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Riflessioni

DISRUPTION

IN VIAGGIO VERSO IL NUOVO

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Se ci pensate bene, nella drammaticità di quello che ci sta succedendo, pandemia e guerra, viviamo un tempo davvero straordinario. Dove, forse per la prima volta considerando le generazioni nate dopo la seconda guerra mondiale, sentiamo sulla nostra pelle cosa sia davvero una “disruption”, un momento di vera discontinuità con il passato.

di Stefano Uberto Foppa

Stiamo acquisendo la consapevolezza, pur nella lentezza che la politica, il cambiamento di abitudini, le normative richiedono, di dover ridefinire radicalmente molte cose che credevamo acquisite: dai criteri di approvvigionamento energetico e alimentare, alla necessità di dover investire di più in ambiti di protezione sociale e sanità, nella lotta alle diseguaglianze ai ripensamenti profondi delle abitudini resi non più rinviabili dai segnali inequivocabili che i cambiamenti climatici ci inviano. Insomma una messa in discussione globale

delle nostre certezze economiche e sociali.

Il bivio è chiaro: puntare a un difficile, quanto impossibile, mantenimento dello status quo per conservare modelli e abitudini sempre più difficili da garantire, oppure accettare l’evoluzione del mondo e creare percorsi di contaminazione culturale, economica, tecnologica per costruire una nuova prospettiva di sviluppo e soprattutto garantirci una sopravvivenza.

Non è però la paura che dovrebbe guidare

le nostre scelte, sia individuali sia di politiche nazionali e internazionali, ma la capacità di costruire quelle nuove opportunità che proprio lo scatenarsi delle disruption stanno determinando. Per respingere i tentativi di allinearci a un pensiero unico e omologante è importante sviluppare una forma mentis aperta alla ricerca curiosa di nuove fonti di informazione, formazione, opinione, per navigare nella nuova complessità geopolitica e sociale. Ci sono artisti, intellettuali, approcci tecnologici che stanno da tempo lavorando in questa direzione. Un esempio di questo ragionamento è il

sito Rest of World (www.restofworld.org)

un’organizzazione internazionale di giornalismo no-profit che racconta storie sulla fusione positiva tra tecnologie, esperienze umane e cultura da una prospettiva diversa da quella comune, focalizzando cioè quella che di solito, come dice il nome stesso dell’iniziativa, proviene “da tutto il resto del mondo”, ciò che in pratica non è mondo occidentale evoluto, ma che comprende tuttavia miliardi di persone, iniziative, problemi e soluzioni. Il Row 100 - Global Tech’s Changemakers mette insieme innovatori, investitori e attivisti (tutta gente lontana dalla Silicon Valley e dalla comfort zone dello sviluppo occidentale) non in una logica di contrapposizione, bensì di cooperazione per uno sviluppo sia del proprio paese sia della comunità umana mondiale. Start up e giovani aziende che dalle loro idee creano piattaforme, prodotti

ACCETTARE LA DIVERSITÀ PER RACCOGLIERE IDEE, TECNOLOGIE E COMPETENZE È CIÒ CHE SERVE PER SVILUPPARE UNA NUOVA PROSPETTIVA

e servizi utili a una nuova fase di sviluppo sociale attraverso le tecnologie digitali. Accettare questa diversità per raccogliere idee, tecnologie e competenze è quello che in questi anni ci serve per sviluppare una nuova prospettiva. Un recente studio Cap Gemini indica, per esempio, che in media la quota di fatturato proveniente da service based business aumenterà nei prossimi anni dal 41% fino al 53% così come, in stretta relazione crescerà anche la percentuale di sistemi intelligenti e connessi, dall’attuale 29% al 35%. Serve quindi guardarsi attorno, a nuove tecnologie, nuovi modelli, aprendosi alla discontinuità organizzativa e culturale. Che in pratica significa accettare una diversità di

metodo, l’esplorazione attraverso nuove

competenze e nuove generazioni, salvaguardando certo i modelli e le tecnologie che reggono il core business ma evitando, come management e come persone che lavorano quotidianamente con le tecnologie, di esserne prigionieri.

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