La Freccia - novembre 2025

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Incontri

Irene Grandi

Riccardo Muti

Sonia Bergamasco

Nicolas Maupas

Flavia Pennetta

Massimo Carlotto

PER CHI AMA VIAGGIARE

REGISTA DI SENTIMENTI

Arte e cultura

Le Ferrovie d’Italia - 1861-2025

Beato Angelico

Jeff Koons

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IDENTITà

Lidentità non è un vestito da indossare, ma una strada da percorrere. Non si misura nei confini, ma nel modo in cui un Paese si tiene insieme: nei ponti che costruisce, nei treni che si incrociano come vene di un corpo antico. Viviamo in una terra che il mondo ci invidia per la sua bellezza e le sue eccellenze –storia, cucina, arte, moda, design – ma la vera meraviglia è invisibile: è la trama che lega i luoghi alle persone, le storie ai chilometri percorsi.

Da 120 anni, il Gruppo FS Italiane lavora come un artigiano del movimento. Unisce il Paese con la pazienza dei gesti quotidiani, disegna collegamenti più rapidi e fluidi, si prende cura di ogni viaggio come fosse un racconto da non interrompere. Dietro ogni cantiere c’è una promessa: rendere la distanza più lieve, l’attesa più breve, il futuro più vicino. Ogni binario è un confine che si apre. Ogni treno è un pronome collettivo, un “noi” che avanza – studenti, lavoratori, famiglie, turisti – anime che si sfiorano per un tratto di strada.

La mostra Le Ferrovie d’Italia - 1861-2025 dal 7 novembre al Vittoriano di Roma, rende omaggio a questa lunga corsa. Non è solo un’esposizione, ma un viaggio nella memoria: locomotive in miniatura, fotografie, dipinti, installazioni che raccontano come il ferro abbia unito un

Paese. Le rotaie diventano allora un diario nazionale, scritto con il linguaggio del tempo e della velocità. In ogni modellino c’è un’Italia che cresce, si rialza, riparte. E proprio come un treno che attraversa le epoche, anche il volto scelto per questo numero racconta un’identità in cammino: Carlo Verdone. Regista e attore, ha saputo mettere in scena i sogni e le malinconie degli italiani, le nostre paure e la nostra ironia. A novembre festeggia i suoi 75 anni, diventa per un giorno sindaco di Roma, e torna con l’ultima stagione di Vita da Carlo: un modo per dirci che si può essere profondamente italiani anche restando se stessi, con la tenerezza delle imperfezioni.

A Lucera, Capitale della cultura Puglia 2025, l’identità riscopre la propria voce tra castelli e colline, nelle vie dove il passato convive con il futuro. A Firenze, nella mostra dedicata a Beato Angelico, l’anima del Rinascimento torna a parlare con la luce: un richiamo al senso più alto dell’arte, che è dare forma visibile all’invisibile.

Così si compone il volto del nostro Paese: un mosaico di storie, talenti, visioni. L’Italia non è mai una sola: è quella che parte, quella che attende, quella che ritorna. E, come insegna ogni viaggio, l’identità non è un punto d’arrivo, ma il movimento stesso. E in questo correre, in questo guardare e costruire, sta la nostra identità più profonda: la capacità di trasformare ogni distanza in relazione.

STORIE DI FS

6 Railway heArt

Le persone, i luoghi, le storie dell’universo ferroviario in un click

8 Un viaggio lungo 120 anni

Al Vittoriano di Roma una mostra celebra la storia delle Ferrovie dello Stato Italiane e il treno come simbolo dell’identità nazionale

11 Passaggio di luce

La stazione di Firenze Santa Maria Novella festeggia 90 anni

CARLO VERDONE

Nella quarta stagione di Vita da Carlo, dal 28 novembre su Paramount+

VIAGGI INCONTRI

22 Terra di incontri

Capitale della cultura Puglia 2025, la città di Lucera, vicino a Foggia, è crocevia di civiltà millenarie

26 Dove soffia il vento

A Trieste per un itinerario sulle tracce della bora. Tra soluzioni urbanistiche, sculture dedicate e un museo tematico

30 In viaggio nel tempo

Nasce ufficialmente il Cammino degli Etruschi, che attraversa l’alto Lazio tra borghi medievali, necropoli e colline di tufo

34 ANDAMENTO LENTO

Sulla rotta del baccalà

Arrivato dalla Norvegia nel XV secolo, è entrato a far parte della tradizione culinaria italiana, dal Veneto alla Sicilia

LIFESTYLE AGENDA

12 Save the date

Mostre, festival, fiere: gli appuntamenti principali del mese da nord a sud

38 GIUBILEO 2025

Testimoni di speranza

Il 16 novembre si celebra il Giubileo dei poveri. Dal papa un invito a riconoscere il divino nei volti di chi soffre e non rinuncia alla fede

42 Vivere sospesa

Irene Grandi torna con Oro e rosa, un album di inediti che riflette sul valore del tempo, sulla fine e sui nuovi inizi

46 La musica è mistero

Ne è convinto Riccardo Muti, che dal 19 al 30 novembre torna alla Fondazione Prada di Milano per il progetto Italian Opera Academy

48 L’urgenza di raccontare

Sonia Bergamasco porta in teatro La principessa di Lampedusa. Un monologo potente su una donna dimenticata dalla storia

50 Il coraggio di crescere

Nicolas Maupas torna in tv con la fiction

Un professore 3, in cui interpreta il figlio di Alessandro Gassman alle prese con la maturità

SPORT

56 Il tennis parla italiano

A novembre si svolgono le Nitto ATP Finals a Torino e la Davis Cup Final 8 a Bologna. Ce ne parla Flavia Pennetta, vincitrice degli US Open nel 2015 e opinionista sportiva

60 Gioielli da sogno

In mostra a Roma le collezioni storiche di Bvlgari e le campagne pubblicitarie che hanno definito l’identità della maison

ARTE E CULTURA

64 Il chiarore dell’umano

Maestro di luce, nel ‘400 Beato Angelico rivoluziona l’arte con grazia. Ora Firenze lo celebra in una monografica di 140 opere

68 Meravigliosamente Koons

In mostra a Fiorenzuola d’Arda, nel Piacentino, le opere più iconiche firmate dal re Mida della neo-pop art

72 Vita selvaggia

A Milano 100 immagini selezionate per il 61° Wildlife Photographer of the Year raccontano la natura

76 Ritratti immortali

Una mostra a Brescia ripercorre il lavoro del fotografo Bert Stern, dagli ultimi scatti a Marilyn Monroe al set di Cleopatra con Liz Taylor

primadi scendere

SEGNALIBRO

Intervista a Massimo Carlotto per il noir A esequie avvenute

SOS pelle I trend di bellezza secondo Luca Buttiglieri

DI CUPIDO

Nessun perdono per chi spezza il cuore La posta del cuore di Cristiano Malgioglio LA FRECCIA

CIAK, SI PARTE

I film in sala e in streaming scelti da Alessandra Caputo

La ricetta del mese Al mercato con Ruben Bondì

Raffiche di moda I consigli fashion di Susanna Ausoni

Good vibe per il Leone L’oroscopo di Luigi Torres Cerciello

MINDFULNESS IN VIAGGIO

Il pensiero che cura Meditare con Nerina Di Nunzio

In treno storico per scoprire Agrigento con Fondazione FS Italiane BINARI SENZA TEMPO

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE gratuito PER I VIAGGIATORI

ANNO XVII - NUMERO 11 - NOVEMBRE 2025

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 25/06/1997

CHIUSO IN REDAZIONE IL 27/10/2025

Foto e illustrazioni

Archivio FS Italiane

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Copertina: © Claudio Porcarelli/Paramount+

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Alex A. D’Orso, Irene Marrapodi, Francesca Ventre In redazione

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Hanno collaborato a questo numero

Susanna Ausoni, Luca Buttiglieri, Alessandra Caputo, Nerina Di Nunzio, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Davide Garofalo, Valentina Lo Surdo, Cristiano Malgioglio, Enrico Procentese, Gabriele Romani, Flavio Scheggi, Floriana Schiano Moriello, Luigi Torres Cerciello

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REALIZZAZIONE E STAMPA PROGETTO CREATIVO

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La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC® e da materiali riciclati

Freccia anche online. Buona lettura

RAILWAYheART

Le persone, i luoghi, le storie

dell’universo ferroviario in un click.

Un viaggio da fare insieme

a cura di Enrico Procentese enry_pro

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle tre categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica.

Incontro tra epoche, stazione di Milano Centrale © Francesco V. ciskie1977
Destinazione Cremona © Samuele S. samuele_strino
non conosce fermate © Chiara A. moon.lucky

120 ANNI Un viaggio lungo

Al Vittoriano di Roma, dal 7 novembre, una mostra celebra la storia delle

Ferrovie dello Stato Italiane e il treno come simbolo dell’identità nazionale

Un viaggio attraverso arte, tecnologia e memoria. Un racconto che parte dall’Unità d’Italia e arriva ai giorni nostri, tra sogni, fatiche e trasformazioni di un Paese in movimento. Le Ferrovie d’Italia - 18612025, al Vittoriano di Roma dal 7 novembre, non è una semplice mostra, ma un tributo al treno come simbolo dell’identità collettiva nazionale.

Promossa da FS Italiane e VIVE - Vittoriano e Palazzo Venezia, la mostra celebra i 120 anni delle Ferrovie dello Stato Italiane raccontando la nascita e l’evoluzione della rete come specchio del Paese, attraverso modellini di locomotive, dipinti, fotografie e installazioni multimediali.

In quattro sezioni storiche si racconta come la ferrovia sia stata, più che un mezzo di trasporto, un progetto collettivo volto alla costruzione dell’identità nazionale. La prima parte comprende il periodo che va dall’Unità agli inizi del ‘900 (1861-1904). L’Italia si scopre lunga e difficile da collegare e Cavour vede nelle ferrovie il cemento della nazione: mappe, dipinti e sculture restituiscono l’entusiasmo per il progresso di questa fase. Le opere di Giuseppe De Nittis e Angelo Morbelli raccontano un Paese che si mette in moto, mentre Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli evocano il treno come simbolo poetico e, insieme, inquietante della modernità. Con la fase della nazionalizzazione e della propaganda (1905-1944), il treno diventa infrastruttura strategica e simbolo d’identità nazionale: dalle tradotte della Grande guerra al treno del Milite Ignoto, le rotaie accompagnano lutti e rinascite. Il Futurismo, con artisti come Umberto Boccioni e Ivo Pannaggi, celebra la velocità e la meccanica, mentre l’ingegnere e architetto Angiolo Mazzoni trasforma le stazioni in vere e proprie cattedrali del viaggio.

Nel periodo della ricostruzione e del boom economico (1945-1984), le ferrovie si fanno motore del riscatto nazionale: grazie al Piano Marshall si rinnova e si elettrifica la rete, si diffonde il pendolarismo, nascono i treni del mare e il celebre Settebello di Gio Ponti, icona del design italiano. Il cinema e la letteratura raccontano il treno come metafora di speranza o di alienazione. Mentre gli scatti di Gianni Berengo Gardin e Letizia Battaglia immortalano partenze e attese di un’Italia in cammino.

La mostra è stata curata da Edith Gabrielli, direttrice generale del VIVE, in collaborazione con il comitato scientifico composto da Stefano Maggi, professore di Storia contemporanea all’Università di Siena; Andrea Giuntini, professore di Storia economica all’Università di Modena e Reggio Emilia; Francesco Benigno, professore di Storia moderna alla Scuola normale superiore di Pisa; Alessandra Calise, responsabile Comunicazione e Relazioni esterne del Gruppo FS; Lorenzo Canova, professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università degli studi del Molise.

Infine, si arriva a Verso il futuro (1985-2025): il treno torna a essere simbolo di modernità e, con la nascita dell’Alta Velocità, diventa una vera e propria metropolitana d’Italia che unisce Torino a Salerno e ridisegna la percezione delle distanze. Nella sezione è presente anche il plastico della stazione di Afragola progettata dall’archistar Zaha Hadid. Al termine del percorso espositivo, un ambiente immersivo conduce il visitatore in un viaggio sensoriale nella storia ferroviaria italiana, dai convogli storici al Frecciarossa 1000, tra suoni, immagini e memorie che raccontano oltre un secolo di progresso e identità nazionale. Oggi il Gruppo FS guarda avanti, impegnato nella mobilità sostenibile, nei cantieri parlanti – l’iniziativa di comunicazione che dà voce a oltre 40 opere strategiche in tutta Italia – e nello sviluppo dei treni a idrogeno. Tutto il percorso espositivo si configura così come un viaggio che accoglie i visitatori in un racconto continuo, dove passato, presente e futuro scorrono sullo stesso binario.

di Davide Garofalo
Luca Padroni Senza titolo (2013), olio su tela

LUCEPassaggio di

Un’infrastruttura moderna perfettamente integrata nel tessuto urbano. La stazione di Firenze Santa Maria Novella festeggia 90 anni

Compie 90 anni la stazione di Santa Maria Novella, snodo vitale e architettura viva nel cuore di Firenze. Inaugurata il 30 ottobre 1935 e firmata dall’architetto Giovanni Michelucci con il Gruppo Toscano, è un esempio di armonia tra modernità e contesto storico. Il suo volto essenziale, simile a un’astronave color albume rivestita di pietra ruvida, accoglie la luce nella scenografica vetrata, che le fa da tetto e parete, aggettandosi nella città. Un intervento che coniuga magistralmente l’inserimento di

un’infrastruttura moderna nel delicato tessuto urbano del centro storico. E la pone in relazione diretta con l’abside della basilica di Santa Maria Novella. Non solo un terminal ferroviario fondamentale, quindi, ma un vero spazio pubblico, attraversato ogni giorno da passi, incontri, attese, partenze. La galleria centrale, che unisce due vie opposte, è da sempre una strada fiorentina. Da 90 anni silenziosa testimone di un luogo che non si impone, si offre. Senza tempo.

di Sandra Gesualdi sandragesu
La galleria della stazione di Firenze Santa Maria Novella alla fine degli anni ‘30
© Archivio Fondazione FS Italiane

a cura di

Alex A. D’Orso - al.dorso@fsitaliane.it

Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it

Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

AGENDA save 11/25 datethe

NICOLA SAMORÌ. CLASSICAL COLLAPSE

MILANO 28 NOVEMBRE>13 GENNAIO NAPOLI 29 NOVEMBRE>1° MARZO È un dialogo tra Nord e Sud e tra antico e moderno la doppia mostra dedicata al pittore romagnolo Nicola Samorì. Le sue opere, custodite temporaneamente nelle sale della Pinacoteca ambrosiana a Milano e del Museo nazionale di Capodimonte a Napoli, si confrontano con l’atmosfera rinascimentale e barocca delle due sedi nell’esposizione curata dal critico d’arte Demetrio Paparoni e da Alberto Rocca ed Eike Schmidt, i direttori delle due strutture. Aprendo squarci nel passato e destabilizzando l’immutabile bellezza delle opere classiche, trascinandole verso una contemporaneità dura e spesso dolorosa. Oltre 50 dipinti di Samorì sono accostati a numerosi capolavori selezionati dalle collezioni dei due musei, come La scuola di Atene di Raffaello Sanzio, i disegni di Leonardo da Vinci raccolti nel Codice Atlantico a Milano, o, a Napoli, il Ritratto di giovane donna, noto come l’Antea del Parmigianino e la Parabola dei ciechi di Jan Brueghel il Vecchio. ambrosiana.it | capodimonte.cultura.gov.it

SUPERMAGIC

CASTELNUOVO DEL GARDA (VERONA) 5>8 DICEMBRE

Quattro giorni di incanto aprono la stagione invernale di Gardaland. Il festival internazionale di magia porta lo spettacolo Arcano per la prima volta sul palcoscenico del parco divertimenti con artisti provenienti da Italia, Spagna, Germania, Corea del Sud, Finlandia e Paesi Bassi. Spazio quindi a illusioni, trasformismi, ventriloquia e numeri di magia, per farsi trasportare, almeno per qualche ora, in un mondo fantastico dove tutto è possibile. supermagic.it | gardaland.it

Lucrezia Romana (2022) di Nicola Samorì
Il duo di trasformisti coreani Ellie K. e Jeki Yoo

FESTA DEL TORRONE

CREMONA 8>16 NOVEMBRE

La 28esima edizione dell’evento mette al centro le eccellenze regionali. I cerchi olimpici, realizzati interamente in torrone, omaggiano i Giochi invernali di Milano Cortina 2026, mentre in piazza Roma il dolce tipico locale prende le sembianze di un maxi cotechino per celebrare la tradizione culinaria lombarda. La piazza del Comune è il cuore pulsante della festa, con attività pensate per persone di tutte le età, e sotto la Loggia dei Militi è possibile ascoltare, tramite cuffie e dispositivi interattivi, un jingle interpretato da Mina, dedicato allo storico marchio di torrone Sperlari. festadeltorrone.com

TORINO FILM FESTIVAL

TORINO 21>29 NOVEMBRE

La 43esima edizione dell’evento ha il volto e gli occhi azzurri di Paul Newman. L’indimenticato attore americano viene infatti celebrato, a 100 anni dalla nascita, con una retrospettiva di 24 pellicole. Il premio Stella della Mole, invece, va a Vanessa Redgrave, che presenta in anteprima mondiale il suo film da protagonista, The Estate Un riconoscimento al percorso straordinario dell’attrice, coronato da un Oscar, due Golden Globe e un Leone d’oro alla carriera. Il Gruppo FS Italiane è sponsor del festival, in programma al Museo nazionale del cinema. torinofilmfest.org

UN MAGICO INVERNO

TREVISO 21 NOVEMBRE>29 MARZO 2026

La trasformazione della montagna veneta, da terra difficile a meta a cui ambire, raccontata attraverso una serie di manifesti storici. La mostra, all’interno del programma dell’Olimpiade culturale di Milano Cortina 2026, si articola nelle due sedi del Museo nazionale collezione Salce, e propone un corpus ricco: documenti video, cimeli, scarponi e attrezzi sportivi che, insieme ai poster, ricostruiscono l’evoluzione degli sport invernali, dalle prime pioneristiche esperienze all’affermarsi del turismo d’alta quota. Oltre a raccontare il loro impatto sull’economia locale e sulle abitudini della popolazione. museiveneto.cultura.gov.it

Paul Newman, l’attore a cui è dedicata l’edizione 2025
Una passata edizione dell’evento
© Steve Schapiro/GettyImages

A OCCHI APERTI

BOLOGNA 19>23 NOVEMBRE

Il futuro fa paura. Ma, guardandosi intorno, è possibile trovare esempi positivi e soluzioni alternative che possano aiutare a tracciare strade verso un avvenire migliore. Questa premessa guida la terza edizione del Festival internazionale di fumetto e illustrazione, in varie sedi del capoluogo emiliano. La mostra principale dell’evento è Mondi accanto, prima personale italiana dedicata all’illustratrice francese Nicole Claveloux, nella chiesa sconsacrata di san Mattia. aocchiaperti.net

L’EREDITÀ DELLE DONNE

FIRENZE 21>23 NOVEMBRE

IF-Intelligenze Femminili è il titolo dell’edizione 2025 della rassegna. Un gioco di parole che richiama il tema dell’Artificial Intelligence sollecitando una domanda: come funzionerebbe il mondo se fosse guidato dall’ingegno delle donne? Ne discutono diverse specialiste, dall’esperta di AI Gaia Marcus alla linguista Chiara Rubagotti, fino alla teologa sudafricana Mpho Tutu van Furth. E, ancora, si alternano sul palco le scrittrici Valeria Parrella, Lisa Ginzburg e Nicoletta Verna, in anteprima italiana con il nuovo libro, e l’attrice Matilda De Angelis. ereditadelledonne.eu

ALPHONSE MUCHA. UN TRIONFO DI BELLEZZA E SEDUZIONE

ROMA FINO ALL’8 MARZO 2026 Palazzo Bonaparte si trasforma nel tempio dell’Art Nouveau, ospitando un’ampia retrospettiva su Alphonse Mucha, pittore, scultore e pubblicitario ceco, famoso per i suoi manifesti litografici. Accanto a 150 capolavori da lui firmati, si possono ammirare opere di artisti che, in momenti storici diversi, si sono misurati con la rappresentazione della femminilità. Si passa dai ritratti di Giovanni Boldini e le figure eteree di Cesare Saccaggi alla Venere di Sandro Botticelli, ospite d’onore dell’esposizione, in prestito dai Musei reali di Torino. Frecciarossa è Treno Ufficiale della mostra. mostrepalazzobonaparte.it | arthemisia.it

Un’illustrazione di Nicole Claveloux per la rivista Ha! Nana (1977)
© Nicole Claveloux/Cornélius 2019
L’edizione 2024 del festival
Rêverie (1897) di Alphonse Mucha © Mucha Trust 2025

NOTE VERE

UMBRIA FINO ALL’11 APRILE 2026

Tre borghi in provincia di Perugia accolgono la prima edizione della rassegna organizzata dall’Associazione filarmonica umbra, che comprende 12 concerti con contaminazioni tra epoche e generi. Il 9 novembre il Teatro comunale di Todi ospita il duo Igudesman & Joo con lo spettacolo Coda - The Final Nightmare Music, tra virtuosismi e comicità. A Massa Martana, il 30, la violoncellista Eleonora Testa e il pianista Francesco Maria Navelli eseguono le sonate di Edvard Grieg e Sergej Rachmaninov. A Monte Castello di Vibio, nel Teatro della concordia, il 7 febbraio Pavel Berman e Giuliano Mazzoccante, con violino e pianoforte, spaziano tra Mozart, Sergei Prokofiev e Maurice Ravel. filarmonica-umbra.com

Sandro Laffranchini, primo violoncello dell’orchestra della Scala, in un concerto

MATERA FILM FESTIVAL

MATERA 8>16 NOVEMBRE

Sono circa cento le opere in concorso, tra lungometraggi, documentari e cortometraggi. La sesta edizione della rassegna internazionale dedicata al grande e al piccolo schermo, all’animazione e ai nuovi linguaggi audiovisivi rivolge per la prima volta una particolare attenzione alla cinematografia dei Paesi mediterranei con un focus specifico. Alle proiezioni si associano tavole rotonde, retrospettive e incontri con personalità di spicco del cinema internazionale. materafilmfestival.it

Una passata edizione del festival

EQUUS INTER LUMINA

PIAZZA ARMERINA (ENNA) FINO AL 31 DICEMBRE

L’esposizione dell’artista messicano Gustavo Aceves è diffusa in sei sedi sparse in più di una località siciliana. In particolare a Piazza Armerina, nella Villa romana del Casale nota per i suoi splendidi mosaici, spiccano opere monumentali come Il cavallo della vera croce, Il cavallo della discordia ed Helios. Nella chiesa di Sant’Anna e a Palazzo Trigona è esposta una serie dedicata ai cavalli bianchi e, in quest’ultimo, storico museo della città, anche una scultura equestre in argento. villaromanadelcasale.it

Il cavallo della discordia di Gustavo Aceves

del 2023 a Massa Martana (Perugia)
La mostra M.C. Escher, a Palazzo della cultura Pasquino Crupi, a Reggio Calabria, segnalata sul numero di ottobre, è stata posticipata a data da definire.

poetaIl

della nostalgia

I suoi personaggi si aggirano ancora per le vie

di Roma, scenario iconico della serie Vita da Carlo, dal 28 novembre su Paramount+. E ora la città gli rende omaggio: per i suoi 75 anni Carlo Verdone diventa sindaco per un giorno

tra i vicoli di Trastevere, dove l’ingenuità di Leo scivola sui sanpietrini insieme a una bottiglia d’olio. Su una terrazza vista Gazometro, da cui Oscar sogna Hollywood e i suoi lustrini. Nel salone di un attico in via della Farnesina, che per Sergio diventa la banchina di «un cargo battente bandiera liberiana».

Sul palcoscenico eterno di Roma, si aggirano ancora i personaggi ideati da Carlo Verdone, regista e attore che ha saputo raccontare in modo emblematico l’Italia e i suoi figli. Dopo una carriera passata a rappresentare malinconie e nevrosi altrui, il maestro della commedia ha scelto di indossare la maschera più complessa: se stesso. È nata così Vita da Carlo, prodotta da Luigi e Aurelio De Laurentiis, la cui quarta e ultima stagione è disponibile su Paramount+ dal 28 novembre. La serie mette in scena la quotidianità di Verdone, tra guai familiari e amicizie famose, intrecciandola alle vicende della sua città. Quella Roma che il 17 novembre, per i suoi 75 anni, lo rende sindaco per un giorno – proprio come è successo nella prima stagione della serie –grazie a un’iniziativa del primo cittadino Roberto Gualtieri. In tv va in scena davvero la sua vita, quindi? Magicamente, abbiamo anticipato eventi che poi si sono avverati. Con Gualtieri è nato tutto spontaneamente, forse perché in qualche modo rappresento questa città. Mi ha detto: «Ho pensato di farti un bel regalo, per 24 ore il sindaco di Roma sei tu. Ti lascio la fascia, tu mi dai qualche consiglio e io cerco di metterlo in pratica». Ma davvero molte vicende raccontate nella serie sono poi avvenute. In questa stagione, c’è anche Alvaro Vitali nel ruolo di un burattino che recita un monologo sulla morte. Insomma, ci siamo detti: stiamo attenti a quello che scriviamo, nel bene e nel male, visto che poi tutto si verifica.

Che significa per Verdone interpretare Carlo?

Avevo esaurito i caratteri da rappresentare. E quando mi hanno proposto di essere me stesso mi è sembrato di vestire un ruolo nuovo. Nella serie ho messo tutto: insicurezze, ossessioni, ansie, premure. C’è una percentuale di romanzato, ma faccio le stesse battute di tutti i giorni. Non ho avuto remore a mostrarmi, in fondo la mia casa ha sempre avuto pareti di vetro.

Fra poco compie 75 anni. Come vive il tempo che passa?

Non me lo chieda. L’ultimo decennio è volato, non so nemmeno come sia successo.

Che cos’è per lei la nostalgia?

Qualcosa di immutabile che vive nei ricordi. La cosa peggiore per un essere umano è perdere la memoria, perché il ricordo è sempre una grande carezza. Per me si trova nella casa dove sono nato, vicino a Ponte Sisto: è un toccasana guardare le vecchie fotografie e ripensare all’atmosfera che c’era.

Che cosa le manca della Roma di un tempo?

Le persone che parlavano tra loro, da finestra a finestra, e la vita di quartiere così teatrale, poetica. Poi, da metà degli anni ‘80, hanno cominciato a chiudere le mercerie, gli alimentari, i calzolai, le ferramenta. E tutto è cambiato.

Ma la città è migliorata in qualcosa da allora?

È più curata, sono state realizzate belle piazze grazie ai lavori per il Giubileo. Penso a com’è ora la zona tra San Pietro, Castel Sant’Angelo e piazza Risorgimento. E anche a come sarà la nuova piazza Venezia: adesso c’è una gran confusione, ma quando i cantieri saranno chiusi le auto scorreranno meglio.

Il suo luogo del cuore?

Piazza Navona, dove mia madre mi portava a prendere il gelato da piccolo. Nel periodo di Natale si riempiva di bancarelle con i giochi, lo zucchero filato, gli zampognari

e si potevano anche affittare le biciclette. Ora di giorno è infrequentabile, zeppa di gente. Ma di notte, quando torno dal set, mi fermo a guardarla, accendo una sigaretta e, improvvisamente, rivedo il film della mia giovinezza.

In Vita da Carlo si sente spesso schiacciato dalle aspettative. Quanto ha contato, nella realtà, il giudizio degli altri?

Molto. Ma per me è importante soprattutto essere considerato una brava persona, non un grande attore o un buon regista.

Le critiche non le hanno mai pesato?

Di stroncature vere e proprie ne ho avuta solo una, tanti anni fa, che distrusse il film Gallo cedrone in modo violento. Mio padre, leggendo il commento, disse: «Ecco, questo è l’esempio di come un critico non dovrebbe mai scrivere». Non ho mai capito il perché di tanta acredine, anche se so che non si può piacere a tutti. Ma vorrei si sapesse che non faccio film per soldi, continuo perché il pubblico mi segue. Se fosse stato per me, avrei lasciato già cinque o sei anni fa. Ho dedicato la vita al lavoro, da 48 anni invento storie, scrivo, interpreto, cambio registro. Ecco perché poi ho bisogno di andare in campagna: per me è un premio.

Un po’ come succede nella serie, quando scappa a Nizza dopo il Festival di Sanremo?

Sì, anche se lì ci sono andato perché deluso di aver perso la stima del pubblico dopo una battuta sbagliata. Che cos’è per lei il politicamente corretto?

Guardi, è un po’ una gabbia. Tutti i giorni, mentre giravamo la serie, dovevamo fermarci perché qualcosa non si poteva dire o fare. E ogni volta perdevamo tre quarti d’ora per riscrivere la scena. Sono d’accordo su alcuni limiti, per carità. Ma oggi non potrei più fare pellicole come Compagni di scuola o Viaggi di nozze. E molti film italiani degli anni ’60 sarebbero considerati scorretti. Poi sento anche dire che alcune tragedie di Shakespeare andrebbero bruciate perché sono patriarcali e istigano alla violenza. E lì, francamente, si va un po’ oltre.

Ora è sul set del suo nuovo progetto, Scuola di seduzione, che uscirà nel 2026 su Paramount+. Lì come sta andando?

È un film corale, in cui sei personaggi si rivolgono a una love coach per superare i loro problemi personali. Proprio ieri mi è arrivato un foglio con alcune regole da rispettare per girare in una location: non posso dire una parolaccia né fumare una sigaretta e devo eliminare una battuta perché sembra

Carlo Verdone con Alvaro Vitali sul set della serie Vita da Carlo
© Paramount+/Filmauro

L’attore duranta la lavorazione della terza stagione di Vita da Carlo

iettatoria. Il fatto è che così si rischia di diventare meno divertenti. Certe volte l’ironia è anche esagerazione, follia. Bisogna essere un po’ scorretti, ma non in maniera offensiva. Esiste un comico scomodo, oggi?

Forse Checco Zalone, anche se la butta sul farsesco per riuscire a far passare quello che dice.

Com’è cambiato il senso dell’umorismo?

Che cosa la fa ridere oggi?

(Fa una lunga pausa, ndr) I racconti che ascolto la mattina al bar, dal panettiere o dal benzinaio. Soprattutto quelli sulle sciagure, perché il romano ha la qualità dell’ironia.

Che ruolo ha la fede nella sua vita?

Penso che i cattolici di professione non siano persone affidabili. Per me avere fede significa rincorrerla continuamente. Credo a chi la perde e la riacquista, a chi ha mille dubbi ma non molla

Siamo diventati meno comici. O forse la realtà lo è sempre meno. Cerchiamo di far ridere sulle nevrosi dell’umanità. Ma le persone sono sempre più scontente. Non siamo negli anni ‘60, quando avevamo davanti un orizzonte pieno di speranza. Ora viviamo in un momento terribile dal punto di vista morale, etico e politico.

nella ricerca. Personalmente, ogni tanto vacillo, ma spero di tenermela stretta. Senza la fede tutto sarebbe una grande presa in giro.

Nell’ultima stagione della serie lei insegna al Centro sperimentale di cinematografia. Chi sono, oggi, i migliori registi italiani?

Direi Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore, Gianfranco Rosi. E anche Valeria Golino: ho apprezzato molto L’arte della gioia.

C’è un personaggio che deve ancora interpretare?

Mi toccherà fare il nonno, è evidente. E sarebbe un bel modo per chiudere il cerchio.

Che rapporto ha con il treno?

È sempre stata una passione: ai tempi del ginnasio, ero un collezionista. Avevo un plastico meraviglioso del trenino

Marklin e poi locomotive, vagoni, binari, scambi. Oggi è legato soprattutto al lavoro: la maggior parte dei miei viaggi sono sul Roma-Milano.

La cosa più curiosa che le è successa a bordo?

Una volta un capotreno si è sentito male. Serviva un medico e i passeggeri, conoscendo la mia passione per la materia, mi hanno spinto a farmi avanti. Sono andato a vedere cosa avesse e sembrava un attacco di panico, anche se alla fine ho scoperto che aveva problemi con la moglie. Comunque, gli ho detto: «Mi faccia una cortesia, apra la bocca». E gli ho buttato dentro una compressa di benzodiazepine. Poi ho aggiunto: «Ci rivediamo tra 40 minuti, mi venga a trovare, sono nella carrozza uno». Dopo oltre mezz’ora è tornato dicendo: «Ma lo sa che mi sento proprio meglio?». Solo che l’ha riferito a tutto il treno e a un certo punto avevo la fila di persone dietro le spalle: «Potrei avere la stessa pasticca che ha dato al capotreno?».

Verdone sul set del nuovo film Scuola di seduzione
carloverdone
Il regista con Angelo Infanti nel backstage di Bianco, rosso e Verdone, nel 1981
© Mondadori Portfolio/GettyImages

Terra di incontri

Lucera, vicino a Foggia, è Capitale della cultura Puglia 2025. Crocevia di civiltà millenarie, custodisce un patrimonio storico e artistico tutto da scoprire

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

La Fortezza svevo-angioina di Lucera (Foggia)

Edifici storici, testimonianze archeologiche, opere d’arte, fortezze e chiese che aspettano solo di essere scoperte. Insieme alle tradizioni popolari, custodite con impegno ed entusiasmo dai cittadini. Lucera, a pochi chilometri da Foggia, si è aggiudicata il titolo di Capitale della cultura Puglia 2025. Secondo quanto deciso dalla Regione, la città ha meritato il riconoscimento perché è stata una delle dieci finaliste candidate a Capitale italiana della cultura 2026.

Vicina al promontorio del Gargano, confinante con Molise e Campania, è stata terra di passaggio nel corso dei millenni, attraversata da molte civiltà, dai Dauni ai Romani, dagli Svevi agli Angioini, e capoluogo di Capitanata fino al 1806. Proprio su questo, infatti, puntava il dossier con cui ha rappresentato la regione, intitolato Crocevia di popoli e culture.

Per scoprirla, si può partire dall’Anfiteatro romano, nella periferia est della città, una volta luogo di spettacoli, come le cacce di animali esotici e gli scontri tra gladiatori. È uno dei più antichi dell’Italia meridionale, attende di essere ristrutturato e, a partire dalla prossima primavera, potrà accogliere fino a tremila spettatori in occasione di più pacifici concerti di musica.

La storia di questa cittadina può essere approfondita nel Museo di archeologia urbana Giuseppe Fiorelli, ospitato nel palazzo De Nicastri-Cavalli, nel centro storico. Qui non si può fare a meno di soffermarsi nella piccola stanza che custodisce la statua marmorea della Venere di Lucera appena uscita dal bagno, rinvenuta, non a caso, nelle terme romane scoperte vicino a piazza San Matteo. Oppure ammirare il grande mosaico del II sec. d.C. con amorini che dirigono piccole vele

come fossero su un surf, in un salone decorato con seta alle pareti.

Di poco successivi, in quanto paleocristiani, sono i mosaici di San Giusto che tappezzavano i pavimenti di una doppia chiesa, un unicum nel Sud Italia. Per proteggerli dalla costruzione di una diga sul torrente Celone, sono stati portati nell’ex orto del convento del Santissimo Salvatore, un altro luogo capace di stupire chi lo visita. Nel chiostro, infatti, sono sopravvissuti affreschi del ‘700 che narrano alcuni episodi della vita di San Francesco, tra cui il miracolo poco noto del bambino rinato dopo essere morto ustionato. Gli altri spazi accolgono una biblioteca frequentata dai lucerini e una pinacoteca che ospita anche opere di tre autori locali del ‘900: i pittori Giuseppe Ar ed Emanuele Cavalli e il vignettista Umberto Onorato.

Il clou di Lucera è il grandioso complesso medievale costituito a partire dal Palazzo di Federico II, di pianta quadrata, inglobato successivamente nella Fortezza angioina ed edificato su resti di varie epoche, dal neolitico al periodo romano. Con un perimetro di quasi un chilometro – lungo il quale spicca la grandiosa Torre della leonessa – la struttura domina la città e le valli intorno, occupando una posizione strategica all’epoca e panoramica oggi.

La stratificazione dell’edificio testimonia anche gli eventi che qui hanno avuto luogo: dopo una prima fase di proficua convivenza tra svevi e musulmani il duro assedio di Carlo I d’Angiò, nel 1269, portò alla conquista angioina, che culminerà nel 1300 con la sanguinosa depopolatio dei musulmani ad opera di Carlo II. Una svolta storica che portò alla riconquista cristiana con il cambio di nome della città da Luceria

Saracenorum a Civitas Sanctae Mariae. La memoria di quanto accaduto è talmente radicata nella zona che, il 12 agosto, per rievocare l’episodio, si svolge il Torneo delle chiavi e queste vengono consegnate simbolicamente il 14 alla Madonna, portata in processione il 16. Molto sentito e partecipato dai cittadini, vede le cinque contrade corrispondenti alle porte urbane sfidarsi in vari giochi, tra cui il tiro dell’arco o la corsa con i sacchi per sole donne. Il 13 agosto, invece, sfila il corteo storico con più di 600 comparse in colorati e ricchi costumi tradizionali, cuciti da volontari che per l’occasione diventano abili sarti. La ricostruzione del villaggio medievale e dell’assedio angioino, nel cortile della Fortezza, completa l’esperienza di ritorno al passato. Anche la cattedrale, cuore della città, affacciata su una piazza salotto, è dedicata a Santa Maria Assunta.

La cattedrale di Santa Maria Assunta
La statua di Venere conservata nel Museo di archeologia urbana Giuseppe Fiorelli

All’interno la statua di una Madonna, nera perché di legno, rappresentata come la patrona che tiene in mano le chiavi. Lì accanto ecco un’opera d’arte attribuita a Pietro Bernini, una porzione del bassorilievo sul monumento funebre della famiglia Mozzagrugno.

Di fronte alla chiesa sorge il Palazzo vescovile, uno degli edifici storici più interessanti della città. Nei ricchi ambienti del ‘700, in cui è ospitato anche il Circolo Unione, di tradizione secolare, qualcuno gioca a biliardo su un tavolo del 1800. Al primo piano si possono invece visitare le sale dedicate al Museo diocesano, aperto grazie a un forte e motivato impegno di volontari. Tra i pezzi rari custoditi c’è ancora un’immagine di Maria, la Madonna della Melagrana del 1300, in pietra colorata, e una preziosa pisside, una piccola scatola, in diaspro sanguigno rosso del 1200. Merita una visita anche il santuario di San Francesco Antonio Fasani (1681-1742), a cui la popolazione è molto devota, canonizzato 40 anni fa da Giovanni Paolo II. A Lucera, infine, per accompagnare un pranzo o una cena, è ideale un bicchiere di Cacc’e e Mmitte, un vino rosso che include un 15% di uve bianche. Si può bere in masseria o in uno dei tanti palazzi storici destinati alla ristorazione e a un’ospitalità diffusa e calorosa. Il senso dell’accoglienza e della creatività, insieme all’orgoglio per le proprie origini, appartengono alla genetica degli abitanti. Lo si percepisce nelle rievocazioni popolari, ma anche nell’indole degli artisti locali. Il Maestro Salvatore Lovaglio invita chi vuole nel suo

L’Anfiteatro romano

laboratorio tra gli ulivi, con riservatezza e poche parole, per mostrare le sue opere pittoriche di grandi dimensioni. Proprio su un suo progetto dovrebbe essere realizzato un imponente monumento vicino Porta Troia: non a caso, il titolo scelto è Porta dell’accoglienza. comune.lucera.fg.it guidaluceradaunia.it visitlucera.it

Parte del mosaico esposto nel Museo di archeologia urbana

Dove soffia il vento

Trieste

Un itinerario sulle tracce della bora a Trieste. Tra originali soluzioni urbanistiche, sculture dedicate e un museo tematico in progress che racconta il fenomeno meteorologico

di Alex A. D’Orso - al.dorso@fsitaliane.it

Gelida, densa, violenta. La bora, che soffia da ottobre a marzo, è parte dell’identità culturale di Trieste. Incostante – arriva in folate capaci di raggiungere anche i 160 chilometri orari – ha condizionato in passato le abitudini locali ed è perfino in grado di influenzare l’umore delle persone, alterando i livelli di serotonina.

Non stupisce allora che al vento con direzione est/nord-est siano dedicate, nel capoluogo friulano, una via e un museo. E che anche l’architettura della città porti i segni di una quotidianità plasmata in funzione delle raffiche. In centro, per esempio, è ancora possibile notare alcune jazére, o sburti, edicole sporgenti dalle finestre delle case più antiche, che consentono di guardare fuori senza venire colpiti dalle folate. Utilizzate un tempo anche come frigoriferi di fortuna, oggi sono sempre più rare e raccontano del forte legame tra il vento e la città di frontiera.

Non è da meno via della Bora, dove la corrente si incanala, «e nella strettezza dei muri la forza si fa più sensibile», scriveva nel 1968 lo storico locale Silvio Rutteri. Poco distante, su via San Nicolò, si può essere colti da refoli improvvisi, magari mentre si attraversa via Roma o via San Spiridione per raggiungere via Dante Alighieri, dove una statua immortala Umberto Saba con il bavero del cappotto rialzato dalla bora. È possibile che

il poeta triestino non temesse il vento, diversamente da chi cerca rifugio tra le cosiddette fodre, strade dalla funzione protettiva che evocano quella dei rivestimenti delle giacche. Grazie a una particolare struttura urbanistica, consentono ai viandanti di trovare riparo dalle raffiche forti. Alcune si trovano tra via San Sebastiano e via Pescheria, a pochi passi da piazza Unità d’Italia, simbolo del capoluogo friulano. Qui, all’interno di un palazzo al civico 3, una scultura dell’udinese Marcello Mascherini è dedicata proprio alla bora. Seguendo l’odore di salsedine, in dieci minuti a piedi si arriva al molo Audace, una passerella di oltre 200 metri da cui in autunno è possibile ammirare tramonti suggestivi. Quando il vento soffia forte, chi si sente particolarmente coraggioso può provare a raggiungere la Bitta dei venti, simbolo del patrimonio marittimo di Trieste, cercando di rimanere in posizione eretta. Sulla colonnina, testimonianza della prima nave italiana approdata alla fine della Grande guerra sul molo che oggi ne porta il nome, spicca una rappresentazione antropomorfa della corrente triestina.

La statua di Umberto Saba in via Dante Alighieri
L'uomo con la manica a vento di Guido Pezzolato al Magazzino dei venti
Courtesy Progetto Bora Museum
© markobe/AdobeStock

Da qui, chi vuole approfondire la conoscenza della bora e del suo ruolo nella storia e nell’economia della città, può raggiungere il Magazzino dei venti. Un museo in progress in cui trovano spazio, tra le varie sezioni, l’archivio Silvio Polli, che contiene fotografie, pubblicazioni e strumenti scientifici di uno dei maggiori studiosi del fenomeno meteorologico, e una collezione con opere pertinenti al tema, firmate da artisti locali. Suscita curiosità l’archivio dei venti del mondo: una bizzarra raccolta di correnti in scatola, in continua espansione grazie al contributo di visitatori e visitatrici. Di recente, il progetto Bora Museum si è allargato con l’apertura del Borarium a Opicina, un luogo che ospita postazioni interattive pensate per soddisfare le curiosità di chi è affascinato da questo particolare movimento d’aria. Si torna in centro, infine, per una tappa al caffè Urbanis in piazza della Borsa. Fondato nel 1832 come pasticceria, il pavimento riporta un mosaico che riproduce simboli mitologici e marini ma anche, naturalmente, l’immancabile bora.

La Bitta dei venti sul molo Audace
Una cartolina del pittore triestino Carlo Wostry conservata al Magazzino dei venti Courtesy Progetto Bora Museum
© Franco Ricci/AdobeStock

tempoIn viaggio nel

Civitella Cesi, frazione di Blera (Viterbo)
Necropoli dei Monterozzi
Parco archeologico di Vulci
Necropoli della Banditaccia

Borghi medievali, necropoli e colline di tufo. Nasce ufficialmente

il Cammino degli Etruschi, che attraversa l’alto Lazio seguendo le tracce di una civiltà antica

di Valentina Lo Surdo

valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha ilmondodiabha.it

un’avventura a piedi per tornare indietro di circa tremila anni, sino agli albori di una civiltà misteriosa e affascinante. Il Cammino degli Etruschi si presenta come uno dei percorsi più spettacolari del Paese, capace di rivelare le radici autentiche della nostra identità culturale, al cospetto del mar Tirreno.

L’archeo-trekking, diverso e unico nel suo genere, racconta la storia del popolo che prosperò dal IX al I secolo

a.C. nell’attuale alto Lazio e in Toscana sino a toccare l’Umbria occidentale ed estendendo la propria influenza anche in Campania, nella Pianura Padana e persino in Sardegna. Il cammino, da poco inaugurato ufficialmente, rappresenta una delle risorse turistiche del futuro, alternativa sorprendentemente ricca e originale rispetto a tante mete ormai assediate dall’overtourism. Prevede sette tappe nell’alto Lazio, tra colline tufacee e panorami che si specchiano nel mare, e collega due siti Patrimonio dell’umanità.

Zaino in spalla, in una settimana si percorrono circa 150 chilometri incrociando necropoli, borghi medievali e paesaggi rurali rimasti nascosti all’ombra dell’Urbe. Si entra in contatto con l’eredità di un popolo che fu capace di insegnare a Roma l’arte del costruire e del vivere. D’altronde, erano d’origine etrusca ben tre dei sette re che diedero origine alla civiltà romana.

L’avventura inizia a Cerveteri, a nord ovest della Capitale, nel cuore della necropoli della Banditaccia, tra le più grandi città dei morti del mondo antico, inserita nella lista dei siti

Il tempio etrusco dell’Ara della regina, vicino a Tarquinia (Viterbo)

© Giulia Pesarin

Patrimonio dell’umanità nel 2004. Dalla monumentale via degli Inferi si prende il sentiero delle Cinque cascate e, attraversando fitti boschi, torrenti e tumuli, si raggiunge Castel San Giuliano, frazione di Bracciano. La destinazione di tappa, lunga in totale 26,8 chilometri, è Canale Monterano, nuovo borgo di Monterano, ormai città fantasma, da cui si gode di una veduta sui resti in pietra del convento di San Bonaventura, oggi riconquistati dalla natura.

La seconda giornata prevede 21,7 chilometri immersi nella Riserva naturale regionale Monterano: dopo aver lasciato le rovine dell’antica città, il sentiero raggiunge le sorgenti termali di Stigliano, per inerpicarsi tra pascoli e colline sino a Tolfa, borgo caparbiamente arroccato, noto per la tradizione artigiana della catana, la borsa in cuoio modello postina che ha preso il nome della città.

Il terzo giorno conduce, camminando per 24 chilometri tra faggete e praterie d’altura, ad Allumiere, borgo minerario, ancora nel territorio romano, che conserva nel suo museo civico la memoria dell’estrazione di allume. Da qui si scende verso la Grasceta dei Cavallari e il castello dei Torlonia, seguendo antichi tratturi fino a Civitella Cesi, piccolo gioiello incastonato nel tufo, in provincia di Viterbo.

Dalla valle del Mignone i più instancabili possono agguantare anche il borgo di Blera e Barbarano Romano, sempre nel Viterbese, percorrendo due diverticoli del percorso originale. Una tappa più breve segue i primi tre giorni di percorrenza, con circa 19 chilometri che offrono ricche suggestioni archeologiche. Il cammino attraversa infatti le necropoli

di San Giovenale e di Luni sul Mignone, testimonianze dell’urbanesimo etrusco, fino alla meta di Monte Romano. Stessa lunghezza per la quinta tappa, che porta nel cuore dell’Etruria, a Tarquinia. L’antica città dei re accoglie i viandanti con la Necropoli dei Monterozzi, Patrimonio dell’Umanità, e i suoi celebri affreschi funerari che raccontano una cultura raffinata e profondamente legata al sacro. Il paesaggio cambia durante il sesto giorno di cammino, facendosi più aperto e marino. In questa tappa, lunga 26,5 chilometri, si attraversano campagne e macchia mediterranea, passando accanto alla monumentale quercia da sughero di Pian di Spille. È un percorso più esposto, che conduce al borgo costiero di Montalto di Castro, porta d’ingresso verso l’antica Vulci. Il Cammino degli Etruschi giunge a conclusione con un’agile tappa di 17 chilometri che, lungo la valle del Fiora, tra l’alto Lazio e la bassa Toscana, porta al Parco archeologico di Vulci. Qui, tra le rovine dei templi, il ponte del Diavolo e il suggestivo lago del Pellicone, si respira la potenza di una città che fu tra le più grandi dell’Etruria. È un finale simbolico, che conduce là dove la civiltà etrusca incontra il mare, presente anche nelle numerose varianti del percorso principale. Un grandioso progetto comunitario che, come dichiara Alberto Renzi, esperto di percorsi a piedi e responsabile della progettazione per conto dell’associazione Dmo Etruskey, «vale molto più di un semplice itinerario escursionistico, perché è un invito a riconoscere nelle tracce del passato il respiro ancora vivo della terra dei re».

La rocca dei Frangipane a Tolfa, vicino a Roma

baccalàSulla rotta del

Arrivato dalla Norvegia nel XV secolo, è entrato a far parte della tradizione culinaria italiana. Dal Veneto alla Sicilia, tutte le declinazioni del merluzzo essiccato o sotto sale

ai fiordi alle sponde del Mediterraneo si snoda una delle rotte commerciali più antiche d’Europa: quella del merluzzo, che diventa stoccafisso quando viene essiccato all’aria o baccalà se conservato sotto sale. Questo pesce ha attraversato i secoli e le frontiere ed è entrato a far parte della cucina italiana, testimone di uno scambio culturale tra i gelidi mari del Nord e il nostro Paese iniziato nel lontano 1432. In quell’anno il mercante veneziano Pietro Querini naufragò al largo delle isole Lofoten, in Norvegia. Ospitato dagli abitanti, scoprì il merluzzo essiccato che poi introdusse in Italia. Il suo viaggio è oggi ricordato dalla Via Querinissima, un itinerario storico-culturale che fonde il cognome del marinaio alla sua patria, la Serenissima, celebrando il leggendario percorso del pesce stocco, simbolo di unione tra popolazioni europee di culture e abitudini diverse. Ancora oggi l’Italia è tra i principali mercati mondiali per lo stoccafisso norvegese e per il baccalà, come confermato dai dati del Norwegian Seafood Council per il 2023.

Una ricerca NielsenIQ individua Liguria e Veneto come aree di maggiore consumo, seguite da Campania e Sicilia. Ma anche Toscana, Marche, Abruzzo e Calabria mostrano un legame stabile con la specialità, espressione di tradizioni locali che si rinnovano.

In Veneto, area simbolo di questa eredità culinaria, lo stoccafisso, chiamato localmente bacalà , è protagonista

Panorama di Venezia
Baccalà mantecato

di Floriana Schiano Moriello

[Giornalista enogastronomica e di viaggio]

floriana.fsm@gmail.com

floriana.schianomoriello

florianaschianomoriello florianaschianom

Viaggi e sapori fuori dal tempo, dove la lentezza racconta

Per chi cerca luoghi autentici, gesti antichi e cibo che sa di memoria

del Baccalà mantecato servito con la polenta o i crostini, tipico di Venezia, e del Baccalà alla vicentina, stufato con latte, cipolle, acciughe e grana. Sandrigo, in provincia di Vicenza, ogni principio d’autunno è animata da una festa in suo onore, sostenuta dalla Venerabile confraternita del bacalà alla vicentina, che tutela la ricetta tradizionale e il

Stoccafisso in brandacujun

legame con Querini. Vale sempre la pena fare una tappa nella cittadina, per mangiare in uno dei ristoranti consigliati sul sito dell’associazione.

In Liguria, il merluzzo si è fuso con i sapori mediterranei: qui domina lo stoccafisso in brandacujun , preparato con patate, aglio e pinoli, o accomodato, in umido con le olive taggiasche. Piatti profondamente identitari che donano un eccellente spunto per itinerari gastronomici lungo la costa. Anche le Marche celebrano il legame con il merluzzo, in linea con le ricerche di mercato che ne comprovano il consumo crescente.

Da oltre 30 anni, tra febbraio e aprile, Fano, in provincia di Pesaro e Urbino, ospita il Bacalà Fest. Da questo evento nasce Girobacalà, itinerario gastronomico che si estende oltre la zona e coinvolge una serie di ristoranti, dal mare alla montagna, per dare rilievo alle ricette locali a base del famoso pesce. L’edizione 2026 è in programma

Un tratto della costa di Ponente in Liguria
© AnnaVie/Wikipedia ©

dal 30 gennaio al 30 marzo e prevede due sfide a carattere nazionale, una con cuochi amatoriali e una con professionisti. Al sud, la Campania resta un crocevia fondamentale per il mercato. In particolare a Somma Vesuviana, nel territorio di Napoli, il baccalà è una tradizione che risale al XVI secolo. Questa città è considerata la patria del prodotto per l’antica attività di importazione dal nord Europa e per la lavorazione del merluzzo salato e dello stoccafisso, favorita dalla presenza delle sorgenti d’acqua del fiume Sebeto, essenziali per l’ammollaggio del pesce. Anche qui, come nel resto d’Italia, il baccalà si coniuga alle verdure locali, in umido con i pomodorini del piennolo. Resta un amarcord di incredibile bontà la zuppa di stoccafisso e patate realizzata con la coda di stocco, una ricetta dei Campi Flegrei, sempre nel Napoletano, che vede l’abbinamento con il pane raffermo. Un piatto tipico per contadini e marinai che negli ultimi anni è arrivato sulle tavole dei ristoranti con Marianna Vitale, chef partenopea ambasciatrice dello stoccafisso di Norvegia in Italia. Un’altra ricetta contadina, che vanta origini irpine-lucane, è il baccalà alla pertecaregna abbinato ai peperoni cruschi. Nella versione fritta, diventa protagonista sulla tavola della vigilia di Natale in tutta la Campania, in attesa delle celebrazioni invernali che ne vedono il trionfo.

Prima di arrivare in Trinacria va ricordato lo stoccafisso alla mammolese, tipico della cittadina in provincia di

Reggio Calabria. A Mammola, borgo arroccato a metà tra l’Aspromonte e la catena montuosa delle Serre, viene cotto, secondo tradizione, con patate, salsa di pomodoro, olive, capperi e peperoncino per un’esplosione di sapori. Si arriva poi in Sicilia, dove il consumo è in forte crescita. Qui lo stoccafisso e il baccalà sono stati adattati alle ricette locali. È il caso del baccalà a sfincione e dello stocco a ghiotta, tipico del Messinese, con cipolle, capperi, olive e talvolta pomodoro. Sui monti Nebrodi, a nord dell’isola, il pesce è protagonista di primi piatti e insalate, segno della sua perfetta integrazione nel patrimonio gastronomico locale. E mentre l’autunno procede, l’attesa si concentra sui prossimi appuntamenti gastronomici che in tutto lo Stivale celebrano i sapori intensi di questi tesori dei mari freddissimi.

Matera
Baccalà alla pertecaregna
© Rocco Lucia/Wikipedia

UN VIAGGIO TRA DESIGN E STORIA CON WORLDHOTELS. LA COLLEZIONE ESCLUSIVA DI

BWH HOTELS CHE RIDEFINISCE L’OSPITALITÀ ITALIANA.

Nel panorama dell’ospitalità di alta gamma, un nome si distingue per raffinatezza e autenticità: WorldHotels. Parte integrante del prestigioso gruppo BWH Hotels – che con Best Western Hotels & Resorts vanta ben 170 strutture in Italia e a Malta – WorldHotels rappresenta l’offerta più esclusiva e curata e la scelta ideale per chi desidera trasformare ogni soggiorno in un viaggio all’insegna del gusto, del design e della tradizione.

Ecco un assaggio delle strutture uniche e inconfondibili presenti in Italia, capaci di fondere l’eccellenza del servizio con la profonda identità del luogo.

Molto più di un semplice hotel, il Collini Rooms, WorldHotels Crafted**** a Milano è un crocevia eclettico dove arte, design e la migliore ospitalità si incontrano. Perfettamente collegato al centro città e vicino all’Aeroporto di Linate, invita a un’esperienza fuori dall’ordinario. Goditi il design raffinato, rilassati nel lounge bar con patio e giardino esterno, ammira lo skyline dalla sala colazioni panoramica e lasciati viziare dal ristorante à la carte sul rooftop con vista mozzafiato sulla città. Nel cuore pulsante della città, a due passi dal Duomo e dalle vie dello shopping più esclusive, il Matilde Boutique Hotel, WorldHotels Distinctive**** accoglie gli ospiti in un elegante palazzo storico. Qui, il design contemporaneo si inchina al fascino della tradizione meneghina, creando un ambiente riservato e di gusto. Con 25 camere, dalla Deluxe alla Suite Presidenziale, un ristorante dedicato e la possibilità di trattamenti e massaggi, è la base perfetta per vivere l’eleganza e la curiosità della capitale della moda.

A Bolzano, il ParkHotel Laurin, WorldHotels Elite**** è un Grand Hotel storico a 4 stelle che da sempre incanta. Con 100 ampie stanze e suite, è saturo di arte e cultura: la struttura e il suo imponente parco privato di 4.000 mq ospitano una ricca collezione di circa 350 opere d’arte originali di artisti contemporanei. L’estate si anima nel parco con il Summer Lounge Bar e la piscina, mentre tutto l’anno il Ristorante Laurin cele-

bra la cucina mediterranea e locale e il Laurin Bar attende gli ospiti con drink frizzanti e musica dal vivo.

Dal 1862, il Grand Hotel della Posta, WorldHotels Distinctive**** accoglie i viaggiatori nel centro di Sondrio con un’atmosfera elegante, raffinata e senza tempo. Un sapiente restauro ha riportato all’antico splendore gli ambienti storici, dove il moderno e l’antico si fondono armoniosamente. L’hotel offre un giardino, parcheggio custodito, un servizio concierge impeccabile e una piccola spa ad uso esclusivo con piscina idromassaggio, sauna e bagno turco. A completare l’esperienza, il 1862 Ristorante della Posta offre percorsi gourmet che valorizzano le materie prime della Valtellina, e il Felix Caffè, un caffè letterario d’altri tempi, perfetto per tè e aperitivi d’autore.

Scegliere WorldHotels significa abbracciare un’ospitalità che è essa stessa destinazione: autentica, raffinata e indimenticabile.

Prenota il tuo soggiorno esclusivo su bestwestern.it/lafreccia e scrivi a marketing@bwh.it per ricevere un buono sconto da 50 euro

Il ParkHotel Laurin, WorldHotels Elite
La terrazza del Collini Rooms Hotel, WorldHotels Crafted
Un dettaglio del Grand Hotel della Posta, WorldHotels Distinctive
Una camera del Matilde Boutique Hotel, WorldHotels Distinctive

Testimoni di

speranza

Il 16 novembre si celebra il Giubileo dei poveri. Dal papa un invito a riconoscere la presenza del divino nei volti di chi soffre e non rinuncia alla fede

Fedeli in attesa della messa per l’inizio del pontificato di Papa Leone XIV, in piazza San Pietro

il 16 novembre Roma accoglie il Giubileo dei poveri, che coincide con l’omonima Giornata mondiale e segna una delle tappe più intense dell’Anno santo. Non è soltanto una celebrazione, ma un respiro collettivo di umanità, un invito a guardare oltre le ferite della miseria. Le strade della città, percorse da pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, diventano il luogo di un incontro spirituale, ma anche profondamente reale: quello tra chi cerca riparo e chi accoglie, tra chi ha perso tutto e chi, forse, non ha ancora scoperto ciò che conta davvero.

Nel messaggio di Papa Leone XIV per questa giornata – Sei tu, mio Signore, la mia speranza – risuona una certezza che attraversa la storia dei bisognosi di ogni tempo: l’attesa non è un’illusione, ma una forza che resiste alle prove e si fa roccia e rifugio. Il pontefice invita a non smarrire lo sguardo verso l’essenziale: «Il povero può diventare testimone di una speranza forte e affidabile, proprio perché professata in una condizione di vita precaria». Nel testo, le parole «in te, Signore, ho sperato, non sarò mai deluso», tratte dal Te Deum , diventano la voce di un’umanità ferita ma non vinta, capace ancora di credere che la vita custodisca una promessa, se ci si abbandona a Dio. L’indigenza, ricorda il papa, non è

soltanto mancanza di beni ma corrisponde spesso a una distanza dal divino: è il vuoto che si apre quando ci si illude di bastare a se stessi. «La più grave povertà è non conoscere Dio», scrive, invitando ciascuno a ritrovare la propria ricchezza nella fede, nella relazione, nel dono reciproco. La speranza cristiana non è però solo contemplazione, ma impegno, scelta, responsabilità. Perché, come afferma Leone XIV, «la carità rappresenta il più grande comandamento sociale». Accanto a questo messaggio di luce si colloca la nuova Esortazione apostolica Dilexi te (Ti ho amato), in cui l’amore è la chiave di lettura profonda del Vangelo: «È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare dai poveri», scrive il pontefice.

di Padre Enzo

[Presidente del Pontificio comitato per la

mondiale dei

e direttore del magazine Piazza San Pietro] padre.enzo.fortunato padreenzofortunato padrenzo

Fortunato
Giornata
bambini

E in queste parole vibra una rivoluzione silenziosa, quella per cui non sono soltanto i poveri a cercare la nostra carità, ma siamo noi ad aver bisogno di loro. «Il cristiano non può considerarli solo come un problema sociale: essi sono una questione familiare. Sono dei nostri». Questo sguardo di fraternità universale richiama le figure di San Francesco e Santa Chiara d’Assisi, modelli eterni di povertà evangelica. Otto secoli fa, Francesco ispirò una rinascita spirituale che continua a parlare all’umanità oggi. Ricco e spensierato, rinacque dall’incontro con l’emarginato e scoprì la libertà dell’amore che si dona. Sposando la miseria, volle imitare Cristo povero e crocifisso e nella sua Regola chiese ai frati di vivere «come pellegrini e forestieri in questo mondo». Non fondò un’opera sociale, ma un’alleanza evangelica, dove i poveri erano fratelli, non destinatari bisognosi. Un approccio nuovo, capace di superare le distanze e di trasformarsi in compassione concreta. Accanto a lui, Santa Chiara portò avanti la stessa rivoluzione nel silenzio

e nella preghiera. Fondò l’Ordine delle clarisse e difese con coraggio il diritto di vivere senza possedere nulla, ottenendo il Privilegium paupertatis da Papa Gregorio IX. La sua scelta, radicale e profetica, esprimeva una convinzione: la povertà volontaria è una forma di libertà e di fiducia assoluta in Dio. La sua vita nascosta fu un grido silenzioso contro la mondanità e una difesa dei dimenticati, una luce discreta che ancora oggi illumina la Chiesa.

Il papa auspica che, quando la Porta santa si chiuderà a fine anno giubilare, il cuore continui a rimanere aperto. Che la speranza seminata resti viva e la carità continui a farsi gesto quotidiano, stile di vita, modo di essere nel mondo. Forse il vero Giubileo comincerà quando ognuno, tornando alla propria casa, porterà nel cuore un seme di conversione e un desiderio di fraternità. Roma, in cui sacro e divino si mescolano da secoli, tornerà così a farsi simbolo di una promessa antica, quella di un mondo in cui nessuno è straniero, nessuno è scartato.

Papa Leone XIV saluta la folla mentre arriva in piazza San Pietro

NELLE TERRE DI PISA PUOI PERDERTI, PER RITROVARTI

terredipisa.it

Nelle Terre di Pisa il capolavoro della Natura è solo il primo di una lunga serie. Un capolavoro che puoi scoprire pedalando lungo strade bianche, camminando nel verde delle colline, immergendoti nell’azzurro del mare. Luoghi dove l’accoglienza è di qualità e il viaggio diventa un’esperienza vera, autentica. Dove suggestivi scenari naturali fanno da cornice alla meravigliosa arte del passato, ai sapori genuini di una volta, alla bellezza di città e borghi ricchi di storia.

Terre di Pisa: espressione autentica di una terra unica

sospesaVivere

Irene Grandi torna con Oro e rosa, un album di inediti che riflette sul valore del tempo, sulla fine e sui nuovi inizi

di Gaspare Baglio gasparebaglio foto © Luca Brunetti

«Il viaggio torna sempre perché è l’emblema della trasformazione. Cambia il paesaggio, cambi tu». Irene Grandi non poteva essere più chiara per spiegare il filo conduttore di Oro e rosa, progetto di inediti che arriva dopo un tour trionfale con cui ha festeggiato i 30 anni di carriera e verrà presentato live in primavera insieme alle hit storiche.

Oro e rosa, due colori che rappresentano il tramonto e l’alba. È un rimando alla luce che precede la fine e a quella preludio di novità. Sono due momenti della giornata che amo:

rappresentano il passaggio, la trasformazione, la poesia di un tempo sospeso. Dobbiamo lasciare il passato, fare tesoro delle esperienze vissute, ma concederci al nuovo, piantare un seme diverso, provare una strada mai percorsa. E quindi affrontare il buio, l’ignoto, con la fiducia che, in fondo al tunnel, esca la luce.

Si parla molto d’amore in questo album.

Sì, il confronto con l’altro ci fa da specchio e ci aiuta a comprendere i cambiamenti. Nonostante le perdite e i momenti di difficoltà, resiste una fiducia nelle relazioni.

Questa fiducia ce l’hai solo nelle canzoni?

Anche nella vita. Però ho un’età per cui l’amore non è la mia priorità. Lo vedo in modo più maturo: meno passionale, più di condivisione, sensibilità e sostegno. Ma non è semplice trovare una persona che corrisponda a tante aspettative.

E nella musica hai fiducia?

È un’esigenza: anche se la discografia va male, la musica non deve finire. Probabilmente non è più il business di un tempo: è diventata un preludio per fare concerti. A volte mi chiedo se abbia ancora senso fare un album.

Che risposta ti sei data?

Il disco è la fotografia di un momento personale: ha un valore artistico e deve dare soddisfazione di per sé, senza troppe speranze.

Questa fotografia cosa racconta di te?

C’è bisogno di tempo per guardarsi indietro, recuperare la bellezza di ciò che si è costruito, ripartire con la consapevolezza di avere un percorso, una storia, un’identità. È importante vedere il buio e la luce in ogni cosa, come lo Yin e lo Yang. E anche un modo per accettare le cose meno belle.

Tipo?

Che la discografia e la radio non sono più quelle di un

tempo. Ora bisogna avere i social, non c’è più mistero intorno agli artisti: prima si tendeva a mostrare solo il lato luminoso, adesso i follower vogliono conoscere anche le ombre. Io le rivelo attraverso la musica, invece di mettere su instagram quello che mangio a colazione.

Che mi dici della canzone Colorado in cui duetti con Carmen Consoli?

È un’artista vera: ha trasformato la sua carriera con coraggio. Ci siamo concesse tempo per riconoscerci simili nella sensibilità, nel forte desiderio di libertà e resistenza alla decadenza del nostro mondo.

Se ti dico Sanremo che rispondi?

Non mi sento molto allineata. Negli ultimi anni non c’è stata la situazione favorevole per poterlo riconsiderare. E per la prossima edizione non mi sono presentata.

Cosa ti auguri?

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musica è mistero La

Ne è convinto Riccardo Muti, che dal 19 al 30 novembre torna alla Fondazione Prada di Milano per il progetto Italian Opera Academy. L’iniziativa consente agli spettatori di assistere alle fasi di preparazione del Don Giovanni di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur

Riccardo Muti durante un concerto

Riccardo Muti e Miuccia Prada, due nomi che rappresentano l’eccellenza italiana della musica e della moda, tornano a collaborare per uno dei progetti più cari al Maestro: la Riccardo Muti Italian Opera Academy, nata nel 2015 per diffondere gli insegnamenti dell’opera tra giovani direttori d’orchestra di ogni parte del mondo.

Per la terza volta, dopo le edizioni del 2021 e del 2023, il pubblico può seguire un percorso di lezioni e prove negli spazi della Fondazione Prada di Milano, dal 19 al 30 novembre. L’iniziativa, che si conclude con un concerto diretto dal Maestro, quest’anno è dedicata al Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. Come mai questa scelta?

Considero l’opera del compositore austriaco, con libretto di Lorenzo Da Ponte, profondamente italiana. Mozart è necessario come il pane. Dopo aver diretto e insegnato alla Fondazione Prada il Nabucco di Giuseppe Verdi e la Norma di Vincenzo Bellini, credo sia arrivato il momento di affrontarlo. Uso questo verbo non a caso, perché lui è un gigante irraggiungibile.

Il progetto consente agli spettatori di assistere alle fasi di preparazione e realizzazione di un’opera.

Io mi auguro che in futuro gli spettatori abbiano sempre l’opportunità di partecipare alle prove. In questo modo potrebbero capire qual è il lavoro del direttore, dei registi, dei cantanti e dell’orchestra. Il giorno in cui questo sarà possibile in tutti i grandi teatri nel mondo, allora si potrà parlare davvero di cultura. Che non significa solo sedersi in poltrona e assistere al prodotto finito.

Come è iniziata la collaborazione con Prada?

Conosco Miuccia e suo marito dagli anni ‘80. Sono una coppia strepitosa, capace di guardare al futuro. Nel 2010 abbiamo lavorato insieme per l’Attila di Verdi presentato al Metropolitan Opera House di New York. Io dirigevo l’orchestra e Miuccia realizzò i costumi. Ricordo ancora le signore del coro che si pavoneggiavano perché stavano indossando abiti di Prada.

Cosa direbbe alle persone che non hanno mai visto un’opera per invogliarle a farlo?

Il primo consiglio è stare alla larga dai cosiddetti competenti,

perché allontanano e impauriscono. Mozart diceva che tra una nota e l’altra c’è l’infinito e Dante, nel 14esimo canto del Paradiso, riferendosi alla voce degli spiriti beati scriveva: «Una melode che mi rapiva, sanza intender l'inno». La musica non è comprensione ma rapimento. Chi non ha mai frequentato un teatro deve semplicemente abbandonarsi a ciò che vede e sente.

Che cosa le ha regalato il confronto con persone più giovani?

La possibilità di imparare: sono appena tornato da Tokyo, dove con l’Accademia abbiamo lavorato a Simon Boccanegra di Verdi. Riguardando la partitura per insegnarla, ho scoperto cose che non avevo colto prima.

La musica, soprattutto in questo momento storico, può contribuire a unire le persone?

È sempre un ponte tra nazioni e popoli. Durante l’ultimo festival di Salisburgo, ho diretto la Messa n. 3 in fa minore di Anton Bruckner. Con me c’erano un soprano cinese, un mezzo soprano tedesco, un tenore slovacco, un basso inglese e la Filarmonica di Vienna. Anche la società dovrebbe funzionare come un’orchestra dove ci sono viole, violini, violoncelli, oboe e flauti. Ogni strumento ha delle linee melodiche, ma tutte si amalgamano tra loro per raggiungere l’effetto finale: l’armonia.

È vero che suo padre non voleva che facesse il musicista?

Desiderava che i suoi figli studiassero musica per cultura, ma nella vita ci avrebbe voluti medici, avvocati o ingegneri. Mi sono appassionato alla lirica a poco a poco, attraverso porte che si sono aperte a mia insaputa. Al conservatorio, il direttore Jacopo Napoli mi disse che avevo la stoffa del direttore d’orchestra. E da lì è iniziato il mio percorso. È arrivato però anche il pezzo di carta, come voleva mio padre: ho terminato il liceo per poi iscrivermi alla facoltà di Filosofia.

«Il cantare è proprio di chi ama», diceva Sant’Agostino. Che cosa ne pensa?

Vero, cantare amantis est. E fare musica, per estensione, è l’atto di chi Ama, con la a maiuscola.

fondazioneprada.org riccardomutioperacademy.com

L’urgenza di

A RACCONTARE

Sonia Bergamasco porta in teatro, da attrice e regista, La principessa di Lampedusa. Un monologo potente, tra memoria e visione, su una donna dimenticata dalla storia di Sandra Gesualdi sandragesu

ttrice, regista, autrice. Sonia Bergamasco attraversa il teatro con lo sguardo di chi indaga, con l’attenzione di chi studia le fratture del tempo e ne restituisce il senso. Da ricercatrice. Il suo lavoro si muove in bilico tra evocazione e presente, parola e gesto, biografia e racconto collettivo. Con La principessa di Lampedusa, testo nato dal romanzo di Ruggero Cappuccio, Bergamasco porta in scena una figura femminile ripescata ai margini della storia ufficiale e la rende centrale per comprendere un’epoca e il suo passaggio. Compone un monologo denso, in cui la voce diventa corpo e la solitudine scenica si apre a un coro di presenze. Dopo il debutto a Palermo, lo spettacolo fa tappa a Campi Bisenzio (Firenze) il 15 novembre, e a Milano da 18 al 23, per poi tornare in tournée a gennaio 2026. La principessa di Lampedusa è una figura poco nota, eppure il suo sguardo attraversa un mondo che si trasforma. Da dove arriva l’urgenza di raccontarla oggi?

L’occasione di questo lavoro per il teatro – di cui ho curato anche la regia – nasce dal libro che Cappuccio dedica a Beatrice Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, nome lunghissimo che identifica la donna che sarà anche madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autore del Gattopardo Beatrice nasce in una famiglia antica e influente, segnata da molte disgrazie. Nel corso della vita, attraversa anni tumultuosi con un’energia potente: è autonoma, creativa, visionaria. Ed è sicuramente lei che ha ispirato il figlio nella composizione di uno dei libri più importanti della letteratura italiana del ‘900. Sul palco sei sola, ma circondata da una memoria che vibra, tra la Sicilia e i fantasmi della storia. Come hai lavorato con questo materiale così intimo e stratificato?

Prima di portare questo testo a teatro, nell’estate di due anni fa ho sperimentato una lettura su un palcoscenico d’eccezione: avevo alle spalle il tempio di Selinunte, in Sicilia. E in quell’occasione il dialogo visionario, che Cappuccio ha adattato dal romanzo alla scena, è diventato l’occasione per un gioco polifonico in cui davo voce a tutti i personaggi convocati da Beatrice per ripercorrere la sua vita.

Che libertà ti sei concessa nella trasposizione teatrale del testo?

Piena. Il gioco musicale delle voci proposte mi ha molto stimolata. Ne è nata una scenografia – realizzata da Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorilli – che ha guidato azioni e situazioni.

Hai realizzato anche un docufilm su Eleonora Duse, un’altra figura femminile che ha attraversato l’arte e la vita con intensità. Cosa ti lega a questi personaggi?

Duse è stata – ed è ancora – un riferimento e un amore, per me. Continuo a cercarla nel lavoro e nella vita. Credo che il modo migliore di stare con donne e artiste come lei sia quello di mettere in gioco, quotidianamente, tutte le energie creative e vitali a disposizione.

Che tipo di spazio occupa il teatro nella tua vita interiore? È il laboratorio permanente di idee. Da attrice e da regista, sento la necessità sempre più urgente di incontrare il pubblico dal vivo.

In una società in crisi, credi ancora nel suo potere di resistenza e cura?

Non c’è guarigione: l’umanità è in bancarotta morale. Il teatro ha il dovere e la necessità di reggere con forza, ad altezza uomo, lo specchio di questa realtà. Da pessimista convinta, confido nelle realtà minoritarie e nell’intelligenza del cuore. Non mi arrendo.

C’è una responsabilità dell’artista – oggi – nel custodire la memoria, nel rimettere in circolo parole dimenticate, gesti lenti, storie considerate erroneamente minori?

La storia non serve a niente, ce lo dimostra quotidianamente la cronaca. E quindi anche la memoria, se viene praticata solo come esercizio sterile di reiterazione, ottunde le coscienze.

L’artista ha una responsabilità, sempre. C’è chi se la prende e chi no.

Cosa stai leggendo?

Sto scrivendo, per realizzare un film documentario. Hai un tuo rito prima di entrare in scena?

Segreto.

E appena finito uno spettacolo?

Dipende da com’è andato.

soniabergamasco.it soniabergamasco.official

coraggio

Nicolas Maupas torna in tv nella fiction Un professore 3, in cui interpreta il figlio di Alessandro Gassmann alle prese con la maturità di Gaspare Baglio gasparebaglio

senza dubbio uno degli attori più richiesti della nuova generazione: dopo l’exploit nel cult Mare fuori e in serie come Nudes Sopravvissuti e Odio il Natale

Nicolas Maupas torna su Rai1, dal 20 novembre, con la terza stagione di Un professore, coprodotta da Rai Fiction e Banijay Studios Italy.

Quando ti sei sentito vulnerabile e come hai superato quel momento?

Mi è successo quando sono uscito dalla comfort zone. Ma ho affrontato quella fase con coraggio, cercando di cambiare, migliorare, prendere decisioni.

Qual è stata la difficoltà maggiore che hai vissuto nel diventare adulto?

coraggiocoraggio coraggioIl di crescere

Questa volta, la fiction con Alessandro Gassmann e Claudia Pandolfi si focalizza sul periodo della maturità, scolastica ma anche personale, tra amori, delusioni e scelte da prendere. L’attore italo-francese torna a vestire i panni di Simone Balestra, uno studente liceale in balìa di cambiamenti profondi. E pronto a un confronto intenso con il padre Dante, il professore interpretato da Gassmann, per conquistare la libertà di essere se stesso.

Nella nuova stagione affronti la tanto temuta maturità. In che modo viene descritto questo passaggio?

Credo sia una fase simile per molti adolescenti: è il momento in cui si comincia a tracciare il futuro. Anche io, quando ho scelto di fare questo mestiere, mi sono trovato davanti a una scelta del genere, affrontata in maniera molto seria.

Che ricordo hai degli esami di maturità?

Ero andato bene agli scritti e così è stato un pochino più facile affrontare gli orali. Però mi sono anche divertito con i miei compagni di classe. Con alcuni ho mantenuto un rapporto: uno, in particolare, è ancora tra i miei migliori amici.

Il tuo personaggio attraversa anche momenti di crisi, mostrando diverse fragilità. Come hai lavorato per renderle credibili?

Ho attinto dal mio vissuto personale. Determinate situazioni accadono un po’ in tutte le vite e risultano riconoscibili: un saluto, un addio, l’innamorarsi sono esperienze universali.

A 26 anni mi ritrovo a metà: non sono più adolescente, ma sento che sto crescendo. Mi domando se sono già entrato nel mondo degli adulti o se sono ancora qualche passo indietro. Però sono curioso di vivere questo cambiamento. Nella fiction si dice spesso che la filosofia non dà risposte, ma insegna a porsi le domande giuste. Qual è la domanda più importante che ti sei fatto?

Mi sono interrogato molto sui miei anni scolastici, devo essere sincero. Sento di avere delle lacune: a volte sono incuriosito da una materia o da un tema specifico ma mi rendo conto di non essere completamente informato. Forse mi sarei dovuto impegnare di più durante il liceo.

Come ti sembra il mondo che hai intorno?

Vedo una generazione molto attiva e pronta ad affrontare le sfide del futuro con coraggio. È un periodo storico difficile: ci sono guerre in corso, succedono cose terribili. Spaventa, e ci si chiede cosa poter fare.

Di cosa hai paura?

Non saprei. Non ho un timore costante che mi perseguita. Spero di avere sempre la leggerezza di poter raccontare storie come sto facendo ora.

C’è un personaggio che vorresti interpretare?

Mi piacerebbe vestire i panni di Corto Maltese. Il mondo dei fumetti mi affascina molto.

nicolas_maupas

COMBINAZIONI: I MUSEI TRENTINI SI UNISCONO IN UN PROGETTO COMUNE

SEI REALTÀ CULTURALI DELLA PROVINCIA INTERPRETANO IL TEMA DEI VALORI OLIMPICI ATTRAVERSO PROSPETTIVE DIVERSE

Per informazioni inquadra il QR code

L’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026 rappresenta un’opportunità unica per valorizzare il nesso tra cultura e sport come leva di crescita per i territori. Proprio il Trentino, a febbraio 2024, ha inaugurato l’Olimpiade Culturale Milano Cortina 2026 ospitando alle Gallerie di Trento la prima mostra del progetto espositivo triennale “Anelli di congiunzione”.

La cultura e lo sport, infatti, non solo promuovono il benessere individuale e collettivo, ma sono anche potenti strumenti di sviluppo economico e sociale. Il benessere della persona, lo spirito di gruppo, la sfida al rinnovamento, la partecipazione attiva e responsabile, la ricerca dell’eccellenza sono solo alcuni dei valori che possono veicolare.

Attingendo a questi, attraverso il progetto “Combinazioni. Caratteri sportivi”, il sistema museale della Provincia di Trento ha interpretato al meglio l’opportunità offerta dall’ospitare i Giochi olimpici invernali, che in Trentino, in Val di Fiemme, assegneranno il 30% delle medaglie totali, ideando sei distinte proposte culturali.

Fortunato Depero

Fondo Depero

Flavio Faganello, 1958

Archivio fotografico storico provinciale Soprintendenza per i beni culturali PAT

Anelli di Congiunzione Caleidoscopio Fondazione Museo storico del Trentino Foto Pierluigi Cattani Faggion

MUSEO DELLE SCENZE

“Oltre il traguardo. La scienza che muove lo sport” (1 febbraio 2026 - 27 settembre 2026) propone un percorso immersivo sulle tecniche scientifiche che supportano gli atleti, dalle attrezzature utilizzate agli adattamenti per atlete e atleti paralimpici. L’obiettivo è far conoscere i principi della preparazione fisica e psicologica, promuovendo comportamenti virtuosi e uno stile di vita sano.

Anticipazione di questa mostra è “In vista dello scatto” (7 dicembre 2025 - 15 marzo 2026), allestita in collaborazione con l’Archivio fotografico storico provinciale a Palazzo delle Albere a Trento. L’esposizione esplora la nascita della fotografia sportiva trentina. Protagonisti sono i fratelli Pedrotti, che tra le due guerre codificarono questo nuovo linguaggio. Attraverso scatti storici, riviste e libri fotografici, si racconta il rapporto tra attività fisica, tempo libero, industria turistica e moda.

MART – MUSEO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

“Sport. Le sfide del corpo” (1 novembre 2025 - 22 marzo 2026) indaga il dialogo tra arte e sport, dall’antichità alla contemporaneità. In mostra circa 150 opere tra pittura, scultura e fotografia, dal Discobolo di Mirone ai bronzi di Ercolano fino a Keith Haring. Il corpo umano, atletico o danzante, è il filo conduttore di questa narrazione.

Il Mart di Rovereto Foto Mart, Roberta Segata, 2023
Archivio fotografico storico provinciale
Museo Casa De Gasperi

CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO

“L’inverno nell’arte. Paesaggi, allegorie e vita quotidiana” (5 dicembre 2025 - 15 marzo 2026) rappresenta la stagione fredda nelle arti figurative dal Medioevo all’Ottocento. Tra i simboli, l’affresco del mese di gennaio nella Torre dell’Aquila: un paesaggio innevato dove un gruppo di nobili si diverte in una battaglia a palle di neve. Dipinti, sculture, incisioni e oggetti d’uso quotidiano raccontano sia il lato ludico sia le difficoltà di sopravvivenza in montagna nei mesi freddi.

METS – MUSEO ETNOGRAFICO TRENTINO SAN MICHELE

“Attrezzi: dal lavoro al sogno sportivo” (5 dicembre 2025 - 31 marzo 2026) illustra la trasformazione degli oggetti alpini (slitte, sci, ciaspole) da strumenti di lavoro a strumenti sportivi e di svago. Con installazioni immersive e contributi filmici e fotografici, il percorso valorizza la cultura alpina e le trasformazioni sociali tra Ottocento e Novecento.

FONDAZIONE MUSEO STORICO DEL TRENTINO

Il progetto triennale “Anelli di congiunzione” (20242026) trasforma Le Gallerie di Trento in un hub culturale dedicato alle Olimpiadi. Dopo “Records” (2024), la mostra “Performance” (fino al 6 gennaio 2026) racconta il rapporto tra tecnica e sport attraverso sette storie di innovazione. Dal 29 gennaio 2026, “Competition” esplorerà le Olimpiadi e le Paralimpiadi tra esperienza personale e contesto competitivo.

De Gasperi e la primogenita

Maria Romana

FONDAZIONE TRENTINA ALCIDE DE GASPERI

Lo sport diventa veicolo per riflettere sui valori democratici. Tre gli eventi in programma (fino ad agosto 2026): “Sentieri di Alcide”: tre percorsi escursionistici dedicati alla figura di De Gasperi e ai valori dell’etica della montagna e della politica. Il primo è stato inaugurato nel corso dell’estate in Tesino.

“Allenare la democrazia”: percorso formativo di educazione civica tramite gioco e sport.

“Agosto degasperiano”: evento annuale che esplora il rapporto tra sport e crescita civile delle comunità.

L'affresco del mese di gennaio nella

Torre dell'Aquila

Archivio Museo

Castello Buonconsiglio

METS
Museo Etnografico
Trentino San Michele
Fondazione Museo
storico del Trentino
Foto Pierluigi Cattani Faggion

Il tennis parla italiano

Con le Nitto ATP Finals a Torino e la Davis Cup Final 8 a Bologna gli atleti azzurri sono al centro della scena mondiale. Ce ne parla Flavia Pennetta, vincitrice degli US Open nel 2015 e opinionista sportiva

di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur

in questo novembre l’Italia è al centro del palcoscenico tennistico mondiale con due tra gli eventi più prestigiosi del calendario internazionale. Dal 9 al 16, all’Inalpi Arena di Torino, si giocano le Nitto ATP Finals. Qui Jannik Sinner deve difendere la vittoria dello scorso anno, affrontando big della racchetta come lo spagnolo Carlos Alcaraz, il tedesco Alexander Zverev e il serbo Novak Djokovic. Pochi giorni dopo, dal 18 al 23, alla Super tennis arena di BolognaFiere si svolge la Davis Cup Final 8. In questo caso è stato il capitano Filippo Volandri a scegliere i cinque giocatori della squadra azzurra, chiamata a difendere la vittoria delle ultime due edizioni. Nella lista dei convocati manca Sinner, che non ha dato la sua disponibilità, ma figurano Matteo Berrettini, Simone Bolelli, Flavio Cobolli, Lorenzo Musetti e Andrea Vavassori. È un’occasione irripetibile per il nostro Paese, ma anche un’opportunità unica per il movimento tennistico italiano, che vive una delle stagioni più brillanti della sua storia. Di questo, e del legame con la terra rossa, abbiamo parlato con Flavia Pennetta, vincitrice degli US Open nel 2015 e opinionista per Sky Sport.

Siamo vincitori in carica di entrambe le competizioni, questo

comporta una pressione maggiore sui nostri sportivi?

Secondo me la pressione è meglio averla che far finta di non sentirla. Si gioca in casa e siamo tra i favoriti. A Torino spero di vedere Sinner in finale con Alcaraz. Nella Coppa Davis siamo la squadra più forte. In generale, a livello mondiale, il nostro valore è largamente riconosciuto.

Che spettacolo ci aspetta alle Nitto ATP Finals?

Scendono in campo i migliori otto giocatori al mondo. A differenza dei classici tornei a eliminazione diretta, qui si parte con una fase a gironi, che garantisce almeno tre partite per ogni giocatore. Solo i primi due classificati di ciascun gruppo accedono alle semifinali, a cui segue la finalissima della domenica.

A Bologna si tratta di una sfida a squadre. Cosa cambia?

È una competizione diversa da quella che il tennista vive nel quotidiano, in questo caso non è solo, gioca in gruppo. Si crea una famiglia in cui tutti lavorano, sognano e fanno il massimo per raggiungere un unico risultato.

Cosa succede in città durante le due manifestazioni?

I migliori giocatori del mondo si ritrovano in due centri a misura d’uomo ed è possibile vederli da vicino. Torino, che

è meravigliosa e mi ricorda un po’ Parigi, rappresenta un punto d’arrivo per chi aspetta da un anno di vedere queste partite. Bologna è giovanile, reattiva e abituata allo sport. Si prevedono tanti eventi.

Tu in che modo partecipi?

Sono a Torino tutta la settimana per Sky Sport, mentre a Bologna vado sicuramente per vedere i match e lavorare come testimonial per alcune aziende.

Ti piace il lavoro da opinionista?

È molto bello. Sono passati tanti anni da quando ho smesso di giocare e adesso riesco a commentare le partite con più chiarezza e lucidità. Ad attività

L’Inalpi Arena di Torino per le Nitto ATP Finals 2024
Flavia Pennetta
© Dao Sport

agonistica appena conclusa, mi sentivo ancora troppo una giocatrice. Ci vuole un po’ per uscire dal meccanismo, poi essere equilibrati e obiettivi diventa più semplice.

Quest’anno hai festeggiato dieci anni dalla vittoria agli US Open. È ancora vivo quel ricordo?

Sì, ed è bellissimo. Per celebrare il decennale, a breve uscirà un documentario di Sky che mi ha dato la possibilità di andare a scavare nei ricordi e rivivere tante emozioni. Di solito andiamo di corsa e non sempre ci fermiamo a riflettere su quello che abbiamo vissuto.

È stato difficile decidere di smettere di giocare?

Quasi una lotta interna, ma nel momento in cui ho preso consapevolezza di ciò che desideravo, è arrivata una sorta di serenità. Ma poi ho dovuto imparare a gestire una nuova vita. Mi chiedevo: «Cosa faccio adesso?

Come impegno le mie giornate?». È necessario avere pazienza per capire, serve darsi tempo.

Sei anche mamma di tre figli. Hai più tempo per loro?

Non è mai abbastanza, ma sono

felicissima di godermi i miei figli. Avere una famiglia era un mio grande desiderio insieme a quello di raggiungere grandi risultati sportivi. Però fare la mamma è molto impegnativo, era più facile giocare a tennis (ride, ndr). Ma alla fine si incastra tutto.

Il tuo nome, insieme a quello di Achille Lauro e Francesco Bagnaia, è stato tra i primi a essere annunciato tra quelli dei tedofori di Milano Cortina 2026. Che emozioni hai provato?

Quando mi hanno chiamato per dirmi che avrei portato la torcia olimpica, mi è venuta la pelle d’oca. Mi hanno detto: «Te lo meriti». Vuol dire che, anche a distanza di tanti anni, oltre al tennis ho lasciato un segno per i giovani, questo mi dà molta soddisfazione. Vivendo a Milano, poi, aspetto con ansia questo grande evento.

Hai mai pensato di allenare?

No, perché vuol dire dedicarsi tanto a un atleta. Mio marito (l’ex tennista Fabio Fognini, ndr) fino a poco tempo fa giocava, i bambini sono ancora piccoli, mi sembra una cosa

Flavia Pennetta
© Dao Sport

complicata per ora. Magari in futuro, quando sarò un po’ più libera, potrò prendere in considerazione questa possibilità. Cosa fai nel tempo libero?

Sono una persona sempre in movimento. Faccio tanta attività fisica e mi piace variare. Gioco poco a tennis, ma amo tantissimo andare a cavallo: è il mio modo per staccare la spina. Poi vado al parco, faccio pilates, zumba. Mi butto in qualsiasi attività che mi consenta di sudare e tirare fuori le tossine perché, se non lo faccio, mi sento più affaticata. È un’esigenza del mio corpo.

nittoatpfinals.com fitp.it flaviapennetta82

PREMIO INVICTUS 2025

Provaci ancora, mister Cascione di Marco Marsullo, edito da Feltrinelli, si è aggiudicato la sesta edizione del Premio letterario sportivo Invictus, ormai punto di riferimento per la narrativa italiana di settore. Il romanzo racconta con ironia e umanità la storia dell’allenatore di calcio più esonerato di sempre. Tra i main sponsor dell’iniziativa anche il Gruppo FS, che ha assegnato il Premio grandi lettori a Senna, le verità di Franco Nugnes (Minerva). Il libro ripercorre la carriera di Ayrton Senna, leggendario pilota di Formula 1 e tre volte campione del mondo. premioinvictus.it

La vittoria di Jannik Sinner alle Nitto ATP Finals 2024
La squadra italiana con la Coppa Davis 2024
© Giampiero

GIOIELLI da sogno

In mostra a Roma le collezioni storiche di Bvlgari e le campagne pubblicitarie

che hanno definito l’identità della maison. Tra atmosfere oniriche e citazioni artistiche

Un circo, un paesaggio surrealista, un cielo azzurro che ricorda quelli di René Magritte e poi, soprattutto, Roma. Il visionario immaginario creativo che la maison

Bvlgari ha adottato a partire dagli anni ’60 per le sue campagne di comunicazione ha influenzato l’evoluzione del gioiello contemporaneo.

Questo linguaggio estetico, unico e riconoscibile è al centro della mostra The Genius of Images, fino al 1° febbraio 2026 nello spazio museale del flagship store romano in via dei Condotti. La sede espositiva – ribattezzata Domus – è nata nel 2022 per omaggiare i 130 anni di storia del marchio fondato dall’argentiere ellenico Sotirio Bulgari. Al suo interno, teche originali degli anni ‘30 testimoniano il profondo legame tra la Città eterna e l’imprenditore, che preferì la classicità romana a quella greca e scelse la Capitale per aprire la sua boutique nel 1884.

La mostra esplora il ruolo potente della narrazione visiva nella costruzione dell’identità di Bvlgari. Attraverso una selezione di materiali provenienti dall’archivio storico della maison, alcuni dei quali mai esposti prima, i visitatori vengono trasportati in un mondo onirico dove la fotografia reinterpreta gioielli, orologi e accessori preziosi. Dai paesaggi romani alle ispirazioni surrealiste, fino alle reinterpretazioni giocose degli oggetti quotidiani, le immagini delle campagne pubblicitarie riflettono il dialogo continuo di Bvlgari con l’arte e la cultura. Una parte significativa della mostra è dedicata al periodo che va dalla fine degli anni ‘70 all’inizio dei ‘90, spesso descritto come l’età d’oro della pubblicità. Ed ecco quindi una

Una teca della mostra The Genius of Images
Campagna advertising Feminine Dream (1989-1991) con orecchini in oro con smeraldi, rubini, zaffiri e diamanti (ca. 1988)
© Bvlgari Historical Archives

foca circense che fa roteare sul naso la collezione di anelli Chandra, una mongolfiera con i Tronchetto ring a fare da pesi, mentre collier in platino, perle e diamanti circondano il buco della serratura del Priorato dei Cavalieri di Malta, sull’Aventino, da cui si scorge la Basilica di San Pietro.

Occupano un posto privilegiato nell’esposizione le creazioni iconiche del brand, tra cui l’orologio Bvlgari Bvlgari. Il primo modello, realizzato nel 1975, venne donato da Gianni Bulgari a un selezionato gruppo di clienti. Aveva il cinturino in canapa, un display digitale e utilizzava il logo della maison

Campagna advertising Metamorphosis di Davide Pizzigoni (1992-1996) con anelli Chandra in oro con porcellana, citrino, ametista e topazio (ca. 1994)
© Bvlgari Historical Archives

Teca con l’orologio Bvlgari Roma con cassa in oro, cinturino in pelle e cordino (ca. 1975, Bvlgari Heritage Collection) e il Bvlgari Bvlgari in oro con cinturini in verdite e pelle verde (1996, Private Collection)

come elemento decorativo: una scelta senza precedenti per il design di settore. Due anni dopo, grazie a una serie di perfezionamenti estetici, assunse la sua forma definitiva: pur mantenendo una cassa circolare ispirata alle monete dell’antica Roma, il nuovo orologio aveva un quadrante tradizionale con numeri romani e una doppia incisione del nome Bvlgari sulla lunetta, una dichiarazione forte di identità e di stile.

Numerose varianti sono nate dall’originale, tutte simbolo del fascino senza tempo dell’oggetto. In mostra si possono ammirare le più significative, insieme al prototipo, che incarnano alla perfezione lo spirito innovativo della maison. bulgari.com

bvlgari

Campagna advertising Views of Rome di Robert Emmett Bright (1960-1965)
Il buco della serratura del Priorato dei Cavalieri di Malta con inclusa una collana in platino con perle e diamanti (1962)
©
Bvlgari Historical Archives

UMANO Il chiarore dell’

Maestro di luce e interiorità, nel ‘400 Beato Angelico rivoluziona l’arte con grazia e splendore. Ora Firenze lo celebra in una monografica che raccoglie oltre 140 opere da tutto il mondo

Beato Angelico
Annunciazione (1443 circa) Firenze, Museo di San Marco

è stato un tempo in cui la pittura non solo raccontava, ma sussurrava storie e offriva chiarore. In quel tempo, fatto di penombra, intimità e di luminosità obliqua sulle cose del mondo, visse e operò Fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Piero, nato verso la fine del ‘300 a Vicchio del Mugello. Soprannominato, dopo la morte, Beato Angelico, il frate pittore fu contemporaneo e in dialogo costruttivo con Masaccio, Filippo Brunelleschi, Donatello, Filippo Lippi. Di lui e della sua composizione, ancora oggi, arriva la luce. Come una sferzata dolce, un’epifania che destabilizza per tanta meraviglia, capace di scivolare sui panneggi dorati come fosse cosa viva e di carezzare le mani giunte dei santi come fosse di carne. Ma anche di illuminare i volti assorti della Vergine, assecondare le sue espressioni di grazia e complicità con gli angeli-bambini, per poi svanire, sobria e misurata, tra le pieghe dei dettagli o dei paesaggi.

A Firenze, in cui il Rinascimento è un continuo divenire, il bagliore prima di ogni crepuscolo è il filo rosso della

monumentale mostra dedicata al pittore. Fino al 25 gennaio, le eleganti sale di Palazzo Strozzi e i silenziosi corridoi del Museo di San Marco, ospitano Beato Angelico, una monografica che – a 70 anni dalla storica esposizione del 1955 – ha il pregio di raccogliere opere provenienti da tutto il mondo e mai viste insieme. Riunisce oltre 140 pezzi provenienti da alcuni dei più prestigiosi musei – dal Louvre al Metropolitan, dalla Gemäldegalerie alla Pinacoteca Vaticana – con il merito di ricomporre, in molti casi, tavole smembrate e disperse da secoli.

Il progetto, curato da Carl Brandon Strehlke insieme a Stefano Casciu e Angelo Tartuferi, è frutto di un lavoro paziente durato oltre quattro anni, capace di tessere una trama culturale fatta di ricerca, restauro e dialogo tra istituzioni e territorio. Un viaggio tra i primi decenni del ‘400 fiorentino, quando la pittura comincia a parlare con voce nuova, più vicina all’umano, ma sempre rivolta all’eterno. Angelico non dipinge per sedurre, non ammicca con colori e tecniche a formalismi compositivi. Angelico orienta e scuote

Pala della compagnia di San Francesco in Santa Croce (Trittico francescano) (1428-1429) Firenze, Museo di San Marco
© Su concessione del ministero
della
CulturaOpificio delle pietre dure

afflati. Le sue figure sono affreschi di interiorità, vibrano, ma senza inquietudine. Le sue Vergini e i santi sono dolenti, ma non disperati. La sua arte nasce dal raccoglimento, dalla disciplina, da una fede che si fa immagine e linguaggio senza retorica. Dagli esordi nella bottega di Fiesole fino ai vertici raggiunti nel convento di San Marco, a Firenze, l’uso della luce è così palpitante da sembrare sonora. Il rapporto tra forma e architettura, volto e gesto, colore e trasparenza è in continua tensione verso il sublime. Senza, però, mai fuggire l’umano, che anzi diventa il protagonista: mani giunte, occhi bassi, corpi fragili e ieratici insieme.

Nella chiesa fiorentina di Santa Trinita, la Deposizione –iniziata da Lorenzo Monaco e per l’occasione esposta a

Giudizio universale, dettaglio (1425-1428 circa) Firenze, Museo di San Marco
Una delle sale di Palazzo Strozzi allestite con la mostra Beato Angelico
© Ela Bialkowska Okno studio
© Su concessione del ministero della CulturaDirezione regionale musei nazionali Toscana
Museo di San Marco

Palazzo Strozzi – segna il passaggio dal gotico all’arte nuova dove l’oro resta, ma lo spazio si apre a sfondi moderni. È però a San Marco che Angelico lascia il suo capolavoro, quel ciclo di affreschi che trasforma celle minute, corridoi lunghi e il chiostro in un cammino interiore. Non decorazioni, ma immagini per la preghiera e introspezioni dipinte. Qui, dal 1438, sotto la protezione di Cosimo de’ Medici, il pittore crea un linguaggio fatto di equilibrio, fulgore e misura. Eccezionale, in mostra, la ricomposizione della pala dell’altare maggiore, smembrata nel ‘600, con 17 delle 18 parti superstiti: santi,

predelle e pannello centrale restituiscono l’armonia pacata di una visione alta e umana, con i protettori medicei Cosma e Damiano e i pilastri laterali. In un saggio del 1970, Elsa Morante si chiedeva: «Ha partecipato, Guido di Pietro, alla rivoluzione?». Probabilmente l’ha fatta con la mansuetudine di chi sa che la vera bellezza non fa rumore, ma traccia sentieri. La pittura di Angelico non grida ma resta, come intimo e profetico sovvertimento. palazzostrozzi.org palazzostrozzi

VIAGGIA CON TRENITALIA E SCOPRI BEATO ANGELICO

In occasione della mostra Beato Angelico, a Firenze fino al 25 gennaio 2026, i clienti Trenitalia possono accedere a speciali agevolazioni. I titolari Carta Freccia in possesso di un biglietto per le Frecce, con destinazione Firenze e una data di viaggio antecedente al massimo di cinque giorni quella della visita, hanno diritto a una riduzione sull’ingresso e all’audioguida gratuita. Sconti anche per chi viaggia in Regionale, Intercity e Intercity Notte con un abbonamento o un biglietto valido per raggiungere Firenze il giorno di ingresso all’esposizione. trenitalia.com

Koons Meravigliosamente

In mostra a Fiorenzuola d’Arda, nel Piacentino, le opere più iconiche firmate dal re Mida della neo-pop art

Patria di salumi e sagre, simbolo della provincia più autentica dell’Emilia-Romagna, Fiorenzuola d’Arda, nel Piacentino, ora diventa anche capitale dell’arte contemporanea.

Fino al 6 aprile 2026, infatti, Palazzo Bertamini Lucca accoglie Balloons & Wonders, mostra personale di Jeff Koons, esperienza emozionale e immersiva nelle opere iconiche dell’artista più quotato al mondo, che ha preso palloncini da festa di compleanno e li ha trasformati in assegni a nove zeri.

Gazing Ball (Turner Ancient Rome) Courtesy of the artist and Two Palms, New York
JK1025, Antiquity 1 Courtesy of the artist and Two Palms, New York

ARTE E CULTURA

Basti pensare che Rabbit, scultura in acciaio inossidabile ispirata proprio a un coniglietto gonfiabile, è stata venduta dalla casa d’aste newyorchese Christie’s per 91,1 milioni di dollari.

Riconoscibile e influente, il re Mida della neo-pop art regala, tra le varie creazioni, specchi lucidissimi in cui contemplare la vanità di chi guarda. Non è un caso, quindi, se il curatore dell’esposizione, Luca Bravo, dichiara senza mezzi termini: «Koons è, nel bene e nel male, l’artista che ci meritiamo. Non ci consola, non ci illumina, non ci guida. Ci riflette». L’esperienza prevede un continuo selfie a specchio per regalare al visitatore la foto perfetta da postare sui social. Del resto, Koons sa come funziona il sistema e, furbescamente, non gli urla contro, ma celebrandolo lo critica. Così, se da una parte abbiamo il comune fiorenzuolano che, con un triplo salto carpiato, si candida a diventare un nuovo polo culturale contemporaneo, dall’altra abbiamo un artista che ci pone davanti a una verità semplice e spietata: amiamo ciò che luccica, desideriamo ciò che non capiamo. Lui ce lo serve su un piatto scintillante. Pronto a ricevere il plauso di tutti noi.

fiorenzuolaeventi.it

Gazing Ball (Giotto Kiss of Judas) Courtesy of the artist and Two Palms, New York Balloon Dog
© Weng Contemporary

ARTE E CULTURA

Wim van den Heever
Ghost Town Visitor (Visitatore della città fantasma)
Vincitore Wildlife Photographer of the Year 2025

VITAselvaggia

A Milano 100 immagini selezionate per il 61° Wildlife Photographer of the Year raccontano la natura, tra mondo animale e paesaggi remoti

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

Courtesy Wildlife Photographer of the Year

Una iena si aggira da sola, di notte, in una città spettrale dove prima si estraevano diamanti. È un esemplare molto raro di specie bruna catturato, dopo 10 anni di appostamenti in Namibia, dall’obiettivo del sudafricano Wim van den Heever, vincitore assoluto del 61° Wildlife Photographer of the Year con lo scatto intitolato Ghost Town Visitor (Visitatore della città fantasma)

Nel Museo della Permanente a Milano, dal 15 novembre al 25 gennaio, ci si può immergere nello spettacolo della natura attraverso 100 fotografie, selezionate tra le oltre 60mila presentate al concorso internazionale, che sono esposte in contemporanea al Natural History Museum di Londra. Tra le varie categorie, quella riservata ai giovani è stata vinta per la prima volta da un italiano, Andrea Dominizi, con lo scatto After the Destruction (Dopo la distruzione). In primo piano un coleottero sui Monti Lepini, nel Lazio, e sullo sfondo una ruspa utilizzata per disboscare una vecchia faggeta. A ottenere il premio Impact Award è invece l’immagine di un cucciolo di formichiere gigante che, dopo la morte della madre, ha scelto come protettrice la custode di un centro di riabilitazione a Belo Horizonte.

Nello scatto Orphan of the Road (Orfano della strada), del brasiliano

ARTE E CULTURA

Fernando Faciole, l’animale la segue dopo aver ricevuto da lei la poppata serale. Tra le inquadrature spettacolari è da segnalare Eye of the Tundra (L’occhio della tundra) del russo Alexey Kharitonov: l’immagine ritrae specchi paludosi che, dopo la fase in cui il permafrost si scioglie, assumono la forma di uno sguardo dall’iride blu. La mostra, organizzata dall’associazione culturale

Radicediunopercento, espone le foto su grandi pannelli con cornici retroilluminate a Led, per goderne al meglio colori e dettagli. Il viaggio è arricchito anche da visite guidate e serate gratuite di approfondimento con fotografi e divulgatori scientifici, per condividere esperienze e segreti dell’eccezionale e quotidiano spettacolo della Terra. radicediunopercento.it

Comportamento: Uccelli

Andrea Dominizi After the Destruction (Dopo la distruzione)
Vincitore Young Wildlife Photographer of the Year 2025
Qingrong Yang Synchronised Fishing (Pesca sincronizzata) Vincitore categoria
Alexey Kharitonov Eye of the Tundra (L’occhio della tundra) Finalista Wildlife Photographer of the Year 2025
Fernando Faciole

RITRATTI RITRATTIimmortali

Marilyn Monroe Crucifix IV e Marilyn Monroe Crucifix III dalla serie The Last Sitting (1962)

Una mostra a Brescia ripercorre il lavoro del fotografo Bert Stern, dagli ultimi scatti a Marilyn Monroe al set di Cleopatra con Liz Taylor di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it

foto di Bert Stern

© The Bert Stern Trust

Courtesy Paci contemporary gallery (Brescia - Porto Cervo, IT)

il carisma che esercitava su uomini e donne l’ha resa immortale: la sua sensualità e la sua personalità complessa e tormentata hanno abitato la fantasia di molte generazioni. Marilyn Monroe scomparve poche settimane dopo aver posato per alcuni scatti, giocosa e seducente, all’Hotel Bel-Air di Los Angeles. Proprio il suo ultimo shooting, intitolato poi The last sitting, ha reso celebre Bert Stern, il fotografo di moda che l’ha ritratta per Vogue America

Alcune immagini tra le oltre duemila di quel servizio sono state selezionate per la mostra Bert Stern. Original mad man fino al 27 febbraio alla Paci contemporary gallery di Brescia.

L’esposizione, realizzata con la Fondazione The Bert Stern Trust, è un viaggio nella carriera del fotografo e nella cultura pop del ‘900, tra i set cinematografici e le dive che hanno segnato un’epoca con sguardi magnetici e pose seducenti. Come l’affascinante star dagli occhi viola Elizabeth Taylor, ripresa nelle vesti di Cleopatra, in un bacio appassionato con l’amato Richard Burton sul set del colossal hollywoodiano del 1963, e la Lolita interpretata da Sue Lyon nel film omonimo di

Stanley Kubrick, ritratta come una visione fugace attraverso uno specchietto, in uno scatto che appare rubato, con i suoi occhiali da sole a forma di cuore e le labbra rosse come il lecca-lecca.

Mentre l’immagine dell’attrice Shirley MacLaine, raffigurata in posa volutamente goffa per il calendario parodico Ye Old Esquire Almanack della rivista maschile Esquire, ricorda ai lettori che anche le star possono prendersi poco sul serio. pacicontemporary.com pacicontemporary_gallery pacicontemporary

Sue Lyon in Lolita, Classic Sag Harbor, New York (1961)
Shirley MacLaine per il calendario Ye Old Esquire Almanack del periodico Esquire (1961)
Elizabeth Taylor & Richard Burton Roma, Italia (1962)

A

esequie avvenute è il ritorno dell’Alligatore. E con lui ricompaiono il Nordest gelido e torbido, le notti lunghe, il blues, la giustizia che si cerca ai margini della legalità. A 30 anni dal primo romanzo della serie, Massimo Carlotto riporta in scena Marco Buratti, alias l’Alligatore, investigatore senza licenza, ex cantante e detenuto innocente, e il suo inseparabile compagno e collaboratore Beniamino Rossini, ex bandito con un’etica da cavaliere storto. Al loro fianco, come sempre, Max la Memoria. In un’Italia dove la giustizia ufficiale fatica a farsi largo e la violenza cambia pelle, Carlotto scrive il suo noir più cupo, quasi fosse una resa dei conti. Un’indagine non autorizzata, un riscatto pagato invano, una vendetta inesorabile come una tempesta. E un cuore, quello del protagonista, che continua a battere fuorilegge e per la verità.

Cosa ti ha spinto, proprio ora, a riportare tra le pagine l’Alligatore?

Per festeggiare i suoi 30 anni e perché avevo una storia importante da raccontare. L’Alligatore mancava da otto anni e i lettori reclamavano giustamente un nuovo romanzo. In questo libro il dolore è palpabile. Hai mai pensato che fosse troppo, persino per lui?

Il protagonista fatica a fare i conti con questo sentimento, ne sente il peso, a tratti insopportabile, ma deve rispettare gli impegni presi e questo lo obbliga a superare il peggio.

La ragione che rincorre Marco Buratti non è mai quella dei tribunali. Esiste ancora una giustizia possibile?

Il concetto stesso è in crisi. Buratti cerca di mettere a posto le cose, caso dopo caso. Rendere ragione alle vittime non è mai semplice e spesso si rischia di non riuscirci.

Beniamino Rossini, suo collaboratore, salva una donna e scatena l’inferno. Il prezzo dell’umanità è diventato insostenibile?

No, ma è sempre più complicato aiutare le persone che diventano vittime del crimine organizzato. Per Beniamino

è una missione, non rinuncerà mai, ma dovrà individuare nuove strategie.

Il Nordest è più di uno sfondo: è un personaggio muto e minaccioso. Cosa racconta oggi?

Una vera e propria mutazione antropologica, con il fenomeno ormai endemico delle bande di incensurati che si occupano di criminalità economica. E il Nordest offre molte possibilità narrative in questo senso.

Il noir, come il blues, nasce da una ferita. Qual è quella di questo libro?

La consapevolezza che dopo 30 anni il mondo non è migliorato. Anzi. Ma le ferite si cicatrizzano. L’Alligatore ne è convinto e spera in un futuro migliore.

Tra i personaggi, Loris Pozza, truffatore incallito, sembra meno colpevole di chi lo circonda. È l’ambiguità il vero filo narrativo?

Ormai è ambiguo il confine tra legalità e illegalità, come è vago e duttile il rigore morale che da un lato viene ostentato mentre, in realtà, ha perso in termini di credibilità.

Hai definito questo romanzo «il più doloroso». Perché?

Il titolo è chiaro: qualcuno non c’è più e c’è un dopo da affrontare. L’Alligatore vive una prova veramente difficile anche sul piano personale perché sarà costretto a rivedere alcuni principi che riteneva inviolabili.

Lo chiami «cuore fuorilegge», un contrasto potente. Ti appartiene?

Appartiene all’Alligatore e ai suoi amici. Il loro cuore batte a un altro ritmo perché hanno scelto di non osservare le regole imposte dalla società, pur rivendicando una propria etica.

Cosa resta di lui, a esequie avvenute?

Lui ha già deciso che, nonostante tutto, continuerà a battersi per le vittime. Ad accettare casi complicati. Però ora ha bisogno di tempo per ritrovare il filo della propria esistenza.

massimo_carlotto

ALLIGATORE

Un noir cupo, con il Nordest a fare da sfondo. Massimo Carlotto riporta in libreria il suo personaggio più noto, per i 30 anni della serie

di Sandra Gesualdi sandragesu

YONNONDIO

Tillie Olsen

Marietti1820, pp. 248 € 20

Il titolo di questo romanzo significa «lamento per una perdita» e racconta la struggente vicenda degli Holbrook durante la Grande depressione. Dalle miniere del Wyoming a una fattoria nel Nebraska, fino ai mattatoi di Omaha, la narrazione segue la famiglia nel suo disperato tentativo di riscatto. Attraverso le voci della piccola Mazie, della madre Anna e di un narratore onnisciente, Olsen denuncia le illusioni del sogno americano e invita alla resistenza contro l’ingiustizia sociale.

ANIMALI DIPINTI

Stefano Zuffi

24 Ore Cultura, pp. 208 € 49,50 Cigni, levrieri, api e cavalli. Sono solo alcuni dei protagonisti visti attraverso gli occhi di artisti come Giotto, Leonardo da Vinci, Pieter Paul Rubens e Pablo Picasso. Un sontuoso catalogo che unisce rigore scientifico e divulgazione mostrando oltre 80 capolavori in cui sono presenti animali. Tra mitologia e bellezza, letteratura e mito, riferimenti a Ovidio, Dante Alighieri e William Shakespeare. Un viaggio nella storia dell’arte per rivelare il ruolo della natura nella cultura visiva.

25 MINUTI DI FELICITÀ

Enzo Iacchetti

Bompiani, pp. 256 € 18

Con ironia e sincerità, il conduttore racconta la sua vita, da figlio di un ciabattino che sognava per lui una vita da ragioniere a volto amato della tv italiana. Un’autobiografia vivace e malinconica, tra musica, teatro, amori e battaglie civili. Dalle rive del lago Maggiore ai riflettori di Striscia la notizia e – ancora prima – del Maurizio Costanzo Show, il libro mostra il valore dei sogni, della resilienza e del sarcasmo di fronte alle sfide dell’esistenza.

MAMBO

Alejandra Moffat

La Nuova Frontiera, pp. 192 € 17

In una casa nella foresta cilena le sorelle Ana e Julia vivono clandestinamente insieme ai genitori. Il loro mondo, fatto di cambi di abitazione, prende forma attraverso giochi, disegni, musica. E la parola Mambo, ideata per non dimenticare mai i loro nomi falsi. Tutto cambia il 5 ottobre 1988, giorno dello storico referendum che porta alla fine della dittatura di Augusto Pinochet. Un romanzo sull’infanzia in esilio e sull’immaginazione come forma di sopravvivenza. G.B.

LA RAGAZZA DI LUCE

Germano Antonucci

TerraRossa, pp. 200 € 16

Una frana misteriosa si è abbattuta sul paese di Lume, sconvolgendo gli abitanti. Nina, Ruben e Niccolò, 13enni legati da un rapporto profondo, cercano di scoprire cosa è realmente accaduto quella notte. Tra segreti, una figura misteriosa, maldicenze e dolore, la storia esplora la forza dell’amicizia e il desiderio di verità, con una scrittura tersa che trascina il lettore in un’atmosfera avvolgente. Un romanzo d’esordio che unisce noir e racconto di formazione.

UN GIOCO SENZA FINE

Richard Powers

La Nave di Teseo, pp. 520 € 24

Makatea è un’isola della Polinesia francese nel mirino delle forze capitaliste: un consorzio americano vuole finanziare un’iniziativa di seasteading per costruire città galleggianti autonome in punti strategici delle acque internazionali. Qui si intrecciano le vite di Evie, Ina, Rafi e Todd, brillanti giovani le cui esistenze cambieranno per sempre dopo il voto popolare per accogliere o meno il progetto futuristico nell’area. Il nuovo libro dello scrittore Premio Pulitzer per Il sussurro del mondo G.B.

cinemaCome suona il

intenso, introspettivo, vero. Springsteen: Liberami dal nulla di Scott Cooper è un viaggio nell’arte, nell’ispirazione, nella voglia di esprimere se stessi. Distribuito da 20th Century Studios e Walt Disney Company Italia, la pellicola ha come protagonista Jeremy Allen White in una performance attoriale eccellente. La storia segue un momento specifico nella carriera di Bruce Springsteen, quello che corrisponde alla realizzazione di Nebraska, nel 1982, che segna una svolta nella sua vita. Registrato nella sua camera da letto in New Jersey, con il preciso intento di catturare il suono e inseguire le imperfezioni, l’album si sviluppa attraverso una musica acustica pura e in grado di trasmettere un senso di tormento. Dal film emerge proprio questo aspetto, rivelato attraverso uno sguardo, il testo di una canzone, la solitudine del silenzio dopo un concerto o un pianto liberatorio. Bruce affronta i suoi demoni e regala al mondo brani destinati a entrare nella storia. «In Nebraska senti la confusione, il desiderio di creare una connessione con

la solitudine. Quando lo ascolto mi sento capito, c’è molta empatia nel disco. In questo momento, nel mondo e negli Stati Uniti, c’è tanta rabbia e confusione, ma nel disco sento molta speranza», racconta White. Entriamo in contatto con la creatività del cantante, con gli effetti della depressione ma anche con l’ispirazione che lo stimola e i racconti che lo aiutano a riflettere. Niente è affidato al caso e ogni frame lascia il segno.

Guarda il trailer del film
L’intrattenimento di cui hai bisogno in sala o da casa

IN STREAMING

Torna su Sky, per la terza stagione, la serie diretta da Simone Spada. Un mix di ironia e storie brillanti, sullo sfondo di una Roma scintillante. I nuovi episodi raccontano l’inizio di un nuovo periodo per l’agenzia di spettacolo. Tornano i protagonisti – Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico, Sara Lazzaro, Francesco Russo, Paola Buratto, Kaze, Emanuela Fanelli e Corrado Guzzanti – affiancati da guest come Luca Argentero, Michelle Hunziker, il cast di Romanzo Criminale - La serie, Miriam Leone, Ficarra e Picone.

AL CINEMA

La commedia graffiante di Davide Minnella esplora il cinismo che permea l’industria televisiva, fra intrattenimento e voyeurismo. Il film indaga il rapporto con la verità, fra vita privata, pubblica e segreta. Un cast ricco, capitanato da Claudio Amendola, Claudia Gerini, Claudia Pandolfi e Leo Gassmann, interpreta una famiglia all’apparenza normale che partecipa a un game show dove c’è una sola regola: non mentire. In un crescendo di tensione, ci si accorge di quanto nessuno sia quel che sembra. Dal 6 novembre.

Il teen drama è protagonista su Prime Video con la seconda stagione della serie tedesca, tratta dai romanzi della booktuber Mona Kasten. Sono tanti i colpi di scena, intensi e drammatici, che attendono Ruby Bell e James Beaufort, interpretati rispettivamente dagli attori Harriet Herbig-Matten e Damian Hardung. La serie è ambientata in Inghilterra, dove un college d’élite fa da sfondo a vicende sentimentali e delusioni che non lasciano facilmente spazio a nuove possibilità.

Distribuito da Eagle Pictures, per la regia di Edgar Wright, il film d’azione basato sul romanzo di Stephen King mescola l’adrenalina con una storia intensa. La trama ruota intorno al protagonista, interpretato da Glen Powell, costretto a una scelta difficile: partecipare a una trasmissione tv dal carattere estremo, per salvare la figlia malata. Nel reality show The Running Man, per restare vivi i concorrenti devono fuggire per 30 giorni, in diretta, braccati da killer professionisti. Dal 13 novembre.

di Alessandra Caputo [Giornalista e scrittrice] alessandracaputo78 alessandra.caputo.547

Il capolavoro della scrittrice Mary Shelley prende nuova vita nella versione firmata dal regista Guillermo del Toro e impreziosisce il catalogo Netflix. Atmosfere cupe e suggestive avvolgono la storia di Victor (Oscar Isaac), scienziato brillante e arrogante che dà vita a una Creatura (Jacob Elordi) attraverso un esperimento che segnerà entrambi. Frankenstein è un dramma epico che invita a riflettere su cosa sia l’essere umano, sul desiderio d’amore e la ricerca della comprensione.

È il capitolo finale dell’emozionante storia delle streghe di Oz, firmata da Jon M. Chu con le attrici Cynthia Erivo e Ariana Grande. Distribuita da Universal Pictures, la pellicola è un adattamento del celebre musical di Broadway. Elphaba, la strega cattiva dell’ovest, e Glinda, simbolo glamour della bontà, sono costrette a convivere con le conseguenze delle loro scelte. Un’amicizia impossibile da cancellare, nutrita da onestà ed empatia, pozioni magiche in grado di cambiare le cose. Dal 19 novembre.

FRANKENSTEIN
THE RUNNING MAN
FUORI LA VERITÀ
Frankenstein Netflix © 2025 Netflix, Inc
The Running Man © 2025 Paramount Pictures All rights reserved Wicked: For Good © Universal Studios. All rights reserved
WICKED: FOR GOOD
MAXTON HALL
Maxton Hall , Prime Video © Courtesy Prime Video

daje! Parola d’ordine:

Ruben Bondì torna su Food Network per cucinare nei mercati ed è in libreria con una raccolta di ricette salvatempo facili e alla portata di tutti

di Gaspare Baglio gasparebaglio
Mondadori Electa, pp. 192 € 19,90

Ha quasi due milioni di follower su instagram e sfiora i tre su tiktok. È diventato celebre sui social per il format in cui cucina sul balcone di casa dopo la fatidica (e urlata) domanda ai passanti: «Che te voi magna’?». In un batter di ciglio lo chef Ruben Bondì si è trasformato in un creator viralissimo, tanto da essere inserito da Forbes nella lista dei 100 best food influencer under 30. Mentre è in libreria col ricettario Daje che è pronto!, dal 2 novembre è di nuovo su Food Network con Cucina al mercato con Ruben, programma in cui gira l’Italia per preparare manicaretti tra banchi e primizie. Per questa stagione approda in Sicilia, deciso a portare anche lì la sua spontaneità.

Che mi dici del tuo libro?

È un insieme di 70 ricette veloci e salvatempo. Un invito a cucinare qualcosa di buono, che metta allegria. Poi ognuno ci impiega quanto vuole a preparare i piatti contenuti nel volume. Lo hai scritto con un obiettivo in testa?

Volevo spronare i giovani e le persone che mi seguono a credere in quello che fanno, a concretizzare i loro desideri.

Tu ce l’hai fatta, ti senti realizzato?

Mai del tutto: sono felice, certo, ma penso sempre al prossimo

step e alla fine mi godo poco quello che ho. Ci sono mille cose che vorrei ancora fare.

Tipo?

Non so se, in questo momento, aprirei un mio ristorante. Però durante l’ultimo Festival di Sanremo, insieme a Tony Effe, abbiamo ideato un chiosco che serviva cucina romana. Una realtà del genere mi rappresenta molto di più.

Passiamo al piccolo schermo: cosa ci aspetta nella nuova stagione di Cucina al mercato con Ruben?

Siamo a Palermo, lo stile dei piatti è sempre il mio: ricette del posto, un po’ rivisitate.

Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto la popolarità?

Non mi ha tolto niente, ma mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone – anche tra gli addetti ai lavori – che non avrei mai pensato di incontrare, come lo chef Antonino

Cannavacciuolo.

Il piatto che porteresti con te in treno?

L’insalata di carciofi. Facilissima da preparare e ideale per essere gustata durante il viaggio.

INSALATA DI CARCIOFI

Ingredienti

4 carciofi

2 limoni

• 80 g di pecorino menta mentuccia olio extra vergine d’oliva (evo) sale

• pepe

PREPARAZIONE

Pulire i carciofi lasciando un gambo lungo circa 2 cm, togliere le foglie esterne, eliminare la testa, dividerli a metà e rimuovere la barba interna con un coltellino. Affettarli molto finemente e metterli in una bacinella con acqua e il succo di un limone. Nel frattempo, preparare il condimento: in una ciotola capiente unire la scorza e il succo del secondo limone, abbondante olio evo, sale, pepe e le erbe spezzettate con le mani. Mescolare bene con una forchetta fino a ottenere una salsina cremosa che abbraccerà i carciofi. Scolarli bene perché siano belli asciutti. Poi immergerli nel condimento, mescolare con cura e lasciarli marinare qualche minuto. Usare il pecorino in scaglie per guarnire. Impiattare aggiungendo il pecorino sopra l’insalata e completare con qualche foglia di menta e mentuccia.

cucinaconruben

modaRaffiche di

Occhiali oversize, piumini modulabili e cerate must have. I capi perfetti per affrontare vento, pioggia e cambi di temperatura

Anovembre la valigia perfetta è quella che contiene capi versatili, utili per affrontare il vento e i repentini cambi di temperatura. Tra gli accessori più cool gli occhiali a mascherina di Balenciaga che coprono il viso: un trend delle passerelle milanesi pensato non solo per proteggere dal sole.

Le giacche, invece, sono proposte con materiali tecnici e all’avanguardia che si fondono a estetiche moderne: tagli dritti e vestibilità ampie, per unire l’outlook sportivo e un’eleganza senza tempo. Immancabile nel guardaroba la cerata Barbour, un capo cult perfetto per affrontare le uscite autunnali. Declinato in calde tonalità dal verde al marrone, antivento e con strato interno rimovibile, è un classico da conservare nell’armadio come valida proposta unisex. Per chi desidera un touch più caldo si suggeriscono piumini modulabili, con e senza maniche, in tela termica o nylon rigenerato, anche con una cintura classica per segnare il punto vita: un tocco chic per un capo dal feeling sportivo. Non possono mancare, poi, capi spalla che riparano dalla pioggia e dal freddo. I modelli con tagli morbidi e vestibilità ampie rappresentano la tendenza moda autunno inverno del 2025.

Ultime, ma fondamentali, le sneaker: agili da infilare in valigia e perfette per esplorare. Tra le proposte ci sono New Balance, Prada, Adidas. La moda è ormai contagiata dalle scarpe sportive, sia per uomini sia per donne, proposte da tutti i luxury brand. L’eleganza non è più legata al tacco per lei e alla scarpa stringata di cuoio per lui. Ci sono voluti anni, ma ormai questa consuetudine è tramontata. Lo sportwear è declinato in maniera forte in molte collezioni di alta gamma. Si può essere chic e molto cool, quindi, mischiando capi spalla casual, sneaker e accessori sportivi con pezzi più classici.

di Susanna Ausoni [Stylist, costumista e curatrice d’immagine] susanna_ausoni © Attilio Cusani
Capsule Arket & Barbour

Stile Windy Abbigliamento a prova di bora

1. Balenciaga
2. Giubbotto in borgogna per lei, Pyrenex
3. Long jacket da donna con ricamo floreale e cintura, K-Way
4. Piumino con motivo a spina di pesce, Eleventy Kids
5. Occhiali da sole neri, Salvatore Ferragamo
6. Ginnica lauryn in cavallino o leopard-print, Premiata
7. Sneaker basse Superstar, Adidas Originals
8. Giacca Jason Zip dal fit regolare per lui, Gas
9. Piumino a quadri multicolore, Moncler x JW Anderson
10. Giacca imbottita in nylon laminato, Trussardi Uomo
11. Cappotto da uomo con cappuccio, Fursac
cura
Cecilia Morrico

di Luca Buttiglieri

[Beauty content creator, cantante e attore] luca.buttiglieri

Novembre è il momento dell’anno in cui la pelle decide di farsi sentire. Fuori fa freddo, dentro ci sono i termosifoni accesi e la faccia urla, come se stesse chiedendo aiuto a un eroe Marvel: «Idratazione!». Partiamo da una delle frasi che mi fa più sorridere in assoluto: «Io sono un uomo». E quindi? La pelle non ha il tesserino di genere, l’unica vera differenza nei prodotti riguarda le formulazioni pensate per la barba. Tutto il resto è packaging e marketing. Il derma è derma, punto. Quel che conta è solo il tipo di pelle: secca, mista, grassa, sensibile. Quindi, ecco il vademecum della skincare di base. Non è una missione impossibile, ma va fatta bene. Partiamo dalla detersione. Innanzitutto, anche di prima mattina il viso va pulito: se si salta questo passaggio, tutto il resto non serve a nulla. Passiamo poi al tonico, che non riequilibra la pelle – come si tende a pensare – ma serve a prepararla per ricevere i trattamenti successivi. Non è obbligatorio, ma può fare la differenza. È il turno del siero, vero booster in grado di farvi dire: «Ok, adesso sì». Anche questo va scelto in base al tipo di pelle. E, infine, arriva la crema, la coperta di Linus della skincare. Idrata, protegge e sigilla. Se manca, la pelle si ribella. Non va tralasciata la protezione solare, da mettere sempre a inizio giornata: sì, anche a novembre, non vi salvate solo perché piove. Ma non serve riempire il bagno di flaconi, bastano i prodotti giusti, usati con costanza. E ricordate: la pelle ha una sola caratteristica, la personalità. La vostra. E si vede tutta, ogni volta che vi guardate allo specchio. Il

All about skincare

Le nuove uscite e i best seller per detergere, idratare e rigenerare

1. Dalla K-beauty, dischetti tonici esfolianti con acqua di rose, The Porefect Pad, AHA, BHA e PHA, Yepoda

2. Siero idratante con un complesso brevettato di tre tipi differenti di acido ialuronico, Intensive Hyaluronic+ Sérum, Institut Esthederm

3. Siero ultraleggero formulato con filtri UVA e UVB di ultimissima generazione, Milky Serum SPF 50 espressOh

4. Crema antietà globale che rigenera e corregge l’invecchiamento cutaneo,

Advanced RGN-6

SkinCeuticals

5. Soluzione avanzata antietà con applicatore ispirato alle procedure estetiche, BioPerformance Micro-Click Concentrate, Shiseido

6. Deterge viso e occhi delicatamente, eliminando il make-up waterproof, olio struccante delicato, Collistar

7. Una linea pensata per ripristinare i ritmi naturali della pelle in base all’ora del giorno e della notte, Day Rhythm Fine-Tune, Clé de Peau Beauté

8. Siero viso rimpolpante ed elasticizzante arricchito con peptidi ed esosomi, Exopeptide, Veralab

9. Leviga, sgonfia e distende lo sguardo, trattamento occhi Pro-Collagen Peptide Eye Serum, Paula’s Choice

10. Indicato nelle prime settimane di crescita di barba e baffi, riduce la sensazione sgradevole di prurito, balsamo cura barba Cypress & Vetyver, Proraso

Cuore Nessun perdono per chi spezza il

Caro Cristiano, chi ti scrive è un quasi quarantenne della provincia di Roma. Gestisco e sono socio di una piccola azienda casearia. Ho imparato a conoscerti a Tale e quale show e ti apprezzo perché dici le cose come stanno, senza allisciare il pubblico. Vengo subito al punto: la mia fidanzata mi ha tradito. E non con uno qualunque, ma col mio socio, quello con cui sono entrato in affari ormai una decina di anni fa. So che potrebbe sembrare una scena da film, ma li ho beccati nel mio ufficio, di sera, convinti che fossi ancora fuori per lavoro. Non ti dico che botto al cuore. Da allora ho chiuso tutto: amore, lavoro, fiducia. Il problema è che dentro sto male, perché amo ancora la mia ex.

Come si fa a voltare pagina senza diventare cinici?

Mi piacerebbe tanto sapere che ne pensi.

Lorenzo

Caro mio, se la tua ex ti ha tradito, vuol dire una sola cosa: non era più innamorata di te. Quando si ama davvero, non si tradisce. Il pensiero non passa nemmeno per l’anticamera del cervello! Io, che ho scritto per una vita intera canzoni d’amore, so bene che dietro un dolore così grande si nasconde sempre una verità: l’amore finisce, ma la dignità resta. Lascia che te lo dica: io non sono per il perdono. Il perdono, tesoro, non fa per me. Il tradimento è una ferita che non si chiude mai. Perché quando pensi che la tua donna ti abbia amato follemente, ti abbia fatto credere di essere il centro del suo mondo, scoprire il tradimento significa solo una cosa: non era amore, ma una brutta sceneggiata. Rassegnati, caro, ma nel senso più luminoso del termine.

Apriti alla vita, il mondo è pieno di persone meravigliose. E chissà quante donne potresti incontrare, donne che potrebbero amarti davvero, che ti guardano come se fossi un diamante raro. Questa, credimi, non ti ha mai amato. Goditi la tua libertà e dimenticala come si dimentica una canzone stonata. Perché, come cantava Mina, «ricominciare e poi che senso ha?». Se l’ha fatto una volta, amore mio, lo farà altre volte.

E tu vali troppo per concederglielo.

Tuo,

Caro Cristiano, mi chiamo Elisabetta, ho 50 anni e vivo a Torino. Quando ho letto che avresti dato consigli d’amore, visto che mi sei molto simpatico ho pensato di scriverti. Non voglio tediarti troppo e sarò il più concisa possibile. Dopo un matrimonio durato 22 anni e finito con un divorzio doloroso, pensavo che per me l’amore fosse un capitolo chiuso. Qualche mese fa, però, ho conosciuto un uomo gentile, un po’ più giovane di me, che mi fa sentire viva, come non succedeva da tempo. Il problema è che, ogni volta che le cose si fanno più intime, mi blocco. Ho paura di fidarmi, di soffrire ancora. Come faccio a lasciarmi andare di nuovo senza sentirmi ridicola?

Ti abbraccio forte, con affetto sincero.

Elisabetta

Cara mia, ridicola non è assolutamente la parola giusta. Ma per carità! Se quest’uomo ti fa vibrare e ti fa battere il cuore come una ragazzina al primo amore, allora buttati. Davanti all’amore non si mette il freno a mano, casomai si accelera. Perché, tesoro, se ti blocchi ti fai un autogol clamoroso. Ti capisco: dopo un divorzio – e 22 anni passati accanto a un uomo che hai amato davvero – ricominciare da capo non è facile. Le separazioni, si sa, a volte possono essere una tragedia greca. Ma la vita, quando meno te lo aspetti, ti sorprende. Un po’ come quando Carmen Di Pietro azzecca una nota. Una mia cara amica – splendida settantenne – ha incontrato un uomo sulla cinquantina. E lui la tratta come una regina,

la venera come fosse un gioiello prezioso. Hai capito? Pensa cosa si sarebbe persa se non avesse accettato questo amore. Perciò, tesoro, non ti fare mille scrupoli. Vivi. Goditi ogni attimo, ogni emozione, ogni carezza che questa storia ti sta regalando. Certo, conoscilo bene, prenditi il tuo tempo, ma mai – e dico mai – bloccare il cuore. In amore, quando ti fermi, è finita la festa. E in questo caso l’importante non è finire, ma ripartire.

Tuo,

Cristiano

Chi desidera raccontare un problema di cuore, porre una domanda su questioni sentimentali o condividere un frammento della propria storia d’amore può scrivere a cupido@lafrecciamag.it. Le lettere saranno lette con attenzione, rispetto e riservatezza. Ogni mese, ne verrà scelta una – o più di una – che sarà pubblicata sul magazine (indicando come mittente un nome di fantasia) insieme a una riflessione di Cristiano Malgioglio. Non saranno presi in considerazione dalla redazione i messaggi che contengano informazioni anagrafiche del mittente o di terze persone.

L’informativa sul trattamento dei dati personali è disponibile inquadrando questo QR Code

di Cristiano Malgioglio [Paroliere e personaggio televisivo] cristianomalgioglioreal infomalgioglio

PRIMA DI SCENDERE

Good vibe per il

LEONE

Ariete

Novembre sarà un mese decisamente positivo. L’amore andrà alla grande. La passione si mescolerà a una capacità di ascolto mai avuta prima. Riuscirete a empatizzare con chiunque, non solo col partner. Anche nel lavoro tutto procederà per il meglio, se saprete agire con determinazione e pianificare tutto nei minimi dettagli. Non lasciate nulla al caso. Se fate scelte mirate, vi trasformerete in un treno ad alta velocità.

Toro

La sfera delle relazioni promette bene: sicurezza e dolcezza saranno le parole chiave. Bene anche dal punto di vista professionale. Durante il 2025 avete seminato tanto, nonostante le difficoltà. Adesso è arrivato il momento di raccogliere i frutti del duro lavoro. Non abbiate timore a rendere vostro ciò che vi spetta e ad accogliere il nuovo. State sereni, la vostra carrozza correrà sui binari giusti.

Gemelli

In questo mese avrete il destino nelle vostre mani. Il successo professionale dipenderà dalla capacità di tenere alta la concentrazione nei momenti determinanti. Non perdete il focus e raggiungerete traguardi importanti. In amore potreste correre il rischio di sembrare un po’ distratti perché siete molto concentrati su voi stessi. Il dialogo sarà fondamentale per evitare di ingigantire questioni che, nei fatti, sono solo delle banalità. La parte finale di novembre sarà super.

Cancro

Novembre vi metterà davanti a tante sfide. Per quanto riguarda la sfera professionale, è arrivato il momento di abbandonare la comfort zone e di mostrare il vostro vero valore. Non fermatevi al primo ostacolo. In amore saranno settimane piene di dolci sorprese. L’emotività sarà molto profonda e ciò vi consentirà di entrare in empatia con le persone a cui volete bene. Cuore e intuito potrebbero fare davvero la differenza.

Leone

Un mese molto positivo per l’amore. La passione brucerà più forte che mai. Stare al vostro fianco sarà molto rassicurante. Trasmetterete una good vibe e diventerete una sorta di calamita, un po’ per tutti. Molto bene anche in ambito professionale: nelle prossime settimane mostrerete una sicurezza e un carisma da far invidia. Nessun ostacolo vi sembrerà troppo grande e le opportunità arriveranno a raffica. Insomma, meglio di così non si potrebbe.

Vergine

Vi aspetta un periodo all’insegna della dolcezza. Nonostante siate sempre sull’attenti, alla ricerca della perfezione anche nei rapporti, nelle prossime settimane vi lascerete andare e diventerà tutto più bello e leggero. In ambito professionale sarà un mese ricco di sfide. Le opportunità abbonderanno, ma dovrete essere bravi a sfruttare le situazioni. Ottimismo e autostima saranno la chiave di tutto. La fortuna vi supporterà e questo farà sicuramente la differenza. Stare al vostro fianco sarà come viaggiare in prima classe.

La vita è complicata, l’amore pure… ma gli astri non mentono (lo fanno già le persone)

Bilancia

Vi attende un mese in cui dovrete cambiare il vostro modo di vedere e affrontare le cose. Nelle prossime settimane, per raggiungere obiettivi importanti, sarà importantissimo cooperare. Per voi che amate fare sempre tutto da soli non sarà facile, ma potrebbe risultare fondamentale. Quindi, sforzatevi un po’. Bene in amore: sarete più dolci del solito e questo porterà armonia in ogni tipo di relazione. Insomma, a novembre il vostro treno viaggerà tranquillo, senza intoppi.

Scorpione

A novembre consoliderete quanto di buono avete fatto nei mesi precedenti. Voi che in genere distruggete le cose sul più bello, questa volta andrete a rendere tutto più solido. Finalmente un po’ di concretezza! In amore ci sarà qualche piccola incomprensione, ma nulla che non possa essere risolto con un abbraccio e una chiacchierata costruttiva. Evitate di essere troppo irrazionali e di dare rispostacce senza motivo.

Sagittario

Un mese che accenderà la vostra curiosità. Sentirete un forte desiderio di andare all’avventura, scoprire nuovi posti e fare esperienze diverse. Anche in amore sarà tutto frizzante e chi ha un partner avrà voglia di sperimentare le novità insieme. Insomma, novembre porterà una ventata d’aria fresca. In ambito professionale sarete un treno in corsa. Nessun ostacolo sarà in grado da fermarvi. Bisogna dire, però, che ne incontrerete davvero tanti.

Capricorno

Dopo un ottobre turbolento, le cose stanno cambiando. La concretezza, ora, la farà da padrona. Raccoglierete i frutti di ciò che avete seminato: questo farà molto bene al vostro umore e vi accenderà anche in amore. Con il giusto mood, riuscirete a essere anche più aperti e accoglienti verso gli altri. Sarete predisposti all’ascolto e questo farà sentire comprese le persone che più vi stanno a cuore. Non male il vostro rapporto con la fortuna.

Acquario

Novembre è un mese in cui a fare la differenza sarà la creatività. E a voi di certo non manca. È il momento di mettere in campo le idee migliori e far partire un nuovo progetto. Non abbiate paura del fallimento, quello fa parte del gioco. Non benissimo in amore, ma neanche male. Non sforzatevi troppo di piacere agli altri. Siate voi stessi il più possibile. Vedrete che chi davvero vuole esserci ci sarà comunque. Le persone che cercano di cambiarvi, evidentemente, non vi vogliono abbastanza.

Pesci

A novembre sarete molto più sensibili del solito. Basterà poco per farvi scoppiare in lacrime e vi commuoverete davvero per ogni cosa. Una situazione non molto differente dal normale, pensandoci meglio. Questo modo di essere vi renderà particolarmente dolci e, in un certo senso, porterà diversi benefici nella sfera delle relazioni. Il lavoro promette una certa stabilità. Grandi accelerate non ci saranno, va detto, ma riuscirete a essere concreti e a raccogliere i giusti frutti.

di Luigi Torres Cerciello [Astrologo, scrittore e content creator] luigitorrescerciello

di Nerina Di Nunzio

[Esperta di comunicazione, istruttrice mindfulness e coach]

nerina.dinunzio nerinadinunzio

cura pensiero Il

che

Passiamo da un pensiero all’altro, da una notifica a un ricordo, spesso senza accorgercene. È come se il nostro cervello fosse sempre acceso, ma non sempre presente. La mente corre più veloce di noi, ma la mindfulness propone un invito semplice: fermarsi e osservare.

Il protocollo MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Therapy) nasce proprio da questa idea. Sviluppato all’Università di Oxford da tre psicologi clinici, Zindel Segal, Mark Williams e John Teasdale, unisce le pratiche di attenzione consapevole alla terapia cognitiva per prevenire le ricadute depressive e migliorare il benessere mentale. A differenza di altri approcci psicologici centrati sull’analisi del passato o sulla modifica diretta dei pensieri, l’MBCT propone di osservare ciò che accade dentro di noi – pensieri, emozioni, sensazioni – senza lasciarsi coinvolgere.

Il principio è semplice ma rivoluzionario: non possiamo sempre

controllare ciò che pensiamo, ma possiamo cambiare il modo in cui ci relazioniamo alle nostre elaborazioni mentali. Il percorso dura otto settimane e si svolge in piccoli gruppi. Si imparano esercizi di respirazione, meditazione e consapevolezza del corpo per riconoscere pensieri ed emozioni senza esserne travolti.

Non serve svuotare la mente, ma allenarsi a notare quando si è distratti e tornare con gentilezza al presente. Negli anni, numerosi studi hanno dimostrato che l’MBCT riduce significativamente il rischio di ricaduta nella depressione e migliora il benessere psicologico generale. Alcune ricerche indicano anche effetti positivi su ansia, stress e disturbi del sonno. Non è una panacea, ma uno strumento concreto di educazione mentale, che può affiancarsi alla psicoterapia o alla medicina, oppure essere praticato da chi desidera semplicemente conoscersi meglio. Non promette felicità immediata, ma un modo più stabile di abitare se stessi, momento per momento.

La cultura sale in

treno

Capitale italiana della cultura 2025, Agrigento è una delle città più affascinanti d’Italia. Grazie alla Fondazione FS Italiane e a FS Treni Turistici Italiani, è possibile scoprirla attraverso un’esperienza di viaggio unica su un convoglio storico con carrozze a terrazzini e finestrini panoramici. Di domenica, dal 9 novembre a metà dicembre, sono in programma due corse da Agrigento Centrale a Porto Empedocle Succursale, con una sosta alla fermata Tempio di Vulcano, punto d’accesso al Parco Archeologico della Valle dei templi e al Giardino della Kolymbethra. Da qui si prosegue per Porto Empedocle Centrale, lungo un tracciato che unisce la storia millenaria del territorio al desiderio contemporaneo di un turismo lento e consapevole. Nell’ottocentesca stazione, chi lo desidera può scoprire la storia dello scalo attraverso un video immersivo proiettato nel Magazzino merci restaurato.

A bordo di vetture storiche, da Agrigento a Porto Empedocle, per scoprire il Parco archeologico della Valle dei templi. Tra resti antichi e performance teatrali

di Gabriele Romani gabriele-romani

E infine, con l’approdo del treno alla Succursale, ci si può concedere una passeggiata tra le strade che hanno ispirato l’immaginaria Vigata dello scrittore Andrea Camilleri, seguendo le orme del commissario Montalbano. Una performance teatrale diretta da Marco Savatteri, autore delle celebri Albe – narrazioni mitologiche che uniscono teatro, musica e poesia – accompagna i viaggiatori per l’intero percorso, a bordo treno e durante le soste in stazione, invitandoli a immergersi nella Valle dei templi.

Il progetto Teatro in treno tra Agrigento e Porto Empedocle si inserisce nel programma di Agrigento Capitale italiana della cultura e ne declina il tema Il sé, l’altro e la natura, mettendo in connessione comunità, innovazione e sostenibilità.

fondazionefs.it | fstrenituristici.it fondazionefsitaliane

Treno storico della Grande guerra

Ferrovie delle Langhe Roero e Monferrato; Autunno sulla Ferrovia dei parchi

Treno Natura. Tutti a corte di sua maestà il tartufo, Treno storico del formaggio, Irpinia express. Il treno del paesaggio, Autunno sulla Ferrovia dei parchi

Teatro in treno tra Agrigento e Porto Empedocle

Treno Natura. Tutti a corte di sua maestà il tartufo, Irpinia express. Il treno del paesaggio, Fiera nazionale del Tartufo di Montiglio Monferrato, Treno storico della Grande guerra, Il rapido Arlecchino

Inverno sulla Ferrovia dei parchi

Ferrovie delle Langhe Roero e Monferrato, Treno dei mercatini di Natale, Pietrarsa express, Fiera nazionale del Tartufo di Montiglio Monferrato, Irpinia express. Il treno del paesaggio

Treno dei mercatini di Natale

Treno dei mercatini di Natale, Irpinia express. Il treno del paesaggio

Un treno storico percorre la Valle dei templi di Agrigento

FRECCE TRENITALIA

IN TUTTA ITALIA CON LE FRECCE E I FRECCIALINK

Da Nord a Sud, l’Italia è ricca di eventi da non perdere. Visitare le località che li ospitano è sempre più semplice con Trenitalia. Più di 190 Frecce collegano ogni giorno Roma alle altre città dello Stivale. Tra queste c’è Verona, unita alla Capitale da 16 collegamenti giornalieri – 12 dei quali proseguono verso Bolzano – che consentono di raggiungere anche Firenze e Bologna grazie alle fermate intermedie.

Anche Torino è una meta ideale per un weekend autunnale. Chi vuole visitare il capoluogo piemontese può usufruire di uno dei 20 collegamenti quotidiani disponibili e, tra il 9 e il 16 del mese, può approfittarne per assistere alle Nitto ATP Finals, il torneo di tennis alla Inalpi Arena.

Chi preferisce viaggiare verso il Sud, può raggiungere Potenza e Matera con i collegamenti Frecciarossa + FRECCIALink disponibili ogni giorno in entrambe le direzioni. Si parte da Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli, si scende a Salerno e, una volta in stazione, si prosegue con l’autobus FRECCIALink.

Anche chi ha intenzione di trascorrere qualche giorno a Perugia o ad Assisi può usufruire del servizio. Ogni giorno un FRECCIALink parte dalla stazione di Firenze verso le due città umbre in connessione con le Frecce provenienti da Torino, Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Salerno. È possibile percorrere lo stesso tragitto in direzione opposta. Chi invece da Roma desidera visitare gli scavi archeologici di Pompei o vedere Sorrento fino al 13 dicembre può salire sul Frecciarossa e proseguire con il FRECCIALink che parte da Napoli il sabato, la domenica e i giorni festivi. Lo stesso itinerario può essere percorso in direzione opposta.

Maggiori informazioni su trenitalia.com

Torino

PRESENTATO IL NUOVO FRECCIAROSSA 1000

È stato presentato al pubblico, sulla linea dell’alta velocità, il primo Frecciarossa 1000 di ultima generazione. Entro il 2029, 36 treni di questo tipo – più sostenibili, più veloci e più comodi – porteranno i viaggiatori a destinazione.

Il consumo di energia del nuovo Frecciarossa, che è omologato per i 360 chilometri orari, è ridotto al minimo. I materiali di cui è composto sono quasi interamente riciclabili. In tutte le classi nuovi sedili con ergonomia migliorata e le cappelliere più capienti rendono il viaggio ancora più confortevole.

Anche il bistrò di bordo è stato rinnovato con ambienti più moderni e funzionali, per una pausa caffè più ricca in un ambiente ancora più confortevole.

Scopri il nuovo Frecciarossa 1000
© Archivio multimediale FS

FINO AL 30 NOVEMBRE

50% DI SCONTO SUL CARNET AZIENDE DA 50 VIAGGI Iscriviti al programma Trenitalia for Business. Maggiori informazioni su trenitalia.com - sezione Programmi fedeltà.

Spostamenti di lavoro tra due città? Il Carnet Aziende consente di risparmiare sui viaggi di dipendenti e collaboratori. Si può scegliere tra il Carnet da 10, 30 e 50 viaggi e in via promozionale, fino al 30 novembre, chi acquista il pacchetto da 50 viaggi ha diritto a uno sconto del 50%, anziché del 40%. Il Carnet è dedicato solo alle aziende e ai titolari di partita Iva iscritti al programma gratuito Trenitalia for Business e non è nominativo, quindi, può essere utilizzato da diversi dipendenti e collaboratori della stessa impresa. È valido tutti i giorni della settimana, in entrambe le direzioni. Sia prenotazioni che viaggi devono essere effettuati nel periodo di validità del Carnet, con possibilità di cambi gratuiti e illimitati data/ora.

MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO

IN CONVENZIONE ANCHE

MUSEO EGIZIO, TORINO

Sconti attivi fino al 31 dicembre 2025 museoegizio.it

M.C. ESCHER. TRA ARTE E SCIENZA

Fino all’8 febbraio al Mudec, Milano mudec.it

MUSEO NAZIONALE SCIENZA E TECNOLOGIA

LEONARDO DA VINCI, MILANO

Sconti attivi fino al 31 dicembre 2025 museoscienza.org

VALERIO BERRUTI. MORE THAN KIDS

Fino al 30 novembre a Palazzo Reale, Milano palazzorealemilano.it | arthemisia.it

61° WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR 2025/2026

Dal 15 novembre al 25 gennaio al Museo della Permanente, Milano radicediunopercento.it | permanente.it

CHAGALL. TESTIMONE DEL SUO TEMPO

Fino all’8 febbraio a Palazzo dei Diamanti, Ferrara palazzodiamanti.it | arthemisia.it

ACQUARIO DI GENOVA

Sconti attivi fino al 28 febbraio 2027 acquariodigenova.it

LA CITTÀ DEI BAMBINI E DEI RAGAZZI, GENOVA

Sconti attivi fino al 28 febbraio 2027 cittadeibambini.net

BEATO ANGELICO

Fino al 25 febbraio a Palazzo Strozzi, Firenze palazzostrozzi.org

MUSEO HZERO, FIRENZE

Sconti attivi fino al 30 giugno 2026 hzero.com

TOULOUSE-LAUTREC, UN VIAGGIO NELLA

PARIGI DELLA BELLE ÉPOQUE

Il fermento di un’epoca feconda, il fascino della Ville Lumière e l’atmosfera poetica di Montmartre sono protagonisti delle opere di Henri de Toulouse-Lautrec, in mostra al Museo degli Innocenti di Firenze fino al 22 febbraio. I clienti delle Frecce possono accedere all’esposizione con uno sconto del 25% sull’ingresso. Per ottenerlo è sufficiente presentare in biglietteria il proprio titolo di viaggio Frecciarossa o Frecciargento con destinazione

Firenze e una data antecedente al massimo di due giorni quella della visita. museodeglinnocenti.it | arthemisia.it

ALPHONSE MUCHA. UN TRIONFO DI BELLEZZA E SEDUZIONE

Fino all’8 marzo a Palazzo Bonaparte, Roma mostrepalazzobonaparte.it | arthemisia.it

PAUL GAUGUIN. IL DIARIO DI NOA NOA E ALTRE AVVENTURE

Fino al 25 gennaio al Museo storico della fanteria dell’Esercito Italiano, Roma navigaresrl.com

PICASSO. IL LINGUAGGIO DELLE IDEE

Fino al 25 gennaio al Museo storico della Fanteria dell’Esercito Italiano, Roma navigaresrl.com

TESORI DEI FARAONI

Fino al 3 maggio alle Scuderie del Quirinale, Roma scuderiequirinale.it

Vivi la cultura con le Frecce. Sconti e agevolazioni per i principali musei ed eventi in Italia

Divertirsi utilizzando vista, tatto, gusto, olfatto e udito, per scoprire se stessi e il mondo attraverso i cinque sensi. Intorno a questo concetto si sviluppa La città dei bambini e dei ragazzi di Genova, un experience museum che offre la possibilità di muoversi tra sei sale tematiche libere da percorsi prestabiliti. Ai più piccoli sono riservate due sale: la Casa in costruzione, un piccolo cantiere in cui sviluppare le capacità motorie, la fantasia e lo spirito collaborativo, e l’area Splash a tema sottomarino in cui esercitare la consapevolezza di sé e del proprio corpo nello spazio. Offerta 2x1 e sconti sugli ingressi singoli e di gruppo per i clienti Carta FRECCIA in possesso di un biglietto Frecciarossa, Frecciargento o Frecciabianca con destinazione Genova e data di viaggio antecedente al massimo di tre giorni quella di ingresso al museo. Tariffa ridotta per i clienti X-GO che viaggiano in Intercity, Eurocity, Intercity Notte o Euronight nei tre giorni che precedono l’ingresso e per i clienti X-GO in possesso di abbonamento regionale o biglietto singolo Regionale con destinazione Genova convalidato lo stesso giorno della visita. cittadeibambini.net

Henri de Toulouse-Lautrec

Reine de Joie (1892)

Collezione Wolfgang Krohn, Amburgo, Germania

UGO NESPOLO. POP AIR

Fino al 15 febbraio al Museo del Genio, Roma arthemisia.it

VIVIAN MAIER. THE EXHIBITION

Fino al 15 febbraio al Museo del Genio, Roma arthemisia.it

NAPOLITUDINE. IL VIAGGIO DI PARTENOPE

NELLA PITTURA DI LUIGI GENTILE

Fino al 2 dicembre a Castel Nuovo, Napoli luigigentileartista.com

La sala del gusto e dell’olfatto nell’experience museum di Genova

BASE

LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI

Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno e del FRECCIALink. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

ECONOMY

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ

Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

SUPER

ECONOMY

MASSIMO RISPARMIO

Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti, livello Executive escluso.

FrecciaSENIOR

Riservata agli over 60 titolari di Carta FRECCIA , FrecciaSENIOR consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con prezzi a partire da 29 € a seconda della classe e della relazione di viaggio. L’offerta è valida per viaggiare in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Business, Premium e Standard 1

FrecciaDAYS

Viaggia il martedì, mercoledì, giovedì e sabato con sconti fino al 60% rispetto al prezzo Base sui treni Frecciarossa e Frecciargento nei livelli di servizio Business, Premium, Standard, in 1^ e in 2^ classe. Sono esclusi il livello di servizio Executive e il servizio Salottino 2

Freccia FRIENDS

Dedicata a gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con uno sconto sul prezzo Base fino al 50%. L’offerta è valida per viaggiare nei livelli di servizio Business, Premium, Standard, in 1^ e in 2^ classe. Sono esclusi il livello di servizio Executive e il servizio Salottino 3

FrecciaFAMILY

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca in 1^ e 2^ classe e nei livelli Business, Premium e Standard La gratuità è prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone. I componenti del gruppo dai 15 anni in poi pagano il biglietto scontato del 50% sul prezzo Base 4

NOTE LEGALI

1. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Standard Premium e Business. Prevede, a seconda della classe e relazione di viaggio, l’acquisto a prezzi fissi in Standard/2^ classe a partire da 29 €, in Premium a partire da 34 € e in Business/1^ classe a partire da 39 €. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto uno sconto inferiore al 50% rispetto al prezzo Base. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. Cambio biglietto/ prenotazione e rimborso non sono consentiti.

2. L’offerta è a posti limitati che variano in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio e non è cumulabile con altre riduzioni ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

3. L’offerta prevede una percentuale di sconto che varia dal 30% al 50% rispetto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Cambio biglietto/ prenotazione e rimborso non sono consentiti.

FrecciaYOUNG

Riservata agli under 30, l’offerta FrecciaYOUNG consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con prezzi a partire da 19 € a seconda della relazione di viaggio. L’offerta è riservata ai soci Carta FRECCIA under 30 ed è valida per viaggiare in Standard e in 2^ classe 5

4. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. L’offerta non è cumulabile ad altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti.

5. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 2^ classe e nel livello di servizio Standard. Prevede l’acquisto a prezzi fissi di 19€, 29 € e 39€, a seconda della relazione di viaggio. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto un uno sconto inferiore al 50% rispetto al prezzo Base. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, compresa quella prevista per i ragazzi. Cambio biglietto/ prenotazione e rimborso non sono consentiti.

A/R in Giornata

Con l’offerta A/R in giornata si può partire e tornare nello stesso giorno usufruendo di uno sconto per singola tratta rispetto al prezzo Base del 30% nelle giornate dalla domenica al venerdì e del 50% nella giornata del sabato 6

6. L’offerta consente di acquistare due biglietti, uno per il viaggio di andata e uno per il viaggio di ritorno, da effettuare nella stessa giornata, sulla medesima tratta e categoria di treno. Disponibile su tutti i treni Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca in tutte le classi e livelli di servizio ad eccezione del servizio Salottino Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Modificabile, ma non rimborsabile. Gli sconti previsti rispetto al prezzo Base verranno applicati fatti salvi i minimi tariffari.

Informazioni aggiornate al 16 ottobre 2025

MOMENTI DI GUSTO AD ALTA VELOCITÀ

Hai voglia di una pausa ad Alta Velocità diversa dal solito? Aggiungi al tuo viaggio un’esperienza di gusto! Il FRECCIABistrò ti aspetta al centro del Frecciarossa: lì troverai prodotti da forno, snack dolci e salati, piatti caldi e freddi, taglieri, panini, tramezzini, pizza, hamburger e soft drinks, birre artigianali, cocktail, vini e bollicine. Inoltre, puoi scegliere tra tanti menù pensati per ogni momento della giornata Sono disponibili anche opzioni vegetariane e senza glutine o lattosio.

Tra i menù:

Parigi

Lione Avignon Chambéry

Aix-en-Provence

Marsiglia Saint Jean De Maurienne

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com

Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’ anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

Treviso Udine Gorizia Trieste

Roma Torino Oulx

Reggio Emilia AV Mantova

Genova Bologna Modena

Firenze La Spezia Pisa

Ravenna Rimini

Perugia Venezia

Falconara Marittima

Ancona

Pescara Foggia Bari Caserta Napoli Afragola

Potenza

Salerno Agropoli Vallo della Lucania

Taranto

Paola Sibari

Lamezia Terme

Reggio
Calabria

Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 1000

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze

4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 589 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 497 WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio FRECCIAROSSA ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze

FRECCIAROSSA ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze

3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h

Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h

Composizione 9 carrozze

Classi 1^ e 2^ | Posti 479 | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAPLAY.IT

INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE

Grazie ai servizi e ai contenuti di FRECCIAPlay il viaggio a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge è più piacevole. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.frecciaplay.it o scaricare l’app FRECCIAPlay da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

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Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e dei bambini

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Notizie La Presse sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

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Tanti contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

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Podcast e audiolibri di vario genere anche per bambini

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Arricchisci il tuo programma di viaggio con suggerimenti originali e inediti

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Night at the Museum: Secret of the Tomb Zucchero di stelle

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