La Grotta Santuario Elemento di spicco dell’area archeologica è sicuramente il sistema delle grotte denominate “Poesia”: tre cavità carsiche collegate tra loro da sifoni e stretti corridoi invase totalmente dal mare; mentre quella intermedia rimane completamente coperta, nelle due grotte dette “Poesia Piccola” e “Poesia Grande” la calotta è crollata in tempi sconosciuti configurandole come delle piscine naturali. Se, data la notevole notorietà raggiunta, la Poesia Grande è ormai meta di turisti e bagnanti in periodo estivo, la Poesia Piccola invece rappresenta un grande patrimonio epigrafico e archeologico perlopiù ancora intonso che fornisce preziose informazioni circa la lunga occupazione dell’area di Roca Vecchia durante le diverse epoche. Il toponimo del luogo basta da sé a rendere chiaro perché queste grotte furono utilizzate e abitate in età antica: infatti la parola «poesia» deriva dal greco pòsia, termine che indica l’acqua dolce, elemento presente nelle cavità carsiche che in antichità potevano facilmente essere sfruttate come sorgenti1. La cavità della Poesia Piccola fu riscoperta nel 1983 da Cosimo Pagliara, storico ed epigrafista dell’Università del Salento, che raggiungendo la grotta a bordo di una piccola imbarcazione attraverso uno stretto cunicolo accessibile
Fig. 8 - Sezione della Grotta Poesia Piccola e del corridoio di accesso dal mare.
Genesi Storica
dal mare2, scoprì le innumerevoli testimonianze epigrafiche presenti sulle pareti: una superficie di quasi 600 mq in cui si susseguono iscrizioni in lingua messapica, greca e latina che si sovrappongono a figurazioni e disegni ben più antichi. Lo studio di questi ultimi e la loro comparazione con fonti iconografiche simili, hanno permesso di porre ancora più indietro l’orizzonte temporale di occupazione del sito: alcuni disegni fanno parte di un sistema rappresentativo presente in altri contesti ipogei del Salento come la Grotta dei Cervi, manifestazioni artistiche coincidenti con le ultime fasi del Neolitico3; mentre altri segni potrebbero essere associati a periodi facenti parte del Tardo Paleolitico superiore4. Tra le raffigurazioni parietali spiccano però alcuni simboli appartenenti al periodo protostorico e che potrebbero provare la presenza di rapporti talmente intensi tra l’insediamento di Roca e le popolazioni provenienti dal Mediterraneo Orientale da ibridarne la sfera sacra: sono ricorrenti i simboli in associazione della doppia ascia e del bucranio, schema iconografico tipicamente minoico5 che si riferisce a sacrifici animali, le cui tracce sono presenti all’interno dell’insediamento di Roca. Le iscrizioni messapiche6 e latine, seppur successive di
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