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Osservare & comprendere

Introduzione--
I bisogni educativi alla scuola dell’infanzia
La normativa relativa ai BES, nella comune pratica, è stata rivolta ai bisogni educativi speciali emergenti nella scuola dell’obbligo. Non si fa, cioè, esplicito riferimento alla Scuola dell’Infanzia, anche se è possibile che in questa fascia di età non emergano situazioni:
--Da monitorare attraverso l’osservazione
--Da approfondire sul versante clinico e trattare a livello riabilitativo
--Sulle quali intervenire a scuola attraverso una didattica individualizzata, per raggiungere gli obiettivi di tutta la classe, aggirando le difficoltà e con una didattica personalizzata per potenziare i talenti, che sempre esistono, anche nelle situazioni più complesse
A guardar bene, la stessa normativa confermerebbe questa impostazione quando afferma che: “Ogni alunno, in continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata personalizzazione e risposta”. (Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012)
Nonostante ciò, la pratica relativa ai bisogni educativi speciali rimane applicata nell’orizzonte della scuola dell’obbligo, quando invece tali bisogni interessano, senza dubbio, anche gli alunni più piccoli e anche quelli oltre i 16 anni. Sorge, così, una prima riflessione. Se i BES rimangono un semplice obbligo burocratico, sarà solo la fascia 6-16 anni ad esserne coinvolta. Se, al contrario, si coglie questa normativa come un’opportunità di buone pratiche scolastiche, pedagogiche e sociali, viene da sé che ogni soggetto in età scolare, dall’infanzia all’università, entra di diritto in questa prospettiva di attenzione e cura alla persona con la finalità dell’inclusione piuttosto che il rischio di certa escludente meritocrazia.

La sigla BES è una diagnosi?
L’individuazione di un BES non rappresenta una diagnosi che spetta, in senso stretto, alle figure cliniche come medici, psicologi, o figure riabilitative. Essa è un’azione pedagogica che, pur potendo coinvolgere le suddette figure specialistiche, e parte dalla scuola e che coinvolge tutti i soggetti che ruotano, a vario titolo, attorno al bambino con Bisogno Educativo Speciale. Pure se la normativa non prevede la compilazione di un PDP per gli alunni in età prescolare, ci sembra una buona pratica realizzarlo anche alla Scuola dell’Infanzia partendo dall’osservazione per arrivare a definire obiettivi didattici ed educativi individualizzati e personalizzati.
Perché la Scuola dell’Infanzia può svolgere un ruolo centrale nella rilevazione dei Bisogni Educativi Speciali?
Quello che un insegnante può osservare nella fascia di età 3-6 anni è fondamentale, da una parte per permettere una diagnosi precoce e relativo trattamento delle disabilità e dei disturbi che non fossero ancora stati rilevati e in altri casi altamente predittivo per futuri disturbi, come nel caso dei Disturbi specifici di apprendimento (DSA). Particolarmente importanti sono l’osservazione e la rilevazione di quelle che si manifestano come atipie nei diversi ambiti: Comunicativo e linguistico, Numerico e di calcolo, Visuo-percettivo, Grafo-motorio, Motorio, Mnestico, Regolativo (attenzione, motricità, riflessività), Emotivo.