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Il Caravaggio varesino Andrea Ravo Mattoni, per metà svizzero e per metà della provincia all’ombra delle Prealpi, rievoca sui muri (e non solo) di tutto il mondo opere dei grandi maestri del passato. E lo fa in una maniera alquanto originale: con passione e bombolette spray all’Iper di Belforte. Dove ha riprodotto “La cattura di Cristo” del
Luisa Negri 1602, del prediletto Caravaggio. Più che una scelta professionale
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ospeso nel vuoto e nel vento, su di un braccio meccanico, in giro per il mondo a seminare l’arte sui muri dei palazzi. È la scelta di vita di Andrea Ravo Mattoni, artista varesino. La sua notorietà è esplosa nel 2016, in un crescendo virale fatto di impegni, in Italia e all’estero, dopo aver dipinto la sua prima opera
La Carita,̀ Scuola bolognese 1600, conservato al castello Visconteo di Somma Lombardo.
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la sua è stata la realizzazione di un sogno covato e intravisto da sempre. Nel tempo quel sogno si è fatto progetto, un progetto concreto che lui definisce: “Recupero del classicismo nel contemporaneo”. Può sembrare una stranezza, per un ancor giovane uomo, nato nel 1981, quel rievocare opere di maestri del passato su muri e spazi aperti al pubblico, ma è in realtà un saggio ritorno alle radici, in un affratellante sogno d’artista. Ovunque gli capiti di lavorare, Ravo studia il territorio, mettendosi in relazione con la storia locale e i suoi protagonisti, gli artisti che lo hanno abitato o hanno segnato l’arte di colleghi coevi. Li accompagna, attraverso la riproposizione delle loro opere, verso chi magari non avrebbe mai la possibilità di accostarli. Se è vero che l’arte deve circolare, Ravo ha interpretato al meglio questa necessità sempre più sentita in una realtà globale dove anche la pittura è da inquadrarsi in un’ottica di universalità che, peraltro, le appartiene da sempre. I suoi lavori parlano alla gente, a tutta la gente, dai muri del territorio, da Belforte al Tribunale di Varese. Qui, dove esiste già da tempo un suo ritratto di Artemisia Gentileschi, ha appena terminato l’opera dedicata a “Allegoria di Pace e Giustizia” di Corrado Giaquinto e altri lavori ancora seguiranno per richiesta del procuratore Borgonovo e del Sindaco Davide Galimberti. Due murales saranno invece da realizzarsi sui muri esterni del carcere dei Miogni. È lui stesso a raccontarci il suo cammino fin dagli esordi. “Sono figlio d’arte. Mio nonno Giovanni Mattoni era autore delle figurine Liebig e Lavazza, zio Alberto è stato illustratore, papà Carlo era artista concettuale e grafico. Sono stato stimolato dalla famiglia fin da bambino a tenere tra le mani carta e colori. Poi ho frequentato Brera dove ho scelto la pittura, olio e acrilico. Ma ho seguito là anche corsi di grafica e affresco. Ho cominciato a usare le bombolette dapprima da vero e proprio artista di strada, oggi da pittore quale ormai mi considero”. Ravo rivendica con orgoglio le