GSA Igiene Urbana 02-19

Page 34

TERZA PAGINA LETTURE

Una vita tra i cocci di Guido Viale

Edgardo Franzosini ha ricostruito la vita e l’opera di un artista improvvisato che ha ricoperto la sua casa di cocci trasformandola in un autentico monumento. 34 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2019

Raymond Isidore è il protagonista di un saggio-romanzo dello scrittore milanese Edgardo Franzosini che ricostruisce vita e vicende del personaggio reale che dà il titolo al libro (Raymond Isidore e la sua cattedrale, Adelphi, 1995), accompagnandoci nel delirio che aveva spinto quest’uomo a dedicare tutta la seconda parte della sua vita a ricoprire e decorare con cocci raccolti nella discarica di cui era stato per un certo tempo custode, e poi in tutte le altre discariche dei dintorni di Chartres, la sua casa un trilocale di un solo piano, autocostruita usufruendo di un mutuo agevolato messo a disposizione dal governo francese - le sue pertinenze e persino tutti i suoi mobili. Cattedrale, la chiama Franzosini, non solo per l’aspetto sontuoso che quell’edificio ricoperto di cocci aveva finito per assumere, ma anche perché l’ispirazione policroma del suo lavoro Raymond Isidore l’aveva ricavata dalle vetrate della cattedrale di Chartres, a lui ben nota non solo perché è la città dove abitava, ma anche perché in essa, mentre era, insieme a una folla di fedeli, impegnato a scongiurare il sacrilegio che un pilota acrobata stava effettuando volando con il suo aereo tra le guglie della cattedrale, aveva recuperato la vista persa all’età di due anni. Raymond Isidore - detto dai suoi concittadini Picassiette, in parte come diminutivo scherzoso del nome del grande Picasso, che in realtà frequentava la sua casa, come molti altri artisti e personalità dell’epoca, affascinato dalla policromia che ne stava emergendo mano a mano che il lavoro di Raymond proseguiva, e in parte in riferimento all’origine dei materiali che utilizzava, perché Picque-as-

siette vuol dire appunto “raccogli-piatti” – non aveva certo risparmiato le forze per cercare di portare a termine il suo progetto (cosa che non gli sarebbe riuscita, perché sarebbe morto prima di riuscire a “piastrellare” anche il tetto della sua cattedrale, nota al pubblico come Maison Picassiette). Ma vediamo ora come era iniziata la sua avventura:

“Una montagna sorgeva alla periferia di Chartes come alla periferia di tutte le città del mondo civilizzato. Una montagna con la propria vetta, il proprio crinale, le proprie grotte, le proprie gole, i propri burroni. Uccelli arruffati dai colori incerti eseguivano sopra di essa i loro voli a spirale, mentre, al suo interno, un popolo di topi scavava gallerie oscure e interminabili. Completamente avvolta da un vapore sozzo, in cui confluivano quegli odori molteplici che – ognuno con la propria intima, particolarissima sfumatura – hanno i resti delle cose che l’uomo consuma, gli oggetti che l’uomo abbandona, la montagna appariva come l’immagine con-

clusiva, l’atto finale di un naufragio gigantesco e orribile. Un naufragio che avesse rigettato su quella parte di terra un carico miserabile: mutilati canapé, vasetti che avevano contenuto la colla bianca e profumata Adhésine, ossa di pollo, stilografiche senza pennino, borsette dalla bocca spalancata, scarpe decrepite, bucce di patate, cenere di carbone, bottiglie vuote di rhum St. James, pagine di spartiti, parafulmini, avanzi di minestra, strisce di celluloide, batuffoli di ovatta, residui di vasi dalla pancia ovoidale, pietre, calce… a ondate lente, disciplinate, regolari, gli addetti alla pulizia della città giungevano trascinando con sé una nuova porzione, lurida e triste, di quello spaventoso disastro”. Raymond lavorava lì per fare la guardia a quel monte osceno e difenderlo dagli chiffonniers, detti anche chevaliers du crochet, cioè scavengers, frugatori di discarica sia per passione che per bisogno (alcuni di loro vi ricavavano anche i loro pasti), a cui la municipalità aveva deciso di impedire l’accesso alla discarica per regolarne il riciclaggio. Ma è lì che Raymond decide di approvvigionarsi per dare vita al suo progetto. Affascinato da quel monte, e da quello che avrebbe potuto ricavarne, Raymond avrebbe da allora trascorso “gran parte della propria esistenza a frugare tra l’immondizia, a immergere le mani nella spazzatura, a scavare dentro il pattume come un topo scava con le zampe dentro il prosciutto, a esplorare, con la schiena curva e l’occhio sgranato, discariche coperte di vecchi piatti rotti e di bottiglie senza più collo, tra il lezzo nauseabondo e infinito, allo scopo di riportare alla luce il miserabile re-


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.