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Politiche di sviluppo e di sicurezza: costi e prospettive della cooperazione mediterranea

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ESERCITO ITALIANO

ESERCITO ITALIANO

Antonio Calabrò

Strane, le coincidenze. "Incidenze", avrebbe preferi t o chiamar le lo spi rito vol ra ir riano d i Leonardo Sciasc ia, per sottolinearne la rela z ione convergente, pur se formalmente in volontaria, sulla realtà . Strane appunto . E affascinanti. Perché nello stesso giorno - domenica 1 agosto del 2004in cui i quotidiani danno notizia dell'imporrante incesa sul ri lancio del la world tracie organization (Wto) , sui suss id i agrico li e su l l'abo l izione graduale del protezionismo da parte dei Paesi più ricchi, proprio a vantaggio dei Paesi in via di sviluppo (vantaggio parziale e ancora quasi solamente di indirizzo politico, ma comunque importante, dopo le chiusure degli anni precedenti), nelle pagine delle cronache internazionali trova spazio significativo un'altra notizia, desti nata anch'essa ad avere eco e conseguenze di peso: l'appello sottoscritto da 309 intellettuali egiziani che domandano riforme radicali e maggior democrazia nel loro Paese La modernizzazione dell'Egitto, impostata e sos t enuta dal pres idente Hosni Mubarak, infatti , è ancora fragile . Ed è sottoposta a spinte divergenti. Da una parte c'è la gestione di Mubarak, autoritaria e ampiamente criticata per certi elementi di corruzione, ma comunque sens ibile alle relazioni di pac e e d'affari con i Paes i islamici moderati e con l'Occidente . Da l l'altra, c'è la crescita dell'integra l ismo is l amico che minaccia di portare indiet r o nel tempo l'evoluzione democratica e il pur timido sviluppo economico nel segno degli scambi, della cultura di mercaro, dell'industrializzazione legata agli investimenti i nternazionali e dell'ap ertura verso il resto del M.ed iterra n eo e del mondo .

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I 309 inte ll ettual i in sistono sul rafforzamento dei processi di democrazia: fine del monopolio de ll a vecchia classe dirigente, riforme costituzionali e politiche nel sens o di maggiori libertà, scelte politich e e culturali che esa lti no l e capacità di dialogo dell'Islam . Parlano al loro Pa ese e alle stesse tecnocrazie che sorreggono s ia J'vlubarak che il suo probabi le successore, il figlio Gama l , un g iova n e leader arabo vic ino all'Occidente e i mpegnato nella modernizzazione politica, econom ic a e ci vile. Ma insistono anche perché l 'E uropa, gli Usa e Israele aprano gli occhi, collaborando attivamente ai proc essi cli pa ce in Medio Oriente e sostenendo l'evoluzione dell'opinione pubblica araba e i govern i pur solo timidamen t e democratici e comunque sensibili a i temi de l la sicurezza, della pace e d ello sviluppo equilibrato Ascoltarci e sostenerci - dicono gli intellettuali egizianiè interesse comune: arabo ma anche europeo. L'Egitto, per la stabili rà mediterranea, è un Paesecard ine: potenza economica e militar e, interlocutore non pregiudizialmente osti le di Israe le, centro di relazioni positive sull 'evoluzione di tutta l'area d el Medio Oriente, attore autonomo e credibile dell e politiche di dist ensione da sostenere, da parte degli Stati Uni ti e dell ' Europa e stimolo all'evoluzione di al t ri Paes i dell'area, a cominciare dalla Siria.

Tra le due no ti zie - le intese della Wto e l 'ap pello degli uom ini di cultura de l Ca iro - non c'è un nesso diretto . Ma il lettore attento de i quotidiani che riflette, per mestiere e passione, sulla convergenza tra i t emi d ella sicurezza e quelli della crescita economica e dello svil uppo socia le e c ivil e non può non trovar si a sottolineare la coincidenza .

E l'incidenza Con una certa soddisfazione E un filo di speranza. Le vie del dialogo sono essenziali . E sta proprio nel gioco incrociato della politica, dell'economia, delle diplomazie e delle forze culturali la leva da usare per cercare la via di uscita dalla "stagione del terrore" cominciata forma lm ente con gli attenta t i di Al Qaeda alle Twin Towers di New York, ma carica di radici nei conflitti, nelle dispar ità socio-economiche e nelle tens ioni irrisolte lungo tutto il corso degli anni ottanta e novanta.

Processi di pace, superamento degli squilibri tra nord e sud del mondo, strategie di s icurezza globale nel lungo periodo, po litiche di ges t ione dell'immigrazione, di accoglienza e di integrazione, rafforzamento delle economie locali sostenendone le potenzialità autonome di crescita, diffusione delle democrazie e delle economie di merca to sono turti aspetti cli un'unica , grande questione che potremmo chiamare di governance della globalizzazio n e Partendo d a l Mediterraneo, area cruciale de lle tensioni internazionali. E investendo l ' Europa, gli Stati U niti e il resto del mondo . Come?

Valorizzando non certo il "mercatismo" e cioè l'ideologia salvifica del primato del libero mercato (che proprio a caval lo tr a vecchio e nuovo seco lo ha mostrato tutti i suoi limiti), ma l'insieme delle sce lte pol itiche che sostengano uno sviluppo equili brato e compatibile con diritti, culture, esigenze e interessi locali.

L'Egitto è vicino, infatti. E la lingua degli uomini di cultura del Cairo ha moi re assonanze con la nostra lingua europea. Le sponde del Maghreb non sono altro c h e l e rive di fronte de l nostro stesso mare. E garantire ai Paesi arabi, alle aree dei Balcani e al le nazioni del Vicino Oriente prospettive di crescita economica e sociale e riforme poli ti che che ne valorizzino identità, ma anche evoluzione e libertà significa in fin dei conti s ia giocare una carta di assunzione cl i responsabilità per nuovi e migliori equ ilibri internazionali, sia rispondere ai nostri st ess i interessi nazionali ed europei : Io svi luppo arabo è l'altra faccia della nos tra sicurezza, e viceversa.

Per cap ire meg lio si può partire da alcune consideraz ioni di fondo, sulla scia delle valutazion i d i uno dei mig liori interpreti della stor ia e de l l'evoluzione dell'area de l Mediterraneo, Predrag Matvejevic . Un mare di rel az ioni e di traffici, di scambi di merci e di idee: "Lungo l e coste di questo mare passava la via della seta, s i incrociavano le vie del sale e delle spezie, degli oli e dei profumi, dell' ambra e degli ornamenti, della sap ienza e della conoscenza, dell'arte e dell a scienza. Gli empori ellenici erano a un tempo mercati e ambasciate. Lungo le strade romane si diffondevano il potere e la civiltà. Dal territorio asiatico sono giunti i profeti e le re ligio ni. Sul Mediterraneo è s tata concepita l'Europa".

Confronti . E conflitti: "È difficile scoprire - insiste Matvejevic - ciò che ci spinge a provare a ricompattare continuamente il mosaico mediterraneo, a compilare tante vo lt e il catalogo delle s ue componenti, a verificare il significato di ciascuna di esse e il valore dell'una nei confronti dell'altra: l'Europa, il Maghreb e il Levante , i l giu daismo, il cristianesimo e l ' islam; il Talmud, la Bibbia e il

Corano; Gerusalemme, A t ene e Roma, A lessandria, Costantinopoli, Venezia; la dialettica greca, l'arte e la democraz ia; il d i ritto romano, il foro e la repubblica; la scienza araba; i l R inascimento in Italia, la Spagna delle varie epoche, celebri e atroci; gli Slavi del sud dell'Adriatico e molte a ltre cose ancora. Qui popoli e razze per seco li hanno continuato a mescolarsi, fondersi e contrapporsi gli uni agli a ltr i, come forse in nessun'altra regione di questo pianeta . Si esagera evidenziando le loro convergenze e somiglianze e tr ascura ndo invece i loro antagonismi e le differenze. TI Med iterraneo non è solo storia" . Anche se proprio la lezione del la s toria spinge a fare i conti con quel che resta d'attualità, con quel che il "Breviario mediterraneo" consegna oggi all'agenda della politica e delle scelte di costruzione di un migliore futuro: "In ogni periodo, sulle varie parti de ll a costa ci imbattia mo nelle contraddizioni. Da un lato la chiarezza e la forma, la geometria e l a log ica, la legge e la giustizia, la scienza e la poetica, dall 'altro tutto ciò che a ques t e particolarità si contrappone . I libri sacri della pace e dell'amore e le guerre di religione, crociate e jihad. Un ecumenismo generoso accanto a un ostrac ismo feroce. L'universalità e l'autarchia. L'agorà e il labirinto. La g ioia dionisiaca e il macigno di Sisifo. At ene e Sparta Roma e i barbari. L'impero d'Orie nte e quello d'Occ id ente. La costa se tt en trionale e quella meridionale. L'Europa e l'Africa .

Il cristianesimo e l'islam. Il cattol icesimo e l'ortodossia. La tradizione giudeocristiana e la persecuzione degli Ebrei.

Sul Mediterraneo il Rina sc im ento non è riuscito dappertutto a superare il Medioevo" .

A guardar bene ai fatti più r ecent i della cronaca mediterranea, possiamo trovare numerosi esempi d'una raie dialettica, ancora irrisolta . Rinascimento, per esempio, è l 'ina ugurazione della nuova Bibl ioteca d i A lessandria d ' Egitto, catalogo esemp la r e di sapienze orienta l i e occidentali che si incrociano, con un profon do omaggio sia al recupero storico d'una antica abitud ine (i l dialogo a tt raverso i libri, la traduzione e la rie laborazione critica come atto creativo, gli auto ri arabi come mediatori t ra la filosofia greca e la sapienza c ris tiana ), sia alle opportunità offerte dalle nuove tecno logie in forma ti che e telematiche (la biblioteca ha robusti supporti hi - tech ed è raggiungibile e consulta bile via Internet) Rinascimento, ancora, sono gli scambi economici in corso e il crescere de g li inves ti menti europei in parecchi de i Paes i del Maghreb (con iniziative interessanti di imprend itori it al iani, come il centro di ricerche di Pininfarina in Marocco o le attivi t à industriali siderurgiche di Riva in Tunisia, tanto per fare so lo due dei tanti esempi poss ibili, o ltr e alle già note collaborazioni r ra l'Eni e gli enti petrol i fer i cli Egi tto , Libia e Algeria). Rinascimento, per continuare, so no le iniziativ e- pilota italiane, in cornice eu ropea, de ll e attivi t à cli e -government per i Paesi arab i e african i, una s pinta importante per la modernizzaz ione delle pubbliche amministrazioni e dunque dell'economia . Rina scimento, insomma, è un catalogo lungo di inizia ti ve politiche e dip lomatiche, attività culturali, interscamb i, int raprese economiche e finanziarie nel segno del potenziamento delle relazioni, in vista di quel

2010, ormai v1c1110, in cui il Mediterraneo dovre bbe essere "a rea d i libero scambio" tra i Paesi Ue e le a ltre n azioni che si affacciano sul grande mare comune.

E il Medioevo? L'aggravarsi del conflitto i n Med io Oriente, con l ' esasperazione delle contrapposizioni id enti t arie e religiose e l'in t ens i ficazione delle vio lenze ne è un esempio . I dra m m i della povertà e dei confl itti etnici che spingono migliaia di dispera ti a cercare rifugio, protezione e sa lvezza sulle sponde europee ( un popo l o di migra nti alla me rcé di mercanti di uomini, con forti complic ità politiche in alcuni porti medi t erranei e con relazioni p ericolose con centrali mafiose e cr i mina l i e gruppi t error is t ici ) ne sono u n a ltr o . E ancora : l e tragedie su danesi del Darfur, segnate dal fana t ismo is lamico e dalle complicità politiche loca li; l'emergere di nuovi e vecchi fondamentalismi; le c rescenti aree di contig uit à con i gruppi de l terrorismo internaz ionale in Paesi tradizional m ente modera t i e aper ti al dialogo con l 'Occidente e l ' Europa. E l'antisemitismo che s'espande , allarmante, per esempio, in terra di Francia, da parte d i gruppi robusti di giovani arabi provenie nti dalle periferie più povere e d ispera t e contro g li appartenen t i alle comunità ebra iche . Un antisemitismo, ancora, c he cresce e minaccia le comunità ebra iche in terra europea e a l imenta vecchie e nuove ostilità contro la stessa sopravvivenza de llo St ato di Israele (l'unica democrazia in Med io Oriente, riprova v iven t e ed esemplare d'un t entativo costante di affrontare le questioni d el la sicurezza e dello svil u ppo senza ab d icare mai ai principi della d emocraz ia e del rispetto delle libertà) .

Affron t are e combattere l'ant isemitismo e il pregiudiz io ami - Israele finisce così per essere tema pol iti co fondamentale, stre t tamente correlato a quello della t ut ela dell ' evoluzione democratica e aoti -integralisra d ei Paesi della sponda araba de l Mediterraneo Una battag lia aperta. Dall'esi t o incerto. Ma da affrontare con luc id it à poli t ica e lungim iranza d ' intenti. L'Europa è inquieta. E il Me d iterraneo, dei tan t i vo lt i c he ne hanno segnat o la storia, può ri t rova rsi a vivere i peggiori, quelli delle st ragi, de l le guerre d'interesse e di religione, de l t erro re . Ma non ci possono essere né abdicaz ioni né rassegnazione.

L'ombra d el terrorismo pesa in modo crescente sull'Europa e sugli stessi Paesi islamic i moderati. Un t errorismo di cu i valutare tutti gli aspetti. Gli e lementi antichi, seg n a ti d a un fondamenta lismo religioso pervasivo che d ell'Islam sva l u t a le cara tteristiche di confronto e tolleranza E le cara tt eristiche di " m odernità" lega t e all'idea di "r i fondar e la c ivi lt à" e costruire "l'uomo nuovo" tipica delle due ideologie c he h a nn o funestato il Nov ecento, il nazismo del ro t al it arismo della razza e il comunismo d e ll a stor ia salvifica e del t rionfo d i classe , con t ro l 'i mperfezione p rob lema t ica de ll a società aper t a d'impronta liberale e l'i ntr eccio fecondo t ra libertà indiv iduale , so l id arie t à, principio di responsabili t à .

Se questo è vero - Al Q aeda come terrore t ota lit ario "moderno" (secondo l e stimolanti analisi d i John Gray) ma a nche recupero "antico" del fondamen t al ismo e contemporaneamente parave n to ideolog ico del rifiuto delle ing ius t izie e scorciatoia verso un riba ltamen t o di poteri e interessi - l 'Euro pa e i Paesi arabi sensibi li a un riequilibrio possibile hanno bisogno di definire meglio intese, alleanze, proge t ti politici che del connubio tra cresc it a econom ico -soc iale e sicu rezz a facciano una leva di costruzione di pace, l ibertà e benessere. Non un programma generico di buone intenzioni . Ma una vera e propria strategia politica di sviluppo, in un contesto internazionale che faccia suo i e pratichi concretamente il multiculturalismo e il multipolar ismo de l le r e lazio ni internaz iona l i. Co m e? Anzitutto rafforzan d o l'Europa. Soggetto economico di rilievo , grande mercato aperto di intelligenze, culture, ca pita li, merci, tecnologie, nel corso d el tempo la Ue s'è rivelata sogge tt o politico fragile e inc erto, forma lmente in t eressata a una poli ti ca estera di cresc it a e sicurezza ma sosta nzi al mente incapace di svolgere un proprio ruo lo autonomo e incisivo (l'assenza di una vera e propria politica euro pea durante i l d ecennio d elle crisi nei Balcan i ne è evi d ente riprova).

Si so no mossi alcuni Paesi della U e, in ambito Nato e ne l concerto delle iniziative d e ll'Onu (co n man i festazioni d'imp egno e di effic ienza a mmirevo li nei processi di peacekeeping in cui le Forze Armate italiane hanno t estimoniato capacità tecnica e int ell igenza " politica") . Ma l'E urop a come tale no . Un limi t e . E un' ip oteca negativa sui futuri e quilibri in ternaz ionali .

La nuova cost ituz ione europea consente di fare dei passi avanti, su ll a strada d i una Ue come "superpotenza pl u ra le" oltre che come "potenza civile" (secondo le d efinizioni usate da un attento studioso dei problemi della politica estera europea come Marco Cleme nti ). E l o sc h ema d ella stra t eg ia pu ò essere individu ato nel ra p porto firmato da Javier Solana ("m is t er Pese" e cioè Alto Rappresentante per la po l itica estera comune) e in titolato A secure Europe in a better world. L'Europa , secondo Solana, dovrà da r e tre ri sposte alle sfide della globalizzazione e delle necessità di una sua governance : contribuire alla stab i lità e a l buon governo dell'immediato vic ina t o; rafforzare l 'ord in e internaziona le trami t e le is titu zioni universal i e reg io n al i; ris pond ere alle minacce "prim a c h e si ve ri fichi u n a crisi". Affe rm azioni importanti. Ma anche dest inate a restare buone intenzioni se non seguite da scelte po l itiche conseg u enti . D i obiettivi. E di strumentazione per l'intervento .

P reso atto della fine della s ta g ione dell'" unila t er a Iismo" americano rispet t o alle gran di sce lte pol itiche internazionali , torna a ll a riba lt a la questione del ruolo, del peso e, dunque, del r afforzamento e della riforma dell'Onu. L'E uropa non ha ancora una linea comune e i suoi gran d i Paesi si muovono in ordine sparso, per que l che riguarda ad esempio le funzioni e la par t ec ipazi one al Cons igl io di Sicurezza . Una discussione sincera e aperta in sede Ue, con un forte contributo dello stesso Parl amento di Strasburgo, sarebbe indis pensa b i le . Allargan do il confronto sulle ipotesi di riforma delle altre grandi istituzioni internazionali, dalla Banca Mondiale al Fondo Monetario Int erna zion a le e c io è agli strumen t i car d ine per la cos t ruzione di mo dern e strategie di crescita e di svi luppo e per il supe ra mento dei tradiz iona li squilibri nor d -su d. Un nuovo ordine economico mondia le è necessario e adesso anc he più possibile che nel recente passato. Le intese in sede Wto sul tenta t ivo di superamento dei protezionismi e dei sussidi agricoli ne sono una pur timida conferma . Altre iniziative dovranno seguire, tenendo sempre presenti i nessi tra svi luppo e sicurezza , tra l'espansione delle libertà culturali (legate al miglioramento delle condizioni economiche, ma anche presupposti per la crescita economica stessa) e la diminuzione dei conflitti .

Le riforme, naturalmente, non possono non r iguardare anzitutto l'Europa, l'intera area della Ue, i Paes i di p iù antica e so l ida tradiz ione comunitaria A cominciare dalla riforma del settore che assorbe la quota maggiore delle risorse di Bruxelles: l'agricoltura. Sulla Pac (la politica agricola, appunto) sono stati fatti passi avanti Ma restano ancora parecchi vinco l i pro t ezionisti . Giustificati alcuni (quelli realmente legati alla qualità e alla tu t ela dei p r odotti agricoli e agroindustriali "tipici"). Ingiustificati altri (quelli che più o meno direttamente finiscono per essere sostegni assistenziali per categorie agricole prote t te). Il guaio è che il protezionismo Ue taglia fuori dai mercati europei proprio i prodott i che vengono da i Paesi della sponda araba del Mediterraneo . E dunque finisce per ral lentarne la crescita economica, l'ap e rtura alla cultura di mercato, l'evoluzione liberale e democratica. Il nesso tra sviluppo e sicurezza sta proprio qui: l'Europa che protegge con m iopia recid it i e sicurezza economica d i una parte dei suoi abitanti, non consente l'evoluzione di Paesi in bi l ico tra innovazione e fondamentalismo, tra d ia logo e identità rivendicazionista, tra apertura verso l'Occidente e ostilità fondamentalista. L'Eu - ropa che si guarda in tasca oggi non sa vedere alla sicurezza di domani (e alla s tessa propria tasca del futuro).

Anche la ges t ione europea delle politiche dell'immigrazione rientra in questo quadro. Non una gestione dell'emergenza, puramente umanitaria, lascia t a alle capacità dei singoli Paesi europei più direttamente coinvolti (l'Italia, anzitutto). Né una po l iti.ca semplicemente economicistica ( forza lavoro numericamente considerata i n r agione delle flessibili necessità delle imprese ). Ma una vera e propria sera regia di collaborazione che ragioni di sviluppo, cooperazione, formazione, integrazione, interscambio economico e culturale, inves t imenti, collaborazione. Né "buonismo" né grette z ze. Ma dialogo Europa - Paesi arabi (su cui l'Italia, nel contes t o europeo, si sta sforzando di definire scelte e impegni, come nel caso nel rilancio del dialogo con la Libia, tanto per fare solo un esempio positivo).

"Costruire pace e sicurezza e co lmare il divario economico che divide il nord da l sud del bacino del Mediterraneo" è lo slogan sintes i della politica estera italiana ne i confronti dei Paesi della sponda araba Che guarda dunque alle responsabilità della Ue. Ma anche alle iniziative da prendere sia io Europa che nei singoli Paesi mediterranei. La cooperazione, in vista dell'area di l ibero scambio entro il 2010 (prendendo atto del ritardo nell'attuazione del progetto e rafforzando intese e inizia t ive parziali). Progetti concreti di investimento nelle aree del Maghreb, non solo dal pun t o d i vista industriale e finanziario (la banca euro - mediterranea; un fondo Euromed per le pie- co le e medie imprese interessate a creare JOmt ven tur es in Marocco, Algeria, Libia, Tunisia, Egitto e Turch ia ) ma anche da quello della cu ltura e del l 'istruzione, facendo delle università italiane centri d ' eccellenza per la formazione tecnica e culturale delle nuove classi dirigent i arabe, in collaborazione-c ompeti zi one con le migliori università degli altri Paesi europei Programmi di assistenza tecnica e t ecno logica .

Un vero e proprio lungimirante "pacchetto Nledit erraneo", raccordato con gli "obiettivi di Lisbona" (investimenti in infrastrutture d 'ava nguardia e hi-tech, per potenziare la competitività internazionale d ell'E uropa )

Il resto , seguirà. Sta proprio nelle pol iti che di collabora zione, insomma, il cardine delle strategie cli sicurezza . "Svuotando l'acqua in cui nuotano i pesci del terrorismo". Rafforzando le istituzioni dei Paesi d ell'Is lam moderato .

E attenuando le dispari t à econom iche, le condizio ni di povertà, le marginalità economiche e sociali che alimentano g li sp i rit i di rivalsa , i radicalismi fondamentalisti in cui le organ izzazioni terroristiche tro vano paraventi e giustificazioni ideologiche. L'Europa, più d'ogni altra area del mondo , ha un ruolo centrale . Cui non abdicare . Pena l a crisi della s icurezza g lobale. E dell o svi luppo

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