I MANTOVANI NELL'IMPERIALE REGIO ESERCITO

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Il XVIII secolo

Quando Mantova ormai da alcuni anni, anche se formalmente autonoma, era entrata a far parte della variegata compagine territoriale asburgica, gli eserciti europei erano composti principalmente da soldati arruolati all'estero e da volontari nazionali. Questi ultimi erano spesso contadini indigenti, che entravano nell'esercito con la speranza di evitare la fame e di poter condurre una vita più sopportabile e spesso non erano propriamente volontari: molti di loro, infatti, erano persuasi con ogni mezzo, talvolta anche piuttosto scorretto, da ufficiali reclutatori che approfittando di situazioni di bisogno allettavano i contadini offrendo loro il premio d'ingaggio20. L’essere soldati 20

Cfr. T. MOLTENI, 1997-1998. In realtà tra le motivazioni che potevano indurre un giovane ad arruolarsi quelle economiche non parrebbero prioritarie dal momento che l’incentivo finanziario poteva essere di venti-venticinque fiorini per il fante dei quali almeno diciotto da dedurre per l’uniforme e l’arma da fianco. Tra gli impulsi più comuni che potevano portare i ragazzi al tavolo del reclutatore ci potevano essere, secondo un contemporaneo, l'ubriachezza, un delirio di passioni, l’amore per l'ozio, una insofferenza per qualsiasi mestiere, il desiderio di fuggire dalla disciplina dei genitori, l’inclinazione alla dissolutezza, una speranza immaginaria di libertà sfrenata, disperazione, oppure la paura della punizione dopo qualche crimine. La costrizione era invece evento piuttosto raro. Cfr. C. DUFFY, 1977, pp. 48-49.

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