120 ioArch
Anno 20 | 2025 Novembre | Dicembre euro 12,00



ISSN 2531-9779 IL




NUOVA COLLEZIONE PIETRA EDITION
LE PIETRE ICONICHE DEL MEDITERRANEO DECODIFICATE DA DEKTON


























Meaningful Design to Inspire People’s Lives





























































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Anno 20 | 2025 Novembre | Dicembre euro 12,00



ISSN 2531-9779 IL




NUOVA COLLEZIONE PIETRA EDITION
LE PIETRE ICONICHE DEL MEDITERRANEO DECODIFICATE DA DEKTON























































































12 I vincitori della XIII edizione del Dedalo Minosse | VICENZA
14 Leggere architetture #7 | MATTEO PERICOLI
16 Bice Lazzari. I linguaggi del suo tempo | PALAZZO CITTERIO. MILANO
18 Chiharu Shiota. The Soul Trembles | MAO. TORINO
20 L’Architettura tra spirito e ragione | ANGELO MICHELI
22 Mario Cucinella. Discrete landscape | ARTE SELLA
24 Enrico David. Domani torno | CASTELLO DI RIVOLI
26 Maria H. Vieira da Silva. The Anatomy of Space | GUGGENHEIM BILBAO
28 Yuko Mohri. Entanglements | PIRELLI HANGAR BICOCCA. MILANO
30 Purisme(S) | GALERIE ZLOTOWSKI. PARIGI
32 Premio Italiano di Architettura 2025 | TRIENNALE E MAXXI
34 Saverio Busiri Vici | LE STORIE DI LPP
178 Peter Doig. House of Music | SERPENTINE GALLERY. LONDRA
78 | 164 Libri 28


REPORT
di Aldo Norsa
36 Classifiche Guamari 2025 | TECNICAER ENGINEERING LENZI CONSULTANT, STUDIO PACI, GRUPPOTRE, CREW, DE.TALES
WORK IN PROGRESS
48 Basiliano, Udine | L22. RIGENERAZIONE EX-CASERMA
50 Padova | LVL. NUOVA SEDE DELLA QUESTURA
52 Recoaro Terme | DONADELLO & PARTNERS E MARCO PIVA
54 Abano Terme | STEFANO BOERI. RIQUALIFICAZIONE KURSAAL
56 Bibbona | ALVISI KIRIMOTO. PADIGLIONE DEL PODERE SAPAIO
58 Bologna | SETTANTA7. RIGENERAZIONE EX SCALO RAVONE
60 Helsinki | JKMM. MUSEO DI ARCHITETTURA E DESIGN
62 Grömitz | NOA. PROGETTO FALKENSTEINER FAMILY HOTEL
64 Taichung, Taiwan | ACPV. JUNG HENG PALACE
LPP ARCHITETTI ITALIANI
I profili di Luigi Prestinenza Puglisi
66 Alessandro Scandurra


NETWORK SOCIETY
di Carlo Ezechieli
79 Il valore aggiunto dell’Architettura
80 Antonio De Rossi. Rigenerare territori scollegati
86 Enrico Scaramellini. Un progetto di ampliamento
90 Bonetti. Dardano. Scaramellini. Pietre, vento e memoria
92 Mvrdv. L’impatto economico del progetto
94 Reinterpretare il costruito | LUIGI PRESTINENZA PUGLISI
96 Casa Museo Molinario Colombari | LAZZARINI PICKERING
100 Casa Sanlorenzo | LISSONI & PARTNERS
106 Basilica di Massenzio | ALVISI KIRIMOTO
110 Villa a Roccamare | VMCF ATELIER
114 Spazi a doppia altezza | STUDIO 74RAM
118 Beirut Teatro | LOMBARDINI22
122 La nuova sede Iren a Genova | NO.T


Direttore editoriale
Antonio Morlacchi
Direttore responsabile
Sonia Politi
Advisor
Giulia Floriani Contributi
In copertina
Angelo Micheli Architettura Dualistica.
Virginia Bodini, Luisa Castiglioni
Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti
Angelo Micheli, Aldo Norsa
Aldo Parisotto, Matteo Pericoli
Luigi Prestinenza Puglisi
Mario Pisani, Elena Riolo
Grafica e impaginazione
Alice Ceccherini
Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it
Editore Font Srl Via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

126 Blended harmony per TSH Roma | RIZOMA E TÉTRIS
132 Sea House. In Croazia tra pietra e mare | STUDIO BRESSAN
136 Casa N | MICHELE SCHIAVONI
DOSSIER SUPERFICI
140 Investigare l’anima della materia | ALDO PARISOTTO
ELEMENTS a cura di Elena Riolo
165 Bagno e Benessere

Fotolito e stampa Errestampa
Prezzo di copertina euro 12,00 arretrati euro 18,00
Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 72,00 - Europa euro 112,00 Resto del mondo euro 180,00 abbonamenti@ioarch.it
Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004
Pagamento online su www.ioarch.it o boni co a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386
Periodico iscritto al ROC Registro Operatori della Comunicazione n. 34540 Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1 comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779

Integrare il verde nell’architettura significa creare continuità tra costruito e paesaggio, trasformando lo spazio in esperienza viva.
HW Style collabora con i progettisti portando la natura come materia architettonica, capace di arricchire l’identità dei luoghi e intensificarne il legame con chi li attraversa.
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Sergio Inzerrillo e Matteo Trucco non sono architetti. Il primo è il Ceo della Diriyah Company, che ha commissionato a Schiattarella Associati il Diriyah Art Futures Museum a Riyadh, in Arabia Saudita; il secondo l’amministratore di una società turistica che con lo studio Archisbang ha trasformato un malandato complesso rurale di Palazzo Valgorrera, piccola frazione di Poirino in provincia di Torino, in un accogliente luogo di ospitalità. Sono i vincitori della tredicesima edizione del Dedalo Minosse, il premio alla committenza di architettura (ancora il solo al mondo) istituito nel 1997 da ALA Assoarchitetti & Ingegneri.
Un tempo erano mecenati e corporazioni. Oggi sono privati, aziende, amministrazioni pubbliche, fondazioni o associazioni a svolgere quell’imprescindibile funzione – chi ci mette il denaro – senza la quale qualsiasi architettura rimarrebbe sulla carta, anche la Basilica di Vicenza costruita da Andrea Palladio sotto le cui volte sono in mostra i 25 progetti premiati nell’ultima edizione del Dedalo Minosse. Una funzione, si badi bene, che non consiste nel “lasciar fare all’architetto” ma nella definizione del programma e nella condivisione di intenti, scelte e input culturali per realizzare consapevolmente buone architetture che, pri-

vate o meno, saranno della comunità perché la bellezza è un patrimonio collettivo. Oltre al premio internazionale (il Diriyah Art Futures) e al premio ALA Under 40, al Teatro olimpico di Vicenza lo scorso 11 ottobre sono sfilati altri 22 gruppi di committenti e progettisti: i protagonisti degli altri tre premi principali, l’Europarque Ciénaga de Mallorquin, un parco pubblico che rigenera l’ambiente naturale di Barranquilla (Colombia), la Narrow House di Tavernerio (Como) progettata da Lorenzo Guzzini e realizzata alla metà del costo corrente al metro quadrato, e la scuola privata Thaden di Bentonville, in Arkansas; quelli dei


Pagina di sinistra. Diriyah Art Futures (2024) Committente: Diriyah Company. Architetto: Schiattarella Associati.
Sopra. Ecoparque Ciénaga de Mallorquin (2023) Committente: Puerta de Oro. Architetto: Deb Architecture e El Equipo Mazzanti, 2023.



nove premi speciali e delle undici segnalazioni della giuria.
I vincitori e le menzioni sono stati scelti tra le oltre 400 segnalazioni ricevute «anche da Paesi che fino a oggi – ha ricordato la presidente del premio Marcella Gabbiani – non si erano affacciati sul nostro scenario: Corea, Thailandia, Colombia, Namibia, Mozambico, Ghana, Capo Verde, Pakistan» a conferma dell’importanza crescente che l’iniziativa ha assunto a livello internazionale
Importanza ribadita dalla Regione del Veneto, dal Comune di Vicenza e dalla Camera di Commercio locale, che hanno confermato il
proprio sostegno anche per le future edizioni biennali.
Il Premio internazionale Dedalo Minosse è realizzato inoltre con il sostegno di Ance Vicenza, Fondazione Inarcassa, Confprofessioni, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Fondazione Ets Relazionésimo.
Main sponsor del Premio Caoduro Lucernari e Marmomac, sponsor gold Fla Federlegno Arredo, Salone del Mobile.Milano, Giorgio Tesi Group, Asj – Architects Studio Japan, Laboratorio Morseletto ■


Da sinistra.
Narrow House
Alessio Fortunato
Lorenzo Guzzini, 2024. We Rural We Life - Sergio Trucco Archisbang, 2022-2023. Thaden School Thaden School and Walton Family Foundation.
EskewDumezRipple e Marlon Blackwell Architects + Andropogon. Associates, 2021.

Dall’alto.
Faia
Venice Community Housing
Brooks + Scarpa, 2022.
Cantina di Guado al Tasso
Marchesi Antinori
Fiorenzo Valbonesi, 2023.
Corte Renée
Paola Recchia
Bricolo Falsarella, 2024.
Palazzetto dello sport di Olgiate Olona
Comune di Olgiate Olona
Giulia De Appolonia, 2024.
Nuova Cantina Pieropan
Società Agricola Pieropan
Acme Studio, 2022.
di Matteo Pericoli

Architetto, autore, disegnatore e insegnante, Matteo Pericoli vive a Torino dove nel 2010 ha fondato il Laboratorio di architettura letteraria, uno strumento in forma di workshop che utilizza il potenziale narrativo dell’architettura per esplorare la struttura delle storie. I risultati sono raccolti nel suo libro Il grande museo vivente dell’immaginazione (Il Saggiatore, 2022). www.lablitarch.com

Come è fatta l’architettura di un romanzo? Come fanno a stare in piedi le storie?
La lettura è un atto creativo e siamo noi, con la nostra sensibilità e la nostra esperienza, a creare quelle strutture che ci permettono di esplorare e abitare liberamente le storie. Ogni struttura quindi non è che una tra le infinite possibili. In questa puntata, un’Interpretazione architettonica del romanzo di Ferrante.
Siamo abituati a pensare a trazione e compressione come a due forze opposte, inconciliabili: o esiste una o esiste l’altra. In questo edificio, due volumi sono collegati e intrecciati tra loro da forti tiranti, da colonne allungate e da travi ardite, e uno dei due sembra dipendere dall’altro per sostenersi. Con la sua massa e il suo avvitato dinamismo, il volume sospeso (che chiameremo Lila) sembra voler sfuggire a quello che lo sostiene (che chiameremo invece Elena). Lo fa tendere ed estendere come se fosse il volume di nome Lila a modellare quello di nome Elena e a dargli quell’energia dinamica, vitale per qualsiasi architettura.
Chiameremo questo complesso architettonico L’amica geniale, come il romanzo di Elena Ferrante nel quale il
rapporto tra le due protagoniste (Elena, la voce narrante, e la sua amica d’infanzia Lila) è un flusso in continua alternanza di identità sfumate e sogni confusi. È evidente che se uno dei due elementi non esistesse, l’altro non avrebbe ragione di essere. Senza Lila non ci sarebbe Elena, e viceversa. Infatti, nessun elemento ha, per così dire, un completo controllo dell’altro.
Siamo sospesi anche noi, sospesi tra l’intensità della tensione e della compressione. Immobili. Se fossimo le fibre della struttura, se fossimo – come in realtà siamo in quanto visitatori dello spazio e lettori del romanzo – noi stessi ad essere attraversati da quelle sollecitazioni, capiremmo e sentiremmo le forze che vivono le due strutture ■



Alcune tra le 110 opere in mostra nella retrospettiva di Palazzo Citterio. Quella accanto appartiene all’ultimo periodo, quello caratterizzato da un rigoroso minimalismo. Sotto. Autoritratto, 1929, e Racconto n.2 (dettaglio), 1955, olio su tela.

Fino al 7 gennaio 2026, Palazzo Citterio a Milano ospita la prima retrospettiva antologica dedicata a Bice Lazzari (Venezia, 1900 - Roma, 1981), figura che ha rivestito un'importanza sostanziale per la storia dell’arte italiana e per le connessioni che si sono sviluppate nel tempo. È stata una delle protagoniste del Novecento, donna indipendente e moderna rispetto ai tempi in cui è vissuta, ha dedicato tutta la sua vita all’arte riuscendo ad affermarsi in un campo ritenuto all’epoca poco adatto a una donna. Comincia a seguire i corsi di decorazione all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1916, nonostante preferisse quelli di pittura che le furono preclusi a causa delle lezioni di nudo


ritenute non adatte a una signorina di buona famiglia. Precorritrice di una pittura astratta concettuale e molto contemporanea, ha lavorato fin dalla giovinezza nel campo dell’arte applicata, ritenuto più idoneo per un’artista donna, lavorando con gli architetti più in voga degli anni Trenta e Quaranta.
Nel linguaggio della Lazzari segno, ritmo e materia diventano elementi di una grammatica poetica e rigorosa. La pittura si avvicina alla musica, la linea assume valore ritmico, la superficie si fa spazio sonoro.
Studiare oggi Bice Lazzari significa anche riconoscere il ruolo pionieristico delle artiste astratte italiane tra anni Sessanta e Ottanta:
donne che hanno trasformato la pratica artistica in un atto di libertà e di pensiero. Nella sua opera, l’etica del fare si unisce alla forza del segno, lasciando un’eredità ancora viva nella contemporaneità. A cura di Renato Miracco, la mostra raccoglie oltre 110 opere provenienti da musei, istituzioni e collezioni pubbliche e private italiane e internazionali ■
Bice Lazzari
I LINGUAGGI DEL SUO TEMPO
Palazzo Citterio
Via Brera 12. Milano 16 Ottobre 2025 | 7 Gennaio 2026

Dall’alto. Le valigie sospese di Accumulation - Searching for the Destination, 2021 e gli scheletri delle barche di Uncertain Journey, 2016-2019.

SOUL
MOSTRA AL MAO DI TORINO
Il Museo di Arte Orientale ospita in anteprima nazionale una mostra monografica dell’artista giapponese Chiharu Shiota (Osaka, 1972). L’esposizione ne ripercorre l’intera produzione attraverso un progetto concepito come un’unica installazione in evoluzione. Le opere spaziano da disegni fino a installazioni monumentali e narrano di esperienze personali e sensazioni. Tra i lavori più riconoscibili dell’artista appaiono intrecci di fili rossi o neri, che compongono strutture di grandi dimensioni che avvolgono gli spazi in cui sono collocate. Il visitatore è invitato ad entrarvi, in un’esperienza nella quale la fascinazione si alterna all’inquietudine. La barca è un altro elemento ricorrente nell’immaginario dell’artista e compare diverse volte
in opere come Where are we going? (2017-2019) o Uncertain Journey (2016). Interessante anche Accumulation - Searching for the Destination (2021), installazione monumentale composta da centinaia di valigie oscillanti, simbolo di ricordo, spostamenti, migrazioni e archetipo del viaggio che ognuno di noi compie. Durante i mesi di apertura, la mostra è animata da un programma di eventi, proiezioni e momenti di approfondimento. Laboratori e attività didattiche invitano famiglie e scuole a partecipare, offrendo l’occasione di avvicinarsi al linguaggio e alla poetica dell’artista ■

Chiharu Shiota
THE SOUL TREMBLES Museo di Arte Orientale di Torino Via San Domenico 11 22 Ottobre 2025 | 28 giugno 2026

XT-AF porte tagliafuoco Secco EI60 - progetto - Al di là il Fuoco seccosistemi.com
Gli infissi tagliafuoco da sempre rappresentano un limite nei progetti di architettura, spesso trascurati nel loro design a causa delle loro rigorose esigenze tecniche. Secco Sistemi, con la sua consolidata esperienza nel design riconosciuta con ben due Compassi d’Oro, propone serramenti con resistenza al fuoco EI60, con soluzioni estetiche raffinate e uniche nel suo genere, per stabilire un nuovo standard nel settore.


Se la battaglia contro il consumo di suolo stenta a diventare legge dello Stato, osservando le minime manifestazioni della sottile crosta terrestre che calpestiamo, o alzando gli occhi verso orizzonti spesso ostruiti dai solidi e irrinunciabili oggetti architettonici che contengono il nostro vivere razionale percepiamo però che non è solo questione di metri quadrati. Da qualche parte c’è qualcosa di profondo che unisce l’umanità alla natura.
È la Theos Physis, la natura divina con la quale la tesi – e il progetto artistico – dell’Architettura Dualistica di Angelo Micheli invita a ristabilire un dialogo riscoprendone l’imprevedibilità come fonte di ispirazione progettuale. Secondo Micheli, managing director di AMDL Circle, l’architettura nasce dall’incontro di due
forze opposte: la razionalità dell’Architettura Infinita, che rappresenta l’ordine e la continuità ma anche la separazione dell’ambiente costruito dalla natura, e l’energia dell’Atto Simultaneo Inaspettato, che introduce l’intuizione, l’errore, la sorpresa. È in questa tensione che si genera il progetto autentico, libero dai dogmi e aperto alla metamorfosi.
L’Architettura Dualistica di Micheli vive dei contrasti e delle diversità, si nutre dell’imprevisto e dei frammenti del quotidiano, comprende i diversi strati di cui si compone la realtà, trasformandosi in un organismo dinamico e vitale. In essa, il paesaggio naturale e quello umano tornano a dialogare, restituendo all’architettura la sua funzione più alta: essere espressione viva della complessità del mondo ■



Dal 1986 il parco di Villa Strobele, in Val di Sella, ospita Arte Sella, una serie di installazioni curate dai più importanti artisti e architetti contemporanei. Dopo la partecipazione nel 2021 con The Journey, Mario Cucinella vi fa ora ritorno con la nuova opera Discrete Landscape
L’installazione nasce dall'idea di modellare la terra per avvolgere il visitatore in un percorso sinuoso che conduce a una cavità contemplativa. I 415 blocchi che compongono il progetto sono stampati in 3D in 58 tipologie modulari che ricordano colonne basaltiche.
Le forme irregolari compongono sedute o tasche di terra per piccole essenze arboree autoctone e si incastrano l’una nell’altra generando una struttura autoportante che non necessita di leganti. I blocchi sono realizzati da Erratic con una stampa realizzata attraverso un braccio robotico che stratifica impasti a base di calce naturale.
Alla base del progetto vi è una ricerca approfondita sui materiali messa a punto da Calchèra San Giorgio e dal Politecnico di Milano, incentrata sul tema delle filiere simbiotiche e il riutilizzo degli scarti. La scelta è ricaduta sullo


scarto di Tonalite dell’Adamello, fornito dalla trentina Graniti Pedretti, un materiale ormai privo di valore commerciale, unita a calce e cenere di lolla di riso, residuo di produzione alimentare, ottenendo un effetto pozzolanico. La texture crea giochi di luci e ombre che si inseriscono coerentemente nel paesaggio naturale. La scelta di materie prime locali e la tecnica della stampa additiva permettono di ridurre significativamente l’impatto ambientale del progetto, tema caro a Cucinella e su cui aveva già lavorato in passato ■
Calchèra San Giorgio ha fornito la malta composita per la stampa, appositamente formulata con materiali di scarto come cenere di lolla di riso, Tonalite dell’Adamello e terre naturali pigmentanti. Ispirata a tecniche antiche, la miscela evolve nel tempo, aumentando resistenza e durabilità. Foto Giacomo Bianchi.


Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta Domani torno, ampia retrospettiva dedicata a Enrico David (Ancona, 1966) a cura di Marianna Vecellio. L’esposizione, concepita per la Manica Lunga, ripercorre l’evoluzione dell’artista attraverso pittura, disegno, opere tessili, sculture e installazioni ambientali, esplorando la dimensione interiore e la trasformazione del corpo come metafora dell’identità contemporanea. Il percorso alterna figurazione e astrazione in un allestimento ispirato alla scenografia teatrale. La mostra segue il cammino personale e creativo di David, dal trasferimento a Londra nel 1986 alla definizione di una pratica che in-
treccia linguaggio, memoria e sogno. Centrale è il disegno, inteso come spazio di libertà capace di unire le diverse forme espressive. Molte opere nascono dall’elaborazione del dolore, come quello provato per la perdita del padre, trasformato in occasione di rinascita artistica. Dalla fine degli anni Novanta, David sviluppa installazioni complesse che fondono teatro, cultura popolare e introspezione, tra cui Madreperlage (2003), Abduction Cardigan (2009) e Ultra Paste (2007).
Negli ultimi anni la ricerca si concentra sul volto come luogo di relazione e conoscenza, con opere come Trenches to Reason (2021), Tutto il Resto Spegnere (Biennale di Venezia
A fianco. Dinnisblumen 1999. Raf Simons Collection Anversa. Enrico David. Courtesy Michael Werner Gallery. Sotto. Assumption of we 2014-25. Enrico David. Foto White Cube. Theo Christelis.

2019), Aurora (2014–2024) e la serie dei ‘Teatrini’. Per la curatrice Vecellio, l’opera di David rappresenta “una resistenza alla smaterializzazione digitale”, riaffermando il valore del corpo e dell’immaginazione.
Domani torno invita a riflettere su identità, genere e percezione di sé, offrendo un percorso visivo sull’essere umano in costante mutamento ■
Enrico David DOMANI TORNO Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli | Manica Lunga. Torino 30 Ottobre 2025 | 22 Marzo 2026





La versatilità trasforma ogni superficie in luce
















è una collezione di apparecchi outdoor sviluppata per offrire una distribuzione luminosa ad alte prestazioni in un corpo compatto ed essenziale. La struttura in alluminio presenta volumi netti, proporzioni rigorose e un profilo sottile che ne esalta la presenza discreta e architettonica nello spazio.
L’innovativo gruppo ottico è progettato per generare un’emissione ampia e controllata: luce laterale e frontale si combinano in una proiezione omogenea, capace di valorizzare percorsi, superfici e architetture con precisione e uniformità.

Fete Vénitienne, 1949. In questa come in molte opere l’artista subordina la rappresentazione riconoscibile della città a quella della sua atmosfera. Sotto.
Il museo Guggheneim di Bilbao ha inaugurato una mostra monografica dedicata all’artista portoghese Maria Helena Vieira da Silva. Nata a Lisbona ma formata a Parigi, Vieira da Silva ha sentito molto l’influenza di queste due città nella sua carriera che si estende dagli anni Trenta fino agli anni Ottanta.
L’esposizione ripercorre, attraverso otto sezioni, le tappe fondamentali della sua firma artistica. Il titolo Anatomy of Space riflette l’attenzione dell’artista per lo spazio architettonico, trasposto su tela attraverso strutture labirintiche e prospettive frammentate, in un’indagine del mondo in continua trasformazione.
I riferimenti sono molteplici e spaziano dalla rigidità della cultura artistica portoghese fino ad approdare ai movimenti d’avanguardia del suo tempo, come Cubismo e Futurismo.

Composition, 1936. Studio anatomico dello spazio.
Vieira da Silva dissolve i confini tra spazi urbani reali e immaginari, sviluppando un linguaggio pittorico distintivo. L’artista aveva avuto contatti sia con Peggy Guggenheim, che l’aveva inserita nell’Exhibition by 31 Women del 1943, sia con Solomon R. Guggenheim, uno dei suoi primi sostenitori.
La sua presenza nella galleria di Bilbao oggi è l’esito diretto di un apprezzamento che risale ai fondatori del museo ■
Maria Helena Vieira da Silva THE ANATOMY OF SPACE
Museo Guggenheim, Bilbao 16 Ottobre 2025 | 22 Febbraio 2026

ADI COMPASSO D’ORO INTERNATIONAL AWARD














A Milano arriva Entanglements, la più grande mostra monografica mai realizzata in Europa sull’artista giapponese Yuko Mohri. Da sempre interessata alla natura trasformativa degli elementi organici, Mohri crea installazioni dinamiche e sensoriali che stimolano la riflessione sull’ambiente e sulla coesistenza sociale.
Nota in Italia per gli intricati assemblaggi presentati di recente alla Biennale di Venezia, l’artista realizza sculture cinetiche site-specific, continuamente modificate per adattarsi agli ambienti che le ospitano. La formazione a Tokyo e, soprattutto, il legame con la musica punk influenzano fortemente le sue opere, spesso composte da parti di strumenti smontati o da ambientazioni sonore e musicali.
In I/O rotoli di carta sospesi dal soffitto raccolgono da terra detriti che vengono letti da uno scanner e convertiti in segnali elettrici che provocano il movimento di lampadine e utensili. Foto Glimworkers.
Tra queste spicca Piano Solo: Belle-Ile (20212024), riflessione sulla difficoltà di collaborazione tra artisti e musicisti durante la pandemia di Covid-19, il cui elemento centrale è un pianoforte progettato per suonare ‘da solo’ i suoni che l’artista aveva registrato nella foresta. In mostra anche Decomposition (2021- in corso), presentata alla Biennale, che celebra il decadimento organico attraverso composizioni generate dal collegamento di elettrodi a frutta lasciata marcire ■
Yuko Mohri ENTANGLEMENTS
Pirelli Hangar Bicocca, Milano 18 settembre 2025 | 11 gennaio 2026


L’AVANGUARDIA SECONDO LE CORBUSIER
Nel 1917 Le Corbusier, insieme al suo maestro Amédée Ozenfant, fondò il movimento artistico oggi noto come Purismo. Nato in risposta al Cubismo, allora dominante, il nuovo linguaggio si distingueva per la ricerca di forme semplificate e armoniche, ponendosi come anticipatore dell’arte concettuale. I soggetti più frequenti erano oggetti di uso quotidiano, rappresentati in modo essenziale secondo l’idea che l’arte dovesse svelare una verità universale. Galerie Zlotowski, in collaborazione con la galleria Pascal Cuisinier, presenta per la prima volta un percorso espositivo dedicato al movimento e ai suoi protagonisti principali. Le Corbusier occupa un ruolo centrale nella comprensione del tema: decisivo fu l’incontro con Ozenfant nel 1917, che lo avvicinò alla pittura e al linguaggio cubista. Le sue opere, rea-
lizzate senza interruzioni per tutta la carriera, trovano spazio d’onore alla Galerie Pasqual Cuisinier.
L’indagine purista spinse Le Corbusier anche oltre la tela, verso mezzi espressivi differenti, tra cui la tappezzeria, che reinterpretò in chiave geometrica. Il sodalizio con Ozenfant si interruppe negli anni Venti, segnando anche la fine del movimento. Nonostante ciò, l’esperienza purista riuscì a superare i confini francesi, influenzando artisti come la danese Franciska Clausen e lo svizzero Otto Gustav Carlsund, anch’essi presenti in mostra ■
PURISME(S)
Galerie Zlotowski, Parigi 18 ottobre | 20 dicembre 2025



Premio al Miglior
Edificio: Ampliamento e valorizzazione dell’Accademia Carrara
Antonio Ravalli, 2024. Foto Marco Toté.
Da sinistra. Echo of the Mountain Associates Architecture 2024.
Ex Casermette di Moncenisio. Riqualificazione. Antonio De Rossi
Laura Mascino
Edoardo Schiari, Matteo Tempestini, Maicol Guiguet. 2024. Foto Edoardo Schiari.
Padiglione Santa Sede
Studio Albori. 2023. Foto Marco Cremascoli.


A ANTONIO RAVALLI IL PREMIO
PER LA RIQUALIFICAZIONE E
AMPLIAMENTO DELL’ACCADEMIA
CARRARA DI BERGAMO.
MENZIONI A DE ROSSI CON COUTAN STUDIO, ASSOCIATES
ARCHITECTURE E STUDIO ALBORI.
PREMIO ALLA CARRIERA
A GIORGIO GRASSI
La cerimonia del Premio annuale promosso dalle Fondazioni di Triennale e Maxxi per promuovere la buona architettura italiana quest’anno si è svolta al Palazzo dell’Arte, in concomitanza con la Milano Arch Week. Il vincitore, Antonio Ravalli, è stato scelto da una giuria composta da Nina Bassoli, Lorenza Baroncelli, Pippo Ciorra, Tosin Oshinowo e Mirko Zardini all’interno di una shortlist di nove candidature, a loro volta selezionate tra le trentuno segnalazioni inviate dagli advisor e riguardanti opere costruite negli ultimi tre anni.
Antonio Ravalli è stato premiato per il progetto di ampliamento e valorizzazione dell’Accademia Carrara di Bergamo con il quale, oltre a riorganizzare gli accessi e la circolazione interna, Ravalli ha realizzato nuovi servizi ai visitatori, segnatamente la caffetteria e il Giardino PwC. Secondo la giuria, “ il corpo lineare che si insinua tra la facciata occidentale e il basamento di pietra che mediava tra l’edificio e il paesag-

gio antistante diventa allo stesso tempo portico, rampa, elemento di distribuzione e un sistema di nuovi spazi affacciati sulla città. La sua forma, volutamente incerta, si adatta al contesto e all’edificio esistente, incorporando elementi e materiali diversi: pietra, acqua, legno, metallo e resti archeologici ”.
Menzioni ad Antonio De Rossi, che con il suo team del Politecnico di Torino e con Coutan Studio ha riqualificato le ex Casermette di Moncenisio; a Associates Architecture e al loro poetico monumento agli ex-minatori di Dossena (Bergamo) Echo of the mountain; a Studio Albori per il Padiglione della Santa Sede alla 18. Biennale di Architettura di Venezia (2023), di cui la giuria ha riconosciuto “ la qualità concettuale oltre che compositiva nel trasformare l’occasione effimera di un evento in un lascito materiale per le comunità e in un virtuoso processo di economia circolare”.
Infine, il premio alla carriera a Giorgio Grassi, “membro essenziale – nella motivazione della giuria – del gruppo di autori di Tendenza che tra Milano e Venezia rifondavano negli anni Sessanta l’architettura, sulla base dei valori di urbanità, continuità, autonomia” ■

Ampliamento Deutsche Bank, Lipsia 1992. Giorgio Grassi. Immagine Archivio Giorgio Grassi. Courtesy Fondazione Maxxi.



L’edificio di Viale
Jonio a Roma, progettato nel 1972, è considerato un manifesto del brutalismo romano.
di Luigi Prestinenza Puglisi
Illustrazioni di Roberto Malfatti

I Busiri Vici sono una delle più rilevanti dinastie di architetti romani, che si tramandando il mestiere da generazione in generazione sin dal mille e seicento. Saverio, nato nel 1927, non ha quindi dubbi a decidere quale sarà la sua professione, tanto più che sin da ragazzo mostra una spiccata propensione verso la pittura e la scultura.
Alto, bello, dal sorriso affascinante e con la già pre-acquisita clientela di famiglia legata al generone romano e al mondo religioso, inizia una carriera di successo, conclusasi nel 2023 all’età di 96 anni. Progetta edifici-scultura realizzati ricorrendo alla duttilità del cemento armato. Edifici che piacciono ai committenti per il loro carattere innovativo ma che non sono particolarmente apprezzati dalla critica accademica di quegli anni che punta, invece, verso altre di-
rezioni. Per esempio ad Aldo Rossi o agli edifici post moderni, che sono meno astratti e non disdegnano finestrelle quadrate, tetti spioventi, compostezza costruttiva e una certa voluta banalità di riferimenti formali. Non sono ancora i tempi di Frank O.Gehry e della consapevolezza che l’architettura possa diventare puro gioco scultoreo, sperimentazione di spazi immaginati. Anche se è pur vero che il tema dell’astrazione architettonica ha una storia che risale almeno agli inizi del secolo. Si pensi, per esempio alla lezione De Stijl. Gli anni Sessanta e Settanta in cui Saverio Busiri Vici produce i migliori lavori sono gli anni del brutalismo. Uno stile che privilegia il cemento armato, materiale che può essere adoperato per ottenere qualsiasi forma, anche la più astratta. Come insegna Le Corbusier, che
conosce personalmente e con il quale mantiene una relazione di amicizia di cui andrà sempre orgoglioso.
E come in Italia non si stanca di ripetere Pier Luigi Nervi, che afferma: “il cemento armato è il più bel sistema costruttivo che l’umanità abbia saputo trovare sino ad oggi. Per la alta capacità di resistenza a carichi di compressione, la indeteriorabilità agli agenti atmosferici, la facilità esecutiva e infine il relativo basso costo”. Da qui l’idea di Busiri Vici che sia possibile costruire architetture in cemento a vista che abbiano la stessa complessità di un quadro o di una scultura. Un’idea resa oltretutto fattibile dalla grande tradizione artigianale italiana e dalla abilità di carpentieri che sanno manipolare il cemento con straordinaria perizia e virtuosismo.
Non mancano altri riferimenti internazionali. Penso per esempio a Paul Rudolph e ad Alvar Aalto, architetti entrambi amati da Busiri Vici. Ma i due modelli più rilevanti – anche se non saprei dire quanto esplicitamente presenti nelle riflessioni del Nostro – sembrano, a mio giudizio, Carlo Scarpa e Frank Lloyd Wright. Carlo Scarpa grazie alla sua capacità di rendere il cemento vibrante e leggero, contrapponendolo a materiali dai colori brillanti e soprattutto grazie a spericolati giochi chiaroscurali, che Busiri Vici mostra di aver assimilato. Frank Lloyd Wright nel suo periodo angeleno, quello dei blocchetti in cemento, in cui le due prin-

cipali fonti di ispirazione sono gli edifici scultorei delle antiche culture mesoamericane e l’approccio decorativo per moduli plastici del suo maestro, Louis Sullivan. Tra i capolavori di Busiri Vici metterei senza esitazione il Collegio Universitario di San Pietro (1967-69), la residenza a Roma in via Alessandro Magno (197073) e l’edificio pluriuso in viale Ionio sempre a Roma (1972).
È interessante vedere come ancora oggi suscitino pareri contrastanti e come siano difficili da far digerire a una cultura architettonica convinta che un edificio debba per forza rassomigliare ad altri stereotipi formali. E convin-

ta che i professionisti sono stati sempre degli architetti figli di un dio minore, dimezzati dalla loro ricerca di mediare con clienti e costruttori e dalla loro inclinazione a stupire per vendere meglio. L’edificio a via Jonio, per esempio, è stato paragonato alla scheda di un circuito elettrico e accusato di essere esagitato e gratuito nelle forme.
Eppure, quando si saranno fatti i conti con il nostro passato, ridimensionando altri architetti eccessivamente lodati ma di minore valore poetico, si scoprirà che Saverio Busiri Vici è stato un artista con una concezione spaziale intrigante e con un’idea innovativa del rapporto architettura-scultura. E, insieme a lui, speriamo che si scoprirà anche una straordinaria tradizione del professionismo italiano oggi colpevolmente dimenticata. Tra i romani, solo per ricordarne alcuni: Francesco Berarducci, Alvaro Ciaramaglia, Cesare Pascoletti, Oreste Martelli Castaldi, Ugo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, Venturino Ventura, Mario De Renzi, Giuseppe Perugini, Luigi Pellegrin, Julio Lafuente, Cesare Ligini, Maurizio Sacripanti, Francesco Palpacelli, Manfredi Nicoletti, Sergio Musmeci, Riccardo Morandi, Pier Luigi Nervi, Lucio Passarelli e, sopra tutti, Luigi Moretti, che però soffre meno dell’amnesia storica che colpisce gli altri.
Oggi più che mai è necessario scrivere la storia di questi costruttori di città, tratteggiandone i diversi e anche opposti caratteri, prima che tutto questo si dimentichi. E che si pensi che Roma abbia prodotto solo le pur pregevoli figure di Ludovico Quaroni e Paolo Portoghesi e quelle meno interessanti dei loro figliocci della Tendenza e del postmodern ■


Il Report di questo mese approfondisce i motivi per cui alcune società di architettura hanno avuto, nelle classifiche 2025 edite da Guamari e relative all’esercizio 2024, prestazioni particolarmente positive in un quadro congiunturale che non è stato favorevole per tutti. Lo scorso anno infatti, dopo un triennio di crescita, il venir meno dei bonus fiscali che avevano trainato il mercato dell’edilizia privata ha provocato un generale peggioramento dei dati economici delle società della progettazione architettonica. I big dell’ingegneria hanno confermato invece un buono stato di salute anche grazie agli investimenti finanziati dal Pnrr nell’ambito delle infrastrutture pubbliche, tipicamente oggetto privilegiato dell’ingegneria (sia per la progettazione che per la consulenza e la gestione dei cantieri).
Aldo Norsa
Con una lunga carriera di docenza universitaria in Italia e all’estero alle spalle, dal 2010 il direttore scientifico dell’Istituto di ricerca Guamari Aldo Norsa cura il Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry, il Rapporto Classifiche Le prime 50 imprese dell’edilizia privata e organizza la conferenza annuale Tall Buildings. Dal 2023 è membro della giuria dei Premi Oice e dal 2025 è nell’advisory board della Joint Research Partnership Costruzioni del Politecnico di Milano. www.guamari.it
Ecco una breve sintesi delle risultanze dell’indagine – presentata l’11 dicembre al Politecnico di Milano – sui bilanci ufficiali delle top 200 società di architettura e design. Le maggiori di una classifica guidata da Lombardini22, Acpv Architects e Ati Project (un drappello di testa nel quale si collocherebbe anche Rpbw se solo si sommasse il fatturato conseguito a Parigi con quello a Genova con le opportune elisioni) nel 2024 totalizzano un valore della produzione di 921,1 milioni di euro, in calo del 6,1 per cento rispetto all’esercizio precedente. Il peggioramento è ancora più accentuato a livello reddituale: l’ebitda (margine operativo lordo) si riduce del 23,6 per cento e l’utile netto del 20,1.
Decisamente migliori sono invece i numeri dello stato patrimoniale: la posizione finanziaria netta della Top 200 non solo si conferma attiva ma migliora del 12,3 per cento, mentre il capitale netto cresce del 7,6 per cento: segnali di solidità importanti per far fronte alle attuali incertezze del mercato.
Quanto all’ingegneria (tenendo conto che più di una società è attiva sia in ingegneria sia in
architettura) la 200 società al vertice dichiarano un cifra d’affari 2024 5,3 volte maggiore: 4,9 miliardi di euro, con un incremento del 10,7 per cento e una più alta quota di internazionalizzazione (20,3 per cento contro il 13,6 per cento delle società di architettura). Il conto economico 2024 delle Top 200 di Ingegneria evidenzia un ebitda sostanzialmente invariato (meno 0,8) e un utile netto salito del 14,3per cento. Altrettanto buoni i dati finanziari e patrimoniali: la posizione finanziaria netta, già attiva, migliora del 2,9 per cento e il capitale netto cresce dell’11,7 per cento. Tornando alle società di architettura e in considerazione di un quadro poco brillante spiccano tuttavia le ottime performance 2024 di alcune società, in particolare Tecnicaer Engineering, che ha registrato un incremento del fatturato del 61,6%, De.Tales addirittura del 126,7%, Lenzi Consultant con un più 50,1%.
Sul fronte della redditività invece troviamo Studio Paci, GruppoTre e Crew con ebitda margin (rapporto tra margine operativo lordo e fatturato) rispettivamente del 45,2, 38,9 e 38,5 per cento, e net margin (risultato netto su fatturato) del 37,4, 33,2 e 26,6 per cento. Per questo abbiamo deciso di intervistare i loro rappresentanti, ai quali abbiamo posto le tre domande di rito.
1 Quale strategia ha permesso le ottime prestazioni della sua società?
2 Quali sono le prospettive di mercato (in Italia e/o all’estero) che valuta con maggior interesse?
3 Qual è il progetto recente che meglio esprime il vostro modo di fare architettura?



Fabio Inzani
Tecnicaer Engineering
1 _ L’esito dei nostri dati di bilancio si fonda sostanzialmente su due elementi: uno di natura incidentale e uno pianificato. Il primo è legato alla conclusione simultanea di alcune commesse pregresse, che, avendo trovato ristoro in concomitanza, hanno apportato un contributo significativo. Il secondo è frutto di una riorganizzazione interna che ci ha permesso di mettere a sistema grandi commesse, sostanzialmente realizzate in-house. Inoltre il gruppo di lavoro si sta progressivamente specializzando, e questo ci consente di aumentare la produttività in modo sensibile.
2 _ L’Italia sta attraversando una fase di significativa contrazione del mercato dell’ingegneria e dell’architettura in ambito pubblico,
in particolare nel settore civile. Questa instabilità dello scenario ci sta spingendo ad aprire nuovi orizzonti commerciali, cercando di entrare in ambiti affini a quelli in cui siamo già presenti. Tra questi stiamo valutando con interesse il mondo dei grandi player parastatali. Inoltre, in prospettiva, il nostro obiettivo a medio termine è accedere al mercato dei fondi di investimento.
3 _ Dopo aver completato il Parco della Salute di Torino, un ospedale da 1.070 posti letto e oltre 170mila metri quadrati di superficie sanitaria, il progetto che meglio rappresenta oggi le nostre capacità è quello del nuovo ospedale della Asl TO5. Tecnicaer ha sviluppato l’intero progetto con il supporto dell’intelligenza artifi-
ciale, utilizzata per ottimizzare i layout in funzione delle attività sanitarie, pianificate in base al minutaggio operativo di ogni prestazione. Riteniamo di aver raggiunto un risultato unico in Italia: la pianificazione di funzioni oggi distribuite tra quattro presidi ospedalieri, centralizzate nel nuovo nosocomio, con una riorganizzazione del personale e una ridistribuzione sul territorio delle attività extraospedaliere.


3 DOMANDE a 6 architetti
1 Quale strategia ha permesso le ottime prestazioni della sua società?
2 Quali sono le prospettive di mercato (in Italia e/o all’estero) che valuta con maggior interesse?
3 Qual è il progetto recente che meglio esprime il vostro modo di fare architettura?
Braccio Oddi Baglioni Lenzi Consultant
1 _ Lenzi Consultant è una società che ancora oggi, nonostante l’utilizzo di tecnologie avanzate, si basa sulle solide fondamenta del rispetto del lavoro nella sua accezione che ritengo più importante: rispetto del personale, dei clienti, dei colleghi e soprattutto rispetto di ciò che si produce, dello scopo ultimo della progettazione e della realizzazione. Non potrebbe essere altrimenti, lavorando principalmente in ambito sanitario, dove non si può prescindere dalla visione globale del progetto. Tutto ciò è stato evidentemente apprezzato dai committenti e ci ha permesso di ottenere le performance che ci vedono con crescite a due cifre anno su anno ormai da cinque bilanci.
2 _ Dopo che ci siamo concentrati sul mercato Italia che, anche grazie al Pnrr, ha rappresentato una risorsa esaustiva per il nostro portafoglio ordini, riteniamo che, in prospettiva, sia opportuno riprendere una politica di penetrazione nei mercati esteri pur nella consapevolezza della difficoltà che essi rappresentano per una società delle dimensioni della nostra; peraltro le precedenti esperienze in Centro America e in Algeria hanno dimostrato che siamo in grado di competere.
3 _ Un esempio di cui siamo particolarmente orgogliosi è il coinvolgimento che Lenzi Consultant sta avendo all’interno dell’Ospedale Niguarda: uno dei più importanti d’Italia che in questo periodo sta vivendo una ristrutturazione interna globale dovuta ai finanziamenti del Pnrr, del complementare Pnc (il Piano Nazionale per Investimenti aggiuntivi al Pnrr) e delle Olimpiadi. Con più di dieci cantieri all’interno del plesso (considerando solo quelli gestiti da Lenzi) la nostra società sta contribuendo insieme all’ufficio tecnico e alla direzione sanitaria e medica del Niguarda a raggiungere i target prefissati con scadenze stringenti, mettendo in campo personale preparato e sempre disponibile, capace di trovare nelle difficoltà quotidiane delle possibilità di crescita e miglioramento per l’ospedale stesso. In particolare l’Ospedale Olimpico Milano-Cortina 2026, progettato e in via di ultimazione in tempi record, dimostra quello che Lenzi Consultant è in grado di fare.










Progetto di restauro e risanamento del complesso monumentale di Camerino.

3 DOMANDE a 6 architetti
1 Quale strategia ha permesso le ottime prestazioni della sua società?
2 Quali sono le prospettive di mercato (in Italia e/o all’estero) che valuta con maggior interesse?
3 Qual è il progetto recente che meglio esprime il vostro modo di fare architettura?
Federico Paci
Studio Paci
1 _ I nostri successi sono frutto di strategie diverse, sicuramente inconsce. La più importante è innanzitutto il posizionamento. Negli anni abbiamo consolidato la nostra identità in un mercato che conosciamo a fondo — quello del restauro — sviluppando know-how, capacità e credibilità. Abbiamo selezionato commesse e clienti alto-spendenti, disposti a riconoscere il valore del progetto e del servizio. Questo ci ha consentito di evitare la logica del massimo ribasso concentrandoci su interventi ad alta complessità e valore aggiunto. Un altro fattore è la nostra organizzazione interna: siamo un’azienda di oltre cento professionisti, strutturata con un importante organigramma, un controllo di gestione significativo e un team di project manager dedicati, oltre che alla cura del cliente, al governo dei tempi e dei costi. Questo ci ha permesso di ottenere una buona marginalità e un soddisfacente risultato economico.
2 _ In Italia il nostro interesse è rivolto a grandi interventi di restauro, sia su beni pubblici che privati. In questo ambito la competitività passa attraverso la capacità progettuale acquisita nonché nell’investimento in ricerca e sviluppo e nel fare rete con i principali player del set-
tore. All’estero guardiamo con attenzione ai Paesi in via di sviluppo, ai territori Unesco e alle aree colpite da calamità o conflitti, dove la domanda di ingegneria e architettura è in crescita. L’esperienza maturata nel restauro di edifici storici di alto valore ci offre un vantaggio competitivo nei mercati internazionali in cui l’expertise italiana è un marchio di eccellenza.
3 _ Tra i progetti recenti che meglio ci rappresentano vi è il restauro e il risanamento del complesso del Palazzo Arcivescovile di Camerino, colpito dal sisma del 2016. Un intervento da 32 milioni di euro che ha riguardato un ampio complesso monumentale comprendente il Duomo, residenze, spazi museali, esercizi commerciali e uno studentato. Il progetto ha richiesto una conoscenza a 360 gradi applicata alla categoria dei beni culturali unendo esigenze architettoniche, strutturali e impiantistiche in un contesto di elevata complessità normativa e funzionale.


















3 DOMANDE a 6 architetti
1 Quale strategia ha permesso le ottime prestazioni della sua società?
2 Quali sono le prospettive di mercato (in Italia e/o all’estero) che valuta con maggior interesse?
3 Qual è il progetto recente che meglio esprime il vostro modo di fare architettura?
Filippo Chiesa Ricotti GruppoTre
1 _ La crescita di GruppoTre Architetti è frutto di una strategia fondata sull’integrazione di architettura, ingegneria e interior design in un modello operativo unico, che consente di gestire ogni fase del progetto, dall’analisi preliminare alla consegna chiavi in mano. Una struttura snella e processi standardizzati garantiscono efficienza e controllo su tempi, costi e qualità. La delivery diretta su cantieri e fit-out riduce le intermediazioni assicurando risultati coerenti con le aspettative del cliente. Questa impostazione, unita a relazioni consolidate con privati e società corporate, ha sostenuto la crescita registrata nel 2024.
2 _ Ci concentriamo sul mercato italiano, in particolare sul residenziale high-end e sulla rigenerazione urbana, dove cresce la domanda di spazi flessibili, sostenibili e di alto livello. Il modello di appalto chiavi-in-mano ci rende competitivi perché offriamo un interlocutore unico capace di seguire concept, progetto e realizzazione. Allo stesso tempo, il settore direzionale e dei fit-out tailor-made rimane un asset strategico: la trasformazione degli ambienti di lavoro e gli investimenti Esg richiedono spazi che uniscano funzionalità, benessere
e identità aziendale. Seguiamo con attenzione anche le evoluzioni post-superbonus perché oggi integrare progettazione e gestione tecnico-amministrativa è parte del valore che proponiamo al cliente.
3 _ Il fit-out del nuovo headquarter di Sysmex Italia all’Eleven Building di Milano/Porta Vittoria sintetizza il nostro approccio: circa duemila metri quadrati progettati e realizzati con un percorso integrato che unisce architettura, ingegneria e interior design. Abbiamo mantenuto il pieno controllo su tempi, costi e qualità architettonica, traducendo l’identità aziendale in spazi di lavoro funzionali e rappresentativi. È la prova concreta del vantaggio competitivo di GruppoTre: trasformare la visione progettuale in risultato costruito, con rigore, efficienza e cura del dettaglio.






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3 DOMANDE a 6 architetti
1 Quale strategia ha permesso le ottime prestazioni della sua società?
2 Quali sono le prospettive di mercato (in Italia e/o all’estero) che valuta con maggior interesse?
3 Qual è il progetto recente che meglio esprime il vostro modo di fare architettura?
Franco Stivali Crew – Cremonesi Workshop
1 _ Il fondamento del successo di Crew è racchiuso nelle competenze professionali che i suoi architetti e ingegneri hanno sviluppato negli anni ma è anche sostenuto dall’appartenenza al Gruppo FS Italiane, uno degli attori primari del panorama imprenditoriale del Paese. La strategia che ha consentito alla nostra società una significativa crescita negli ultimi tre anni ha come suo punto di forza la capacità di integrare la creatività e l’esperienza dei suoi progettisti con una visione più ampia di servizio alla collettività che riguarda non soltanto il mondo dei trasporti, ma anche la vivibilità delle città.
2 _ Partendo dalle significative posizioni acquisite, in futuro prevediamo il rafforzamento della presenza di Crew nella progettazione di importanti opere negli spazi urbani e uno sviluppo ulteriore legato al rilancio delle attività all’estero, specie in Nord Africa e in Medio Oriente.
3 _ Un’opera architettonica viene giudicata per il suo aspetto esteriore, per come questo si armonizza con il contesto in cui l’intervento si inserisce e per l’organizzazione degli spazi inter-
ni. Nel caso di stazioni di metropolitane invece la valutazione dell’opera si limita al giudizio sul disegno dello spazio interno. Per questa sua peculiarità, ritengo che uno dei progetti più interessanti sviluppati da Crew sia quello della stazione di piazza Venezia della linea C della metropolitana di Roma. Il valore del progetto va molto oltre la complessità legata al dover conciliare il sovrapporsi di strati archeologici di assoluto rilievo con le problematiche contemporanee di mobilità urbana. Esso consiste piuttosto nella sua capacità di concettualizzare in forme architettoniche l’idea di uno spazio di socializzazione e di fruizione delle opere d’arte che vi sono racchiuse. Nella stazione ci si trova di fronte non a un sistema di gallerie in cui transitare o attendere un treno ma a spazi che permettono alle persone di vivere un luogo in armonia con quello che il tempo racconta nella città emersa e nasconde nella città sotterranea.
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incombustibile e resistente al fuoco
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1 _ Il risultato è frutto di una crescita organica e di una visione strategica profondamente umana che ha saputo coniugare rigore tecnico e cultura del progetto. Negli anni abbiamo investito nel rafforzamento del team, nella strutturazione dei processi interni e nella digitalizzazione del flusso progettuale mantenendo sempre al centro il dialogo con il cliente. Non abbiamo mai perseguito la crescita come obiettivo in sé ma come conseguenza naturale di un approccio fondato sull’ascolto, sulla qualità e sull’interpretazione di ogni progetto come racconto unico, cucito su misura. Questo equilibrio tra metodo, curiosità e concretezza ci ha permesso di affrontare commesse complesse consolidando relazioni di fiducia a lungo termine con brand e investitori di alto profilo.
con attenzione ai progetti residenziali privati e alle branded residences, ambiti nei quali la personalizzazione e la narrazione progettuale trovano piena espressione. La nostra prospettiva è continuare a crescere in modo selettivo puntando su chi condivide con noi una visione valoriale e culturale più che commerciale.
3 DOMANDE a 6 architetti
1 Quale strategia ha permesso le ottime prestazioni della sua società?
2 Quali sono le prospettive di mercato (in Italia e/o all’estero) che valuta con maggior interesse?
3 Qual è il progetto recente che meglio esprime il vostro modo di fare architettura?
2 _ Il nostro lavoro si muove su un doppio binario: da un lato il radicamento in Italia, dove il valore del contesto e del patrimonio culturale continua a essere fonte inesauribile di ispirazione; dall’altro una vocazione internazionale sempre più forte. L’hospitality di alta gamma resta uno dei settori di maggior interesse in particolare nei mercati mediterranei, mediorientali e dell’Europa centrale, dove si ricerca un equilibrio tra identità locale e linguaggio contemporaneo. Allo stesso tempo guardiamo
3 _ Villa Radici, all’interno dell’Augustus Hotel & Resort di Forte dei Marmi, rappresenta emblematicamente la nostra idea di gesto narrativo. Il progetto nasce da una profonda riflessione sul dialogo tra memoria e contemporaneità, tra la storia del luogo e la necessità di rinnovarne il linguaggio. Ogni spazio è pensato come una sequenza di atmosfere, in cui la materia, la luce e il dettaglio costruiscono un racconto di eleganza discreta e di autenticità. Questo intervento esprime la nostra capacità di coniugare sensibilità estetica e competenza tecnica, di interpretare l’identità del contesto attraverso un linguaggio fluido e coerente ma mai autoreferenziale. Villa Radici sintetizza la nostra filosofia: progettare non per affermare un segno ma per generare esperienze e soluzioni pensate per le persone e i loro modi di abitare e percepire gli spazi.

























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Da caserma a uffici,
parco e arena. Progetto di Lombardini22
Il progetto di rigenerazione dell’ex caserma Lesa di Basiliano, in provincia di Udine –co-finanziato con fondi pubblici – prevede la trasformazione di parte degli immobili nella nuova sede amministrativa della società di ingegneria Icop (una Spa Benefit tra i principali operatori europei in ambito di fondazioni speciali e microtunnelling) e la demolizione delle strutture inutilizzate, così da aumentare la permeabilità del suolo e lo spazio aperto, confinante con il vicino parco pubblico, che sempre Lombardini22 trasformerà nel parco artistico-culturale ‘Il Giardino delle Macchine’, con il recupero di macchine storiche a memoria dell’epoca

industriale e percorsi artistici all’aperto sviluppati in collaborazione con una galleria locale. Il parco assumerà anche valenza didattica, con tre padiglioni esperienziali realizzati mediante il recupero di container navali.
L’approccio al progetto è di carattere multidisciplinare e coinvolge diverse business unit di Lombardini22, tra cui Tuned che si occupa dell’integrazione delle neuroscienze negli spazi architettonici. Le facciate dei nuovi uffici sono rivolte verso il parco, creando una forte connessione con la natura che favorisce il benessere aziendale, al pari delle previste
aree fitness e sportive e della mensa, con un giardino sensoriale che promuoverà un’alimentazione sana. Il sito ospiterà anche un asilo-scuola aperto ai dipendenti e alla comunità.
Un altro aspetto-chiave del progetto è la mobilità, con due accessi separati per il traffico pesante e quello leggero, parcheggi coperti con pannelli fotovoltaici e colonnine di ricarica per i veicoli elettrici.
Il completamento dei lavori è previsto per la fine del 2026 ■






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PADOVA
Lvl Architettura, lo studio italo-svizzero fondato da Luciano Schiavon insieme al compianto Aurelio Galfetti, è autore del progetto per la nuova sede della Questura di Padova, collocata strategicamente in via Anelli con l’obiettivo di riqualificare un’area oggi segnata da degrado urbano. La proposta si articola in due volumi affacciati su una grande piazza pubblica che ridisegna il contesto. L’edificio principale, a sei piani, assume una forma ad arco – un’esedra – che abbraccia la struttura minore di due livelli. Frontalmente, una piazza pavimentata con aiuole circolari funge da spazio pubblico principale, mentre una piazza d’armi verde, più riservata, si colloca tra i due volumi, separata da un gradone di 50 centimetri e accessibile attraverso un varco nell’edificio più basso.
Le funzioni si distribuiscono in base alla destinazione d’uso: nei corpi anteriori trovano posto uffici amministrativi, sportelli per immigrazione e asilo, mentre nell’Esedra sono collocate le funzioni operative che richiedono maggiore riservatezza, come le residenze individuali, il corpo di guardia e l’area detentiva. Un basamento comune interrato ospita i servizi e i parcheggi per il personale.
La circolazione veicolare viene limitata alla periferia del complesso, destinando gli spazi interni alla mobilità lenta.
L’obiettivo è favorire un sistema sostenibile, in continuità con la rete di trasporto esistente e futura. La regolarità della maglia strutturale consente una grande flessibilità distributiva e la riconversione nel tempo degli ambienti a funzioni diverse ■





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Bastano 3 veloci passaggi per montare il sistema Linea sulla tua struttura. Posiziona la lastra, fissa con due viti le staffe alla struttura in legno in modo che sia ben ancorata, installa la seconda lastra semplicemente premendo.

L’approccio conservativo del progetto mira a preservare la memoria architettonica dell’edificio. La struttura è rispettata interamente restaurandone gli elementi danneggiati e rivedendone la distribuzione interna con un esito che propone una fruizione più agevole senza stravolgerne l’estetica.



RECOARO TERME
Il 3 ottobre a Recoaro Terme sono ufficialmente partiti i lavori di riqualificazione dell’edificio 1B del Compendio Termale, primo tassello di un più ampio progetto di rigenerazione del borgo storico. L’iniziativa rientra nella Linea A del Pnrr, dedicata alla rigenerazione culturale e sociale dei borghi italiani. La progettazione è stata affidata a un raggruppamento di professionisti guidato da Donadello & Partners, con Studio Marco Piva responsabile del progetto architettonico nella fase definitiva e dell’immagine architettonica in quella esecutiva. Questo intervento mira a restituire una nuova identità al sito, individuando proprio nel centro benessere balneoterapico il fulcro del
futuro complesso. La scelta di partire da questo volume deriva dalla sua capacità di concentrare le principali funzioni termali, trasformandolo nell’elemento strategico per il rilancio turistico e culturale della città di Recoaro. Il progetto adotta un approccio conservativo, volto a preservare la memoria architettonica del luogo. Gli interventi sulle strutture esistenti sono mirati e di minimo impatto, mentre gli elementi di pregio –come le pavimentazioni in terrazzo alla veneziana – vengono restaurati e valorizzati. L’operazione rispetta i vincoli di tutela e si svolge sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza, prevedendo una revisione funzionale e distributiva capace di rendere gli spazi più accessibili e coerenti con le esigenze contemporanee.
L’obiettivo finale è trasformare il complesso termale in un landmark del turismo del benessere, radicato nella tradizione locale ma aperto al futuro. La conclusione dei lavori è prevista per giugno 2026, in linea con le tempistiche del Pnrr ■
Località Recoaro Terme
Progetto Architettonico e di Restauro
Andrea Piero Donadello
Progettazione e Restauro Strutturale Gianni Breda
Referente per l’Immagine Architettonica Marco Piva
Acustica Eleonora Strada
Geologia Paolo Cornale
Sicurezza Gianni Breda
Imprese esecutrici Ruffato Mario, Zcr, Sogedico





ABANO TERME
Lo studio preliminare per la riqualificazione del Kursaal di Abano Terme e del contesto urbano circostante.
Stefano Boeri Interiors
presenta il piano di riqualificazione del Kursaal
Il 2 ottobre 2025 è stato presentato a Padova il nuovo piano di riqualificazione del Kursaal, complesso simbolo del centro di Abano Terme risalente agli anni Settanta. Il progetto, firmato da Stefano Boeri Interiors, prevede il recupero del volume originario e una più stretta integrazione con il tessuto urbano circostante. Per rispondere a quest’ultima esigenza, il Comune di Abano Terme e la Provincia di Padova hanno promosso uno studio che include anche l’area dell’ex Hotel Centrale, destinata a diventare naturale estensione del complesso termale.
Il nuovo Kursaal introdurrà tre elementi chiave: un involucro architettonico completamente rinnovato, una terrazza verde in copertura e un programma funzionale aggiornato. L’edificio, liberato dalle aggiunte successive, sarà avvolto da una pelle metallica tridimensionale che, oltre al valore estetico, garantirà schermatura solare e comfort luminoso. La copertura ospiterà un giardino pubblico con aree d’ombra, vegetazione e un bar, mentre i pannelli fotovoltaici integrati contribuiranno al fabbisogno energetico del complesso. All’interno, gli spazi saranno riconfigurati in ambienti flessibili: al piano terra troveranno posto ingresso, biblioteca, bistrot e spazi per la promozione culturale e turistica; al primo piano sale multifunzionali dedicate ad attività pubbliche. Il progetto si estenderà anche agli spazi aperti, con una promenade verde


che diventerà il nuovo asse di collegamento tra il Kursaal e i parchi urbani circostanti. Un intervento che rafforza i collegamenti verso il Parco Montirone, via Jappelli e il Parco Urbano Termale, trasformando lo spazio esterno in un sistema in continuità con il suo contesto – il Giardino della Biodiversità – che collegherà circa 2.500

metri quadrati di aree pubbliche e private in cui la vegetazione esistente viene preservata e arricchita con oltre 50 nuovi alberi tra i quali si sviluppano percorsi pedonali e aree relax. La pavimentazione utilizza materiali in continuità con quelli esistenti, blocchi di porfido e lastre di pietra di Vicenza, per garantire uniformità estetica e funzionale ■


PIÙ DESIGN, PIÙ SOLUZIONI
Sistema ferramenta per alzante scorrevole minimale
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Profilo da 50 mm per un minimalismo estremo. Il maniglione, posizionato lateralmente in corrispondenza del nodo centrale, non interferisce con l’impacchettamento delle ante e lascia il montante libero di essere incassato nel telaio.
Un’evoluzione del sistema ferramenta per Alzante Scorrevole in risposta alle tendenze future che mirano ad un’estetica sempre più raffinata e a performance di alto livello.
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Tra i vigneti di Bibbona e la costa livornese sta prendendo forma il nuovo Padiglione Sapaio, progettato dallo studio Alvisi Kirimoto per Podere Sapaio, l’azienda agricola fondata nel 1999 da Massimo Piccin. Adagiato sull’orografia del sito, il progetto si sviluppa su due livelli per una superficie complessiva di più di 1.000 metri quadrati. Aperto e luminoso, il livello superiore, dedicato all’accoglienza e alla degustazione, è dominato da un’alternanza di pieni e vuoti che inquadrano le vigne e il mare. In quello inferiore, dedicato alla trasformazione dell’uva e alla maturazione del vino, la natura si fa ombra, terra e profondità: qui trovano posto la tinaia e la barricaia.
A diretto contatto con il suolo, l’ambiente ipogeo sfrutta le proprietà termiche della terra per garantire le condizioni ideali di lavorazione e affinamento.
La copertura del padiglione è realizzata in legno lamellare, mentre l’intera struttura segue una scansione geometrica e rigorosa come quella dei filari che disegnano il territorio. Una grande terrazza esterna rafforza il senso di continuità con il paesaggio circostante.
«Con questo padiglione – spiega Massimo Alvisi – abbiamo voluto tracciare un segno fondativo sospeso nel paesaggio ma lasciandoci guidare dalle sue caratteristiche naturali e culturali.Ogni scelta progettuale – dalla composizione
degli spazi all’impiego dei materiali, dalla gestione della luce alla relazione tra interno ed esterno – è stata pensata per rafforzare un legame autentico con la terra, fino a far sì che la natura diventasse parte viva del progetto, trasformandoli in materia del costruire» ■
Committente Società Agricola Podere Sapaio
Progetto architettonico Alvisi Kirimoto
Progettazione impiantistica e antincendio Zeta Ingegneria
Progettazione acustica Sacha Slim Bouhageb
Indagini geognostiche e geotecniche Lorenzo Ciulli
Area 1.000 mq; aree esterne 5 ha Cronologia 2025 - in corso
La Fondazione Luigi Rovati ospita un museo d’arte che fonde storia e contemporaneità. Il progetto museale ha trasformato un palazzo ottocentesco in un centro culturale innovativo, con spazi espositivi, aree di conservazione, archivi e sale eventi. I sistemi Mitsubishi Electric per il riscaldamento e il raffrescamento dell’aria contribuiscono a mantenere gli ambienti confortevoli per la conservazione delle opere e per la fruizione delle esposizioni.
Fondazione Luigi Rovati (Milano)


Ogni progetto richiede eccellenza e Mitsubishi Electric risponde con soluzioni innovative e versatili, capaci di adattarsi a contesti diversi e alle esigenze di chi li vive. Dalla progettazione alla realizzazione, offriamo sempre la soluzione migliore per garantire il massimo comfort, trasformando ogni ambiente in un’esperienza ideale di benessere.
Mitsubishi Electric, il piacere del clima ideale.




Lo studio Settanta7 è stato incaricato della trasformazione degli edifici dell’ex Scalo Ravone in un nuovo distretto del mutualismo, dell’innovazione e dell’economia collaborativa. Il progetto si estende alla scala urbana, restituendo alla comunità un’area oggi frammentata e segnata dal traffico pesante. Le strutture esistenti saranno recuperate con tecniche di consolidamento e interventi di efficientamento energetico, mentre i nuovi volumi si distingueranno per un linguaggio architettonico essenziale e contemporaneo.
Le aree esterne diventeranno un parco urbano con percorsi ciclabili e una promenade verde. La selezione delle specie vegetali risponde a criteri di mitigazione microclimatica e acustica.
I sette edifici principali ospiteranno funzioni diverse, dai laboratori ai coworking fino alle residenze temporanee. L’edificio 7, dopo il recupero strutturale e la sostituzione della copertura, accoglierà spazi abitativi e di lavoro condiviso; l’edificio 8, invece, ospiterà atelier, bistrot e aree espositive, con ampie vetrate e gradonate interne pensate per favorire la socialità. La sua immagine sarà definita da elementi metallici e un rivestimento che combina tessuto tecnico e laterizio a vista, mentre la copertura a shed consentirà, come anche altre architetture del sito, l’integrazione dei pannelli solari. L’edificio 16 sarà dedicato allo sport indoor, con una configurazione flessibile data da servizi e spazi accessori.
All’esterno, una serie di spazi tematici a
forte vocazione comunitaria accoglierà attività sociali e culturali.
Una nuova passerella ciclopedonale collegherà il parco ai Prati di Caprara, creando un continuum verde urbano ■
Località Distretto Ex Scalo Ravone
Committente Comune di Bologna
Oggetto Nuovo Distretto del Mutualismo dell’Innovazione Sociale e dell’Economia Collaborativa
Coordinamento e progettazione architettonica Settanta7
Mep e antincendio Perillo
Progettazione strutture Studio Valle
Superficie 121.326 mq (complessiva) 96.500 (oggetto di progetto esecutivo)
Importo lavori 38.303.698 euro
Inizio lavori 21.07.2025
Fine lavori 30.09.2027


















Ampia offerta di soluzioni per edilizia, industria, pubblicità e comunicazione visiva, rivestimenti interni ed esterni per il rivestimento di qualunque tipologia di superficie verticale. Vasta scelta di colorazioni e finiture, per un risultato finale dall’impatto eccellente. kommerling.it/pannelli
Il nuovo museo si insedia nel centro cittadino senza distubrare il contesto. Sul retro, la vista del parco sul mare non è ostacolata dalla costruzione, che mantiene un’altezza coerente con quella degli edifici vicini.



EAST-FACING FAÇADE SEASIDE VIEW
Il concorso internazionale per il nuovo museo di Architettura e Design di Helsinki, lanciato nell’aprile 2024, si è concluso con la selezione del progetto vincitore tra oltre seicento candidature provenienti da tutto il mondo. La proposta di Jkmm Achitects, Kumma, verrà realizzata a partire dal 2027 sulla costa sud della città con un cantiere che secondo le previsioni si concluderà nel 2030. Il team di progettazione, guidato dal co-fondatore di Jkmm Samuli Miettinen e composto da specialisti di diversi settori, porterà nella capitale finlandese un museo-padiglione capace di imporsi come landmark nel rispetto del tessuto storico
preesistente. L’edificio, caratterizzato da un volume bianco e compatto, si inserisce nel sito designato senza alterare le viste –percepibili da parco pubblico che si trova sul retro del lotto – verso la piazza del mercato e verso Katajanokka.
Particolare attenzione è stata riservata al rapporto con il contesto urbano e naturale: una terrazza panoramica affacciata sul mare, collegata a una galleria esterna che abbraccia l’edificio, offre al visitatore una continuità diretta tra spazio architettonico e paesaggio.
Elemento distintivo del progetto è la forma triangolare, ripetuta in alte finestre che
tagliano le spesse pareti e ripresa anche all’interno in una scala monumentale al centro della pianta.
Punto di forza di Kumma è il basso impatto ambientale che promette: dall’utilizzo di materiali riciclati e low-carbon, come nei mattoni bianchi di riuso della facciata, a soluzioni tecniche specifiche studiate per garantire efficienza energetica e sostenibilità. Accanto alla proposta di Jkmm, avevano ottenuto commenti positivi anche il progetto City, Sea and Sky di Cossement Cardoso e Moby dello studio svizzero Lopes Brenna, rispettivamente secondi e terzi classificati ■





Noa, un nuovo progetto di ospitalità sul Baltico
Lo studio Noa è stato incaricato della progettazione architettonica e dell’interior design per il primo family hotel del gruppo Falkensteiner in Germania, situato nella località balneare di Grömitz, affacciata sul Baltico. L’apertura della struttura è prevista per il 2027. Con alle spalle una consolidata collaborazione con il gruppo Falkensteiner, per cui Noa ha già progettato il Falkensteiner Lido in Val Pusteria, il team di architetti ora si confronta con il paesaggio tipico del nord della Germania, elemento che ha guidato lo sviluppo del concept: un ambiente dominato da dune sabbiose modellate dal vento, ricoperte da vegetazione resistente e caratterizzate da una sabbia chiara e fine che dona al

paesaggio una luce distintiva. Il nuovo hotel sorgerà proprio di fronte alla marina di Grömitz e ospiterà 106 camere e suite, oltre a 24 serviced apartments. Il progetto si sviluppa su più livelli, con un profilo che riprende le morbide linee delle dune. Ampie superfici vetrate e doppi volumi conferiscono trasparenza e continuità agli spazi, collegati internamente da una gradonata multifunzionale. Sono inclusi nella struttura spazi dedicati al benessere, ristoranti e spazi studiati per i bambini. La posizione in riva al mare ha ispirato anche il disegno della facciata. In risposta al clima ventoso, i balconi sono stati concepiti come elementi parzialmente schermati da elementi di protezione che
richiamano le tipiche sdraio con copertura del Mar Baltico, mentre texture e materiali si ispirano ai nodi delle reti da pesca e all’ambiente marino.
Il delicato contesto non ha guidato solo la forma esterna ma anche la scelta di materiali naturali e tecnologie. Sono stati previsti tetti verdi, pannelli solari e pompe di calore, in modo da inserirsi con rispetto nell’ambiente naturale ■
Località Grömitz, Germania
Camere e suite 106
Appartamenti 24
Segmento Premium
Architettura e interior design Noa
Apertura prevista 2027






























La società di progettazione di Antonio Citterio e Patricia Viel firma il nuovo progetto per Lien Jade Real Estate, dopo la collaborazione del 2024 per la torre residenziale Lien Palace a Taichung. La committenza ha richiesto un edificio per uffici, da cui nasce il Jung Heng Palace, un grattacielo di 170 metri e 37 piani che si compone di quattro volumi sovrapposti in modo irregolare. La facciata, scandita da pilastri verticali e frangisole orizzontali in alluminio e acciaio patinato, ne enfatizza la struttura e ne alleggerisce la massa. Gli interni dialogano con l’architettura esterna attraverso materiali e proporzioni. Al piano terra si apre un atrio a doppia altezza con superfici vetrate su misura e
fasce in pietra naturale che riflettono la scansione della torre.
Il piano superiore accoglie uno spazio multifunzionale e una sala eventi configurabile per usi differenti, mentre i piani uffici sono organizzati per garantire massima luminosità e viste panoramiche. Il progetto comprende anche un edificio adiacente di quattro piani destinato a galleria commerciale.
La sua forma tronco-conica, ispirata a un cesto di bambù, è caratterizzata da una facciata a spirale con scale esterne che conducono alle diverse aree e al giardino pensile. La Galleria è concepita per favorire un fluido passaggio tra spazi interni ed esterni ■
Lo spazio urbano tra le due strutture di progetto diventa una piazza pubblica, luogo di connessione e socialità per la città di Taichung.


Attraverso il tempo, efficace sempre.





In alto, l’Expo Gate visto dal Castello Sforzesco. I padiglioni simmetrici ripropongono le forme degli antichi caselli daziari di Milano. A sinistra, l’interno di un padiglione. Foto Filippo Romano. Sopra, sezione del progetto.

Scandurra Studio Architettura

Fondato da Alessandro Scandurra nel 2001 lo studio, con sedi a Milano e Torino, opera a livello globale (dal 2024 anche nei Paesi Baltici) in architettura, pianificazione urbana e design di prodotto con un team multidisciplinare di più di 60 professionisti. La ricerca parte dall’esperienza della scenografia e delle installazioni per poi confluire nella progettazione, dall’architettura agli interni al design. Direttore artistico per aziende di design italiane, Scandurra (1968) è stato direttore scientifico della fondazione Portaluppi e curatore per il Palladio Museum di Vicenza. Ha ricevuto importanti nomine e menzioni: Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana, Eu Mies Award, Compasso d’Oro. Ha svolto attività di docente in scuole di architettura e università. Il suo ultimo libro, Casa Rebus, edito da LetteraVentidue, con Giordana Ferri, esplora i nuovi codici dell’abitare contemporaneo. www.scandurrastudio.com
di Luigi Prestinenza Puglisi
Per Alessandro Scandurra l’architettura non è un linguaggio. O meglio, non è un linguaggio nel senso più rigido e strutturato del termine. Non richiede un vocabolario fisso, né una grammatica prescrittiva, né una divisione funzionale dei ruoli come in una frase ben costruita. Esiste piuttosto come un insieme di elementi – segni, forme, materiali, spazi – che si combinano, si accostano, si incastrano. A volte si contraddicono. Sempre, però, si intrecciano. E il senso si ricava alla fine, come in un rebus.
La differenza è sostanziale. Nel linguaggio, ogni parola ha il suo posto, il suo ruolo, la sua funzione. In un rebus, invece, le immagini significano in modi impensati. Una finestra può diventare un’anta di sess anta, ma anche il frammento nascosto di “c anta nte” o di “gr an ta lento”.
In questo, Scandurra si inserisce in una tradizione che è più intuitiva che teorica, più artigianale che dogmatica. Il suo debito, lo dice lui stesso, è verso Umberto Riva, con il quale si è laureato e nel cui studio da giovane ha lavorato. Riva –architetto enigmatico, mai didascalico, sempre sfuggente – è stato uno dei pochi a rifiutare l’architettura come sistema chiuso. Per lui, ogni progetto è un organismo: una costruzione per addizione, per contaminazione di linguaggi. I pezzi cooperano, si parlano, si intrecciano. È un’architettura
fatta per sfasamenti e cortocircuiti, come certe poesie di Sanguineti, come certe scenografie teatrali di Ronconi. Scandurra ha imparato la lezione. I suoi progetti non perseguono il gesto definitivo. Cercano piuttosto la tensione tra gli elementi, la logica interna che li tiene insieme. Come nei rebus, ciò che conta è la costruzione del gioco. Proprio per questo, non è un anarchico. Anzi, il controllo sulla forma è maniacale. Lo si capisce guardando i suoi edifici residenziali, così leggeri da sembrare sospesi. Blocchi compatti ma mai pesanti, piani sovrapposti che si sfiorano, pieni e vuoti che giocano tra astrazione e concretezza. Ricordano le palazzine degli anni Cinquanta e Sessanta – Ignazio Gardella, Luigi Caccia Dominioni, Monaco e Luccichenti, Luigi Moretti – ma senza nostalgia. Quello che colpisce, nei progetti di Scandurra, è la capacità di restituire allo spazio una pluralità di letture. Le soluzioni abitative possibili sono molteplici, come molteplici sono le letture di un rebus. Ed è proprio questa articolazione a rendere i suoi edifici disponibili, mai conclusi. Una visione che si riflette nel modo in cui Scandurra tratta il contesto. Non lo replica, non lo cita, lo assume piuttosto come campo di possibilità. È un atteggiamento profondamente moderno, ma non ideologico. Più vicino, per certi versi, alla musica
Illuminati in una vista serale, qui dal Castello verso via Dante, i padiglioni dell’Expo Gate creavano un ponte tra la dimensione locale della città storica e quella internazionale della manifestazione.
Foto Filippo Romano.
Sotto, in evidenza nella sezione le infrastrutture sotterranee con cui il progetto costruttivo si è dovuto confrontare.
che all’urbanistica: l’architettura come variazione sul tema, come improvvisazione controllata, come struttura aperta.
Del resto, Scandurra non cerca uno stile. Lo stile, per lui, è una trappola. Un modo per rassicurare più che per rischiare. I suoi progetti cambiano, si adattano, oscillano. Alcuni sembrano usciti da un manuale del Modernismo; altri flirtano con il Green design; altri ancora si avvicinano, con attenzione, all’estetica
High Tech – come nel caso del progetto per lo Iulm a Milano. Ma in nessun caso si lascia andare alla pura espressione. La forma, in Scandurra, non è mai un gesto. È sempre un sistema.
Dietro questa apparente varietà, si nasconde una coerenza profonda. Quella di chi ha un metodo. E il metodo è proprio quello dei rebus: cercare un legame tra le parti.
Non è un caso, allora, che Scandurra citi tra i suoi riferimenti due figure in apparenza inconciliabili:
Donato Bramante e Marcel Duchamp. Il primo, inventore della centralità rinascimentale, dell’ordine assoluto, della forma che tutto tiene. Il secondo, sovvertitore delle convenzioni, provocatore dell’inutile, ironico sabotatore dell’arte. Eppure, entrambi condividono una capacità rara: costruire sistemi. Bramante, sincronicamente: tutto è lì, davanti a te, e tutto si tiene. Duchamp, diacronicamente: ogni opera apre a un’altra, ogni pezzo è solo un passo nel percorso.
In questo senso, l’architettura di Scandurra è profondamente classica. Di un classicismo che ha fatto pace con la complessità, con l’ambiguità, con la stratificazione. Non c’è arbitrarietà, non c’è teatralità, non c’è pathos. C’è rigore. Un rigore che non significa rigidità, ma necessità. Ogni parte ha un motivo, ogni relazione una giustificazione. E se qualcosa sfugge, è perché il rebus – come ogni buona architettura – non si risolve mai del tutto.
Se, come diceva Umberto Riva, “L’architettura è un gioco serio”, Scandurra ne ha fatto un metodo ■



Località Milano
Committente Expo 2015 Milano
Progetto architettonico Scandurra Studio Architettura
Progetto strrutturale Redesco
Progetto impianti Coprat
Impresa di costruzioni Igc
Strutture di metallo e assemblaggio facciata
Stahlbau Pichler
Vetri Saint-Gobain
Serramenti piano terra Secco Sistemi
Corpi illuminanti iGuzzini
Se l’Expo Gate aveva la semplice funzione di Infopoint di Expo Milano 2015, il progetto di Studio Scandurra, pur temporaneo, fu un gesto architettonico capace di attivare lo spazio urbano e di creare un ponte tra città storica e futuro, tra dimensione locale e internazionale. Ispirati ai caselli daziari che un tempo presidiavano le porte della città, i due padiglioni gemelli, leggeri e slanciati, incorniciavano come quinte trasparenti il paesaggio urbano lasciando filtrare lo sguardo verso il Castello e dando origine a uno spazio pubblico centrale.
Pur avendo funzioni specifiche (informazione, biglietteria, eventi, mostre), la struttura a telaio,
quasi un disegno tridimensionale, lasciava emergere un senso di temporaneità e movimento, in sintonia con la natura dell’Expo.
Dal punto di vista materico, il progetto privilegiava elementi industriali, ma trattati con cura e attenzione al dettaglio. Il bianco dominante conferiva un senso di purezza e sospensione, mentre le trasparenze moltiplicavano le connessioni visive tra interno ed esterno.
La costruzione a secco, in acciaio e vetro, era solo in apparenza semplice, a causa dei vincoli imposti dalle sottostrutture che impedivano la realizzazione di vere e proprie fondazioni.
I padiglioni vennero smantellati alla fine del 2016.
La pensilina dell’ingresso su via Senato e dettagli costruttivi.
A destra, particolare dei due corpi del complesso e la terrazza che affaccia su via della Spiga.
Foto Filippo Romano.


Località Milano
Committente Hines
Progetto architettonico Scandurra Studio Architettura
Project manager Avalon Real Estate
Coordinamento e DL Sce Project
Progetto impianti Moving
Lighting Design Silvia Perego / Telmotor
Progetto del verde Jacopo Pellegrini
Impresa di costruzioni Ldb
Serramenti in alluminio Reynaers Aluminium
Assemblaggio serramenti e lamiere Tecnomont
Vetri Agc Glass
Facciata in terracotta Nbk Keramik
Porte interne Barausse
Serramenti in acciaio Secco Sistemi




Moduli di ceramica smaltata progettati e prodotti appositamente con una ‘plissettatura’ verticale che fa pensare a un tessuto e vetri specchianti dorati per eliminare l’effetto curtain wall caratterizzano questo edificio, completato tra il 2019 e il 2022 nel centro di Milano.
Di notevoli dimensioni, l’edificio presenta un doppio affaccio, con 18 vetrine nell’attacco a terra lungo via della Spiga, mentre su via Senato un approccio più ‘conservativo’ valorizza, anche con decorazioni in terracotta e una pensilina in ferro e vetro di antica memoria sopra l’ingresso, il legame storico con il palazzo neoclassico che qui sorgeva, demolito a causa dei bombardamenti e sostituito, nell’immediato dopoguerra, da un edificio per abitazioni.
Un giardino, cui sono state aggiunte nuove es-
senze, crea un filtro naturale tra la città e gli spazi lavorativi
Le superfici, con oltre 7mila metri quadrati dedicati alla nuova sede di Kering, si sviluppano in due blocchi longitudinali, più alto quello su via Senato, collegati tra loro anche da una terrazza che partecipa della riorganizzazione della distribuzione interna. Alla sommità dell’edificio, arretrato rispetto alla strada, è stato aggiunto un piano interamente vetrato.
Fondendo il passato storico della città con il suo dinamico futuro, Spiga26 stabilisce un nuovo standard nel paesaggio urbano, combinando design sostenibile (dispone della certificazione ambientale Leed Gold Core&Shell) e qualità architettonica.

«Progetti come questo ci offrono l’opportunità di riflettere sull’importanza dell’architettura per costruire una nuova memoria collettiva. Per farlo, è importante immergersi nella memoria del passato e ricercare quegli episodi di stupore che l’architettura delle città ha saputo, più o meno intenzionalmente, tessere e consegnare alla storia» Alessandro Scandurra







SEZIONE LONGITUDINALE

A VOLTE
Render e disegni di Scandurra Studio del progetto di trasformazione del complesso di Villa Patrizi a Roma, attualmente sede delle Ferrovie dello Stato.
Il trasferimento della sede delle Ferrovie dello Stato all’Eur, nelle Torri Ligini, libererà l’imponente complesso di Villa Patrizi a Porta Pia, accanto al Ministero delle Infrastrutture. Premiato da FS Sistemi Urbani, il progetto di Scandurra Studio valorizza le quattro corti del complesso e ripensa il sistema di connessioni tra architettura e città, favorendo l’attraversamento delle corti e l’accessibilità pedonale. Circa 100.000 metri quadrati ospiteranno hotel e studentati, con ulteriori spazi dedicati a retail ed eventi.
L’idea alla base del progetto è di creare una stratigrafia di funzioni, che a partire dal basamento dà vita a una sequenza di spazi risignificati, allo stesso tempo autonomi e interconnessi. Nel progetto, il livello seminterrato viene riconfigurato come un nuovo piano terra collegato a un sistema di corti e giardini che diventano nuove
polarità del complesso. Il livello del basamento, infatti, ospita spazi ibridi e rappresentativi, pensati come ambienti polifunzionali e flessibili a servizio delle funzioni insediate.
Al primo piano, spazi comuni si aprono direttamente su un sistema di giardini pensili, mentre il piano secondo si configura come il ‘piano nobile’ dell’intervento, dove l’altezza degli ambienti interni consente di ospitare lobby di piano e ambienti di rappresentanza.
La costruzione di un nuovo volume crea un ampio accesso nel basamento rivolto verso Porta Pia e apre il fronte nascosto dell’edificio verso una nuova galleria commerciale, amplificando il carattere del complesso e valorizzandone la relazione con il tessuto urbano.


Un progetto per la ricostruzione delle scuole
Premiato per l’adattabilità, sostenibilità e rapidità di realizzazione, il progetto New - Neighborhood for Educational Wonder, sviluppato da Scandurra Studio in collaborazione con Mykhailo Vustianskyi è il prototipo vincitore del concorso Future School for Ukraine, voluto dal Governo Lituano per supportare la ricostruzione delle scuole a seguito del conflitto ancora in corso e servirà come modello per la costruzione di nuove scuole in Ucraina. Replicabile, adattabile e scalabile, il progetto applica i principi del Design for Disassembly e utilizza elementi prefabbricati, che supportano la modularità e il trasporto, assemblaggio e disassemblaggio, riducendo significativamente i tempi di costruzione e le emissioni di CO2
Una griglia di moduli crea un ampio sistema spaziale che consente di realizzare configurazioni flessibili all’interno di un perimetro prestabilito, garantendo spazi adattabili a ogni esigenza, dalle aule singole al masterplan.
Un primo test di adattabilità ha già dimostrato la versatilità e la reattività del prototipo all’evolversi delle esigenze della comunità.
Nella sua configurazione di base, oltre 10.000 metri quadrati includeranno spazi educativi, ibridi per incoraggiare le relazioni e ricreativi, nonché aree dedicate alla cura e alla protezione civile. I corridoi vengono trasformati in spazi dinamici per l’apprendimento informale e l’interazione sociale, mentre i cortili formano spazi-giardino
Nei disegni, due delle possibili configurazioni del progetto (quella in alto è visualizzata anche nel render della pagina accanto).

«Le scuole possono essere spazi accoglienti, persino rifugi che offrono assistenza, aiuto supporto psicologico e medico.
Nei contesti di conflitto, questo diventa ancora più urgente.
L’architettura deve rispondere in modo rapido ed efficace trasformando la vulnerabilità in un’opportunità di rinascita»
Alessandro Scandurra
interconnessi che funzionano come laboratori a cielo aperto, dove la contemplazione, il silenzio e la sincronizzazione con i ritmi della natura arricchiscono l’apprendimento.
All’esterno, facciate verdi integreranno aggregati minerali riciclati e recuperati, simboleggiando non solo l’approccio del progetto nell’ottica dell’economia circolare, ma anche il desiderio di preservare e trasformare le rovine del conflitto in una memoria preziosa.
Il progetto, sviluppato dalla Central Project Management Agency lituana insieme a partner ucraini e lituani, segue le linee guida Do No Significant Harm (Dnsh) di design non invasivo e soddisfa gli standard nZEB.
Neighbourhood for Educational Wonder è un progetto replicabile, adattabile e scalabile. All’esterno facciate verdi integreranno
aggregati minerali riciclati e recuperati, in un’ottica di economia circolare e trasformando in memoria preziosa le rovine del conflitto.

Località Varie in Ucraina
Committente Governo della Lituania, Unione Lituana degli architetti
Finanziamento Fondo Lituano per la cooperazione allo sviluppo e l’ssistenza umanitaria
Progetto architettonico Scandurra Studio Architettura con Mykhailo Vustianskyi
Strutture e prefabbricazione Ceas
Impianti e energia Deerns Italia


Schermature metalliche a protezione di un corpo trasparente alleggeriscono il volume complessivo.
L’aspetto ‘industriale’ gli conferisce un aspetto di edificiomacchina. Per gli interni previsti materiali innovativi





Per l’ampliamento verso via Russoli del suo campus, nel 2023 l’università Iulm di Milano aveva indetto un concorso a inviti. Il programma integrava didattica, sport, lavoro e tempo libero: aule, uffici, sale riunioni e una piscina semi-olimpionica. Al concorso, poi vinto dallo studio di Cino Zucchi, aveva partecipato Scandurra con il progetto che presentiamo in queste pagine. Un progetto che prevede la completa demolizione e ricostruzione dell’edificio esistente per trasformarlo in un nuovo punto di riferimento nel paesaggio urbano e accademico e nel quale l’architettura definisce un sistema di connessioni funzionali e simboliche tra il campus e la città.
Particolare attenzione nel progetto è rivolta alla qualità degli ambienti interni. Materiali naturali e innovativi – come l’intonaco ottenuto miscelando calce aerea, pula di riso e microsilice, o i pannelli fonoassorbenti in micelio – si uniscono a sistemi di illuminazione circadiana per migliorare il comfort e la sostenibilità.
Il progetto nasce da un processo olistico e interdisciplinare, guidato da strumenti digitali e metodologie Bim.
L’architettura diventa così un sistema reattivo, progettato intorno alle persone, in grado di evolversi con le esigenze degli utenti e la trasformazione del contesto.


Il concept in alcuni schizzi originali di Alessandro Scandurra e render del progetto.

“Per tanti anni ho creduto superfluo far capire ad altri il mio modo di formare progetti e spiegare perché l’impostazione del mio lavoro dissentiva dalla prassi razionalista” A questo silenzio che lo rese marginale pone rimedio oggi, in occasione del centenario della nascita, Sergio Bianchi con il titolo Luigi Pellegrin, copiare Saturno. Una documentazione completa e illustrata con disegni straordinari e testi spesso inediti, anche grazie al fatto che Bianchi, insieme ai figli di Luigi Pellegrin Paolo e Chiara, cura e custodisce l’archivio dei suoi progetti.
Se gli straordinari spaccati prospettici di Pellegrin, gli schizzi e le utopie disegnate sono opere d’arte – ma Pellegrin era e voleva essere chiamato architetto –ogni disegno in realtà è un’obiezione all’asservimento della professione alla realtà. Pellegrin sentiva invece il bisogno di impegnarsi nella costruzione di un habitat nel quale ricreare la perduta sinergia tra umanità e natura.
Se l’ispirazione ideale arriva dai testi del capo della tribu Lakota Alce Nero (possiamo fare a meno delle religioni ma non degli sciamani che sanno riconoscere lo spirito di unitarietà custodito dalla Terra), l’utopia concreta è il Sistema Habitat con cui Pellegrin nel 1986
partecipa a un concorso su temi ecologici a Los Angeles: una megastruttura posta duecento/trecento metri sopra l’equatore che abbraccia la superficie terrestre come gli anelli di Saturno. “Se aggiungessimo un anello attorno all’equatore – scrive Pellegrin – trasformeremmo la linea di più alta velocità di rotazione, dove la notte e il giorno sono perfettamente duali e che riceve il massimo del dono solare, in un nuovo habitat. Diventerebbe tunnel oscuro sotto le Ande e lungo arco sopraelevato che fa ombra sul deserto” Fantascientifica e a scala planetaria, l’idea si basa però su presupposti concreti, frutto dell’esperienza maturata prima negli anni americani (1953-55) confrontandosi con

Luigi Pellegrin
Copiare Saturno
Sergio Bianchi
LetteraVentidue
Siracusa, 2025 304 pp, Ill, Ita/En 59 euro ISBN 979-12-5644-124-2
l’opera di Wright, Sullivan e Buckminster Fuller, e poi nella professione, con le ricerche sulla prefabbricazione che conduce a partire dal 1964 e che sfociano nel ‘Sistema Tipo C’, sviluppato per l’impresa Benini, che per strutture a un piano può essere assemblato senza ponteggi, nel Macro-mattone (1973), componente edilizio che coniugando strutture infrastrutturali ed edilizie minimizza l’impatto della costruzione sul terreno, e nel Vettore Organizzativo Urbano, un sistema di travature alla grande scala che portano la mobilità, sulle quali sono tessute travature che realizzano il costruito.
Con un’ampia ricognizione sulle numerose opere costruite – scuole, uffici, abitazioni – e sul grande numero di progetti di concorso – notevoli quelli per lo Zen di Palermo e per il sistema ferroviario romano, il volume si completa con i contributi di Ariunzaya Batdorj, Lorenza Baroncelli, Eliana Cangelli, Orazio Carpenzano, Lucia Krasovec-Lucas, Massimo Locci, Sean Moyano, Angela Parente, Chiara Pellegrin, Silvia Perobelli, Luigi Prestinenza Puglisi (che su Pellegrin nel 2001 aveva publicato il libro Il Mestiere dell’Architetto), Marco Maria Sambo, Clara Tosi Pamphili, Gantumur Tsovoodavaa, Yi Qi, Luca Zevi, Tianyi Zheng ■


a cura di Carlo Ezechieli

Il ruolo dell’Architettura nel dare solidità, valore economico e culturale a programmi di riqualificazione






Si è soliti distinguere l’architettura dall’edilizia per la sua capacità di instaurare un rapporto consapevole con il contesto, in equilibrio tra utilità, solidità e bellezza, come conferma la celebre triade vitruviana. Eppure, spesso c’è da interrogarsi se questa definizione sia sufficiente. Anche molti edifici convenzionali, privi di qualsiasi ambizione culturale o poetica, rispondono in modo più o meno coerente a un contesto funzionale, sociale o economico. Il problema è che, quando il contesto è rigidamente conservatore o culturalmente banale, la risposta rischia di essere altrettanto convenzionale. Ne deriva un’edilizia che, pur corrispondendo all’ambiente in cui nasce, ne replica i limiti senza generare alcun miglioramento qualitativo, né materiale né simbolico. Un aspetto non secondario dell’architettura è invece la sua capacità di generare un indotto positivo: di aggiungere valore, di innescare processi virtuosi che si riflettono su un intorno il più possibile esteso. Bello è una condizione necessaria ma non sufficiente. Non si tratta semplicemente di armonizzarsi con un contesto, ma di trasformarlo, rivelandone le potenzialità e suggerendo nuove forme di relazione tra le persone, gli spazi e la memoria collettiva. Un buon progetto può cambiare il destino di un luogo. Oltre che più bello può renderlo più riconoscibile, può restituirgli identità e dignità, può riattivare economie e connessioni sociali. Questo valore aggiunto è economico e culturale: risiede nella capacità del progetto di modificare la percezione, di aprire scenari inediti, di introdurre un’idea di futuro. Per dirla con Alain Finkielkraut “non tutto ciò che non è utile è inutile” e l’architettura, come ogni forma d’arte, “non appartiene alla categoria dell’utile: se vogliamo determinarne il valore, non dobbiamo chiederci a che cosa possa servirci, ma da quale automatismo di pensiero possa liberarci”. È in questa libertà che si manifesta la sua dimensione più alta: quella di generare un’esperienza estetica e intellettuale capace di rinnovare il nostro modo non solo di abitare, ma di porci in relazione con il mondo.

Antonio De Rossi
Professore ordinario di Progettazione architettonica e urbana e direttore dell’Istituto di Architettura montana e della rivista internazionale ArchAlp Vicedirettore, tra il 2005 e il 2014, dell’Urban Center Metropolitano di Torino. Curatore del libro Riabitare l’Italia (Donzelli 2018), e vincitore, con i due volumi La costruzione delle Alpi (Donzelli, 2014 e 2016) dei premi Mario Rigoni Stern e Acqui Storia.
di Carlo Ezechieli
Qual è il ruolo dell’architettura nella definizione del successo di programmi di riqualificazione dei territori interni? Ne parliamo con Antonio De Rossi autore di notevoli interventi in aree montane. Nelle pagine seguenti due suoi progetti: la Magdeleine e Housing Valentin
Quanto conta l’architettura per dare solidità e valore a programmi di riqualificazione? È una domanda cruciale, che diventa particolarmente evidente quando si parla delle aree interne italiane, segnate da decenni di drastico e inesorabile spopolamento. Invertire questa tendenza significa non solo incentivare nuove pratiche economiche e sociali, ma anche creare condizioni di vita attrattive per chi sceglie di restare o di tornare. In questo percorso la cultura, e con essa l’architettura, può giocare un ruolo decisivo in quanto strumento per dare forma a servizi, spazi abitativi, infrastrutture comunitarie e, soprattutto, consolidare nuove identità collettive. Ne abbiamo parlato con Antonio De Rossi, architetto e docente, che ha dedicato buona parte della sua ricerca e della sua attività professionale alla rigenerazione dei territori montani, a partire dall’esperienza pionieristica di Ostana fino ai recenti progetti sull’Appennino. Con lui abbiamo discusso di qualità architettonica, innovazione sociale e
del ruolo che i progetti culturali possono avere nella definizione di identità e futuro, a partire proprio dal caso emblematico dei centri di montagna italiani.
Hai una lunga esperienza nella riqualificazione di centri alpini, come Ostana, che da quasi spopolato è tornato a vivere. Ma cosa sarebbe successo se in quegli interventi non ci fosse stata Architettura? Se ci si fosse limitati a costruire in modo convenzionale, ovvero limitandosi al puro soddisfacimento del programma?
È una domanda centrale, che sovente mi pongo. Io credo che il valore aggiunto di un’architettura di qualità sia stato fondamentale nel processo di rigenerazione e neopopolamento di Ostana e di altri luoghi dove lavoriamo, e per diverse ragioni. La prima, la più scontata: quando nel 2000 il paese ha raggiunto i 6 abitanti – a fronte dei 1.200 del 1921 – ci siamo detti che non bastavano più le consuete ricette di valorizzazione delle specificità storiche e lo -
cali a fini turistici, ma che se volevamo invertire la rotta dovevamo costruire un’infrastrutturazione di servizi di welfare, di strutture per nuove economie, di spazi dell’abitare, di case per la cultura. Quindi non si trattava solo di funzioni, ma di una riflessione tout court sull’ambiente costruito. La seconda, meno banale, è che abbiamo costruito un common, un nuovo patrimonio pubblico, in anni in cui la tendenza era esattamente l’opposto. La terza è la più importante: edificare architetture in relazione con la storia e con i luoghi, ma contemporanee, con grande attenzione rispetto a temi come gli assetti distributivi degli edifici collettivi o la costruzione di un inedito rapporto con la luce e il paesaggio. Questo aiuta molto i nuovi abitanti nella definizione di un senso di autoidentificazione col luogo: non più marginali ma semmai eccentrici, sfuggenti alla tradizionale dialettica tra centri e periferie. Poter essere quindi in montagna in spazi della contemporaneità e dell’innovazione, magari lontani ma in stretta relazione col mondo.
Come hai spesso sottolineato, nei piccoli centri, specialmente in montagna, c’è una naturale diffidenza verso le novità e iniziative culturalmente più impegnative – come l’architettura –non sempre vengono percepite come efficaci o premianti sul piano del consenso. Un po’ come per un sindaco che, per andare sul sicuro, preferisce organizzare una festa con musica folk al polifunzionale di paese piuttosto che un concerto di musica da camera nella parrocchiale del ’700. Secondo te, qual è la giusta via di mezzo tra qualità culturale e adesione al contesto locale?
Direi che questo è oramai un carattere generale della società italiana da diversi decenni, senza capire che la mancanza di innovazione culturale ha profondi riflessi nel medio-lungo periodo sullo sviluppo economico. Su questo tema io sono tranchant: se si vogliono far rinascere i territori marginalizzati bisogna lavorare non perseguendo le continuità, ma operando rotture. Da queste ampie aree sono fuggite e continuano a fuggire milioni di persone, perché dovrebbero tornarci? La conservazione delle figurazioni del passato come feticci e la loro patrimonializzazione a fini turistici non crea quello sviluppo diffuso che predichiamo da più di quattro decenni. Abbiamo bisogno di innovazione sociale ed economica, e dobbiamo far ritornare produttivi questi territori andando oltre l’ideologia dei borghi e dei paesaggi da cartolina. Sono spazi che devono essere rimessi al lavoro. E in tutto questo, l’architettura può avere un ruolo decisivo: non come semplice traduzio -

Ex Casermette di Moncenisio.
Unità di ricerca del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino. Antonio De Rossi, Laura Mascino, Matteo Tempestini. Coutan Architetti, Edoardo Schiari, Maicol Guiguet.
ne fisica di istanze funzionali di sviluppo, ma come agenti trainanti e acceleratori del cambiamento. È esattamente quello che abbiamo fatto nelle nostre piccole esperienze.
Oltre ai casi virtuosi del Piemonte, quali altri esempi consideri particolarmente riusciti, dove l’architettura ha generato un impatto positivo, non solo economico ma anche culturale o sociale?
Stiamo lavorando molto sull’Appennino centrale, un territorio che in questi ultimi anni si sta rimettendo in marcia. A Gagliano Aterno in Abruzzo abbiamo rideclinato un precedente progetto di riuso di un convento medievale in resort turistico in una struttura estremamente articolata, con spazi di welfare e di servizi commerciali, di ricettività, di produzione culturale, Un progetto che recentemente ha vinto il premio New European Bauhaus – Boost for Small Municipalities. A Castel del Giudice in Molise stiamo portando a termine diversi cantieri destinati a housing per il neopopolamento, a nuove economie agricole e tecnologiche, a spazi culturali. C’è un nuovo fermento in Appennino, e anche in questi progetti l’architettura gioca un ruolo centrale.
In territori dove le risorse sono limitate e le priorità spesso sono altre, qual è secondo te il modo più efficace per convincere una comunità a investire in architettura?
Un progetto, specialmente pubblico, bello o brutto, corretto o scorretto, costa uguale. È innanzitutto un problema culturale. Ho dedicato quasi 35 anni della mia vita – insieme a tanti altri – a portare il tema della qualità dell’architettura e del suo intreccio con le dimensioni economiche, sociali, culturali e ambientali, nei territori montani. È un lavoro centrale.
Se dovessi lanciare un appello per promuovere l’architettura come leva per il rilancio delle aree interne, a chi lo rivolgeresti: ai cittadini, agli amministratori, ai progettisti… o a qualcun altro?
La mia esperienza mi insegna che i sindaci sono figure decisive. Sono loro che nei processi di rigenerazione e neopopolamento mediano il rapporto tra vecchi e nuovi abitanti, che costruiscono strategie e reti lunghe. E la costruzione di un rapporto fiduciario con loro è condizione necessaria per poter operare sui temi architettonici, inscrivendoli nella carne viva dei processi rigenerativi

A destra.
Una nuova finestra aperta sul panorama della valle, in luogo della veranda preesistente amplia il soggiorno rendendo gli spazi interni direttamente partecipi del luogo.
La Magdeleine
Località Novalesa, Valle Cenischia
Funzione Spazio culturale e di accoglienza comunitario. Biblioteca antiquaria alpina. Residenza di un parroco di montagna
Progetto architettonico Antonio De Rossi, Edoardo Schiari, Federico Ragalzi
Anno 2021
Importo dei lavori 72.000 euro
Fotografie Laura Cantarella

Da sinistra. Dettagli, come la legnaia, posta in corrispondenza dell’ingresso, oltre a soddisfare esigenze funzionali sottolineano a livello simbolico l’identità alpina dell’edificio.
La scala: uno dei pochi e ben misurati interventi all’interno dell’edificio.




In alto. L’edificio prima e dopo. Nonostante un budget di soli 72.000 euro, l’intervento ha consentito di ottenere un significativo miglioramento del modesto fabbricato preesistente.
ASSONOMETRIA CONCETTUALE
A sinistra. Un nuovo involucro edilizio avvolge il preesistente dando origine a una nuova configurazione architettonica sia di facciata sia degli spazi interni.
PARTENDO DA UN
SEMPLICE INTERVENTO
DI MIGLIORAMENTO
ENERGETICO E DA UN
BUDGET RIDOTTO, IL TEAM
DI ANTONIO DEROSSI, EDOARDO SCHIARI E
FEDERICO RAGALZI
HA TRASFORMATO UN
MODESTO EDIFICIO
ANNI ’80 IN UN’OCCASIONE DI RIGENERAZIONE
ARCHITETTONICA
La riqualificazione energetica degli edifici costruiti nella seconda metà del Novecento resta spesso un’occasione mancata: le pratiche correnti si limitano al miglioramento delle performance senza una parallela riflessione sulle potenzialità architettoniche e paesaggistiche. Questo evidenzia tanto un deficit culturale della committenza e del tessuto edilizio, quanto la mancanza di modelli sperimentati dalla cultura architettonica. L’intervento che pubblichiamo riguarda un edificio modesto degli anni Ottanta, trasformato, nonostante il budget ridotto, in occasione per ripensare architettura e paesaggio. Collocata a ridosso della borgata storica di Novalesa, lungo la via del Moncenisio, la costruzione costituiva un elemento incoerente e degradante in un contesto di grande valore ambientale e paesaggistico. Il dialogo con la committenza ha reso possibile un progetto capace di trasformare questa debolezza in risorsa. Le scelte progettuali hanno privilegiato il riuso e l’addizione rispetto alla demolizione: serramenti e coperture sono stati conservati,
mentre lo spessore del nuovo cappotto è divenuto occasione per rimodellare l’immagine dell’edificio con imbotti in corten ispirati alla tradizione alpina. La chiusura delle logge ha permesso di aprire grandi vetrate affacciate sul Rocciamelone, le cascate di Novalesa e la valle Cenischia, mentre un basamentolegnaia in corten ha ridisegnato le proporzioni. La Magdeleine, articolata su tre livelli, ospita al piano alto la residenza del parroco e una biblioteca antiquaria alpina; al secondo un’abitazione per ospiti; al seminterrato uno spazio comunitario ispirato alla court valsusina, destinato ad attività culturali. Un giardino roccioso con specie alpine completa la ridefinizione degli spazi esterni. Nel suo pauperismo consapevole, l’intervento affronta i temi del riuso, delle economie circolari, del contenimento dei consumi e dell’uso di risorse locali. È insieme spazio privato e collettivo, luogo di dialogo e riflessione, piccolo laboratorio pedagogico che intreccia architettura, sostenibilità ed etica del paesaggio.

L’abitazione prima dell’intervento.

Sotto. La realizzazione del nuovo housing ha portato alla creazione di aperture dalle dimensioni significative.


A OSTANA IL PROGETTO DI
TRASFORMAZIONE DI UN EDIFICIO PREESISTENTE
CONSERVA L’IMPIANTO
VOLUMETRICO E
RIPROPONE IL REPERTORIO DI MATERIALI ORIGINARI
Housing Valentin
Località Ostana (Cn)
Progetto architettonico Sabrina Costamagna, Antonio De Rossi, Laura Mascino, Matteo Tempestini, Daniele Colalella
Anno 2023
Fotografie Laura Cantarella
L’Housing Valentin è una struttura di housing sociale a supporto dei processi di neopopolamento in atto a Ostana. Il progetto prende le mosse da un precedente edificio rurale montano, con abitazione e rustico, già oggetto di una prima ristrutturazione nel 1984-85. La struttura ospita quattro unità abitative, due di taglio medio e due più piccole. L’edificio si trova in posizione strategica, all’entrata della borgata capoluogo, ed è esposto a sud con affaccio sul Monviso. La realizzazione del nuovo housing ha portato alla creazione di aperture dalle dimensioni
significative, ed è impreziosito da fasce di corten incise con simboli della cultura storica occitana.
Il progetto dell’Housing Valentin rientra nel più generale processo di rinascita e neopopolamento di Ostana, noto ormai a livello nazionale, e l’amministrazione sta realizzando nuove abitazioni per i nuovi abitanti ■

Enrico Scaramellini
Architetto radicato nel contesto alpino, attento ai paesaggi fragili e alla relazione tra contemporaneità, storia e identità dei luoghi. Affianca la pratica professionale alla didattica al Politecnico di Milano. Il suo lavoro è stato premiato e presentato in rassegne internazionali (tra cui Padiglione Italia, Arco Alpino, Piranesi, Inarch) e pubblicato su riviste di settore. www.es-arch.it

PROSPETTO 1

PROSPETTO 2

La preesistenza era un edificio ordinario che è stato trasformato e migliorato radicalmente attraverso un calibrato lavoro di addizione.
Nel dibattito sul progetto di architettura nell’ambito del tessuto quotidiano e ordinario, il tema non è tanto il gesto sensazionale e spettacolare ma in stridente contrasto con il contesto, quanto semmai l’intervento consapevole delle condizioni e dei limiti.
Si tratta di seguire la strada del progetto di architettura che, seguendo attenti schemi di interpretazione e ragionevoli principi di adattamento, sia capace di dare origine a forme di emulazione virtuosa: agli stessi criteri di ripetibilità della qualità del costruito, che in passato e in modo così efficace, avevano saputo attivare interventi semplici, ma eccezionali, di

SEZIONE 3

SEZIONE 4
autori come Luigi Caccia Dominioni, Giandomenico Belotti, o Morassutti e Mangiarotti.
In questo senso Casa AC, un progetto di ampliamento di un’abitazione che riprende i tratti dell’edilizia ricorrente nel contesto suburbano tipico della città diffusa padana, si propone come caso esemplare.
Di fronte a un edificio preesistente del tutto ordinario, realizzato senza contemplare alcuna architettura, un’operazione di ampliamento calibrata e coerente riesce a trascendere, senza infrangerla, la mancanza di significato del contesto, trasformando l’edificio in un nuovo criterio di intervento, capace di restituire all’a-

Nella pagina accanto.
Nel Prospetto 1 è visibile il rapporto tra la nuova addizione e l’edificio preesistente.
Nel Prospetto 2 si nota la grande apertura del soggiorno.
bitare una dimensione più ricca e intensa, sia dal punto di vista architettonico che abitativo. Il progetto si configura pertanto come un corpo che pur proponendo un linguaggio inedito si sviluppa in dialogo e in continuità materica e formale con l’esistente.
La corte ribassata, la terrazza arretrata, l’articolazione dei fronti, la selezione calibrata delle aperture: tutti elementi che definiscono una sintassi architettonica non mimetica, ma profondamente integrata. È interessante notare come l’intervento segua un principio compositivo chiaramente tipologico, in cui l’ampliamento non è semplicemente un’aggiunta, ma

La facciata di ingresso. Il progetto si configura come un corpo che pur proponendo un linguaggio inedito si sviluppa in dialogo e in continuità materica e formale con l’esistente.
La corte ribassata, la terrazza arretrata, l’articolazione dei fronti, la selezione calibrata delle aperture: tutti elementi che definiscono una sintassi architettonica non mimetica, ma profondamente integrata.

Il soggiorno, aperto verso l’esterno attraverso due ampie finestre d’angolo, è ulteriormente illuminato da un lucernario, secondo un sistema tripartito di aperture.
Nella pagina accanto, dall’alto in senso orario.
La scala che connette simultaneamente ingresso e i due livelli dell’edificio.
Vista verso il soggiorno. Uno spazio essenziale per la cucina.
un dispositivo che ridefinisce l’assetto generale dell’abitazione.
La nuova volumetria si colloca a margine del lotto, occupando lo spazio di una precedente autorimessa e generando una nuova corte che, oltre a organizzare i flussi e i rapporti tra interno ed esterno, diventa un luogo di relazione privilegiata con il suolo. Il trattamento monomaterico delle superfici esterne, l’uso del calcestruzzo pressato, la ringhiera arretrata e curva del piano superiore e, soprattutto, un articolato sistema di lucernari e di aperture puntuali, parlano un linguaggio architettonico misurato, in grado di valorizzare la tensione tra chiusura e apertura, tra massa e luce.
La dimensione domestica è qui mediata da un’evidente volontà espressiva, ma sempre contenuta entro i limiti di una forma che rimane inscritta nella grammatica dell’essenziale. Casa AC si inserisce dunque in quella linea progettuale che, come insegnano molti esempi del passato, ha saputo innovare dall’interno, senza rompere, ma rendendo più ricco e più denso il senso del luogo. È un esempio di come, anche in contesti apparentemente deboli, sia possibile intervenire attraverso un progetto capace di restituire significato e potenzialità latenti. Più che un’architettura di rottura, quella di


Casa AC è un’operazione di riscrittura. Un caso in cui l’ampliamento diventa una riflessione sull’abitare contemporaneo e una possibile matrice per interventi futuri, in territori che troppo spesso vengono trattati come neutri, ma che possono invece ospitare pratiche progettuali di alta intensità e significato.
Progettazione
Collaboratori Daniele Bonetti
Periodo 2021_2022
Superficie 220 mq
Programma Ampliamento di casa unifamiliare Fotografie Marcello Mariana




Daniele Bonetti
Laurea al Politecnico di Milano nel 2017. Dopo esperienze in diversi studi collabora stabilmente con ES-arch. È attivo in progetti di ricerca architettonica, paesaggistica e culturale.
Pietro Dardano
Laurea al Politecnico di Milano nel 2017, con studi tra Milano e Lisbona. Dal 2021 opera indipendentemente, collaborando con realtà italiane e internazionali e concentra la propria ricerca su dettaglio, comunità e paesaggi naturali, in particolare alpini.

Dal ghiacciaio
dell’Adamello un invito a osservare, ascoltare e abitare il paesaggio con nuovi occhi
nell’installazione nel villaggio di Canè, in Valcamonica.
Progetto di Bonetti, Dardano e Scaramellini
Enrico Scaramellini
Attento ai paesaggi fragili e alla relazione tra contemporaneità, storia e identità dei luoghi. Affianca la pratica professionale alla didattica al Politecnico di Milano. Il suo lavoro è stato premiato e presentato in rassegne internazionali (tra cui Padiglione Italia, Arco Alpino, Piranesi, Inarch) e pubblicato su riviste di settore.

memoria tre segni minimi per un paesaggio infinito
“To see the world in a grain of sand”, scriveva William Blake in una meravigliosa poesia: la qualità dell’esperienza non risiede tanto nella magnificenza di ciò che si osserva, quanto nella capacità di osservare di chi guarda. Così, spesso, non servono grandi gesti per dare significato a un luogo. A volte bastano pochi elementi, essenziali ma carichi di senso, capaci di instaurare un dialogo profondo con il paesaggio. È ciò che accade sulle montagne dell’Adamello, dove un intervento concettuale e minimale trasforma tre semplici presenze – blocchi di pietra, un paracarro e un palo segnavento – in dispositivi di contemplazione e connessio -
ne con uno scenario straordinario: il ghiacciaio dell’Adamello, il più grande d’Europa, oggi in rapido e drammatico scioglimento. Il progetto non introduce oggetti estranei, ma lavora su ciò che già appartiene al territorio. Tre massi in granito Tonalite, la pietra diffusa in tutta la valle, diventano sedute primordiali, luoghi di sosta e contemplazione. Un paracarro, elemento ordinario e marginale, si trasforma in supporto per una piastra circolare che orienta lo sguardo verso le cime circostanti. Un palo metallico accoglie più funzioni: un monocolo puntato sulla vetta dell’Adamello, un semplice sistema meteorologico con barometro e ter-


Dall’alto.
Un unico palo metallico integra un monocolo verso l’Adamello, strumenti meteorologici e un drago segnavento che, muovendosi con l’aria, richiama la natura mutevole del paesaggio alpino.
Un paracarro, elemento ordinario e marginale, si trasforma in supporto per una piastra circolare che orienta lo sguardo verso le cime circostanti.

Tre massi in granito Tonalite, la pietra diffusa in tutta la valle, diventano sedute primordiali, luoghi di sosta e contemplazione.
mometro, e in cima un drago segnavento che, muovendosi con l’aria, evoca il carattere mutevole e sublime del paesaggio alpino. Si tratta di un gesto minimo, ma non per questo minore. La sua forza non risiede nella tecnologia o nella spettacolarità, ma nella capacità di alimentare una nuova consapevolezza: invitare a sedersi, osservare, ascoltare, misurare il tempo e il vento. È una forma di sostenibilità alternativa, che non parte dalla tecnica ma dal rapporto diretto con i luoghi, restituendo all’esperienza dello spazio pubblico la profondità di un incontro autentico con l’ambiente. In questo modo, tre segni essenziali diventano
una forma simbolica che concentra in sé valori, memorie e significati condivisi. Diventano punto di riferimento, una memoria tangibile e un simbolo attorno al quale una comunità riconosce la propria identità e costruisce un legame con un luogo. Legano la storia materiale della montagna al destino incerto dei ghiacciai, e ricordano che il paesaggio non è mai statico ma ciclico, in continuo divenire. Un invito, semplice e potente, a riconnettersi con il luogo e a prendersi cura del nostro rapporto con esso.
C.E.
Niente più ghiacciai, niente più draghi
Progetto vincitore del concorso microazionimontane
ArCa - Associazione Architetti Camuni
Progetto Daniele Bonetti, Pietro Dardano, Enrico Scaramellini
Anno 2025
Foto D. Bonetti, F. Sandrini, P. Dardano

È possibile misurare la qualità architettonica? Ci ha provato MVRDV con uno studio condotto con la società di analisi immobiliare Springco, traducendo in numeri l’impatto degli edifici ben progettati sul valore immobiliare
Il progetto WoZoCo, di Mvrdv ad Amsterdam. Per uno sviluppo di 100 appartamenti, solo 87 unità potevano essere inserite nel volume principale. Le 13 unità mancanti sono state realizzate come volumi a sbalzo sulla facciata nord, sospesi nel vuoto.
Che valore ha una buona architettura? La domanda sembra semplice, ma la risposta lo è molto meno. Tradizionalmente si tende a pensare all’architettura come a un bene culturale ed estetico, difficile da quantificare in termini economici. Eppure, la recente collaborazione tra lo studio olandese Mvrdv e la società di analisi immobiliare Springco ha provato a dare una misura concreta al beneficio portato da edifici ben progettati. Il progetto nasce dall’uso innovativo dei dati da parte di Mvrdv, che già impiega strumenti digitali e analisi numeriche per ottimizzare planimetrie, facciate e relazioni urbane. In questo caso, la sperimentazione si è spinta oltre: attraverso un un sistema chiamato Automated Valuation Model di Springco, basato su al-
goritmi di machine learning, è stato possibile correlare i valori immobiliari con la prossimità ad architetture di qualità. Gli autori dello studio hanno inserito nel modello un nuovo parametro: la distanza da edifici riconosciuti annualmente dal Royal Institute of Dutch Architects (Bna) come esempi di buona progettazione. E, nonostante l’oggettiva difficoltà di tradurre in formule deterministiche un insieme di caratteristiche non dominabili, complesse e multidimensionali, come quelle che definiscono la qualità, i risultati parlano chiaro.
Le abitazioni situate in prossimità di questi edifici registrano un incremento medio di valore fino a 150 euro al metro quadrato; anche a un chilometro di distanza, l’effetto resta tangibile con aumenti intorno ai 100 euro/mq.

Non tutti i casi sono lineari: la Markthal di Rotterdam, ad esempio, non mostra un impatto positivo sul residenziale immediatamente adiacente, sebbene studi precedenti ne abbiano già attestato i benefici economici complessivi per il quartiere. Nel complesso, però, quasi tutti i progetti di Mvrdv analizzati confermano l’intuizione di partenza: la qualità architettonica non è un lusso, ma un fattore capace di generare valore concreto.
Oltre al dato economico, l’esperienza apre questioni cruciali: l’effetto di più interventi nello stesso quartiere è cumulativo o destinato a esaurirsi? Come evitare che l’aumento di valore alimenti processi di gentrificazione e disuguaglianza? E, soprattutto, è possibile applicare simili metodologie per quantificare altri

elementi immateriali, come il valore sociale di spazi pubblici e parchi urbani? Rimane tuttavia una domanda di fondo: ha davvero senso ricondurre sempre a un numero ciò che nasce da qualità difficilmente misurabili e da processi non deterministici?
Forse il vero valore dell’architettura non sta solo nell’aumento del prezzo al metro quadrato, ma nella capacità di generare bellezza, identità e benessere collettivo.

di LUIGI PRESTINENZA PUGLISI
Abbiamo costruito troppo. O meglio: abbiamo costruito più di quanto siamo stati capaci di abitare, interpretare, trasformare. Interi territori disseminati di capannoni svuotati, centri commerciali già obsoleti, spazi diventati terra di nessuno, quartieri pensati come soluzioni definitive che oggi chiedono invece di essere rilette. È qui che entra in gioco il re-frame: non demolire per ripartire da zero, ma riposizionare lo sguardo, riformulare la cornice con cui entriamo in relazione con ciò che ci circonda.
Perché il tema non è più l’assolutamente inedito, il mai visto. Non servono nuovi oggetti isolati, ma nuove narrazioni capaci di rimettere in moto ciò che sembra fermo. In fondo, l’architettura non è mai stata solo materia: è interpretazione, costruzione di senso. Ed è attraverso il re-frame che ciò che appariva scarto diventa risorsa, ciò che sembrava passato remoto acquista un inatteso futuro.
Su questo tema abbiamo cominciato a confrontarci a Lecce in occasione del convegno Architects Meet in Lecce del 16-18 ottobre, l’incontro annuale organizzato dall’Associazione Italiana di Architettura e Critica di cui
IoArch è media partner. Per notare che nel processo sono coinvolti tre protagonisti.
Prima di tutto, i corpi. Troppo a lungo pensati come entità astratte, ridotti a moduli standard o numeri in tabelle funzionali, oggi rivendicano la loro complessità. Sono corpi che vivono, che si muovono, che misurano lo spazio attraverso il passo, che ne valutano la qualità con la pelle, con lo sguardo, con la memoria. Il re-frame inizia da qui: non più lo spazio ideale per un utente ideale, ma ambienti che riconoscono la dimensione sensibile, tattile, quotidiana.
Il secondo protagonista è la terra. Non più fondo neutro su cui edificare, ma sostanza viva, fragile, stratificata.

Paesaggi urbani e rurali che chiedono di essere ricuciti, ripensati, restituiti a un senso collettivo. Riportare valore a un suolo inquinato, a una cava abbandonata, a un margine dimenticato è forse più urgente che progettare la nuova icona scintillante, il nuovo museo da cinquecento milioni di dollari. È un gesto politico e poetico insieme: significa riformulare la cornice del nostro rapporto con l’ambiente.
Il terzo protagonista, infine, sono le architetture stesse. Non più feticci da conservare intatti, né ruderi da abbattere, ma dispositivi aperti, materia malleabile capace di accogliere nuove funzioni e nuovi immaginari. Recuperare un edificio non significa cristallizzarlo: significa proiettarlo in avanti, leggerlo come frammento di un’utopia ancora possibile. Ogni re-frame è un atto di superamento e di reinterpretazione: non la nostalgia del già stato, ma il coraggio di vedere nel costruito ciò che ancora può diventare.
Corpi, terre, architetture: tre poli che intrecciano esperienze e memorie, bisogni e desideri. Dove – lo diciamo a costo di ripeterci – il passato è un archivio vivo, pronto a essere rimesso in circolo e il futuro non è un salto cieco nell’ignoto, ma il risultato di un continuo re-inquadrare, riadattare, risignificare. Producendo un movimento in cui l’architettura torna a essere strumento di emancipazione.
Quindi non un compromesso, ma un atto radicale che sposta il centro dell’attenzione: dall’oggetto, alla relazione. Se ci è permessa un po’ di retorica: un invito a scoprire che l’inatteso è già intorno a noi, e che basta cambiare la cornice.
In questa direzione i progetti che abbiamo selezionato per questa sezione della rivista mostrano che dovremmo tentare di avviarci.




Una bella sciura milanese, con quel piglio sicuro e quell’eleganza misurata che a me piacciono tanto. È così che incontro per la prima volta Rossella Colombari e ascolto un suo intervento all’Adi, dove dice della fortuna di essere nata in una famiglia di antiquari e di averne ereditato il fiuto, la capacità di vedere e intercettare la bellezza. Pezzi scoperti come tesori tra mille cianfrusaglie destinate all’eliminazione, recuperati con viaggi della fortuna, fatica e determinazione e messi da parte. Ora tutto si tiene nella bella Casa Museo che con il marito Ettore Molinario si è costruita all’Isola, in via Alserio 17. Un’ex fabbrica di argenti del primo Novecento trasformata in residenza e spazio espositivo dove architettura, design,
con opere di Luigi Caccia Dominioni, Carlo Mollino, Gio Ponti, Carlo Scarpa, convivono con le collezioni di fotografia: Cindy Sherman, Man Ray, Nan Goldin, Robert Mapplethorpe, e di scultura indiana, del SudEst asiatico e dell’Oceania di Ettore. L’interior e l’allestimento generale è stato definito dalla padrona di casa, mentre il progetto architettonico è stato affidato a Claudio Lazzarini e Carl Pickering, che hanno trasformato la grande struttura industriale coperta a shed con una parete ad archi, quasi di sapore ecclesiastico, nell’elegante abitazione che conosciamo. La complessa articolazione degli spazi e la disomogeneità degli elementi strutturali ha determinato la scelta di un gesto circolare
e avvolgente come idea primaria che ha poi governato tutte le scelte progettuali successive. Una prima soluzione basata su di un’unica circonferenza statica si è evoluta nell’uso di due circonferenze aperte con centri traslati, che dinamizzano la geometria, generando traiettorie. Le due circonferenze strutturano funzionalmente e formalmente lo spazio, le traiettorie generate lo espandono. Il risultato è un unico grande spazio domestico, espositivo, teatrale. Domestico perché è una vera casa, espositivo perché è il luogo dove deve vivere una collezione che è emanazione e ritratto del committente, teatrale perché ogni mercoledì è luogo aperto al pubblico per eventi culturali. Una parte dello spazio, di grande altezza, è




Lazzarini Pickering Architetti
Lazzarini Pickering Architetti è uno studio multidisciplinare con sede a Roma e Milano, attivo a livello internazionale nell’architettura, nel restauro, nel progetto di interni e nel design nautico. Ha collaborato con brand come Fendi, Hermès e Valentino. Premiato con il Compasso d’Oro e altri riconoscimenti, lo studio è noto per l’eleganza senza tempo e la capacità di dialogare con il patrimonio storico. www.lazzarinipickering.com


stato soppalcato e contiene tutte le funzioni dell’abitare contemporaneo. Tutto è fluido e continuo, le prospettive sempre totali, gli ambienti si chiudono con porte che scompaiono o con tende che si ritirano. Le pareti, le lunghe mensole, la passerella e la sua balaustra definiscono i luoghi dell’esposizione (circa 1.000 mq) delle fotografie e delle sculture, mentre un’importante collezione di design anima gli spazi rispondendo alle esigenze di arredo. La ricerca di nuove sorgenti di luce genera lucernari e l’apertura di un’intera parete determina la nascita di un patio che separa l’area riservata agli ospiti. Luce e cielo sono presenti in ogni spazio. Le scale, la passerella, la depressione del conversation pit costituiscono un sistema di sedute, una cavea contemporanea, destinate

al pubblico che partecipa agli eventi culturali aperti alla città.
Pilastri e portali strutturano staticamente e formalmente lo spazio integrandosi con gli arredi, i portali inquadrano e ordinano i vari momenti della vita privata, creando quasi una sequenza cinematografica in cui la vita fluisce da una scena all’altra.
I complessi interventi strutturali e tecnici hanno consolidato, coibentato, insonorizzato tutti gli ambienti rispondendo alle contemporanee esigenze normative di risparmio energetico e di climatizzazione, oltre che finalizzati alla corretta conservazione di una delicata collezione di fotografie.
Due spazi segreti e affascinanti completano l’intervento: il caveau ospita l’archivio/ deposito della collezione e una piscina oscura
integra le funzioni dell’abitare.
Una felice intesa e un’intensa collaborazione tra architetti e committenti che ha permesso di generare uno spazio sereno e accogliente in cui l’arte, la fotografia, il design e l’architettura si fondono in perfetto equilibrio.
Località Milano
Committente Rossella Colombari e Ettore Molinario
Progetto architettonico Lazzarini Pickering Architetti
Progetto degli interni Rossella Colombari
Outdoor design Atelier Lavit
Superficie espositiva 1.000 mq




Il nuovo ponte che scavalca il Rio della Salute è costituito da una struttura metallica sulla quale poggiano gradini in pietra d’Istria.


Sopra. Il grande giardino interno di 600 m2 è caratterizzato dall’acqua, grandi vasche in cemento e piattaforme verdi.
A destra. Il serramento a facciata continua realizzato in acciaio e legno da BDF Falegnameria Baradel chiude il vano che ospita la nuova scala in vetro.
VENEZIA
A cominciare da un nuovo ponte, veneziano e al tempo stesso contemporaneo, Lissoni & Partners si misura con la città lagunare e ripensa un edificio abbandonato per la nuova sede di Sanlorenzo Arts
Da alcuni anni Sanlorenzo, l’azienda conosciuta nel mondo per la produzione di motoryacht su misura di alta gamma, per valorizzare la fusione tra arte e nautica, promuovere l’esplorazione di nuovi linguaggi creativi e favorire la produzione di cultura, ha dato vita a Sanlorenzo Arts, che dallo scorso giugno ha casa a Venezia, di fianco alla Basilica della Salute.
Per realizzarla, il presidente di Sanlorenzo Massimo Perotti si è affidato all’abilità di Piero Lissoni, che con Sanlorenzo collabora fin dal 2018 in qualità di art director degli yacht.
Con il suo studio, Piero Lissoni ha trasformato un edificio degli anni Quaranta del Novecento da tempo in abbandono
nel contenitore di due mondi correlati: un’area espositiva per opere d’arte e un appartamento privato che all’occasione può diventare anche luogo pubblico. A esposizioni e incontri possono essere dedicati inoltre gli spazi del giardino che, una rarità a Venezia, si sviluppa all’interno della proprietà per l’intera lunghezza del fabbricato e i cui spazi sono ora definiti da sentieri d’acqua, grandi vasche in cemento e piattaforme verdi.
Giungendo dalla Basilica, l’accesso avviene scavalcando il Rio della Salute attraverso un ponte che sostituisce quello esistente. Altamente tecnologico, il nuovo ponte presenta una struttura metallica ‘a dorso d’asino’ interamente prefabbricata

e preassemblata, sulla quale poggiano, seguendo il disegno dell’arco, gradini in pietra d’Istria trattati per essere antiscivolo, mentre il corrimano in legno, lavorato come se fosse un remo, sottolinea il legame con l’acqua di Sanlorenzo.
Ripulito il corpo esterno enfatizzando la presenza dei mattoni, in facciata sono state ridisegnate grandi e rigorose aperture vetrate, un intervento che sottolinea la contemporaneità del luogo rendendo omaggio al lavoro di Carlo Scarpa per la Fondazione Querini Stampalia. I mille metri quadrati dell’interno sono stati svuotati e portati all’essenziale per creare una scatola bianca e modulabile a seconda della necessità, con finestre che affacciano





Lissoni & Partners
Con sedi a Milano e New York, da quasi quarant’anni Lissoni & Partners sviluppa progetti internazionali nei campi dell’architettura, del paesaggio, degli interni, del product design e della grafica, oltre a curare la direzione artistica di importanti aziende. Guidato da Piero Lissoni con 14 partner, in ogni progetto lo studio adotta un approccio personalizzato basato sulla vasta esperienza acquisita e capace di definire un codice stilistico e un’identità visiva inconfondibili. Ispirato da un senso di semplicità e rigore, il lavoro dello studio si distingue tanto per l’importanza attribuita ai dettagli, alla coerenza e all’eleganza quanto per una scrupolosa attenzione verso le proporzioni e l’armonia del risultato finale. Piero Lissoni è anche direttore creativo di noti brand internazionali del design tra cui, oltre a Sanlorenzo, Alpi, Boffi, Living Divani, Lualdi e Porro.
www.lissoniandpartners.com



da un lato sull’abbazia di San Gregorio e dall’altra sul giardino, in dialogo continuo con l’edificio.
Senza tentare mimesi o emulazioni, il museo è caratterizzato da pavimenti in resina cementizia e pietra Portoro per poter accogliere l’arte, l’architettura, il design o eventi speciali.
Dove possibile, è stato salvaguardato l’esistente senza però forzare la mano. Ad esempio, non essendo stato possibile mantenere la scala originale che unisce il piano terra e il primo piano, ne è stata progettata una nuova che ricalca la forma di quella esistente, ma realizzata completamente in vetro con connessioni in acciaio. Sospesa nel vuoto, molto tecnologica e trasparente, la nuova scala manifesta un’importante potenza espressiva che ridefinisce gli ambienti ■

Località Venezia
Committente Sanlorenzo
Progetto architettonico Lissoni & Partners
Direzione lavori Torsello Architettura
Impresa costruttrice Rvg
Impianti Gobbi
Scala in vetro e ponte Sandrini Metalli
Finestre e infissi BDF Falegnameria Baradel
Arredi custom Merotto Milani
Arredi a catalogo Living Divani, Porro, Kartell, B&B Italia
Cassina, Glas Italia, Vitra
Illuminazione Formalighting (museo), Flos, Oluce
Foto Federico Cedrone, courtesy Sanlorenzo


I 1.000 m2 dell’interno sono stati svuotati e portati all’essenziale per creare una scatola bianca, modulabile a seconda della necessità.
La realizzazione degli infissi è stata affidata a Falegnameria Baradel sotto la nuova gestione di BDF. Tradizione, esperienza e passione sono alla base di questa storica realtà artigiana che dal 1850 si è evoluta fino a diventare un’azienda versatile e innovativa, in grado di realizzare progetti dei più grandi architetti internazionali
mediante l’utilizzo di moderne tecnologie. Idee e schizzi si trasformano in serramenti in legno per edifici e ambienti di pregio, in contesti storici e moderni, sviluppati da tecnici e artigiani altamente qualificati che conferiscono valore al prodotto artigianale dell’azienda. www.falegnameriabaradel.com

ROMA
Un nuovo palco in legno segna il recente intervento di riqualificazione nei Fori Imperiali. La Basilica torna a vivere e offre ai visitatori uno sguardo privilegiato sul monumento e sul contesto

Il Parco Archeologico del Colosseo ha recentemente commissionato la realizzazione di un nuovo percorso espositivo all’interno della Basilica di Massenzio, affidandone il progetto allo studio Alvisi Kirimoto. L’intervento nasce dall’esigenza di rinnovare l’identità del sito, preservandone al contempo l’altissimo valore storico, architettonico e simbolico nel cuore dell’area archeologica centrale di Roma.
Dopo il restauro della navata centrale, il progetto ruota attorno a tre elementi chiave: l’inserimento di un palco centrale, il rifacimento della pavimentazione del piazzale antistante e l’installazione di totem illustrativi che guidano il visitatore in un racconto immersivo. La piattaforma
è il fulcro dell’intervento e trascende la semplice funzione scenografica: è concepita come un dispositivo culturale capace di ospitare eventi, performance e conferenze, restituendo alla Basilica un ruolo vivo nella vita cittadina contemporanea. Collocata nell’aula centrale, la struttura ristabilisce la connessione trasversale tra le navate e offre un punto d’osservazione privilegiato sui dettagli monumentali, in particolare sulle maestose volte a cassettoni. L’accessibilità è uno dei principi fondanti del progetto: rampe laterali e gradonate consentono la fruizione da parte di tutti, mentre le sedute lungo i bordi invitano alla sosta e alla contemplazione con affaccio diretto verso gli Horti Farnesiani.
Alvisi Kirimoto ha lavorato sul monumento pensando a una migliore fruizione da parte del pubblico. Ha inserito una piattaforma rialzata che occupa lo spazio centrale della Basilica e ha lavorato sul piazzale per cui ha scelto una pavimentazione in terra battuta naturale mista a calce, resistente e omogenea ma inserita nello spettro cromatico del sito.
Foto Giuseppe Miotto.


Alvisi Kirimoto
Fondato da Massimo Alvisi (1967) e Junko Kirimoto (1970) nel 2002, lo studio fonde sensibilità italiana e giapponese nell’approccio sartoriale alla progettazione. L’uso sensibile della tecnologia e il controllo dello spazio, il dialogo con la natura e l’attenzione ai temi sociali rendono i loro progetti unici nel panorama dell’architettura internazionale. Attualmente impegnato in progetti di recupero e risanamento urbano in Italia e all’estero, lo studio ha partecipato a tre Biennali di Architettura di Venezia e alla Biennale di Pisa. Numerosi I concorsi e I premi internazionali vinti. www.alvisikirimoto.it

Il palco centrale si adatta perfettamente alle esigenze teatrali, rendendo l’architettura della Basilica la scenografia di futuri eventi.
Foto Giuseppe Miotto.

Il palco è realizzato con un sistema modulare che unisce un’intelaiatura in acciaio a un piano in grigliato Keller. Il rivestimento in pannelli di betulla, scandito da listelli che si infittiscono progressivamente verso il centro, genera un raffinato effetto prospettico e dialoga con le geometrie della volta. L’intervento si estende anche all’esterno, dove il piazzale è stato riqualificato con una pavimentazione in terra battuta naturale mista a calce, in continuità visiva e materica con il contesto archeologico. Con questo progetto, Alvisi Kirimoto supera
la logica del mero restauro, trasformando la Basilica di Massenzio in un luogo di incontro tra memoria e contemporaneità. Ogni elemento – dal disegno architettonico alla scelta dei materiali – è pensato per valorizzare il monumento e ricucire il dialogo tra passato e presente, restituendo al visitatore un’esperienza di conoscenza, emozione e appartenenza ■
CREDITI
Località Roma, Fori Imperiali
Committente Parco archeologico del Colosseo
Rup Francesca Boldrighini
Progetto architettonico Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Sara Ciarimboli, Roberto Fioretti
Progetto restauro Laura Romagnoli, Guido Batocchioni
Progetto strutture Marco Peroni
Impianti Gianpiero Favuzzi
Illuminotecnica Carolina de Camillis

SEZIONE

Il palco è l’elemento centrale del progetto. Realizzato in pannelli di betulla, è costituito da un sistema modulare con un’intelaiatura in acciaio. Si estende con accessi ai due lati dell’aula centrale ed è pensato per
essere completamente accessibile grazie a rampe per l’accesso. La piattaforma si apre verso gli Horti Farnesiani, offrendo al visitatore una vista privilegiata e un’esperienza ancora più diretta del sito.
nella pineta
Maremma
in contatto diretto con la spiaggia. La natura è un elemento fondamentale del progetto.


La geometria dei serramenti è attentamente studiata per creare un contrasto con i materiali naturali.
[ 110 ] IOARCH_120
CASTIGLIONE
DELLA PESCAIA
Sulla costa toscana una delle residenze d’autore nella pineta di Roccamare ha trovato nuova vita dopo interventi di recupero rispettosi della sua forma originaria
Le costruzioni di Riva del Sole, Roccamare e Punta Ala, realizzate tra il 1955 e il 1965, si adagiano sull’orografia naturale dei luoghi e si fondono con la vegetazione mediterranea, rispettando la scala dimensionale dettata dalla natura.
La pineta di Roccamare, che si estende verso l’entroterra e accompagna la linea di costa del centro toscano, custodisce alcune tra le architetture più interessanti di quel periodo: la Villa Bartolini di Ernesto Nathan Rogers, e molte altre case nate dalla visione del conte Ginori Conti e dal lavoro di progettisti come Ugo Miglietta e Pier Niccolò Berardi. Le ‘ville in pineta’, parte del progetto residenziale ideato da Miglietta, appartengono a una stagione architettonica
che inizia nel 1963 e prosegue fino agli anni Ottanta.
L’architetto Valerio Ferrari, fondatore con Cinzia Mazzone dello studio Vmcf Atelier, ha trascorso qui le vacanze dell’infanzia. Molti anni dopo, con la moglie, ha acquistato una casa progettata da Miglietta nel 1970, trasformandola in modo rispettoso ma contemporaneo: conservandone la forma originaria e arricchendola con elementi di arte contemporanea.
La casa rivela un’estrema cura del dettaglio. I serramenti, attraversati da telai diagonali in acciaio, diventano segno distintivo dell’intervento. Nel living, il pavimentoopera d’arte del tedesco Peter Zimmermann introduce un contrasto potente con la

sobrietà dell’involucro: la resina lucida riflette mobili, luci e alberi, amplificando la continuità visiva tra interno ed esterno, cifra essenziale della villa. All’interno, accenti cromatici e materici si alternano a un arredo minimale. Le lampade a sospensione dell’artista italiana Maria Grazia Rosin esplorano il tema del contrasto,
L’intervento mantiene il più possibile il disegno originale, cercando di adeguarsi alle esigenze attuali senza disturbare la bellezza dell’architettura e del luogo in cui si trova.


VMCF Atelier
Fondato nel 2003 a Parigi e ora con sede a Milano, lo studio firma i lavori di Valerio Ferrari e Cinzia Mazzone. Oltre a riprendere le iniziali degli architetti, l’acronimo riprende Visual Machine Concept Facilities. Dopo la formazione tecnica presso il Politecnico di Milano, Ferrari e Mazzone si sono interessati al mondo dell’arte e ora tengono seminari in estetica dell’architettura in collaborazione con il filosofo Stefano Zecchi. La forte componente artistica dei lavori deriva dall’esperienza dello studio in scenografie per opera e danza in alcuni dei teatri più importanti al mondo. http://www.vmcfatelier.com
Il pavimento in resina colorata del living è opera dell’artista
tedesco Peter Zimmermann, che ha passato nel sito due settimane per l’applicazione degli strati sovrapposti di materiale.

mentre il pavimento in microcemento gioca su due tonalità di grigio, creando un disegno grafico che dialoga con gli altri elementi della casa. Arte e architettura si intrecciano anche in cucina, dove le pareti rivestite di piastrelle riproducono un motivo tratto dai disegni del pittore Roberto Sebastian Matta. Nella dépendance, lo scultore tedesco Christian Henkel ha realizzato un mobile-scultura in compensato, decorato con linee geometriche blu e rosa.
Nel bagno principale, le piastrelle di Le Corbusier si confrontano con il segno astratto lasciato dalle rimozioni dei vecchi rivestimenti: una traccia involontaria che diventa gesto artistico e unicità spaziale.
All’esterno, l’intervento di Mazzone e Ferrari mantiene un tono misurato e coerente con il progetto originario di Miglietta. “Abbiamo cercato di stabilire un dialogo con il contesto – spiega Ferrari. Gli architetti che hanno lavorato sulla costa maremmana in quegli anni – Ernesto Nathan Rogers, Franco Albini, Ignazio Gardella, Di Salvo, Quaroni – hanno saputo interpretare in modo straordinario i caratteri del territorio. Noi abbiamo voluto fare altrettanto.”
Il risultato è un progetto che intreccia memoria e contemporaneità, restituendo alla pineta di Roccamare la sua dimensione originaria: quella di un paesaggio costruito con misura, luce e rispetto ■
Località Roccamare
Progetto architettonico Vmcf Atelier
Progetto strutturale Dfr Studio
Lighting consultant Telmotor
Serramenti Officina Terranova con profili Ottostumm
Arredi su misura Caspani Cugini
Illuminazione Santa & Cole, Galleria Nicola Quadri
Luceplan, Davide Groppi
Piastrelle Ceramica Gatti 1928, Gigacer
Arredi Nicola Corallo, Les Losanges, Ethimo, Anonima Castelli, Oiamo, Alias, Fundaciò Enric Miralles
Sanitari Antonio Lupi Design
Rubinetteria QuadroDesign

PLANIMETRIA
I colori accesi della pavimentazione contrastano con il materiale naturale scelto per le pareti. La finitura lucida riflette il paesaggio esterno creando un continuum tra dentro e fuori.
Nel bagno principale, piastrelle di Le Corbusier. Rubinetteria di QuadroDesign; sono stati scelti gli elementi della serie Volcano di Hans Thyge Raunkjaer, collezione ispirata alla forza dei vulcani con forme coniche e disassate.





SALERNITANO
Altro che rapporto aeroilluminante. Riconvertiti gli edifici produttivi offrono opportunità progettuali uniche, come in questo intervento dello studio 74ram
Più che la superficie conta il volume in questo progetto di Emilia Abate e Francesco Rotondale (Studio 74ram) che in un paese della provincia di Salerno hanno trasformato un panificio dismesso in residenza privata. Volume che ha consentito di creare uno spazio a doppia altezza invaso dalla luce naturale che filtra dalle finestre di carattere industriale.
La casa dà le spalle alla strada di percorrenza su cui mantiene l’ingresso, mentre si apre completamente sul fronte interno del giardino con piscina, che condivide con altri due nuclei familiari. Estensione della zona ‘pubblica’ dell’abitazione, qui un patio conduce al primo livello, con il living e una grande
cucina divisa in un’isola tecnica, più aperta, per le preparazioni e una più intima per pranzare accanto a un grande camino in mattoni, ricordo del passato dell’edificio come i decori tradizionali della pavimentazione in cemento e il soffitto a cassettoni su disegno.
Anche il living è diviso in più zone grazie alla disposizione degli arredi e alla varietà dei cieli, in parte ribassati, ma la doppia altezza al centro – dove pende un grande chandelier in ferro e vetro – permette di abbracciare con uno sguardo l’intera volumetria dell’edificio. Sul fondo del living una lunga parete in teak realizzata su disegno nasconde contenitori chiusi, svelati di giorno dal movimento delle porte che

danno accesso alla zona studio, attrezzata con una grande scrivania che corre lungo le finestre.
Leggera e moderna, una scala in ferro conduce al secondo livello, dove lo spazio affacciato sul living è completato da un giardino indoor vagamente ‘zen’ e a un’area fitness – attualmente uno spazio di gioco per i bambini.
Completamente speculari, con arredi su
Pulito e rigoroso l’involucro esterno. Sotto, la parete attrezzata in teak che separa e unisce i diversi ambienti del living e il patio sul giardino.



Studio 74ram
Nel loro operare, Emilia Abate (1974) e Francesco Rotondale (1974), entrambi laureati in architettura alla Federico II di Napoli, danno grande peso alla componente umanistica della disciplina. In fase di concept le scelte sono frutto di un pensiero critico e di un confronto tra diversi punti di vista che conduce alla sintesi e apre nuove prospettive al progetto. Credono fermamente nel potere dell’architettura e nella responsabilità del professionista. Seguono con partecipazione i committenti occupandosi di tutti gli aspetti e le fasi dell’iter progettuale e realizzativo. Vivono e lavorano a Napoli. www.studio74ram.it

disegno e bagni coordinati, le due camere da letto dei bambini condividono un piccolo balcone affacciato sul giardino. La camera padronale invece è un ampio spazio dotato di cabina armadio e di bagno con hammam, mentre un balcone d’angolo guarda al giardino e alle colline circostanti e invade anche, con una sorta di bow window al contrario, la doppia altezza del living, apportandovi ulteriore luce naturale oltre a un’insolita vista trasversale del cielo. Molti i materiali e le finiture utilizzate per conservare la memoria produttiva del luogo e arricchire l’esperienza percettiva e tattile dei nuovi spazi residenziali: parquet, microcemento, ferro, rame, cotto, pietra e ceramica accompagnano gli arredi in gran parte su disegno ■
CREDITI
Località Provincia di Salerno
Committente Privato
Progetto architettonico e degli interni, lighting design
Studio 74ram
Progetto e realizzazione impianti Itic Group
Pavimenti in legno e parete in teak su disegno CP Parquet
Serramenti Secco Sistemi
Tavolo e sedie Miniforms
Cucina Modulnova
Illuminazione Flos





Il
In basso e a destra. Lo spazio centrale e le sale espositive affacciate sulla discesa centrale come quinte di un teatro.

Lombardini22 trasforma gli spazi del Metropolis Art Cinema al Sofil Centre di Beirut in un punto vendita di brand dell’arredo modellato con riferimento agli spazi teatrali
Per una clientela cosmopolita e abituata a viaggiare come quella del negozio di arredamento Intermeuble, Lombardini22 ha scelto di superare i consueti codici estetici dei brand europei, immaginando per il nuovo showroom un linguaggio architettonico diverso: uno spazio polifunzionale pensato non solo per il cliente finale e l’acquisto di arredi, ma anche come luogo di incontro e lavoro per architetti e progettisti. Il riferimento al cinema che in precedenza occupava questi spazi – nel frattempo il Metropolis si è trasferito in Mar Mikhael, vicino al porto, in un nuovo edificio rivestito pannelli di lameria ondulata – ha guidato il concept verso l’idea di uno spazio come condensatore di narrazioni: un teatro di
scene multiple, da osservare dall’esterno come attraverso una griglia di visibilità immediata, e da vivere dall’interno come sequenza di ambienti in transizione. Gli spazi si articolano come set cinematografici o teatrali, evocativi e aperti a interpretazioni, mai descrittivi o sovraccarichi di dettagli. Il nuovo showroom unifica i due precedenti store monobrand di Intermeuble e un nuovo punto vendita dedicato a Vitra, dando vita a un unico organismo di circa 1.800 m². L’ingresso principale si apre su un Indoor Garden, primo momento espositivo dedicato agli arredi outdoor, e conduce al Foyer, cuore connettivo del progetto.
Ai lati del foyer trovano posto la Caffetteria Arclinea, spazio conviviale e operativo, e

una materioteca ricca e accessibile, mentre frontalmente si apre lo spazio a ventaglio della rappresentazione.
Al centro, un “giardino virtuale” – volume trasparente e luminoso, con angoli smussati – articola con fluidità la sequenza degli ambienti, generando due principali assi visivi: da un lato The Platform, una piattaforma in piano, che culmina in The Forum, un’area a gradoni destinata a eventi, conferenze e presentazioni; dall’altro The Slope, una rampa continua che segue l’inclinazione della precedente sala cinematografica e conduce fino a The Spot, luogo pensato per incontri informali. Tutte le aree sono aperte e comunicanti, mentre gli incontri riservati trovano spazio



Lombardini22
La società di progettazione opera seguendo un metodo multidisciplinare e multiautoriale basato su un’attività di analisi e consulenza strategica pre-progetto. Oggi il gruppo è specializzato nei settori Office, Retail, Urban, Living, Hospitality Education, Data Center, Fair. Nella foto da sinistra: Franco Guidi, Paolo Facchini, Marco Amosso, Elda Bianchi, Alessandro Adamo, Roberto Cereda, Adolfo Suarez.
www.lombardini22.com


CREDITI
Località Beirut, Sofil Centre
Cliente Intermeuble Design
Area 1.260 mq
Tipologia Showroom
Periodo 2023 - 2025
Illuminazione Artemide, Flos, Coelux, Dresswall
Partizioni vetrate Grandi design
Serramenti esterni Secco Sistemi
Parquet F.lli Spinelli
Controsoffitto acustico Heradesign
Accessori e rubinetteria bagno Rubinetterie Treemme
Brand esposti Acerbis, Arclinea, Cappellini, Cassina, Ceccotti collezioni, Ethimo, Flos, Flou, Poltrona Frau, Tacchini, Vitra, Zanotta
Foto David Hanna
in sale riunioni collocate in zone più raccolte, a garanzia della privacy.
Il Teatro vero e proprio è costituito da ventisei sale espositive disposte a cornice, scandite da pannelli mobili e da grandi tendaggi in velluto rosso, chiaro riferimento al mondo teatrale.
Oltre il primo sguardo d’insieme, il percorso invita a una fruizione dinamica: ogni stanza è attraversabile e rappresenta una sorta di viaggio tra mondi diversi.
Le pareti di fondo, animate da grandi immagini luminose, ricreano scenari urbani
di città internazionali, come finestre che si affacciano sul mondo. Un dispositivo narrativo che rafforza l’identità cosmopolita del brand e della sua clientela. Il progetto, curato interamente da Lombardini22, ha comportato una ristrutturazione integrale dello spazio, con importanti interventi di demolizione e consolidamento strutturale in collaborazione con il locale studio di ingegneria Nabil Hennaoui Consulting Engineers. Il progetto impiantistico è stato sviluppato da Eak Signature (ing. Elias Abou Khaled),



mentre la progettazione illuminotecnica porta la firma di Atmos, brand del gruppo Lombardini22.
L’ingresso è stato completamente ridisegnato per valorizzare la comunicazione su strada. Il physical branding e la segnaletica interna sono stati realizzati da Fud, anch’esso parte del gruppo Lombardini22, autore anche del nome e del logo del nuovo showroom. Il concept complessivo interpreta l’idea di partecipazione allo spettacolo come esperienza duplice: attiva e passiva al tempo stesso. Il visitatore osserva lo spazio
come spettatore di una rappresentazione teatrale suddivisa in scene, ma diventa al contempo attore, vivendo in prima persona la narrazione architettonica.
Il nuovo showroom Intermeuble si configura così come una sintesi tra spazio, esperienza e parola, un luogo in cui l’architettura diventa linguaggio e racconto condiviso ■
La struttura si sviluppa con una discesa che riprende la platea di un teatro. Su questa si affacciano le varie sale espositive e gli spazi dedicati a riunioni e consulenza.

La struttura si inserisce nel contesto cittadino rivitalizzandolo. Il lavoro effettuato non si è limitato alla struttura ma ha compreso un attento studio della dimensione urbana tratto distintivo dello studio No.T dichiaratamente attento al progetto nel suo complesso. Foto Mario Frusca.

Il progetto ha deliberatamente conservato la struttura originaria, nel rispetto dell’edificio e delle sue caratteristiche.
GENOVA
Un intervento di rigenerazione accanto alla stazione di Brignole conferisce nuova qualità a un edificio dismesso e al tessuto della città.
Progetto di studio No.T
L’ex sede delle Poste in Piazza Raggi, nel cuore del Borgo Incrociati di Genova, è stata oggetto di un intervento di profonda trasformazione che ha restituito vita e significato non solo all’edificio, ma a un intero brano di città. La posizione strategica del complesso, sulla sponda destra del torrente Bisagno e alle spalle della stazione Brignole, lo colloca in un punto nevralgico tra la Fiera e il centro storico.
Progettato nel 1971, l’edificio aveva perso nel tempo la propria identità originaria a causa di modifiche e stratificazioni. Il progetto firmato da No.T, in collaborazione con EP&S, ha scelto di valorizzare la struttura preesistente, esaltandone la matericità e restituendole una nuova coerenza
architettonica. Pilastri, travi e solai in acciaio e calcestruzzo sono stati lasciati a vista, diventando parte del linguaggio compositivo. Il complesso si sviluppa su otto livelli, di cui sette fuori terra, per una superficie complessiva di 15.000 mq. Gli spazi interni ospitano uffici amministrativi, sportelli, sale riunioni, aree di formazione e un ristorante aziendale. Sono state realizzate circa 400 postazioni di lavoro, organizzate secondo criteri di flessibilità e comfort. L’aggiunta di un piano e la riorganizzazione dei collegamenti hanno migliorato accessibilità e distribuzione interna.
La nuova facciata è composta da vetri ad alta trasmissione luminosa, schermati da una vela frangisole in alluminio e da una doppia

pelle trasparente che regola l’irraggiamento solare e migliora le prestazioni energetiche. Una serra bioclimatica contribuisce alla ventilazione naturale e al comfort interno. Grazie a questi accorgimenti, insieme a impianti fotovoltaici e sistemi di recupero dell’acqua piovana, l’edificio raggiunge la classe energetica A4, configurandosi come modello di efficienza e sostenibilità. Il tema della sicurezza idrogeologica, data la vicinanza con il torrente Bisagno, è stato affrontato attraverso l’impermeabilizzazione dei livelli inferiori in modo da rispondere adeguatamente ad eventuali esondazioni. Il progetto ha compreso un’attenta analisi del contesto urbano, con l’obiettivo di restituire al quartiere un luogo accessibile, permeabile



NO.T Architetti Associati
Fondato a Torino nel 2011 da Silvia Rossi e Francesco Campobasso, No.T realizza progetti che spaziano dall’edilizia residenziale, direzionale e commerciale fino a interventi su scala minore, come spazi per uffici e abitazioni private. Alla base della filosofia dello studio vi è la convinzione che la qualità del progetto sia un valore imprescindibile, che richiede cura nella forma, nella funzionalità e nei dettagli. Per raggiungere questo obiettivo, il team supervisiona con attenzione tutte le fasi del progetto e dell’opera, dall’idea iniziale al supporto in cantiere. www.notarchitetti.it

Il rivestimento vetrato esterno è attentamente studiato in modo da offrire illuminazione naturale ma senza svantaggi dal punto di vista dell’efficienza energetica.
Foto Mario Frusca.

e riconoscibile, capace di attivare dinamiche di rigenerazione urbana.
L’immagine dell’edificio, definita dal dialogo tra struttura metallica e trasparenza vetrata, restituisce una presenza contemporanea ma coerente con il contesto urbano. La luce diventa materiale architettonico e strumento di connessione tra interno ed esterno.
L’intervento rappresenta un modello virtuoso di riqualificazione urbana, dove sostenibilità, efficienza e rigenerazione si fondono in una visione di città inclusiva e resiliente. L’ex sede delle Poste si afferma così come nuovo segno tangibile di un rinnovato equilibrio tra memoria e innovazione ■
CREDITI
Località Genova
Committente Iren
Superficie complessiva 16.000 mq
Progetto architettonico e direzione artistica
No.T Architetti Associati
Progetto strutturale e impiantistico e DL
EP&S Engineering Project & Service
Prevenzione incendi Antonio Corbo
Direzione lavori generale Stefano Dalmasso (EP&S)
General Contractor Ar.Co Lavori. Scotta
Facciate continue e serramenti Schüco
Interior design e allestimenti Artespazio
Illuminazione iGuzzini. Xal. Simes
Costruzione e posa facciate Sepam
Facciata nord prefabbricata Cipa (Light Steel Frame)
Facciata ventilata Equitone
Rivestimento facciata sud Etalbond by Elval Colour
Copertura metallica Riverclack by Iscom
Copertura verde Roofingreen
Opere metalliche e vela architettonica Bertero
Rivestimenti resilienti Fotex by Forbo
Pareti divisorie Universal Selecta
Rivestimenti ceramici Florim
Sedute Viganò
Tende solari motorizzate Medit
Scale mobili e ascensori Thyssenkrupp
Importo dei lavori 26 milioni di euro
Cronologia 2019 - 2024

Gli interni mostrano chiaramente la coesistenza della struttura originale a vista e del nuovo arredamento, pensato
per rispondere alla richiesta di un impianto organizzativo orientato allo smart-working, già adottato da Iren anche in altre sedi.

Rizoma Architetture
Fondato a Bologna nel 2009 da Giovanni Franceschelli, Rizoma è organizzato in due dipartimenti che si occupano rispettivamente di progettazione architettonica e di interior e lighting design. Al centro del lavoro, le nuove forme dell’abitare, che coinvolgono spazi che vanno al di là dell’ambito domestico, spostando il focus dal concetto di housing a quello di hospitality. La riflessione ha condotto Rizoma a definirsi come ‘space makers’. Con il progetto The Social Hub Firenze Lavagnini, nel 2019 Rizoma ha vinto un Mipim Award nella categoria Best Mixed-Use Development. www.rizoma.me

Il percorso d’ingresso si presenta come una piazza-giardino urbana e suggerisce continuità verso l’interno.


Il lotto, di 10mila metri quadrati, è nell’area dello scalo ferroviario di San Lorenzo a Roma, vicino alla stazione Termini, dove l’architetto Matteo Fantoni ha progettato un sinuoso complesso di 24mila metri quadrati cui si aggiunge, ristrutturato, un edificio dei primi del Novecento oggi sede dell’Accademia Italiana. Dal canto suo, il paesaggista Antonio Perazzi ha dato vita a un parco urbano con 300 nuovi alberi e giardini ispirati alla flora spontanea e resistente che colonizza le aree industriali abbandonate.
Il modello di The Social Hub (TSH), è origi-
nale: inizialmente pensato, proprio sull’esperienza del suo fondatore Charlie McGregor quand’era studente fuori sede, come uno studentato dotato di numerosi servizi, incluse aree di co-working, si è evoluto nel tempo aprendo le porte a turisti, professionisti nomadi che devono sostare per breve tempo lontano dalla sede aziendale e alla comunità del luogo. Un modello – dove le 392 camere sono solo una commodity, e nemmeno la principale – che favorisce gli incontri e la socialità.
Come per gli altri 20 centri europei, questo di Roma è il quarto in Italia – la caratteristica
principale è la vivacità degli spazi, l’energia e lo spirito goliardico che gli ambienti trasmettono, tali da far sentire a proprio agio i giovani e ringiovanire l’animo di visitatori e turisti di qualsiasi età. Uno spirito che Rizoma Architetture – che con TSH ha già lavorato in passato – coglie e interpreta nel progetto degli spazi comuni interni e esterni.
Il risultato è un ecosistema ibrido, una sorta di città nella città dotata di parco pubblico, ambienti per eventi (ospita anche conferenze TED) e spettacoli, lavoro in co-working, food&beverage, una cucina comunitaria, pale-

stra e, sul rooftop al settimo piano, una spettacolare piscina.
Il percorso di avvicinamento all’edificio, attraverso il parco, accompagna gradualmente il visitatore verso lo spazio free flow del piano terra, caratterizzato da un’estetica mediterranea, vivace, sofisticata e confortevole.
Le ampie vetrate e la presenza del verde interno annullano le barriere fisiche con l’esterno, dove l’intervento di Rizoma ha aggiunto un nuovo livello trasformando il giardino disegnato da Perazzi in un nuovo vasto ambiente comunitario all’aperto.
I vari ambienti, connessi da portali e archi e senza barriere fisiche che li separano, si sus-
seguono senza soluzione di continuità, uno di fianco all’altro e ciascuno con una propria cifra stilistica ben definita. Una palette di colori caldi e terrosi e l’uso di materiali ricorrenti favoriscono una narrazione coerente. Dettagli come la texture volutamente grezza degli intonaci e la scelta di ceramiche artigianali celebrano la romanità del luogo, conferendo agli ambienti un’allure mediterranea. Il passaggio tra uno spazio e l’altro avviene in modo fluido e armonioso cui contribuisce anche il progetto di lighting decorativo, evocatore di intimità e armonia. Il dialogo tra luce e arredi genera profondità e sfumature emozionali, avvolgendo gli ambienti in un’atmosfera calda e accogliente.

Grazie a soluzioni calibrate, la luce diventa un elemento sensoriale che amplifica la percezione dello spazio.
Proseguendo lungo il piano terra, si giunge a una monumentale scalinata-tribuna, enfatizzata da sontuosi dettagli in rosso celebrativo. Da qui, si scende al piano interrato dove si trovano uno spazio ibrido per meeting e incontri, la palestra e la lavanderia. Risalendo le scalinate fino primo piano, si giunge poi nell’area co-working, che oltre agli ambienti dedicati –uffici individuali, postazioni in open space e meeting lounge – offre una terrazza affacciata sul parco, ideale per lavorare all’aperto ■


The Social Hub è dotato di numerosi ambienti di lavoro diversi tra loro, sale riunioni e spazi con postazioni di coworking.

Jose Maria Casanova Managing Director Tétris Italia
Il Detail and Build di Tétris Italia


Con un approccio ‘detail and build’ e un’esperienza consolidata in progetti hospitality, in The Social Hub Roma Tétris Italia ha fatto da ponte tra il design di Rizoma e la costruzione. In particolare, la società del gruppo JLL ha curato il fit-out, l’arredamento degli spazi comuni interni e esterni e delle aree di co-working, oltre a occuparsi delle opere civili e impiantistiche. Una delle principali complessità operative è stata la gestione di un grande numero di brand e fornitori diversi per arredi e corpi illuminanti, che ha richiesto un coordinamento minuzioso e un costante allineamento con tutti i soggetti coinvolti. Complessità amplificata dalla natura multifunzionale dell’edificio, che ha comportato approcci differenti tanto dal punto di vista funzionale quanto estetico. Ogni area è stata studiata per rispondere a esigenze specifiche, mantenendo però una continuità narrativa che caratterizza l’intero intervento.
Particolare attenzione è stata dedicata agli aspetti tecnico-prestazionali: le diverse destinazioni d’uso hanno imposto un approfondimento specifico per gli aspetti acustici, le normative antincendio e la progettazione illuminotecnica, elementi che hanno influenzato in modo determinante le scelte progettuali e la definizione degli spazi.
Il progetto ha seguito i criteri della certificazione Breeam, che hanno fatto da guida nella scelta dei materiali, dei fornitori e delle soluzioni tecniche, con un’attenzione particolare al comfort e all’ambiente, privilegiando materiali a basso impatto e facilmente riciclabili e ottimizzando l’efficienza energetica.
Il cantiere è stato gestito con pratiche volte a minimizzare sprechi e consumi.
Guidata da Jose Maria Casanova, dal 2003 Tétris Italia progetta e costruisce spazi dinamici che ispirano le persone a pensare, lavorare e vivere meglio. La società offre una gamma completa di servizi, dalla progettazione alla costruzione e alla selezione degli arredi.
A livello globale, Tétris opera in quindici Paesi di tre continenti, con un team di oltre 800 persone dislocate in più di 30 sedi.

Qui e alle pagine precedenti altre immagini degli spazi interni. Alla colorata vivacità che caratterizza tutti i
TSH, in questo caso Rizoma ha aggiunto elementi decorativi che si richiamano all’estetica culturale romana.

EVOSPACE
Gli arredi forniti da Evospace contribuiscono in modo decisivo a definire l’atmosfera degli spazi comuni di The Social Hub Roma: aree pensate per mangiare insieme, lavorare in modo flessibile, incontrarsi o rilassarsi in un contesto accogliente e stimolante. Dai tavoli conviviali delle zone dining alle sedute confortevoli delle lounge, fino alle postazioni dedicate allo smart working, ogni elemento è stato scelto per rispondere
alle esigenze di un pubblico internazionale e dinamico. Evospace ha curato in modo completo la fornitura degli arredi multi-brand, operando come interlocutore unico per la selezione e il coordinamento di marchi di design – tra cui Calligaris, Corradi e Pedrali – e garantendo coerenza stilistica e funzionale tra le diverse collezioni. Il servizio è stato gestito in ogni fase: dalla consulenza nella scelta delle soluzioni più
adatte e nella valutazione delle alternative tecniche ed estetiche, fino alla logistica, al trasporto e al montaggio. Nel corso dell’allestimento, il team ha seguito con attenzione il corretto svolgimento delle operazioni, suggerendo eventuali sostituzioni o soluzioni ottimali in base alle esigenze del progettista.
www.evospace.it
ROOFTOP


CREDITI
Località Roma San Lorenzo
Committente TSH società Benefit
Progetto interni, lighting, urban park Rizoma Architetture
Team Rizoma Giovanni Franceschelli, Letizia Perrone
Caratteristica dei
Lorenzo Antonelli, Francesca Raimondi, Agnese Casadio
Asia Valente, Serena Zhang Carlo Zini, Andres Parra
Sanguineti (Urban Park)
General contractor fit-out e arredi su misura Tétris Design x Build
Arredi a catalogo e multi brand Evospace
Progetto architettonico Matteo Fantoni Architetti
Progetto del paesaggio Antonio Perazzi
Verde esterno HW Style
Project management Its Controlli Tecnici
Direzione lavori Speri
Foto Bruno Gallizzi

L’ampliamento sfrutta il dislivello del terreno con un’architettura pulita e lineare parzialmente incastrata nel pendio e aperta sull’orizzonte marino.
Le grandi vetrate continue riflettono il paesaggio e lo smaterializzano. Foto Simone Bossi. A destra. L’abitazione tradizionale oggetto di restauro.



‘INFINITE LIVING’ SOUTH ELEVATION

‘INFINITE
STUDIO BRESSAN
RICONFIGURA UN’ABITAZIONE
TRADIZIONALE DALMATA
IN UNA CASA VACANZE
NASCOSTA NELLA NATURA
DEL PENDIO ROCCIOSO
Studio Bressan ha da poco completato una casa vacanze sulla costa rocciosa della Croazia, un rifugio sospeso tra pietra e mare in armonia con il paesaggio mediterraneo. La costruzione sorge sul pendio di un’altura che scende dolcemente verso l’acqua cristallina della spiaggia privata, con una vista aperta sull’orizzonte. L’intero intervento nasce dal desiderio di preservare l’unicità del sito, rispettandone la morfologia e l’identità materica.
Il cuore del complesso è una casa rurale in pietra dalmata, restaurata con attenzione filologi-
CROAZIA
ca e arricchita da due nuovi volumi funzionali: una guest house e uno spazio living, entrambi concepiti come estensioni leggere e silenziose. Il sistema compositivo si articola attraverso una sequenza di terrazzamenti sfalsati, studiati in sezione per integrarsi nel profilo naturale del terreno. Dall’alto, l’insieme appare come un piccolo borgo di case affacciate sul mare, ciascuna con una propria funzione ma legata alle altre da un linguaggio coerente. I materiali raccontano il dialogo tra tradizione e contemporaneità: la pietra locale si alterna al
vetro e all’acciaio, mentre i volumi si dissolvono nel paesaggio grazie a superfici riflettenti e colori terrosi. La guest house, collocata sotto il piano di calpestio dell’abitazione principale e mimetizzata dalla pineta, si inserisce nel terreno quasi invisibile; vista dal basso, appare come una linea discreta che non interrompe la continuità visiva verso il mare.
Sul lato opposto della piscina si apre invece l’Infinite Living, spazio conviviale e cuore sociale della dimora. Caratterizzato da linee semplici e pure, il volume diventa un filtro tra

Studio Bressan
Fondato a Montebelluna in provincia di Treviso oltre trent’anni fa, lo studio è alla seconda generazione ed è oggi gestito da Andrea e Emanuele Bressan.
I lavori di Studio Bressan sono attenti al contesto e ai dettagli, mantenendo sempre un approccio sostenibile sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico. Tra i progetti passati si trovano edifici di diverso genere e opere di ristrutturazione e riconversione edilizia. www.studiobressan.net


interno ed esterno, dove la soglia si dissolve in un continuum di luce e materia. Ampie vetrate scorrevoli amplificano la percezione dello spazio, permettendo alla brezza marina di attraversare liberamente gli ambienti.
Gli spazi esterni sono stati riorganizzati come un percorso esperienziale tra architettura e natura. La Pergola Velarium, una leggera struttura metallica, definisce un salotto all’aperto immerso nel verde, dove la luce filtra tra le ma-
glie creando ombre mutevoli durante il giorno. La vegetazione mediterranea, scelta per integrarsi alle essenze autoctone, contribuisce alla rigenerazione del suolo e alla mitigazione del microclima.
Il risultato è un progetto che va oltre la semplice idea di casa vacanze: un luogo dell’abitare sensibile, in cui l’architettura si fa paesaggio e il paesaggio si riflette nell’architettura ■
Località Croazia
Progetto architettonico Studio Bressan
Serramenti Sbm Technologies con profili Metra
Sedie Vitra
Lattoneria Mazzonetto
Luci Linea Light Group
Mobili su misura Dante Negro
Finiture e facciate Sbm Technologies

Sopra. Uno degli ambienti interni della casa. Pagina di sinistra. Completamente aperto l’Infinite Living agisce da transizione continua tra esterno e interno. Foto Simone Bossi.
L’illuminazione, componente essenziale per creare un’esperienza coinvolgente e appropriata per questa casa in Croazia, è stata curata da Linea Light Group. La luce confortevole e di alta qualità valorizza l’architettura e contribuisce al benessere visivo degli ambienti.
Per le diverse aree dell’abitazione, sono state selezionate diverse soluzioni dell’azienda veneta,
la cui capacità di produrre internamente e il controllo completo sull’intera produzione hanno garantito la qualità e la flessibilità necessarie per realizzare il progetto. www.linealight.com
La semplicità del volume è mossa da aggetti che assecondano l’orografia del terreno.
Gli interni sono distribuiti su quattro livelli e con spazi a doppia altezza. Foto Roberto Balestrini.



TREIA
Casa N sorge all’interno di una pineta, in una località montuosa nel comune di Treia, in provincia di Macerata.
Si tratta di un intervento estremamente sensibile, poiché nasce sulle rovine del preesistente edificio residenziale, gravemente danneggiato dagli eventi sismici che nel 2016 avevano colpito le Marche e il Centro Italia.
La complessa orografia del terreno, con un declivio significativo, ha generato immediatamente suggerimenti stimolanti di matrice compositiva, i quali però hanno avuto da subito la necessità di confrontarsi con le risorse economiche della ricostruzione post-sisma, strettamente limitate.
Questi aspetti hanno guidato la geometria esterna dell’oggetto architettonico, molto semplice, demandando il dialogo con l’artico-
lata orografia del terreno ad elementi secondari, ma ben percepibili, come le linee di colmo della copertura asimmetrica e gli elementi in acciaio di matrice funzionale-decorativa, che ‘perimetrano’ parte della casa, divenendo nella facciata principale supporto per i frangisole. L’insieme di questi elementi dà vita a delle linee spezzate che seguono in parallelo l’andamento del terreno.
L’effetto prospettico in questo modo è quello di un oggetto che plana sul suolo scosceso, per poi riprendere il volo, attraverso la direzione ascendente della pensilina a sbalzo nella facciata principale.
L’apparente semplicità della scatola esterna è in totale dicotomia con un interno giocato su ben quattro diversi livelli, collegati da rampe, doppie altezze, ballatoi e trasparenze vetrate.



Atelier Michele Schiavoni Architetti
Atelier Michele Schiavoni è una realtà fondata nel 2013 a Macerata. Attivo soprattutto in Centro Italia, l’attività dello studio si svolge in un’atmosfera di matrice artigianale, dove la sperimentazione è legata all’impiego di materiali e forme che hanno la necessità di legarsi intimamente con il contesto umbro-marchigiano. La convinzione che l’architettura debba assolvere a un ruolo sociale è accompagnata dalla consapevolezza che la disciplina debba rispondere a esigenze di matrice estetico-percettivo per generare una qualità diffusa sul territorio. www.ateliermicheleschiavoniarchitetti.it


Le sezioni evidenziano l’articolazione dei livelli interni.
Questi sfalsamenti dei piani legano idealmente (e fisicamente) le quote interne della casa all’andamento esterno del terreno, in un continuum spaziale percepibile perfettamente da dentro l’edificio.
Il mezzo di rappresentazione ove è più facile comprendere l’articolazione interna di Casa N, in relazione con l’esterno, è chiaramente la sezione, che oltre a strumento di lettura, è stata in fase di progettazione una guida, una sorta di generatore spaziale dell’intero progetto. Strutturalmente, anche per una questione economica, l’edificio è realizzato in calcestruzzo armato tradizionale, tamponato con blocchi termici dalle elevate prestazioni energetiche, soprattutto al fine di proteggere la casa dal freddo invernale.
All’esterno, la continuità del colore rosso terra dell’intonaco è interrotta da giochi random di bianco che evidenziano bucature dalle misure
sempre diverse e irregolari.
Anche la parte sottostante la pensilina a sbalzo di copertura è di colore bianco. Se dal punto di vista compositivo funge da elemento di matrice plastica, di fatto si tratta della struttura che sorregge i frangisole della facciata principale. Gli infissi e i frangisole sono in legno di abete color ciliegio, mentre le persiane esterne, anch’esse in abete, con le loro aperture scorrevoli donano ulteriore movimento alle facciate della casa.
Casa N, o Casa nella pineta , è un esempio originale e non convenzionale di inserimento di un oggetto architettonico contemporaneo in un contesto prettamente naturale e suggestivo, come quello delle dolci montagne marchigiane ■
A destra. Una vista stereometrica della facciata principale.
Foto Roberto Balestrini.
Località Treia
Committente Privato
Progetto architettonico Atelier Michele Schiavoni Architetti
Progetto strutture Angeletti Antolini Associati
Progetto impianti Riccardo Cardinali
Impresa di costruzioni Edil Europa
Installazione impianti Bettucci & Salvatori
Serramenti in legno, porte, frangisole Fioretti Infissi
Superficie lotto 10.000 mq
Slp 240 mq
Cronologia 2019-2025 (maggio)




Grazie alla pluriennale esperienza nel settore legno, Fioretti Infissi ha sviluppato per Casa N una soluzione personalizzata di sistema finestra e persiana che coniuga esigenze funzionali, prestazioni energetiche e valorizzazione dei dettagli estetici.
L’attenzione si è focalizzata sul sistema di oscuramento esterno a persiana in legno massello, pino tinto noce, con sistema scorrevole all’esterno. Elemento funzionale e distintivo delle facciate, che proprio grazie al disegno random degli infissi ottiene un movimento e un fascino inusuale.
Per completare la realizzazione sono state fornite e installate porte interne tamburate e portoni di sicurezza. Infine, l’azienda di Corridonia ha fornito anche il legno dei frangisole in facciata.
www.fioretti-infissi.it

Aldo Parisotto si laurea all’Università Iuav di Venezia con James Stirling. Nel 1990 fonda con Massimo Formenton lo studio Parisotto+Formenton Architetti con sedi a Padova e Milano. www.studioparisottoeformenton.it
Nella nostra visione, progettare architettura e interni significa lavorare principalmente su tre dimensioni: superficie, materia e luce. L’interazione di questi tre elementi è la chiave del nostro approccio progettuale e nessuno di questi può essere lasciato da parte ed entrare in gioco in un momento successivo del progetto.
Per quanto si muova sempre principalmente dalla pianta e dai volumi, l’idea della pelle tattile di edifici e ambienti nasce nella nostra mente sempre insieme ai primi segni che mettiamo sulla carta.
Amiamo lavorare con materiali naturali e autentici, come la pietra o il legno. Prediligiamo di volta in volta quelli di provenienza locale e radicati nella tradizione del luogo, che applichiamo al progetto attraverso un linguaggio contemporaneo.
Per noi ogni materiale ha una sorta di anima intrinseca di cui ci interessa investigare caratteristiche e limiti. Occorre predisporsi per saper ascoltare la materia con
sensibilità e per utilizzarla al meglio. Nel corso degli anni, i materiali subiranno mutazioni, invecchieranno, si lucideranno o opacizzeranno, cambieranno colore ossidandosi; tutto questo restituirà vita al materiale che, in un certo modo, si umanizzerà trattenendo sulla propria superficie la patina del tempo. L’uso cosciente della materia ha come conseguenza ultima il controllo della superficie dei materiali. Il tattile diventa elemento principale del sentire, affiancando il vedere.
Ci piace utilizzare anche i materiali derivati da argilla come il mattone o le ceramiche, non quando questa imita altre materie naturali come i marmi o i legni, ma quando dispiega tutta la sua dignità di materiale nobile e di grande tradizione.
La tecnologia applicata alle ceramiche oggi consente una resa estetica quasi perfetta di marmi e pietre, pressoché impossibili da distinguere dai materiali naturali. Inoltre, a livello di sostenibilità siamo coscienti che
le risorse naturali sono in esaurimento: a differenza del legno che si può rigenerare attraverso le pratiche forestali controllate, non si può invece continuare ad estrarre materia lapidea dalla natura in eterno. Tuttavia, allontanandoci dalle imitazioni, per quanto magistrali, nei nostri progetti utilizziamo spesso, per esaltare il genius loci e per le loro caratteristiche estetiche intrinseche, cementine, graniglie, cotti smaltati o zellige, materiali di grande poesia e atmosfera.
La nostra poetica progettuale ha una forte propensione al monocromo, spesso da noi arricchito di connotazioni materiche e tattili attraverso percorsi di ‘monocromo polimaterico’. In questo, l’atteggiamento tipicamente italiano per la cura maniacale dei dettagli, la selezione delle finiture e la ricerca dei valori materici ci aiuta a perseguire obiettivi di grande coerenza e sofisticatezza: accostamenti e giustapposizioni di materiali diversi declinati attraverso le nuance di una unica


Il tempo, la luce le lavorazioni, la coerenza cromatica.


Per Aldo Parisotto la scelta e il trattamento delle superfici è indispensabile per dare vita a un’esperienza sensoriale che coinvolge la vista e il tatto
palette cromatica.
In poche parole, cerchiamo di lavorare la materia delle superfici architettoniche con accostamenti di diverse finiture che generano interessanti contrasti, che si evidenziano attraverso l’incontro con la luce o al tatto: chiaro-scuro, liscio-ruvido, lucido-opaco...
Il materiale che compone la massa architettonica gioca il ruolo centrale. Si tratta della potente relazione tra i pieni e i vuoti, tra superfici continue o bucate, tra elemento ed elemento, dove lo stacco tra le componenti diventa pretesto per tagliare, scavare, far ‘muovere’ il corpo architettonico. Oggi, per esempio, grazie alla possibilità di colorare il cemento armato con pigmenti naturali, possiamo finalmente concretizzare realizzazioni di architetture monocrome monolitiche in cemento con l’obiettivo di valorizzare il materiale in modo totale, esplorando diverse lavorazioni per consentire alla luce di interagire con la materia, cambiandone la
superficie, trasformando la pelle. Il materiale è uno dei fattori che maggiormente influenza l’atmosfera finale degli spazi da vivere. Lavorando anche nell’ambito del lusso, sia nel retail che nei settori residenziale e ospitalità, oggi siamo a confronto con un nuovo lusso, un lusso non più fatto di ostentazione ed eccesso, di marmi esotici, legni tropicali o decorazioni non necessarie. ‘Ornamento è delitto’, diceva Adolf Loos. La sua affermazione torna oggi a rafforzare il suo valore: siamo alla ricerca di una maggiore semplicità, essenzialità e quiete. Il lusso contemporaneo si ottiene spesso per sottrazione e semplificazione, per lasciare spazio al tempo e alla possibilità di godere di una buona luce, di un bel panorama e di dettagli perfetti.
Nella nostra più recente esperienza nell’ambito dell’hotellerie la sfida è stata quella di generare un’architettura esperienziale sofisticata con l’impiego di materiali semplici e naturali.
Il lusso che si respira è dato dalla qualità del progetto, dal taglio degli ambienti, dall’armonia cromo-materica, dall’integrazione della natura all’esterno che dialoga con gli interni, dalle viste accuratamente ritagliate sul panorama. Qui i materiali solo apparentemente più ‘poveri’ dispiegano il loro potenziale di sofisticatezza estetica.
Il sapiente utilizzo della materia attraverso la definizione e la lavorazione delle sue superfici, sapendola ascoltare e osservare, rende ricca l’esperienza dell’architettura.

Dopo Warm Collection e Color Collection, Kerakoll amplia la propria ricerca cromatica presentando Kerakoll Colors, il progetto più completo mai sviluppato dall’azienda.
La proposta non si limita a introdurre nuove pitture o rivestimenti, ma prevede un sistema integrato di 1.500 tonalità, pensato per garantire un dialogo fluido tra interni ed esterni, tra materiali diversi e funzioni differenti. Alla base del progetto c’è una visione precisa: trasformare il colore in uno strumento progettuale capace di generare armonia e carattere, secondo l’estetica essenziale e contemporanea che contraddistingue il marchio.
Kerakoll Colors nasce per offrire ai professionisti un sistema coerente di soluzioni tecniche e decorative, in cui ogni prodotto condivide le stesse Color Chart.
È un linguaggio cromatico completo, dove toni chiari e profondi, neutri o brillanti, permettono di creare continuità visiva o contrasti calibra-
ti, mantenendo sempre equilibrio e coerenza. Le 1.500 tonalità, sviluppate per rispondere alle esigenze di architetti e interior designer, si articolano in otto Color Chart – Neutral, Blue, Green, Brown, Yellow, Terracotta, Magenta e Purple – definite secondo quattro intensità principali. Le chart sono articolate in quattro scale di tonalità: Light, Mid, Deep e Bright. E sono proprio i toni Bright a rappresentare la principale novità: cromie brillanti, vivaci e capaci di osare con accenti decisi. La struttura delle chart facilita la scelta: i toni disposti in verticale permettono di creare variazioni tono su tono e ambienti che si distinguono per continuità cromatica, mentre le scale orizzontali aiutano a individuare colori di uguale intensità e saturazione, costruendo combinazioni armoniche senza contrasti netti. Fanno parte del nuovo sistema cromatico le linee Color Interior e Color Exterior dedicate rispettivamente alla decorazione degli am-

bienti interni e delle facciate. La prima comprende rivestimenti, pitture, pitture texturizzate, prodotti speciali, smalti e micro-film per superfici continue e materiali differenti, con soluzioni che uniscono qualità estetica, facilità di applicazione e durabilità. La seconda offre finiture, rivestimenti, primer, fondi e soluzioni per esterni studiati per resistere nel tempo e garantire una perfetta integrazione tra edificio e contesto, in un equilibrio tra funzione tecnica e impatto visivo.


Con Kerakoll Colors prende forma un nuovo modo di progettare con il colore. 1.500 tonalità e quattro linee integrate uniscono estetica, tecnica e sostenibilità per dare continuità e coerenza visiva a ogni tipo di ambiente, interno ed esterno



Ogni elemento di Kerakoll Colors è studiato per garantire coerenza cromatica tra materiali e superfici, dalle pareti agli elementi di finitura, offrendo ai progettisti strumenti integrati – pitture, resine, smalti e stucchi – per un linguaggio visivo unitario.
Anche la nuova gamma risponde ai più elevati standard di sostenibilità e salubrità ambientale. Le formulazioni rispettano i limiti di emissione dei composti organici volatili (VOC), risultando idonee ai principali protocolli internazionali
come Cam, Leed, Well e Breeam. Ogni prodotto è inoltre analizzato attraverso la Dichiarazione ambientale di prodotto (EPD), che ne certifica gli impatti lungo l’intero ciclo di vita. Questo approccio che fonde estetica e performance riflette l’identità di Kerakoll come Società Benefit e certificata B Corp, impegnata a coniugare innovazione tecnica, design e responsabilità ambientale. www.kerakoll.com


Una selezione di ambienti realizzati con Kerakoll Colors. Le palette attingono a diverse Color Chart: dai toni caldi e terrosi della Terracotta Chart ai gialli solari della Yellow Chart dai neutri della Neutral Chart fino ai verdi della Green Chart. In ognuno il colore è strumento di progetto per definire proporzioni e percezioni dello spazio.
Foto Daniel Farò, set design Greta Cevenini.
Dalla ricerca sul riciclo totale nasce
NovaDot, la collezione
VitrA Tiles che unisce estetica, tecnologia e sostenibilità concreta


La collezione NovaDot di VitrA Tiles reinterpreta la materia con superfici nate da gres porcellanato 100% riciclato. Fa parte del progetto nova vita, di cui è una delle declinazioni insieme a NovaDust, NovaFlake, NovaMarmo, NovaPetra. La nuova linea esprime la ricerca dell’azienda turca sull’uso consapevole dei materiali, trasformando scarti di produzione in superfici ad alte prestazioni.
Le piastrelle, realizzate in gres porcellanato colorato composto al 100% da materiale riciclato, rivelano una texture fine e armonica,
punteggiata da microgranuli che ne accentuano la profondità visiva. L’equilibrio cromatico è ottenuto attraverso una palette di quattro tonalità calde e fredde – Light e Dark Greige, Light e Dark Grey – in formati 120x120, 60x120 e 60x60 cm.
La finitura opaca R10B assicura resistenza e comfort d’uso, rendendo la collezione adatta a spazi residenziali e contract, a pavimento e rivestimento
www.vitratiles.com
MA.VI. CERAMICA
Evoluzione della tradizione ceramica
Le collezioni Torricini e Tartan rappresentano due espressioni del percorso di ricerca di Ma.Vi. Ceramica, realtà di Cava de’ Tirreni (Salerno) attiva da oltre quarant’anni nella produzione artigianale di piastrelle e oggetti in ceramica. Sotto la direzione creativa di Daniele Della Porta, l’azienda propone soluzioni personalizzate per spazi residenziali e contract. Ogni pezzo è realizzato interamente a mano, con smalti, colori e texture sviluppati per garantire qualità e coerenza estetica. Torricini, design Studio Cale | Gambioli & Partners, traduce le forme del Palazzo Ducale di Urbino in moduli geometrici 15×15 cm che consentono combinazioni sempre diverse. Tartan, firmata da Giuseppe Oliva, interpreta la struttura del tessuto scozzese in chiave materica, con superfici 20×20 cm caratterizzate da trame in rilievo e variazioni cromatiche calibrate.
www.mavi.moodmama.it




Con Éclos, Cosentino inaugura una nuova categoria di superfici minerali prive di silice cristallina.

Realizzate con tecnologia Inlayr uniscono design tridimensionale, materiali riciclati fino al 90% e prestazioni tecniche d’avanguardia

Éclos, il nuovo brand di superfici
Dopo Silestone nel 1990 e Dekton nel 2013, Cosentino introduce ora il marchio Éclos, una generazione innovativa di superfici minerali multistrato che segna un cambio di paradigma nel settore. Con Éclos, la multinazionale spagnola definisce una nuova categoria: Inlayered Mineral Surface, basata sulla tecnologia proprietaria Inlayr, un avanzato processo di ingegneria robotica che permette di ottenere un design a strati con venature e pattern tridimensionali integrati anche nel bordo. Il risultato è una superficie dal realismo visivo e tattile senza precedenti, capace di combinare profondità estetica e resistenza tecnica.
Priva di silice cristallina, la nuova formulazione contiene oltre il 50% di materiale riciclato, con punte fino al 90% in alcune varianti cromatiche. Il progetto, frutto di oltre 28.000 ore di ricerca e 1.500 ore di test da parte dei team di Ricerca, Sviluppo e Innovazione e Prodotto, ha coinvolto un team interdisciplinare di 50
ricercatori. Il risultato è una superficie sostenibile e sicura, che rafforza l’impegno di Cosentino verso la salute dei lavoratori e la riduzione dell’impatto ambientale.
Dal punto di vista tecnico, Éclos offre flessibilità e duttilità superiori, una resistenza termica fino a 220 gradi e un’elevata tenuta agli urti, caratteristiche che ne semplificano la lavorazione e l’installazione. Destinata alle applicazioni indoor, dai top cucina ai rivestimenti di bagno e living, Éclos inaugura una nuova generazione di materiali per l’interior contemporaneo, con un’estetica tridimensionale che supera i limiti della superficie piana e un realismo visivo che ridefinisce gli standard del settore.
www.cosentino.com/it-it
Tipologia Superficie minerale multistrato
Tecnologia Inlayr - design a strati con venature e pattern 3D
Composizione Priva di silice cristallina
Contenuto riciclato Fino al 90%
Prestazioni Flessibilità e resistenza agli urti; resistenza termica fino a 220 gradi Applicazioni Piani cucina, bagno, rivestimenti indoor ÉCLOS
Particolare della superficie Éclos realizzata con tecnologia Inlayr, che genera un effetto tridimensionale continuo su piano e bordo.
Ispirata al magma raffreddato, Ignea
traduce la forza dei paesaggi vulcanici in una superficie minerale sostenibile


Con Ignea, Neolith rende omaggio alla potenza della materia e ai paesaggi vulcanici, trasformando il magma in una lastra dalla tonalità antracite intensa, attraversata da leggere sfumature che ne esaltano la profondità. Realizzata con il 98% di minerali di riciclo, è una pietra sinterizzata full color che unisce estetica e sostenibilità.
La finitura Riverwashed ne accentua il carattere naturale, restituendo una texture morbida e vibrante al tatto. Ignea è disponibile negli spessori di 6, 12 e 20 mm e, grazie alla tecnologia Neolith, garantisce massima resistenza ai raggi UV, agli urti e ai graffi.
Priva di porosità, assicura igiene totale e stabilità cromatica nel tempo, confermandosi una soluzione ideale per ambienti interni ed esterni di nuova generazione.
www.neolith.com/it/
La texture Riverwashed e la tonalità antracite ispirate ai paesaggi vulcanici.
ABITZAI
Parte della collezione Origini, Mimesis di Abitzai nasce dal dialogo tra arte e scienza, traducendo in ceramica le geometrie reticolari di organismi marini come coralli, spugne e alghe calcaree. Disegnata da Celestino Sanna, la linea si ispira al principio naturale del mimetismo, trasformandolo in un linguaggio visivo che consente infinite combinazioni compositive.
Ogni elemento è concepito come un modello matematico capace di generare trame architettoniche personalizzabili e coerenti con i processi della natura. La finitura Perla ne esalta la luminosità e la morbidezza tattile, mentre le sette nuance disponibili – Cannella, Celadon, Cenere, Fossile, Rena, Cotto e la stessa Perla – ampliano la libertà espressiva. Realizzata in gres porcellanato nel formato 60x120 cm, Mimesis unisce precisione tecnologica e ispirazione organica, offrendo superfici poetiche e contemporanee.
www.ceramicamediterranea.it/collections/abitzai




Il lavoro di Materia 2.0 parte dal tema delle superfici, ma abbraccia l’intero processo di costruzione dello spazio: dalla consulenza alla selezione dei materiali, fino alla progettazione tecnica e alla posa. Un approccio curatoriale che unisce competenza e visione, offrendo a studi di architettura e interior designer strumenti concreti per creare ambienti coerenti e di qualità.
La materioteca è il luogo dove testare combinazioni, costruire moodboard e dialogare con un team in grado di affiancare la fase creativa a quella tecnica.
« Materia 2.0 è nata come materioteca dedicata al mondo delle superfici, ma oggi è diventata un vero e proprio centro operativo per il progetto a 360 gradi» ci spiegano Silvia Spreafico, design manager e Fabio Pecora, fondatore e general manager di Materia 2.0.
« Partiamo dai materiali, ma arriviamo ad arredo, mobili, luce e complementi. Al lavoro di ricerca e selezione affianchiamo consulenza,
realizzazione di concept book, progettazione tecnica, fornitura e posa in opera». Una filiera completa che include tutto ciò che serve per definire lo spazio, fino alle soluzioni per il bagno: superfici, rivestimenti, lavabi, rubinetterie e accessori, coordinati per garantire coerenza progettuale e qualità realizzativa.
« La nostra selezione nasce da un approccio curatoriale, non commerciale – continua Pecora – ogni materiale deve possedere un valore intrinseco tecnico, estetico e culturale, ma anche la capacità di raccontare un sapere, un territorio, un modo di fare».
L’attenzione si concentra su aziende che condividono una visione evoluta della materia, attente alla ricerca e alla sostenibilità reale, non solo dichiarata.
Inoltre, Materia 2.0 riconosce il ruolo delle manifatture storiche, custodi di competenze che continuano a dare forma all’identità dei luoghi. Oggi la ricerca si muove tra autenticità e innovazione, tra materiali naturali e tecnologie














Da Como a Milano al web, Materia 2.0 amplia la propria visione: nata come archivio di superfici oggi è uno spazio operativo dove materiali, tecniche e saperi dialogano per dare forma dall’inizio alla fine a una nuova idea di progetto













sostenibili. « Il futuro è nella materia circolare: materiali rigenerati, superfici bio-based e processi produttivi virtuosi che riducono l’impatto ambientale. Allo stesso tempo esploriamo linguaggi in cui tecnologia e artigianato si incontrano, dando vita a finiture nate da processi ibridi, dove il controllo digitale si combina con la sensibilità del gesto manuale. È in questo dialogo tra ricerca scientifica e cultura del fare, tra innovazione e memoria, che immaginiamo il futuro della materia» conclude Spreafico.
www.materia2puntozero.it
Materia 2.0 è la materioteca più seguita a livello europeo su Instagram, grazie alle moodboard, tavole materiche che trasformano identità progettuali in racconti visivi.


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1 Progettata da Matteo Thun e Benedetto Fasciana (Matteo Thun & Partners) in collaborazione con Florim, la collezione SensiEtna prende vita attraverso il know-how di Nerosicilia e impiega pietra lavica e vetro riciclato per ottenere un materiale tecnico e sostenibile. Le tonalità, dall’avorio al carbone, derivano dai diversi stati della lava e valorizzano la componente minerale. www.nerosicilia.com
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2 La gamma Osmos di Ceramiche Refin interpreta il cemento in chiave decorativa, con una grafica definita da venature marmoree e inclusioni minerali che creano un equilibrio tra matericità e ordine visivo. Disponibile in cinque tonalità, per realizzazioni contract, retail o residenziali contemporanee in continuità in&out dal gusto concettuale e post-industrial. www.refin.it
3 Iki è la linea per pavimenti e rivestimenti di Ceramica Sant’Agostino che esplora l’effetto resina con superfici morbide e uniformi caratterizzate da sfumature leggere e da una luminosità diffusa. Disponibile in otto tonalità neutre e naturali – Light, Ivory, Pearl, Grey, Sand, Clay, Sage e Sky – e in quattro formati fino alla dimensione 120×120 cm. www.ceramicasantagostino.it
4 Progettata da Alberto Apostoli, Nyra di Atlas Concorde inaugura una nuova filosofia progettuale dedicata al benessere, reinterpretando la pietra con cromie, texture e finiture che fondono architettura e natura. Per hospitality, contract e residenziale, è adatta a rivestimenti e pavimenti indoor e outdoor, oltre che per arredi, top, strutture 3D e mosaici. www.atlasconcorde.com

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5 Progettato da AMDL Circle, studio fondato da Michele De Lucchi, Angelo Micheli e Davide Angeli, il sistema Terrae di Mirage interpreta la ceramica come elemento decorativo e da rivestimento, articolandosi nei moduli Atmo, Idro e Lito. Ogni superficie esplora il dialogo tra luce e materia attraverso una propria identità formale, frutto di una ricerca su materiali, texture e variazioni cromatiche. www.mirage.it
6 Arteseta di Ceramiche Marca Corona estende la ricerca sui rivestimenti in pasta bianca con lastre 50×120 cm che reinterpretano la tradizione delle zellige smaltate. La finitura Kristallina si accende di riflessi cangianti garantendo superfici uniformi e facili da mantenere. Sei i colori a disposizione di cui la tecnologia in pasta bianca intensifica la vividezza. www.marcacorona.it
7 Realizzate a mano con il metodo del doppio strato, le graniglie Tessieri uniscono granuli di marmo e materiali lapidei di diversa granulometria a una base cementizia resistente. Ogni mattonella è unica, lontana dalla standardizzazione industriale, con variazioni che ne esaltano la matericità. Resistenti al calpestio e all’usura, sono adatte anche a contesti ad alto passaggio. www.tessierimattonelle.com
8 La raccolta di superfici ceramiche Elements di Casalgrande Padana integra tre texture –Essence effetto legno, Pebbles effetto pietra e Texture effetto spatolato – accomunate da cromie coordinate e formati modulari. Realizzata in gres porcellanato ecocompatibile, consente combinazioni continue tra superfici indoor e outdoor. www.casalgrandepadana.it

In alto, una realizzazione in Cristallo Iceberg.
Accanto l’opera di Murran Billi, realizzata in Cristallo Luminescence
Select, raffigura
Caterina de’ Medici come un’apparizione luminosa che emerge dall’oscurità.
Nella pagina accanto, superfici in Cristallo Bianco Wow in uno chalet in Val Gardena e in Cristallo Rosa nella sede Antolini MilanoDuomo. Le lastre, caratterizzate da un’elevata traslucenza e da venature sottili, sono tutte esempi di Natural Quartz della Exclusive Collection



Da oltre sessant’anni Antolini esplora il potenziale della pietra naturale con un approccio che combina innovazione cultura del progetto e sperimentazione continua per offrire finiture che esaltano lo spazio interno


L’evoluzione della pietra naturale tra ricerca, tecnica, arte e progetto
Da oltre sessant’anni Antolini esplora il potenziale della pietra naturale con un approccio che combina innovazione, cultura del progetto e continua sperimentazione. L’azienda, con sede a Verona e una rete di selezione e trasformazione internazionale, ha costruito un linguaggio capace di valorizzare la materia in tutte le sue espressioni.
La ricerca si articola in collezioni tematiche e sistemi di lavorazione che consentono di interpretare il marmo, la quarzite o l’onice in modo sempre nuovo.
Mentre la Exclusive Collection raccoglie circa 90 pietre naturali, di cui Antolini detiene l’esclusiva, sono ben 1.300 le pietre della Natural Stone Collection, che rappresenta l’intero catalogo di Antolini.
Accanto alla materia, la sperimentazione si estende ai trattamenti e alle finiture: lucidate, spazzolate, sabbiate o lavorate con sistemi brevettati che esaltano la trasparenza dei cristalli e la profondità dei colori.
In questo modo la pietra diventa non solo rivestimento ma componente progettuale, pronta a dialogare con la luce e a definire spazi contemporanei.
Collaborazioni con designer e studi internazionali ampliano inoltre la dimensione del progetto: come le installazioni dell’artista Murran Billi che valorizzano la Cristallo Luminescence Select, una pietra naturale che fa parte della Exclusive Collection, un natural quartz luminoso e cangiante. Ogni lastra è selezionata e trattata singolarmente, in un percorso che unisce precisione industriale e sensibilità artigianale.
L’obiettivo è offrire a progettisti e contractor un universo coerente di materiali e tecnologie, capace di garantire libertà creativa e durabilità nel tempo, in linea con la visione di un design consapevole e sostenibile.
www.antolini.com


Cava di estrazione della Pietra Santafiora di Margraf. Le lastre, compatte e resistenti agli agenti atmosferici, sono ideali per pavimentazioni esterne, facciate e progetti architettonici di grande scala.

La solidità della natura al servizio del progetto contemporaneo
PIETRA SANTAFIORA
Provenienza Toscana (Maremma grossetana) area tra Sorano e Pitigliano
Tipo petrografico Quarzarenite (pietra naturale compatta)
Finiture disponibili Levigata, spazzolata, bocciardata, fiammata, sega
Colorazione Nocciola-rosata con venature chiare e movimento naturale
Principali impieghi Pavimentazioni esterne facciate ventilate, piscine, interni e arredi
La cava Margraf di Pietra Santafiora ideale per gli spazi outdoor.
Fondata nel 1906 come Industria Marmi Vicentini, Margraf ha costruito nel tempo una tradizione che unisce l’esperienza estrattiva alla capacità di innovare il linguaggio della pietra naturale. Oggi l’azienda è presente in tutto il mondo con cave proprie in Italia e in Slovenia e una rete di selezione che importa materiali da oltre trenta Paesi. Il risultato è un catalogo di oltre quattrocento varietà di marmi, graniti e pietre naturali, destinati a progetti architettonici e di interior design di qualsiasi scala. Tra i materiali più rappresentativi figura la Pietra Santafiora, una quarzarenite di colore caldo e venature ondulate, apprezzata per la compattezza e l’elevata resistenza agli agenti atmosferici. Le cave di Pietra Santafiora si trovano in Toscana, principalmente nel territorio compreso tra Sorano e Pitigliano, in provincia di Grosseto, sul versante meridionale del Monte Amiata. È un’area storicamente nota per le sue cave di arenaria e quarzarenite, da cui si
estrae questa pietra dal caratteristico colore nocciola-rosato con venature chiare e movimento naturale. Proveniente da questo contesto geologico, il materiale è ideale per pavimentazioni esterne, facciate ventilate, bordi piscina e interventi architettonici dove eleganza e durabilità devono coesistere.
Le sue caratteristiche tecniche – bassa porosità, resistenza al gelo, al cloro e ai raggi UV – garantiscono prestazioni costanti nel tempo anche in condizioni climatiche estreme.
La superficie naturalmente antiscivolo e la resistenza alle alte temperature ne ampliano le possibilità d’uso. Le finiture disponibili – levigata, spazzolata, bocciardata, fiammata e sega – permettono di modulare la percezione tattile e luminosa a seconda del contesto, dall’architettura urbana agli interni di pregio. Oltre al valore materico, Margraf ha costruito nel tempo una visione culturale che intreccia arte, architettura e innovazione tecnologica.


La ricerca di Margraf sulla pietra naturale coniuga innovazione tecnologica, cultura del progetto e sostenibilità ambientale. La Pietra Santafiora è emblema di questa visione tra tradizione materica e approccio contemporaneo

Collaborazioni con progettisti di fama internazionale hanno portato alla realizzazione di opere e spazi che esaltano la versatilità della pietra come linguaggio contemporaneo.
L’azienda investe costantemente in ricerca e sviluppo, adottando macchinari di ultima generazione e processi di lavorazione sostenibili. L’attenzione all’ambiente è parte integrante della filosofia aziendale: il recupero dei residui di lavorazione, la riduzione delle emissioni, l’utilizzo di energie rinnovabili e i progetti di riqualificazione paesaggistica testimoniano un impegno concreto verso una produzione responsabile. In Margraf, la materia non è mai solo un elemento costruttivo ma una risorsa viva che attraversa estetica, tecnica e memoria del territorio, mantenendo un equilibrio tra tradizione e futuro.
www.margraf.it



1 Disegnata da Marazzi Architetti, la collezione World Rugs di Budri interpreta la tradizione tessile attraverso la lavorazione del marmo. Cinque pattern – Roma, Dubai, Glasgow, Cape Town e Pyongyang – propongono superfici modulari in marmi e onici di diverse provenienze. Nell’immagine, Cape Town dai toni caldi e accesi tipici dei tessuti africani. www.budri.com
2 La società Mgic – Marble & Granite International entra nel mercato europeo con il proprio modello integrato che copre l’intera filiera del marmo, dal sourcing alla posa. Con tecnologie proprietarie e competenze ingegneristiche avanzate, offre supporto tecnico e produttivo a studi di architettura e contractor. Nell’immagine, un progetto residenziale. www.mgic.com


3 Disegnata da Francesco Meda e David Lopez Quincoces, la collezione Odissea di Ranieri reinterpreta la pietra lavica attraverso piastrelle, pavimenti e rivestimenti in versioni tridimensionali concave e convesse. Le superfici, realizzate artigianalmente sul Vesuvio, evidenziano la struttura minerale della lava con finiture craquelé e smalti velati. www.ranierilavastone.com
4 Di origine brasiliana, Perla Venata è la quarzite di Levantina Group che si distingue per il delicato tono bianco avorio attraversato da sottili venature color sabbia. La sua leggera marezzatura esalta la luminosità del materiale e conferisce un’estetica pulita e armonica. È adatta a rivestimenti interni ed esterni e piani cucina. www.levantina.com

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5 Disegnati da Raffaello Galiotto, i rivestimenti per pavimenti e pareti Allegro di Lithos Design propongono moduli 60×60 cm in marmo intarsiato basati sulla figura del triangolo. Le nuove versioni Crema, Niveo e Nigella ampliano la palette cromatica con abbinamenti che esaltano il ritmo geometrico e la modularità del disegno. www.lithosdesign.com

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6 Progettata da Draw Studio, l’installazione Corridor of Bloom di Bagnara rilegge la pietra naturale come elemento narrativo e sensoriale. Il progetto combina materiali lapidei, metallo e specchi in un percorso cromatico che esplora la vitalità e la trasformazione della materia attraverso varietà geologiche rare e accostamenti inediti. www.bagnara.net
7 Nagi, progettata dallo studio canadese Yabu Pushelberg, è una superficie in marmo caratterizzata da un motivo ondulato più e meno denso, che ricorda le increspature dell’acqua. Il formato 586×292 mm consente posa orizzontale o verticale, generando giochi di luce tridimensionali nelle diverse essenze lapidee del catalogo di Salvatori www.salvatoriofficial.com
8 Bump fa parte della collezione Accenti di Grassi Pietre, concepita da Debiasi Sandri per valorizzare gli scarti di estrazione e lavorazione dei materiali. Il pattern esplora il rapporto tra geometria e matericità con un quadrilatero che si ripete su piani prospettici differenti, con finiture sabbiate e a piano sega della Pietra di Vicenza Bianco Avorio. www.grassipietre.it
Con linee fluide e modulari, il parquet si esprime in un segno grafico dinamico
Tessera di Berti Pavimenti Legno è la nuova collezione che trasforma il parquet in un racconto visivo. Quattro moduli curvilinei, come elementi di un mosaico, si rincorrono creando superfici dinamiche e fluenti.
Le venature del rovere, nelle versioni Neutro, Chiaro e Scuro, si piegano alla luce e rivelano pattern sempre diversi, capaci di modificarsi con lo sguardo.
Realizzata in rovere europeo con spessore di 13 mm – tra legno nobile e multistrato di betulla – la gamma unisce estetica e precisione tecnica. Le finiture a vernice ecologica esaltano la naturale tattilità del materiale, mentre il sistema d’incastro assicura posa stabile e creativa. Tessera si adatta a ogni contesto, dal residenziale al contract, offrendo un linguaggio contemporaneo e versatile che reinterpreta la tradizione del parquet italiano unendo innovazione e artigianalità.
www.berti.net


Le Righe XLine in rovere finitura L051 Blond: la boiserie Itlas è stata premiata con l’Adi Ceramic Design Award 2025.

Le Righe XLine di Itlas è una boiserie in rovere che valorizza il tema della superficie attraverso una texture ritmata e naturale. Le linee, sottili e continue, disegnano un movimento visivo che enfatizza la profondità del legno e il suo carattere autentico.
Realizzata in rovere europeo nella finitura L051 Blond, vincitrice dell’Adi Ceramic Design Award 2025, la collezione nasce come evoluzione della ricerca aziendale sulla continuità materica: le pareti dialogano con pavimenti e arredi, generando un linguaggio coerente e fluido tra i diversi elementi dell’ambiente.
Prodotta interamente in Italia con legno proveniente da foreste gestite responsabilmente, Le Righe XLine unisce precisione tecnica, artigianalità e attenzione alla sostenibilità.
www.itlas.com


Woodco amplia la collezione di pavimenti in legno Star con Rovere Cream: una nuova declinazione cromatica pensata per rendere la materia protagonista del progetto di interior e esaltarla attraverso la luce. Il carattere autentico del rovere europeo spazzolato si fonde con una tonalità calda e sofisticata, capace di amplificare la luminosità degli interni e valorizzare la profondità naturale del legno.
La lavorazione a spina 45, con taglio delle teste dei listelli a 45 gradi, esalta il disegno del pavimento e la precisione artigianale di ogni
elemento. La finitura a vernice opaca ad alta resistenza ne accentua la texture materica, garantendo al tempo stesso durabilità e comfort visivo. Rovere Cream arricchisce la collezione Star – proposta anche nelle varianti Naturale e Fumé – offrendo ad architetti e interior designer una gamma cromatica equilibrata e versatile, ideale per ambienti contemporanei e spazi contract di alta gamma.
www.woodco.it
LISTONE GIORDANO
Con Trafic, Listone Giordano e Marc Sadler reinterpretano in chiave contemporanea le pavimentazioni in legno di testa dei pavés de bois ottocenteschi, diffuse tra Londra, Parigi e New York. Il progetto unisce ricerca tecnica e memoria storica, dando vita a una superficie dal forte impatto visivo e concettuale.
I cubetti derivati dal taglio ortogonale della fibra, disponibili in otto varianti cromatiche e con texture planari, fresate in orizzontale, in verticale o incrociate, permettono di comporre pattern personalizzati per ogni ambiente.
La particolare lavorazione conferisce un’inedita tridimensionalità tattile e luminosa, una particolare capacità di attutire i rumori e una elevata resistenza all’usura, rendendo Trafic una soluzione tecnica e decorativa adatta a pavimentazioni soggette a intenso calpestio.
www.listonegiordano.com
Il nuovo Rovere Cream di Woodco: una spina 45 in rovere europeo spazzolato con una nuova declinazione cromatica che amplifica la luce e definisce ambienti caldi e contemporanei con equilibrio e naturalezza


Una soluzione fonoassorbente con elevato abbattimento acustico e basso impatto ambientale


Frutto della ricerca Fantoni in campo acustico, Millerighe è un sistema fonoassorbente progettato per garantire prestazioni elevate e continuità materica. Caratterizzato da una fresatura stretta con passo 3/1, il pannello definisce superfici uniformi in cui la texture diventa parte integrante dell’architettura.
Pensato per il rivestimento verticale di ambienti di pregio, Millerighe assicura un efficace controllo della riverberazione e del comfort sonoro, adattandosi a spazi pubblici, direzionali

e residenziali. Realizzato con materiali a basse emissioni di formaldeide, è mappato Leed e conforme allo standard F★★★★, la più alta certificazione giapponese in tema di salubrità indoor.
Appartenente alla linea 4akustik, il prodotto, certificato in classe B-s1,d0 per la reazione al fuoco, unisce sostenibilità, sicurezza e qualità acustica in un unico sistema integrato.
www.fantoni.it
Introduce una nuova dimensione tattile e visiva la collezione Tuet di Arpa, che presenta una superficie deep surface con texture cannettata, capace di evidenziare il contrasto tra luce e ombra e restituire un effetto di profondità e movimento costante. Pensata per applicazioni verticali, unisce l’aspetto tecnico alla ricerca estetica, offrendo un’esperienza di morbidezza e rilievo. Tuet è disponibile in diversi motivi decorativi – i legni Caravella Light, Caravella Mid e Caravella Dark, la pietra Trevi e la palette Galea nei colori Beige, Ochre, Pink, Green e Grey –che ampliano la gamma di Arpa. I rilievi ondulati possono essere disposti in entrambi i sensi, consentendo un alto livello di personalizzazione negli ambienti. Nell’immagine, una delle cinque nuove finiture metalliche opache che reinterpretano la tridimensionalità della deep surface.
www.arpaindustriale.com

Nata dall’osservazione dei paesaggi aridi della Caatinga nel nord-est del Brasile, Alpi Agreste traduce in superficie la matericità primordiale delle crepe della terra essiccata. Il disegno, ideato da Estúdio Campana, interpreta l’essenza di quei territori in una texture viva, tattile e vibrante con un materiale che restituisce la bellezza dell’imperfezione e la potenza poetica della natura.
Nelle due varianti – Prata e Ouro – il contrasto tra tonalità metalliche e sfumature terrose sot-
DE CASTELLI
Il sistema di rivestimento a parete Canneté, progettato da Adriano Design, trasferisce la texture cannettata tipica dell’omonima collezione di arredi alla scala architettonica. Pannelli modulari predefiniti e componibili consentono di rivestire ampie superfici verticali con continuità, generando un effetto tridimensionale morbido e calibrato.
L’alternanza di tubi di diverso diametro accentua i giochi di luce e ombra, restituendo profondità e ritmo visivo alla superficie metallica. La lavorazione, frutto della competenza artigianale e della ricerca sui metalli che caratterizza l’azienda, esprime la capacità di trasformare la materia in elemento architettonico decorativo.
Canneté è disponibile in differenti finiture metalliche della gamma De Castelli.
www.decastelli.com





tolinea il dialogo tra natura e trasformazione, cuore della filosofia di upcycling che caratterizza il progetto. Realizzata con legno composto, la collezione unisce estetica e sostenibilità, dando nuova vita a materiali di recupero e mantenendo le certificazioni Fsc 100% e Imo-Med, oltre alla classificazione Bs1-d0 per la reazione al fuoco.
www.alpi.it
Tra materia e paesaggio, Alpi Agreste di Estúdio Campana rievoca le superfici aride della Caatinga nel nord-est del Brasile in un legno composto che unisce sperimentazione estetica, recupero materico e sostenibilità


Texture sabbiosa e materica, Sabi di La Calce del Brenta esalta la naturale imperfezione come elemento decorativo contemporaneo

Disegnate da Patricia Urquiola, le formelle Calle e Riva ampliano la gamma di superfici tridimensionali di Cimento. Le Calle, modulari e minimali, richiamano l’intreccio delle tipiche strade veneziane: la loro geometria regolare consente di creare composizioni a reticolo. La superficie, disponibile in diverse texture e cromie, enfatizza la matericità del cemento con un segno deciso e contemporaneo. Le Riva, invece, nascono dal dialogo tra natura e costruzione. Le loro linee irregolari evocano il movimento dell’acqua e la morbidezza dei suoi margini, con superfici levigate e variazioni di spessore che suggeriscono la costante trasformazione della materia. In entrambe le collezioni, la dimensione estetica si intreccia con la visione etica di Cimento, che impiega aggregati minerali e leganti naturali all’interno di una filiera produttiva carbon neutral
www.cimento.tech

LA
Finitura decorativa a base di calce naturale, Sabi interpreta la filosofia dell’imperfezione come valore estetico.
La sua texture sabbiosa e granulare restituisce un effetto tattile autentico, capace di valorizzare la materia viva della calce e la manualità dell’applicazione.
Applicabile a pennello in un’unica mano, Sabi garantisce risultati rapidi e uniformi su pareti interne, rendendo gli ambienti caldi e vibranti di sfumature.
L’effetto, volutamente irregolare, esalta la bellezza del segno naturale e del tempo.
Disponibile in un’ampia gamma cromatica, nasce dalla ricerca della famiglia De Toni, che da oltre un secolo trasforma la calce in materiale decorativo contemporaneo attraverso un processo produttivo sostenibile.
www.lacalcedelbrenta.it


Da sinistra, le formelle Calle (con tavolo e sgabello Lazzaro) e le Riva Realizzate in Cimento, materiale composito che nasce da aggregati minerali e leganti naturali, pensato per coniugare matericità e leggerezza, sono disegnate da Patricia Urquiola. Foto Silvia Rivoltella.


Calchèra San Giorgio reinterpreta il pastellone veneziano. Risultato dell’applicazione manuale di un impasto di calce naturale, polveri di marmo e sabbie fini la tecnica offre una superficie continua traspirante e priva di resine

Pavimentum, superficie liscia compatta, elegante
Con Pavimentum, Calchèra San Giorgio rinnova la tecnica del pastellone veneziano, pavimentazione storica in calce e inerti naturali utilizzata sin dall’epoca romana per la sua durabilità e la continuità estetica.
La formulazione, interamente minerale, impiega calce naturale Nhl, pozzolane naturali, polveri di marmo e sabbie silicee, senza resine o leganti sintetici. Il risultato è una superficie monolitica ad alte prestazioni, permeabile al vapore e completamente riciclabile, adatta sia come pavimentazione che come rivestimento continuo per pareti.
La posa prevede l’applicazione manuale in più strati su massetto di calce o cemento, con successive fasi di lisciatura e protezione mediante idoneo protettivo naturale. Il processo mantiene la naturale porosità del materiale e presenta un comportamento igrometrico equilibrato. Oltre alle qualità estetiche – colore
caldo, assenza di giunti, variazioni materiche dovute alla mano dell’artigiano – Pavimentum garantisce elevata resistenza meccanica e stabilità nel tempo. È adatto a interni residenziali, spazi pubblici e superfici di pregio dove si richiedono continuità visiva, traspirabilità e basso impatto ambientale. Il materiale è disponibile in una gamma di tonalità naturali derivanti dai minerali impiegati e può essere personalizzato per colore e grado di finitura.
Pavimentum conferma l’approccio di Calchèra San Giorgio alla ricerca sulla calce come materiale contemporaneo, capace di coniugare innovazione tecnica e coerenza con la tradizione costruttiva mediterranea.
www.calcherasangiorgio.it

Pavimentum, superficie continua in calce naturale e inerti minerali, impiegata in un’abitazione in Puglia e a Venezia.
Lo studio 23bassi firma una residenza privata a Ginevra in cui le superfici Isoplam unificano spazi, volumi e percezioni


Continuità materica per una villa tra interno ed esterno
Progettata dallo studio milanese 23bassi, una grande casa unifamiliare con giardino a Ginevra si sviluppa come una sequenza di volumi puri che dialogano attraverso una materia uniforme e continua.
L’obiettivo dei progettisti è stato quello di eliminare i confini tra ambienti interni ed esterni, creando una percezione fluida dello spazio in cui luce, texture e colore si fondono in un’unica esperienza sensoriale.
A definire questa continuità contribuiscono i rivestimenti cementizi Isoplam, scelti per la loro capacità di combinare prestazioni tecniche, valore estetico e coerenza materica. Nei pavimenti, nelle pareti della cucina e nei gradini iniziali della scala che conduce alla zona notte è stato impiegato Microverlay, microcemento
spatolato che consente di ottenere superfici continue, sottili e resistenti, applicabili anche su supporti esistenti. In soli 3 mm di spessore, il materiale preserva la robustezza del calcestruzzo e garantisce una percezione vellutata, amplificando la luce naturale e la geometria rigorosa degli ambienti.
All’esterno, il volume aggettante che si protende verso il giardino è rivestito con Oxydecor Rust, finitura cementizia che riproduce l’effetto dell’acciaio Corten. Le tonalità bruno-rossastre del materiale dialogano con il legno invecchiato del dehor e con la vegetazione, creando un contrasto caldo e materico con la neutralità degli interni.
Il risultato è un’architettura in equilibrio tra esattezza costruttiva e naturalezza percettiva, dove
la superficie diventa elemento sensoriale e parte integrante del linguaggio compositivo.
In questa casa, la materia cementizia assume un ruolo domestico, tattile e raffinato, esprimendo la ricerca di 23bassi verso una materia continua, mutevole e sostenibile, capace di coniugare comfort, durabilità e qualità estetica.
www.isoplam.it
Nell’abitazione privata a Ginevra, progettata dallo studio 23bassi, i pavimenti e le scale sono in Microverlay, le superfici esterne in Oxydecor Rust di Isoplam. Foto Simone Furiosi.

Prodotto da Ipm Italia, Ipm Fabrika è un sistema decorativo in resina con finitura effetto cemento, pensato per pavimentazioni tecniche. Le sue prestazioni – resistenza all’usura, al calpestio e all’abrasione – lo rendono ideale per spazi ad alta frequentazione, senza rinunciare a una forte valenza estetica.
L’effetto mélangé conferisce profondità e dinamismo, con tonalità calibrate che evocano il calcestruzzo pur mantenendo un aspetto caldo e accogliente.
Il materiale può essere applicato anche in verticale, offrendo continuità tra superfici orizzon-
tali e pareti. Formulato con bassissime emissioni Voc, assicura salubrità degli ambienti e ridotto impatto ambientale. Utilizzato nella ristrutturazione della sede Metalworks a Castelli Calepio (Bergamo), Ipm Fabrika ha dimostrato la propria versatilità, integrandosi con coerenza con l’identità architettonica dello spazio. La superficie continua e omogenea amplifica la luce e definisce un linguaggio materico essenziale, coerente con le esigenze del progetto contemporaneo.
www.ipmitalia.it
Distribuito in Italia da Liuni, Riff di Bolon è un pavimento intrecciato in vinile progettato per ambienti ad alto traffico, come uffici, hotel e spazi commerciali. Realizzata in Svezia con il 72% di materiale riciclato, la collezione combina performance, design, sostenibilità, resistenza e comfort acustico.
La superficie intrecciata, disponibile in piastre autoposanti da 50x50 cm, garantisce stabilità dimensionale e facilità di posa, offrendo al contempo una sensazione tattile morbida e materica. La palette cromatica, composta da 16 tonalità, si distingue per contrasti intensi e sfumature contemporanee, come la variante Blackish Marine (nell’immagine): intensa ed energica, moderna e classica allo stesso tempo, la base nera fa risaltare il colore blu profondo unendo profondità e luminosità.
www.liuni.com

Sistema decorativo in resina effetto cemento, Ipm Fabrika coniuga resistenza e libertà progettuale. A bassissime emissioni Voc garantisce durabilità e uniformità cromatica, anche in abbinamento con altri materiali

Nel piccolo volume Architettura di un ventennio, che prende spunto dalla sua tesi di laurea, Diana Carta ragiona criticamente sul dibattito culturale italiano negli anni del fascismo attraverso i testi di Gaetano Minnucci, ingegnere e architetto, conoscitore dell’architettura olandese, e un’ampia bibliografia. Marcello Piacentini prova, almeno fino alla fine degli anni Trenta, prima dell’abbraccio di Mussolini con la Germania nazista, a conciliare innovazione e tradizione proponendo una terza via, come quella espressa nella Città Universitaria di Roma. Fino ad allora, i linguaggi dell’arte e dell’architettura in Italia furono in grado di generare una pluralità di risultati: dal ‘ritorno all’ordine’ promosso da Margherita Sarfatti, al monumentalismo con richiami alla romanità sostenuto da personaggi come Armando Brasini, fino alle prime espressioni del razionalismo, come quelle di Minnucci, ispirate a ciò che avveniva in altri paesi e nella Russia dei Soviet, e con elementi che si richiamano al futurismo.
Senza imporre un’Arte di Stato, l’architettura, insieme alle arti visive, alla letteratura e alla conservazione del patrimonio artistico e architettonico, veniva sollecitata ad esprimere i valori, i miti e le aspirazioni di un Paese che, con l’attenta regia del regime, provava a manifestarsi come discendente del passato ma in sintonia con la modernità. Il testo si richiama alle teorie individuate oggi da François Jullien che non ritiene l’architettura un elemento perenne quanto un processo dinamico che si ibrida con le variabili con le quali entra in rapporto e che assorbe.
Mario Pisani


Architettura di un ventennio
La controversa ricerca di una “identità” italiana
Diana Carta
LetteraVentidue, Siracusa 2025 72 pp, 12 euro - ISBN 979-12-5644-094-8
Prima di leggere questo libro non conoscevo il Global Architectural History Teaching Collaborative (https://gahtc. org) che ne ha finanziato la pubblicazione insieme al Dipartimento di Architettura dell’Eth di Zurigo e al master in architettura dell’Iit di Chicago. Basato al Mit e sostenuto dalla Mellon Foundation, preziosa fonte di informazioni per la mole di documenti scientifici con cui osserva l’architettura nel mondo e in tutte le culture, non solo quella occidentale, il Gahtc è un esempio di quanto avvenne nel 1989: non solo il crollo del Muro di Berlino ma anche la diffusione del web che ha favorito la circolazione di idee e la collaborazione internazionale tra architetti e urbanisti a un grado prima sconosciuto. Internet ha reso anche più accessibili i viaggi e quindi la possibilità per gli architetti di visitare opere in precedenza ai più precluse. Quello della ‘collaborazione’ è il primo dei sei viaggi metaforici con i quali gli autori, entrambi docenti di storia dell’architettura e dell’urbanistica, attraversano il periodo più fertile della globalizzazione, quello compreso tra il 1945 e il 1989, gli altri trattando delle merci, della mobilità, dell’informazione, delle
costruzioni e infine del lavoro. Gli esempi sono molteplici ma sono solo prospettive per approfondire un’epoca – e le sue manifestazioni sull’ambiente costruito – che sta volgendo al termine, minacciata da un nuovo ordine imperiale che con il prepotente ritorno dei confini, la caccia allo straniero e l’irrilevanza delle istituzioni internazionali minaccia meno libertà per tutti.


The Global Turn Six Journeys of Architecture and the City 1945-1989 Tom Avermaete, Michelangelo Sabatino Nai010 Publishers, Rotterdam 2025 240 pp, En, 24,95 euro - ISBN 978-94-6208-583-1
C’era una volta l’urbanistica, pratica politica e progettuale che modellava il tessuto urbano in funzione delle emergenze e delle urgenze produttive, economiche e sociali. Oggi è invalso il termine, tanto ubiquo quanto equivoco, di ‘rigenerazione urbana’, estesa ormai ad ambiti più o meno vasti. Dopo un approfondito sguardo ai passati progetti di ristrutturazione urbanistica, con particolare attenzione agli ultimi quarant’anni, l’urbanista Arturo Lanzani, professore ordinario presso il Dastu del Politecnico di Milano, affronta questioni cruciali e quanto mai attuali nelle politiche e nelle pratiche di rigenerazione, a cominciare dalla ‘gentrificazione’, fenomeno più marcato quando l’interesse prevalente è quello della competitività anziché quello dell’equità spaziale degli interventi. Una seconda questione riguarda poi il verde e l’ecologia, temi ammirevoli ma affrontati spesso in modo del tutto inadeguato o indifferente alle loro possibili implicazioni sociali. Il testo si interroga infine sul ruolo dei cosiddetti ’processi partecipativi’, spesso appiattiti sul senso comune della ‘ggente’: il ruolo attivo degli abitanti e degli attori sociali, scrive Lanzani, non può andare disgiunto da una riflessione
sulle intenzionalità e sulle assunzioni di responsabilità che la cultura tecnica può e deve fare proprie, né sulle possibilità di governo da parte delle pubbliche amministrazioni. Altrimenti la palla della pianificazione passa alle procure. Rigenerazione urbana e territoriale al plurale è un saggio indispensabile, accompagnato da 50 pagine di riferimenti bibliografici.


Rigenerazione urbana e territoriale al plurale. Itinerari in un campo sfocato Arturo Lanzani
Franco Angeli, Milano 2024 320 pp, 28 euro - ISBN 978-88-351-6207-0

Nel bagno contemporaneo il design unisce precisione tecnica e ricerca formale: rubinetti, sanitari e arredi diventano elementi architettonici che definiscono lo spazio con equilibrio e misura, combinando funzionalità e valore estetico. L’innovazione dei materiali e l’evoluzione delle tecnologie vanno di pari passo con la cura progettuale e compositiva dei dettagli
a cura di Elena Riolo
ZUCCHETTI
BAR 59. Il sistema di rubinetteria doccia in acciaio inox Aisi 316L in diverse finiture, design Matteo Fiorini con Studio Lys, si compone di elementi cilindrici e piastre, base personalizzabile su cui integrare diverse funzioni e getti per creare microarchitetture modulari. Pensato per ambienti residenziali e spa, unisce flessibilità e personalizzazione, semplificando installazione e manutenzione. www.zucchettidesign.it

IDEAGROUP
NYÙ. La Collezione di arredobagno è disponibile in un’ampia scelta di top nei materiali Hpl, Fenix, Aquatek e Aquagel, Corian, marmo naturale, gres e vetro acidato o lucido. Novità di Cersaie 2025, i top Fenix nei nuovi colori Rosso Namib, Blu Shaba, Verde Kitami, e le essenze Parquet Light, Medium e Dark per la linea in Hpl. La collezione è composta da moduli sospesi di differenti dimensioni abbinabili con lavabo integrato o d’appoggio. www.ideagroup.it


VICTORIA + ALBERT
KERID 43. Il brand della famiglia House of Rohl arricchisce la collezione con il lavabo circolare in Quarrycast, miscela di pietra calcarea vulcanica e resine ad alte prestazioni. Il bordo sottile e la base smussata creano un effetto sospeso. Disponibile in oltre 200 colori in finitura lucida o opaca, abbinabile alla vasca Kerid per soluzioni coordinate. www.vandabaths.com
DANIEL RUBINETTERIE
REGENCY. Il miscelatore monocomando si distingue per la leva piatta, allungata e zigrinata con intagli decisi, per la bocca inclinata con taglio obliquo e per il corpo compatto. Dotato di cartuccia a dischi ceramici da 25 mm, è disponibile in finitura cromo, nichel spazzolato, nero opaco, ottone, bronzo e altre varianti. www.daniel.it


SCARABEO
SKINNY. Disegnato da Studio Adolini, il lavabo da appoggio in ceramica è disponibile in tre forme –tonda, ovale e rettangolare – e in dieci finiture lucide o opache. L’interno, modellato da curve morbide, contrasta con l’esterno geometrico. Inedite le tonalità pastello create ad hoc per la nuova collezione: Azzurro Air, Giallo Lime e Pesca.
www.scarabeosrl.com
ANTRAX IT
TAVOLINA. Accessorio scaldante elettrico a basso consumo per installazione orizzontale o verticale, Tavolina è una sottile barra di alluminio riciclabile, disponibile in quattro dimensioni e in oltre duecento finiture. Il sistema di fissaggio è personalizzabile, per ottimizzare lo stoccaggio delle salviette. www.antrax.com


ACADEMY. La collezione di miscelatori in ottone con base ottagonale e leva con impugnatura ribassata e senza taglio retrostante, è caratterizzata da una linea compatta e da un’estetica tecnica. Dotata di cartuccia a dischi ceramici da 25 mm e aeratore Neoperl, è proposta in finiture Pvd ad alta resistenza: cromo, nero opaco, oro spazzolato e nickel. www.remer.eu

RIGO. Il sistema modulare di mobili bagno del marchio Karol con struttura in mdf idrofugo e top e lavabi in Mineralmarmo è studiato in composizioni sospese o a terra con possibilità di aggiungere specchi retroilluminati coordinati. È disponibile un piano sagomato con bordo rialzato che si estende sia sul fronte sia sul retro. Finiture texturizzate 3D o in tinta unita, personalizzabili in numerosi colori. www.karolitalia.it

VILLEROY & BOCH
OCTAGON. Il lavabo è realizzato in TitanCeram, materiale che consente pareti sottili e angoli e bordi netti. Con diametro compatto di 42 cm, l’interno a otto lati richiama il taglio di un cristallo, mentre le finiture opache Stone White e Pure Black garantiscono resistenza e uniformità cromatica. Progettato per installazioni su top o per abbinarsi ai mobili della collezione Finion. www.villeroy-boch.it
FIORA
VULCANO. Per contesti in cui l’impianto idraulico non è previsto o realizzabile, il radiatore elettrico in poliuretano ad alta densità con superficie testurizzata e resistenza a basso consumo è dotato di termostato digitale integrato e cavo di alimentazione nascosto. L’azienda spagnola lo propone in 5 finiture e 70 tonalità. www.fiorabath.com

MARC. Disegnata da Marc Sadler, la collezione di miscelatori è realizzata in acciaio inox con cartuccia proprietaria da 22 mm – che consente un ingombro minimo all’interno del corpo del rubinetto, garantendo la stessa portata d’acqua dei modelli tradizionali – e saldature invisibili, rese possibili da un sofisticato processo di lavorazione del materiale. Innovativo anche il doccino con supporto magnetico. www.mamoli.com


Designer e art director Cristiano Mino collabora con Starpool dal 2006. La sua ricerca si concentra sul dialogo tra estetica e tecnologia, per un design che coniuga forma, funzione ed esperienza. www.cristianomino.it
Il benessere come esperienza quotidiana: la visione di Cristiano Mino
Il concetto di benessere ha progressivamente oltrepassato i confini dei centri wellness per entrare nella dimensione domestica, diventando parte integrante del vivere quotidiano. Questo cambiamento ha ridefinito l’approccio progettuale, richiedendo una nuova sensibilità nel dialogo tra spazio, tecnologia e persona. Quando il benessere entra nella casa, il progetto deve infatti saper coniugare funzionalità e intimità, integrando la tecnologia in modo discreto e intelligente. La performance tecnica amplifica il comfort, la percezione sensoriale e la qualità dell’ambiente senza compromettere la dimensione emotiva. In questa prospettiva, il design assume un ruolo strategico: non crea semplici prodotti, ma disegna esperienze. Dal 2010 a oggi, ogni nuova
I lavabi in Solid Surface includono l’8% di contenuto riciclato pre-consumo ottenendo, così, la certificazione Scs.
La superficie non porosa, termoformabile, priva di silice ed emissioni Voc, crea una finitura continua e facile da pulire adatta per l’uso in diversi ambienti domestici e contract. www.lxhausys.com

collezione Starpool offre diverse possibilità per vivere il benessere in modo personale, quotidiano e immersivo. Con Sweet Collection si è compiuto un passo decisivo a partire dalle due parole che ne definiscono la filosofia: essenzialità e appeal. L’essenzialità interpreta il principio del less is more: eliminando ogni orpello decorativo o riferimento al passato, l’ambiente si fa puro, armonico, libero da distrazioni. In questo modo l’utente può concentrarsi su sé stesso, sul proprio equilibrio interiore e sulle sensazioni generate dal percorso di benessere. L’appeal, invece, traduce questa purezza formale in un linguaggio estetico riconoscibile e contemporaneo, costruendo un’identità visiva forte e distintiva
Cristiano Mino
STARPOOL
SWEETCOLLECTION. Il sistema modulare per il benessere, disegnato da Cristiano Mino per entrare nella quotidianità dell’ambiente domestico si compone di sauna, bagno di vapore e le reazioni fredde, configurabili singolarmente o in combinazione. La trasparenza e la traslucenza dei rivestimenti donano luminosità ai momenti di benessere assicurando il massimo livello di igiene.
www.starpool.com


RIFLESSI DI LUCE. La serie di lavabi in ceramica si caratterizza per la superficie vetrosa a elevata riflessione. Resistenti agli agenti chimici e ai graffi, le sette nuove tonalità lucide – dal grigio perla al turchese – ampliano la gamma cromatica standard, esaltando la ceramica, rendendola brillante e intensa. Nell’immagine, l’azzurro sfumato Denim. www.ceramicaglobo.com
ARBI ARREDOBAGNO
ALMOND. Meneghello Paolelli ha disegnato la collezione molto articolata che include mobili sospesi, strutture portalavabo in alluminio, consolle con lavabo integrato, lavabi d’appoggio, accessori bagno e specchi. Il suo nome deriva dal bordo a mandorla che caratterizza piani top e mobili; questi ultimi sono proposti in due varianti: con fianco stondato o con terminale curvo. Molto ricca la varietà di finiture. www.arbiarredobagno.it



CEE SP SUPER. La parete doccia con struttura in alluminio e vetro temperato da 6 mm con trattamento anticalcare, StarClean ha la porta scorrevole a sgancio rapido che ne facilita la pulizia. La maniglia è integrata nel profilo magnetico di chiusura in alluminio. Per una migliore personalizzazione è disponibile la stampa digitale su tutti i vetri piani trasparenti. www.samo.it
OPUS. Progettata da Bruno Erpicum, la gamma di rubinetteria nasce dal desiderio di eliminare il superfluo per arrivare all’essenza. Realizzata in acciaio inox Aisi 316L, Opus si distingue per la purezza delle forme e la leggerezza visiva dei volumi cilindrici. Disponibile nelle versioni progressiva, bicomando e termostatica, e nelle varianti satinato, lucidato e in tutte le finiture speciali Cea (Black Diamond, Bronzo, Rame e Light Gold) ecologiche e biocompatibili. www.ceadesign.it

SURF. Il sistema di rubinetteria è un progetto di Studio Batoni caratterizzato da una linea semplice e pulita e dalle dimensioni contenute. Oltre alla classica finitura cromo, la nuova collezione è disponibile anche nelle finiture Acciaio spazzolato, Bianca, Nera, Ottone Lucido e, su richiesta, in altre cinque diverse colorazioni: Nikel Nero spazzolato, Rame spazzolato, Ottone spazzolato, Oro rosa e Nikel Nero. www.zazzeri.it

Nato nel 1990, Alessio Casciano è designer e docente alla Naba. Dal 2016 dirige a Roma il proprio studio, attivo tra product e interior design, exhibit e modellistica. www.alessiocasciano.com
Dal gesto quotidiano alla forma: l’approccio funzionale di Alessio Casciano
A costo di sembrare scontato, credo che l’aspetto fondamentale sia che la forma segua la funzione. Le ciotole come tipologia di lavabi sono molto richieste, ma spesso non funzionano come vorremmo: l’acqua non defluisce correttamente e finiamo per bagnarci fino ai gomiti. Da questa osservazione è nata l’idea di reinterpretare la ciotola aggiungendo due appendici laterali che ampliano l’area di raccolta dell’acqua. Su questa base si innestano la struttura metallica, che richiama le vasche lavamano del passato, e il mobile in legno che completa la

forma scultorea del lavabo. Due elementi diversi, ma complementari, pensati per adattarsi a molteplici contesti. Il design può restituire espressività anche a ciò che oggi consideriamo scontato.
Credo infatti che il bagno sia ancora l’ambiente più sacrificato della casa: servono coraggio e libertà per uscire dalla neutralità che ha avvolto i sanitari e che esalta solo lavabi e specchiere.
Alessio Casciano

BALCOON. La collezione firmata Patricia Urquiola esalta la materia e il colore, centrato sulla tonalità terracotta Clay Terra opaco. Arredi e sanitari combinano finiture naturali, geometrie asimmetriche e dettagli funzionali, con materiali sostenibili e rubinetteria a risparmio idrico. Nell’immagine, la vasca da incasso in acrilico Bianco satinato con bordo ovale e rialzato che poggia su una piastra acrilica senza giunture. www.duravit.it
AZZURRA CERAMICA
IRIDE. La collezione di lavabi in ceramica a grande spessore disegnata da Alessio Casciano si distingue per la vasca ellittica con bordo svasato. Nella versione da appoggio, il lavabo è sorretto da una struttura in metallo verniciato con mensola o mobile contenitore. La variante freestanding su colonna è un monolite in legno curvato a mano, con tre ripiani interni. Nove i colori a catalogo.
www.azzurraceramica.it
NAIKE ST. Il nuovo scaldasalviette in acciaio al carbonio verniciato è disponibile in versione idraulica o elettrica. I corpi radianti orizzontali a sezione squadrata garantiscono la distribuzione uniforme del calore. Proposto in oltre 80 colori della cartella Colour System, tra tinte lucide, opache e materiche, include valvole, detentori e kit di fissaggio coordinati. www.cordivaridesign.it


VOILE. Firmato da Castiglia Associati, il sistema divisorio realizzato con porte in vetro scorrevoli Voile si basa su un sistema intelaiato in alluminio che permette di separare la parte sanitaria e la zona doccia, offrendo così nuove possibilità progettuali e garantendo comfort, privacy e libertà compositiva oltre che tenuta all’acqua. Disponibile in diverse tipologie di cristalli, trasparenti o coprenti. www.vismaravetro.it
HYPE. Parte della collezione White Label disegnata da ZeTae Studio, il lavabo esprime una purezza formale e tattile che unisce design contemporaneo e suggestioni arcaiche. Realizzato in Luxolid o Lumenit – le speciali solid-surface iniettabili in stampo, concepite e realizzate in Italia dai laboratori dell’azienda campana – si distingue per il volume monolitico e la possibilità di introdurre accenti cromatici coerenti con l’ambiente. www.relaxdesign.it


CROWN. A caratterizzare la serie di miscelatori è la ghiera personalizzabile in finitura a contrasto rispetto al corpo del rubinetto. La collezione è realizzata con finiture, anche in tecnologia Pvd, che garantiscono durabilità e facilità di manutenzione. Nell’immagine, versione English Gold Brushed con inserto Nero Cromo Opaco. www.carimali.it
OTO. La collezione di manopole per lavabo in vetro di Murano soffiato a bocca, firmate dallo studio tedesco sieger design, trasforma un elemento tecnico in un’autentica espressione estetica. Ogni pezzo, realizzato artigianalmente, presenta variazioni cromatiche uniche nelle finiture fumé, cognac e ambra, cui si accostano i dettagli metallici, disponibili nelle finiture cromo lucido, ottone spazzolato e cromo nero. www.glassdesign.it


Abbracciare la complessità del bagno contemporaneo
Il settore del bagno rappresenta per me un ambito di grande interesse perché riflette in modo diretto l’evoluzione dell’abitare, ma al suo interno racchiude una complessità unica data dalla presenza dell’acqua e del rito quotidiano. Ogni progetto è una sfida: tecnica, emozionale e sensoriale allo stesso tempo. Gli aspetti legati alla funzionalità, all’installazione, alla versatilità o alla pulibilità hanno la stessa importanza della componente estetica e della gratificazione dei sensi. Credo che la direzione più interessante non sia concentrarsi su una sola di queste dimensioni, ma ampliare la visione per
Naomi Hasuike dal 1999
affianca Makio Hasuike & Co, uno dei primi studi di industrial design in Italia. La sua ricerca unisce architettura product e strategic design in una visione ampia e interdisciplinare. www.makiohasuike.com

osservare l’ambiente bagno nel suo insieme e in relazione con la casa, cogliendo nuove opportunità. Per questo penso che non basti più parlare di total look o di semplici ampliamenti di gamma: oggi è necessario lavorare per risolvere con responsabilità bisogni reali e immaginando i desideri futuri. Il progettista deve saper abbracciare questa complessità con sensibilità e consapevolezza, allargando le sue competenze e favorendo la sinergia tra creazione di nuovi prodotti e di servizi a essi connessi.
Naomi Hasuike
ACUA
TERRA. La prima collezione di rubinetteria firmata dallo Studio Makio Hasuike per la nuova realtà fondata da Alberto Cristina si propone con un’estetica elegante, leggera e importante allo stesso tempo, risolta con ordine visivo e pulizia formale. La gestualità classica del bicomando è stata introdotta quale elemento istintivo, immediato che, come l’architettura d’insieme del rubinetto, non crea inutili sofisticazioni e si abbina perfettamente a qualsiasi ambiente. www.acuarubinetterie.it
GROHE




RAINSHOWER AQUA PURE. Il sistema trasforma la doccia in una spa domestica grazie al filtro integrato Aqua Pure che elimina cloro, impurità e odori dall’acqua erogata dalla manopola doccia, e ai diversi tipi di getto per un benessere su misura. Il soffione di grandi dimensioni è disponibile in versione rotonda o rettangolare. Le numerose finiture e combinazioni cromatiche consentono massima libertà di personalizzazione. www.grohe.it


HUM. Disegnata da Philippe Malouin, la collezione bagno Hum interpreta l’acciaio inossidabile Aisi 316L come materia scultorea. Il designer britannico-canadese traduce la funzionalità del rubinetto in una forma essenziale e durevole. La gamma comprende miscelatori per lavabo a piano monoforo di diverse altezze e versione a più fori, lavabo a muro con bocca integrata e gruppo lavabo a due o tre fori, gruppi doccia e vasca, miscelatore vasca freestanding, doccetta e soffione. www.quadrodesign.it

CRAFT. Disegnato da Benedini Associati, il sistema modulare può essere installato a terra, isola, a parete o integrato in nicchia, adattandosi a diversi contesti con un linguaggio architettonico fatto di proporzioni e pieni e vuoti. Con volumi puri, profili precisi e una cura attenta per i dettagli, l’arredo diventa un elemento strutturale che modella e definisce lo spazio. www.agapedesign.it

MIRTO ROUND. Linee morbide e proporzioni armoniose definiscono la proposta di sanitari disponibile nelle versioni sospesa e back-to-wall. Ampia la gamma cromatica: ai toni come bianco lucido e opaco e nero opaco si affiancano cromie come beige naturale, marrone alpino e rosso vino, in finitura opaca e lucida. Completa la proposta Mirto Round Short, versione compatta pensata per gli spazi ridotti. www.ceramicadolomite.it
AXOR
AXOR CONSCIOUS SHOWERS. I soffioni di questa linea sono il perfetto connubio tra benessere, estetica e sostenibilità: i getti PowderRain e Intense PowderRain consentono infatti un ridotto consumo d’acqua a partire da 6 litri al minuto. Disponibili in un’ampia gamma di finiture – opache, lucide e spazzolate – possono essere combinati con le collezioni da bagno Axor in una varietà di stili, per esprimere al meglio la propria personalità nella sala da bagno. www.axor-design.com/it

GEBERIT
iCON. La serie di vasi, a terra e sospesi, e bidet iCon si distingue per il design lineare. Disponibili ora anche con tecnologia TurboFlush, che genera un potente vortice a spirale assicurando una pulizia profonda e silenziosa. La geometria senza brida migliora il controllo del flusso e riduce il rumore di risciacquo. I sedili sono facilmente sganciabili per agevolare la manutenzione. www.geberit.it


Architetto e designer
Enrico Cesana fonda il suo studio nel 2005, occupandosi di industrial design architettura e comunicazione. Ama descriversi come un “designer al servizio delle aziende”. www.enricocesana.it
Il bagno come crocevia di funzioni, emozioni e significati
Il mondo dell’arredobagno sta vivendo una trasformazione silenziosa ma profonda. Non è più solo uno spazio funzionale, ma un universo in continua evoluzione, capace di riflettere le nuove esigenze dell’abitare. Dieci anni fa, quando al Cersaie nasceva Colours per Agha, l’idea di abbinare il colore del box doccia all’arredo era una piccola rivoluzione: in un’epoca in cui dominavano l’alluminio satinato e lucido, si apriva la strada a una visione più personale e calda dell’ambiente bagno. Quell’intuizione anticipava un cambiamento culturale: la nascita della ‘stanza del sé’, un luogo intimo in cui ritrovare equilibrio, tempo
NATURAL BRASS (OLT). La nuova interpretazione dedicata all’ottone – che, reagendo all’ossigeno, diventa un materiale unico e di carattere – fa parte delle nuove finiture della Finishes Selection. A differenza dei trattamenti superficiali, i processi di ossidazione e patinatura dovuti all’esposizione all’aria, all’umidità e ad altri fattori ambientali sono naturali e in continua evoluzione con il passare del tempo. www.ritmonio.it

e cura di sé stessi. Oggi, quella intuizione è diventata tendenza. Lo spazio si dilata, i confini si dissolvono: gli arredi del bagno dialogano con il resto della casa, generano nuove funzioni contenitive ed estetiche, ridefinendo il concetto stesso di benessere domestico.
Ma l’evoluzione non è solo formale, è anche etica e materica. Integrare ed esplorare: sono queste le parole chiave del futuro. Il bagno del domani sarà un crocevia di funzioni, emozioni e significati. Uno spazio che non solo accoglie, ma ispira.
Enrico Cesana
PETRA. Il restyling della storica collezione la rende più versatile attraverso nuove geometrie e superfici tridimensionali. Vengono introdotti moduli di diversa profondità, terminali curvi con apertura push-pull e linee morbide che uniscono rigore e leggerezza. Fianchi e top raggiati, superfici tridimensionali e nuovi materiali – come i top in resina Ruler e Vulcano –ampliano le possibilità compositive di una linea dal linguaggio universale. www.artesi.it


PASSEPARTOUT. La mensola per lavabi centrostanza ottimizza lo spazio con intelligenza, consentendo una gestione idraulica agevole anche dove il collegamento al muro risulta complesso. Realizzata in ceramica e disponibile in tutte le varianti cromatiche del marchio, nasconde gli scarichi mantenendo ordine visivo e pulizia formale, adattandosi a un’infinita varietà di lavabi. www.artceram.it

HUG LIFE CARING. Il sistema – composto da maniglioni, sostegni ribaltabili, sedute, lavabi, consolle e specchiere – nasce dalla collaborazione dello staff tecnico dell’azienda con il designer Daniele Trebbi. Ideale per ambienti residenziali e pubblici, Hug è realizzato in alluminio con finitura antibatterica BioCote, ed è studiato per unire design e sicurezza, supportando fino a 150 kg. Le superfici soft-touch garantiscono presa salda anche a mani bagnate. Disponibile in più colori coordinabili. www.pontegiulio.com

CESANA
OLTRE. Disegnata dallo studio Meneghello Paolelli, la collezione supera il concetto tradizionale di box doccia, trasformandolo in un sistema che dialoga con lo spazio circostante. Il profilo, caratterizzato da una texture verticale cannettata, diventa elemento estetico e funzionale, attrezzabile con accessori interni ed esterni. L’ampia estensibilità semplifica l’installazione e consente la massima libertà progettuale. www.cesana.it
RUBINETTERIE STELLA
SIDE. Disegnata dallo studio Meneghello Paolelli, la collezione di rubinetteria reinterpreta i codici classici del marchio con un design essenziale e raffinato che valorizza le leve come elementi decorativi. Le finiture personalizzabili – dal marmo alla superficie soft-touch – offrono infinite combinazioni estetiche. Disponibile per lavabo, doccia, vasca e bidet, in versioni da incasso o da appoggio. www.rubinetteriestella.it

HONEY MODERN TAKE. Il restyling firmato Michele Marcon della collezione Honey prevede nuove finiture in resina, frontali a spessore ridotto e sistemi di apertura integrati. Nell’immagine, il pannello del cassetto superiore della base lavabo, il piano e il lavabo sono rivestiti in resina Stone Deckblend in finitura Levanto, una particolare ecomalta applicata con una tecnica utilizzata nel Rinascimento per realizzare gli affreschi.
www.cerasa.it


FLORA. Collezione rubinetteria chic e sofisticata disegnata da Vincent van Duysen. Il progetto ha un’estetica industriale intrisa di sensibilità moderna. Le maniglie – disponibili in tre differenti versioni – sono gli elementi protagonisti che conferiscono carattere all’intera collezione insieme con le molte finiture disponibili, dal cromo (come nell’immagine) alle versioni in Pvd. www.fantini.it
GRUPPO GEROMIN
ETHOS G. Grazie alle numerose combinazioni possibili tra bagno turco, spazio doccia e sauna, il sistema wellness offre totale libertà in fase di progettazione, permettendo di creare ambienti su misura per ogni esigenza. Nell’immagine, hammam in microcemento grigio, spazio doccia e sauna in legno di cedro, profili e rubinetteria nero opaco, vetro trasparente. www.gruppogeromin.com


IDEAL STANDARD
CERATWIST. Gamma di colonne e set doccia con deviatore integrato e getti Rain e SilkRain con struttura in ottone cromato o nero seta, manopole ergonomiche e soffione anticalcare. Il sistema QuickFix semplifica l’installazione e la portata regolabile consente di ridurre il consumo d’acqua. Disponibile in kit completi o componenti singoli per personalizzare l’impianto o integrare elementi già esistenti nel bagno. www.idealstandard.it

SOHO. Progettato da Ludovica Serafini+Roberto Palomba, il radiatore in alluminio estruso riduce fino all’80% l’acqua rispetto ai modelli tradizionali e mantiene alta la resa termica.
È disponibile in tutte le colorazioni e finiture anodizzate della gamma Tubes e nelle versioni verticale, orizzontale, free-standing e con accessori come portasalviette e appendino. Nella foto Soho Bathroom in versione elettrica. www.tubesradiatori.com








Le opere di Peter Doig sono accompagnate da un sistema di amplificazione sonora di un cinema degli anni Trenta e da casse acustiche degli anni Cinquanta. Sotto, Peter Doig, Maracas, 20022008. Ph. courtesy the artist e Serpentine.
Dopo la sua prima personale nel 1991, il quotato pittore inglese Peter Doig (1959) torna alla Serpentine South di Londra con una mostra che indaga il dialogo tra arte e suono. Per la prima volta, i dipinti sono accompagnati da una selezione musicale che rivela quanto la musica abbia influenzato l’immaginario visivo dell’artista nel corso della carriera.
I vinili e le audiocassette scelte provengono dalla collezione personale dell’artista e saranno ascoltabili durante speciali sessioni ‘Sound Service’ dove anche i visitatori potranno contribuire con brani selezionati, costruendo insieme un paesaggio sonoro che riflette l’esperienza collettiva londinese.
Per la riproduzione viene utilizzato un rarissimo Western Electric / Bell Labs Sound System dei primi anni Trenta, progettato per le prime sale cinematografiche sonore e restaurato

dopo decenni di inattività, e un set di casse acustiche degli anni Cinquanta. Il recupero restituisce un’esperienza di ascolto emozionante e filologica, capace di evocare la magia delle origini del suono amplificato.
I temi dei dipinti, invece, rimandano ai luoghi vissuti da Doig – da Trinidad alla Spagna –dove si intrecciano elementi simbolici, visioni oniriche e suggestioni tratte dalla cultura locale. La mostra è accompagnata da una pubblicazione che include un testo di Michael Bracewell dedicato al legame profondo tra musica e arti visive e una riflessione sull’idea stessa di ritmo, tempo e memoria nell’opera di Doig ■
Peter Doig
THE HOUSE OF MUSIC
Serpentine South Gallery, Londra 10 Ottobre 2025 | 8 Febbraio 2026

