2. Malgrado tutto: gli studi e i progetti in corso Levi continua a dipingere, a vendere quadri e a scrivere: i suoi studi non si interrompono. Il 9 ottobre 1940, Paola gli spedisce in Francia due libri “un americano” e “uno svizzero”: “Spero che ti servano per il tuo scritto sull’arte”. Un anno dopo lo scritto deve essere pronto: i primi dell’ottobre 1941 Paola scrive a Carlo, che si trova ad Alassio: “Ho visto Alberto che vuole il tuo scritto sull’arte, glielo darò”12. In quei giorni Levi è in compagnia di Sergio Solmi che, rientrato a Milano, gli scrive per ringraziarlo e per proseguire le discussioni di Alassio. Fa sapere a Levi che «quel libro di Rudolf Otto, “Il Sacro”, di cui s’è parlato assieme» non si trova, perché è “esauritissimo”; e poi allude a un altro “libro” di Levi : “Aspetto ora la tua visita milanese (che dovrebbe essere ormai matura), e che mi porti il libro, che desidererei far leggere ad alcuni amici”13. Paola Olivetti scrive a Carlo il 26 gennaio 1942: “Spero che tu venda quadri e stampi libri, vorrei tu diventassi molto importante e celebre, ma anche questo chissà quando?”. Molti dei corrispondenti sembrano convinti che possa pubblicare. È quanto emerge, per esempio, dalle discussioni sull’articolo che uscirà solo dopo la guerra col febbraio 1956 (numero speciale dedicato a Piero Gobetti, per il trentesimo anno della morte), p. 3, che si conclude con un ricordo sospeso tra emozione e gratitudine: “Riuscì a segnare la strada ai giovani delle prossime generazioni, e misurò il suo coraggio e la sua libertà affrontando, per primo, le prime misteriose immagini annunciatrici dei tempi della guerra e dei campi di sterminio con le loro divise nere e le loro teste di morto. Ma quell’energia incandescente, quella qualità pura e irradiante che era in Gobetti, rimase intatta, e lo spinse, con lo stesso fraterno coraggio con cui esaminava un ragazzo suo coetaneo, a esaminare se stesso e l’Italia e il mondo, e a costringere, liberamente, sé e gli altri sulla strada più diretta, a non avere, mai, come era giovanilmente scritto sui suoi libri, nulla di comune con gli schiavi, ad affrontare gli aborti morali e i loro sicari, e a scegliere, liberamente, l’esilio e la morte e la tomba nel cimitero del Père Lachaise, restando, naturalmente, capace di passare con un passo il fiume che è davanti a noi”. Levi riprese quasi alla lettera questo ritratto in un’intervista di quasi vent’anni dopo: C. Levi e N. Sapegno, Gli anni di «Energie nove», a cura di C. Gobetti, P. Gobetti, G. Risso [realizzata a Roma, in casa di Carlo Levi, il 13-14 giugno 1973], “Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica”, Annali del Centro Studi Piero Gobetti, Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, 1, 1975, pp. 465-479; Levi usa le stesse parole di cinquant’anni prima per rispondere a una domanda di Paolo Gobetti: “addirittura se non ci fosse stato Piero io sarei stato diverso da quello che sono” (p. 477). Tra gli studi, oltre a D’Orsi, Carlo Levi cit., in part. pp. 254-281, si veda D. Bidussa, Prima di Eboli. La riflessione civile e politica di Carlo Levi negli anni del fascismo e dei totalitarismi, prefazione a Levi, Scritti politici cit., pp. V-XXXIII e la bibliografia ivi citata, a cui ora si aggiunge Ward, Carlo Levi cit., in part. pp. 25-32. 12 ACS, FCL, b. 29, fasc. 997, Paola Olivetti a Carlo Levi, lettere del 9 ottobre 1940 e del 2 ottobre 1941. 13 FC, CL, Sergio Solmi a Carlo Levi, 26 ottobre 1941. Durante il soggiorno ad Alassio, Levi fece un ritratto all’amico, che si può vedere in Carlo Levi si ferma a Firenze cit., p. 68.
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