ITALIA E STATO INDIPENDENTE CROATO (1941-1943)

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Giugno-dicembre 1941

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propaganda e della disciplina. Nessun confronto poteva essere fatto tra l’organizzazione e la combattività dei partigiani e quelle dei četnici, con i secondi decisamente confusi e indisciplinati ma soprattutto contraddistinti da scarsa capacità e volontà combattiva.502

3.4.

La rioccupazione della seconda e terza zona

Con il moltiplicarsi delle richieste d’aiuto da parte della popolazione civile e l’aumentare delle ribellioni organizzate, anche diversi comandanti di divisione e di presidio italiani iniziarono a pronunciarsi a favore della rioccupazione del territorio croato e dell’assunzione, da parte delle autorità italiane, dei poteri civili abbandonati precipitosamente alle autorità croate. Sul piano militare lo sgombero dei reparti italiani, nonostante le insistenti pressioni di Pavelić, non era mai avvenuto del tutto essendo stato effettuato un semplice ridimensionamento del loro numero. L’instabilità nello Stato croato rischiava di propagarsi ai territori annessi all’Italia: la 2ª Armata non nascondeva la propria contrarietà alle azioni degli ustaša, ritenute la causa delle sommosse serbe, e disarmava e cacciava da città e paesi le milizie croate, mentre i domobranci passavano agli ordini delle forze armate italiane. I rappresentanti italiani a Zagabria Casertano e Coselschi sostenevano le ragioni del governo croato considerando inconcepibile che le truppe italiane disarmassero gli ustaša anziché aiutarli a contrastare le ribellioni. Ambrosio propose al Comando Supremo di rioccupare seconda e terza zona fino alla linea di demarcazione con l’occupazione tedesca, al fine di pacificare i territori croati e salvaguardare il confine. Bastianini sosteneva invece di lasciare ai croati la repressione delle rivolte tenendone fuori le truppe italiane, onde evitare un intervento che avrebbe comportato anche l’assunzione dei poteri civili e militari, avventurandosi in azioni infruttuose e dispendiose. Indispensabile comunque era portare la linea difensiva una cinquantina di chilometri al di là del confine con le terre annesse. Il 13 agosto Mussolini impartì al generale Cavallero, capo di Stato Maggiore Generale, la direttiva di rioccupare l’intera zona demilitarizzata ed aumentare le forze lì dislocate, allontanando le truppe croate e assumendo i poteri

502

AUSSME, fondo I-3, Carteggio versato dallo Stato Maggiore Difesa, b. 27, fasc. 1, Balcani

situazione militare 10 maggio 1943-13 giugno 1945, Comando della Divisione di Fanteria da montagna Venezia (19ª)-Stato Maggiore, a Comando Supremo, prot. n. 283/Op., oggetto: Situazione generale, P.M.99, 6 novembre 1943; id., Comando Supremo, Ufficio Operazioni, Promemoria per il Capo di S.M. Generale, Situazione Generale in Montenegro, Esercito Popolare Liberatore, 1° dicembre 1943.


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5.6. Tra 25 luglio e 8 settembre

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Conclusioni

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5.4. Il fallimentare nuovo ordine economico

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5.5. Conclusione dei lavori della commissione confini

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5.3. Sviluppo dell’occupazione tedesca

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5.2. L’operazione Weiss

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5.1. Situazione dello Stato Indipendente Croato

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4.8. Il confine dalmata

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4.7. Repressione e internamento di civili

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4.6. La 2ª Armata e gli ebrei

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4.3. Il sostegno italiano ai četnici

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4.4. Operazione Trio

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4.5. Gli accordi di Zagabria, 19 giugno 1942

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4.2. Notizie dalla Croazia: la ricostituzione del Sabor

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4.1. La “Legione autotrasportabile croata” (Lako Prevozni Drug) sul fronte orientale

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pages 180-185

3.7. Popolazione civile, militari italiani ed ustaša

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3.6. Gli incontri di Zagabria, Abbazia e Venezia

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3.5. Il Governatorato della Dalmazia

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3.4. La rioccupazione della seconda e terza zona

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3.3. Tito, Mihailović e la resistenza

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2.5. La Commissione per la delimitazione dei confini italo-croati

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2.4. Gli Accordi di Roma, 18 maggio 1941

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2.3. Le truppe italiane in Dalmazia e la nomina del Commissariato civile

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2.2. Lo Stato Indipendente Croato

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1.4. La neutralità di Belgrado (1939-1941

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1.3. L’isolamento jugoslavo

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2.1. L’aggressione dell’Asse

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1.1. L’Italia e la questione nazionale croata

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1.2. Lo Sporazum serbo-croato e la ripresa del sostegno italiano a Pavelić

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Premessa

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