A sostegno dell'esercito governativo interviene l'aviazione russa. Fra le truppe governative si susseguono episodi di diserzione. Brèžnev è sempre più preoccupato per la situazione a Kabul e nel paese, ma non riesce a far cessare fra le fazioni del governo filocomunista le lotte feroci, condotte con tradimenti e assassinii, secondo le inveterate tradizioni del paese. Cominciano a correre voci sempre più insistenti dell'intervento dell'esercito sovietico in Afghanistan, dove si trovavano già più di tremila russi fra consiglieri civili e militari. Il 26 dicembre 1979 le truppe sovietiche attraversano l'Amu Darya, il fiume di confine fra l'U.R.S.S. e l'Afghanistan. Il 27 dicembre i russi entrano a Kabul, assaltano il palazzo presidenziale e Amin, il feroce presidente afghano, viene ucciso. I russi insediano un nuovo presidente. La popolazione afghana insorge con manifestazioni di protesta e ribellioni contro i russi e il governo da essi imposto. I russi non riescono a controllare il paese, dove i signori della guerra a capo dei Mujaheddin spadroneggiano, combattendo anche gli uni contro gli altri. La popolazione subisce persecuzioni sia da parte dei Mujaheddin che da parte del governo imposto dai russi. I soldati russi sono fortemente demotivati e subiscono forti perdite. Gli ospedali di Kabul sono pieni di russi feriti. Questo è quanto aveva ottenuto Brèžnev con l'intervento in Afghanistan. Questa l'eredità che lasciò al suo successore.
III.30 La breve parabola di Andropov Il 10 dicembre 1982 muore Brèžnev. Jurij Andropov, di 68 anni e di salute cagionevole (era malato di reni), diventa presidente del Presidium del Soviet supremo, carica equivalente a quella di capo dello stato. La scelta di Andropov come nuovo capo di stato forse fu dovuta alla sua fragile condizione di salute, che faceva prevedere che non avrebbe potuto conservare a lungo il potere. La carriera politica di Andropov lo aveva portato a collaborare con Chruščëv alla repressione dell'insurrezione ungherese nel 1956, quando era ambasciatore in Ungheria. Dal 1967 Presidente del K.G.B. e in questa posizione rilancia la repressione contro i dissidenti: preferiva che costoro venissero esiliati in modo da evitare di processarli. Nel 1973 Andropov entra nel Politburo e si adopera per combattere la corruzione a tutti i livelli, senza risparmiare neppure i personaggi più vicini a Brèžnev. Mette fine allo scandalo del caviale (i responsabili dell'industria della pesca esportavano clandestinamente il caviale intascando i profitti. Ciò poteva avvenire perché le organizzazioni mafiose erano ormai penetrate fino alle più alte cariche del partito e dello stato).
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