Paraplegia Settembre 2020

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INTEGRAZIONE

Incontro «Sono riconoscente per ogni gesto che riesco a compiere.» Peter Hofstetter è sopravvissuto alla caduta di un albero, riportando però gravi ferite. Oggi l’agricoltore dell’Entlebuch (LU) riesce a fare qualche passo ed è determinato a voler percorrere cento chilometri in sella alla sua bicicletta a tre ruote.

A giudicare dal graffio che gli solca leggermente il viso, chi lo vede probabilmente deduce che l’abbia scampata relativamente indenne. Ma l’apparenza inganna: l’incidente che Peter Hofstetter ha subito nel gennaio del 2018 gli ha causato delle gravi lesioni interne. Come gli spiegherà suo fratello, che è radiologo, non chiunque sarebbe sopravvissuto. Peter era agricoltore per passione, un vero lavoratore che solo raramente si concedeva un giorno di riposo. Lo incontriamo a casa sua, nell’Entlebuch, ai piedi del Glaubenberg. Seduto al tavolo del soggiorno, il 58enne ci racconta che è qui che insieme alla moglie Heidi ha cresciuto i suoi cinque figli. È qui che hanno costruito la loro vita, una fattoria e un caseificio dove producono latticini di pecora. Peter appoggia le sue mani, vissute, sul tavolo e inizia a rovistare nei ricordi di quel fatidico giorno: «All’inizio ho pensato: buonanotte, è finita.» Silenzio, solo un soffocante silenzio Una gelida giornata di gennaio, era un lunedì, poco dopo l’ora di pranzo parte insieme al figlio Lukas per tagliare degli alberi nel vicino bosco. La furia della tempesta Burglind ha lasciato una scia di distruzione anche in questa regione. Sono circa le 15.30 quando si appresta ad abbattere un frassino malato. È esperto in materia e procede con doverosa cautela, senza correre inutili rischi. In realtà però l’albero è più deperito del previsto. E poi è bastato un attimo: improvvisamente la punta si spezza e cade a terra con un tonfo, colpendolo con violenza. Lukas, che stava lavorando cinquanta, sessanta metri più in là, si accorge che qualcosa non va. Lo chiama una, due volte, ma nessuna risposta. La motosega si è ammutolita. Attorno a lui il silenzio, solo un soffocante silenzio.

Lukas si precipita da suo padre, che giace a terra privo di sensi. Senza perdere tempo informa i soccorsi e sua madre e poi aspetta. Per venti interminabili minuti stringe il padre tra le sue braccia prima dell’arrivo, quasi contemporaneo, di ambulanza ed elisoccorso. Gravemente ferito, Peter viene trasportato all’Ospedale cantonale di Lucerna. È in grado di comunicare con soccorritori e medici, ma come numerosi altri episodi accaduti nelle quattro settimane successive l’incidente, lui non ne ha alcun ricordo. La sua mente non ha memorizzato nulla. Undici vertebre avvitate Oltre ad avere la cassa toracica frantumata e una costola conficcata nel polmone, Peter ha subito un’emorragia celebrale. Ma poteva andare peggio: i muscoli del suo fisico tarchiato hanno in parte protetto il midollo spinale, che è stato solo schiacciato e non reciso del tutto. A Lucerna lo operano fino alle tre di notte. Quattro vertebre sono fratturate e undici devono essere avvitate. Da allora la sua schiena è irrigidita al punto tale da rendergli impossibile infilarsi dei calzini da solo. Dopo tre settimane viene trasferito a Nottwil. Quando Peter realizza la situazione in cui si trova si fa prendere dal panico e il suo cuore inizia a battere all’impazzata: è attaccato a un ventilatore e non è in grado né di parlare né di muoversi, tanto meno di chiamare aiuto. «Avevo l’impressione di soffocare», ci racconta. Ma il personale di cura al reparto di Terapia intensiva ha inquadrato subito la situazione e si è occupato di lui. Questo è uno dei numerosi episodi che Heidi Hofstetter ha praticamente fin dal primo giorno meticolosamente raccolto in due taccuini, talvolta con l’aiuto dei figli o di amici e parenti, documentando il percorso di guarigione di suo marito. Peter ricorda di aver provato delle emozioni forti

In alto Fanno parte della quoti­ dianità: le attività amministrative svolte per Emscha GmbH.

Paraplegia, settembre 2020  19


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