SCENARI
RAPPORTO ECOMAFIA 2018
Boom di ecoreati di Francesco Rocco
Anche quest’anno il rapporto di Legambiente registra con puntualità l’andamento dei reati ambientali. Che è in crescita.
80 igiene urbana igiene urbana ottobre-dicembre 2018
Nel 2017 il fatturato dell’ecomafia è salito del 9,4 per cento rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 14,1 miliardi di euro. Lo scorso anno si è registrato un vero e proprio boom di arresti per crimini contro l’ambiente e di inchieste sui traffici illegali di rifiuti. La Campania ancora una volta si è confermata in testa per il numero di questi reati, concentrati per il 44 per cento nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa. Nel settore dei rifiuti la percentuale più alta di “illeciti”. Sono questi gli highlights dell’ultimo, atteso, rapporto Ecomafia 2018 promosso da Legambiente, che fotografa ogni anno, con diversi focus di approfondimento, il business illegale legato ai crimini contro l’ambiente. Secondo l’Associazione ambientalista, oggi in Italia esiste un vero e proprio allarme legato all’aumento dell’interesse per questo settore da parte del mondo criminale: mai nella storia nazionale sono stati effettuati tanti arresti per crimini contro l’ambiente come nel 2017, mai tante inchieste sui traffici illeciti di rifiuti. All’interno del Rapporto spiccano infatti le 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali lo scorso anno (+139,5 per cento rispetto al 2016); un risultato importante sul fronte repressivo; frutto, evidenziano gli autori del report, sia di una più ampia applicazione della legge 68, come emerge dai dati forniti dal Ministero della Giustizia (158 arresti, per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell’anno precedente), sia per il vero e proprio balzo in avanti dell’attività delle forze dell’ordine
contro i trafficanti di rifiuti: 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016). Il settore dei rifiuti è quello in cui si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiorano il 24 per cento. La significativa crescita del fatturato dell’ecomafia è dovuta soprattutto alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale. La corruzione rimane, purtroppo, il nemico numero uno dell’ambiente e dei cittadini, che nello sfruttamento illegale delle risorse ambientali riesce a dare il peggio di sé. Per l’Associazione l’alto valore economico dei progetti in ballo e l’ampio margine di discrezionalità in capo ai singoli amministratori e pubblici funzionari, che dovrebbero garantire il rispetto delle regole e la supremazia dell’interesse
collettivo su quelli privati, crea l’humus ideale per le pratiche corruttive. “I numeri di quest’ultimo Rapporto Ecomafia - dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani - dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli ecocriminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente”. I dati raccolti evidenziano il risultato dell’azione delle forze dell’ordine e delle autorità di controllo, che oggi si svolgono in un rinnovato e più efficace quadro normativo e con una rinnovata attività di controllo, che vede fare sistema sia il lavoro dell’Ispra che quello della rete nazionale delle Arpa. Il rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, scendendo nel dettaglio, mette in evidenza diversi approfondimenti. La sempre più efficace e diffusa applicazione della legge 68 e l’impennata delle inchieste sui traffici illegali di rifiuti sono anche all’origine dell’incremento registrato nel 2017 degli illeciti ambientali,