L'ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo

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Verso il 25 luglio: le forze armate fra partito fascista e milizia

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minciare dall’alto, non solo con la semplice sostituzione degli uomini», suggeriva Scorza che concludeva con una prosa che presumibilmente non dovette lasciare indifferente Mussolini, da sempre ostile ai “parrucconi” dello Stato maggiore: I due terzi dei nostri generali sono vecchi, inaciditi e incompetenti. Hanno bisogno di puntelli o gerarchici o protocollari per svolgere la minima azione. Sono generali in portantina, non a cavallo60.

Lo stesso giorno, senza attendere le reazioni di Mussolini, Scorza agì di conseguenza convocando per il 15 giugno presso la sede del Partito i tre sottosegretari militari per una riunione nella quale «tenne loro una concione sulla minaccia al fronte interno e sulla necessità che i comandi militari provvedessero a misure precauzionali antisabotaggio»61. Il passo costituiva una evidente interferenza e come tale la prese Ambrosio che protestò vivacemente con Mussolini62. Scorza, rispose con un “Appunto per il Duce” nel quale rivendicava la legittimità della propria azione e rigettava la palla a Mussolini. Nel corso della riunione, dopo aver premesso che il Partito era disposto a seguire gli ordini del Duce «fino all’estremo (…) in ogni senso e direzione – dal piano morale al piano economico: dalla repressione di ogni tentativo sovversivo all’organizzazione di tutte le energie nazionali», aveva rammentato ai tre convenuti che «le Forze Armate hanno sempre ricevuto in ventitré anni di Regime tutto ciò che esse hanno richiesto e che pertanto la Nazione ha diritto di pretendere che esse non vengano meno al loro sacro impegno», chiedendo loro, in conclusione, «la più attiva propaganda» in favore della vittoria63. Ai “camerati presenti” Scorza aveva parlato anche dell’“indirizzo del Direttorio”, inviato al Duce il giorno 14, al termine del Direttorio del PNF, con il quale, riferendosi in particolare alla caduta di Pantelleria e Lampedusa, «si intendeva da parte del Partito determinare una nuova fase nella coscienza del Paese e nella valutazione dei fatti militari»64. nerale, a sua volta affiancato dai capi di Stato maggiore delle tre forze armate; quanto ai ministeri, dovevano essere lasciati da Mussolini e affidati a «tre ministri responsabili (…) del funzionamento amministrativo-disciplinare delle tre Forze Armate (…)», ibid., p. 444. 60 f.W. deakin, La brutale amicizia … cit., p. 443. 61 Ibid., p. 447. 62 J. di benigno, Occasioni mancate … cit., p. 53, scrive che «Riccardi, Fougier e Sorice furono convocati da Scorza che parlò molto duramente circa la scarsa fede fascista degli ufficiali. Il colloquio durò a lungo; i tre militari fecero fronte unico e puntarono i piedi: l’affermazione che, nel migliore dei casi, l’Esercito era “afascista” indispose il segretario del partito e fu ripetuta anche a palazzo Venezia, avanti allo storico tavolo dove convennero accusatore e accusato: Mussolini reagì solo con gli occhi e Scorza riprese la violenta campagna verso Ambrosio che aveva spalleggiato i suoi». 63 f.W. deakin, La brutale amicizia … cit., p. 447. Secondo Galbiati, i tre alti ufficiali avevano convenuto sulla necessità di «intensificare l’azione morale e di ripristinare con ogni mezzo il rallentato freno della disciplina», ibid., p. 448. 64 Ibid., p. 447.


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