organizzando cacce al cinghiale e molestando le infermiere che si occupano della sua salute precaria. La parabola di Brèžnev, accusato di corruzione, nepotismo e di essere coinvolto nei traffici delle mafie di Uzbekistan e Georgia, si conclude fra il disprezzo del suo stesso entourage. Nella sua permanenza alla guida dell'U.R.S.S. Brèžnev non commise alcun grave errore: tranne l'intervento militare in Afghanistan del 1979 a cui non riuscì a opporsi.
III.26 Sintomi di declino economico La politica agricola continua ad essere diretta dall'alto e molti Kolchoz lavorano in perdita. Gli appezzamenti destinati all'uso privato dei contadini misurano appena ½ ettaro a testa dal 1977 al 1981, ma sono questi esigui appezzamenti che forniscono il 30% dell'intera produzione agricola. L'importazione di cereali dall'estero, iniziata ai tempi di Chruščëv continua ad aumentare. La spesa per gli armamenti nel decennio 1970-1980 assorbiva il 20% del PIL dell'U.R.S.S. Per quello che riguarda le esorbitanti spese militari, va detto che, non solo il governo ma l'intero popolo russo considerava di vitale importanza non restare indietro nella corsa agli armamenti rispetto alle grandi potenze occidentali: Stati Uniti, Inghilterra e Francia. Tutti ritenevano che sulla Russia pesasse la minaccia di una guerra atomica, voluta dalle potenze capitaliste, disposte a ricorrere ad ogni mezzo pur di distruggere il comunismo. Solo la capacità di una efficace ritorsione immediata poteva tener lontano il pericolo. Nel 1977 gli USA installano in Inghilterra e nella Germania occidentale i missili Cruise, l'U.R.S.S. installa gli SS20 nell'Europa dell'Est. Le spese per gli armamenti dell'Unione Sovietica erano state appesantite dalla scelta del ministro della difesa Andrej Andreevič Gromyko di rafforzare l'armamento convenzionale a scapito di quello missilistico meno costoso, che al suo tempo Chruščëv voleva favorire. La scelta di Gromyko era stata caldeggiata dalle lobby dell'industria pesante e dell'esercito. È da notare che le spese per gli armamenti gravavano tutte sull'U.R.S.S.: i paesi del patto di Varsavia si rifiutavano di contribuirvi. Tutte le spese statali, l'importazione di cereali, il costo degli sprechi e delle scelte sbagliate, il finanziamento dello stato sociale erano in larga parte coperte dall'esportazione di petrolio e di gas naturale. L'U.R.S.S. nella sua politica di esportazione di prodotti energetici fu favorita dalla crisi del petrolio scoppiata in occidentale, quando, nel 1973, l'O.P.E.C. decretò l'aumento del prezzo del petrolio. Durante la crisi del petrolio l'Unione Sovietica cedeva ai paesi del Patto di Varsavia i prodotti energetici a prezzi di favore; ma quando la crisi finì, si rifiutò di abbassare ulteriormente i
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