Alessandro Sardei selected works 2022-2025 E N T E R T H E V O I D
A. Sardei, Void’s Gate, 2024.
LAUREA TRIENNALE IN ARCHITETTURA
classe di laurea L17 - ordinamento B07
a.a. 2024-2025
Università Iuav di Venezia
Dipartimento di Culture del progetto
Alessandro Sardei matricola 298390
A. Sardei, Void I, 2023.
“La realtà non esiste, solo l’arte crea il reale”1 “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. […] Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire. […] E che avvenire abbiamo?”2
1. G. Savatteri, La citta’ perfetta, GEDI (La Stampa - La Repubblica), Torino 2020, p. 45.
2. Ibid., p. 35; nota al testo: si fa riferimento alla scritta sulla facciata del Teatro Massimo a Palermo.
A. Sardei, Void II, 2024.
ENTER THE VOID ENTER THE VOID
ENTER THE VOID è il progetto-manifesto che raccoglie e sintetizza una ricerca condotta in questi 3 anni universitari, trasformando il vuoto da concetto astratto a strumento operativo, da idea a processo progettuale. Non più semplice assenza, ma matrice generativa capace di plasmare forme, percorsi e significati. Ogni progetto si radica in questa visione: il vacuo come campo di forze, luogo di tensione tra presenza e mancanza, dispositivo che scardina dogmi funzionali e apre nuove possibilità dell’abitare.
Il percorso parte da una riflessione critica sull’architettura come sistema chiuso di norme e convenzioni, per ribaltarlo attraverso frammentazioni e dis-giunzioni.
Il Void diventa così processo di liberazione: spazio che si apre per accogliere, che interrompe la linearità dei modelli per generare nuove condizioni dell’esperienza. È un atto progettuale che si nutre di assenze, di fratture, di lacune, trasformandole in presenze attive, in scenari in cui corpo, memoria e percezione entrano in relazione. In ENTER THE VOID, la teoria si fa personale: l’architettura non è più solo costruzione di pieni, ma ricerca di ciò che sta negli interstizi, negli scarti, nei vuoti che resistono al controllo.
La scheggia, il frammento, l’interstizio: tutti archetipi e figure che emergono da un unico processo, quello del Void che genera, guida e ridefinisce.
Questo portfolio si propone allora come un invito ad entrare nell’abisso, abitare il non definito e lasciare che l’assenza diventi struttura, la mancanza origine.
È un invito a ripensare l’architettura non come forma compiuta, ma come campo aperto di possibilità, dove la teoria e il progetto coincidono nel gesto essenziale di fare spazio.
A. Sardei, Diagramma Enter the Void, 2025.
Teorie del progetto
VOID’S ABYSS 12
W.A.V.E. - Workshop intensivo d’anno 2 SCORCIO 42
Teorie e metodi del disegno architettonico GEOMETRIE OCCULTE 28
BASSETTI 36
Laboratorio di fondamenti di product design
GRIP 52
PET 58
Laboratorio d’anno 1 DIS-GIUNZIONE DI SCHEGGE 66 DECO- 70
Laboratorio di restauro, rilievo e modellazione digitale
G. Morselli, Dissipatio H.G. (1977), Adelphi, Milano 2012, p. 121.
A. Sardei, Vacuum, 2023.
L’ignoto perturba la nostra esistenza, chiede di accoglierlo. “Non c’è scampo, aiuto, o consiglio”.
VOID’S ABYSS
TEORIE DEL PROGETTO
Secondo semestre 2023-2024
Progetto Eden. L’altra casa
prof.ssa Sara Marini
VOID’S ABYSS si propone come una ricerca teorica che ammette l’esistenza di spazi senza confini, non luoghi dove l’assenza di forma si fa possibilità.
Il Void non è più mancanza, ma pulsazione nascosta, rifugio da scoprire. La casa diventa un “dis-spazio” instabile, una scheggia tra reale e irreale.
La dis-giunzione, il Void, il non-luogo non sono più idee astratte, ma territori da dis-abitare e sfidare.
Il Void esplode ogni confine, frammenta l’esperienza dell’abitare e lascia che sia il perturbante a scolpire nuovi significati. Attraverso visioni outopiche e fratture inattese, VOID’S ABYSS invita a dissolvere i dogmi: a fare spazio all’indicibile, a contemplare l’abisso e lasciare che il vortice irrompa in noi. In questo spazio intangibile, ogni elemento che compone la casa diviene palcoscenico di schegge di memoria, un mosaico di frammenti che riflettono la nostra condizione esistenziale. Progetto Eden è quindi un invito a lasciare che lo spazio del Void ci conduca a nuove interpretazioni del vivere, dove l’essenza dell’abitare non risiede nella stabilità, ma nell’aprirsi a un mondo sempre in divenire.
A. Sardei, Diagramma Void’s Abyss 2024.
“La parola Utopia può derivare dalla parola greca ou-topia, dall’idea di non luogo o di un luogo diverso da quello nel quale attualmente ci troviamo, o nessun posto”1. “J. Derrida sostiene che il termine ‘Void’ non corrisponde a ‘emptiness’, cioè il ‘vuoto’ concepito come uno spazio delimitato e definito, ma richiama piuttosto l’etimologia latina ‘vacuum’. In italiano, ‘vacuo’ suggerisce una qualità peculiare: un essere vacante, privo di determinazione o identità, distinto dal vuoto come assenza. Questo ‘vacuo’ è uno spazio potenziale, un dis-spazio che non si definisce autonomamente ma sempre in relazione a ciò che è mancante o rimosso. Derrida fa riferimento al verbo inglese ‘to void’, non come uno status statico, ma come un atto: liberare uno spazio da ogni convenzione o identità precostituita, trasformandolo in un luogo di possibilità infinita”2. Il luogo ha sempre contenuto un non luogo (ou-topia), nel Timeo di Platone3, si definisce ‘Chora’, e viene vista come una cosa intermedia tra luogo e oggetto, tra contenitore e contenuto. È un ambiente primordiale che si presta alla creazione e alla trasformazione, dove le idee possono incarnarsi e diventare realtà. “Essa eccede la legge naturale del logos, ma non scivola nel mito; sta piuttosto ad indicare un luogo, ancora ignoto, che ci interroga sulla possibilità stessa di nominare qualche cosa”4. Potremmo considerare il vuoto non come un’assenza, ma come un’opportunità, uno spazio aperto dove ogni idea può nascere e ogni sogno può prendere forma.
1. F. Crespi, Introduzione, in L. Mumford, Storia dell’utopia (1922), Feltrinelli, Milano 2017, p. IX.
2. D. Libeskind, D. Gentili (a cura di), La linea del fuoco, Quodlibet, Macerata 2014, p.102.
3. Platone, Timeo (360 a.C.), Bompiani, Milano 2000.
4. D. Olivaw, Derrida e chôra: decostruzione di una parola, in “Chora Project”, www.choraproject.it, consultato il 29/09/24.
L. Quaroni e L. Anversa, Chiesa Madre, Gibellina, 1972-85. Ph: A. Sardei, 2023.
L’idea del Void come “non luogo” si inserisce nella riflessione contemporanea sugli spazi che non solo trascendono l’architettura convenzionale, ma diventano anche fessure di discontinuità, rivelandosi quindi come un luogo in cui lo spazio “non è sono solo misura ma itinerario di senso che congiunge cose”1. Questo spazio, in continua tensione tra il vuoto e il pieno, “ci attrae e ci inquieta, poiché non riusciamo a comprendere appieno la logica delle proporzioni e della forma che esso crea”2. Abitare il Void invita a creare significati nuovi all’interno del vacuo, ad esplorare spazi in cui la sensazione di essere nella “musica di un luogo”3, permette di sentire un’armonia nascosta, una vibrazione inedita. “La musica e l’architettura sono sorelle”4, entrambe figlie di un’armonia numerica che eleva lo spirito, permettendo all’individuo di vivere e sentire lo spazio. È necessario, quindi, “cambiare direzione, cambiare verso, per poter affermare nuove abitabilità di spazi - dove il Void è uno spazio di possibilità - e la meta, agognata, precisando il senso del viaggio; a volte il viaggio appare come l’unico strumento atto a metterla a fuoco”5. Il Void diviene elemento di ambiguità che interviene nella creazione di spazi, in quanto “si potrebbe sostenere che non c’è lo spazio, bensì gli spazi. Spazio è una pluralità, una differenza. Ciò potrebbe anche farci guardare diversamente al fare spazio. Potremmo non essere alla ricerca di un solo spazio”6. Si dice spesso: ‘noi possiamo sempre tornare a casa’, ‘possiamo sempre andare da qualche parte’. Ma questo ‘da qualche parte’ […] non è da nessuna parte. Possiamo andare a casa, ma la casa dove andiamo non è un luogo dove andare. È un’abitudine avere un luogo dove andare”7.
1. F. Papi, Filosofia e architettura. Kant, Hegel, Valéry, Heidegger, Derrida., Ibis, Como 2000, p. 71.
2. R. Moneo, Inquietudine teorica e strategia progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei, Mondadori Electa, Milano, 2005, p. 242.
3. F. Papi, Filosofia e architettura, cit., p. 60.
4. S. Mavilio, Manuale per giovani architetti, cit., p. 59.
5. S. Marini, Progetto Eden, in “Vesper”, n. 10, Primavera-estate 2024, p. 10.
6. D. Libeskind, La linea del fuoco, p. 165.
7. Ibid., p. 179.
D. Libeskind, Jewish Museum, Berlino, 1999-2001. Ph: A. Sardei, 2023.
- SCHEGGE - FRAMMENTI
Le schegge rappresentano un insieme di significati, esperienze e memorie che si intersecano nel tessuto dell’abitare. L’architettura diventa così un campo di tensione tra la stabilità e l’instabilità e tra il presente e il passato. “L’architettura diventa una rappresentazione del corpo umano frammentato, smembrato che esprime le tensioni moderne”1.
Il pensiero di A. Vidler si allinea con l’idea deleuziana in cui ogni frammento diventa parte di una rete complessa di relazioni, dove gli spazi architettonici non possono essere considerati un caso a sè, ma solo nel loro contesto relazionale. “Le condizioni dell’abitare non possono essere determinate una volta per tutte e, pertanto, non possono essere ‘regolate’ e ‘ordinate’. Ogni volta, piuttosto, bisognerebbe ‘fare-spazio’, che secondo il pensiero di M. Heidegger ciò significa: dissodare, rendere libero un luogo incolto; il fare spazio apporta la dimensione del libero, dell’aperto, dello spazioso, in cui l’uomo può insediarsi e abitare”2, “dove può evacuare i luoghi ridotti a enclave affinché nuove località possano ravvivare lo spazio e la memoria che esse custodiscono.
In questo quadro, l’architettura può essere vista come una forma di “testo”, che, secondo Derrida è sempre aperto a interpretazioni multiple. Si creano spazi che, attraverso le loro schegge, ci invitano a ri-scrivere continuamente le storie che ci narriamo e che ci vengono raccontate. “La legge della casa quindi, può essere esplosa, de-costruita, in vista di un’altra esperienza dell’identità individuale e collettiva”3.
1. A. Vidler, Il perturbante dell’architettura, cit., p. 79.
2. M. Heidegger- E. Chillida, L’arte e lo spazio, S. Esengrini (a cura di), www.academia.edu, p. 22.
3. Cfr. F.
Vitale, Politiche della casa. Note su Jacques Derrida, architettura e decostruzione, in F. Filipuzzi e L. Taddio (a cura di), Costruire Abitare Pensare, Milano, Mimesis 2010.
Z. Hadid Architects, Spittelau Viaducts Housing, Vienna, 1994-2006. Ph: A. Sardei, 2024.
abyss
Nel 1998, l’Office for Metropolitan Architecture (OMA), guidato da R. Koolhaas, viene contattato da un cliente per lo sviluppo di un concept per un’abitazione nei sobborghi di Rotterdam. Y2K HOUSE, rappresenta un esperimento architettonico che, pur non essendo mai stato costruito, ha gettato le basi per la progettazione della Casa da Música a Porto. Il cliente, perturbato da ansie e preoccupazioni legate al problema informatico del millennium bug, anche detto “Y2K problem”, ha espresso tre requisiti fondamentali per la casa: un rifiuto del disordine, una preoccupazione per la sicurezza tecnologica dell’abitazione dopo l’anno 2000 e il desiderio di creare un’abitazione che potesse offrire sia spazi condivisi che separati per i membri della famiglia1 “Abbiamo concepito uno strato spesso che circonda il tunnel su quattro lati e questi quattro lati contengono tutti gli elementi abitativi, in modo che la casa sia solo un’illusione, dove il tunnel sarebbe stato semplicemente un punto focale sulla vista”2. Koolhaas vuole creare un rifugio non convenzionale, dove la struttura stessa diventa elemento scenico e spaziale, lasciando che il Void (tunnel) prenda il sopravvento delle funzioni vitali. Questo vuoto condiviso è ciò che permette di evocare spazi inediti, idee che non hanno mai preso forma nel mondo reale, ma che esistono soltanto nelle nostre menti e nei nostri spiriti3. Il Void assume un ruolo quasi sacro all’interno del progetto, evocando il “tokonoma” della tradizione abitativa giapponese.
L’”atto del dis-giungere o condizione dell’essere dis-giunto implica una separazione, una divisione”1. La frattura indotta dalla dis-giunzione de-stabilizza il dogma dell’abitare: lo spazio non è più un rifugio statico, bensì un non luogo dove convivono, talvolta violentemente, un abisso di schegge, dando origine a nuove interpretazioni sociali e filosofiche. “Lo scopo, quindi, non è semplicemente realizzare un manufatto di per sè, ma anche rivelare, attraverso la de-costruzione, realtà e contraddizioni della società”2. “Mettere in dubbio le strutture tradizionali è il passo necessario verso un nuovo atteggiamento”3.
In questo senso, l’architettura della dis-giunzione “[…] privilegia l’instabilità progettuale, la follia funzionale. Non una pienezza, quanto piuttosto una forma ‘vuota’: les cases sont vides“4. Ciò suggerisce la presenza di qualcosa di ulteriore al di là delle apparenze, “le maschere nascondono altre maschere, e ogni successivo livello di significato conferma l’impossibilità di afferrare la realtà”5. La violenza dello spazio non deriva, quindi, dalla materia stessa ma dall’impossibilità di sfuggire alla sua struttura, che, per sua natura obbliga un dis-abitare. “L’architettura è altrove e nostro compito è cercarla, vuoi che essa si manifesti, vuoi che la si debba rinvenire”6. La sfida degli spazi dis-giunti è di “ricomporre insieme le diverse schegge di un globo che è stato frantumato, devastato, frammentato e riassemblato”7.
1.
2. Ibid., p. 15. 3. Ibid., p. 17.
4. Ibid., p. 160.
5. Ibid., pp. 74-75.
6. S. Mavilio, Manuale per giovani architetti, cit., p. 13.
7. D. Libeskind, La linea del fuoco, cit., p. 206.
A. Sardei, De-Costruzione, 2022.
B. Tschumi, Architettura e Disgiunzione, Edizioni Pendragon, Bologna 2005 p. 9.
Il Void è così un “Eden vacuo” che sfida e decostruisce le convenzioni dell’abitare, invitandoci ad accogliere l’incertezza e l’imprevedibilità. Dis-abitare il Void significa aprirsi a una continua frammentazione, accettando che la casa non è altro che un riflesso del nostro stesso caos interiore. In questo Eden distopico, non ci sono risposte definitive, ma solo domande che risuonano nel silenzio delle sue pareti trasparenti. Y2K HOUSE, con la sua trasparenza ambigua e perversa e la sua struttura aperta ma protetta, rappresenta perfettamente questo paradosso: un rifugio che trattiene appena la complessità della vita, rivelando solo frammenti del disordine e della vulnerabilità dell’abitare. Alla fine, il vero Eden non è una meta, ma il viaggio stesso attraverso l’infinito del Void, un luogo che non è un riferimento fisso, ma si manifesta in ogni esperienza dis-abitativa. In questo non-luogo, ogni frammento della casa, come le pareti traslucide nella Y2K HOUSE, lascia intravedere le infinite possibilità che nascono dall’assenza, come un invito a riscoprire ciò che rimane nascosto o represso nelle convenzioni dell’abitare. Dis-abitare il Void significa anche imparare a riconoscere la bellezza e la fragilità di una realtà incompleta, dove l’identità non è fissa, ma si ricompone in risposta al silenzio, alla trasparenza, alla dis-giunzione.
A. Sardei, Dis-Abitare, 2025.
“La geometria euclidea traccia i confini ma è nei vuoti, nelle memorie e nelle percezioni che lo spazio rivela le sue geometrie nascoste”.
M. Coppola, Architettura PostDecostruttivista (Vol.1). La linea della complessità, D Editore, Roma 2015.
A. Sardei, Dissipatio dis-spaziale 2024.
TEORIA E METODI DEL
DISEGNO ARCHITETTONICO
Primo semestre 2022-2023
GEOMETRIE OCCULTE
Tavole di geometria
Analisi di Casa Bassetti
prof.ssa Gabriella Liva
GEOMETRIE OCCULTE esplora lo spazio oltre la sua rappresentazione convenzionale, indagando come la geometria euclidea possa diventare uno strumento per rivelare strutture invisibili. Attraverso rappresentazioni mongiane, assonometrie e prospettive il disegno diventa un atto di ricerca, un tentativo di rivelare le forme represse nel Void, inteso non come assenza, ma come campo di forze, dove memoria e percezione plasmano lo spazio. L’analisi di casa Bassetti, progettata da V. Magistretti costituisce un passaggio fondamentale di questa indagine. Lo studio delle sue geometrie rivela un ordine più profondo, fatto di tensioni, deviazioni e relazioni non evidenti.
Le GEOMETRIE OCCULTE sono strumento per far emergere ciò che, pur invisibile, determina l’esperienza dello spazio.
Rappresentazione delle due proiezioni mongiane e della vera forma di una sezione conica con piano inclinato
Rappresentazione delle due proiezioni mongiane di superfici complesse: ingresso ad una torre cilindrica, finestra di Viviani (metodo di Monge), elicoide a piano direttore con la rappresentazione in assonometria cavaliera
Rappresentazione assonometrica di un gruppo di solidi (assonometria isometrica)
Rappresentazione assonometrica di due volte (assonometria cavaliera): volta a crociera rampante e volta a botte rampante
generazione delle geometrie
CASA BASSETTI di V. Magistretti, progettata tra il 1960 e il 1962 ad Azzate, rappresenta un laboratorio di sperimentazione sull’abitare contemporaneo. Inserita in un terreno scosceso affacciato sul lago di Varese, la villa si sviluppa attraverso una planimetria articolata al paesaggio, organizzando una sequenza di spazi interconnessi grazie alle loro geometrie complesse.
Le GEOMETRIE OCCULTE agiscono negli spazi rendendoli dinamici, dove l’ordine emerge attraverso deviazioni e incastri inattesi. In questo modo, casa Bassetti si rivela non solo come residenza, ma come mappa spaziale di relazioni e tensioni, capace di svelare quell’ordine nascosto dell’architettura di Magistretti.
“Se tu guarderai troppo a lungo in un abisso, l’abisso finirà per voler vedere dentro a te”.
F. Nietzsche, Al di là del bene e del male. Preludio d’una filosofia dell’avvenire. Versione dal tedesco di Edmund Wiesel, Fratelli Bocca, Torino 1898, p. 83.
D. Libeskind, Jewish Museum, Berlino, 1999-2001. Ph: A. Sardei, 2023.
Secondo semestre 2023-2024
SCORCIO
Campo d’astrazione
Corso spaziale
Composizione architettonica
prof. Rodrigo Saavedra
prof. Ivan Ivelic
prof.ssa Anna Braghini
prof. Manuel Sanfuentes
SCORCIO esplora il camminare come modalità primaria e autentica di conoscenza dello spazio. Non più semplice movimento, ma esperienza che attraversa soglie, rivela giustapposizioni, mette in relazione corpo e città. Venezia, con il suo sistema unico di spazi interconnessi, diventa campo di flussi architettonici dove realtà disallineate e frammentate si sovrappongono e si dissolvono. Il concept nasce da un’analisi dinamica delle transizioni, interferenze e contraddizioni urbane. I temi della soglia, del movimento e dei punti di vista vengono tradotti nel CAMPO D’ASTRAZIONE: tagli e manipolazioni restituiscono un flusso in metamorfosi. Questa visione si concretizza nel CORSO SPAZIALE: un cubo svuotato, attraversato da volumi che generano intrecci distopici, spazi rarefatti, illusioni spaziali.
Le aperture irregolari moltiplicano le possibilità di guardare e vivere lo spazio: l’osservatore scorge il proprio spazio, unico, ma illusorio e destinato a dissolversi. L’esito progettuale si concretizza nel ponte temporaneo per la Festa del Redentore: non un semplice attraversamento funzionale, ma una sequenza di ritagli urbani che intrecciano prospettive e coni visivi. Setti a orientamento labirintico disegnano percorsi, pause e inquadrature calibrate dei landmark veneziani, trasformando il cammino in un’esperienza percettiva. SCORCIO propone così un’architettura non data una volta per tutte, ma costruita passo dopo passo, in un processo di disgiunzioni e intersezioni che svelano visioni inattese. Uno spazio che invita a sostare, attraversare, guardare di nuovo.
“La perfezione è bella ma è stupida, bisogna conoscerla ma romperla. La combinazione tra regola e caso è la vita, è l’arte, è la fantasia, è l’equilibrio”.
B. Munari, Verbale scritto, Laterza, Bari 1992.
F. Purini e L. Thermes, Casa Pirrello, Gibellina, 1988-1990. Ph: A. Sardei, 2023.
04 SHARP GRIP
LABORATORIO DI FONDAMENTI DI PRODUCT
DESIGN
Secondo semestre 2024-2025
Analisi e progettazione texture
Design for emergency
prof.ssa Martina Frausin
prof.ssa Elena Colombini
SHARP GRIP è una texture tridimensionale sviluppata per migliorare l’aderenza degli skateboard.
La progettazione trae ispirazione dalle suole delle scarpe, superfici caratterizzate da pattern modulari, che trovano un incastro nel grip, favorendo controllo e stabilità durante la guida. Una prima analisi delle texture, in particolare dei blister farmaceutici, ha permesso di comprendere il rapporto tra unità e griglia, individuando le logiche di ripetizione, variazione e incastro necessarie alla generazione di una nuova texture. L’unità nasce attraverso operazioni booleane, combinando dis-giunzioni e intersezioni geometriche, andando a comporre una griglia funzionale all’orientamento dei piedi sulla tavola.
SHARP GRIP rappresenta così la sintesi tra analisi e progettazione: una texture che, partendo dallo studio di quelle esistenti, evolve in un pattern ispirato al mondo urbano dello skateboarding.
Attraverso l’operazione booleana di differenza tra il prisma irregolare di partenza e un altro prisma irregolare si conferisce una leggera inclinazione nella parte sommitale.
In seguito ad un’altra operazione booleana di differenza tra il solido ottenuto e un solido simile ridotto in scala si ottiene una foratura nel solido.
Dall’operazione di somma tra i solidi finali risulta l’unità definitiva.
booleana di differenza tra partenza e un altro prisma leggera inclinazione
Attraverso l’operazione booleana di differenza tra il prisma irregolare di partenza e un altro prisma irregolare si conferisce una leggera inclinazione nella parte sommitale.
operazione booleana di ottenuto e un solido simile una foratura nel solido.
tra i solidi finali risulta
In seguito ad un’altra operazione booleana di differenza tra il solido ottenuto e un solido simile ridotto in scala si ottiene una foratura nel solido.
Dall’operazione di somma tra i solidi finali risulta l’unità definitiva.
BIPACK PET nasce nell’ambito del Design for Emergency, in relazione al continuo aumento di fenomeni climatici estremi. In seguito ad un’analisi dello stato dell’arte e del benchmark si è notata una grave mancanza dei prodotti per la tutela degli animali domestici e ciò è stato riscontrato anche nei piani di evacuazione. Il prodotto, pensato per i proprietari di animali di piccola taglia, si presenta come uno zaino multifunzionale che integra trasporto sicuro, kit di primo soccorso, contenitori per cibo e accessori di emergenza. Impermeabile, compatto e intuitivo, adotta un design basato su un approccio humanity-centred, secondo la teoria di D. Norman, che estende l’etica del design all’intero ecosistema domestico, riconoscendo il ruolo degli animali come membri della famiglia, in linea con la teoria dell’attaccamento dello psichiatria inglese J. Bowlby. BIPACK PET ha un costo accessibile e utilizza materiali resistenti, come il polimero PLA biobased e un tessuto impermeabile.
bretelle
Invitano l’utente ad indossare lo zaino in maniera corretta.
cerniere invisibili
Suggeriscono che lo zaino si apre e si chiude in quel punto.
vincoli fisici Tasche troppo strette per oggetti grandi. Apertura a senso unico delle cerniere.
scomparti
Invitano a inserire in maniera funzionale i prodotti.
materiale
Rende l’idea di resistenza e invita l’utente a inserirci gli oggetti, la parte superiore in tessuto, invita a inserire dentro l’animale.
incastro dello sportello Invita l’utente di aprirlo per posizionare al suo interno i prodotti.
“Più che altro era la visione delle schegge, che mi inquietava, […] e questa presenza incompiuta, queste schegge, avrebbero pesato su qualunque altra attività intrapresa”.
A. Cantafora, Quindici stanze per una casa, Einaudi, Torino 1988, pp. 120-21.
A. Sardei, Dis-Giunzione di schegge, 2022.
DIS-GIUNZIONE DI SCHEGGE
LABORATORIO D’ANNO 1
Primo semestre 2022-2023
Teoria dell’architettura
prof. Giovanni Carli
prof.ssa Elisa Monaci
DIS-GIUNZIONE DI SCHEGGE si concentra sulla decostruzione del tipico spazio di uno studio. È stata indotta l’esplosione dei piani orizzontali della stanza, pavimento e soffitto, attraverso schegge irregolari che rompono linee e forme distorcendo la visuale. In “Il buon abitare”
di I. Ábalos (p. 178), viene espresso il pensiero tratto da “Blurred Zones: Investigation of the Interstitial: Eisenman Architects 1988-1998”, secondo la quale nella casa postumanista l’architetto è obbligato ad assumere un comportamento volto alla distruzione dell’apparenza del reale e del possibile per far nascere forme diverse di materializzazione dell’incorporeo, senza altra possibile finalità che scoprire ciò che è represso dalle convenzioni.
Viene perciò rotto lo schema funzionale tramite la divisione in differenti livelli di quota, ispirato agli stalli degli equini scavati nella viva roccia descritti da A. Cantafora in “Quindici stanze per una casa” (p.9).
DIS-GIUNZIONE DI SCHEGGE richiama piramidi frastagliate e stalattiti di ghiaccio, secondo le parole di A. Cantafora nel capitolo Ridoto in Schegge (p. 123), che come schegge soggette ad una dis-giunzione, perforano la visione della realtà e gli archetipi di continuità.
dis-giunzione
P. Portoghesi, Casa Papanice, Roma, 1966-1968.
D. Libeskind, Spirit House Chair, Ontario, 2007. riferimenti
planimetria piano inferiore
planimetria piano superiore
Z. Hadid, MAXXI, Roma, 1998-2010.
DECO-
DECO- è un progetto, ispirato al gioco in scatola Cluedo, attraverso cui analizzare il linguaggio decostruttivista, i suoi protagonisti e le loro tensioni teoriche, trasformando lo spazio in scena del crimine. Ogni stanza è un frammento: un’interpretazione spaziale che traduce in forma le poetiche deco-struttiviste. Lo spazio non è più neutro, ma diventa manifesto delle ossessioni dei suoi ospiti: scale megalomani, schegge cristalline, cucine mobili, tetti disarticolati e ambienti sospesi. Attraverso questa logica, DECO- diventa una mappa tridimensionale delle relazioni tra architettura e narrazione: gli architetti come personaggi, sospettati di un delitto metaforico, gli spazi come indizi, la storia come indagine. Un gioco tradotto in una dissezione teorica che trasforma il progetto in racconto e lo spazio in enigma.
L. P. Puglisi, voce spazio infinito, in Il controdizionario del’architettura, Lettera Ventidue Edizioni, Siracusa 2023, p. 251.
A. Sardei, Diagramma Di-Schegge, 2023.
“Se si vuole uno spazio infinito occorre lasciarlo libero, bisogna saperselo fare sfuggire.”
06 DIS-JUNCTION’S HOUSE
LABORATORIO D’ANNO 1
Secondo semestre 2022-2023
Composizione architettonica
prof. Giacomo Calandra di Roccolino
DIS-JUNCTION’S HOUSE nasce come estensione critica della ricerca teorica “disgiunzione di schegge”, trasformandolo in un dispositivo architettonico che decostruisce lo spazio domestico: non più stanze, pavimenti e soffitti come entità stabili, ma piani esplosi e frammentati che si riconfigurano in volumi irregolari, capaci di generare scorci e visuali inedite. Le schegge che compongono l’abitazione non costruiscono continuità, ma la perforano, attivando un processo di dis-giunzione che scardina gli archetipi funzionali della casa e li sostituisce con spazi angusti e vacui. In questa esplosione frammentaria, l’abitare si ridefinisce come esperienza di instabilità. L’architettura diventa esercizio di negazione e ri-scrittura: la casa non si organizza secondo un ordine istituzionalizzato, ma sottrae spazio a un luogo predefinito, inscrivendosi nella logica della chora platonica. La collocazione sull’isola della Certosa a Venezia accentua questa tensione: quattro volumi irregolari, sottoposti a esplosioni e scissioni, si ricompongono con l’atto del räumen heideggeriano: aprire uno spazio perché qualcosa possa accadere.
DISJUNCTION’S HOUSE non è una casa nel senso convenzionale, ma una condizione di abitare sospeso.
“In un frammento di secondo puoi capire [...] cose che non sai di non conoscere, conscio, inconscio [...]. L’architettura per me ha lo stesso tipo di capacità. Ci vuole più tempo per essere catturata, ma l’essenza per me è la stessa, [...] rimane nella tua memoria e nei tuoi sentimenti”.
A. Sardei, Frammenti, 2024.
07 MEMORIA FRAMMENTATA
LABORATORIO DI RESTAURO,
RILIEVO E MODELLAZIONE
DIGITALE
Primo semestre 2024-2025
Rilievo dell’esistente
Progetto di restauro e riuso
prof.ssa Sara Di Resta
prof. Emanuele Garbin
La chiesa di Sant’Andrea Apostolo di Pontelongo e il suo campanile rappresentano il fulcro religioso e comunitario del paese.
La torre della ex Casa del Fascio emerge dal paesaggio rurale circostante, distinguendosi nettamente grazie alla sua monumentalità.
La scala monumentale della ex Casa del Fascio risalta nel tessuto urbano circostante, dimostrando la sua importanza come punto di riferimento nella città.
La torre, visibile anche dall’arteria principale della città, sottolinea la sua integrazione nel panorama cittadino, pur imponendosi visivamente nel territorio.
Lo zuccherificio definisce il cuore economico di Pontelongo. La sua architettura imponente lo rende un landmark significativo.
MEMORIA FRAMMENTATA affronta il restauro della ex Casa del Fascio di Pontelongo come conservazione e riuso critico. Non solo consolidamento materico, ma valorizzazione di un edificio che, nella sua monumentalità, è parte integrante dello skyline urbano insieme alla chiesa, al campanile e allo zuccherificio. Polo civico e luogo di aggregazione, l’edificio porta con sé una storia segnata da trasformazioni progettuali e funzionali, che ne hanno stratificato la memoria. Il progetto assume i frammenti del vuoto lasciati dal monumento come valore, elaborandoli come dispositivo progettuale: un vuoto attivo che accoglie, connette e ricompone, rivelando le discontinuità senza annullarle. In questo spazio sospeso, memoria e riuso contemporaneo dialogano: l’esterno viene regolarizzato e reso accessibile, l’interno si apre a configurazioni flessibili per esposizioni, eventi e attività culturali.
MEMORIA FRAMMENTATA restituisce così un’architettura che non si cristallizza, ma rigenera la propria identità attraverso la tensione dei suoi frammenti.
landmark
FONDAZIONI CON VESPAIO AREATO MURATURA PRINCIPALE
COPERTURA
PROSPETTO
PROSPETTO
SCENARIO SALA TEATRALE
SCENARIO EVENTI LUDICI
SCENARIO EVENTI ESPOSITIVI
“La sequenza allungata rende pieno il vuoto tra spazi. Il vuoto diventa così uno spazio a sua volta, un corridoio, una soglia o un gradino d’ingresso, […] la combinazione di sequenze allargate e contratte può dar luogo a serie particolari”.
B. Tschumi, Architettura e Disgiunzione Edizioni Pendragon, Bologna 2005 , p. 132.
P. Eisenman, Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, Berlino, 2003-05. Ph: A. Sardei, 2023.
08 ANCHORED IN THE INTERSTITIAL
LABORATORIO D’ANNO 2
Secondo semestre 2023-2024
Composizione architettonica
Progettazione di sistemi costruttivi
prof. Martino Doimo
prof.ssa Valeria Tatano
ANCHORED IN THE INTERSTITIAL reinterpreta il Bastione San Marco di Treviso come un terreno di sovrapposizione temporale e funzioni urbane.
Dei vuoti articolano il basamento storico, svelano gli spazi ipogei e generano percorsi di luce e visuali che conducono il visitatore attraverso il tessuto urbano stratificato. Due edifici residenziali, sospesi sopra il basamento tramite pilotis, evocano l’immagine di due navi arenate: corpi fluttuanti sopra la città, ancorati alla storia di essa. In questo senso, l’architettura è un viaggio immobile: i frammenti della nave, ancorati tra di loro, creano sequenze in continuo movimento. Il progetto ricerca un equilibrio tra corpo costruito e spazio aperto, dove le piazze, il parco e i percorsi ipogei diventano strumenti di fruizione sociale e culturale, mentre i volumi sospesi, modulari e ritmati da frangisole, sperimentano una nuova autonomia costruttiva e spaziale.
ANCHORED IN THE INTERSTITIAL si propone così come un’architettura che incarna il concetto di viaggio sospeso.
sezione costruttiva
MAGLIA STRUTTURALE
PROFILO DI AGGANCIO ALLA FACCIATA: PROFILO A T ACCIAIO GALVANIZZATO
300 mm x 120mm
SISTEMA DI GIUNTURA TRA I PANNELLI CON PROFILI DI ACCIAIO GALVANIZZATO A CALCO TRATTATI COME I PROFILI VERTICALI 20 x 15 mm
PAVIMENTAZIONE AMBIENTI INTERNI IN PIASTRELLE 30 x 60 cm DI GRES
PORCELLANATO BEIGE A GIUNTI SFALSATI
PAVIMENTAZIONE BAGNI IN PIASTRELLE DI GRES
PORCELLANATO
ZIMBA BEIGE
30 x 30 cm
PAVIMENTAZIONE LOGGE IN PIASTRELLE DI GRES
PORCELLANATO EFFETTO CEMENTO
STAFFA AD L DI ACCIAIO GALVANIZZATO A CALDO E PROTETTA CON RESINA DI POLIURETANO TRASPARENTE OPACA, SALDATA ALLO STRATO ESTERIORE E INTERMEDIO
150 mm x 100 mm
PANNELLI 1200 mm x 3400 mm COMPOSTI DA PROFILI CIRCOLARI VERTICALI DI ACCIAIO GALVANIZZATO A CALCO E PRO -
TETTI CON RESINA DI POLIURETANO OPACA
Ø 20 mm
A1 _ CHIUSURA ORIZZONTALE SUPERIORE
1_ cordolo di copertura
- elemento in legno
- scossalina doppia in alluminio
- elemento di fissaggio in legno con tassello
- blocco di tamponamento ytong, Climagold, 150 x 300 mm
- intonaco e nastro di supporto
- intonaco esterno, 30 mm
2_ copertura averde intensivo
- miscela di sedum
- terreno, daku roof soil 2, 80 mm
- strato di separazione e filtro, daku stabilfilter sfe, 1.30 mm
- sistema di drenaggio e accumulo, daku fsd 2, 80 mm
- manto impermeabile antiradice
- isolante pendenzato, lana di roccia, 60 mm
- barriera al vapore
- cappa strutturale in cls, 40 mm
- pignatte per travetti prefabbricati, laterizio, 200 mm
- travetti, laterocemento
- intonaco interno, 15 mm
3_schermatura solare
- profilo a T di aggancio alla facciata, acciaio galvanizzato, 300mm x 120 mm
- staffa in acciaio galvanizzato protetta da resina di poliuretano trasparente, 150 mm x 100 mm
- staffa in acciaio galvanizzato protetta da resina di poliuretano trasparente, 150 mm x 220 mm
- giuntura delle staffe tramite bullonatura
- profilo circolare verticale in acciaio galvanizzato, Ø 20 mm
A3 _ PARTIZIONE ORIZZONTALE
1_ sistema di pavimentazione flottante
- pavimentazione in piastrelle, gres porcellanato, 12 mm
- pannello in solfato, 20 mm
- guarnizione in plastica anti-scricchiolio
- traversa
- supporto regolabile
- guaina impermeabile
- massetto alleggerito pendenzato, 50 mm
A5 _ CHIUSURA ORIZZONTALE INFERIORE
1_ solaio controterra
- pavimentazione in gres porcellanato, 15 mm
- malta di allettamento, 10 mm
- massetto di sottofondo su rete metallica, sp. 30 mm
- impianto di riscaldamento a pavimento
- barriera al vapore, sp. 4 mm
- sottofondo alleggerito per impianti, sp. 70 mm
- pannello isolante in lana di roccia, sp. 60 mm
- getto in cls
- vespaio areato realizzato con elementi modulari tipo igloo, h 500 mm
- plinto di fondazione in cls
- traversa
- supporto regolabile
- guaina impermeabile
- massetto alleggerito pendenzato, 50 mm
- membrana impermeabilizzante
- fondazione continua a t rovescia in cls armato
A2 _ PARTIZIONE ORIZZONTALE
1_ infisso a filo interno, Schüco
- vetrocamera
- traversa inferiore del telaio fisso, alluminio
- controtelaio, blocco ytong per taglio termico
- telaio, alluminio
2_ parapetto in vetro
- vetro 10+10+4 pvb mm
- profilo estruso
- cemento plastico
- sigillante bituminoso - solaio
3_ solaio interno
- malta di allettamento, 13 mm
- massetto di sottofondo su rete metallica, 30 mm
- impianto di riscaldamento a pavimento
- barriera al vapore, 4 mm
- isolamento, lana di roccia, 60 mm
- solaio in cls
- intonaco esterno, 30 mm
A4 _ PARTIZIONE ORIZZONTALE
1_ solaio esterno
- pavimentazione a opera incerta, granito, sp. 28 mm
- massetto alleggerito pendenzato, sp. 60 mm
- guaina impermeabilizzante
- cappa strutturale, cls, 40mm
- pignatta in laterizio prefabbricata, 200 mm
- travetti, laterocemento
2_ copertura verde intensiva
- manto d'erba
- elemento di raccolta d'acqua
- terreno, daku roof soil 2, 80 mm
- strato di separazione e filtro, daku stabilfilter sfe, 1.30 mm
- sistema di drenaggio e accumulo, daku fsd 2, 80 mm
- manto impermeabile antiradice
- soletta in cls
3_ controsoffitto
- tirante
- regolatore di livello
- pannello isolante in lana di vetro, Isover Clima 34, sp. 40mm
- struttura metallica di montanti e traversi
- lastra di gesso, 12,5 mm
- lastra di gesso, 12,5 mm
- stucchi e nastri di rinforzo
- rasatura a base di gesso
4_sistema di rivestimento
- muro portante in cls armato, sp. 30 mm
- tasselli e viti
- graffa
- profilo portante in alluminio
- vite di regolazione in altezza
- vite di arresto
- chiodo cavo
- profilo di alluminio verticale
1
1.1_SEZIONE ORIZZONTALE
- intonaco esterno, sp. 30 mm
- blocco di tamponamento ytong, Climagold, 150 mm x 300 mm
2 - rasatura a base di gesso
- stucchi e nastri di rinforzo
- lastra di fibro gesso, 12,5 mm
- lastra di fibro gesso, 12,5 mm
- struttura metallica di montanti
- fissaggio tramite viti
- pannello isolante in lana di vetro, Isover Clima 34, sp. 40 mm
3 - vetrocamera
- traversa inferiore del telaio fisso, alluminio
- controtelaio, blocco ytong per taglio termico
- pavimentazione in piastrelle, gres porcellanato, 6 mm
- supporto di parete
- telaio, alluminio
- lastra di fibrocemento Equitone linea LT15, sp. 10 mm
C. Scarpa, in G. Mazzariol, Lo spazio dell’arte, Paese 1992.
“Dentro, dentro l’acqua alta; dentro come in tutta la città. Solo si tratta di contenerla, di governarla, di usarla come materiale luminoso e riflettente”.
A. Sardei, Perturbamento Abissale, 2024.
Secondo semestre 2022-2023
Composizione architettonica
prof. Nabeel Al Kurdi
prof.ssa Sara Pertile
prof. Diego Lopes
riferimenti
HYDROVOID si configura come un acquario capace di trasformare le variazioni naturali del mare del golfo di Aqaba, in Giordania, in esperienza architettonica. Attraverso le maree, l’acqua diviene parte integrante del progetto, scorre, invade e si ritira secondo il respiro del mare, generando spazi mutevoli e imprevedibili. L’architettura diventa così un campo di tensione tra presenza e assenza, tra pieni e cavità, dove il fluire marino non solo abita ma ridefinisce il vuoto. È l’evento liquido a stabilire la misura dello spazio, a scolpire percorsi e a determinare soglie che non hanno mai un confine stabile. In questa continuo mutamento, l’edificio non si offre come forma conclusa, ma come organismo che vive anche grazie al movimento del mare.
HYDROVOID cerca di riflettere l’identità di Aqaba: un luogo in cui ricerca, esperienza sensoriale e memoria collettiva convergono in un’architettura che assume la mutevolezza delle acque come principio generativo, restituendo al visitatore la percezione del mare come spazio.
Mardin Evleri, Turchia, XVII-XIX sec.
GAD Line+Studio, Teahouse, Jiuxing Village, Cina, 2021.
“Si guardi, in un libro di archeologia, lo schema di questa capanna, lo schema di questo santuario [...]. È lo stesso spirito che si ritrova [...] nel tempio di Luxor...
Non esiste l’uomo primitivo; ci sono soltato mezzi primitivi. L’idea è costante, virtuale fin da primordi”.
L. Corbusier, Verso una architettura, Longanesi, Milano 1973, p. 53.
A. Sardei, Sporca vacuità, rielaborazione grafica di OMA, Casa da Música (1999-2005), ph: P. Ruault, 2024.
1. triangolazione relitti
2. triangolazione lacunosa
3. triangolazione primigenia
4. triangolazione primigenia
5. triangolazione lacunosa
6. triangolazione relitti
Dettaglio dell’incastro
bibliografia essenziale
Ábalos I., Il buon abitare: pensare le case della modernità, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2009.
Coppola M., Architettura PostDecostruttivista (Vol.1). La linea della complessità, D Editore, Roma 2015,
Espuelas F., Il Vuoto. Riflessioni sullo spazio in architettura, Marinotti, Milano 2004.
Koolhaas R., Delirious New York. Un manifesto retroattivo per Manhattan (1978), Electa, Milano 2001.
Libeskind D., Gentili D. (a cura di), La linea del fuoco, Quodlibet, Macerata 2014.
Moneo R., Inquietudine teorica e strategia progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei, Mondadori Electa, Milano, 2005.
Mumford L., Storia dell’utopia (1922), Feltrinelli, Milano 2017.
Perec G., Specie di spazi, Bollati Boringhieri, Torino 1989.
Papi F., Filosofia e architettura. Kant, Hegel, Valéry, Heidegger, Derrida., Ibis, Como 2000.
Rykwert J., La casa di adamo in paradiso (1972), Adelphi, Milano 1991
Tschumi B., Architettura e Disgiunzione (1996), Edizioni Pendragon, Bologna 2005.
Venturi R., Complessità e contraddizione nell’architettura (1966), Dedalo, Bari 1980.
Vidler A., Il perturbante dell’architettura. Saggi sul disagio nell’età contemporanea (1992), Einaudi, Torino 2006.
A. Burri, Grande Cretto, Gibellina, 1985. Ph: A. Sardei, 2023.