Assaggi di Architettura Architetti Under 40 Monza e Brianza

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di ARCHITETTURA

ARCHITETTI UNDER 40

MONZA E BRIANZA

ASSAGGI di ARCHITETTURA

ARCHITETTI UNDER 40

MONZA E BRIANZA

Marco Zanini B///ELLA VARESE

La sostenibilità è ambientale, economica e sociale. Non c’è Architettura senza Sostenibilità, e come diceva Giovanni Muzio, nemmeno senza Urbanistica. Questo piccolo progetto interpreta questi principi, relazionandosi con i contesti e gestendo le risorse con responsabilità e intrecciando etica e spazio.

Photo:
© Marco Zanini

Il progettista

Ubicazione: Varese

Committente: Pane di Sant’Antonio ODV, Varese

Progetto architettonico: Marco Zanini, Brugherio (MB)

Consulente acustica: Concrete Acoustics, Varese

Appaltatore/Costruttore: Autocostruzione

Date Lavori: ottobre 2023

Superficie utile: 120 m2

L’architetto Marco Zanini si muove tra professione, attivismo e ricerca. Si occupa di progettazione architettonica con un approccio circolare e a basso impatto ambientale consolidato in più di 10 anni di esperienza su interventi nel costruito. Presso il Politecnico di Milano, è attivo come ricercatore e dal 2014 come tutor didattico. Promuove iniziative partecipative rivolte alla rigenerazione urbana con svariate associazioni, tra cui Casamatta con Legambiente a Varese ed è cofondatore di Re-sign una piattaforma per il riuso dei materiali edilizi. Nella sua ultima pubblicazione, “Autocostruire la professione dell’architetto” esplora il ruolo dell’autocostruzione e del riuso nel ridurre sprechi e consumo di risorse, proponendo l’architetto come “civic professional” verso un’economia circolare.

Photo: © Marco Zanini
Photo: © Marco Zanini

Il progetto

Pur essendo un modesto intervento di interni autocostruito, il progetto B///ella si impegna a instaurare un dialogo con l’opera monumentale della chiesa della Brunella, progettata dall’architetto Giovanni Muzio nel 1938.

Gli uffici dell’associazione Pane di Sant’Antonio ODV, che gestiscono l’Hub di servizi per la grave emarginazione adulta, tra i quali si annovera una mensa, erano inizialmente disorganizzati e caotici. Questo rendeva difficile lavorare e mantenere la privacy con e tra gli ospiti, i volontari e i lavoratori dell’associazione; tutti insieme condividevano infatti un un grande e confuso open space, utilizzato sia come ufficio

sia come locale occasionale per riunioni e deposito. La richiesta era di riorganizzare lo spazio con risorse molto limitate. Si è quindi deciso di optare per l’autocostruzione, così da ridurre i costi, e per l’utilizzo di soli materiali naturali, facili da assemblare e da dissassemblare, per assicurare un fine vita senza creazione di rifiuti.

L’obiettivo del progetto è stato dunque garantire la privacy nelle varie aree di lavoro e aumentare il comfort acustico, senza compromettere il passaggio nell’area e le vie di emergenza, dato che il progetto può essere configurato come un allestimento più che una costruzione.

Photo:
© Marco Zanini
Photo:
© Marco Zanini

Innovazione / sostenibilità

Per autocostruire le partizioni e i pannelli acustici, sono stati scelti materiali quali il legno, la canapa e la juta. Ogni tanto, alcuni richiedenti asilo, con abilità manuali superiori alle nostre, hanno supportato i volontari e il progettista e Antonello, ex artigiano edile, è stato di fondamentale aiuto. Il costo è stato molto basso - e questo significa più pasti offerti ai bisognosi -; tuttavia non si è trascurata la qualità dello spazio per gli ospiti che si trovano ai margini della società, ma che non sono marginali per questa associazione che ha un ruolo così importante nella città di Varese.

Sono state realizzate alcune partizioni con struttura in legno e rivestimento in OSB, pitturato in bianco sul lato esterno per dare un senso di ordine in uno spazio così polifunzionale e con un grande flusso di persone. Una porta, l’unica e di recupero, rappresenta il chiaro segnale per chi entra di un luogo sicuro dove raccontare le proprie disavventure esistenziali ai volontari dell’associazione. All’interno il calore della texture dei pannelli in OSB regala un’atmosfera di accoglienza.

All’opposto verso l’esterno il rivestimento pitturato di bianco contrasta con la struttura in legno di abete non trattato, quasi a cercare un dialogo con le geometrie della struttura della cupola del Muzio, visibile dal lucernario degli uffici. Le pareti tra box funzionali riempite di pannelli in canapa e i pannelli appesi alle pareti, con riempimento di canapa e rivestimento in juta, aiutano ad aumentare il confort acustico dello spazio.

É questo dunque un intervento che con risorse scarse tenta di dialogare con la preesistenza e di migliorare lo spazio e il comfort acustico, un intervento che è possibile riassumere, citando l’arch. Giancarlo Consonni, ovvero come “...Esternità dell’interno”.

Photo: © Marco Zanini
Photo: © Marco Zanini
Photo: © Marco Zanini
Photo: © Marco Zanini
Photo: © Marco Zanini

Mariani

PORTA SAN BIAGIO APARTMENT

MONZA

Un’architettura è sostenibile se in grado di durare nel tempo. Il progetto analizza i caratteri della fabbrica esistente per enfatizzarli, evitando sprechi di risorse e trasportando il segno delle mura cittadine preesistenti alla scala domestica.

Nicolò
Photo: Francesca Iovene

Il progettista

Ubicazione: Monza (MB)

Progetto architettonico e D.L.: arch. Nicolò Mariani, Monza (MB)

Strutture: Studio di Ingegneria Lambro, Albiate (MB)

Consulenti: Cntextual architetti, Sovico (MB) – Monza (MB)

Impianti: Polistudio, Monza (MB)

Appaltatore/Costruttore: Locatelli Costruzioni srl

Arredo su misura: Arredo90

Tessile: Cimino Maestri Tappezzieri

Flooring: Casiraghi Paquet

Date Lavori: 2023-2024

Superficie utile: 65 m2

Nicolò Mariani nasce a Carate Brianza nel 1996.Dopo la laurea specialistica in “Architecture, Built Environment and Interiors”, conseguita con Lode presso il Politecnico di Milano nel 2020 ed esperienze all’interno studi milanesi e internazionali (i.e. EMBT Barcellona), co-fonda lo studio professionale Cntextual, affiancando la pratica all’insegnamento come Assistente di Cattedra presso il Politecnico di Milano. Tra i riconoscimenti la “Menzione d’Onore” per il Concorso Internazionale per l’ampliamento del Musèe des Beaux Art de Lyon, il 3° posto nel Concorso “Magnifica Fabbrica” e il 2° posto nel Concorso “Nuova Scuola dell’Infanzia Tagliabue”.

Photo: Francesca
Iovene
Photo: Francesca Iovene
Photo: Francesca Iovene

Il progetto

L’intervento trasforma un appartamento all’interno di un edificio a corte di fine Ottocento/primi Novecento a Monza, lungo il bordo urbano un tempo occupato dalle mura cittadine e dalla relativa porta di accesso alla città: Porta San Biagio, demolita nel 1845. Il progetto interpreta questa condizione, portando alla scala domestica i caratteri urbani del fabbricato tramite l’identificazione di uno strumento di definizione e regolazione spaziale, la soglia. Concretamente, ciò trova riscontro nella definizione di una spina armadiata che, estendendosi longitudinalmente lungo il muro a contatto con la corte, ne aumenta lo spessore, incrementando la distanza fisica e concettuale tra interno ed esterno e ridistribuendo gli ambienti dell’abitazione all’interno delle 3 campate esistenti.

Nelle campate centrale e ovest la spina, aderente al muro, definisce rispettivamente gli spazi a servizio del

soggiorno e le colonne della cucina. In quella est, invece, distaccandosi dalla muratura, costruisce lo spessore abitato del bagno (verso la corte) e le armadiature dell’adiacente camera da letto (fronte strada). La nuova collocazione di bagno e cucina permette una libera articolazione degli spazi, prevedendo la possibilità di trasformare la zona pranzo in un’ulteriore camera singola. In corrispondenza dell’ingresso la continuità delle armadiature trova un momento di interruzione, rendendo evidente il proprio spessore, definendo uno spazio di mediazione tra una condizione esterna collettiva e una interna privata. Alla razionalizzazione degli spazi dal punto di vista planimetrico, corrisponde un linguaggio caldo e domestico definito dai toni lignei dei travetti esistenti, delle armadiature in essenza noce canaletto e dal rovere dei pavimenti.

Photo: Francesca Iovene
Photo: Francesca Iovene

Innovazione / sostenibilità

Il progetto si genera dalla stretta interazione tra storia, sostenibilità, ottimizzazione e qualità spaziale. La lettura dell’esistente, sia alla scala cittadina sia nelle proprie caratteristiche spaziali e strutturali, assume un duplice ruolo. Da un lato, permette la realizzazione di un intervento che, seppur contemporaneo, è immagine di un’eredità storica di valore, rinunciando alla nozione di tempo come tendenza a favore della qualità dello spazio. Dall’altro, diventa strumento di ottimizzazione dello spazio e delle risorse, enfatizzando e implementando la materia fisica e percettiva esistente, al fine di perseguire un’idea di sostenibilità che, intrinseca alla progettazione fin dalle prime fasi, non si limita a mere scelte tecnologiche.

A tal fine, l’intervento si è generato da un’attenta analisi dello stato di fatto e dalla conseguente comprensione delle sue potenzialità, con lo scopo di definire gli interventi necessari all’espressione delle stesse, ovvero le demolizioni con rimozione del superfluo, le costruzioni con aggiunta del necessario e le predisposizioni con anticipazione di possibili necessità future.

La prima azione progettuale ha coinvolto la rimozione del controsoffitto e il restauro dei travetti lignei per rievocare il carattere della fabbrica esistente. La seconda, invece, ha previsto la demolizione di bagno e cucina fronte ingresso con l’intento di ripristinare la percezione spaziale delle campate strutturali e ottimizzare la distribuzione interna. La terza, infine, il raddoppiamento dei varchi nei setti murari, permette flussi continui all’interno dell’appartamento. Le costruzioni si sono limitate alla razionalizzazione della distribuzione interna e alla definizione del carattere dello spazio tramite l’utilizzo di materiali naturali, durevoli e compatibili.

Photo: Francesca Iovene
Photo: Francesca Iovene
Photo: Francesca Iovene

Christian Spolti DUE FRAMMENTI PER L’ABITARE SOVICO

La sostenibilità architettonica si concretizza attraverso la traduzione e interpretazione delle logiche progettuali che, declinate dal punto di vista tipologico e morfologico, diventano strumento di relazione con l’identità del luogo,per recepirne i caratteri.

Il progettista

Ubicazione: Sovico (MB)

Progetto architettonico: arch. Christian Spolti, Sovico (MB)

Strutture: ing. Umberto Terraneo, Meda (MB)

Direttore dei lavori: arch. Christian Spolti

Impianti: ing. Luca Zanetto, Arcore (MB)

Date lavori: 2024-in corso

Superficie utile: 125 m2 per u.i.

Christian Spolti consegue con Lode la laurea magistrale in Architecture-Built Environment-Interior presso il Politecnico di Milano, con una tesi che indaga il rapporto tra l’autonomia del manufatto architettonico e l’identità del luogo di appartenenza. Concluso il percorso accademico, inizia e consolida la sua collaborazione con studi di architettura del panorama milanese, affiancando l’attività di assistente alla didattica presso il Politecnico di Milano. Nel 2023 ha co-fondato Cntextual Architetti, dove il fulcro della ricerca è l’inevitabile rapporto di reciprocità tra le necessità edificio e la specificità dell’ambiente esistente, tramite il quale ciascuna realtà è contemporaneamente oggetto e soggetto del progetto.

Il progetto

La soluzione progettuale prevede un intervento capace di ridefinire e completare un frammento del paesaggio urbano, determinando una nuova identità e qualità dello spazio. L’ipotesi sviluppata interpreta le logiche dell’abitare contemporaneo, ponendo la qualità progettuale come principio guida della trasformazione. Il progetto non è inteso solo come strumento operativo al servizio di un’interesse economico, ma come espressione culturale in grado di generare qualità spaziale e formale.

Lo sviluppo degli edifici è caratterizzato dalla presenza di una pianta compatta, sviluppata su 2 piani fuori terra.

Al piano terra, trovano posto gli spazi di relazione e convivialità, messi a sistema con le aree esterne attraverso un’ampia loggia abitabile, cerniera tra le due realtà. Al piano primo, invece, raggiungibile tramite un vano scala in posizione baricentrica, sono distribuiti gli spazi inerenti

la sfera più privata e intima dell’abitare.

Il coronamento media poi il rapporto con il contesto per mezzo di uno sporto irregolare dall’aggetto variabile, come strumento di relazione con la struttura urbana circostante.

Dal punto di vista linguistico, i due edifici si costituiscono di elementi murari sovrapposti, che si alternano a grandi cavità nel tentativo di definire un ritmo capace di cogliere le relazioni urbane con il contesto nell’articolazione dei prospetti, scanditi ritmicamente dall’orizzontalità dei marcapiani. I fronti infine definiscono la loro intensa matericità tramite l’utilizzo e il diverso approccio nel trattamento dell’intonaco cementizio, evidenziando una continuità culturale attraverso la reinterpretazione dei materiali tipici della tradizione.

Il progetto si connota così come un nuovo tassello all’interno di una realtà costruita comune e consolidata.

Innovazione / sostenibilità

Il progetto si inserisce nel contesto urbano di riferimento determinandosi nel mantenimento di solidi rapporti tra architettura, ambiente e paesaggio. Il dialogo di questi tre elementi è coralmente costante e dinamico, definendo cosi un “unicum’’ tra interno ed esterno.

Il progetto infatti si inserisce nel contesto minimizzando la propria sagoma, configurandosi morfologicamente attraverso una pianta compatta in grado di minimizzare la superficie disperdente. Inoltre le grandi logge, strumento di espressione formale, divengono strumento progettuale di regolazione climatica grazie alla loro profondità, consentendo un corretto e controllato irraggiamento delle spazialità interne all’edificio.

Le superfici vetrate mediano il rapporto tra interno ed esterno, consentendo un’interazione continua tra le due spazialità, talvolta con tratti più ampi e incisivi, talvolta con altri più lievi, plasmando lo spazio e modulandolo in un gioco di luci e volumi. Queste, che diventano strumenti di relazione e intreccio tra lo spazio domestico e il paesaggio, sono dotate di adeguati sistemi di schermatura mobili. Il coronamento, dalla sagoma variabile che definisce sporti di diverse profondità, ospita una copertura con impianto solare a pannelli fotovoltaici che copre i fabbisogni energetici dell’edificio.

La progettazione delle unità, infine, tiene conto delle corrette metodologie e prassi realizzative per garantire la riduzione dei consumi energetici, i minor costi d’esercizio, la verifica di prestazioni impiantistiche in accordo con i requisiti richiesti dalla normativa vigente e promossi in ragione di una nuova etica di sostenibilità ambientale.

Chantal Forzatti

RESIDENZA AL PARCO TOTI PADERNO DUGNANO (MI)

Ogni intervento di rigenerazione urbana è fondamentale perché consente di riportare l’attenzione al benessere e al comfort dei residenti, al recupero del costruito e al rispetto dell’ambiente.

Il progettista

Ubicazione: Paderno Dugnano (MI)

Progetto architettonico: Studio Chantal Forzatti architetto, Monza (MB)

Progetto strutturale e D.L.: ing. Luca Vertemara, Muggiò (MB)

Consulenti: geom. Nadia Rudellin, Paderno Dugnano (MI); p.i. Luigi Giarratana, Nova Milanese (MB); geol. Cristiano Nericcio, Rho (MI)

Impianti: Progetto Clima studio tecnico associato, Nova Milanese (MB)

Appaltatore/Costruttore: ADL costruzioni

Date lavori: 2020-2024

Superficie utile: 1300 mq m2

Chantal Forzatti è architetto e interior designer, laureata con lode al Politecnico di Milano con relatore arch. Pierluigi Cerri. Ha iniziato a lavorare come architetto di interni durante gli anni universitari al Politecnico di Milano, presso il quale in seguito è anche stata assistente. Ha acquisito ulteriore esperienza sul campo lavorando in diversi studi italiani ed esteri. Negli ultimi anni ha aperto un proprio studio con l’obiettivo di dar forma alla propria idea di progettazione, costruendo una giovane realtà in cui collaborano le architette Arianna Marazzi, Irene Lucca e Marta Messina.

Il progetto

A partire dalla demolizione di un edificio commerciale, l’intervento ha riguardato la progettazione e la successiva realizzazione di un edificio residenziale plurifamiliare inserito in un contesto considerato un tempo periferico e oggi invece diventato esclusivamente residenziale grazie alla presenza del Parco Toti, nato a seguito del recupero di una cava.

Composto da quattro piani fuori terra più uno interrato, che include un’area wellness condominiale, i box e le cantine, l’edificio ospita dieci appartamenti, resi possibili grazie alla flessibilità planimetrica studiata fin dalle prime fasi del progetto. Particolare cura è stata posta anche nelle scelte tecnologiche degli impianti andando a collocare

la realizzazione in Classe A3. Gli spazi esterni, sia comuni sia privati, sono stati accuratamente disegnati, dotando ogni appartamento di uno o più terrazzi con profondità di oltre 3 metri, bbq e locale tecnico dedicato a ospitare la pompa di calore a gestione autonoma. Anche gli elementi a verde sono stati selezionati con attenzione, così da dare vita a uno spazio comune di qualità che accoglie abitanti e visitatori. I prospetti dell’edificio sono caratterizzati dalle grandi balconate e sul retro dai sistemi di oscuramento del vano scala. Il tetto si presenta piano e ospita, nascosti alla vista, l’impianto fotovoltaico e le unità di ventilazione.

Innovazione / sostenibilità

L’edificio si colloca energeticamente in Classe A3. Ogni unità presenta un impianto di riscaldamento e raffrescamento a pavimento, una pompa di calore a gestione autonoma collocata in un apposito vano posto sul terrazzo e un sistema di ventilazione meccanica e deumidificazione.

I serramenti sono in legno alluminio con tripla vetrocamera, gli oscuranti sono elettrificati e garantiscono il necessario ombreggiamento. Un impianto domotico e l’illuminazione a led contribuiscono a ridurre i consumi condominiali. I pannelli fotovoltaici sono stati collocati in copertur, e un sistema di recupero dell’acqua piovana è stato realizzato a servizio dell’irrigazione del verde condominiale.

Infine a disposizione dei residenti è stata costruita un’area wellness con palestra e sauna e, collocato all’ingresso su strada, un locker automatico che funge da punto di giacenza e ritiro per pacchi a servizio degli ordini fatti dai condomini.

Chantal Forzatti 6VC

MILANO

Sostenibilità in un intervento di recupero dell’esistente, e come in questo caso di una singola unità immobiliare, significa conservare le pre-esistenze, attualizzandole e facendole diventare il punto di partenza per la nuovo architettura e il design dell’abitazione.

Photo:

Il progettista

Ubicazione: Milano

Progetto architettonico e D.L.: Studio Chantal Forzatti architetto, Monza (MB)

Progetto strutturale: ing. Luca Vertemara, Muggiò (MB)

Consulenti: arch. Marco Tecci, Milano

Impianti: Pacifici M & figli srl, Pero (MI)

Appaltatore/Costruttore: Pacifici M & figli srl, Pero (MI)

Date lavori: 2023

Superficie utile: 115 mq m2

Chantal Forzatti è architetto e interior designer, laureata con lode al Politecnico di Milano con relatore arch. Pierluigi Cerri. Ha iniziato a lavorare come architetto di interni durante gli anni universitari al Politecnico di Milano, presso il quale in seguito è anche stata assistente. Ha acquisito ulteriore esperienza sul campo lavorando in diversi studi italiani ed esteri. Negli ultimi anni ha aperto un proprio studio con l’obiettivo di dar forma alla propria idea di progettazione, costruendo una giovane realtà in cui collaborano le architette Arianna Marazzi, Irene Lucca e Marta Messina.

Photo: © Onirism
Studio

Il progetto

Un tipico appartamento milanese caratterizzato da un lungo corridoio cieco è stato riqualificato e ristrutturato convertendo i punti deboli e i vincoli in punti di forza del progetto finale. Le cementine d’epoca, ad esempio sono state conservate e hannoguidano la scelta della palette dei colori dell’abitazione.

La cucina, in color block, vede l’accostamento di blocchi di colori vivaci e contrapposti per creare un forte impatto visivo, come ad esempio con piano a contrasto, ed è stata ricavata in un vano di soli 4 m 2, posto in prossimità del soggiorno al quale si collega mediante

a una nuova apertura ispirata alle finestre istoriate originali.

Il corridoio è lungo 11 metri e acquista risalto grazie alle decise scelte cromatiche e all’arredo che lo completa interamente con una libreria dotata anche di una piccola scrivania. Nel bagno, stretto e lungo, una doccia passante ha consentito di ottenere due bagni caratterizzati da nuovi rivestimenti riconoscibili. Uno dei due bagni si apre sul corridoio, mentre il secondo è accessibile dalla camera. Quest’ultima dialoga con il resto della casa riprendendone colori e finiture.

Innovazione / sostenibilità

Pur trovandosi all’interno di un condominio risalente alla fine del 1800, l’appartamento è stato riqualificato anche energeticamente, raggiungendo alti standard energetici. Trovandosi in un’unità edilizia all’interno di un edificio storico, non si è potuti intervenire dall’esterno ma solo internamente e anche in questo caso con interventi parziali, che hanno permesso di mantenere la superficie calpestabile.

É stato dunque cappottato il soffitto confinante con il piano mansarda destinato a ospitare le cantine, e i serramenti sono stati sostituiti al fine di migliorarne l’isolamento complessivo dell’involucro. Una caldaia a condensazione

Classe A3 è stata installata in un apposito vano e tutti i terminali di impianto (i radiatori) sono stati dotati di valvola termostatica a controllo remoto.

Udp Studio

MZ02 – MAZZUCCHELLI S.P.A. CASTIGLIONE OLONA (VA)

MZ02 si inserisce nell’intervento di riqualificazione dello storico comparto produttivo Mazzucchelli. Il progetto risponde alle necessità aziendali di un nuovo impianto produttivo, architettonicamente qualificante e basato sui più alti standard di sostenibilità. Il progetto è stato infatti certificato LEED Gold.

Il progettista

Ubicazione: Castiglione Olona (VA)

Progetto architettonico: Udp Studio s.r.l., Cesano Maderno (MB)

Progetto strutturale: ing. Giancarlo Bono, Dolzago (LC); MC Prefabbricati Spa, Cardano al Campo (VA)

Consulenti: Get Consulting s.r.l., Torino (certificazione LEED)

Impianti: Enrico Colombo S.p.A., Sesto Calende (VA)

Appaltatore/Costruttore: Saimp S.r.l., Tradate (VA)

Facciate: Candela Costruzioni S.r.l., Paderno Dugnano (MI); S.Anselmo, Loreggia (PD)

Serramenti: Amitti S.r.l., Senago (MI)

Date lavori: 2021-2025

Superficie utile: 25.000 m2

UDP Studio nasce nel 2018 a Cesano Maderno, da 3 soci e fratelli Marina, Stefano e Alberto Cogo. Lo studio si concentra sulla progettazione di spazi ad alta frequenza, amministrativi, commerciali e industriali, credendo nella possibilità di implementare una architettura di qualità capace di generare un impatto significativo sulla vita delle persone. Stefano Cogo, progettista di MZ02, è architetto OTIA | AAM, si è laureato all’accademia di architettura di Mendrisio (Svizzera); dopo aver collaborato in vari studi di architettura (Mario Botta Architetti, Studio WE-Wettstein, Freefox architecture studio), ha fondato UDP Studio insieme ai soci.

Il progetto

Con sede a Castiglione Olona (VA), Mazzucchelli 1849 S.P.A. è una realtà produttiva globale. Il comparto industriale storico si è sviluppato all’inizio del ‘900 e, oggi, si estende per ca. 350.000 m2, presentando visivamente una stratificazione di tipologie costruttive. Dal 2018 è oggetto di uno specifico P.I.I. Il nuovo edificio MZ02 si inserisce nel progetto complessivo di riqualificazione del comparto, sostituendo alcuni edifici recenti, di scarsa qualità architettonica, e ricercando un dialogo con il complesso storico esistente. È un edificio produttivo costituito da due volumi: un blocco monopiano a uso produttivo e un blocco amministrativo a tre piani, per una superficie totale di 25.000 m2

L’immagine del nuovo intervento è legata alla logica di frammentazione dell’edificato e si costruisce sullo studio della materia, della luce e della ricerca di atemporalità. Lo studio della facciata risponde a questi i principi progettuali.

La struttura del prospetto avviene attraverso la definizione geometrica dei vuoti. Come per una trama, l’organizzazione del vuoto regola la dimensione della struttura verticale e orizzontale di prospetto in funzione del programma interno. La facciata ventilata, realizzata in elementi prefabbricati di cemento, è rivestita in mattoni, sviluppati con la ditta fornitrice, in argilla chiara grigio/ocra. Ne risulta un edificio la cui immagine non è legata a una moda estetica del momento ma il cui aspetto può resistere nel tempo senza compromettere la sua attualità e durabilità.

Data la dimensione dello stabile, l’uso preciso della trama materica di facciata restituisce una lettura del volume più corretta rispetto al suo intorno, conferendone profondità ed evitando che il volume percepito risulti piatto e uniforme. Il colore grigio/ocra del rivestimento riprende e caratterizza gran parte gli edifici esistenti a destinazione produttiva all’interno dei comparti.

Innovazione / sostenibilità

L’edificio MZ02 è stato progettato e risponde ai requisiti LEED di livello “Gold”.

LEED “Leadership in Energy and Environmental Design” è un sistema internazionale di certificazione del livello di sostenibilità degli edifici, i cui standard indicano i requisiti per progettare, costruire e gestire edifici secondo le istanze della sostenibilità ambientale.

MZ02 è stato accuratamente progettato per ridurre al minimo i consumi energetici. La copertura e i camminamenti esterni sono rivestiti in materiali chiari per ridurre gli effetti delle isole di calore. L’involucro verticale è costituito da una facciata ventilata in elementi prefabbricati in cemento, rivestito in mattoni chiari che abbatte gli effetti dell’irradiamento solare. I serramenti a taglio termico sono a bassa trasmittanza; i vetri basso-emissivi sono studiati per sfruttare la luce naturale nelle aree laboratori riducendo gli abbagliamenti senza la necessità di un sistema di oscuranti aggiuntivo.

Cardine della certificazione LEED è l’utilizzo di impianti MEP ad alta efficienza e basso consumo energetico con monitoraggio dei consumi. Il progetto prevede inoltre la gestione e il riuso delle acque meteoriche e acque interne, la produzione e utilizzo di energie rinnovabili attraverso l’installazione di un impianto fotovoltaico, l’utilizzo di materiali riciclati e a basse emissioni di CO 2, la gestione della qualità interna dell’aria, e l’incentivazione all’utilizzo di veicoli elettrici e carpooling.

Tra i risultati, vi è una significativa riduzione delle emissioni di CO2, un notevole risparmio energetico e idrico e la creazione di spazi progettati per il benessere degli utenti che porterà a una maggiore qualità della vita. Il progetto dimostra come sia possibile coniugare estetica, funzionalità e sostenibilità.

Francesca Olivieri

RISTRUTTURAZIONE CIMITERO COMUNALE BERGEGGI (SV)

Sostenibilità come lezione. Lontano dall’essere un problema legato solamente a questioni tecniche o estetiche, il concetto di sostenibilità coinvolge anche il nostro rapporto con il passato e con l’insieme di valori che riteniamo essere degni di venire tramandati nel futuro attraverso il progetto.

Il progettista

Ubicazione: Bergeggi (SV)

Progetto architettonico: arch. Francesca Olivieri, Monza (MB)

Strutture: ing. Andrea Netso, Milano

Direttore dei lavori: arch. Francesca Olivieri

Progettista geologico e direzione lavori geologica: dr. Geol. Jacopo Deplano, Savona

Appaltatore/Costruttore: Vinai Renato Srl, Orco Feglino (SV)

Date Lavori: aprile 2023 – gennaio 2024

L’architetta Olivieri svolge dal 2020 attività di progettazione e direzione lavori per clienti pubblici e privati. Collabora con l’OAMB, come membro della Commissione Contratti e Compensi. Alla professione affianca la ricerca personale che include i temi della rappresentazione, della composizione e della comunicazione in architettura. Nel 2024 è autrice del saggio “Architettura e complessità: la poetica di Mario Galvagni” in “Templi per lombardi laboriosi” di E. Di Nofa e F. Paleari per Humboldt Books. Si occupa di valorizzazione dell’architettura moderna attraverso lo svolgimento di visite guidate sia tecniche che divulgative. Svolge attività come assistente alla didattica universitaria presso il Politecnico di Milano nel campo della rappresentazione architettonica.

Il progetto

Il progetto riguarda la ristrutturazione di alcune zone all’interno del perimetro del cimitero esistente del Comune di Bergeggi. Si è trattato di un vero e proprio “taglia e cuci” per l’inserimento di due corpi loculi a torretta stretti fra i volumi del loculari esistenti e il rifacimento del servizio igienico. A lato di entrambi i volumi principali sono stati ritagliati alcuni spazi di servizio e di sosta. Il tentativo, seppur nella piccolissima taglia, è stato quello di attribuire a questi inserti un carattere di omogeneità di linguaggio che è data dalla scelta di un unico materiale che si ripiega su volumi molto semplici. La pietra scelta ha la peculiarità di essere molto omogenea da lontano salvo poi svelare una miriade di aggregati fossili visibili a occhio nudo mano a mano che ci si avvicina. Quello che interessava far emergere in questo in questo lavoro è la ricerca del carattere del luogo, ricerca che la progettista riserva a ogni suo progetto. A volte questo carattere deve pressoché inventato; più spesso invece esiste già e deve scoperto e rafforzato attraverso il progetto.

Innovazione / sostenibilità

Il tema di principale difficoltà di questo intervento ha riguardato il rapporto con l’esistente e con lo spazio, molto esiguo, entro il quale inserire gli elementi richiesti.

Per rispondere a tale necessità si è optato per l’utilizzo di elementi prefabbricati, sia per il bagno con l’uso di un monoblocco cementizio rivestito, sia per i nuovi loculari, interamente realizzati con una tecnologia in pannelli componibili di vetroresina.

Tale soluzione ha consentito tanto una rapida esecuzione quanto la riduzione della dimensione totale del nuovo corpo loculi consentendo alle nuove “torrette” un distacco sia statico sia linguistico dalla preesistenza.

OUT Architecture UNFOLD MILANO

La sostenibilità non è una scelta estetica o tecnologica ma un approccio progettuale consapevole: significa ridurre l’impatto attraverso l’uso consapevole della materia, costruire nel rispetto del contesto naturale e culturale e dare nuova vita a ciò che già esiste.

Photo:
Camilla Albertini

Il progettista

Ubicazione: Milano

Progettazione: OUT Architecture, Seveso (MB)

Committenza: Privata

Direzione Lavori: OUT Architecture

OUT Architecture, dei due giovani architetti Alessandro Minotti e Francesco Nardacci, attraverso un’impeccabile combinazione di passione e competenza, ha plasmato il suo percorso professionale, spaziando dall’affascinante mondo del concept design fino ai dettagli tecnici più intricati. Gli architetti cercano sempre soluzioni creative per le esigenze odierne, trasformando la ricerca intensa e l’analisi delle questioni pratiche e teoriche in forze trainanti del design. L’importanza della ricerca mira all’adozione di un approccio interscalare e multidisciplinare, fermamente convinti che l’ambiente sociale e lo spazio siano indissolubilmente legati, proprio come la tradizione locale lo sia alla sostenibilità economica. Questi pilastri sono tessuti insieme con cura nei progetti, in equilibrio armonico tra aspetti estetici e funzionali. Attraverso attività di ricerca condotte in Spagna, Francia, Olanda, Germania e Iran, lo studio ha raccolto ispirazione e prospettive da culture diverse, arricchendo così l’approccio creativo.

Photo: © Camilla Albertini
Photo: © Camilla Albertini

Il progetto

Un dispositivo abitativo in grado di adattarsi, trasformarsi e raccontare, prende forma all’interno di un ex complesso industriale riconvertito, dove la riflessione sulla flessibilità dello spazio, la matericità e la luce diventa occasione per ripensare il vivere quotidiano dinamico, mutevole e profondamente narrativo. L’intervento si colloca all’interno di un loft ampio e luminoso, in cui la luce naturale, filtrata da superfici vetrate generose, diventa strumento progettuale fondamentale. Gli spazi sono pensati per essere costantemente riconfigurabili, secondo un’idea di abitare che non è mai definitivo, ma che si adatta, si evolve, si dispiega, come suggerisce il titolo stesso del progetto. Il fulcro compositivo di Unfold è un blocco scultoreo in rovere wengé, che si inserisce nell’ambiente non solo come elemento divisorio, ma come architettura nell’architettura. Questa massa solida e materica separa e connette due porzioni dello spazio domestico, fungendo al tempo stesso da contenitore, fondale e soglia. Nato come estensione di

un muro esistente, il blocco in legno si sviluppa in profondità, rimodulando la percezione dello spazio e introducendo un ritmo visivo fatto di pieni e vuoti, superfici lisce e giunzioni articolate. La lavorazione artigianale rivela una sensibilità per la precisione costruttiva e la tattilità del materiale, accentuata dalle venature del rovere e dai contrasti cromatici.

L’architettura d’interni si fonda su un equilibrio raffinato tra matericità e trasparenza. Al calore del legno si affiancano elementi in acciaio e vetro, evocazioni sottili del passato industriale del luogo. La cucina, nascosta e rivelata da ante apribili, assume i tratti di una quinta teatrale, capace di mutare l’identità dello spazio e di suggerire una dimensione scenica all’esperienza quotidiana. La componente interattiva è centrale: ogni movimento, ogni gesto dell’abitare attiva nuovi rapporti tra utenti e architettura. Unfold non è uno spazio statico, ma una macchina relazionale, pensata per stimolare nuove modalità di fruizione e coabitazione. L’ambiente si trasforma, si adatta, accompagna senza mai imporsi.

Photo:
© Camilla Albertini
Photo: © Camilla Albertini

Innovazione / sostenibilità

In questo progetto di interni, la sostenibilità non è intesa come semplice selezione di materiali “green”, ma come un approccio consapevole e raffinato alla progettazione. La scelta di utilizzare una quantità minima di materiali diventa un atto intenzionale, che porta a una costruzione ottimizzata, senza sprechi, dove ogni elemento ha un ruolo preciso e necessario. Lo spazio viene pensato e disegnato in modo intelligente: ogni superficie, ogni volume ha più di una funzione, consentendo una flessibilità che prolunga la vita del progetto nel tempo e ne amplifica l’esistenza. L’essenziale diventa sofisticato grazie all’attenzione per il dettaglio, alla cura nell’esecuzione e alla capacità di far dialogare pienamente funzione ed estetica.

Questa sostenibilità si traduce in un equilibrio tra forma e sostanza, dove la riduzione della materia non implica una perdita, ma una conquista: un progetto che respira, che lascia spazio e che sa durare.

Photo:
© Camilla Albertini
Photo: © Camilla Albertini
Photo: © Camilla Albertini
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© Camilla Albertini

OUT Architecture IN ORBITA

ROMA

La sostenibilità è un modo di fare architettura capace di generare valore con meno risorse, più attenzione e maggiore responsabilità. In questo processo, il valore compositivo non è mai sacrificato, ma anzi potenziato dalla semplicità e dalle precisione delle scelte.

Il progettista

Progettazione: OUT Architecture, Seveso (MB) Team di progettazione: Alessandro Minotti, Francesco Nardacci, con Andrea Battistoni (ASAP) Committenza: Ordine degli Architetti di Roma –Società Giubileo 2025, Roma

Direzione Lavori: OUT Architecture

OUT Architecture, dei due giovani architetti Alessandro Minotti e Francesco Nardacci, attraverso un’impeccabile combinazione di passione e competenza, ha plasmato il suo percorso professionale, spaziando dall’affascinante mondo del concept design fino ai dettagli tecnici più intricati. Gli architetti cercano sempre soluzioni creative per le esigenze odierne, trasformando la ricerca intensa e l’analisi delle questioni pratiche e teoriche in forze trainanti del design. L’importanza della ricerca mira all’adozione di un approccio interscalare e multidisciplinare, fermamente convinti che l’ambiente sociale e lo spazio siano indissolubilmente legati, proprio come la tradizione locale lo sia alla sostenibilità economica. Questi pilastri sono tessuti insieme con cura nei progetti, in equilibrio armonico tra aspetti estetici e funzionali. Attraverso attività di ricerca condotte in Spagna, Francia, Olanda, Germania e Iran, lo studio ha raccolto ispirazione e prospettive da culture diverse, arricchendo così l’approccio creativo.

Photo: © Federico Farinatti
Photo: © Federico Farinatti

Il progetto

In Orbita è una piattaforma di condivisione culturale che promuove l’espressione artistica e la rinascita delle arti negli spazi pubblici, riaffermandone il ruolo nella formazione dell’identità sociale.

Come un teatro itinerante e un satellite urbano, il progetto si propone di contribuire alla rigenerazione della città, trasformando spazi sottoutilizzati in luoghi vibranti e significativi.

La sua struttura geometrica è particolarmente distintiva: due cerchi eccentrici, uno all’interno dell’altro ma con centri diversi, si intersecano creando una metaforica “orbita artistica” attorno alla comunità. L’inclinazione della piattaforma richiama l’angolo tra il piano dell’orbita lunare e l’eclittica, simboleggiando uno spazio ideale in cui le

arti di strada si fondono con la comunità in un abbraccio inclusivo. Il progetto si configura come un palcoscenico urbano, un luogo di aggregazione spontanea dove si risvegliano l’interesse pubblico e la partecipazione civica. Realizzata interamente in legno, la struttura presenta un design radiale, simmetrico e baricentrico, con un anello inclinato di 7 metri di diametro e una piattaforma piana di 3,5 metri di diametro. La finitura è stata realizzata con una vernice blu a base d’acqua per legno, adatta per l’esterno.

In Orbita si trova attualmente posizionata in Piazza Risorgimento a Roma, contribuendo al progetto di riqualificazione; mentre in precedenza era stata installata temporaneamente in Via Ettore Rolli per FAR, il Festival dell’Architettura di Roma.

Photo: © Studio It’s
Photo: © Federico Farinatti

Innovazione / sostenibilità

In questa installazione la sostenibilità è intesa come nuova vita della materia.

Essa nasce da un gesto semplice ma potente: il riutilizzo consapevole del legno comunemente impiegato per le casserature del cemento armato, trasformato in un palco per la comunità. Un materiale tecnico e apparentemente destinato a uso temporaneo viene qui re-immaginato sottratto al ciclo dello scarto e valorizzato attraverso una nuova funzione pubblica.

Il progetto assume la sostenibilità come pratica concreta: recuperare ciò che già esiste, riconoscerne il potenziale, dargli una seconda vita. Il palco non è solo un oggetto architettonico, ma un gesto culturale che mette in scena un nuovo modo di costruire, fatto di rispetto per le risorse e attenzione per l’ambiente. Una volta terminata la sua funzione, i pannelli potranno essere impiegati nuovamente nel loro ruolo originario, chiudendo così un ciclo virtuoso di uso, trasformazione e ritorno. E un’architettura che non consuma ma riattiva ciò che è disponibile, dimostrando che la bellezza può nascere anche dal recupero, quando guidata da un pensiero intelligente e sensibile.

Photo: © Federico Farinatti
Photo: © Federico Farinatti
Photo: © Federico Farinatti

OUT Architecture HUB DI RICERCA E FORMAZIONE RIONERO IN VULTURE

La sostenibilità è fare un’architettura in cui ogni elemento è essenziale, ogni dettaglio ha un ruolo e il progetto si costruisce per sottrazione, senza rinunciare all qualità spaziale, alla forza dell’idea e alla cura della forma.

Udicazione: Rionero in Vulture (PZ)

Progettazione: OUT Architecture, Seveso (MB)

Team di progettazione: Alessandro Minotti, Francesco Nardacci, Virginia Pozzi, con Studio Vanelli

Committenza: Comune di Rionero in Vulture (PZ)

Direzione Lavori: OUT Architecture

Il progettista

OUT Architecture, dei due giovani architetti Alessandro Minotti e Francesco Nardacci, attraverso un’impeccabile combinazione di passione e competenza, ha plasmato il suo percorso professionale, spaziando dall’affascinante mondo del concept design fino ai dettagli tecnici più intricati. Gli architetti cercano sempre soluzioni creative per le esigenze odierne, trasformando la ricerca intensa e l’analisi delle questioni pratiche e teoriche in forze trainanti del design. L’importanza della ricerca mira all’adozione di un approccio interscalare e multidisciplinare, fermamente convinti che l’ambiente sociale e lo spazio siano indissolubilmente legati, proprio come la tradizione locale lo sia alla sostenibilità economica. Questi pilastri sono tessuti insieme con cura nei progetti, in equilibrio armonico tra aspetti estetici e funzionali. Attraverso attività di ricerca condotte in Spagna, Francia, Olanda, Germania e Iran, lo studio ha raccolto ispirazione e prospettive da culture diverse, arricchendo così l’approccio creativo.

Photo: © Onirism
Studio

Il progetto

Il nuovo Hub di ricerca e formazione, con il suo approccio organico, si inserisce nel borgo di Rionero in Vulture che lo accoglie. Lo sviluppo simmetrico della volumetria dell’edificio è ispirato al contesto paesaggistico e faunistico locale. Le circonferenze derivano dalla forma dei Laghi di Monticchio, mentre l’impostazione simmetrica dalla farfalla Bramea, una farfalla fossile vivente scoperta sul Monte Vulture nel 1963. Il volume plasmato è una dichiarazione architettonica coesa e simbolica, e riflette l’integrazione in continuità con il contesto.

La costruzione geometrica dell’edificio, basata sull’aggregazione di 5 circonferenze, non è semplicemente una scelta estetica e concettuale, ma anche una decisiva strategia progettuale che genera degli spazi interni

Innovazione / sostenibilità

perfettamente funzionali alle richieste della committenza. Ogni circonferenza è progettata per poter vivere in modo indipendente, avvalendosi di tende scorrevoli e pareti mobili come separatori tra gli ambienti che incrementano la flessibilità dell’edificio.

L’Hub offrirà tre spazi distinti ma complementari. Uno spazio polifunzionale utilizzato come sala formazione e degustazione, racconterà ad un pubblico più vasto le attività del centro agricolo sperimentale. Questo spazio è affiancato da un’auditorium in grado di ospitare eventi, workshop e conferenze per 100 persone. Inoltre, uno spazio didattico dedicato alla ricerca offrirà ai ricercatori un confortevole ambiente privato ma allo stesso tempo versatile e flessibile.

Nel progetto dell’Hub di ricerca, situato in prossimità di un parco naturale, la sostenibilità si traduce in una scelta concreta e responsabile a ogni scala del processo progettuale e costruttivo. L’edificio è interamente realizzato in legno, con una platea di fondazione ridotta a soli 1,5 metri, minimizzando l’impatto sul suolo e mantenendo un profilo di leggerezza e rispetto verso il contesto naturale circostante.

La costruzione a secco consente non solo di ridurre drasticamente i tempi di cantiere, ma garantisce anche un’elevata qualità dell’esecuzione, con lavorazioni pulite. Controllate e reversibili. Gli spazi interni sono progettati con materiali riciclati e a basso scarto, confermando un approccio consapevole all’uso della materia, in linea con i principi di economia circolare. L’intero intervento è pensato nel pieno rispetto dei limiti ambientali imposti dalla vicinanza del parco.

L’edificio raggiunge alti livelli di efficienza energetica ed è autosufficiente dal punto di vista energetico e riduce al minimo le emissioni in fase di utilizzo. Non si tratta solo di costruire un volume, ma di inserirlo con misura e intelligenza in un ecosistema, contribuendo positivamente alla sua tutela.

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