LA SHOAH: IL GENOCIDIO DEGLI EBREI D'EUROPA

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passato poi armi e bagagli nelle file fasciste: Paolo Orano (1875-1945), rettore dell’Università di Perugia. Alla penna di costui si dovette un pamphlet intitolato Gli ebrei in Italia che, quando vide la luce in prima edizione nell’aprile 193712, suscitò una notevole eco nei giornali, non solo italiani, e aprì la strada – non a caso, come vedremo – alla futura politica fascista nei confronti degli ebrei. Il libello di Orano, nel quale si ritrovano tutti gli stereotipi comuni alla giudeofobia tradizionale (gli ebrei che vogliono prevalere con l’oro, gli ebrei razzisti, gli ebrei traghettatori delle mode intellettuali degenerate, e così via), assumeva come suo primo bersaglio polemico la presunta “attività sionistica di gran parte degli ebrei cittadini italiani”, “l’esaltazione degli ebrei ebraizzanti e sionisti per i loro apostoli, le loro tradizioni, la loro razza, il loro sogno, oggi impresa decisiva, di restaurare lo Stato palestiniano”. 13 Secondo l’autore, nel dare una mano al sionismo l’Italia avrebbe dato una mano, in realtà, all’espansionismo britannico e avrebbe preso posizione, a scapito dei propri interessi, contro gli arabi; senza dire poi dei diritti cristiani sui Luoghi Santi: “Essa [la Palestina] è la Terra Sacra perché vi nacque il Redentore che illuminò dall’interno la coscienza latina”, sentenziava Orano. E poco oltre aggiungeva: “Croce e Fascio sono legati dal più intimo spirito e si trovano oggi di fronte un’Inghilterra ebraizzante ed un ebraismo britannizzante”. 14 Sistemati così i sionisti, Orano si dava poi a esortare gli ebrei italiani ad astenersi da manifestazioni di “separatismo”, proponendo loro un futuro di totale assimilazione, quasi nei termini di una resa senza condizioni: “L’ebraismo di razza e sionistico ha la sua specifica esclusiva visione in un orgoglio di genti, come tante altre genti, vinte disperse che non hanno più ragion di vita e di sviluppo che in quella delle patrie territoriali e nazionali”. 15 Ma ecco l’autore cambiare improvvisamente registro per rivolgere i suoi strali anche contro gli ebrei fascisti, e persino contro quell’Ettore Ovazza che proprio due anni prima, nel suo libro Sionismo bifronte,16 aveva preso le massime distanze possibili da Dante Lattes e dal movimento sionista. Anche per la penna di Ovazza – “che io considero, scriveva Orano, l’israelita italiano di più franca parola, il più sinceramente convinto della gravità del problema ebraico anche per l’Italia” – “ritorna la nota del ‘popolo eletto’, missionario, e l’irresistibile senso dell’origine privilegiata . . . , la nota insomma del rabbino Dante A. Lattes”. 17 Il pamphlet di Orano si chiudeva infine con le seguenti parole, criptiche ma cariche di minaccia: “È il problema che deve essere abolito. L’Italia fascista non ne vuole. Il dire di più sarebbe superfluo”.18 Diretta per la prima volta esplicitamente contro gli ebrei italiani, e non più contro le astrazioni chiamate ‘Internazionale ebraica’, ‘alta finanza ebraica’, o ‘cricca giudaicomassonica’, la prosa vacua e aberrante di Paolo Orano ebbe la singolare fortuna di fornire al momento giusto, al regime di Mussolini, quella copertura ideologica di cui aveva bisogno. A cavallo tra il 1937 e il 1938, infatti, il governo fascista, impelagato irrimediabilmente nella guerra civile spagnola e costretto all’interno dell’Asse Roma-Berlino a una partnership sempre più vincolante, andava cercando ormai affannosamente il modo di disfarsi di tutti gli ebrei: non soltanto degli ‘infidi ebrei italiani’, cioè degli antifascisti (che sarebbero stati eliminati comunque), ma anche dei ‘leali italiani ebrei’, considerati fino allora elementi utilissimi. Troviamo già qui l’argomentare duplice, per così dire a tenaglia, di ogni razzismo che si rispetti. Gli ebrei sono pericolosi in quanto costituiscono una minoranza inassimilabile. Ma la loro pericolosità non è minore quando facciano di tutto per omologarsi o mimetizzarsi, com’era il caso, per l’appunto, degli ebrei fascisti. Il Popolo d’Italia di Mussolini, che recensì il libro di Orano in termini entusiastici, fece capire a tutti – ebrei e non ebrei – che era giunto il momento, in Italia, di combattere gli ebrei in quanto tali, compresi i fascisti della prima ora come Ettore Ovazza. Di qui, l’atto riconoscibile di nascita del razzismo italiano di regime.


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