TECNOLOGIE IDROPULITRICI
quando la soluzione è la… pressione alta! di Antonio Bagnati
Nell’industria l’idropulitrice, alleato indispensabile per la pulizia ad alta pressione, trova un impiego ideale. Ma siamo sicuri di conoscere almeno le basi della pulizia ad alta pressione, e le variabili da cui dipende il risultato? Un breve ripasso non fa mai male… 40 GENNAIO 2014
Le pulizie ad alta pressione rappresentano la soluzione ideale per chi… vuole sbarazzarsi definitivamente dello sporco ed è disposto a tutto per “fare risultato”. Si tratta di una metodologia applicata con successo in diversi tipi di contesti, tra cui pavimentazioni industriali ma anche urbane (nella Gdo pensiamo ad esempio a parcheggi interni ed esterni e anche aree come magazzini, stoccaggio, ecc.), condotte, tubazioni, cisterne, serbatoi, ma anche muri, pareti e così via. Una buona idropulitrice, dunque, è senza dubbio un’ottima carta da giocare nella pulizia e sanificazione
i Caldo sì… ma quanto?
Come suggerisce il fin troppo noto cerchio di Sinner, anche la temperatura fa la sua parte. Come si sa, esistono idro a caldo e a freddo, ma per alcune applicazioni professionali è indispensabile la prima tipologia: grazie all’apporto di calore, infatti, si accelerano i processi chimici e si riesce a dissolvere più rapidamente e facilmente sporco come olio, grasso, ecc., molto presente in ambito industriale. Anche la scelta della temperatura è strettamente connessa al tipo di lavoro. Oli e grassi, in genere, richiedono temperature alte, dai 60 ai 90° C. Le aree più a rischio si possono trattare a temperature simili per ridurre la carica batterica e quindi le possibilità di contaminazione. Di norma, per la maggior parte degli impieghi in cui è richiesto il calore, è più che sufficiente una temperatura dai 40 ai 70°C.
industriale, dove spesso lo sporco è estremamente resistente e il lavoro richiesto veramente “heavy duty”.
Ma siamo sicuri di conoscere almeno i principi-base di questo tipo di pulizia? E di seguito: siamo certi di saperci muovere agevolmente fra i tanti fattori che determinano la resa del sistema e, dunque, la qualità del risultato? Infatti, se è certo che l’amatore (quello, per intenderci, che con l’idro semiprofessionale ci lava l’auto il sabato mattina) abbia le idee confuse sull’argomento, non è affatto scontato che anche gli addetti ai lavori (leggi = il personale preposto ai servizi di pulizia nelle strutture industriali, nei supermercati, ecc.) non necessitino di una… rinfrescatina.
con la superficie che lo ospita. Questo può essere più o meno semplice, e in generale si può dire che con un’idropulitrice i fattori in gioco sono di tre tipi: meccanici, termici e chimici. Dal punto di vista meccanico, si devono considerare portata, pressione (molto importante il rapporto fra queste ultime, modificabile nelle migliori macchine con un’apposita valvola di regolazione che controlla la forza d’urto del getto d’acqua), distanza e angolo di spruzzo. Si tratta di variabili da regolare a seconda della necessità, del tipo di sporco e del risultato che si vuole ottenere: per la pressione, ad esempio, non vale il “mito” secondo cui “più è meglio”. Il normale sporco “da strada” e le superfici incrostate non sono la stessa cosa…
Portata, pressione, angolo e distanza
Un ampio ventaglio di… pressioni
Iniziamo con il dire che lo scopo dei procedimenti di pulizia è quello di attaccare lo sporco “spezzando” il legame che quest’ultimo ha
All’aumento della quantità d’acqua erogata, di norma cresce la pressione d’impatto e si può rimuovere anche sporcizia più ostinata.
Idee ancora confuse? Ecco una “rinfrescata”