Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Giugno 2021

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primi alpinisti dal Sorapis, superando muri di neve), Tania propone - molto apprezzata - la prima insalata del suo primo orto. Una volta esaurita, farà crescere i cappucci, e a proseguire, le verdure di stagione. «È evidente che i nostri ospiti non potranno pretendere tutte le verdure fuori stagione, né avanzare altre richieste particolari. In rifugio si rispetta la cultura della sobrietà alimentare, oltre che della naturalità stagionale». Ma la famiglia Ossi-Pompanin ha un altro piccolo sogno nel cassetto, quello di coltivare le erbe officinali, da lavorare poi in casa. E da offrire poi agli ospiti, in rifugio. Nel podere di famiglia crescono delle piante di mele. L'idea di Tania ed Edy è quella di moltiplicarle, magari anche di aggiungerne delle altre.Un rifugio a km 0L'intraprendenza è stata subito condivisa dalla Coldiretti provinciale. «L'auspicio è che molti rifugisti», rilancia Alessandro De Rocco, il presidente, «prendano esempio dal "San Marco" producendo direttamente una larga fetta se non tutto il cibo da consumare; oppure che acquistino dai coltivatori locali o, ancor meglio, dalla malga più vicina. Tutto, quindi, a km 0, valorizzando puntualmente il meglio che la provincia sa offrire sul piano alimentare». Michele Nenz, vicedirettore della stessa organizzazione, spiega che iniziative come queste hanno di fatto un compito anche educativo: quello di coltivare il valore della stagionalità. «Il turista, e nella fattispecie l'escursionista, va guidato a capire che quando cresce l'insalata si mangia insalata, poi arrivano i cappucci e si consumano i cappucci, a seguire il radicchio e via esemplificando. Chiedere le fragole a settembre proprio no». Troppo spesso, secondo i dirigenti della Coldiretti, nei ristoranti delle Dolomiti e finanche nei rifugi, si scimmiottano tradizioni culturali dell'Alto Adige. «Abbiamo nostri menù di tutto rispetto. Perché non valorizzarli? Perché», solletica ancora Nenz, «bere Coca cola, anziché acqua e sambuco, birra delle Dolomiti, vini e grappa nostrani?».ProgettiPer il prossimo anno la famiglia Ossi-Pompanin ha in progetto anche di farsi le marmellate e il miele. Un'altra idea - propone Nenz - che gli altri rifugi possono far propria. Secondo Tania ed Edy le opportunità ci sono tutte per introdurre il km 0 anche alle quote più alte. «Proprio qui a San Vito», riferiscono, «ci sono numerosi giovani che hanno intrapreso la strada della coltivazione in proprio di numerosi prodotti tipici. È anche un atto di solidarietà avvalersi di queste loro offerte, valorizzandole al meglio attraverso i rifugi dove, addirittura, possiamo dire che viene apprezzata, con un supplemento di adesione, la cucina bellunese, quella cadorina in particolare». Un'idea apprezzataA Mario Formentini, presidente dell'associazione dei rifugisti del Veneto, l'idea non dispiace. Assicura che la approfondirà e ricorda che già alcuni rifugi si approvvigionano a km 0, ad esempio procurandosi latte di malga, quando nelle vicinanze c'è una stalla disponibile. Lo stesso vale per i formaggi. «È un contributo che vogliamo dare anche noi alla riscoperta ed al rilancio delle produzioni agricole locali» . --francesco Dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere del Trentino | 30 Giugno 2021 p. 4 Sat, rifugi più ecologici con Dolomiti Energia «Rifugi sempre più green», questo l’obiettivo della Sat, che grazie alla partnership con Dolomiti energia inizierà una riqualificazione dei «presidi alpini» all’insegna della sostenibilità: «Un primo passo di un percorso che vuole sostenere l’ambiente e le attività legate alla montagna». Il progetto consentirà alla Sat di promuovere «la tutela della sostenibilità ambientale» e al contempo di «ricavare fondi da reinvestire» in un progetto eco-solidale di riqualificazione dei rifugi, tra questi il rifugio Val d’Amola «Segantini», il rifugio Cevedale «Larcher», il rifugio Stavel «Denza» e il rifugio Cima d’Asta «Brentari»: «Gli interventi green riguarderanno la realizzazione di nuove centraline idroelettriche, la ricerca di soluzioni tecnologiche per il risparmio energetico e l’utilizzo di impianti innovativi per rendere questi rifugi indipendenti dall’uso di energia derivata da combustibili fossili, quindi da energia non rinnovabile». Ma come? «Grazie all’impiego dell’energia idraulica dei corsi d’acqua nei pressi dei rifugi, all’impiego di materiali soluzione ad alto risparmio energetico e l’utilizzo di tutte le risorse rinnovabili presenti: un’energia pulita per eccellenze per promuovere le turbine e generare elettricità e calore». Dolomiti energia, inoltre, si impegna a creare offerta energetiche dedicate ai soci Sat: «Particolarmente accattivanti dal punto di vista economico – ha spiegato Romano Stefani – che di Dolomiti energia è il direttore commerciale – che grazie ad un meccanismo di raccolta fondi di 10 euro per ogni contratto sottoscritto dai soci, rappresenteranno anche un’importante opportunità per supportare il progetto di valorizzazione e riqualificazione dei rifugi».

RIFUGIO CORNELLE Alto Adige | 2 Giugno 2021 p. 20 Giù il Coronelle, nuovo rifugio Il no del Cai e dell'Alpenverein


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