DIMMI COME SI CHIAMA IL MONDO
Dimmi come si chiama il mondo Le prime parole, le prime frasi … “Coteo?” “Sì, Marco, è un coltello.” “Madaíno?” “Esatto, è un mandarino.” “Ham nana?” “Ora, prima di pranzo è meglio di no!” Marco ci prova ancora: “Po’ nana?” E così via per tutto il giorno. Il piccolo chiacchierone interroga la mamma e il papà su tutti gli oggetti più impensabili presenti nell’appartamento, mentre le passeggiate si trasformano in veri e propri viaggi di scoperta perché Marco osserva e analizza tutto ciò che incontra per strada, chiedendone il nome. Verso la fine del primo anno molti genitori attendono con ansia la prima parolina. Cosa dirà per primo: Mamma? Papà? Oppure, con un po’ di stupore, “ate”, latte o “paa”, palla? La maggior parte dei bambini dirà le prime paroline tra il 12° e il 18° mese. Lo sviluppo linguistico in sé inizia in realtà molto prima: sin dalla nascita il piccolo sente i propri suoni e le reazioni dei propri genitori, fratelli e sorelle che ripetono i suoni, li modificano, li completano, il che lo stimola ad imitarli. Parlando con le persone a lui familiari, egli impara ad esprimersi. Rispondete ai suoni di vostro/a figlio/a, incoraggiandolo/a a sperimentare con versi, sillabe e paroline. Un esempio: “Ham!“, esclama vostro/a figlio/a, indicando chiaramente il biberon. Potete darglielo
senza dire nulla. Oppure potete chiedergli/le: “Vuoi il tuo biberon?“, e annuirà sorridente, non solo perché felice di avere il biberon, ma anche perché l’avete capito/a e gli/le avete parlato. Parlare l’uno con l’altro significa anche prestarsi reciproca attenzione. Il piccolo sviluppa il proprio lessico quando gli mostrate gli oggetti e li chiamate per nome, quando lo ascoltate e gli lasciate il tempo di trovare la parola, di ripetere ciò che ha capito con le proprie parole e di formulare delle frasi. Il piccolo osserva con molta attenzione l’espressione del volto e i gesti delle persone che lo circondano. Il contatto visivo, in particolare, riveste un ruolo molto importante. Quando sente una nuova parola, il piccolo osserva spesso i propri interlocutori: se questi rimangono tranquilli e gentili, anche il piccolo rimane tranquillo e beato. Se invece mostrano nei loro volti tensione e paura, il piccolo collega pian piano le relative sensazioni a parole del tipo “Attenzione!” o “Scotta!”. Con il linguaggio esprimiamo i nostri rapporti con gli oggetti e con le persone. Se tali rapporti sono in grado di crescere, si sviluppa anche un certo linguaggio corrispondente, in alcuni un po’ prima, in altri un po’ dopo. Inoltre nello sviluppo linguistico, spesso le bambine sono un po’ più avanti dei bambini. I bambini hanno bisogno di descrizioni semplici e comprensibili su tutto ciò che li interessa. Lunghe spiegazioni o insegnamenti sono ancora fuori luogo.
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