GSA 4/2016

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SCENARI SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

ombre e luci del servizio sanitario nazionale a cura di Cittadinanzattiva

Macchinari, reparti, personale sanitario: queste le segnalazioni di spreco. Buone Pratiche premiate: attenzione ai migranti in pronto soccorso; video tutorial per supportare l’autogestione nel rientro a casa; giardino pensile per disabili recuperato da un tetto piano in disuso. 44 aprile 2016

Macchinari non utilizzati o funzionanti a scarto ridotto, reparti chiusi anche se appena ristrutturati o sottoutilizzati per mancanza di personale, attrezzature e dispositivi non adatti alle esigenze dei pazienti, personale sanitario costretto a turni di lavoro massacranti o in trasferta con costi aggiuntivi per le aziende sanitarie, burocrazia costosa e che ostacola il percorso di cura dei pazienti. Sono queste le principali aree di sprechi in sanità segnalate nel Rapporto “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini”, fotografia del Servizio Sanitario Nazionale tra luci ed ombre presentato il 16 marzo scorso da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionato di Farmindustria. Il Rapporto prende in esame 104 condizioni di spreco individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari fra aprile 2014 e aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte. Sono 55, invece, le buone pratiche in corsa per aggiudicarsi il premio Andrea Alesini. (vedi articolo successivo). In un caso su due, per eliminare lo spreco dovrebbe intervenire la Asl,

in un caso su tre la Regione, in uno su dieci l’istituzione nazionale, ossia principalmente il Ministero della Salute. Ai cittadini che hanno segnalato i casi, è stato chiesto di scegliere la causa di spreco più attinente rispetto ai casi individuati. Al primo posto con il 9% dei casi si fa riferimento ad una cattiva gestione del personale sanitario perché sovradimensionato o sottodimensionato; seguono, con l’8,6%, la cattiva allocazione delle risorse economiche, l’organizzazione dei servizi, il mancato utilizzo di beni e servizi; l’8,2% la mancata programmazione; al 7,3% il non utilizzo di attrezzatture costose; per il 6,5% l’uso improprio delle risorse; per il 6% strutture non utilizzate o sottoutilizzate. Raggruppando per macroaree si tratta di sprechi riferibili per il 46% al mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, per il 37% a inefficiente erogazione di servizi e prestazioni, per il 17% a cattiva gestione delle risorse umane. E questi sprechi fanno male ai diritti, in particolare quelli più violati, stando all’esperienza dei

cittadini, sono: “diritto al rispetto degli standard di qualità” (14,7%) con, a seguire, il diritto al rispetto del tempo (14%), diritto alla sicurezza delle cure (11,6%) e all’accesso ai servizi sanitari (10,9%). Per questo spreco nel Servizio Sanitario Nazionale è ogni attività, comportamento, bene e servizio che, utilizzando risorse, non produce risultati in termini di salute, benessere e qualità della vita per come li definisce la Carta Europea dei diritti del malato.“La strategia di aggressione agli sprechi, chiamata contenimento della spesa e spending review, a conti fatti ha prodotto queste certezze: 54 miliardi di tagli cumulati dal Servizio Sanitario Nazionale tra il 2011 e il 2015 e contrazione, o soppressione, di prestazioni e servizi, come certifica la Corte dei Conti. E per il 2016 altri 14,5 miliardi di tagli. Invece resta da dimostrare e spiegare ai cittadini se e quanti sono stati gli effettivi risparmi prodotti dalle manovre e come sarebbero stati reinvestiti, a fronte dei sacrifici richiesti a tutti negli anni. Altrettanta attenzione meriterebbero altri settori


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