 1998,
 Milano
 1998
MAGAZZINI DEL SALE TORRE CERVIA (RA) 14 luglio â 20 agosto 2023 tutti i giorni ore 20.00 â 24.00 Patrocinio Comune di Cervia Provincia di Ravenna Regione Emilia-Romagna Camera di Commercio di Ferrara-Ravenna mostra a cura di Claudio Spadoni informazioni CNA Segreteria Tel. 0544 298511 cna@ra.cna.it promossa da CNA Territoriale Ravenna in collaborazione con Comune di Cervia GROUP --Logo Cila Cii ai Orizzontale oporzione 4x1 (base per altezza) Logo Cila Cii ai Cent ato p oporzione 3x2 (base per altezza) Blu Blu 39 Red 80 G een 135 Blu Blu quadric an 70 magenta / 0 giallo / 0 ne Giallo Giallo 242 Red / 203 G een / 19 Blu Giallo quadric an 20 magenta 100 giallo / 0 ne Font logotipo Ad ert Ad ert Light Ad ert egular A ert Bold A ert Black Logotipo e specifi