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MOBILITA’ INTERVALLIVA

Caprile, in una ideale salita ai piedi di quel ghiacciaio. C'erano il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, il suo collega di Canazei, Giovanni Bernard, il vicesindaco di Alleghe, Paolo De Bernardin. C'erano loro, i promotori del Manifesto, le Guide Alpine con il presidente regionale Marco Spazzini, il Soccorso Alpino con Rodolfo Selenati, presidente regionale, ed Alex Barattin delegato provinciale, oltre a numerosi volontari; il Cai col presidente regionale Renato Frigo. C'era Bepi Casagrande, sindaco di Pieve di Cadore, ma anzitutto ideatore di quella "Casa Comune" - tra Guide, Soccorso e Alpinisti, appunto il Cai - che vorrebbe promuovere una nuova consapevolezza del vivere e del frequentare le alte quote. «I cambiamenti climatici ci impongono regole del tutto nuove. Più severe. Esigono la piena consapevolezza del rischio, ben sapendo che la montagna deve restare libera. Ma questa consapevolezza - ha insistito Casagrande - devono averla non solo chi arriva dall'esterno, anche chi in montagna ci vive». Consapevolezza che arriva dalla conoscenza dei rischi. E su questi ha fatto chiarezza Anselmo Cagnati, glaciologo, accreditato studioso dell'Arpav. Il cambiamento climatico - ha spiegato - sta avanzando a una velocità che nessun modello scientifico aveva previsto. «Innanzitutto va ricordato che a tragedia in Marmolada ha causato undici morti perché si tratta di una delle montagne più frequentate delle Alpi ma l'evento - il collasso di una lente di ghiaccio causato dall'infiltrazione di acqua nel crepaccio a monte che ha saturato l'interfaccia ghiacciaio-corpo roccioso - non si può considerare eccezionale perché crolli analoghi si stanno verificando in vari luoghi». Per ventidue giorni consecutivi in Marmolada a 3.500 metri di quota la temperatura non è mai scesa sotto lo zero. Le riserve d'acqua che si sono formate col tempo sono state determinanti nel collasso della calotta. «Questo deve far ripensare le forme di frequentazione della montagna, con nuove modalità di approccio che tengano conto del disequilibrio dei ghiacciai, la cui lineasi sta spostando verso la cima della montagna, decretando l'inevitabile e prossima loro scomparsa». Il Manifesto si articola in cinque punti - li hanno illustrati Spazzini, Selenati e Frigo - e ammonisce esplicitamente che «il turismo si deve fermare quando diventa un fattore di stress per le popolazioni (umane e non umane) locali, e quando rappresenta una minaccia per la qualità della vita dei residenti e per la capacità di perpetuarsi dei servizi ecosistemici». Ma dice anche che i rischi ci sono sempre stati; che con i cambiamenti climatici si sono moltiplicati, ma che non per questo si devono piantare le bandierine rosse e vietare l'accesso. «Semmai - ha raccomandato l'assessore Bottacin -, come incoraggia il Manifesto, va accresciuta la cultura della sicurezza, quindi della responsabilità nell'approccio con le terre alte».«Chi decide di frequentare gli ambienti naturali, ne accetta i rischi e se ne assume la responsabilità - è scritto nel manifesto, letto da Lucia Montefiori, segretario del Collegio delle Guide - Riconosciamo che nessuno può garantire la sicurezza totale in un ambiente incontrollabile e caratterizzato da rischi oggettivi, ma sappiamo che i rischi soggettivi possono essere ampiamente mitigati dalla conoscenza del territorio, dall'acquisizione di competenze e dal sapere che viene dall'esperienza».Il sindaco De Bernardin era lassù, nel suo museo ai piedi della Marmolada, quel 3 luglio e con passione e commozione ha ricordato quei momenti. Il suo collega di Canazei ha ammesso di parlare "con pudore" della tragedia, esprimendo ancora una volta la vicinanza ai famigliari delle vittime, ma anche ringraziando i volontari, i soccorritori. «Sono intervenuti - ha detto - senza tener conto dei confini».Il convegno è stato incorniciato dal coro del Cai di Belluno, che ha cantato anche "Il Signore delle cime". Ed è stato proprio questo il momento di maggiore commozione, soprattutto da parte dei numerosi parenti. Poi tutti in silenzio, a piedi, verso la Marmolada, fino allo scioglimento del 'pellegrinaggio', quasi religioso, dopo due chilometri. Doveva essere una fiaccolata, si è preferito camminare - e ricordare - a luci spente. Casagrande, d'accordo con Spazzini, Selenati e Frigo ha confermato l'impegno a proseguire l'edificazione della "casa Comune" con altri mattoni di formazione alla sicurezza che scaturisce dalla conoscenza di tutti i pericoli dell'alta montagna. -- Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Adige | 2 ottobre 2022

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“Il progetto BRT va ripensato”

FIEMME/FASSA «Brt, un servizio di trasporto pubblico che va rivisto». Comincia così la nota scritta del gruppo di Fiemme e Fassa di Onda, il partito a cui è vicino l'ambientalista Luigi Casanova e che ha in Filippo Degasperi il suo esponente in consiglio provinciale. Gruppo che desidera esprimere «insoddisfazione e disagio» per il progetto del sistema di trasporto pubblico lungo la viabilità principale della strada statale 48 in previsione del 2026 (anno olimpico) come parte del collegamento tra Ora (interscambio con la ferrovia del Brennero) fino a Penia, passando per Cavalese, Predazzo, Moena e Canazei. Tre linee previste, corsie riservate per il passaggio dei bus e creazione di dieci parcheggi di attestamento per lo scambio mezzo privato-mezzo pubblico. Autobus a emissioni zero, corsie preferenziali e sistemi di riemissione tramite semafori. Costo dell'intervento che si aggira sui 90 milioni di euro. Nelle scorse settimane si sono tenute due assemblee informative rivolte alla cittadinanza di Fiemme e Fassa. In entrambi i territori gli amministratori locali hanno espresso critiche sul sistema di trasporto. «Peccato che nei due incontri informativi i residenti, i pendolari e gli studenti non sono nemmeno stati nominati e considerati possibili fruitori di questo servizio - scrive il gruppo Fiemme e Fassa di Onda - Le nuove linee prevedranno 80 fermate, studiate per collegare le stazioni ferroviarie di Trento e Ora con alberghi e stazioni a valle degli impianti di risalita. Un servizio dunque

prevalentemente turistico, con un consumo di diversi ettari di terreno». A Onda non piace che rimangano fuori dal progetto diversi paesi e frazioni della val di Fiemme, poiché situati a nord o a sud della SS48 riservata al passaggio del Brt, così come le grandi aziende, industriali e artigianali, situate nelle zone del fondovalle, di Molina, Lago di Tesero, Ziano e Predazzo. Il gruppo è inoltre contrario alla settantina di semafori per la riemissione dei bus. «Poiché installati in gran numero nei centri abitati, contribuiranno verosimilmente ad aumentare l'inquinamento per via delle più che probabili code che andranno ad accentuarsi per dare la precedenza al Brt, che tra l'altro rallenterà il traffico sulla statale 48. Il servizio al di fuori della stagione turistica vedrà circolare molti veicoli vuoti o a bassissima percentuale d'utenza. Secondo noi il progetto va quindi ripensato nella sua interezza, privato di superflui parcheggi di attestamento, privato delle terze corsie per evitare consumo di paesaggio e di suolo pregiato». A.O.

L’Adige | 7 ottobre 2022

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Regola perplessa sul progetto Brt

Mario Felicetti PREDAZZO Uno degli argomenti più discussi martedì scorso dal consiglio di amministrazione della Regola Feudale di Predazzo ha riguardato lo studio presentato recentemente a Cavalese sul progetto del Brt (Bus rapid transit) che la Provincia di Trento intende realizzare nelle valli di Fiemme e Fassa in vista delle Olimpiadi del 2026, ma che dovrebbe rimanere funzionante anche dopo questo appuntamento per garantire (almeno queste sono le speranze) un futuro miglioramento del traffico ed il potenziamento delle linee degli autobus, in una zona spesso intasata dalle macchine, specialmente durante le stagioni turistiche. Una proposta peraltro accompagnata da molte perplessità e da non pochi interrogativi derivanti dalle scarse convinzioni sulla sua effettiva efficacia funzionale. Martedì il problema è stato portato all'attenzione del consiglio dell'ente storico del paese, dopo che, da parte provinciale, è stata confermata la volontà di realizzare un parcheggio, con area di sosta degli autobus, nella zona di Mezzavalle, tra Predazzo e Moena (in foto), attualmente destinata a "piazzale delle bore" (12.800 metri quadrati), per lo stoccaggio del legname proveniente dai boschi del monte Feudo e molto consistente soprattutto dopo i disastri provocati dalla tempesta Vaia di quattro anni fa. La Regola, come sottolineato dal Regolano Guido Dezulian, si è dichiarata disponibile a mettere temporaneamente a disposizione il piazzale per tre mesi, dal novembre del 2025 al febbraio del 2026, durante il periodo olimpico, ma nettamente contraria a trasformarlo in un parcheggio permanente, visto che una simile scelta provocherebbe grosse difficoltà per il trasferimento altrove dei tronchi, con inevitabile problemi anche per la viabilità. «Per la Regola - ha ribadito il Regolano - il deposito del legname su quest'area è di vitale importanza e la prospettiva di una sua trasformazione è del tutto inaccettabile. Va bene garantirne il provvisorio utilizzo per il grande evento sportivo, ma non per sempre». Pienamente d'accordo l'intero consiglio, che ha condiviso una lettera già inviata al Servizio Viabilità della Provincia ed al Comune di Predazzo per ribadire la richiesta di soluzioni diverse e soprattutto del diretto coinvolgimento della Regola prima di addivenire ad una decisione definitiva.Nel corso della seduta, si è parlato anche di lavori forestali, con specifico riferimento ai cantieri ancora aperti ed a quelli da attivare, specialmente per fronteggiare il grave problema del bostrico che imperversa nei boschi di tutta la zona. Per quanto riguarda la viabilità forestale, il Regolano ha confermato il totale finanziamento, da parte della Provincia, delle spese affrontate dopo Vaia, 694.000 euro introitati dopo la prima perizia ed altri 586.000 incassati dopo l'ultima rendicontazione del 31 luglio scorso. Attualmente la Regola dovrà effettuare alcuni lavori di sistemazione delle sedi stradali danneggiate dai mezzi delle imprese boschive impegnate sul territorio, con un altro intervento presso la "cava delle bore" di Valsorda, per la realizzazione di una scogliera destinata a bloccare i danni provocati dall'acqua. Il consiglio ha anche preso atto della proposta di contratto che la società Inwit (ex Vodafone) ha presentato per l'acquisto dell'area che ospita il traliccio della stazione base situata in località"Birreria". Dopo una lunga trattativa, gestita dal consigliere Giorgio Brigadoi, l'orientamento della Regola è per un affitto di 9 anni ad un costo di 27.000 euro, con un secondo periodo di altri nove allo stesso prezzo. La delibera definitiva è stata comunque sospesa in attesa del contratto ufficiale. Il Regolano è stato poi autorizzato alla firma del contratto con la società Alberto Felicetti Snc per la gestione del Tresca Bar, una struttura destinata a bar e tavola calda che entrerà in funzione nella prossima stagione invernale. La durata è di sei anni più altri sei, con un affitto di 25.000 euro all'anno, da versare in due rate. La cifra per altro è ridotta a 5000 euro nei primi due anni, per venire incontro alle spese relative alle attrezzature ed all'arredamento dei locali, che poi comunque rimarranno di proprietà della Regola. Da segnalare infine il parere negativo del consiglio alla richiesta dell'Associazione Cacciatori di poter transitare, almeno nei fine settimana e nei giorni festivi, lungo le strade boschive, attualmente chiuse al traffico per ragioni di sicurezza dovute ai lavori ancora in corso. Una decisione motivata dal fatto che, per contratto, i problemi di sicurezza sono interamente a carico delle imprese boschive, le quali sarebbero direttamente chiamate in causa in caso di incidenti.

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