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Il messaggio di Bardi: «Vorrei che ogni lucano ritrovasse l’orgoglio della resilienza»

La Regione pronta a realizzare le colonnine per le auto elettriche
Modrone ha le capacità e le relazioni con l’ambiente per poter fare tutto in modo
Bolognetti:
on importa il dove, ma conta quel che ti spinge ad agire e a lottare; conta ciò che hai nel cuore e nella mente, ciò in cui credi. Facendo questa forse apodittica affermazione, inevitabilmente la memoria corre al mio amato Ernesto Rossi e ad una delle sue lettere dal carcere nella quale scrive: “Quante volte, poi, cercando la via delle (...) ■ continua a pag 4 Modrone

Fosse stato per il nostro buon amico Luigi Modrone, Roberto Vannacci, dalla Lega con furore, avrebbe preso casa qui e magari scritto pure sulla Basilicata al contrario, tanto per declinare al regionale un suo fortunato bestseller che ha guardato il mondo come forse nessuno ha avuto il coraggio di farlo. Ora non perché la nostra regione dovesse vivere fuori dal mondo in chiave antiquaria e nemmeno fare la riserva indiana davanti all’impazzimento della scena mondiale e delle sue parole capovolte, ma vivaddio neanche essere un pessimo modello d’Italiadove l’ordinario si veste da surreale ed il buon senso si rovescia troppo facilmente nel suo opposto. Così tanto per fare degli esempi tipologici e buttarla proprio sul dilagare del contrario c’è il munito di cacciavite che riga iconograficamente una macchina e poi fa la vittima d’intimidazioni confezionate o c’è il collaborazionista che aizza il centrosinistra contro il povero governatore e poi scopre d’essere addirittura assessore o dulcis in fundo c’è il serafico consigliere che pontifica su sanità e welfare e poi salta fuori che è interessato di persona come un pasticciere goloso ronza attorno al suo dolce preferito. Canta Enea: “Tutto al contrario...”
CENTRO RHAM
Nella struttura, un percorso per prendersi cura del pavimento pelvico e tornare a stare bene con tecniche innovative
■ Servizio a pag 8
LA DENUNCIA
Continuano le tensioni nel direttivo del Csv, alcune associazioni chiedono le dimissioni del presidente e ne contestano la gestione
■ Mollica a pag 10
ABRIOLA
La Basilicata rinnova la flotta, Pepe: «Investiamo in modelli moderni e sostenibili per la sicurezza dei lucani» Tpl, in arrivo

«L’Italia guidata da Giorgia Meloni riconquista credibilità internazionale»


Presentato il progetto “Non più soli” per promuovere il benessere degli over 65: soddisfatto il sindaco Romano Triunfo
■ Servizio a pag 14
SPORT
All’Arechi, un ottimo Potenza ferma la corsa della Salernitana: pareggio immeritato per i ragazzi di De Giorgio
■ Nigro a pag 23

che Italia è sulla strada giusta»

L’upgrade di Moody’s sull’Italia dopo ventitré anni rappresenta un segnale politico ed economico di straordinaria rilevanza, che secondo il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Piergiorgio Quarto certifica in modo «oggettivo la solidità della linea di governo portata avanti da Giorgia Meloni».
«Non è un caso – aggiunge Quarto – se un’autorità globale come Moody’s ha riconosciuto la bontà delle scelte compiute in questi

due anni: serietà sui conti pubblici, riforme strutturali e una gestione prudenziale che ha rafforzato la fiducia dei mercati. Un risultato che premia il lavoro dell’esecutivo, delle imprese italiane e dei lavoratori, e che conferma la credibilità internazionale conquistata dall’Italia sotto la guida della presidente Meloni». Quarto richiama anche l’intervento della premier nella prima sessione del G20: «La posizione espressa da Giorgia Meloni sulla necessità di riformare l’Organiz-
zazione mondiale del commercio – tiene a evidenziare Quarto –rappresenta un’analisi lucida delle distorsioni generate dalla globalizzazione incontrollata. La premier ha avuto il coraggio di denunciare come l’attuale modello abbia concentrato la ricchezza, ampliato le disuguaglianze e in- debolito le democrazie. È una linea pragmatica, orientata al futuro, che punta a riequilibrare i rapporti commerciali su basi paritarie e realmente vantaggiose per tutti gli attori coinvolti». «Il riferimento al Piano Mattei –sottolinea Quarto – è la prova di una visione strategica chiara e moderna: un approccio non paternalistico, ma rispettoso e cooperativo nei confronti dell’Africa, che contribuisce a ridisegnare gli assetti geopolitici e ad aprire nuove opportunità economiche. È questa la politica estera di cui il Paese aveva bisogno. L’Italia torna ad essere un player credibile, ascoltato e stimato. E se oggi le principali istituzioni finanziarie internazionali ci promuovono dopo oltre vent’anni, significa che il percorso intrapreso è quello giusto. A confermarlo – conclude Quarto – è anche il giudizio
del prestigioso giornale britannico The Economist, che ha definito Giorgia Meloni una leader capace di garantire stabilità politica, autorevolezza internazionale e centralità nei dossier europei. Un ulteriore segnale della credibilità internazionale raggiunta dal governo italiano».
Dello stesso tenore è il commento del deputato di Fratelli d’Italia eletto in Basilicata Aldo Mattia: «Per l’Italia e il Governo Meloni arriva un’ennesima promozione, questa volta dall’agenzia Moody's che dopo 23 anni promuove i conti pubblici del nostro Paese, alzando il rating a Baa2, con l’outlook che passa da positivo a stabile. Un risultato che conferma ancora una volta la qualità del lavoro che l’esecutivo, con il ministro Giorgetti, sta portando avanti con rigore e lungimiranza». «È la conferma della validità dell'azione di governo sulle riforme economiche - continua Mattia - e del fatto che il nostro Paese sia sulla strada giusta, grazie al lavoro di un Governo stabile e credibile, e di un ministro dell’Economia che con abnegazione, serietà e visione di lungo periodo sta gestendo i conti pubblici».
L’assessore ai Trasporti Pepe: «Investiamo in veicoli moderni e sostenibili per garantire ai lucani un viaggio sicuro»
Prosegue il piano regionale per il rinnovo della flotta che prevede l'acquisto di circa 100 nuovi autobus per abbattere le emissioni ed elevare il comfort di viaggio.
L'assessore Pepe: «Investiamo in mezzi moderni e sostenibili per garantire ai lucani un trasporto pubblico moderno e attrattivo». Consegna ufficiale di 40 nuovi autobus destinati alle aziende del trasporto pubblico extraurbano lucano aderenti al consorzio Cotrab. L'appuntamento, promosso dalla Direzione Infrastrutture della Regione Basilicata, è fissato per domani alle ore 10.30 nell’autorimessa della Sita in via Appia a Potenza, una delle società aggiudicatarie della fornitura. La dotazione, finanziata per circa 11,5 milioni di euro, rientra nel piano regionale di rinnovo della flotta circolante, con copertura al 90 per cento da parte della Regione Basilicata e il restante 10 per cento a carico delle imprese aderenti. I nuovi autobus, con le più recenti classi di emissione, sono suddivisi in tre tipologie: 15 veicoli da 7,50 a 8,99 metri, 16 da 10,50 a 11,49 metri e 9 da 11,50 a 12,49 metri. Il rinnovo del parco circolante prevede, inoltre, l’acquisizione complessiva di circa 100 autobus.
Ciascun mezzo è equipaggiato con pedana per passeggeri a ridotta mobilità, sistemi di videosorveglianza, dispositivi di localizzazione GPS, contapasseggeri, cabina protetta per

il conducente, climatizzazione e predisposizione per la connettività internet. Si tratta, dunque, di veicoli di ultima generazione pensati per incrementare sicurezza, accessibilità e qualità del viaggio.
«Questo investimento – afferma il vicepresidente e assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Pasquale Pepe – si inserisce in un percorso più ampio che punta a sostituire i mezzi più obsoleti, ridurre le emissioni e offrire agli utenti standard più elevati di comfort, creando sempre maggiori possibilità di interconnessione nel trasporto pubblico locale. È un passo avanti nella costruzione di una mobilità collettiva moderna e attrattiva, capace di rispondere alle esigenze dei cittadini

e dell’ambiente».
«Abbiamo comunicato progressivamente tutti gli step di avanzamento di questa fornitura, che è giunta alla fase conclusiva con la consegna alle società di trasporto affinché i bus siano al servizio dei lucani. Va sottolineato - conclude Pepe - che siamo passati in soli otto mesi dalla delibera di Giunta in cui sono stati assegnati i finanziamenti, alla pubblicazione della gara d'acquisto dei mezzi, all'assegnazione e ai bus fisicamente nei piazzali delle società di autotrasporto. Tutti passaggi complessi superati con un intenso lavoro di squadra. Pertanto, ringrazio la direzione e gli uffici dell'assessorato che rappresento per il risultato sin qui raggiunto».















Non importa il dove, ma conta quel che ti spinge ad agire e a lottare; conta ciò che hai nel cuore e nella mente, ciò in cui credi.
Facendo questa forse apodittica affermazione, inevitabilmente la memoria corre al mio amato Ernesto Rossi e ad una delle sue lettere dal carcere nella quale scrive: “Quante volte, poi, cercando lavia delle Indie gli uomini han
trovato l’America! E per chi dà importanza ai valori spirituali, quel che contanon è tanto che abbian trovato l’una o l’altra cosa, ma che abbian mantenuta viva l’ansia della ricerca e la fede in qualcosa che supera la meschina vita quotidiana”.
A volte, in un mondo che sembra andare in frantumi, ci si sente come marinai a bordo di una scialuppa di salvataggio, consapevoli che occorre continuare a farla navigare an-
che quando il mare è in tempesta e l’approdo sembra non arrivare mai.
Quasi ogni sera, inizio la mia mia rubrica social “Buonanotte compagni” accendendo una candela, una luce che riscalda e che occorre far ardere perché, soprattutto quando cala la “notte”, quella fiamma per me rappresenta ciò che è necessario far vivere: la democrazia, lo Stato di diritto democratico, i diritti umani.
La mia è sempre stata fame di giustizia e libertà, e certo di parole ormai desuete quali “giustizia sociale”.
Quel che conta, anche se come nel mio caso vivi alle pendici di uno dei massicci, dei picchi più bellidel Parco nazionale del Pollino (il Monte Alpi), è ciò che hai nel cuore e nella mente. Conta avere la forza di saper non barattare le convinzioni per ciò che potrebbe essere conveniente e conta, eccome se conta, provare a nutrire le cose in cui credi. E anche se ad alcuni potrà apparire strano o paradossa-
le,in un tempo che non è certo tempo di riflessione e di pensiero, nutrirle anche attraverso la fame e la sete. Fame e sete di giustizia e libertà, di diritti e democrazia.
Occorre dar corpo, gambe e braccia a ciò in cui credi, affinché le parole prendano vita e si incarnino, e l’indispensabile dialogo per chiedere il rispetto di un diritto venga alimentato dalla forza che provi incessantemente a trasferire ai tuoi interlocutori. Sono alcuni degli strumenti del Satyagraha, parola sanscrita che sta a significare “fermezza nella verità” o “insistenza nella verità”. È stato del resto scritto che “il combattente nonviolento sfida l’ingiusto a mani nude, senza armi, e si espone alle sue rappresaglieopponendo solo la forza della verità”.
La mia azione nonviolenta, con la quale sto nutrendo il mio Satyagraha, continuerà ad oltranza;ho solo deciso che dalle 23.59 di questa sera (sabato 21 novembre), anche per onorare i tanti che hanno scrit-
to alla Commissione di Vigilanza sui Servizi radiotelevisivi, tornerò dal digiuno allo sciopero della fame. Anche un modo, se volete, per darmi tempo e soprattutto per dar tempo ai miei interlocutori. Lo sottolineo: l’azione prosegue ad oltranza; l’unico cambiamento, per ora, è il ritorno allo sciopero della fame.
Chiedo, chiediamo a gran voceche la Rai onori il suo ruolo di servizio pubblico, onorando l’einaudiano “conoscere per deliberare”. Basta con purghe e censure da regime totalitario.
Potrei chiuderla qui, ma visto che ho parlato di mari e scialuppe voglio condividere un piccolo stralcio di uno dei più bei canti di Walt Whitman: “Naviga mio libro! Spiega le tue bianche vele, piccola barca, traverso le onde imperiose, e canta, e naviga, e da parte mia reca all’azzurro infinito, per i mari universi, questo mio canto per marinai e navi”.
*S EGRETARIO DEI R ADICALI L UCANI
Il Sappe evidenzia le difficili condizioni di lavoro degli agenti e la crescente impunità dei detenuti in Basilicata
Negli ultimi anni, la realtà delle carceri lucane è cambiata drasticamente. Un tempo, il carcere era visto come un luogo di riflessione e recupero; oggi, invece, è teatro di violenze e aggressioni. Il SAPPE, attraverso il Segretario regionale Saverio Brienza, denuncia la preoccupante situazione nelle tre case circondariali e nell'Istituto penale per minorenni di Potenza, dove i detenuti spesso sfidano le regole con atti di violenza contro il personale.
Brienza sottolinea che episodi di minacce e aggressioni sono all'ordine del giorno, con detenuti che si sentono impuniti. «La Polizia Penitenziaria è rimasta sola, disarmata dallo Stato e presa di mira dai detenuti», afferma. Le tensioni aumentano quando gli agenti cercano di fermare traffici illeciti, come l'introduzione di sostanze stupefacenti e telefoni cellulari.
Recenti eventi, come le minacce
a poliziotti e le violenze nel reparto femminile di Potenza, evidenziano un clima di insicurezza crescente. Il SAPPE chiede un intervento deciso da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza degli agenti e il rispetto delle regole nelle carceri.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, sottolinea «le difficili condizioni di lavoro dei Baschi Azzurri, spesso vittime di violenza», e «l'importanza di un ambiente che favorisca il cambiamento dei detenuti». Per questo, da tempo, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria propone un sistema penitenziario strutturato su tre livelli: pene alternative al carcere per reati minori (fino a 3 anni), detenzione in istituti meno affollati per reati più gravi, e massima sicurezza per i casi più pericolosi. Secondo Capece, il sovraffollamento è un problema storico diffuso in Europa; il carcere serve soprattutto per la

criminalità organizzata e le fasce deboli, ma spesso affronta problemi sociali irrisolti. Il SAPPE, che esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti di Matera e di tutta la Lucania chiede «una revisione del sistema penale, distinguendo fra reati che necessitano il carcere e quelli che possono essere sanzionati diversamente».
Il leader storico della prima e più rappresentativa Organizzazione sindacale del Corpo conclude ricordando il motto della Polizia Penitenziaria - “Despondere spem munus nostrum” (“garantire la speranza è il nostro compito”)riconoscendo il valore umano e professionale degli agenti operativi nelle carceri italiane.
Gli
studenti della Laurea Magistrale dell’Università
di Firenze svolgeranno attività pratiche nel Parco dell’Appennino Lucano
VAL D’AGRI. Gli studenti della Laurea Magistrale in Scienze e Gestione delle Risorse Faunistico-Ambientali dell’Università di Firenze saranno nel Parco dell’Appennino
Lucano dal 23 al 30 novembre per una settimana di esercitazioni pratiche che il Presidente Antonio Tisci definisce «un investimento nella conoscenza e nella sostenibilità».Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese si prepara ad accogliere gli studenti dell’Ateneo fiorentino per un’intensa settimana di attività sul campo, dedicata alla gestione faunistica e alla tutela degli habitat. L’iniziativa nasce dalla collaborazione ormai stabile tra il Dipartimento Dagri dell’Università di Firenze e l’Ente Parco, un rapporto che negli ultimi anni ha favorito progetti di ricerca e monitoraggi scientifici di crescente rilevanza.
«Siamo lieti di accogliere ancora una volta gli studenti dell’Università di Firenze nel nostro Parco» afferma il Presidente dell’Ente, avvocato Antonio Tisci. «Il contatto diretto con l’ambiente è fondamentale per formare i professionisti che saranno chiamati a proteggere e

gestire il nostro patrimonio naturale. Questa collaborazione rappresenta un investimento concreto nella conoscenza e conferma il ruolo del Parco come luogo di ricerca e crescita culturale».La giornata inaugurale si terrà lunedì 24 novembre alle 9.30 con i saluti istituzionali di Tisci e dei rappresentanti dell’Ateneo, che illustreranno il valore della sinergia tra il Parco e il Dipartimento Dagri. A seguire, tecnici ed esperti presenteranno le principali attività di gestione faunistica e forestale, oltre agli aggiornamenti sui progetti realizzati con l’Università di Firenze. La mattinata si concluderà con l’intervento del direttore del Parco, Giusep-
prospettive future dell’area protetta. Nel pomeriggio, dalle 14 alle 16, un workshop specialistico guidato dalla dottoressa Barbara Franzetti dell’Ispra e dal dottor Gordon Cavalloni approfondirà metodi e strumenti per il monitoraggio della fauna e la conservazione degli habitat.Per gli studenti sarà un’occasione preziosa per osservare da vicino le attività quotidiane dell’Ente Parco, confrontarsi con professionisti del settore e applicare sul campo le metodologie apprese durante il percorso accademico, in uno dei territori più ricchi di biodiversità dell’Appennino meridionale.
POTENZA. Aliandro interviene sulla crisi idrica che interessa nove comuni del Vulture Alto Bradano, distinguendo tra criticità e stato di emergenza. «Affermare che la crisi idrica sia stata dichiarata in ritardo significa ignorare la differenza tra i livelli di criticità e l’emergenza vera e propria», spiega il capogruppo di Forza Italia, ricordando che la dichiarazione di emergenza regionale è «un atto formale, eccezionale, che scatta solo quando l’evento non può essere gestito con le risorse ordinarie». Per Aliandro «non si può schiacciare il pulsante dell’emergenza come se fosse un citofono», perché ogni procedura deve rispettare parametri oggettivi anche quando la situazione è grave.Il capogruppo risponde anche alle critiche rivolte al Presidente Bardi dopo un’intervista al Tg3 Basilicata. «C’è un confine sottile, in politica, tra la narrazione e l’amministrazione», afferma, contestando l’idea che il governatore viva «in un fantastico mondo». «Sentire il Centrosinistra descrivere il nostro Presidente come un sognatore è come criticare il capitano della nave perché la tempesta è violenta, restando a riva per contare le onde. L’opposizione campeggia nel mondo dell’ideale, noi lottiamo nel fango della realtà».Secondo Aliandro, la visione offerta da Bardi «non è un quadro di fantasia, ma una lettura del presente che non nega le criticità ed è scevra da condizionamenti politici», mentre chi lo attacca «sa bene che disfare un puzzle è molto più semplice che costruirlo».

La Fim Cisl Basilicata definisce il rinnovo del Ccnl metalmeccanici un risultato che dà fiducia anche in una fase complessa per Melfi
MELFI. Il rinnovo del Contratto dei metalmeccanici rappresenta, per la Fim Cisl, un passaggio significativo per il settore e per migliaia di lavoratrici e lavoratori lucani. Dopo quattro giorni di negoziato, nel pomeriggio del 22 novembre è stata firmata l’intesa per il CCNL 2025-28, che introduce un aumento mensile di 205,32 euro al livello medio, una crescita pari al 9,64 per cento e superiore all’indice inflattivo Ipca. Il nuovo contratto interviene inoltre su welfare, orari, condizioni dell’ambiente di lavoro e tutele per i lavoratori precari, oltre a rafforzare i diritti legati alla malattia.Per Gerardo Evangelista, segretario della Fim Cisl Basilicata, l’accordo è «un segnale di fiducia per oltre 1 milione e 500 mila lavoratrici e lavoratori, di cui migliaia in Basilicata». Il con-
tratto, sottoscritto da Fim, Fiom e Uilm insieme a Federmeccanica e Assistal, interessa il comparto metalmeccanico privato e il settore dell’installazione di impianti.Evangelista collega il risultato anche alla situazione del sito automobilistico di Melfi, dove imprese e dipendenti dell’indotto Stellantis affrontano un periodo di incertezza produttiva e occupazionale. In questo contesto, afferma, il rinnovo dimostra che «un sindacato forte, partecipato e radicato tra le lavoratrici e i lavoratori è in grado di ottenere conquiste concrete e raggiungibili».Il segretario richiama la necessità di un impegno comune: «Su questo principio devono muoversi Stellantis, le aziende e le istituzioni, lavorando insieme per garantire sicurezza al lavoro e ai lavoratori». Evangelista sottolinea l’ur-

genza di assicurare nuove commesse alle imprese che continueranno a collaborare con la casa madre e di accompagnare, attraverso percorsi di riconversione, quelle che non hanno ricevuto ordini. In quest’ottica, l’incontro del 26 novembre al Mimit è considerato decisivo per avviare processi di ricollocazione dei lavoratori delle aziende PMC e Brose.Il con-
fronto proseguirà nella stessa giornata a Roma, dove si riunirà il Consiglio generale nazionale della Fim Cisl con delegati da tutte le regioni. Successivamente, Fim, Fiom e Uilm avvieranno le assemblee unitarie nei luoghi di lavoro, durante le quali l’ipotesi di accordo verrà illustrata e sottoposta al voto di lavoratrici e lavoratori.

La transizione energetica continua ad essere in primo piano nelle strategie europee ed italiane.
Superata la sbornia ideologica che la voleva velocizzata senza tener conto della capacità del settore industriale di tenerla in piedi, resta la necessità di portare avanti l'infrastrutturazione per un cambiamento che sarà epocale.
La Basilicata sembra intenzionata a non tardare nella sfida e avrebbe già trovato le risorse per poter realizzare le colonnine per andare verso l'elettrico.
IL RUOLO DI SEL Ovviamente, come sempre
accade, trovata l’idea e accantonate le risorse, serve individuare chi dovrà realizzare l’opera.
La Basilicata ha una soluzione pronta in house.
La Società Energetica Lucana ha la mission, la struttura e il management sufficiente per poter realizzare il grande cambiamento verso l’elettrico.
Dobbiamo dire che la Società ha riacquistato una grande capacità di azione da quando è guidata da Luigi Modrone. Si dice che un manager pubblico è tanto più grande quanto meno si parla di lui. Di Modrone si parla pochissimo. Chi lavora, di solito, non trova il tempo per far parlare di sé ma

concentra il tutto nelle sue azioni.
Modrone lo sta facendo benissimo. Capace come pochissimo di intessere relazioni politiche durature con il dipartimento ambiente, è rimasto al suo posto malgrado il cambiamento di almeno quattro assessori regionali. Capace di avere un rapporto dialogico e mai subalterno sia con Busciolano che con Santarsiero, è oggi uno degli uomini sui quali Laura Mongiello può fare maggiore affidamento. Con il nuovo direttore generale Pisani che proviene dalla stessa area politica di Mongiello e Polese, non solo si è completato il management del-
l’ente ma si è anche rafforzata la capacità di costruire durature relazioni politiche. Questo quadro di insieme ci dice che Modrone è l’uomo giusto al posto giusto e, soprattutto, che SEL è nelle condizioni di poter gestire in modo efficiente ed efficace la realizzazione delle opere necessarie per dotare la Basilicata di infrastrutture per la transizione ecologica. Siamo certi che la SEL di Modrone sarebbe perfettamente capace di concludere e realizzare tutto quanto necessario nel minor tempo possibile e con il miglior rapporto qualità/prezzo.

Del resto, a differenza di altre strutture, la SEL non ha sbagliato niente né in termini di programmazione né in termini di realizzazione.
UNA SOCIETÀ PER L’ENERGIA Così come abbiamo fatto per Ivana Pipponzi e il suo ruolo nelle politiche di difesa della parità di genere, ci permettiamo di evidenziare che la SEL è una brillante intuizione che ha avuto la Regione Basilicata e che non diamo spesso per scontata ma che, se riguardasse un’altra regione, saremmo a lodare ed invidiare.
Costruire una società in house che si occupa di energia è stata una scelta strategica importante. Parimenti intelligente è stato affidarla a Modrone. Anche nel caso del Presidente di SEL, sembra chiaro che noi diamo per scontato ciò che ammireremmo se fosse in qualsiasi altra parte d’Italia. Avere alla guida di una società di capitali di proprietà pubblica un uomo capace di avere il profilo basso, l’attenzione istituzionale nei rapporti e una grande voglia di lavorare unita con una capacità strategica, non è di poco conto.
Diremmo che è un fatto molto raro, quasi unico. Noi lucani troppo spesso siamo affezionati ai nostri vizi e dimentichiamo i nostri talenti, Modrone rientra sicuramente tra questi. Forse è il caso di aumentare la centralità di SEL nelle azioni del Governo Regionale in materia energetica, sicuramente ne beneficeremmo tutti.

Al Centro RHAM un percorso per ritornare a stare bene: dalla riabilitazione pre e post parto a tecniche innovative
C’è una parte del corpo di cui si parla ancora poco, eppure ha un ruolo fondamentale nel nostro benessere quotidiano: il pavimento pelvico. È un insieme di muscoli, legamenti e tessuti che chiudono inferiormente il bacino e sostengono organi importanti come vescica, utero e retto. Da questa zona dipendono funzioni essenziali come la minzione, la defecazione, la sessualità e persino la stabilità posturale.
Eppure, per molti, rimane un territorio sconosciuto. È una sfera intima, che spesso suscita imbarazzo. Capita così che chi avverte disturbi o fastidi tenda a tenerli per sé, pensando che “sia normale” o che non ci sia nulla da fare. Ma non è così.
Disturbi come incontinenza urinaria o fecale, prolassi, dolore pelvico persistente, cistiti ricorrenti, dolore al coccige o dolori mestruali possono essere trattati in modo efficace grazie alla riabilitazione del pavimento pelvico. Questo tipo di percorso risulta utile anche nel pre e
post parto, prima o dopo interventi chirurgici a carico di prostata, vescica, retto o uretra, e in presenza di diastasi addominale.
UN PERCORSO CHE RESTITUISCE CONSAPEVOLEZZA
La riabilitazione del pavimento pelvico è una terapia che ha come obiettivo la prevenzione e il trattamento delle disfunzioni pelviche.
Non si tratta solo di esercizi, ma di un vero e proprio percorso di consapevolezza: imparare a percepire e muovere correttamente i muscoli pelvici, respirare in modo adeguato, modificare abitudini scorrette e adottare strategie per proteggere e sostenere questa zona nel tempo. Ogni percorso è personalizzato e parte da una valutazione approfondita.
A occuparsene è un fisioterapista esperto nella riabilitazione del pavimento pelvico, che guida il paziente attraverso esercizi mirati, terapia manuale e tecniche di rilascio o di rinforzo. Quando necessario, il lavoro viene integrato con tecnologie innovative come la FMS (Fun-


ctionalMagneticStimulation) e il Novafon.
La FMS utilizza campi elettromagnetici per stimolare in modo non invasivo la muscolatura del pavimento pelvico: è utile nei casi di incontinenza, nel post-chirurgia o nel trattamento del dolore.
Il Novafon, invece, è un dispositivo a vibrazione locale che favorisce il rilascio delle tensioni muscolari, migliora la circo-
lazione e riduce il dolore. È particolarmente indicato nei casi di dolore persistente, per il trattamento delle cicatrici e per migliorare la sensibilità della zona pelvica.
UN APPROCCIO INTEGRATO AL CENTRO RHAM
Al Centro RHAM la riabilitazione del pavimento pelvico viene affrontata con un approccio esperto, personalizzato e umano.
Il lavoro non si limita all’intervento del singolo professionista, ma si inserisce in un contesto di collaborazione multidisciplinare: quando necessario, vengono coinvolte altre figure per offrire un percorso completo e coordinato.
L’obiettivo è aiutare ogni persona a riprendere in mano il proprio corpo e la propria salute, imparando che si può – e si deve – tornare a stare bene.

L’assessore Latronico: «Mostrare tutto è un dovere verso i cittadini, perché solo dai numeri reali nascono soluzioni efficaci»
POTENZA. La Basilicata, insieme al Lazio, è tra le poche regioni che inviano al Ministero della Salute i dati grezzi e completi sulle liste d’attesa, senza operazioni di filtro o “pulizia” preventiva. A confermarlo è l’assessore alla Salute Cosimo Latronico, che definisce questa impostazione «una scelta di trasparenza e responsabilità» e respinge qualsiasi tentazione di maquillage statistico. «Non voglio farne un inno al miracolo, perché la verità non dovrebbe mai essere un’eccezione, ma la regola. La Basilicata continua a scegliere la strada più difficile e più trasparente», afferma.Secondo Latronico, la trasmissione dei dati nella loro interezza garantisce al Governo una fotografia reale della situazione, indispensabile per calibrare risorse e interventi. «Noi non puliamo i dati, non li trucchiamo per apparire più efficienti sulla carta. Inviamo il quadro completo, con tutte le sue criticità, senza nascondere un solo cittadino in attesa», sottolinea ricordando che solo una rappresentazione fedele consente di affrontare in modo efficace il problema endemico delle attese.L’assessore evidenzia che dalle

informazioni trasmesse emerge «l’efficacia delle azioni messe in campo sia per aumentare le prestazioni sia per contenere i tempi di attesa per visite e prestazioni». Una trasparenza che, aggiunge, è parte integrante della qualità del governo sanitario: «In sanità, la chiarezza con cui si amministra è direttamente proporzionale alla serietà con cui ci si prende cura dei pazienti».Latronico definisce l’invio dei dati grezzi «un atto di responsabilità, non di autolesionismo», perché permette di misurare con precisione la reale entità dei
problemi e di pretendere risposte adeguate. «Se c’è un problema, lo si fotografa per intero, senza alibi, perché solo così lo si può risolvere. I cittadini lucani meritano trasparenza e un servizio sanitario che non nasconda la polvere sotto il tappeto», aggiunge.La Regione ribadisce quindi la volontà di mantenere una linea di totale apertura informativa, considerandola un prerequisito etico e amministrativo per affrontare con serietà la sfida delle liste d’attesa e migliorare progressivamente l’accesso alle prestazioni.
«Farmacie, ispezioni utili per la qualità»
MATERA. L’assessore regionale alla Salute, Cosimo Latronico, ha partecipato a Matera al convegno «Le ispezioni in farmacia», organizzato dagli Ordini dei Farmacisti di Potenza e Matera, soffermandosi sul valore delle verifiche periodiche. Per l’assessore l’attività ispettiva «non è un mero controllo, ma una garanzia per cittadini e farmacisti», perché favorisce un rapporto di collaborazione tra istituzioni e professionisti.Latronico ha spiegato che le ispezioni assicurano la qualità e la tracciabilità di farmaci, dispositivi e servizi, tutelando al tempo stesso il titolare della farmacia e prevenendo possibili irregolarità. Questo, ha aggiunto, aiuta a consolidare il ruolo della farmacia all’interno del sistema sanitario territoriale. L’assessore ha poi richiamato l’evoluzione della farmacia di comunità, oggi sempre più presidio stabile grazie alla farmacia dei servizi. «La farmacia non è soltanto dispensazione del farmaco, ma un luogo in cui il cittadino trova orientamento, consulenza sanitaria qualificata e continuità assistenziale». In questo quadro, ha concluso, l’attività ispettiva «rafforza la fiducia del cittadino e sostiene il professionista nel mantenimento degli standard richiesti».

Costanzo presenta la relazione del sindacato sul servizio: criticità diffuse, testimonianze convergenti e la richiesta di un confronto immediato
POTENZA. La Fials di Potenza, guidata dal segretario provinciale generale Giuseppe Costanzo, ha trasmesso alla Direzione dell’Aor San Carlo una relazione dedicata al servizio mensa del Presidio ospedaliero di Potenza, realizzata attraverso un questionario anonimo rivolto agli operatori. Le risposte raccolte restituiscono una fotografia chiara e sorprendentemente omogenea, nella quale le lavoratrici e i lavoratori segnalano difficoltà ricorrenti che incidono sul benessere quotidiano.Dal racconto emerge l’immagine di una mensa che fatica a sostenere i ritmi e i bisogni reali del personale. C’è chi rinuncia alla pausa perché il pasto prenotato risulta esaurito, chi descrive un menù ripetitivo e percepisce una qualità poco curata, chi lamenta temperature non adeguate che impo-
veriscono gusto ed esperienza del pasto. In molte testimonianze si avverte un disagio comune: «La pausa pranzo dovrebbe aiutare a reggere il turno, invece finisce per appesantirla», afferma un operatore, sintetizzando un bisogno profondo di ascolto e di attenzione.L’alimentazione, osserva la Fials, è parte integrante della salute fisica ed emotiva degli operatori. Un pasto adeguato sostiene la concentrazione, dà energia nei turni intensi e contribuisce all’equilibrio necessario per affrontare il carico assistenziale. Per questo una mensa ospedaliera deve garantire menù vari e bilanciati, rispetto delle diete e delle intolleranze, ingredienti di qualità e temperature corrette: standard essenziali per ogni servizio di ristorazione collettiva.La relazione evidenzia anche l’assenza, negli

anni, di momenti strutturati di ascolto o di valutazione della soddisfazione del personale. Un vuoto che, secondo il sindacato, ha contribuito a lasciare il servizio invariato, come se fosse un elemento residuale della vita ospedaliera anziché una componente fondamentale del benessere lavorativo.«Una mensa ospedaliera è
parte concreta della quotidianità di chi garantisce assistenza» afferma Costanzo. «Quando un servizio mostra fragilità, ne risente il clima di lavoro e l’esperienza professionale rischia di indebolirsi. Abbiamo raccolto materiale prezioso: ora occorre trasformarlo in un percorso di miglioramento reale. La Fials si fa carico della richiesta più importante dei lavoratori: essere ascoltati».Per questo il sindacato ha chiesto alla Direzione generale di avviare un confronto immediato, basato sul dialogo e sulla riqualificazione del servizio. L’obiettivo è rendere la mensa più funzionale, curata e attenta alle diverse esigenze alimentari del personale. Per la Fials, questa apertura rappresenta un primo passo verso un cambiamento atteso da anni e considerato oggi più che mai necessario.
Tornano

registrato grande interesse, con contributi significativi sulle attività formative, sulla consulenza e sulla progettazione sociale».
Il presidente ha inoltre evidenziato la crescita dell’ente: 32 nuove associazioni hanno aderito nel 2024, portando il totale a 117 soci.
L’Assemblea del CSV Basilicata del 13 novembre, convocata per la presentazione e l’approvazione della programmazione 2026, si è conclusa con un voto favorevole maggioritario, ma ha al tempo stesso riportato alla luce le divisioni interne che da mesi attraversano il Centro Servizi per il Volontariato.
Secondo quanto comunicato dal presidente del CSV, Giuseppe Romaniello, l’incontro – tenutosi nella sede di Potenza – ha segnato la chiusura della “fase di ascolto” avviata all’inizio dell’anno. Un percorso articolato in otto incontri territoriali e che, stando ai dati forniti dal CSV, avrebbe coinvolto circa 250 volontari. «Anche quest’anno – ha dichiarato Romaniello – abbiamo
L’Assemblea ha approvato il documento di programmazione con 18 astensioni su 88 votanti, un numero che Romaniello legge come segno di una partecipazione «sempre più in crescita» e del «costante impegno del nuovo Consiglio direttivo».
Una ricostruzione che però non convince una parte del mondo associativo. Parlando con i referenti di alcune associazioni presenti in Assemblea, è stato data una lettura completamente diversa dei fatti. Le associazioni contestano innanzitutto la rappresentatività dei numeri: la presenza fisica, sottolineano, «si è limitata a una ventina di associazioni, mentre tutte le altre sono intervenute tramite delega». Un dato che, secondo questa lettura, «non può essere interpretato come indice di un coinvolgimento attivo».
Critiche anche alla fase di ascol-
to, definita «limitata e poco rappresentativa». Le immagini degli incontri territoriali, osservano i referenti delle associazioni, mostrerebbero «partecipazione debole, scarso coinvolgimento giovanile e un’impostazione più vicina alla comunicazione istituzionale che a un reale confronto con il territorio».
L’astensione di alcune OdV in Assemblea – spiegano – nasce anche dal clima interno, segnato dalle note vicende relative alle presunte irregolarità amministrative denunciate lo scorso anno attraverso le nostre colonne. «Una parte dei soci ha ritenuto necessario adire le vie legali. Da mesi chiediamo un’Assemblea dedicata, ma la richiesta non è stata accolta».
Secondo le associazioni critiche, il confronto interno sarebbe stato «sistematicamente rinviato o evitato», generando «tensioni, fratture e sfiducia».
Le associazioni si spingono anche oltre, contestando la gestione complessiva del CSV. «Il CSV Basilicata non è un partito né un ufficio personale – affermano i referenti – ma un ente di servizio finanziato con fondi pubblici.
L’aumento dei soci, la chiusura dei gruppi di discussione, la convocazione dei direttivi senza condivisione preventiva e la svalutazione delle proposte interne non
rappresentano un modello partecipativo, ma una rimozione del dissenso».
Per uscire dall’impasse, le associazioni propongono una soluzione drastica: le dimissioni dell’intero direttivo e nuove elezioni, con l’obiettivo – sostengono –di «ricostruire fiducia e garantire un percorso veramente condiviso».
Il confronto, almeno per ora, avviene attraverso prese di posizione netta, segno di un malessere che non sembra più circoscritto a una minoranza. Da un lato il direttivo rivendica il lavoro svolto, la crescita dell’ente e le attività avviate, tra cui i progetti di Servizio Civile Universale e le collaborazioni con istituzioni regionali e Vigili del Fuoco. Dall’altro, una parte del mondo associativo denuncia una partecipazione ritenuta insufficiente e una gestione percepita come poco trasparente.
Le prossime settimane diranno se il CSV Basilicata riuscirà a ricomporre la frattura o se la vicenda prenderà la strada di un confronto più formale, forse anche nelle sedi istituzionali e giudiziarie già evocate. Quel che è certo è che il tema della governance, in un ente che ha il compito di sostenere il volontariato regionale, resta oggi centrale e urgente.
Le farmacie lucane aderiscono al programma di sensibilizzazione. 220 quelle interessate tra le province di Potenza e Matera
La Basilicata si conferma all'avanguardia nella prevenzione con l'avvio della campagna informativa sulla vaccinazione per il contrasto al virus respiratorio sinciziale.
Dallo scorso 12 novembre è infatti possibile acquisire, presso le farmacie lucane, tutte le informazioni utili per poi sottoporsi a successiva vaccinazione presso le strutture proposte. Vaccinarsi rappresenta un gesto importante per prevenire complicazioni legate alla diffusione di bronchioliti e polmoniti. Non a caso, la variante umana del virus è responsabile delle maggiori infezioni delle basse vie respiratorie che interessano in particolar modo i bambini, gli anziani e le persone con un sistema immunitario già precario e compromesso. Il vaccino protegge i neonati, fino a 6 mesi, le cui mamme si sono sottoposte a vaccinazione durante la gravidanza, ma anche gli adulti con patologie pre- esistenti e gli anziani. L'infezione è simile ad una normale influenza con raffreddore, tosse, febbre, naso che cola, starnuti e respiro sibilante. I sintomi più gravi possono manifestarsi con difficoltà re-
spiratorie, apnea, inappetenza. La campagna informativa che vede la collaborazione di Federfarma è voluta dalla casa farmaceutica Pfizer: sono 220 le farmacie coinvolte in entrambe le province di Potenza e Matera con l'obiettivo di supportare i pazienti e fornire loro informazioni concrete sulla diffusione e pericolosità del virus sinciziale nonché sulla necessità di vaccinarsi. Le farmacie aderenti alla campagna vaccinale sono riconoscibili attraverso locandine dedicate. All'interno di ogni presidio, personale adeguatamente formato è a disposizione dei cittadini utenti per fornire tutte le informazioni necessarie. Obiettivi della campagna, la riduzione della diffusione del Virus Respiratorio Sinciziale, la protezione dei soggetti cosiddetti 'fragili' e la promozione della cultura preventiva mediante i presidi sanitari di prossimità.
Il Presidente regionale di Federfarma Basilicata Antonio Guerricchio ha sottolineato come le farmacie presenti sul territorio regionale «fungano da cassa risonanza per la campagna vaccinale poiché fanno da collante tra il sistema sanitario e il cittadino a cui vengono fornite tutte le informazioni possibili ed

utili a incentivare l'adesione alla vaccinazione».
Guerricchio ricorda anche che «uno dei ruoli che la farmacia sostiene da anni è l’entrata nel merito della campagna vaccinale essendo al momento deputata alla vaccinazione della solo influenza.È compito della farmacia promuovere iniziative nel campo della prevenzione».
Federfarma Basilicata patrocina questa iniziativa- conclude il Presidente regionale- «affinché la cultura della vaccinazione RSV possa essere maggiormente radicata all’interno della popolazione della regione e possa garantire una protezione per bambini e anziani».

Inizia un itinerario
che unisce il capoluogo e Avigliano, con opere d'arte site specific e performance musicali in programma

Si terrà questa mattina alle ore 11, nella Sala dell’Arco del Palazzo di Città, sede municipale di Piazza Matteotti, la conferenza stampa di presentazione del progetto e delle attività programmate nell’ambito del PIC - Scale dell’altrove, strade dell’incanto.
Un viaggio culturale, un itinerario plurimo nella verticalità della città e della montagna che riguarda Potenza e Avigliano (progetto inserito nei Piani Integrati della Cultura della Regione Basilicata).
Si tratta di un progetto che coinvolge i Comuni di Potenza e Avigliano, il Liceo artistico W. Gropius, l’associazione Basilicata 1799, il LAP – Laboratorio di Arte Pubblica, Exeolab e diversi
partner tecnici, finalizzato a creare un inedito percorso turistico e religioso da offrire ai lucani e ai turisti, un itinerario immersivo frutto del lavoro di diverse residenze d’artista che si è concretizzato nella realizzazione di opere e installazioni d’arte site specific: a Potenza, dalle Scale mobili di via Armellini alla Galleria Civica, e ad Avigliano, nel centro storico e verso il Santuario della Madonna del Carmine. Tra gli output del progetto anche performance musicali, percorsi di musicoterapia e convegni tematici che si terranno dall’1 al 23 dicembre 2025. Con i Sindaci e gli assessori alla Cultura di Potenza e Avigliano, parteciperanno all’incontro con la stampa tutti i partner del progetto.
POTENZA Ben centocinquanta coristi hanno cantato nel segno della speranza, della pace e della fede
DI F RA NC E S CO ME N ON N A
Una serata di festa, di canti, di liturgia e di vocazione per una comunità, un modo per ritrovarsi tutti insieme nel nome di Santa Cecilia, Santa Patrona della Musica, celebrata sabato sera nella Chiesa di Santa Cecilia, sita nel popoloso rione di Poggio Tre Galli, che nella solennità dedicata alla Santa ha inteso svolgere la ventisettesima rassegna delle corali promossa di concerto con il Chorus Indide Basilicata, Federcori, Musica Maggiore e Musica Sacra. Prima la celebrazione della Santa Messa, officiata dal Vescovo Emerito di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Monsignor Salvatore Ligorio e concelebrata da don Gerardo Cerbasi, don Rocco Colucci e don Dino Lasalvia che ha inteso toccare le “corde” di Santa Cecilia nel segno della spiritualità e della profonda vocazione religiosa, poi appunto l'esibizione di otto corali con l'esecuzione a cori uniti dell'inno Pellegrini di Speranza che ha portato sull'altare oltre 150 coristi, pronti a dare voce ai ventisette anni di storia di questa iniziativa di pregevole fattura svoltasi in una Chiesa gremita in ogni ordine di posto.
Nella sua Omelia, Monsignor Salvatore Ligorio ha ringraziato il Vescovo di PotenzaMuro Lucano-Marsico Nuovo, Monsignor Davide Carbonaro per avergli offerto la possibilità di presenziare ad una giornata così importante e densa di significati, poi il discorso legato a Santa Cecilia, amante della musica che lega la parrocchia di Poggio Tre Galli al resto della città di Potenza. Le otto corali presenti sono state, la Corale di Santa Cecilia, il Coro Voci Luce, il coro della Parrocchia di San Giovanni Bosco, la Beato Bonaventura Band del Beato Bonaventura, la Corale di Santa Maria della Speranza, il Coro Maria Grazia de Padova della Parrocchia

di San Carlo Borromeo di San Marzano di San Giuseppe della Diocesi di Taranto, il Coro della Parrocchia di Santa Chiara, il Coro di San Rocco Confessore e il Coro Gospel. Una serata intensa, vissuta all'insegna della musica sacra, dei canti della tradizione religiosa, di quelli legati alla musica classica e leggera che ha inteso rinforzare la presenza di Santa Cecilia nella spiritualità intesa come accoglienza e valore unico e universale della Parola di Dio.
Don Gerardo Cerbasi, parroco di Santa Cecilia ha parlato dell'evento: «È un momento in cui la comunità si ritrova intorno alla Santa protettrice, patrona della musica e dei musicisti ma soprattutto è un momento di comunione dove riscoprire la bellezza dello stare insieme ascoltando la Parola del Vangelo. Ligorio? Si anche la gioia di poterlo incontrare, di poterlo ringraziare per gli anni in cui ha esercitato la sua paternità nel suo ministero episcopale, qui nella nostra diocesi. E' una ricchezza che si aggiunge a questa giornata di festa».
Monsignor Salvatore Ligorio ha parlato del-

la giornata di festa e di fede sottolineando quanto segue: «Si, provo subito una bella accoglienza, attesa per celebrare questa festa, che vede questa Santa Vergine e Martire dare testimonianza ancora oggi su valori umani cristiani e ricchi di fede. Auguriamo alla comunità di essere sempre testimone dell'annuncio del Vangelo che si fa sempre più necessario in una società che desidera fortemente vivere pienamente la speranza. Abbiamo la musica che arricchisce l'animo e rende sempre più sensibile la nostra attenzione nei confronti di Dio».
Luigia Telesca, del Coro Gospel ha parlato della presenza nella festa: «Il giorno di Santa Cecilia che poi la tradizione ricorda come colei che trasforma la sua stessa vita in preghiera noi come coro gospel ci sentiamo uniti in questo spirito ed in particolar modo in questo genere che noi portiamo di origine afro americana, carico di ritmo, un messaggio positivo attraverso però sempre la preghiera. E quindi quale migliore occasione per onorare la Patrona della musica portando un po' della nostra musica».
E il suo governo fosse una sfilata di filosofi che discutono sotto i portici come se fossero nell’Agorà
Immaginate la scena: la città di Potenza si sveglia e scopre che il nuovo sindaco, dopo un ballottaggio surreale, è Platone. Sì, proprio lui, quello della caverna, delle idee, dei dialoghi che nessuno ammette di non aver capito fino in fondo.

La notizia corre veloce: i cittadini, almeno all’inizio, pensano che sia uno scherzo di Carnevale fuori stagione. Ma poi lo vedono davvero, in piazza Prefettura, con ilmantello ben piegato, che spiega con calma olimpica che «la città deve tornare a guardare il Bene», e potete immaginare gli sguardi smarriti di fronte a tanto entusiasmo metafisico… e qualche automobilista che sbuffa chiedendosi se dovrà fermarsi anche a riflettere sul senso dell’esistenza prima di parcheggiare. Platone, da buon governante ideale, non ha perso tempo. Ha subito formato la sua giunta, scegliendo gli assessori non per fedeltà politica, ma per filosofia di vita. E così Potenza diventa, nel giro di una notte, la prima città al mondo amministrata come un simposio permanente.
Con ironia, certo, ma anche con una verità difficilmente attaccabile: se i classici avessero davvero in mano le deleghe, forse qualcosa, almeno qualcosa, funzionerebbe meglio.
L’ASSESSORATO
ALLA SAGGEZZA
URBANA: SENECA Seneca, nominato da Platone Assessore alla Mobilità e ai Trasporti, ha accolto l’incarico con il suo solito aplomb da stoico romano. La prima conferenza stampa è stata una lezione travestita da programmazione amministrativa: «Una città non è bloccata dal traffico, ma dall’impazienza di chi ci vive.»
Frase saggia, certo, ma quando l’ha pronunciata davanti ai cittadini imbottigliati su via Appia alle otto di mattina, qualcuno ha rischiato di raggiungere l’atarassia per esaurimentonervoso.Seneca promette però una rivoluzione: trasporti che non arrivano in ritardo “ perché il tempo è un’opinione,”parcheggi dove finalmente il posto si trova “non quan-
do lo cerchi,ma quando smetti di desiderarlo troppo”. Insomma, la mobilità secondo Seneca funzionerà solo se anche il cittadino diventerà un po’ stoico. Che poi, a Potenza, con le scale mobili spesso in manutenzione, lo sono già da tempo. E c’è chi commenta: “Finalmente, qualcuno che ci dice di respirare mentre cerchiamo parcheggio in via Pretoria”.
EPITTETO
E LA GIUNTA
DELLA RESILIENZA
Epitteto, nominato Assessore al Lavoro e alle Pari Opportunità, ha portato una sola linea guida: «Non possiamo controllare i problemi, ma possiamo controllare come ci organizziamo.» Che tradotto in potentino significa: «Non possiamo cambiare le cose subito, ma possiamo almeno provarci». E già questo sarebbe un progresso epocale. Ha iniziato convocando tavoli, incontri, consultazioni, spiegando che l’unica vera catena è quella mentale. E nel frattempo, con discrezione e autoironia, ha consigliato ai dipendenti comunali di non farsi condizionare dalle difficoltà: se la stampante non funziona, non è un dramma; se il server cade, non è tragedia; se arriva una PEC alle 18:59, non è la fine del mondo.
Una Potenza più resiliente, insomma, dove la burocrazia non viene subita ma osservata con distacco filosofico. Alcuni cittadini, mentre lo ascoltano,commentano sottovoce: “Almeno uno ci prova a farci diventare stoici… peccato che la fila in banca non cambi da secoli.”
SOCRATE
ASSESSORE ALLA
CULTURA (CHISSÀ COME FINISCE)
Platone, con affetto e una punta di vendetta, ha piazzato Socrate come Assessore alla Cultura. E qui inizia il divertimento. Perché se c’è una cosa che Socrate sa fare, è demolire convinzioni, domande dopo domande.
Le riunioni con idirigenti sono diventate interminabili dialoghi che iniziano con: «Cos’è la cultura? Sei sicuro di saperlo? E perché lo credi?» Dopo tre ore di confutazioni, gli impiega-

ti escono trasformati o completamente smarriti. Ma c’è da dire una cosa: Socrate sta rimettendo in discussione tutto ciò che prima veniva dato per scontato. Musei, biblioteche, eventi, produzione culturale: ogni scelta deve essere giustificata, motivata, ragionata. Per la prima volta, a Potenza, la Cultura non si fa “perché si è sempre fatto così”, ma perché ha un senso. E già questo, per l’amministrazione pubblica, meriterebbe una targa… e forse anche un’ora di pausa caffè più lunga.
ORAZIO ASSESSORE AL TURISMO
(E ALL’ARTE DI GODERSI LA VITA)
Orazio arriva nell’assessorato con un bicchiere di Aglianico del Vulture immaginario e la filosofia del carpe diem tatuata nell’anima. La sua idea di turismo è molto semplice: far sì che la gente, venendo a Potenza, si senta viva. Niente brochure troppo serie: Orazio vuole itinerari che esaltino il gusto, il paesaggio, il ritmo lento e vitale della città. Ha dichiarato:«Potenza non deve competere con nessuno. Deve solo essere sé stessa, e farlo bene.» Propone festival delle arti, percorsi di poesia nei vicoli, camminate al tramonto verso il Basento, rassegne teatrali musicali e di danza che coniughino antico e moderno. E in fondo, anche se parla in versi, chi può davvero dargli torto? Alcuni turisti, camminando con lui, si ritrovano a recitare ad alta voce versi latini senza nemmeno volerlo…e a fare il brindisi ogni tre passi.
NICHIREN DAISHONIN ASSESSORE ALLA TRASFORMAZIO-
NE INTERIORE E AL RISVEGLIO CIVICO
E qui Platone ha fatto il colpo da maestro. Ha affidato a Nichiren un assessorato che nessuno aveva mai osato immaginare: quello che lavora sulla trasformazione interiore dei cittadini. Nichiren non promette miracoli. Non dispensa misticismi. Ricorda semplicemente una cosa: una città cambia quando cambiano le persone che la abitano. Il suo ufficio non distribuisce moduli, ma coraggio. Organizza laboratori di consapevolezza civica, incontri per risvegliare senso di responsabilità, spazi dove il cittadino non delega, ma partecipa. Il suo motto amministrativo è limpido: «Se non trasformi te stesso, non puoi trasformare la tua città.» E la verità è che da lui, più che dagli altri, dipenderebbe la Potenza del futuro: una città più consapevole, più determinata, più luminosa. Qualcuno, uscendo dal laboratorio, commenta: «Finalmente qualcuno ci dice che il traffico e i cantieri sono dentro di noi…» LA GIUNTA COMPLETA (FACCIAMOLA BREVE, PER QUANTO POSSIBILE)
Aristotele – Bilancio e Programmazione: perché se qualcuno può mettere ordine nella confusione, è lui.
Diogene – Ambiente e Decoro Urbano: gira per il centro con una lanterna… e denuncia ogni cassonetto traboccante.
Pirro di Elide – Centro Storico: cura vicoli, piazzette e scalette come un campo di battaglia filosofico; ogni passo diventa lezione di resilienza urbana e ogni turista finisce per fare foto ovunque… anche
dove il pavimento è un po’ sconnesso. Eraclito – Lavori Pubblici: perfetto per una città dove tutto scorre e tutto cambia, soprattutto i cantieri.
Pitagora – Innovazione e Smart City: righe, numeri, proporzioni; forse finalmente il Wi-Fi funzionerà davvero.
Lucrezio – Sanità e Benessere: perché un po’ di serenità materialista serve sempre.
Averroè – Integrazione e Multiculturalità: capace di tenere insieme mondi lontani con una logica impeccabile. Insomma, una giunta che neanche nei sogni più audaci.
UNA POTENZA CHE PENSA, CHE RIDE, CHE CAMBIA (VERSIONE IRONICA FINALE)
Se Platone fosse davvero sindaco di Potenza, forse non tutti lo capirebbero, forse qualcuno lo prenderebbe per un visionario un po’ ingenuo. Ma una cosa sarebbe certa: la città tornerebbe a interrogarsi, a discutere, a cercare un’idea più alta di sé stessa. E se Nichiren guidasse il cambiamento interiore dei cittadini, allora sì, Potenza potrebbe smettere di aspettare il futuro… e cominciare a costruirlo. E alla fine, anche se qualche cassonetto traboccante resiste e i turisti inciampano nei sanpietrini dei vicoli, qualcuno si ritroverebbe a filosofare davanti al semaforo rosso, chiedendosi:“Ma se questo è il Bene, posso attraversare comunque?”In fondo, la città ideale non è un sogno. È una scelta quotidiana. E la filosofia, quando è viva, serve proprio a questo: non a spiegare il mondo, ma a trasformarlo.

Si è svolta ad Abriola la presentazione ufficiale del progetto
“Non più soli”, un’iniziativa rivolta ai cittadini over 65 con l’obiettivo di rafforzare la rete di sostegno
sociale, promuovere il benessere e prevenire situazioni di solitudine ed esclusione.
Durante l’incontro, il Sindaco Romano Triunfo ha sottolineato l’importanza
strategica di questo intervento, ribadendo la massima attenzione dell’Amministrazione comunale alle politiche sociali e alla tutela della popolazione più anziana.
I Carabinieri sono intervenuti dopo una segnalazione della vittima al 112
L’azione di contrasto ai reati che si consumano tra le mura domestiche rimane una priorità assoluta per il Comando Provinciale Carabinieri di Potenza.
Nel territorio del Vulture Melfese, i Carabinieri della locale Stazione, con il supporto della Radiomobile della Compagnia di Melfi, sono intervenuti con urgenza a seguito di una segnalazione giunta al Numero Unico di Emergenza 112, ponendo così fine all’ennesimo episodio di violenza in ambito familiare.
Protagonista della vicenda una coppia di quarantenni del posto e una situazione di disagio protratta nel tempo che, secondo le prime risultanze investigative, si svolgeva nel silenzio.
Al momento dell'arrivo delle pattuglie, i militari dell’Arma hanno individuato la vittima in stato di forte choc e costretta ad abbandonare la casa coniugale assieme al figlio e, nell’abitazione, il compagno in palese stato di alterazione.
Nella circostanza, la violenza si è manifestata con un’aggressione fisica e verbale, avvenuta, come forse altre volte, alla presenza del figlio minore della coppia. Condotte che non solo ledono la dignità della vittima ma compromettono gravemente l'integrità psicologica del minore, involontario testimone del dramma.
La donna ha trovato la forza di chiedere aiuto, permettendo agli uomini dell'Arma di interrompere una serie di condotte vessatorie e minatorie subite da tempo
e mai precedentemente denunciate. Acquisite le prove necessarie e ascoltata la dettagliata deposizione della vittima, i Carabinieri hanno proceduto all' arresto in flagranza del quarantenne, ritenuto responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia.
L'uomo è stato posto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione, come disposto dall’Autorità Giudiziaria di Potenza, mentre la donna, già costretta dall’episodio aggressivo ad abbandonare la casa coniugale, si è trasferita con il figlio minore presso alcuni parenti, dove ha trovato assistenza e sicurezza.
L'arresto è stato successivamente convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale locale che ha disposto a carico dell’indagato, per il quale si ribadisce sussistere la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa e l’apposizione del braccialetto elettronico.

Il primo cittadino ha evidenziato come “Non più soli” rappresenti un impegno concreto per costruire una comunità più solidale e vicina ai bisogni delle persone.
Un ruolo specialistico di coordinamento sarà ricoperto dal Dott. Claudio Borneo, psicologo esperto in neuropsicologia e psicogeriatria, che oltre a seguire il servizio di supporto psicologico domiciliare coordinerà sia le attività dei laboratori aggregativi sia gli interventi di assistenza domiciliare rivolti agli anziani fragili. La sua presenza garantirà un approccio professionale e attento ai bisogni emotivi, cognitivi e sociali degli utenti. Il
progetto prevede un ampio ventaglio di azioni integrate: attività ricreative e culturali, ginnastica dolce, stimolazione cognitiva, supporto domiciliare leggero, momenti di socializzazione e iniziative pensate per rafforzare il senso di comunità. Tutte le attività saranno realizzate in sinergia con operatori e volontari del territorio, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli anziani e delle loro famiglie.
L’Amministrazione comunale ringrazia tutti i partecipanti e i partner coinvolti per il contributo alla realizzazione di un programma che mette al centro le persone e promuove valori di solidarietà e inclusione.
Imprenditore lucano simbolo di qualità e tradizione

Èvenuto a mancare in questi giorni Giuseppe Panzardi, originario di Castelsaraceno. Aveva 87 anni. Vogliamo esprimere una breve nota di ricordo per questo grande uomo che ha dedicato tutta la sua esistenza terrena all’arte della ristorazione. Diciamo arte perché egli, oltre ad essere un grande imprenditore, era soprattutto un cuoco sopraffine, un cultore della gastronomia nostrana. Ha trasformato un piccola trattoria di campagna in un ristorante raffinato ed un albergo, che si trova ancora alle pendici dello splendido monte Alpi, in contrada Frusci, nel comune di Castelsaraceno, il paese che oggi vanta il ponte tibetano più lungo al mondo. Un tempo questo paese poteva andare fiero per il suo “Peppe dei Frusci”, come veniva nomato. Peppe ha saputo ben valorizzare i prodotti locali, legate alla produzione agrosilvo-pastorale. C’erano tante aziende allevatorie sul posto. Ma non solo, egli era capace di portare sul piatto, a tavola tutti quei prodotti che avevano un sapore straordinario, come funghi, formaggi, salumi, arrosti di carni ovine bovine e caprine. Erano greggi che pascolavano proprio su quelle montagne. Si gustava il sapore della montagna, il senso di quelle erbe che crescono solo da quelle parti, all’ombra di quegli sparuti pini loricati che ancora si affacciano agli strapiombi divini del monte Alpi. Venivano ad assaporare questi piatti squisiti da tutte le parti, a Frusci. Quanti matrimoni ha celebrato, laicamente! Perché dopo esseri passati dal prete, gli sposi, andavano a mangiare tutti da Peppe dei Frusci. E poi, quante persone lavoravano da lui! Quante persone trovavano riparo da lui, quando la neve copiosa discendeva sui nostri monti e le strade divenivano ardue e perigliose! Queste persone hanno arricchito la Lucania con la loro operosa e viva presenza. Oggi, di queste persone non ne nascono più e non sappiamo neppure se le loro opere avranno un seguito. Grazie, Peppe, per tutto quello che hai saputo donare alla nostra terra, che oggi, senza di te, si impoverisce di tanto!
GIUSEPPE DOMENICO NIGRO


MATERA. «Sembra diventata una telenovela quella che riguarda l’elezione del presidente del Consiglio Comunale di Matera» afferma il consigliere comunale di “Matera nel Cuore” Giovanni Angelino che aggiunge:

«Mi riferisco alla candidatura da parte della maggioranza che sostiene il candidato presidente Augusto Toto, candidatura che non viene condivisa dall’opposizione e che per i suoi capricci non riesce ancora a tramutarsi in elezione».
«Ritengo che quella di Augusto Toto sia una candidatura autorevole per la città di Matera e la persona giusta per svolgere il ruolo di presidente del Consiglio comunale di Matera. - prosegue il con-
sigliere Angelino - Voglio ricordare all’opposizione che a Potenza ci sono voluti due anni prima di trovare un accordo per l’elezione del presidente del Consiglio comunale; quindi, non accettiamo dai consiglieri di minoranza le-
zioni sul rispetto delle regole che riguardano la macchina comunale e sulle scelte che riguardano ruoli di primo piano come quello del presidente del Consiglio comunale».
«Bene ha fatto il Consigliere Gianni De Mola ad affermare che la maggioranza è compatta sulla candidatura di Augusto Toto a presidente del Consiglio comunale di Matera» dichiara Angelino.
«Sono convinto che in tempi brevi questo nodo potrà essere sciolto e sono certo che il sindaco Nicoletti saprà trovare la soluzione giusta per superare anche l’ultimo ostacolo sul quale l’opposizione continua a punzecchiare la maggioranza» conclude il consigliere comunale Giovanni Angelino.
Gli studenti partecipano a laboratori creativi e piantumazioni, adottando un “Passaporto” per diventare sentinelle dell'ambiente
Il 21 novembre, dal 2013, si celebra la Giornata nazionale degli alberi, istituita dalla L. 10/2023 con l’obiettivo di piantare nuovi alberi indispensabili per la vita sostenibile dell’ambiente e del pianeta. Piantare nuovi alberi, seguendo le indicazioni giuste con la collaborazione degli esperti, non è solo esteticamente piacevole. Proteggere e piantare gli alberi è anche una strategia per sopravvivere e vivere in un mondo più sostenibile.
Ecco che l’Istituto Comprensivo Pascoli di Matera ha voluto organizzare, insieme ai docenti, una grande festa che ha coinvolto, con attività di continuità tra gli ordini (infanzia, Primaria, I grado), le sezioni di 5 anni dei plessi Lazazzera e San Giovanni, le classi quinte dei plessi Lucrezio, Moro e Nitti e le nove classi prime della scuola di primo grado. Nei plessi, che per l’occasione si sono tinti di verde, varie le attività di sensibilizzazione, lavori creativi, con laboratori di preparazione alla giornata, piantumazione di nuovi alberi. Gli alunni e le alunne, hanno adottato, inoltre, un Passaporto che consente di essere le giovani sentinelle dell’ambiente circostante, a scuola come in famiglia. Hanno portato i loro saluti, nel momento conclusivo dell’iniziativa itinerante, il Vice Sindaco del Comune di Matera, Assessore Rocco Buccico, per gli agronomi del Comune di Matera il dott. Basile, Anna Lanza promotrice e curatrice della giornata per Egrib e la Dirigente Scolastica Caterina Policaro. Hanno partecipato, inoltre, il responsabile della comunicazione azienda Cosp Tecno Service, Andrea Ferrari, la responsabile della comunicazione Erica Gabriele De Dominicis.

«Grazie a un protocollo sottoscritto con Egrib prosegue - dichiara la Dirigente Scolastica Caterina Policaro - quale arricchimento dell’Offerta Formativa della nostra scuola, la collaborazione per la promozione e la divulgazione di iniziative di educazione allo sviluppo sostenibile e ambientale. Una collaborazione che, a partire da Egrib, ha coinvolto oltre 400 alunni e alunne nei sei plessi della Pascoli, e ha visto una bella sinergia istituzionale. Doveroso ringraziare la Cosp Tecno Service fornire le compostiere nei plessi con le quali attivare il progetto compostaggio domestico, e l’azienda Gallo Rosso della famiglia Di Cuia di Montescaglioso donare lombrichi e compost maturo. Ringraziamo sentitamente il Comune di Matera e i suoi agronomi per aver donato gli alberi che sono stati piantati negli spazi verdi che compongono le pertinenze di ogni plesso. Infineconclude la Dirigente Policaro - le studentesse e gli studenti del Turi-Morra (moda e


sociosanitario per il giardino dei sogni arricchito dalla presenza della Regina degli alberi e Itas per la collaborazione alla piantumazione).»
Un tributo a donne che hanno vissuto secondo i propri desideri, in un momento che invita a riflettere sulla dignità e la libertà femminile
DI A NTONELLA P ELLETTIERI
La morte delle gemelle Kessler e di Ornella Vanoni, nel giro di pochi giorni e a breve distanza dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne che si svolgerà il 25 novembre, mi hanno spinta a riflessioni e pensieri importanti e determinanti sull’essere donna. Sia le gemelle Kessler sia Ornella Vanoni ci hanno insegnato a vivere e a morire in maniera coraggiosa e seguendo il nostro istinto e il nostro modus vivendi. Queste tre donne, nel corso della loro lunga e inusuale vita, hanno seguito solo i loro desideri, hanno scelto da sole, hanno deciso come vivere e sono stati esempi di profonda generosità per gli insegnamenti che ci hanno lasciato.

role che, ogni tato, mi risuonano nella mente con l’immagine del viso non contento di chi le pronunciava. Avere la forza di scegliere e di decidere da sole, non è scontata e non tutte le donne scelgono da sole. Ancora molte pensano di dover chiedere il parere di un uomo per paura di sbagliare; quasi mai chiedono il parere di una donna perché, di solito, sono “quelle donne” che non amano le altre donne.
Il più importante di tutti la libertà che si conquista con difficoltà porta a differenziarsi da tutti gli altri: ricordo, sempre, le parole di un mio stretto parente che, quasi incredulo e per niente soddisfatto, precisava che io ero l’unica donna che lui conosceva a fare solo quello che voglio.
Non dimentico queste pa-
La morte delle gemelle Kessler ha aperto un dibattito molto particolare e complesso sulla libertà di scegliere anche il modo in cui morire: il suicidio assistito ha mostrato quanto fossero lucide, libere e responsabili le due famosissime donne di spettacolo solo in Italia, in Germania attrici di teatro e conosciute anche come donne di profonda cultura. Il dibattito sul suicidio assistito implica, per alcuni, uno scarso rispetto verso la sacralità della vita.
A mio parere, la sacralità della vita implica anche la libertà di scegliere come vivere e come morire.
Non sono capace di dare un giudizio preciso sui casi in cui si può considerare giusto un suicidio assi-

stito ma io credo che, nel caso delle gemelle Kessler, che hanno vissuto sempre vicine essendo l’una lo specchio dell’altra, mi porta a pensare che a me è parso normale che fossero morte insieme. Solo dopo qualche minuto dal momento in cui ho letto dellaloro dipartita, mi sono chiesta il perché fossero morte insieme. Dopo aver saputo che non vi era la mano di un assassino ed era una morte desiderata e scelta, a me è sembrata la fine più giu-

sta, più attesa…sono nate insieme, hanno vissute sempre insieme nella stessa casa, e sono morte vicine e insieme, le loro ceneri riposeranno insieme in un’unica urna insieme a quelle della loro mamma.
Queste determinazioni in una vita fatta di scelte eretiche e particolari, è stata presente nel modo di essere di Ornella Vanoni, amatissima da tutte e tutti.
Donna di esuberante eleganza e non comune raffinatezza, ha chiesto di essere ricordata, a Milano, titolandogli un’aiuola.
Non sarà facile scegliere i fiori e tenere questo spazio adatto a cotanta eleganza e raffinatezza.
Neanche un solo giorno ci potranno essere fiori appassiti o piante non curate, dovrà essere, sempre, tutto perfetto come era la grandissima Vanoni che, parlando della sua vita, aveva precisato che “ci sono voluti tanti anni per diventare giovane", facendo riferimento alla leggerezza e alla felicità che si raggiunge in tarda età e si riesce ad essere spensierati e a librare come una farfalla. Come è sembrato naturale che le gemelle Kessler fossero morte insieme, alla stessa maniera, la morte della Vanoni era inattesa malgrado i suoi 91 anni. Avevamo voglia di veder-
la ancora e di ascoltarla nella sua allegria mentre il suo fascino la rendeva leggera e capace di volare sopra le nostre esistenze appesantite da inutili pensieri, A me mancherai moltissimo, cara Ornella: sapevi interpretare i testi delle tue canzoni con una maestria non comune e regalare concetti e pensieri molto profondi con il sorriso e una voce melodica indimenticabile.
La violenza psicologica di cui siamovittime e non riusciamo a difenderci, spesso, a causa della mentalità antica e patriarcale di moltissimi uomini e, secondo qualcuno, “il DNA degli uomini non accetta la parità”. Ma il DNA non è una mentalità sviluppatasi da educazioni ataviche e sbagliate: il DNA implica che non si può fare diversamente e, dunque, considerare quasi un dogma che gli uomini non riescano ad accettare la parità e, dunque, possono fare violenza a una donna perché sono, naturalmente, predisposti a sentirsi superiori. Molto triste questa affermazione e ritengo che chi ha pronunciato queste parole abbia un’esistenza molto difficile e complessa: preferisco Ornella quanto canta “io sono tutta l’amore che ho dato, mare in tempesta e cielo stellato”. Preferisco questo DNA!

A 45 anni da quella tragica domenica, i Comuni lucani ricordano e progettano nuovi scenari
Domenica 23 novembre 1980- domenica 23 novembre 2025. Nel 45esimo anno dal terremoto dell’80, si torna a ricordare quel funesto giorno in Basilicata, quando alle ore 19:34 il violento sisma cambiò il volto paesaggistico sociale ed economico della Basilicata, segnandone il suo futuro per decenni. Con una magnitudo pari a 6.9 scala Richter, fu avvertito in quasi tutta Italia, su una faglia lunga circa 60 km e larga 15.
Balvano, Muro Lucano e Pescopagano, tra gli altri, sono alcuni dei Comuni che ricordano quel giorno e le vittime di quella tragedia.
«Il 23 novembre rappresenta per Pescopagano non solo un giorno di memoria, ma anche un momento per guardare con lucidità e coraggio al cammino compiuto e a quello che ancora ci attende -spiegano dalla Casa comunale- La ricostruzione, iniziata tra dolore e speranza, continua oggi nel nostro impegno quotidiano a rendere Pescopagano un luogo capace di crescere, innovare e guardare al futuro con fiducia». Nel quadro delle attività in occasione della giornata, sono state previste iniziative istituzionali che hanno accompagnato la comunità in un percorso di riflessione e visione. A cominciare dalla mattina di ieri nella Chiesa di San Giovanni Battista, dove è stata celebrata la Santa Messa in ricordo delle vittime, un momento di raccoglimento che rinnova il valore della memoria condivisa. Si contarono 21 vite spezzate, come a Muro Lucano, che ha celebrato il ricordo depositando una corona alla memoria. Tanti furono coloro che restarono sotto le macerie per giorni. Dai cumuli di pietre, come voci dalle viscere della terra, si levavano lamenti ed urla. Nel mentre, continuavano le scosse. Un moto perpetuo che non lasciava pace. Ricordo, riflessione e futuro, sono stati i temi centrali a Pescopagano, dove presso l’Aula Consiliare, si è tenuto l’incontro–dibattito “Dalla ricostruzione al futuro”, con gli inter-

Il sismografo alle ore 19:35
venti del Sindaco Francesco Ambrosini, del Direttore Generale del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità Antonio Altomonte e del Vicepresidente della Giunta Regionale Pasquale Pepe, «un appuntamento pensato per riflettere su ciò che è stato e, allo stesso tempo, per progettare con entusiasmo le prospettive di sviluppo del nostro territorio» raccontano gli Amministratori.
A seguire, la comunità si è ritrovata al Monumento alle Vittime del Sisma del 23 novembre 1980 per la deposizione della corona, «gesto semplice ma profondo, che ci ricorda il valore delle radici e il dovere della memoria. Queste iniziative rientrano nel più ampio calendario di "Pescopagano Eventi", che dedica particolare attenzione alla cura del ricordo e alla valorizzazione delle nostre
storie, affinché nessuna pagina della nostra identità vada perduta» spiegano da Pescopagano, ultimo paese al confine con la Campania. Ma non è tutto: «Nel giorno della memoria, per il 45° Anniversario abbiamo rivissuto un ricordo di commovente fratellanza tra le comunità di Pescopagano, S.Andrea di Conza e Conza della Campania. Quando il 23 novembre 1981 la Caritas Italiana, organizzò la “Marcia nella Ricostruzione" di 8 km, partendo da Pescopagano percorse la S.S.7, unendosi a quello di S.Andrea di Conza per proseguire insieme verso Conza della Campania. Tre comunità di due regioni che condividono lo stesso ricordo, legate dagli stessi sentimenti di paura e dolore che una tragedia, come quella del Terremoto dell'80, può lasciare».

La “Marcia della memoria” a causa del maltempo non si è svolta, ma hanno avuto luogo le altre celebrazioni previste che uniscono i tre paesi, e infine l'incontro in Municipio presso la Sala del Consiglio Comunale sul tema: “Dalla ricostruzione al futuro”, concludendo dinanzi al Monumento delle Vittime del Sisma con la deposizione della corona, per poi far ritorno a Sant’Andrea e Conza. «Una giornata per ricordare chi non c’è più, onorare la forza delle nostre comunità e guardare con responsabilità al futuro. Per non dimenticare». E poi c’è Balvano, con il suo tristemente noto numero di vittime, 77 persone morte, di cui 66 tra bambini ed adolescenti, che trovarono la morte durante la celebrazione della Messa domenicale. «Fu un triste, lungo censimento» dichiarava il Sindaco e Medico Ezio di Carlo, che oggi è nuovamente alla guida del paese. Sul luogo della sciagura, oggi si erge una cappella dedicata. «Furono i bambini che si stavano preparando al sacramento della Cresima, ad essere i più rapidi a scappare verso l’uscita, ma proprio lì crollarono la parete ed il tetto. In veste di primo cittadino e di medico, il mio compito non fu semplice -ha raccontato Di
Carlo- c’erano da soccorrere i feriti, tirare fuori dalle macerie le persone ancora vive e allo stesso tempo da recuperare i morti. Le salme furono prima adagiate in piazza, poi sulla città giardino dove veniva fatto il riconoscimento e infine posti nelle bare e sepolte». Per la gravità dei fatti di Balvano vi si recarono anche il Presidente della Repubblica Sandro Pertini e Papa Giovanni Paolo II, le cui sillabiche parole ancora risuonano: «Coraggio». «Un evento che ha segnato nel profondo la nostra comunità – raccontano oggi dalla Casa Municipalee che, ancora oggi, richiama un sentimento autentico di commozione, rispetto e unità. Ricordare significa onorare chi non è più con noi, custodire una memoria che appartiene a tutti e rinnovare quel legame di solidarietà che, sin dal primo istante, ha sostenuto Balvano nel cammino verso la rinascita». La comunità balvanese si è ritrovata pertanto ieri mattina presso la Chiesa Madre, e per la benedizione della corona al cimitero in memoria delle vittime e nel pomeriggio dopo la Santa Messa, si sono tutti riuniti per la "Fiaccolata commemorativa" con la partecipazione delle autorità civili, religiose e militari.


Il messaggio del presidente della Basilicata: «Vorrei che ogni lucano ritrovasse non solo il senso della perdita, ma anche l'orgoglio della resilienza»
«C’è una sera che per noi lucani non è mai finita. Un’ora, le 19:34 del 23 novembre 1980, che assomiglia a quelle foto ingiallite che tieni nel portafoglio: un attimo di dolore fermato, che però ti accompagna e ti definisce per sempre» afferma il presidente della regione
Vito Bardi in occasione dell’anniversario del terremoto ‘80.
«Non è solo la cifra del calendario che torna, è il sapore di polvere e freddo che risale alla gola, anche per chi ha appreso quei momenti dai racconti dei padri e dalle prime pagine urlanti dei giornali. - prosegue il governatore - Il terremoto ci ha messo di fronte a una verità brutale: siamo fragili. Fragili come le nostre case, fragili come i legami che una scossa può spezzare. Ha lasciato dietro di sé il rumore assordante del silenzio e l'immagine indimenticabile dei nostri paesi distrutti».

«Il mio pensiero va innanzitutto a quelle vittime che non dimenticheremo mai, a quel vuoto che nessuna ricostruzione, per quanto necessaria, potrà mai colmare. - continua BardiEppure, in quel buio, è successo il miracolo che solo l'Italia sa fare: la solidarietà. L’urlo disperato del "Fate Presto" si è scontrato con l'arrivo silenzioso ma massiccio di migliaia di uomini e donne,
militari, volontari, semplici cittadini, da ogni angolo del Paese. Sono stati loro il nostro argine. Questa, forse, è la vera lezione del 1980: siamo un popolo che, quando il cielo crolla, sa mettere da parte le chiacchiere e diventare una cosa sola.Ma l'anniversario non è solo lacrime e memoria. È anche l'obbligo morale di non ripetere gli errori». «Abbiamo imparato sulla nostra pelle che la preven-

zione non è un costo, ma l’unica vera polizza sulla vita. Oggi, la nostra Università, nata anche come risposta a quella tragedia, sforna menti brillanti in ingegneria sismica: una piccola grande rivincita del sapere sulle macerie.Siamo impegnati, in Basilicata, a colmare il gap di sicurezza che ancora c’è, a trasformare le lezioni di quel giorno in azioni concrete e durature. La sicurezza dei cittadini è un va-
lore che viene prima di tutto» dichiara Bardi. «Nel ricordare il 23 novembre, non rivolgiamo lo sguardo indietro solo per onorare il dolore, ma per attingere a quella forza atavica che ci ha permesso di risollevarci. Vorrei che, in questa giornata, ogni lucano ritrovasse non solo il senso della perdita, ma anche l'orgoglio della resilienza e la capacità di speranza» conclude il presidente VitoBardi.
I RESPONSABILI DEI DIPARTIMENTI DI FDI: «RICORDARE NON SOLO LA TRAGEDIA, MA ANCHE LA FORZA E LA SPERANZA CHE NE SONO NATE»
Motta,
Nastri: «Il segno indelebile del terremoto, un’occasione per crescere insieme»
«Ierisono trascorsi 45 anni dal terremot o, del 23 novembre 1980, che ha segnato profondamente le comunità della Basilicata e dell'Irpinia» affermano Gianni Motta, responsabile provinciale ambiente ed energia Fratelli d'Italia, Paolo De Nictolis, responsabile provinciale Infrastrutture Fratelli d'Italia e Norma Nastri, responsabile provinciale Sanità Fratelli d'Italia.
«Un evento che ha portato dolore, cambiamenti e sfide immense, ma che ci ha anche insegnato il valore della solidarietà, della resilienza e della coesione. In quei momenti difficili, abbiamo visto persone unite, pronte a sostenersi a vicenda, e questo ha lasciato un
segno indelebile nel nostro modo di vivere e guardare al futuro» continuano i responsabili dei dipartimenti. «Abbiamo voluto ricordare non solo la tragedia, ma anche la forza, la speranza e la rinascita che ne sono nate. Ogni passo avanti, ogni ricostruzione, ogni gesto di aiuto reciproco è testimonianza della nostra capacità di rialzarci e crescere insieme» dichiarano Motta, De Nictolis e Nastri. «Che questa ricorrenza sia un momento per riflettere, onorare chi ha sofferto, e celebrare la positività e la solidarietà che ci hanno permesso di ricostruire non solo case, ma anche comunità e legami» concludono Gianni Motta, responsabile provinciale am-

biente ed energia Fratelli d'Italia, Paolo De Nictolis, responsabile provinciale Infrastrut-
ture Fratelli d'Italia e Norma Nastri, responsabile provinciale Sanità Fratelli d'Italia.
L’ANALISI Il terremoto del 1980 ha rivelato le fragilità di un territorio e ha dato il via a una complessa opera di ricostruzione
DI TANINO F IERRO *
Quando il 23 novembre del 1980 la terra tremò in Campania e in Basilicata, nessuno poteva immaginare la tragedia che si stava consumando in particolare nelle zone interne lucane e dell’Irpinia. Quasi tremila morti, rovine per decine di migliaia di miliardi di lire, un centinaio di paesi distrutti e circa un milione di senzatetto. Come sempre accade nella storia dell’umanità, a sopportare il peso devastante di una natura spesso nemica furono i ceti deboli, persone per le quali la vita era già fatta di duro lavoro per la sopravvivenza e che nello spazio di pochi minuti furono sollevate da tale fatica perdendo la vita. La cronaca di un’emergenza inizialmente non avvertita dal Governo nazionale in tutta la sua vastità è nel ricordo di tutti marchiata a fuoco con quel titolo della prima pagina del Mattino di Napoli, Fate Presto. Il Presidente Sandro Pertini si precipitò in quelle zone creando, perché non dirlo, anche qualche problema ai soccorritori ma testimoniando la vicinanza, sentita ed appassionata, di tutta la politica nazionale e dell’intero Paese al dolore della gente dell’Irpinia, della Basilicata e dell’intera Campania. Mentre la macchina dei soccorritori guidata in maniera impareggiabile dal Commissario Straordinario Giuseppe Zamberletti faceva per intero la sua parte, i partiti a livello nazionale si interrogavano sulla qualità delle risposte da dare a quelle popolazioni. Già c’era stato il ter-
remoto del Friuli per il quale la collaborazione intelligente tra partiti locali e nazionali aveva dato ottimi risultati.
Il problema, infatti, non erano solo le risorse da stanziare, quanto piuttosto quello di ottimizzarne l’utilizzo rilanciando quella cooperazione tra poteri democratici che aveva già dato i suoi frutti positivi in Friuli e in seguito nella Valtellina.
Il terremoto lucano e dell’Irpinia, quattro volte più grande di quello del Friuli, poneva, però, alle classi dirigenti locali e nazionali qualche problema in più rispetto al terremoto del Friuli e di altre zone del Paese. Questa volta non si trattava solo di ricostruire paesi interamente distrutti dal sisma, ma di cogliere l’occasione storica per dare risposte alla questione meridionale in campo da molti decenni.
Dalla Basilicata e dalle zone interne della Campania sul terreno dello sviluppo e da Napoli sul terreno della qualità della vita oltre che, naturalmente, su quello economico.
Miseria antica e distruzione sismica, insomma, stavano diventando un intreccio perverso e un nodo scorsoio al collo di quelle popolazioni, che temevano di vedere del tutto disattese quelle speranze coltivate per decenni. Il dibattito politico si infiammò e, per merito essenzialmente della Democrazia Cristiana e del P. C. I., che governava a quel tempo la città di Napoli, fu messa in piedi la famosa legge 219 che conteneva azioni di tre tipi: a) la ricostruzione delle abitazioni distrutte con il

recupero di un rapporto servizi-residenze equilibrato e moderno;
b) gli incentivi finanziari e fiscali per il trasferimento di attività produttive nelle zone interne della Campania ed in Basilicata;
c) un piano di 20 mila alloggi per la città di Napoli afflitta da un indice di affollamento tra i più alti del mondo (10 mila abitanti per Kmq).
Questa triplice azione strutturale era sostenuta da poteri speciali attribuiti ai sindaci e ai presidenti delle giunte regionali e conteneva, sul terreno finanziario, una novità.
La legge indicava alcuni obiettivi (ad esempio 20 mila alloggi) ma, non potendo quantificare in quel momento l’onere finanziario, e non avendo nel bilancio pubblico risorse sufficienti, affidava alle successive finanziarie il compito di stanziare le risorse necessarie anche sulla base di quello che sarebbe stato l’accertamento definitivo dei costi.
Fu così che le forze politiche di maggioranza e di opposizione si obbligarono a finanziare, negli anni successivi, con manovre creative, 1a più grande opera di infrastrutturazione nella Storia dell’Unità d’Italia, di alcune zone del Mezzogiorno. Quella triplice azione avviata nella primavera del 1981 finì, nel corso di un decennio, per far decollare altre iniziative non direttamente collegate al terremoto, ma che furono favorite dalle politiche ricostruttive e di sviluppo attivate in seguito al sisma del 1980. Ne cito alcune per tutte. Lo sviluppo dell’area metropolitana di Roma, Milano e Torino era avvenuto, dalla metà degli anni Sessanta in poi, con l’utilizzo delle somme accantonate con riserve tecniche dagli enti previdenziali (lnps, Inail, Enasarco, Enpam e via di questo passo). L’ammontare annuo complessivo di questi investimenti era tra i 4 e i 5 mila miliardi di vecchie lire. Una cifra enorme che aveva consentito l’espansione urbana delle maggiori città con un buon livello qualitativo. Quando nel 1988 la Commissione Bilancio preparò

un emendamento che obbligava per 5 anni gli enti previdenziali a riservare alle zone della Campania e della Basilicata il 20% dei propri investimenti, le forze politiche furono pronte ad approvarlo. Mille miliardi circa di investimenti immobiliari in quelle due regioni significò molto per lo sviluppo economico e per la vivibilità di quelle popolazioni. Basti pensare che, dalla sera alla mattina, si avviò a Napoli la costruzione dell’attuale centro direzionale che da oltre 15 anni era fermo al palo per mancanza di risorse. Con una domanda pubblica certa, gli imprenditori fecero a gara per costruire ed organizzare, così, un’offerta appetibile.
L’opera di infrastrutturazione della Basilicata avvenuta in quegli anni convinse la Fiat di Cesare Romiti a preparare gli investimenti nel polo automobilistico di Melfi. All’epoca l’On. Cirino Pomicino, che era ministro del Bilancio, stipulò con la Fiat un contratto di programma di ben 3 mila miliardi di lire per l’insediamento di Melfi, più un altro contratto di programma per l’indotto delle piccole e medie imprese. Anche in quell’occasione il consenso delle forze politiche e sociali fu altissimo. Due realizzazioni, il centro direzionale di Napoli e il polo Fiat di Melfi, che nulla avevano a che fare con il sisma del novembre del 1980, erano, comunque, figlie di quella cultura di governo sorta proprio in seguito al terribile terremoto e che aveva
fatto propri gli obiettivi di sviluppo economico e di ammodernamento urbano di quelle regioni. Insomma due benefici effetti a distanza di quella saggia decisione assunta dalla D.C. e dal P.C.I., oltre che dalle altre forze politiche minori, all’indomani di quella immane catastrofe. Negli anni che seguirono ebbi modo di seguire da vicino, nella mia veste di sindaco della città di Potenza, l’intero processo messo in moto dalla legge 219/81 che, però, divenne operativa nel 1984. Negli anni precedenti alla sua entrata in vigore, il Governo nazionale operò con l’ordinanza 80, al fine di agevolare il recupero delle abitazioni leggermente danneggiate. In quegli anni ho visto l’impegno fattivo e concreto delle classi dirigenti locali e dei dirigenti nazionali dei partiti eletti in quelle zone, che diedero vita ad una specie di partito trasversale del terremoto, ma ho visto anche crescere l’astio e la contrapposizione politica nei confronti dei risultati che si stavano ottenendo in tema di infrastrutturazione del territorio e di sviluppo industriale. Purtroppo, alla fine degli anni ‘80 il clima cambiò per questa campagna di odio sostenuta, ironia della sorte, dal giornale di Montanelli e da la Repubblica. Incertezze politiche e pressioni scandalistiche della stampa dettero vita a quella “Commissione Scalfaro”, che fu la culla dell’odio e del livore e che esplose poi con i fatti del ’92-’93 con l’Irpiniagate.

Sotto la spinta di Oscar Luigi Scalfaro, diventato nel ’92 Presidente della Repubblica, la ricostruzione sismica fu processata e dopo 15 anni assolta, ma intanto i sacrifici fatti ed i buoni risultati ottenuti con la ricostruzione vennero vanificati dai giudizi sommari verso la classe politica meridionale, considerata disonesta e incapace. Naturalmente, come in ogni processo complesso, anche nella ricostruzione vi furono fatti positivi ed episodi negativi, in particolare con l’arrivo degli imprenditori del nord che utilizzarono gli incentivi industriali per, poi, rapidamente scomparire.
Per quanto attiene, invece, la ricostruzione dell’edilizia abitativa va ricordato che si formò nella coscienza civile professionale una “nuova cultura dello sviluppo”: prima del novembre ’80, le iniziative da porre in essere nel campo di una qualsiasi ricostruzione non rientravano di certo nella cultura degli amministratori, dei tecnici, dei cittadini; nessuno aveva sentito parlare in termini appropriati dell’adeguamento antisismico con la stessa disinvoltura con cui, a distanza di tempo, si osa oggi trattare argomenti di natura tecnica legati al recupero del patrimonio abitativo.
Alla luce di quelle esperienze vissute si consolidò una cultura urbanistica che concorse, con il proprio contributo, ad un processo di trasformazione soprattutto dei centri storici di molti comuni.
Infatti furono riqualificati, in coerenza con il restauro conservativo, tutti gli elementi architettonici ivi preesistenti come i portali, le murature a faccia vista, le mensole dei balconi e dei vani finestra. Vale per tutti l’esempio della città di Potenza che, ancora oggi, ben rappresenta qualitativamente il lavoro
fatto.
Con l’intervento ordinario e straordinario dello Stato furono costruiti migliaia di abitazioni, edifici scolastici di ogni ordine e grado, strade e centri sociali, come pure impianti sportivi e centri sanitari. Un discorso a parte merita l’istituzione della Università degli Studi di Basilicata che rappresenta, senza enfasi e retorica, una conquista sociale di notevole spessore, agognata da decenni dalle generazioni lucane. Relativamente alle disfunzioni nel settore industriale va sottolineato che la politica centrale non è stata all’altezza del compito, nel senso che da Roma vennero quattro o cinque imprese che si divisero la grande torta delle infrastrutture; sempre Roma, poi, deliberatamente escluse le imprese della Basilicata e dell’Irpinia, nonostante un’ordinanza dell’allora ministro Scotti avesse sancito che il cinquanta per cento degli appalti doveva essere destinato alle imprese locali. Le suddette imprese “romane”, ottenuta la concessione al mega-appalto, altro non fecero che cedere i lavori in sub-appalto, questa volta alle imprese di Basilicata e dell’Irpinia, con ribassi fino al 50 per cento. Un affare di proporzioni immense, peraltro “registrato” dalla Commissione Scalfaro. Ma i lucani, e lo ribadiamo con rabbia e dolore, non parteciparono affatto a quella mega-ripartizione.
I lucani non hanno gestito nulla, tutto è stato calato dall’alto. Gli imprenditori hanno protestato, denunciato le degenerazioni dei subappalti ma nessuno li ha ascoltati.
C’è stata sicuramente sproporzione tra i finanziamenti pubblici elargiti e i risultati pratici ottenuti in termini di occupazione e produzione, ma se sprechi e scelte discutibili ci
sono stati, Roma, centro della politica, ne è stata consapevole, sempre. Gli atti posti in essere sono dipesi da una legislazione di 25 anni che li ha consentiti.
Allora? Speranze tradite? Una ricostruzione che ha fatto più male che bene? Poco onesto affermarlo. Per meglio capire i meccanismi innescati, nonché le perversioni vere o presunte, è necessario fare una distinzione tra le risorse finanziarie destinate alla ricostruzione del patrimonio abitativo e quelle assegnate alla costruzione delle aree industriali. Nel presente, come in prospettiva storica, è importante che i due flussi finanziari vadano nettamente separati. Nel primo caso i finanziamenti sono arrivati direttamente ai Comuni e agli Enti gestori del patrimonio edilizio pubblico e privato; nel secondo caso direttamente agli industriali, attraverso uffici e procedure gestite direttamente da Roma.
Ma, nonostante le scriteriate assegnazioni finanziarie, le aree industriali sorsero e sono ancora lì. Per fortuna! Tra mille difficoltà, fra tante contraddizioni e qualche errore di valutazione, le aree terremotate hanno cambiato volto. I veri problemi dell’industrializzazione ricominciano oggi, soprattutto con le non decisioni del Governo attuale per ulteriori aiuti alle zone terremotate e alla loro rinascita. Le aree industriali della Basilicata, oggi, sono soltanto dei poli produttivi a metà, alquanto isolati. Mancano ancora strade, interne ed esterne, mancano alberghi, mancano servizi come sportelli bancari e postali, posti di polizia, mancano i trasporti. Questi sono stati e sono i veri problemi di crescita di una industria giovanissima: quello che serve - ripeto -
è una attenzione maggiore della classe dirigente, possibilmente del Governo centrale, soprattutto per impedire un freno, uno stop ad una crescita economica e sociale che, qualunque cosa se ne dica, comunque c’è stata. Nel cratere ci sono industrie che rappresentano l’«AziendaItalia»: qui hanno portato tecnologie, management, strategie ma, anche, poca occupazione; tutte, per funzionare sempre meglio, hanno bisogno di un habitat che non c’è. Se spesso la modernità passa attraverso la tragedia, in questo Paese, che sa vivere solo con la crisi, la Basilicata e l’Irpinia ne sono state un caso esemplare. Ci voleva un terremoto per farle rifiorire, nonostante le loro irrisolte contraddizioni. Sulla ricostruzione, come già precedentemente accennato, si è abbattuta l’ombra lunga degli scandali e degli sprechi. La Commissione d’Inchiesta parlamentare sulle aree terremotate, presieduta dall’on. Scalfaro, è stata anche a Potenza e ha concluso i suoi lavori dopo 14 mesi di indagini ed approvato tre relazioni che furono successivamente portate in Parlamento. Il lavoro svolto dalla Commissione, comunque, non riuscì a farsi carico della diversità degli interventi previsti da una legge complessa e articolata. La Commissione non fornì tutti gli elementi richiesti, anzi alimentò il sospetto dell’utilizzo improprio delle risorse finanziarie. Tuttavia è verosimile affermare che in quel periodo la ricostruzione procedeva in maniera diversa da Comune a Comune; in moltissimi Comuni essa era in fase avanzata, mentre in altri si registravano ritardi dovuti a difficoltà di carattere urbanistico o a conflittualità fra condomini o a ritardi nell’elaborazione degli strumenti urbanistici. Furono stanziati 52 mila miliardi di lire, di cui circa due quinti vennero utilizzati per realizzare i ventimila alloggi di Napoli (dando sollievo ad una penuria abitativa universalmente riconosciuta) e tre quinti per la ricostruzione abitativa nell’intera area della Campania e della Basilicata. Poiché era supposizione comune che l’Irpinia avrebbe ottenuto 64.000 miliardi di lire, l’inchiesta ebbe modo di chiarire ciò: la provincia di Avellino, infatti, ebbe solo 6.549 miliardi. Per gli insediamenti produttivi nelle aree di Avellino, Salerno e Potenza furono
stanziati ottomila miliardi di lire. Tutto questo, fortunatamente, è storia passata anche se ha lasciato tante ombre sulla credibilità di una classe dirigente messa alla gogna e strumentalizzata dai giochi nazionali, fatti sulla pelle dei cittadini meridionali. Ma tornando alle cose più propositive che hanno ispirato questa mia riflessione, va detto che: «la legge 219 del 1981, quella concepita per far tornare alla normalità le zone terremotate, era una buona legge. La sua filosofia prevedeva la riparazione del danno e un limitato intervento finalizzato allo sviluppo produttivo. Il tutto da attuarsi entro tempi certi». Ma la 219 fu stravolta, come già detto, da oltre cinquanta leggi e decreti successivi. E così al posto della ricostruzione di ciò che era andato distrutto si diede il via libera, in molti casi, alla costruzione esagerata, fonte di umane distrazioni. Tuttavia, nel tracciare un quadro conclusivo relativo alla raffigurazione dei fatti e delle azioni conseguenti alla calamità, è giusto affermare che l’inchiesta, così come è presentata dai documenti conclusivi, appariva allora indispensabile. Lo scopo della ricostruzione di eventi tanto controversi, specialmente per il fatto che hanno comportato l’utilizzazione di ingentissimi finanziamenti pubblici, era, ad un tempo, la base epistemologica per l’individuazione delle responsabilità pregresse ed il punto di partenza per aprire in futuro un capitolo nuovo: il solo modo perché da una esperienza negativa potessero nascere regole nuove e più sicure nel governo della spesa pubblica, secondo criteri di trasparenza, collegialità, imparzialità ed efficacia. In conclusione, mi viene da aggiungere che una delle ragioni di forza di una democrazia avanzata è la sua capacità di autocorrezione dei propri errori. A questo deve provvedere sempre e senza indugi il Parlamento, al cui operato guardiamo con fiducia, alfine di scongiurare il pericolo che, in futuro, possa ripetersi quanto la Commissione Scalfaro ha così “realisticamente” squadernato davanti ai nostri occhi di spettatori o protagonisti di quegli eventi, sui quali, comunque, non abbiamo mai calato il velo ipocrita di una prona assuefazione, quanto, semmai, esercitato una nostra responsabile criticità.
*G IÀSINDACODI P OTENZA

SERIE C All’Arechi pareggio immeritato per i ragazzi di De Giorgio che in vantaggio con Schimmenti si fanno raggiungere da Ferrari
US SALERNITANA (3-5-2): Donnarumma 6; Anastasio 6, Golemic 6, Matino 6 (al 72’Coppolaro 6) ; Villa 5,5 (al 50’ Achik 6), Ubani 5,5 (all’82’Frascatore 6), De Boer 6(all’82’Ferrari 6,5) , Tascone 5, Capomaggio 5, Inglese 5, Liguori 5 (al 72’Ferrari 6.5)
Panchina: Brancolini, Achik, Varone, Ferrari, Knezovic, Ferraris, Coppolaro, Quirini, Frascatore, Di Vico, Boncori. All.: Raffaele.
POTENZA (4-3-3): Cucchietti 6 ,Novella 6.5, Riggio 6,5, Camigliano 6,5, Rocchetti 6,5, Siatounis 6 Felippe 6 (al 58’Ghisolfi 5,5), De Marco 5 (al 58’Maisto 5.5), Petrungaro 6, Anatriello 5,5 (al 58’ Selleri 5,5), Schimmenti 7 (all’89’Bura s.v.).
Panchina: Alastra, Guiotto, Sciacca, Mazzeo, Balzano, Ragone, Maisto, Bura,Selleri, Ghisolfi, Bruschi, Adjapong. All. De Giorgio
ARBITRO: Sig. Enrico Gemelli (Messina) 5
ASSISTENTI: Sigg. Nicola Morea (Molfetta); Vincenzo Andreano (Foggia)
IV Ufficiale: Sig. Antonio Liotta (Castellammare di Stabia)
FVS Steven La Regina (Battipaglia)
MARCATORI: Al 77’ Schimmenti; all’85’ Ferrari; RECUPERO: 1’ pt e 8’ st
NOTE: Spettatori : 11.719 ( 5.289 abbonati)
Ammoniti: Riggio, Bruschi (Pz) Villa, Anastasio, Tascone, Ubani (Sa) Espulsioni: al 98’Tascone. Angoli 11 – 1 per la Salernitana
POTENZA. Un grandissimo Potenza blocca e con un pizzico di fortuna addirittura poteva fareil colpaccio all’Arechi, contro la titolata Salernitana allenata dell’ex Peppe Raffaele. Schimmenti alla sua prima gara da titolare ha fatto vedere di quale pasta è fatta, non solo in occasione della rete del vantaggio, ma per per tutti i minuti di presenza in campo. Poi, una difesa rosso-blù attenta come non mai e che ha tenuto stretto le folate di elementi del calibro di Inglese, Capomaggio, Villa e company. Da parte degli amaranto di mr.Peppe Raffaele invece ci si aspettava quelle reti che in queste ultime gare mancano. Soltanto una fortuita palla sui piedi di Ferrari ha potuto chiudere la ga-


ra in parità.
Ma andiamo sul campo con rispettivi tecnici schierare qualche novità rispetto alle gare disputate domenica scorsa. Raffaele recupera i due infortunati De Boer e Villa e li inserisce sulla linea del centrocampo a cinque, retrocede Anastasio tra i tre di difesa e sposta Liquori in attacco in coppia con Roberto Inglese. De Giorgio inve, che in settimana ha avuto qualche problema di infortunio con i suoi giocatori, inserisce De Marco, l’autore della seconda rete contro il Trapani, a centrocampo al posto di Ghisolfi uscito malconcio domenica scorsa e inserisce dal primo minuto Schimmenti al posto dell’infortunato D’Auria. La gara inizia in uno stadio Arechi privo della tifoseria potentina per via delle disposizioni imposte dall’Osservatorio Nazionale per le Manifestazioni Sportive. Parte forte la squadra di casa che al 4’Cucchietti è costretto a deviare in angolo un tiro ravvicinato di Capomaggio servito da Liguori. La formazione ospite non si fa intimorire, abbassa il proprio baricentro per consentire agli amaranto di salire. Ma ad andare vicino alla porta di Cucchietti è ancora la Salernitana al 12’ con un tiro dalla distanza dell’ex rosso-blù Emanuele Matino. Al 19’ si fa vedere il Potenza con un tiro dalla distanza di Felippe. La palla finisce in curva. I ritmi di gioco sono buoni, la Salernitana si porta nella trequarti avversaria ed il Potenza chiude con concentrazione tutti gli spazi che la compagine di Raffaele cerca di aprire. Alla mezz’ora il risultato non si sblocca. Due minuti dopo su azione del sesto corner battuto dai campani Inglese su colpo di testa manda la palla non troppo fuori dalla porta di Cucchietti. Intanto i rosso-blù appena possono si affidano a velocissime ripartenze per cercare di far male la Salernitana. La pressione degli amaranto aumenta, i rosso-blù sono praticamente chiusi nella propria tre quarti. Al 44’ il Potenza ha sui piedi l’occasione per passare in vantaggio con una bella azione sul filo Schimmenti-Siatounis, Riggio e Petrungaro, la conclusione a botta sicura di quest’ultimo viene deviata in angolo da Ubani. Si va negli spogliatoi con il risultato ad occhiali. La ripresa si apre con gli stessi 22 della prima frazione di gioco. Dopo meno di 5’ di gioco nella Salernitana si fa male Villa. Al suo
posto entra l’ex Audace Cerignola e Bari, Achik. Un minuto dopo Salernitana ancora vicino alla rete con una bella azione corale e cross arretrato per Liguori che da pochi metri svirgola il tiro. Al 58’ De Giorgio cerca di far respirare la squadra. Opta per un triplo cambio. Fuori Anatriello, De Marco e Felippe per Selleri, Maisto, e Ghisolfi. 2’dopo il pallone arriva sui piedi proprio del neo entrato Selleri, ma il giovane attaccante spara alto. I rosso-blù combattono su tutte le palle senza risparmio. Al 68’altro cambio per il Potenza. Fuori Petrungaro che ha speso molto per Bruschi.
Al 72’ arrivano i cambi di Matino e Liguori per Coppolaro e Ferraro. Il Due minuti dopo Selleri a tu per tu con l’estremo difensore granta si fa ipnotizzare. La rete sembra ormai vicina.
Arriva un minuto dopo con Schimmenti, alla sua prima rete stagionale servito sul filo dell’off-site da Buschi. Mr.Raffaele non ci sta e si gioca la card. All’Fvs il direttore conferma la rete. La sconfitta pesa all’ex tecnico di Potenza e Cerignola che all’82’ si gioca gli ultimi cambi. Fuori De Boer e Urbani dentro Frascatore e Ferrari. Mossa azzeccatissima perché al primo tocco proprio Ferrari servito da Inglese mette la palla dove Cucchietti non può arrivare. All’89’ De Giorgio si gioca l’ultimo cambio. Fuori Schimmenti per Bura. Al 90’ la gara termina in perfetta parità. Il direttore di gara concede un 8’ di extra time. I rosso-blù devono stringere i denti se vogliono portare a casa un pareggio preziosissimo. Poi, l’azione più discussa di tutta la gara a danno del Potenza arriva ad un minuto dalla fine. Su una ripartenza Selleri serve Bruschi tutto solo che viene messo giù in area di rigore da Tascone. Per il direttore di gara è solo rosso diretto per Tascone in quanto ultimo uomo. Non è penalty. De Giorgio si gioca la seconda card.
Al monitor il direttore non torna indietro rispetto alla decisione iniziale. E’solo calcio di punzione ed espulsione. Termina così una gara giocata in maniera impeccabile dalla formazione di De Giogio. Unico rammarico, l’aver pareggiata nel suo momento migliore. Il che la dice lunga su una mancata vittoria meritatissima.
