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M asticazione e s vezza M ento

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Codazzurra Pigmea

Codazzurra Pigmea

con

la logopedista Monica Checchin

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In media la fase di svezzamento si presenta tra i 6 mesi e i 2 anni di vita del bambino: non esiste una regola, ognuno ha i suoi tempi!

Masticando, il bambino sviluppa la stabilità dell’occlusione dentale e quella scheletrica. Il tutto si svolge attraverso movimenti precisi e coordinati che sono necessari per una deglutizione fisiologica normale e per il corretto sviluppo della parola.

Ecco perché imparare a masticare correttamente è davvero fondamentale!

Come si sviluppa la masticazione del bambino?

Nei primi anni di vita del bambino i cambiamenti in atto sono tantissimi, anche per quanto riguarda le abilità di alimentazione, che sono sempre in costante evoluzione.

La prima forma di masticazione è quella a cui si assiste a 6-7 mesi: in questa fase ne osserviamo i primi abbozzi, in cui il bimbo avvia dei movimenti su-giù della mandibola che consentono alla lingua di schiacciare il cibo sul palato.

Tra i 9 e i 12 mesi la masticazione si affina, arrivando ad una forma primitiva di tipo verticale.

Intorno ai 2-3 anni il bambino raggiunge poi una masticazione di tipo rotatorio, attraverso cui diventa capace di triturare il cibo con i molari e di spostarlo con la lingua all’interno della bocca, fino a portarlo verso la gola per la deglutizione. Intorno ai 4-5 anni la masticazione si affina ancora, e il bambino acquisisce competenze di masticazioni ormai simili a quelle dell’adulto.

Nelle prime fasi di masticazione le consistenze da proporre al bambino sono quelle morbide, che possano essere schiacciate sul palato con la lingua, per passare ai cibi solidi solo quando la masticazione sarà più completa ed evoluta.

Come capire quando iniziare lo svezzamento?

Non esistono tempi giusti, e nemmeno una regola univoca: è importante basarsi sull’osservazione del proprio bambino, sulla sua fase di sviluppo, sulle sue competenze e sulla sua curiosità!

- Innanzi tutto, il bambino dev’essere in grado di sorreggere autonomamente il tronco del corpo e di conseguenza il capo, altrimenti la masticazione non avrà possibilità di realizzarsi. Quando il bambino non è ancora in grado di controllare il capo e il tronco si possono comunque consentire degli assaggi, ma è bene limitarci a quelli.

- Quanto il mio bambino è interessato e incuriosito dal cibo? Anche questo è un fattore importante: lo svezzamento non dev’essere percepito come una forzatura ma come una scoperta! E soprattutto… la curiosità non basta! Il bambino può essere incuriosito dal cibo, ma non ancora capace di sorreggere completamente capo e tronco: questo significa che è ancora presto per iniziare!

- Quando si attenua il riflesso di estrusione attraverso cui il bambino, stimolando la parte centrale della lingua, la tira fuori dalla bocca. Se tale riflesso è ancora attivo significa che il bambino non è ancora pronto allo svezzamento.

Già prima dei 6 mesi è fondamentale permettergli di stare a tavola e osservare i pasti degli adulti, per iniziare a familiarizzare con il cibo e imparare come portarlo alla bocca. È importante anche consentirgli di toccare il cibo e fare piccoli assaggi se si mostra interessato.

Anti-Scivolo in che siano troppo attrattivi (colorati, pieni di disegni) può rendere le cose più difficili. Sono preferibili cose semplici e neutre, per non affaticarsi e distrarsi e per coordinare mano-bocca evitando che le cose vadano di traverso. È bene non distrarli nemmeno con libri, video, schermi: il bambino deve concentrarsi su quello che sta facendo, che è nuovo e faticoso.

Monica Checchin , logopedista

Come logopedista lavoro con bimbi e genitori per favorire lo sviluppo di linguaggio e comunicazione e di tutto lo sviluppo alimentare del bambino. Il mio lavoro consente di supportare il linguaggio e la comunicazione, lo svezzamento e l’avvio della masticazione, di favorire una corretta igiene nasale e lo sviluppo corretto della deglutizione, di accompagnare ad abbandonare ciuccio e biberon, e di guidare la famiglia in questo viaggio: insomma, insieme ai genitori, gettiamo le basi del futuro sviluppo della bocca del loro bambino, a 360°!

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Ig: @logopedistachecchinmonica

Sito: logopedistachecchinmonica.com

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Quando un piccolo si avvicina ai sei mesi significa che è arrivato quel momento, quello tanto atteso (e in alcuni casi temuto) dello svezzamento. Dal latte i vostri piccoli passeranno a sperimentare il gusto degli alimenti. Mi sembra bello paragonare questa tappa a una meravigliosa avventura alla scoperta degli alimenti, un’avventura a che vi preparerete insieme a vivere.

Molti genitori, prima di cominciare, pensano di dover stravolgere il loro modo di cucinare e di gustare il cibo. Invece quello che ripeto sempre ai genitori è che l’inizio di questo meraviglioso viaggio si trasforma in un’occasione per l’intera famiglia di rivedere, in chiave più sana, la loro intera alimentazione! Questo non vuol dire mangiare necessariamente “più triste”, ma approcciarsi in modo più equilibrato alla scelta degli alimenti da preparare e da portare in tavola. Rimarrete stupiti dal fatto che può essere un’occasione per provare nuovi ingredienti, nuove combinazioni e nuovi modi accattivanti di portare in tavola piatti di tutti i giorni!

L’inizio può rappresentare per molte famiglie uno scoglio intramontabile. Da che parte iniziare, vi starete chiedendo.

Vediamo insieme qualche punto saliente!

Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) informano che non esiste un momento preciso eguale per tutti i lattanti in cui iniziare lo svezzamento. Questo è fondamentale, perché pone per la prima volta l’attenzione alle abilità raggiunte dal bambino, prima dei mesi raggiunti. Questi sono i parametri che possono aiutarvi a capire se i vostri bambini sono davvero pronti.

Ha almeno 6 mesi? In realtà non è un parametro rigido, perchè ci sono bambini che saranno pronti prima e altri, come ad esempio i bambini prematuri, che potrebbero iniziare più tardi Rimane eretto con la schiena? Ciò non significa che debba restare seduto da solo senza aiuti, ma che abbia un minimo di abilità nello stare eretto con il busto ed è importante per prevenire il rischio di soffocamento

Ha perso il riflesso di estrusione della lingua? Ovvero, ha perso quel riflesso per cui la lingua tende a respingere tutto ciò che viene messo in bocca?

È importante che abbia perso questo riflesso perché è l’antagonista della masticazione e della deglutizione

Ha interesse nei confronti del cibo?

Lo osserva, cerca di afferrarlo con le mani e lo porta alla bocca? Questo interesse si acquisisce soprattutto se i bambini sono stati abituati a vedere i genitori mangiare e non si tratterà inizialmente di una vera e propria fame, ma di una curiosità. Se, invece, all’età di 6 mesi non hanno ancora iniziato a manifestare questo, vi consiglio di portarlo a tavola con voi.

Come capire quando iniziare lo svezzamento?

Partiamo da un caposaldo: fidatevi in primis del vostro bambino, osservando il suo interesse e ricordatevi che non dovete sostituirvi alla loro volontà, ma fare da tramite. Sarà lui a scegliere quando e quando mangiare, voi dovete solo preoccuparvi di offrirgli gli alimenti nella giusta consistenza.

A 6 mesi iniziate con le consistenza più cremose e morbide: sono primi approcci che consentono al bambino di assaporare nuovi sapori in sicurezza. Potete poi passare gradualmente alla pastina piccola e nel giro di poco alla pasta in formato sicuro. Dipende dal vostro bambino e sa voi. L’importante è che attorno ai 10-12 mesi ci sia stato il passaggio di consistenza.

Iniziate con gradualità, partendo da ciò che fa stare più tranquilli voi genitori e che segui il principio dell’alimentazione responsiva, ovvero “nutrire sulla base della risposta del bambino”. Se vuole essere imboccato non ci sono problemi, se vuole fare da solo mettetegli a disposizione il cibo in modo sicuro così che possa sperimentare in autonomia.

I primi approcci possono consistere in piccoli assaggi, magari presi dal vostro piatto: un pochino di zucca cotta al vapore e schiacciata, un pezzetto di mela grattugiata, un cucchiaino intinto in un passato di verdure senza sale. In un secondo momento passerete quindi a pianificare pappe e pasti più completi, utilizzando cereali piccoli e morbidi (miglio, cous cous, riso stracotto, amaranto ad esempio), verdure frullate e fonti di proteine frullate o sminuzzate.

Gli utensili utili

Per i primi approcci con il cibo scartate contenitori con colori troppo vivaci e disegni, perché attirano troppo l’attenzione del bambino e non gli permettono di distinguere i pezzi del cibo.

Quindi all’inizio puntate su piatti dai colori chiari e niente fantasie. A volte ancor meglio dei piatti saranno i tappetini piani, che servono per appoggiare i bocconi che gli fornirete. Per quanto riguarda le posate, all’inizio saranno le vostre mani o dei cucchiaini con una buona impugnatura.

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Cos'è la torre montessoriana?

La torre montessoriana è innanzitutto un efficace strumento pedagogico pratico e utile, capace di aiutare i più piccoli a sviluppare l’autonomia abbracciando il metodo educativo montessoriano. Come? Tramite l’osservazione, l’imitazione e la sperimentazione di ciò che prima era inaccessibile.

I bambini sono sempre incuriositi da ciò che li circonda, e molto spesso la loro attenzione ricade su quello che fanno i genitori.

Gran parte dell’apprendimento dei più piccoli passa attraverso l’imitazione e la scoperta: è proprio per questo che nasce la learning tower - ovvero la torre di apprendimento - ispirata al metodo educativo montessoriano. Scopriamone insieme le caratteristiche, l’utilità e il funzionamento: una volta provata… non potrete più farne a meno!

Si tratta di una sorta di sgabello con protezioni su tutti i lati, su cui i bambini possono salire in autonomia attraverso dei gradini per scoprire il mondo “all’altezza dei grandi”.

La learning tower permetterà al tuo bambino di acquisire una visione tutta nuova del suo ambiente quotidiano, e - come lascia intuire il suo nome - di imparare, sviluppando motricità fine e capacità cognitive attraverso l’esplorazione e il gioco.

A cosa serve?

La torretta montessori è molto versatile, e può essere usata in diverse situazioni e in differenti ambienti della casa. Ad esempio, permette al bambino di porsi comodamente all’altezza del tavolo o del bancone della cucina, così da poter osservare e aiutare i genitori durante attività quotidiane come la preparazione dei pasti. Con la torre di apprendimento ogni bambino può diventare un piccolo chef, impastando la farina o travasando l’acqua da un bicchiere all’altro.

Ma la torretta montessoriana non si usa solo in cucina! È comodissima anche in bagno, per giocare nel lavandino o imparare a lavarsi i dentini guardandosi allo specchio, ma anche in cameretta per raggiungere i giochi più in alto!

In generale, attraverso la learning tower montessoriana il bambino sviluppa:

• L’autonomia e l’indipendenza;

• La consapevolezza delle proprie capacità;

• La manualità e la motricità fine;

• Le capacità cognitive;

• La curiosità.

Perché dovrei averla?

Perché una volta provata non potrai più farne a meno!

Oltre ad essere uno strumento educativo ed una palestra per sviluppare indipendenza e curiosità, è un valido aiuto per i genitori! Permette di coinvolgere attivamente e in piena sicurezza i bambini nelle attività quotidiane come lavare la verdura, cucina- re, rendendoli sempre più partecipi alla vita in casa.

Maria Montessori sosteneva che i bambini hanno bisogno di lavorare con le mani, e che le mani sono lo strumento della loro intelligenza: quale miglior modo di utilizzarle se non attraverso la learning tower?

Da che età si usa?

Non esiste una regola universale in merito: come diciamo sempre, ogni situazione è a sé così come ogni bambino. Sta al genitore il compito di ascoltare e accogliere l’eventuale bisogno di osservare e partecipare del figlio nel momento e nel modo che reputa più opportuno.

La torre montessoriana può essere utilizzata da quando il bambino è in grado di reggersi in piedi autonomamente, quindi già dai 10-12 mesi. Quello che consigliamo è di permettere al bambino di utilizzare la torretta solo quando sarà davvero in grado di controllare il proprio equilibrio e avrà maggiore padronanza della sua mobilità, quindi indicativamente intorno ai 16-18 mesi. Questa è, generalmente, l’età in cui i più piccoli iniziano a sviluppare un vero interesse per le attività degli adulti, e la torre Montessori è un’ottima risposta a questa crescente curiosità e voglia di partecipare.

La torretta Montessori può essere utilizzata fino ai 6 anni circa! Soprattutto quelle convertibili sono dei veri e proprio strumenti evolutivi, che crescono col bambino e si adattano alle sue necessità e al suo livello di sviluppo.

Nonostante sia uno strumento pensato per garantire la piena sicurezza dei bambini, ricordiamo sempre di supervisionarli e non lasciarli mai soli durante l’utilizzo della learning tower.

Come sceglierla?

Il nostro consiglio è innanzitutto quello di affidarsi solo a brand specializzati, che utilizzano materiali sicuri, di qualità, testati e durevoli.

Esistono molti modelli sul mercato, che in linea generale possono essere divisi in due macrogruppi:

Torri montessoriane convertibili: rientrano in questo gruppo tutte le torri di appren- dimento multifunzionali, ovvero quelle che possono essere utilizzate anche in forma diversa per fini differenti. Rientrano in questa categoria la torre Montessori Step’n’Sit firmata Ette Tete, che in un semplice movimento diventa un tavolino dotato di sgabello, permetto per disegnare o leggere, e la learning tower Trotta di Micuna, che cresce con il bambino: diventa una comoda sedia oppure un mobilio porta giochi.

Torrette fisse: di questo gruppo fanno parte invece le torri montessoriane classiche, come la Helper Step Up di Ette Tete e la Micussori di Micuna.

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La corrispondenza de La Tata Maschio con i lettori

Se volete scrivermi, potete inviare un’email con oggetto “Caro Tata” all'indirizzo parliamone@latatamaschio.it

Identit Sotto Assedio

Caro tata, ci piacerebbe avere un tuo parere circa questa situazione che ci sta davvero logorando.

Non ammettiamo esclusioni, il mettere da parte qualcuno, non farlo sentire a suo agio in un contesto che i bambini vivono tutti i giorni. Sarà anche la scuola dell’obbligo, ma come facciamo ad obbligare nostro figlio ad andare a scuola se viene deriso o escluso solo perché diverso, diverso nel colore della pelle, nel parlare e nella sua statura? Possibile che ancora oggi ci sia questa discriminazione? La scuola dovrebbe educare all’inclusione, ad aspettare i tempi di tutti, a coinvolgere ed aiutare. Oggi abbiamo perso un po’ le speranze. Parlato con la scuola? Fatto. Affrontato qualche genitore? Fatto.

Quando ci hanno comunicato che aspettavamo un bambino, quel bambino tanto desiderato, prima visto in foto e poi con il tempo conosciuto e a cui oggi ci siamo affezionati come fosse figlio nostro, non potevamo crederci! Dopo tutta la burocrazia che abbiamo dovuto affrontare insieme all’attesa, ai viaggi e alla speranza che qualche volta abbiamo messo da parte, ce l’avevamo fatta. Quel bambino tanto desiderato e che ci ha reso genitori felicissimi, che ha sofferto, che si è sentito abbandonato già una volta, oggi deve ancora affrontare disagi e quella sensazione di non essere accettato. Quanta rabbia sentiamo e vediamo in lui! E infatti da quando ha iniziato ad essere escluso a scuola, con noi è cambiato. È arrabbiato, risponde male, i suoi occhi sono tristi e non sappiamo dove aggrapparci per riuscire a far tornare Joseph come era prima.

Ci rivolgiamo a te, per avere un confronto e un conforto. Le tue risposte sono sempre centrate, con un punto di vista diverso che ci aiuta a riflettere ogni volta.

E quindi, Tata, come possiamo aiutare nostro figlio a sentirsi una persona amata e che vale, a fargli capire che il suo essere come persona e per quello che ha vissuto ha un valore in più? Se evidentemente dovrà sempre lottare per essere accettato, cosa fare perché l’ambiente intorno a lui sia più accogliente, comprensivo e tollerante?

Speriamo nella tua bacchetta magica… Un caro saluto

Giovanna e Paolo

Cara Giovanna, Caro Paolo,

colgo tutta la vostra frustrazione, e vi ringrazio per aver pensato che in questo spazio poteste trovare un po’ di quell’accoglienza che, da quanto mi raccontate, manca sovente a vostro figlio, e a voi, con lui. Posso immaginare la sofferenza di Joseph, ciò che assedia la nostra identità si configura dentro di noi come una sorta di maleficio a cui sembra di essere condannati a vita, senza vie di fuga. E spesso, purtroppo, l’ostilità del mondo lo rende in effetti tale, precludendo a qualcuno un’esistenza che possa definirsi degna, solo per il fatto di essere nato in un determinato corpo.

Una bacchetta magica, ahimè, non la possiedo. Solo la patrona di noi tate Mary Poppins ne è dotata! Però possiamo provare a utilizzare un altro elemento che, tanto nelle fiabe quanto nella vita reale, si rivela spesso magico: lo specchio. Magico nel duplice significato introspettivo ed estrovertito: fare appello alle nostre forze ed energie interiori, attingendo talvolta anche da “spiriti” antichi e dei nostri antenati, all’interno della storia familiare, per provare a esercitare un’influenza sulle nostre vite esteriori. In altre parole: non potendo cambiare noi, da soli, lo status quo in tutto e per tutto, per argi - nare lo scoraggiamento credo sia importante prendere coscienza di qual è il pezzetto su cui possiamo intervenire e verosimilmente imprimere un andamento diverso. Penso sia importante agire sul piccolo, per l’appunto. Vedo che le persone, se messe nelle condizioni di incontrare l’Altro, incontrarlo nella sua verità, senza essere preceduto da pregiudizi pretestuosi o ignoranti, incontrare l’Altro per chi è e come è, una persona davanti a un’altra persona, beh a meno che non si sia individui orribili – e in quel caso la distanza è l’unica salvezza – qualcosa si muove, qualche consapevolezza cambia, certi preconcetti si sbriciolano. È nella relazione più vicina, nel gruppo ristretto, se non addirittura nella possibilità di relazionarsi uno a uno, al di fuori di cornici che nella sostanza poco si discostano dalla superstizione o dal malocchio, che lo scontro lascia il posto al confronto.

E prima ancora del mondo intero, ciascuno di noi ha bisogno di sentirsi intero per il suo mondo, che siete innanzitutto voi. Tu, Giovanna, e tu, Paolo. Coraggio!

Lorenzo Naia, La Tata Maschio

Benvenuti nelle rubriche di Lorenzo Naia, aka La Tata Maschio. Dopo una vita da tata... maschio, oggi continuo ad occuparmi di infanzia, attraverso le parole: scrivo libri per bambini e curo progetti creativi per brand family friendly.

www.latatamaschio.it

Ig: @latatamaschio

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